The Climber
Perché leggere un manga di uno che scala montagne?
PERCHE SÌ.
The climber è un'opera magistrale, un'opera che parla di passione, la passione malata che non può essere controllata, quella passione che ti spinge ad annullare qualsiasi cosa pur di seguirla.
La crescita del protagonista è netta, e non dico altro per non fare spoiler.
I personaggi secondari sono ben caratterizzati e vi rimarranno impressi tutti, dal primo all'ultimo.
I disegni sono impeccabili, a tratti sembra davvero di essere in cima e di patire il freddo insieme al protagonista.
I soldi migliori mai spesi per 17 volumi.
Edizione italiana edita da J-POP, carta bianchissima e sovracoperta, nel complesso molto buona.
Fatevi un regalo e leggetelo.
PERCHE SÌ.
The climber è un'opera magistrale, un'opera che parla di passione, la passione malata che non può essere controllata, quella passione che ti spinge ad annullare qualsiasi cosa pur di seguirla.
La crescita del protagonista è netta, e non dico altro per non fare spoiler.
I personaggi secondari sono ben caratterizzati e vi rimarranno impressi tutti, dal primo all'ultimo.
I disegni sono impeccabili, a tratti sembra davvero di essere in cima e di patire il freddo insieme al protagonista.
I soldi migliori mai spesi per 17 volumi.
Edizione italiana edita da J-POP, carta bianchissima e sovracoperta, nel complesso molto buona.
Fatevi un regalo e leggetelo.
A dire il vero mi sono avvicinata a questo splendido autore grazie a Innocent.
Colpita dai disegni curati in ogni dettaglio, così simili a foto, e intrigata dalla trama, ho acquistato la serie completa usata di THE CLIMBER e ne è valsa la pena.
In poche parole lo definirei: spettacolare, magico, poetico.
Un manga come se ne vedono pochi in giro.
Di certo non è una lettura leggera, è un manga impegnativo. E lungo: 17 volumi.
Tutta la trama ruota intorno alla vita di Buntaro Mori, un ragazzo taciturno, chiuso in se stesso, che si appassiona alla montagna, per finire ad abbracciare quella che diventerà la sua passione e la sua ragione di vita: l'arrampicata.
Si parte dalle prime armi, per arrivare alle scalate più impegnative.
La sue vicende sportive si intrecciano con le sue (non sempre facili) relazioni personali.
Buntaro mi ha colpito da subito perchè non è un eroe, lui è un semplice ragazzo solitario,e che ama la solitudine, e sente che il suo carattere introverso e le sue abitudini anticonformiste lo isolano dalla società comune. Ma è anche un ragazzo generoso, rispettoso del prossimo, altruista, e molto onesto. Ha i suoi pregi e difetti, come tutti. Viene dato tanto spazio al suo sentirsi a disagio in mezzo alla gente, e le difficoltà di rapportarsi al prossimo, parallelo alle sue vicende sportive. In questo manga si imparano tantissime cose sull'alpinismo, dalle tecniche di arrampicata, agli oggetti necessari, e molto altro.
Posso dire che Shinichi Sakamoto è un grande autore: il suo modo di narrare è singolarissimo.
Cerca di comunicare particolari stati d'animo di Buntaro con disegni metaforici a volte.
Per non parlare del disegno: sembrano foto! la cura dei dettagli è maniacale! Questo non si avverte nei primi numeri, ma pian piano si prosegue con la serie, e sempre più il tratto si fa meticoloso. Personalmente ho preferito The Climber a Innocent, per la trama, ma d'altronde, queste due opere non hanno nulla in comune. Sono diversissime. In definitiva, Lo consiglio a chiunque voglia leggere un manga diverso dal solito. A chiunque abbia voglia di lasciarsi meravigliare dai disegni, e da una trama che ti lascia incollato fino all'ultima pagina. Bellissimo!
Colpita dai disegni curati in ogni dettaglio, così simili a foto, e intrigata dalla trama, ho acquistato la serie completa usata di THE CLIMBER e ne è valsa la pena.
In poche parole lo definirei: spettacolare, magico, poetico.
Un manga come se ne vedono pochi in giro.
Di certo non è una lettura leggera, è un manga impegnativo. E lungo: 17 volumi.
Tutta la trama ruota intorno alla vita di Buntaro Mori, un ragazzo taciturno, chiuso in se stesso, che si appassiona alla montagna, per finire ad abbracciare quella che diventerà la sua passione e la sua ragione di vita: l'arrampicata.
Si parte dalle prime armi, per arrivare alle scalate più impegnative.
La sue vicende sportive si intrecciano con le sue (non sempre facili) relazioni personali.
Buntaro mi ha colpito da subito perchè non è un eroe, lui è un semplice ragazzo solitario,e che ama la solitudine, e sente che il suo carattere introverso e le sue abitudini anticonformiste lo isolano dalla società comune. Ma è anche un ragazzo generoso, rispettoso del prossimo, altruista, e molto onesto. Ha i suoi pregi e difetti, come tutti. Viene dato tanto spazio al suo sentirsi a disagio in mezzo alla gente, e le difficoltà di rapportarsi al prossimo, parallelo alle sue vicende sportive. In questo manga si imparano tantissime cose sull'alpinismo, dalle tecniche di arrampicata, agli oggetti necessari, e molto altro.
Posso dire che Shinichi Sakamoto è un grande autore: il suo modo di narrare è singolarissimo.
Cerca di comunicare particolari stati d'animo di Buntaro con disegni metaforici a volte.
Per non parlare del disegno: sembrano foto! la cura dei dettagli è maniacale! Questo non si avverte nei primi numeri, ma pian piano si prosegue con la serie, e sempre più il tratto si fa meticoloso. Personalmente ho preferito The Climber a Innocent, per la trama, ma d'altronde, queste due opere non hanno nulla in comune. Sono diversissime. In definitiva, Lo consiglio a chiunque voglia leggere un manga diverso dal solito. A chiunque abbia voglia di lasciarsi meravigliare dai disegni, e da una trama che ti lascia incollato fino all'ultima pagina. Bellissimo!
Un manga sportivo che stupisce, questo The Climber: iniziato come un classico spokon scolastico con un protagonista un po' particolare, si evolve ben presto in un dramma psicologico intenso e sofferto, una sfida tra scalatore e montagna, tra natura e uomo, in cui quest'ultimo altro non è che un neonato impotente in balia di forze molto più grandi di lui. Di certo, The Climber non vive nell'autocompiacimento dei suoi personaggi, che, sebbene così veri, così ben caratterizzati da risultare anche in parte incomprensibili al lettore, possono scomparire per sempre dalle pagine del manga in ogni momento quasi come l'autore si fosse dimenticato di loro. Perchè così funziona la vita - ci dice Sakamoto - in cui è normale perdersi di vista e fare nuove conoscenze. A far da collante tra tutti questi personaggi, tra i vari eventi che seguiranno l'evoluzione del manga, è il protagonista: inetto, silenzioso, non particolarmente astuto, incapace nella vita sociale e nelle relazioni interpersonali, Buntaro Mori è un personaggio pieno di difetti e problemi psicologici, nella sua imperfezione così lontano ma al contempo così vicino al lettore, che se in lui difficilmente potrà identificarsi, di certo non potrà non apprezzarne l'umanità.
Questo è un vero seinen. Non per scene violente o sessualmente esplicite, ma per la profondità dei temi trattati. Se al primo impatto potrebbe apparire un manga sull'alpinismo e quindi attirare una fetta molto ridotta di pubblico, dopo i primi volumi capiamo subito che non è così. Questo è un fumetto sulla forza di volontà, sulla necessità dell'uomo che sente di doversi confrontare con la natura, sul superamento dei limiti, che siano esterni o che provengano da noi stessi. Il vero fulcro della storia è l'evoluzione del protagonista, il suo cambiamento dovuto alle esperienze che fa e alle persone che incontra. Piano piano viene plasmato, fino a diventare qualcuno di completamente diverso dal ragazzo del introverso del primo volume. Le emozioni, vive, intense, crude, ci vengono sbattute in faccia, senza troppa retorica.
Sono i disegni a farla da padrone, che si evolvono di pari passo con il proseguire della lettura, passando da un tratto più morbido dei primi volumi ad uno decisamente più maturo via via che si va avanti. Gli sguardi, i muscoli in tensione, le inquadrature, tutto contribuisce a farci sentire vivo e pulsante il mondo di The Climber. Per non parlare dei paesaggi: autentici quadri. Più di una volta mi sono fermato diversi minuti per osservare una tavola. Mozzafiato.
Passiamo infine all'edizione. Come sempre Jpop propone un'edizione con sovraccoperta e pagine a colori davvero buona. Un plauso va fatto per le numerose pagine di approfondimento a fine volume, che spaziano dallo spiegare termini tecnici del'alpinismo ad interviste con scalatori che hanno fatto la storia. L'ho apprezzato davvero molto.
In conclusione un manga consigliato a tutti quelli che vogliono una lettura riflessiva, che ti faccia provare emozioni forti e contrastanti, e che, una volta chiuso l'ultimo volume, lasci davvero la sensazione di averti arricchito.
Sono i disegni a farla da padrone, che si evolvono di pari passo con il proseguire della lettura, passando da un tratto più morbido dei primi volumi ad uno decisamente più maturo via via che si va avanti. Gli sguardi, i muscoli in tensione, le inquadrature, tutto contribuisce a farci sentire vivo e pulsante il mondo di The Climber. Per non parlare dei paesaggi: autentici quadri. Più di una volta mi sono fermato diversi minuti per osservare una tavola. Mozzafiato.
Passiamo infine all'edizione. Come sempre Jpop propone un'edizione con sovraccoperta e pagine a colori davvero buona. Un plauso va fatto per le numerose pagine di approfondimento a fine volume, che spaziano dallo spiegare termini tecnici del'alpinismo ad interviste con scalatori che hanno fatto la storia. L'ho apprezzato davvero molto.
In conclusione un manga consigliato a tutti quelli che vogliono una lettura riflessiva, che ti faccia provare emozioni forti e contrastanti, e che, una volta chiuso l'ultimo volume, lasci davvero la sensazione di averti arricchito.
Se c'è un manga che mi ha sorpreso quello è The Climber. Al suo annuncio l'occhio mi era caduto sul disegnatore, Shinichi Sakamoto, che avevo conosciuto leggendo Masurao, un manga leggero e demenziale che si lascia leggere ma che comunque non verrà ricordato nei tempi come un grandissimo titolo. Sakamoto con i disegni aveva fatto un buon lavoro, ma la trama in sé era appunto piuttosto scarna. The Climber però non era solo Sakamoto, ma anche due autori a me sconosciuti, Nitta e Nabeda. Il numero 1, nonostante non mi abbia preso al cento per cento, mi lasciava quel qualcosa che mi diceva di continuare, c'erano possibilità di vedere qualcosa di interessante. Difatti The Climber è un manga studiato apposta per invogliare il lettore a proseguire, passo passo, scalata dopo scalata, conoscere e comprendere lo stato d'animo del protagonista. Perché ora della fine è questo il "bello" del manga: lo stato d'animo e l'emozione che prova il protagonista.
La trama è piuttosto semplice e forse anche banale. Buntaro Mori è un ragazzo apparentemente come tanti; scopre un giorno lo sport dell'arrampicata, il climbing, e da qui non potrà più farne a meno. Partirà dalle basi fino a cercare le vie più difficili, quelle mai osate dall'uomo, quelle per cui verrà ricordato per sempre.
Come dicevo sopra è Buntaro Mori il manga, non l'arrampicata, non la vita attorno, non gli altri personaggi ma proprio il protagonista, la sua introspezione, il suo pensare, il suo vivere. Una persona che dà tutto, ma veramente tutto per riuscire, per avere ciò che desidera. Una persona che prima è uno studente classico, poi diventa un alienato, un marziano, una persona spenta all'apparenza ma che dentro inanella un pensiero dopo l'altro e tutti rivolti solo ed esclusivamente alla montagna. Inutile dire che in questo gli autori hanno fatto un lavoro da standing ovation: più di una volta leggendo mi veniva ansia solo a pensare come il protagonista, un lavoro che porta il lettore ad arrampicarsi con Mori. I disegni sono superlativi, difficile ricreare quei paesaggi, far comprendere al lettore la fatica e gli stati d'animo, ma Sakamoto ci riesce perfettamente.
L'edizione JPOP è nei suoi canoni, diciassette volumi al prezzo di 5,90€. Un'ottima confezione, sia di carta che di sovracoperta, con degli interessanti approfondimenti finali che aiutano a conoscere l'arrampicata e i suoi protagonisti reali. Un piccolo neo sono le costine, che inizialmente sono belle lineari di color bianco, poi da un certo punto in poi si mescolano colori come il blu e il grigio, diventando alla vista un miscuglio incomprensibile. Diciamo che graficamente si poteva fare di meglio.
Ricapitolando il manga è altamente consigliato, forse tra i migliori degli ultimi anni. Un'opera che non verrà dimenticata e che a me è piaciuta molto, e che appunto ha sorpreso parecchio. Voto 9.
La trama è piuttosto semplice e forse anche banale. Buntaro Mori è un ragazzo apparentemente come tanti; scopre un giorno lo sport dell'arrampicata, il climbing, e da qui non potrà più farne a meno. Partirà dalle basi fino a cercare le vie più difficili, quelle mai osate dall'uomo, quelle per cui verrà ricordato per sempre.
Come dicevo sopra è Buntaro Mori il manga, non l'arrampicata, non la vita attorno, non gli altri personaggi ma proprio il protagonista, la sua introspezione, il suo pensare, il suo vivere. Una persona che dà tutto, ma veramente tutto per riuscire, per avere ciò che desidera. Una persona che prima è uno studente classico, poi diventa un alienato, un marziano, una persona spenta all'apparenza ma che dentro inanella un pensiero dopo l'altro e tutti rivolti solo ed esclusivamente alla montagna. Inutile dire che in questo gli autori hanno fatto un lavoro da standing ovation: più di una volta leggendo mi veniva ansia solo a pensare come il protagonista, un lavoro che porta il lettore ad arrampicarsi con Mori. I disegni sono superlativi, difficile ricreare quei paesaggi, far comprendere al lettore la fatica e gli stati d'animo, ma Sakamoto ci riesce perfettamente.
L'edizione JPOP è nei suoi canoni, diciassette volumi al prezzo di 5,90€. Un'ottima confezione, sia di carta che di sovracoperta, con degli interessanti approfondimenti finali che aiutano a conoscere l'arrampicata e i suoi protagonisti reali. Un piccolo neo sono le costine, che inizialmente sono belle lineari di color bianco, poi da un certo punto in poi si mescolano colori come il blu e il grigio, diventando alla vista un miscuglio incomprensibile. Diciamo che graficamente si poteva fare di meglio.
Ricapitolando il manga è altamente consigliato, forse tra i migliori degli ultimi anni. Un'opera che non verrà dimenticata e che a me è piaciuta molto, e che appunto ha sorpreso parecchio. Voto 9.
La copertina del numero 15 di The Climber rappresenta con finezza (e con una conoscenza pregressa dell'arrampicata che cercherò di darvi) lo spirito di questo manga. Osservatela. notiamo Buntaro Mori, protagonista della serie, arrampicare nel cuore della notte con sguardo accigliato. In bocca ha una corda con cui assicurarsi ai rinvii e in mano una piccozza con cui aiutarsi nella scalata su una parete ghiacciata. Punto.
Nulla di strabiliante, no? Ma vorrei focalizzarmi con voi sulla corda stretta nella morsa del protagonista, un dettaglio qualunque, ma, a mio parere, pregno di significati. Ora mi spiego.
Nelle prime lezioni di arrampicata sportiva, gli istruttori insegnano alcune cose fondamentali su questo sport meraviglioso: come indossare l'imbrago, come assicurarsi alla fune, come fare sicura al proprio compagno di arrampicata e come portare la fune in un rinvio (i rinvii sono doppi moschettoni nei quali far passare la fune) per evitare una disastrosa caduta in caso di cedimento fisico. Quando si arrampica, l'azione dell'inserimento della fune nei rinvii è qualcosa che si avvicina con impressionante somiglianza all'incertezza e alla precarietà dell'equilibrio: bisogna reggersi e contemporaneamente staccare un braccio dagli appigli per spostare la corda, un'azione che necessita velocità e concentrazione o potrebbe concludersi maluccio. Fatto sta che il più delle volte ci si aiuta afferrando la fune stessa coi denti, in modo da tirarla a sé più facilmente; è qualcosa che viene istintivo e che agli occhi dei più appare come un movimento innocente ed ingenuo.
Ora arrivo al punto: nei corsi di arrampicata - una volta spiegati i fondamentali - si consiglia vivamente di non compiere mai questa manovra. Mai. Perché? Perché se si cadesse con la fune in bocca ci sarebbe l'80% di probabilità di strapparsi la mandibola e perdere tutti i denti: stretti dall'istinto dell'uomo di serrare la mascella in caso di caduta, verrebbero strattonati in fuori dalla fune. Un'azione improvvisa e scioccante, imprevedibile e rapida.
Ed è così che - scusate la lunga parentesi tecnica - funziona "The Climber", è questa la meccanica principale del manga: si legge con tranquillità, tutto sembra andare per il verso giusto, manca poco alla meta quando qualcosa cede, e si cade nel vuoto perdendo una parte di sé. In questa rappresentativa copertina gli occhi di Buntaro guardano il lettore con sorprendente sincerità, non trasmettono prepotenza o sicurezza di sé, tutt'altro, esprimono preoccupazione, esprimono una coscienza dell'incertezza di quell'esatto momento. Tutta l'essenza dell'opera in un'unica immagine.
Magia.
"The Climber" inizia tiepidamente: vittima di una sceneggiatura a quattro mani tra Yoshio Nabeta e Hiroshi Takano, i primi volumi soffrono di una trama piuttosto sfruttata in cui i protagonisti vengono descritti con personalità stereotipate. L'arrampicata riceve un trattamento eccessivamente agonistico e le avventure raccontate cedono in credibilità con ingranaggi narrativi studiati a tavolino e bisognosi di personaggi poco realistici quanto, a volte, privi di spessore.
Nel primo numero conosciamo Buntaro Mori, ragazzo vittima del proprio carattere introverso e incline alla solitudine, intento ad affrontare il trasferimento in un nuovo liceo. Avvenimento che lo costringe a fare nuove conoscenze scolastiche tra cui Miyamoto, fastidioso bulletto dalla passione sfrenata per l'arrampicata. Sarà questo folgorante incontro a catapultare il protagonista nel mondo dell'alpinismo, trasportandolo in un vortice di esperienze finalizzate a cambiargli la vita.
Ammetto sia un incipit tanto scontato[1] quanto abusato in altri manga, ma ha la lodabile capacità d'introdurre il lettore (oltre che lo stesso Buntaro) all'arrampicata, spiegandone le meccaniche e caratteristiche. Insomma, pone le basi per la scalata vera e propria, una lenta ascesa verso il capolavoro.
Il tutto maturerà ulteriormente superato il quarto volume, quando toccherà allo stesso Shinichi Sakamoto (disegnatore dell'opera, e autore già conosciuto in Italia per "Kiomaru" e "Masurao") prendersi cura della sceneggiatura. Provvidenziale scelta che darà il via a un drastico miglioramento e alla presa di distanze dalle scelte stilistiche imposte in precedenza, facendo acquisire alla serie un carattere più maturo. Una perdita dell'innocenza.
La lettura della serie sviluppa, procedendo, una graduale maturazione narrativa e di contenuti, proponendosi come un'opera che, oltre alle avventure di Buntaro Mori, cerca di ritrarre la crescita di un uomo all'interno della propria società, in forte contrasto con la solitudine e la potenza evocatrice delle cime nevose. A confermare tutto questo vi è l'evoluzione del carattere del protagonista: inizialmente molto sottile e poco chiaro, con l'avanzare del manga si plasma in maniera più significativa attraverso alcuni avvenimenti dal fortissimo impatto[2]. Dalle scuole superiori si arriva, passo dopo passo, alla vita adulta: un irreversibile cammino convogliato in un principale teatro di morte e maestosa bellezza, la montagna. La montagna in "The Climber" è un'essenza attiva - platonica e gelosa amante priva di misericordia - capace di togliere la vita senza alcuno indugio, come di donare momenti di ineguagliabile bellezza.
La capacità comunicativa di questa serie - il suo carisma intrinseco in una poesia visiva - la dobbiamo a Shinichi Sakamoto, sapiente narratore che saprà alternare, con grande bravura, momenti semplici e privi di dialoghi a momenti di alta tensione e suggestionabilità, riuscendo sempre a dosare il ritmo senza l'abuso di balloon, ma con l'aiuto di una moltitudine di figure retoriche e metafore. Una narrazione che cerca la partecipazione attiva del lettore, trascinandolo in salti temporali spiazzanti ma riuscitissimi (e che ogni volta saprà riempire in piccole dosi), il tutto assecondato da un talento visionario capace di una forte simbologia legata sia all'occidente che all'oriente. Potrei fermarmi qui nel parlare delle capacità narrative di Sakamoto, ma non sarebbe giusto, perché questo autore dalle incredibili doti è anche un fine conoscitore del potenziale comunicativo del medium fumettistico, in grado di gestire momenti complessi con sincera semplicità e originalità. Un esempio? Pagine 10 e 11 del capitolo 106 (undicesimo volume), il futuro della serie anticipato in una manciata di vignette. Non è una cosa da tutti, ecco.
I disegni, ahimè, soffrono di un inizio traballante e indebolito da influenze shonen, ma in breve migliorano visibilmente fino ad assumere un realismo quasi fotografico nei tratti somatici e nell'anatomia umana. Gli ambienti esterni, invece, sono impeccabili sin dai primi numeri e godono di inquadrature riuscitissime, capaci di coinvolgere appieno nella lettura e far scaturire veri e propri brividi da vertigini. Sorprendenti, infine, i dettagli tecnici scrupolosamente riportati e che indicano un attento studio dell'autore e dei suoi aiutanti sia nelle attrezzature e nell'abbigliamento d'alpinismo, che nelle tecniche usate nell'arrampicata, spesso descritte in una rubrica finale.
Parliamo dell'edizione: la J-Pop si impegna nel rendere l'esperienza il più accessibile possibile anche a chi non conosce la disciplina trattata, riportando a fine volume un chiaro ed esauriente glossario e la traduzione di interviste fatte dal supervisore di tecniche d'alpinismo della Shueisha a scalatori principalmente giapponesi[3], una scelta che personalmente ritengo lodevole e significativa, visto che è sempre un piacere trovare approfondimenti simili in appendice ad un manga. Qualitativamente l'edizione si dimostra molto ben fatta: sovraccoperta robusta, ottima stampa e resa dei retini, carta bianca, primi volumi con pagine a colori su carta patinata. La rilegatura è buona, come nei soliti standard J-POP, anche se mi è capitato di incappare in un paio di copie che presentavano un lieve difetto di adesione fra le pagine patinate e quelle normali, ma si tratta sicuramente di un difetto occasionale.
Concludendo: "The Climber" è un manga sulla crescita, un manga sull'uomo, un manga sull'arrampicata e un manga sulla bellezza mortale della natura. "The Climber" è un fumetto che schiaffa in faccia al lettore il proprio contenuto senza girarci troppo intorno, con tecniche narrative sorprendenti, un disegno foto-realistico e una trama che personalmente ritengo sfiori il capolavoro. "The Climber" sa sorprendere con immaginabile semplicità, sa commuovere e angosciare, sa toccare lì dove molti altri fumetti aspirano senza mai avvicinarsi.
È una serie che tutti dovrebbero provare, amanti o non della montagna, perché capace di quel tocco e di quella sensibilità raramente riscontrabili in tante altre opere anche altrettanto ben disegnate e sceneggiate.
NOTE:
[1]: Colpa anche mia che, in verità vi dico, odio con tutto il cuore fare i riassuntini della trama nelle recensioni.
[2]: Impatto sia sul protagonista, che sullo stesso lettore, che non potrà evitare di sentirsi emotivamente legato alla lettura.
[3]: Nel volume 16, con mia grande gioia, hanno dedicato questo spazio all'italiano Reinhold Messner, descrivendolo come "il primo uomo nella storia del genere umano a riuscire a completare l'impresa di scalare tutte e quattordici le vette sopra gli ottomila metri. [...] Tutte effettuate senza l'ausilio di bombole d'ossigeno. […] Ritenuto un super-uomo, è lo scalatore più famoso del mondo e del ventesimo secolo." State provando anche voi un pizzico d'orgoglio?
Nulla di strabiliante, no? Ma vorrei focalizzarmi con voi sulla corda stretta nella morsa del protagonista, un dettaglio qualunque, ma, a mio parere, pregno di significati. Ora mi spiego.
Nelle prime lezioni di arrampicata sportiva, gli istruttori insegnano alcune cose fondamentali su questo sport meraviglioso: come indossare l'imbrago, come assicurarsi alla fune, come fare sicura al proprio compagno di arrampicata e come portare la fune in un rinvio (i rinvii sono doppi moschettoni nei quali far passare la fune) per evitare una disastrosa caduta in caso di cedimento fisico. Quando si arrampica, l'azione dell'inserimento della fune nei rinvii è qualcosa che si avvicina con impressionante somiglianza all'incertezza e alla precarietà dell'equilibrio: bisogna reggersi e contemporaneamente staccare un braccio dagli appigli per spostare la corda, un'azione che necessita velocità e concentrazione o potrebbe concludersi maluccio. Fatto sta che il più delle volte ci si aiuta afferrando la fune stessa coi denti, in modo da tirarla a sé più facilmente; è qualcosa che viene istintivo e che agli occhi dei più appare come un movimento innocente ed ingenuo.
Ora arrivo al punto: nei corsi di arrampicata - una volta spiegati i fondamentali - si consiglia vivamente di non compiere mai questa manovra. Mai. Perché? Perché se si cadesse con la fune in bocca ci sarebbe l'80% di probabilità di strapparsi la mandibola e perdere tutti i denti: stretti dall'istinto dell'uomo di serrare la mascella in caso di caduta, verrebbero strattonati in fuori dalla fune. Un'azione improvvisa e scioccante, imprevedibile e rapida.
Ed è così che - scusate la lunga parentesi tecnica - funziona "The Climber", è questa la meccanica principale del manga: si legge con tranquillità, tutto sembra andare per il verso giusto, manca poco alla meta quando qualcosa cede, e si cade nel vuoto perdendo una parte di sé. In questa rappresentativa copertina gli occhi di Buntaro guardano il lettore con sorprendente sincerità, non trasmettono prepotenza o sicurezza di sé, tutt'altro, esprimono preoccupazione, esprimono una coscienza dell'incertezza di quell'esatto momento. Tutta l'essenza dell'opera in un'unica immagine.
Magia.
"The Climber" inizia tiepidamente: vittima di una sceneggiatura a quattro mani tra Yoshio Nabeta e Hiroshi Takano, i primi volumi soffrono di una trama piuttosto sfruttata in cui i protagonisti vengono descritti con personalità stereotipate. L'arrampicata riceve un trattamento eccessivamente agonistico e le avventure raccontate cedono in credibilità con ingranaggi narrativi studiati a tavolino e bisognosi di personaggi poco realistici quanto, a volte, privi di spessore.
Nel primo numero conosciamo Buntaro Mori, ragazzo vittima del proprio carattere introverso e incline alla solitudine, intento ad affrontare il trasferimento in un nuovo liceo. Avvenimento che lo costringe a fare nuove conoscenze scolastiche tra cui Miyamoto, fastidioso bulletto dalla passione sfrenata per l'arrampicata. Sarà questo folgorante incontro a catapultare il protagonista nel mondo dell'alpinismo, trasportandolo in un vortice di esperienze finalizzate a cambiargli la vita.
Ammetto sia un incipit tanto scontato[1] quanto abusato in altri manga, ma ha la lodabile capacità d'introdurre il lettore (oltre che lo stesso Buntaro) all'arrampicata, spiegandone le meccaniche e caratteristiche. Insomma, pone le basi per la scalata vera e propria, una lenta ascesa verso il capolavoro.
Il tutto maturerà ulteriormente superato il quarto volume, quando toccherà allo stesso Shinichi Sakamoto (disegnatore dell'opera, e autore già conosciuto in Italia per "Kiomaru" e "Masurao") prendersi cura della sceneggiatura. Provvidenziale scelta che darà il via a un drastico miglioramento e alla presa di distanze dalle scelte stilistiche imposte in precedenza, facendo acquisire alla serie un carattere più maturo. Una perdita dell'innocenza.
La lettura della serie sviluppa, procedendo, una graduale maturazione narrativa e di contenuti, proponendosi come un'opera che, oltre alle avventure di Buntaro Mori, cerca di ritrarre la crescita di un uomo all'interno della propria società, in forte contrasto con la solitudine e la potenza evocatrice delle cime nevose. A confermare tutto questo vi è l'evoluzione del carattere del protagonista: inizialmente molto sottile e poco chiaro, con l'avanzare del manga si plasma in maniera più significativa attraverso alcuni avvenimenti dal fortissimo impatto[2]. Dalle scuole superiori si arriva, passo dopo passo, alla vita adulta: un irreversibile cammino convogliato in un principale teatro di morte e maestosa bellezza, la montagna. La montagna in "The Climber" è un'essenza attiva - platonica e gelosa amante priva di misericordia - capace di togliere la vita senza alcuno indugio, come di donare momenti di ineguagliabile bellezza.
La capacità comunicativa di questa serie - il suo carisma intrinseco in una poesia visiva - la dobbiamo a Shinichi Sakamoto, sapiente narratore che saprà alternare, con grande bravura, momenti semplici e privi di dialoghi a momenti di alta tensione e suggestionabilità, riuscendo sempre a dosare il ritmo senza l'abuso di balloon, ma con l'aiuto di una moltitudine di figure retoriche e metafore. Una narrazione che cerca la partecipazione attiva del lettore, trascinandolo in salti temporali spiazzanti ma riuscitissimi (e che ogni volta saprà riempire in piccole dosi), il tutto assecondato da un talento visionario capace di una forte simbologia legata sia all'occidente che all'oriente. Potrei fermarmi qui nel parlare delle capacità narrative di Sakamoto, ma non sarebbe giusto, perché questo autore dalle incredibili doti è anche un fine conoscitore del potenziale comunicativo del medium fumettistico, in grado di gestire momenti complessi con sincera semplicità e originalità. Un esempio? Pagine 10 e 11 del capitolo 106 (undicesimo volume), il futuro della serie anticipato in una manciata di vignette. Non è una cosa da tutti, ecco.
I disegni, ahimè, soffrono di un inizio traballante e indebolito da influenze shonen, ma in breve migliorano visibilmente fino ad assumere un realismo quasi fotografico nei tratti somatici e nell'anatomia umana. Gli ambienti esterni, invece, sono impeccabili sin dai primi numeri e godono di inquadrature riuscitissime, capaci di coinvolgere appieno nella lettura e far scaturire veri e propri brividi da vertigini. Sorprendenti, infine, i dettagli tecnici scrupolosamente riportati e che indicano un attento studio dell'autore e dei suoi aiutanti sia nelle attrezzature e nell'abbigliamento d'alpinismo, che nelle tecniche usate nell'arrampicata, spesso descritte in una rubrica finale.
Parliamo dell'edizione: la J-Pop si impegna nel rendere l'esperienza il più accessibile possibile anche a chi non conosce la disciplina trattata, riportando a fine volume un chiaro ed esauriente glossario e la traduzione di interviste fatte dal supervisore di tecniche d'alpinismo della Shueisha a scalatori principalmente giapponesi[3], una scelta che personalmente ritengo lodevole e significativa, visto che è sempre un piacere trovare approfondimenti simili in appendice ad un manga. Qualitativamente l'edizione si dimostra molto ben fatta: sovraccoperta robusta, ottima stampa e resa dei retini, carta bianca, primi volumi con pagine a colori su carta patinata. La rilegatura è buona, come nei soliti standard J-POP, anche se mi è capitato di incappare in un paio di copie che presentavano un lieve difetto di adesione fra le pagine patinate e quelle normali, ma si tratta sicuramente di un difetto occasionale.
Concludendo: "The Climber" è un manga sulla crescita, un manga sull'uomo, un manga sull'arrampicata e un manga sulla bellezza mortale della natura. "The Climber" è un fumetto che schiaffa in faccia al lettore il proprio contenuto senza girarci troppo intorno, con tecniche narrative sorprendenti, un disegno foto-realistico e una trama che personalmente ritengo sfiori il capolavoro. "The Climber" sa sorprendere con immaginabile semplicità, sa commuovere e angosciare, sa toccare lì dove molti altri fumetti aspirano senza mai avvicinarsi.
È una serie che tutti dovrebbero provare, amanti o non della montagna, perché capace di quel tocco e di quella sensibilità raramente riscontrabili in tante altre opere anche altrettanto ben disegnate e sceneggiate.
NOTE:
[1]: Colpa anche mia che, in verità vi dico, odio con tutto il cuore fare i riassuntini della trama nelle recensioni.
[2]: Impatto sia sul protagonista, che sullo stesso lettore, che non potrà evitare di sentirsi emotivamente legato alla lettura.
[3]: Nel volume 16, con mia grande gioia, hanno dedicato questo spazio all'italiano Reinhold Messner, descrivendolo come "il primo uomo nella storia del genere umano a riuscire a completare l'impresa di scalare tutte e quattordici le vette sopra gli ottomila metri. [...] Tutte effettuate senza l'ausilio di bombole d'ossigeno. […] Ritenuto un super-uomo, è lo scalatore più famoso del mondo e del ventesimo secolo." State provando anche voi un pizzico d'orgoglio?
Questo manga, tratto dall'omonimo libro Koko no hito (L'Uomo Solitario) di Jiro Nitta, inizia come uno shonen scolastico a tinte un po' forti e poco alla volta si trasforma con il cambiare del protagonista e diventa sempre più un seinen a tutti gli effetti.
La storia possiamo perciò vederla distinta in due archi narrativi principali:
Il primo arco riguarda tutte le azioni all'interno dell'ambiente scolastico, tra cui cito la presentazione del protagonista Buntaro Mori, la scoperta della sua abilità per il climbing grazie ad alcuni fatti ad alta tensione avvenuti a scuola, l'incanalamento di questa sua abilità nelle scalate professionistiche a cura del professore del club di climbing e le sfide con i suoi compagni di club;
Il secondo arco narrativo tratterà in maniera più introspettiva di Mori, delle diverse sfide e difficoltà che la vita e la sua passione per la montagna gli proporranno.
E proprio questa seconda parte sprigiona appieno tutta la potenza e la bellezza del manga, uno dei più belli in commercio a mio parere. Si viene catapultati nella mente del protagonista, ne vengono analizzate la psicologia, le debolezze e le difficoltà che questo uomo, da solo per scelta contro la forza della natura, deve affrontare per restare in vita. Vita che prima di un ulteriore fatto che lo segnerà per sempre, sembrava per il protagonista insignificante e degna di finire sulla vetta di una montagna… Il lato psicologico e i simbolismi diventano perciò predominanti più i volumi si avvicinano alla conclusione, grazie ad una narrazione che definisco "psichedelica".
Tutte queste differenze vengono fortemente segnalate anche dai disegni, sempre di ottima fattura e molto curati, che da uno stile shonen classico diventano sempre più raffinati e dettagliati; capita spesso di avere sempre più vignette senza nessun tipo di testo, in cui uno sguardo, un panorama e anche solo un piccolo insignificante dettaglio parlano più di ogni parola. Vignette in cui Sakamoto senza nessun avviso passa dal reale alla mente di Mori, al suo lato introspettivo e ai ricordi. Senza parlare poi di alcune illustrazioni a due pagine, specialmente di paesaggi, da mozzare il fiato.
Durante la lettura è riuscito ad emozionarmi come non accadeva da tempo.
Se cercate un manga di uno certo spessore, assolutamente consigliato. È una lettura in generale tosta, a tratti decisamente drammatica, ma un manga così umano merita di essere letto da ogni persona.
La storia possiamo perciò vederla distinta in due archi narrativi principali:
Il primo arco riguarda tutte le azioni all'interno dell'ambiente scolastico, tra cui cito la presentazione del protagonista Buntaro Mori, la scoperta della sua abilità per il climbing grazie ad alcuni fatti ad alta tensione avvenuti a scuola, l'incanalamento di questa sua abilità nelle scalate professionistiche a cura del professore del club di climbing e le sfide con i suoi compagni di club;
Il secondo arco narrativo tratterà in maniera più introspettiva di Mori, delle diverse sfide e difficoltà che la vita e la sua passione per la montagna gli proporranno.
E proprio questa seconda parte sprigiona appieno tutta la potenza e la bellezza del manga, uno dei più belli in commercio a mio parere. Si viene catapultati nella mente del protagonista, ne vengono analizzate la psicologia, le debolezze e le difficoltà che questo uomo, da solo per scelta contro la forza della natura, deve affrontare per restare in vita. Vita che prima di un ulteriore fatto che lo segnerà per sempre, sembrava per il protagonista insignificante e degna di finire sulla vetta di una montagna… Il lato psicologico e i simbolismi diventano perciò predominanti più i volumi si avvicinano alla conclusione, grazie ad una narrazione che definisco "psichedelica".
Tutte queste differenze vengono fortemente segnalate anche dai disegni, sempre di ottima fattura e molto curati, che da uno stile shonen classico diventano sempre più raffinati e dettagliati; capita spesso di avere sempre più vignette senza nessun tipo di testo, in cui uno sguardo, un panorama e anche solo un piccolo insignificante dettaglio parlano più di ogni parola. Vignette in cui Sakamoto senza nessun avviso passa dal reale alla mente di Mori, al suo lato introspettivo e ai ricordi. Senza parlare poi di alcune illustrazioni a due pagine, specialmente di paesaggi, da mozzare il fiato.
Durante la lettura è riuscito ad emozionarmi come non accadeva da tempo.
Se cercate un manga di uno certo spessore, assolutamente consigliato. È una lettura in generale tosta, a tratti decisamente drammatica, ma un manga così umano merita di essere letto da ogni persona.
Una delle cose più belle dell'andare in fumetteria è comprare un numero 1 messo in esposizione tanto per provare e su cui non scommetteresti niente, per poi andare a casa e scoprire che ti trovi tra le mani un piccolo gioiellino. Questo è quello che mi è accaduto nel Giugno del 2011 con il manga "The Climber" di Shinichi Sakamoto. L'opera consta di 17 volumi, pubblicati in Italia da J-POP al prezzo di 5.90. Ogni volume consta di una sovra-copertina (raffigurante sempre il protagonista Buntaro Mori) e a fine di ogni volume vi sono degli articoli sui più famosi scalatori e la spiegazione di alcuni termini tecnici che troverete nel manga.
La storia non ha un incipit molto complesso, infatti essa inizia come il più classico degli spokon, ossia Buntaro Mori, ragazzo taciturno e solitario, si trasferisce in un nuovo liceo. Egli viene preso di mira da alcuni ragazzi, che promettono di lasciarlo in pace a patto che riesca a scalare l'edificio scolastico. Richiesta folle, ma che Buntaro pur di vedere garantita la sua pace è pronto a soddisfare. Contro ogni previsione il ragazzo riesce ad arrampicarsi a mani nude ed arrivare sul tetto della scuola, dimostrando una grande agilità e una grande propensione per la scalata. La vita di Buntaro Mori da qui in poi cambierà a 360 gradi, poiché scopre l'amore per il Climbing e vuole realizzare un sogno, ovvero scalare la parete orientale del K2, mai violata da nessun essere umano.
Si, il manga così raccontato sembra il classico spokon, con ambientazione scolastica e magari gare di Climbing ogni tanto e così via... niente di più sbagliato! Dopo i primi tre volumi la storia prede una svolta elevando lo stile ed i contenuti, portando il tutto su un livello superiore. Sakamoto userà frequentemente ellissi, digressioni, flashback, stacchi narrativi, simbolismi e citazioni da opere letterarie per scavare a fondo nell'animo di Buntaro Mori, mostrandoci dubbi, incertezze e lacerazioni. Tali tecniche narrative potranno spiazzare frequentemente un lettore poco attento, però ci fanno comprendere come la disciplina del Climbing, a differenza di altre persone che la vivono come un passatempo, sia vissuta da Buntaro Mori come l'unica ragione della sua vita per la quale egli sacrifica tutto per sfuggire alla società moderna che ha corrotto molte persone (tra cui alcuni suoi conoscenti), a cui egli contrappone la purezza, l'incontaminazione e la bellezza della montagna, che riflette alla perfezione il candido animo del protagonista, che si rivela inadatto a vivere in una società dove l'interesse, i soldi, il primeggiare, l'ambizione e la carriera personale corrompono i sogni, costringendo la gente a rinunciarvi del tutto.
Anche i disegni subiscono una netta evoluzione nel corso dei volumi, migliorando numero dopo numero. Il tratto di Sakamoto è iper realistico nel rappresentare i personaggi che sono ben delineati anatomicamente, specialmente quando l'autore ci mostra i loro muscoli in tensione e i loro sforzi in viso durante le varie scalate. Però io ritengo che lo stile di disegno di Sakamoto si esalti nel rappresentare la montagna, con le sue alte e scoscese pareti e le sue vaste distese innevate, colpite dai raggi del sole che abbagliano gli occhi di Buntaro (e del lettore), come se realmente ci si trovasse lì. I paesaggi sono il pezzo forte del manga, e la loro bellezza sta nell'uso delle particolare inquadrature, nell'inclinazione dei raggi solari e sopratutto dell'enorme quantità di retini usati, che ci fanno rendere conto dello studio, del tempo perso e della minuzia per i più piccoli particolari da parte dell'autore. Inoltre, dal volume 16, l'autore comunica che non userà più onomatopee, per far si che l'impatto visivo prevalga su tutto. Scelta a mio parere azzeccata.
In sostanza, ragazzi, se cercate un manga adulto, con disegni realistici ed introspettivo, ma accompagnato dal Climbing che evita di rendere il manga uno psicologico puro, avete trovato l'opera perfetta per voi. Vi avverto che la narrazione per il 90% è sempre e sola incentrata sul protagonista, vi sono sì altri personaggi, ma non emergono mai a lungo, poiché tutta la scena è incentrata prettamente sul protagonista, e ciò un po' dispiace, perché qualche personaggio interessante poteva avere maggiore spazio ed invece scompare della storia senza che si sappia più nulla di lui. Ciò non inficia più di tanto l'opera, che comunque resta di assoluto valore, e che quindi vi esorto a leggere.
La storia non ha un incipit molto complesso, infatti essa inizia come il più classico degli spokon, ossia Buntaro Mori, ragazzo taciturno e solitario, si trasferisce in un nuovo liceo. Egli viene preso di mira da alcuni ragazzi, che promettono di lasciarlo in pace a patto che riesca a scalare l'edificio scolastico. Richiesta folle, ma che Buntaro pur di vedere garantita la sua pace è pronto a soddisfare. Contro ogni previsione il ragazzo riesce ad arrampicarsi a mani nude ed arrivare sul tetto della scuola, dimostrando una grande agilità e una grande propensione per la scalata. La vita di Buntaro Mori da qui in poi cambierà a 360 gradi, poiché scopre l'amore per il Climbing e vuole realizzare un sogno, ovvero scalare la parete orientale del K2, mai violata da nessun essere umano.
Si, il manga così raccontato sembra il classico spokon, con ambientazione scolastica e magari gare di Climbing ogni tanto e così via... niente di più sbagliato! Dopo i primi tre volumi la storia prede una svolta elevando lo stile ed i contenuti, portando il tutto su un livello superiore. Sakamoto userà frequentemente ellissi, digressioni, flashback, stacchi narrativi, simbolismi e citazioni da opere letterarie per scavare a fondo nell'animo di Buntaro Mori, mostrandoci dubbi, incertezze e lacerazioni. Tali tecniche narrative potranno spiazzare frequentemente un lettore poco attento, però ci fanno comprendere come la disciplina del Climbing, a differenza di altre persone che la vivono come un passatempo, sia vissuta da Buntaro Mori come l'unica ragione della sua vita per la quale egli sacrifica tutto per sfuggire alla società moderna che ha corrotto molte persone (tra cui alcuni suoi conoscenti), a cui egli contrappone la purezza, l'incontaminazione e la bellezza della montagna, che riflette alla perfezione il candido animo del protagonista, che si rivela inadatto a vivere in una società dove l'interesse, i soldi, il primeggiare, l'ambizione e la carriera personale corrompono i sogni, costringendo la gente a rinunciarvi del tutto.
Anche i disegni subiscono una netta evoluzione nel corso dei volumi, migliorando numero dopo numero. Il tratto di Sakamoto è iper realistico nel rappresentare i personaggi che sono ben delineati anatomicamente, specialmente quando l'autore ci mostra i loro muscoli in tensione e i loro sforzi in viso durante le varie scalate. Però io ritengo che lo stile di disegno di Sakamoto si esalti nel rappresentare la montagna, con le sue alte e scoscese pareti e le sue vaste distese innevate, colpite dai raggi del sole che abbagliano gli occhi di Buntaro (e del lettore), come se realmente ci si trovasse lì. I paesaggi sono il pezzo forte del manga, e la loro bellezza sta nell'uso delle particolare inquadrature, nell'inclinazione dei raggi solari e sopratutto dell'enorme quantità di retini usati, che ci fanno rendere conto dello studio, del tempo perso e della minuzia per i più piccoli particolari da parte dell'autore. Inoltre, dal volume 16, l'autore comunica che non userà più onomatopee, per far si che l'impatto visivo prevalga su tutto. Scelta a mio parere azzeccata.
In sostanza, ragazzi, se cercate un manga adulto, con disegni realistici ed introspettivo, ma accompagnato dal Climbing che evita di rendere il manga uno psicologico puro, avete trovato l'opera perfetta per voi. Vi avverto che la narrazione per il 90% è sempre e sola incentrata sul protagonista, vi sono sì altri personaggi, ma non emergono mai a lungo, poiché tutta la scena è incentrata prettamente sul protagonista, e ciò un po' dispiace, perché qualche personaggio interessante poteva avere maggiore spazio ed invece scompare della storia senza che si sappia più nulla di lui. Ciò non inficia più di tanto l'opera, che comunque resta di assoluto valore, e che quindi vi esorto a leggere.
Associare a "The Climber" colori come il bianco e il nero non ha nulla a che vedere con il fatto che le riviste su cui vengono pubblicati in anteprima i capitoli dei manga non sono state concepite per essere conservate a lungo, rendendo quindi inutilmente dispendioso l'utilizzo di uno spettro più variegato: a livello simbolico, infatti, essi ci rivelano moltissimo sui suoi contenuti. Il primo, risultato di una sintesi additiva fra rosso, verde e blu, simboleggia la rinascita, il cambiamento e la ricerca della perfezione; è inoltre il colore accomunato al settimo chakra, da cui dipende la percezione del proprio sé e delle cose ultraterrene. Se al verde sostituiamo il giallo, invece, otterremo il secondo, che rappresenta l'inconscio, l'abnegazione, il sacrificio, il caos e la separazione. Infine abbiamo il blu, il colore introspettivo per eccellenza, che incarna al tempo stesso la ricerca della stabilità e l'attrazione per l'ignoto. Sapevate che esiste un test per calcolare il proprio quoziente d'intelligenza dei colori? Anche questo manga in un certo senso lo è, con l'unica differenza che i colori di cui stiamo parlando sono quelli del cuore.
Un alone di mistero circonda Buntaro Mori, appena trasferitosi da un'altra scuola a seguito di uno spiacevole incidente. Irritato dai suoi modi schivi, che interpreta come una dimostrazione di superiorità, Miyamoto, un suo compagno di classe, lo sfida a scalare l'edificio. Molto sconsideratamente Buntaro accetta, e folgorato dall'esperienza decide di mettersi alla prova su una vera parete di roccia. È come se ad incitarlo a salire sempre più in alto fosse la stessa montagna, bellissima e crudele sirena al cui canto il ragazzo scopre di non potere - né volere - resistere. Ma la società, che non perde occasione di respingerlo e di criticarlo, sarà davvero l'unico ostacolo fra lui e il suo sogno di diventare il primo uomo ad aver completato la scalata della parete orientale del K2?
Dapprincipio il manga segue il canovaccio standard degli spokon ad ambientazione scolastica, con Buntaro nel ruolo dell'outsider talentuoso che cerca di inserirsi in un contesto un po' incerto e disfunzionale. Tuttavia questa fase ha vita breve, in quanto già dal quarto volume si ravvisa una significativa virata verso il genere seinen che coincide con l'ingresso del protagonista nel mondo degli adulti. Quello che per gli altri è soltanto un hobby molto costoso per Buntaro è una ragion d'essere, un laudano dell'anima i cui effetti, come tutte le droghe, si ripercuotono su ogni singolo aspetto della sua vita. Difficile trovare qualcuno che comprenda e rispetti la fame che lo divora, che non lo giudichi e che non cerchi di riportarlo su una retta via che, se esiste, non fa comunque per lui.
La sceneggiatura si presenta molto ricca e ben orchestrata, con un livello di utilizzo delle più disparate tecniche narrative (analessi, prolessi, ellissi, mostrato, raccontato e sequenze mute) piuttosto elevato. Lungi dal semplificare le cose, inoltre, il fatto che essa si basi su un romanzo a sua volta ispirato a una storia vera ha quasi certamente richiesto una cura se possibile maggiore, in modo che lo spirito di entrambi non andasse perduto. Sembrerà scontato dal momento che stiamo parlando di professionisti, ma non è affatto cosa da tutti saper gestire una così vasta pletora di trucchi del mestiere.
Con una trama così curata l'introspezione psicologica dei vari personaggi non può che essere altrettanto puntuale. Non tutti rimarranno con Buntaro e con il lettore a lungo, ma entrambi i lati del cosiddetto Quarto Muro ne serberanno il ricordo. Conosceremo tutto di loro, anche quello che non avremmo mai voluto sapere: si vedano a tale proposito le struggenti parabole discendenti di Yumi, una compagna di classe di Buntaro convinta che quest'ultimo le abbia rovinato la vita, e di Takemura, un kohai che al contrario lo idealizza troppo. E naturalmente averemo pieno accesso ai pensieri del protagonista grazie anche alle numerose e suggestive visioni di cui è al tempo stesso interprete e spettatore, quantunque non ci identificheremo mai del tutto con lui. Del resto l'unico modo per riuscirci sarebbe chiamarsi Buntaro Mori, e anche in quel caso non è detto che funzioni o che non ce ne pentiremmo.
Ma la deuteragonista indiscussa è lei, la montagna, amante spietata che non accetta di dividere con chicchessia coloro su cui mette i suoi onniscienti occhi addosso. Una volta caduti vittima del suo incantesimo essi le appartengono finché morte non sopraggiunga, una morte che a seconda di come si saranno comportati con lei potrà essere dolcissima o terribile.
Nel corso dei primi capitoli i disegni risultano incerti, quasi sgraziati, un po' come se riflettessero la sensazione di malessere di Buntaro e di conseguenza la sua visione distorta delle cose. Non è così, naturalmente: si tratta semplicemente di farci l'abitudine, come dimostra il fatto che queste esitazioni spariscono una volta che la storia raggiunge il suo vero primo punto di non ritorno. Stupendi gli sfondi, in particolar modo quelli innevati, così come i segmenti dal sapore più onirico.
In una pagina all'inizio del sesto volume Sakamoto dice che i manga vanno letti, visti e sentiti, e che sarebbe felice di sapere che con il suo lavoro è riuscito a far sí che i lettori condividessero questa sua stessa impressione. Con me ha avuto successo, e per questo premio "The Climber" con un 10: ho scelto di aprire il mio cuore ai suoi colori e non me ne sono pentita nemmeno per un secondo, ricevendo in cambio molto più di quanto abbia dato. Sono vagamente consapevole che qualunque cosa scriva al riguardo potrebbe sembrare agli occhi di chi non l'ha letto come la più assurda ed imbarazzante dichiarazione d'amore nei confronti di un manga, ma spero che mi capirete se mi riservo il diritto di non curarmene.
Un alone di mistero circonda Buntaro Mori, appena trasferitosi da un'altra scuola a seguito di uno spiacevole incidente. Irritato dai suoi modi schivi, che interpreta come una dimostrazione di superiorità, Miyamoto, un suo compagno di classe, lo sfida a scalare l'edificio. Molto sconsideratamente Buntaro accetta, e folgorato dall'esperienza decide di mettersi alla prova su una vera parete di roccia. È come se ad incitarlo a salire sempre più in alto fosse la stessa montagna, bellissima e crudele sirena al cui canto il ragazzo scopre di non potere - né volere - resistere. Ma la società, che non perde occasione di respingerlo e di criticarlo, sarà davvero l'unico ostacolo fra lui e il suo sogno di diventare il primo uomo ad aver completato la scalata della parete orientale del K2?
Dapprincipio il manga segue il canovaccio standard degli spokon ad ambientazione scolastica, con Buntaro nel ruolo dell'outsider talentuoso che cerca di inserirsi in un contesto un po' incerto e disfunzionale. Tuttavia questa fase ha vita breve, in quanto già dal quarto volume si ravvisa una significativa virata verso il genere seinen che coincide con l'ingresso del protagonista nel mondo degli adulti. Quello che per gli altri è soltanto un hobby molto costoso per Buntaro è una ragion d'essere, un laudano dell'anima i cui effetti, come tutte le droghe, si ripercuotono su ogni singolo aspetto della sua vita. Difficile trovare qualcuno che comprenda e rispetti la fame che lo divora, che non lo giudichi e che non cerchi di riportarlo su una retta via che, se esiste, non fa comunque per lui.
La sceneggiatura si presenta molto ricca e ben orchestrata, con un livello di utilizzo delle più disparate tecniche narrative (analessi, prolessi, ellissi, mostrato, raccontato e sequenze mute) piuttosto elevato. Lungi dal semplificare le cose, inoltre, il fatto che essa si basi su un romanzo a sua volta ispirato a una storia vera ha quasi certamente richiesto una cura se possibile maggiore, in modo che lo spirito di entrambi non andasse perduto. Sembrerà scontato dal momento che stiamo parlando di professionisti, ma non è affatto cosa da tutti saper gestire una così vasta pletora di trucchi del mestiere.
Con una trama così curata l'introspezione psicologica dei vari personaggi non può che essere altrettanto puntuale. Non tutti rimarranno con Buntaro e con il lettore a lungo, ma entrambi i lati del cosiddetto Quarto Muro ne serberanno il ricordo. Conosceremo tutto di loro, anche quello che non avremmo mai voluto sapere: si vedano a tale proposito le struggenti parabole discendenti di Yumi, una compagna di classe di Buntaro convinta che quest'ultimo le abbia rovinato la vita, e di Takemura, un kohai che al contrario lo idealizza troppo. E naturalmente averemo pieno accesso ai pensieri del protagonista grazie anche alle numerose e suggestive visioni di cui è al tempo stesso interprete e spettatore, quantunque non ci identificheremo mai del tutto con lui. Del resto l'unico modo per riuscirci sarebbe chiamarsi Buntaro Mori, e anche in quel caso non è detto che funzioni o che non ce ne pentiremmo.
Ma la deuteragonista indiscussa è lei, la montagna, amante spietata che non accetta di dividere con chicchessia coloro su cui mette i suoi onniscienti occhi addosso. Una volta caduti vittima del suo incantesimo essi le appartengono finché morte non sopraggiunga, una morte che a seconda di come si saranno comportati con lei potrà essere dolcissima o terribile.
Nel corso dei primi capitoli i disegni risultano incerti, quasi sgraziati, un po' come se riflettessero la sensazione di malessere di Buntaro e di conseguenza la sua visione distorta delle cose. Non è così, naturalmente: si tratta semplicemente di farci l'abitudine, come dimostra il fatto che queste esitazioni spariscono una volta che la storia raggiunge il suo vero primo punto di non ritorno. Stupendi gli sfondi, in particolar modo quelli innevati, così come i segmenti dal sapore più onirico.
In una pagina all'inizio del sesto volume Sakamoto dice che i manga vanno letti, visti e sentiti, e che sarebbe felice di sapere che con il suo lavoro è riuscito a far sí che i lettori condividessero questa sua stessa impressione. Con me ha avuto successo, e per questo premio "The Climber" con un 10: ho scelto di aprire il mio cuore ai suoi colori e non me ne sono pentita nemmeno per un secondo, ricevendo in cambio molto più di quanto abbia dato. Sono vagamente consapevole che qualunque cosa scriva al riguardo potrebbe sembrare agli occhi di chi non l'ha letto come la più assurda ed imbarazzante dichiarazione d'amore nei confronti di un manga, ma spero che mi capirete se mi riservo il diritto di non curarmene.
Cercherò di essere il più essenziale ed obbiettivo possibile nella recensione, senza scrivere un trattato di filosofia di cui poi (giustamente) uno si va a leggere le ultime due righe, sperando di essere d'aiuto a chi fosse indeciso sulla validità o meno di questo manga.
La prima domanda che mi sono posto e che sicuramente si saranno posti un po' tutti è: "Ma mi posso legge un manga su un tizio che s'arrampica? Che cavolo avrà da dire per diciassette numeri?" E invece è fantastico. Sicuramente è impegnativo, richiede un po' di riflessione da parte vostra e potrebbe essere il manga che fa meno ridere della storia (insieme a Basilisk, forse), ma ne vale veramente la pena. Anche se soffrite di vertigini e il climbing lo confondete col curling non preoccupatevi, il tema della montagna è sì presente nella storia, ma di maggior rilevanza è il viaggio interiore del protagonista (il buon Buntaro) e le sue considerazioni sulla società con cui, volente o nolente, verrà a contatto e con la quale dovrà mediare sull'alienazione e sul potersi sentire completi e felici stando in piedi sul tetto del mondo il più lontano possibile da un altro essere umano.
I disegni poi non si commentano, le tavole sono una più bella dell'altra,realistiche e poetiche al tempo stesso. Tutto ciò che ho scritto si riassume in: sì, è figo; no, non stufa dopo qualche volume; disegni eccelsi; storia clamorosa. Quindi sì, vale la pena comprarlo (se vi leggete le scan senza comprare neanche un volume sappiate che c'è un girone dell'inferno riservato a voi).
La prima domanda che mi sono posto e che sicuramente si saranno posti un po' tutti è: "Ma mi posso legge un manga su un tizio che s'arrampica? Che cavolo avrà da dire per diciassette numeri?" E invece è fantastico. Sicuramente è impegnativo, richiede un po' di riflessione da parte vostra e potrebbe essere il manga che fa meno ridere della storia (insieme a Basilisk, forse), ma ne vale veramente la pena. Anche se soffrite di vertigini e il climbing lo confondete col curling non preoccupatevi, il tema della montagna è sì presente nella storia, ma di maggior rilevanza è il viaggio interiore del protagonista (il buon Buntaro) e le sue considerazioni sulla società con cui, volente o nolente, verrà a contatto e con la quale dovrà mediare sull'alienazione e sul potersi sentire completi e felici stando in piedi sul tetto del mondo il più lontano possibile da un altro essere umano.
I disegni poi non si commentano, le tavole sono una più bella dell'altra,realistiche e poetiche al tempo stesso. Tutto ciò che ho scritto si riassume in: sì, è figo; no, non stufa dopo qualche volume; disegni eccelsi; storia clamorosa. Quindi sì, vale la pena comprarlo (se vi leggete le scan senza comprare neanche un volume sappiate che c'è un girone dell'inferno riservato a voi).
The Climber è un seinen manga dell'autore Shinichi Sakamoto, precedente autore di Masurao. Tratto dal romanzo di Jiro Nitta è edito da J-Pop al costo di 5,90 euro. Un manga dalle continue sorprese ed emozioni che permette di vedere la crescita di un ragazzo, Buntaro Mori, grazie alla sua passione per il Climbing. All'interno di questa opera si scava nel profondo di ogni personaggio facendo fuoriuscire ogni sua emozione più nascosta, trattando di diverse tematiche, dalla solitudine alla vita nella socità, dalla passione per qualcosa alla ricerca della propria ragione di vita.
Questo manga riesce ogni volta a mettermi una certa inquietudine, data soprattutto dai comportamenti del protagonista e da tutto quello che gli accade intorno. Sotto questo aspetto una delle cose più curiose sone le immagini con le quali l'autore fa trasparire le emozioni del protagonista, come quando costretto ad uscire con una ragazza la vede sotto forma di mantide religiosa che lo vuole mangiare. Quindi una delle cose più interessanti è proprio l'aspetto psicologico del protagonista che a ogni volume diventa più complicata e intrigante.
Dall'inizio alla fine la storia è un continuo innalzarsi soprattutto per le tematiche e le emozioni sempre piu profonde. Il disegno è oggettivamente fantastico e inoltre con il proseguire dei volumi migliora ulteriormente diventando un vero capolavoro. Per concludere consiglierei questo capolavoro a tutti gli amanti del genere e a quelli in cerca di una storia matura e sempre di elevati standard qualitativi.
Questo manga riesce ogni volta a mettermi una certa inquietudine, data soprattutto dai comportamenti del protagonista e da tutto quello che gli accade intorno. Sotto questo aspetto una delle cose più curiose sone le immagini con le quali l'autore fa trasparire le emozioni del protagonista, come quando costretto ad uscire con una ragazza la vede sotto forma di mantide religiosa che lo vuole mangiare. Quindi una delle cose più interessanti è proprio l'aspetto psicologico del protagonista che a ogni volume diventa più complicata e intrigante.
Dall'inizio alla fine la storia è un continuo innalzarsi soprattutto per le tematiche e le emozioni sempre piu profonde. Il disegno è oggettivamente fantastico e inoltre con il proseguire dei volumi migliora ulteriormente diventando un vero capolavoro. Per concludere consiglierei questo capolavoro a tutti gli amanti del genere e a quelli in cerca di una storia matura e sempre di elevati standard qualitativi.
"The Climber" (titolo originale: "Kokou No Hito") non è di certo uno di quei manga che va vissuto come un banale mezzo di evasione o tanto meno di distrazione.
Per la prima volta dopo molto tempo si ci trova di fronte ad un'opera che rispecchi pienamente le caratteristiche di un seinen manga; non troverete qui scene di efferata violenza fisica o carnale, ma bensì una curata esplorazione di tematiche mature, come la ricerca di se stessi o l'ingresso nella società e nella realtà lavorativa, con tutte le difficoltà e le scelte che le diverse situazioni comportano.
Non fatevi ingannare dal modo in cui vengono trattate trama e sceneggiatura nei primi volumi, che sono dotati di un'atmosfera dai caratteri più shonen, o dai personaggi, in particolare il protagonista, che ci viene presentato come il classico outsider chiuso e scontroso con un innato talento per ogni attività in cui si cimenta.
Aspettate di raggiungere il quarto volume ed assisterete ad un notevole cambio di prospettiva e salto di livello; in corrispondenza con la prima rilevante svolta della trama il manga assume quelle caratteristiche tipiche del fumetto maturo e riflessivo. Il manga abbandona la banalità degli inizi - parlo di banalità pur sapendo che anche nei primi volumi la trama è parecchio originale, solamente per evidenziare il salto di qualità - e si sviluppa in concomitanza con le tecniche narrative, che migliorano ad ogni capitolo.
Anche il disegno, che pur essendo sempre di alto livello era altalenante sulle prime battute, ha una crescita qualitativa costante fino al raggiungimento del quarto volume; da questo momento in poi, ormai stabile, ci offrirà rappresentazioni grafiche al limite della perfezione tecnica, spesso dotate di grande pathos ed espressività.
"Kokou No Hito" è un manga che mette in luce la crescita interiore dei suoi personaggi (principalmente del protagonista Buntarou Mori) e che mostra assieme ad essa anche la crescita degli autori stessi del fumetto, che come precedentemente riportato, migliorano in sceneggiatura, disegni e tecniche narrative con l'avanzare della trama.
Dotato di un crudo realismo e di atmosfere spesso tese e drammatiche, "The Climber" ci coinvolge da vicino in quelle che saranno le situazioni (spesso estreme) vissute dal protagonista e le sue relative scelte e decisioni, mostrandoci la sua crescita a livello introspettivo e psicologico oltre che fisico.
Interessante è inoltre la maniera con cui viene analizzata la psiche di Buntarou Mori, il nostro protagonista, le cui riflessioni, spesso accompagnate da visioni astratte, ricordi e simbolismi, ricordano il manga capolavoro "Homunculus" di Hideo Yamamoto; che una volta intrapresa la lettura di "Kokou No Hito - The Climber" si è subito sentito in dovere di consigliare questo manga a tutti gli amanti del genere e non.
I disegni di Shin'ichi Sakamoto sono, come già detto, magistrali e tendenti al realistico; trama e sceneggiatura, già di base splendide, sono impreziosite da tecniche narrative complesse e di alto livello - dovrete fare però l'abitudine ai numerosi "time skip" distribuiti lungo tutto il manga, che potrebbero rendere difficile per un lettore poco attento seguire senza incomprensioni l'evolversi della trama.
Il fumetto ruota principalmente intorno al protagonista Buntarou Mori che, pur sembrando piatto e monodimensionale sulle prime battute, incontra una continua crescita ed una costante evoluzione con il procedere della narrazione (in parole povere, funzionerà perfettamente come personaggio se sarete capaci di vederlo crescere e se ne avrete la pazienza; come già detto infatti, "The Climber" è un manga "di crescita" in tutti i sensi)
In definitiva uno dei migliori seinen degli ultimi anni, quasi sicuramente il migliore pubblicato in Italia (grazie a J-POP) nel 2011.
Se siete in cerca di un fumetto maturo, profondo, realistico e riflessivo che superi la banale utilità di mezzo di evasione e si trasformi un'esperienza coinvolgente ed emozionante leggete "Kokou No Hito - The Climber", non ne rimarrete delusi.
disegno: 9.5
trama: 9
sceneggiatura: 9
Per la prima volta dopo molto tempo si ci trova di fronte ad un'opera che rispecchi pienamente le caratteristiche di un seinen manga; non troverete qui scene di efferata violenza fisica o carnale, ma bensì una curata esplorazione di tematiche mature, come la ricerca di se stessi o l'ingresso nella società e nella realtà lavorativa, con tutte le difficoltà e le scelte che le diverse situazioni comportano.
Non fatevi ingannare dal modo in cui vengono trattate trama e sceneggiatura nei primi volumi, che sono dotati di un'atmosfera dai caratteri più shonen, o dai personaggi, in particolare il protagonista, che ci viene presentato come il classico outsider chiuso e scontroso con un innato talento per ogni attività in cui si cimenta.
Aspettate di raggiungere il quarto volume ed assisterete ad un notevole cambio di prospettiva e salto di livello; in corrispondenza con la prima rilevante svolta della trama il manga assume quelle caratteristiche tipiche del fumetto maturo e riflessivo. Il manga abbandona la banalità degli inizi - parlo di banalità pur sapendo che anche nei primi volumi la trama è parecchio originale, solamente per evidenziare il salto di qualità - e si sviluppa in concomitanza con le tecniche narrative, che migliorano ad ogni capitolo.
Anche il disegno, che pur essendo sempre di alto livello era altalenante sulle prime battute, ha una crescita qualitativa costante fino al raggiungimento del quarto volume; da questo momento in poi, ormai stabile, ci offrirà rappresentazioni grafiche al limite della perfezione tecnica, spesso dotate di grande pathos ed espressività.
"Kokou No Hito" è un manga che mette in luce la crescita interiore dei suoi personaggi (principalmente del protagonista Buntarou Mori) e che mostra assieme ad essa anche la crescita degli autori stessi del fumetto, che come precedentemente riportato, migliorano in sceneggiatura, disegni e tecniche narrative con l'avanzare della trama.
Dotato di un crudo realismo e di atmosfere spesso tese e drammatiche, "The Climber" ci coinvolge da vicino in quelle che saranno le situazioni (spesso estreme) vissute dal protagonista e le sue relative scelte e decisioni, mostrandoci la sua crescita a livello introspettivo e psicologico oltre che fisico.
Interessante è inoltre la maniera con cui viene analizzata la psiche di Buntarou Mori, il nostro protagonista, le cui riflessioni, spesso accompagnate da visioni astratte, ricordi e simbolismi, ricordano il manga capolavoro "Homunculus" di Hideo Yamamoto; che una volta intrapresa la lettura di "Kokou No Hito - The Climber" si è subito sentito in dovere di consigliare questo manga a tutti gli amanti del genere e non.
I disegni di Shin'ichi Sakamoto sono, come già detto, magistrali e tendenti al realistico; trama e sceneggiatura, già di base splendide, sono impreziosite da tecniche narrative complesse e di alto livello - dovrete fare però l'abitudine ai numerosi "time skip" distribuiti lungo tutto il manga, che potrebbero rendere difficile per un lettore poco attento seguire senza incomprensioni l'evolversi della trama.
Il fumetto ruota principalmente intorno al protagonista Buntarou Mori che, pur sembrando piatto e monodimensionale sulle prime battute, incontra una continua crescita ed una costante evoluzione con il procedere della narrazione (in parole povere, funzionerà perfettamente come personaggio se sarete capaci di vederlo crescere e se ne avrete la pazienza; come già detto infatti, "The Climber" è un manga "di crescita" in tutti i sensi)
In definitiva uno dei migliori seinen degli ultimi anni, quasi sicuramente il migliore pubblicato in Italia (grazie a J-POP) nel 2011.
Se siete in cerca di un fumetto maturo, profondo, realistico e riflessivo che superi la banale utilità di mezzo di evasione e si trasformi un'esperienza coinvolgente ed emozionante leggete "Kokou No Hito - The Climber", non ne rimarrete delusi.
disegno: 9.5
trama: 9
sceneggiatura: 9