Peter Pan Syndrome
"Peter Pan Syndrome" è una serie breve di Mayu Sakai pubblicata dalla Planet Manga in due volumi. L'autrice è nota in Italia per la pubblicazione di shoujo con ambientazione scolastica e questo ripercorre lo stile aggiungendovi un tocco di magia. Non posso considerarla una delle mie serie preferite dell'autrice, ma è un buon completamento della sua collezione se vi interessa conoscerne gli esordi.
Kohaku Hasumi è una ragazzina di dodici anni che possiede sin da bambina il superpotere di volare. Si trasferisce con il papà e il suo gatto speciale (Wendy) in una città sapendo che vi troverà la madre scomparsa da molti anni. La storia si apre con il suo primo volo sulla città e con la sventurata perdita del cellulare. Quando il mattino dopo inizierà nella nuova scuola, si renderà conto che l'oggetto perduto è tra le mani del compagno di scuola Yuro. A quanto pare nemmeno lui in un primo momento si spiega come è entrato in suo possesso, avendolo trovato nel terrazzo di casa sito all'ultimo piano. Non è un mistero che già dalle prime pagine tra i due scatta una conoscenza e Kohaku sarà costretta a svelarsi, inglobando il diligente Yuro nel suo mondo magico.
Kohaku è una bambina animata dal desiderio di aiutare gli altri, è vivace e curiosa. Allo stesso tempo è sbadata e disattenta, peccando spesso di comportamenti che agli occhi di Yuro sono immaturi. Nonostante l'armatura rigida, l'amico si affeziona a Kohaku, impara ad apprezzarla e si offre di aiutarla nella ricerca della sua mamma. Nel corso della storia intervengono altri personaggi secondari ad aggiungere un pizzico di pepe: il fratello gemello di Yuri e l'"amica" streghetta Tooku. La loro partecipazione nella narrazione la arricchisce quanto basta, laddove forse il più simpatico risulta proprio il papà di Kohaku (minima presenza, massima resa).
La trama è estremamente leggera e scorrevole, tipica di uno shoujo manga scolastico con elementi del genere majokko. La storia a cui si ispira l'autrice è Peter Pan e sceglie di declinarlo con originalità nel personaggio della protagonista. Tuttavia, lo stimolo nello sviluppo della storia si perde a causa della sua brevità. Una vera occasione persa perché gli spazi di approfondimento erano tanti e riguardavano diverse sfere: familiare, sentimentale, magica. Alla fine della lettura purtroppo si resta con tanti punti interrogativi, che avrebbero reso questa storia sicuramente più strutturata e ben sviluppata di altre opere della stessa autrice. Conoscendo le sue pubblicazioni successive, infatti, ha dimostrato di avere il potenziale per articolare le sue trame e attribuire spessore ai suoi personaggi. Non so cosa in questo caso abbia spinto a non investire troppo sulla qualità della storia, ma la sua incompletezza si avverte sia nel modo in cui sono ridimensionate delle vicende, sia nella rapidità del finale.
In quest'opera i disegni sono decisamente migliorati rispetto al precedente "Nagatacho Strawberry", i menti sono meno spigolosi e il viso nell'insieme è più espressivo. E' assai grazioso lo stile retrò con cui Mayu Sakai ha vestito i suoi personaggi ed è la stessa autrice nei free taks ad ammettere che per realizzarlo ha chiesto alle assistenti uno sforzo in più perché le retinature sono state fatte a mano. All'interno della serie sono condivise delle tavole belle, chiamate scherzosamente "Pagine Inutili" perché fuori contesto. Avendomi divertita, le considero in ogni caso un contorno utile e che approfondisce la conoscenza dell'autrice.
Kohaku Hasumi è una ragazzina di dodici anni che possiede sin da bambina il superpotere di volare. Si trasferisce con il papà e il suo gatto speciale (Wendy) in una città sapendo che vi troverà la madre scomparsa da molti anni. La storia si apre con il suo primo volo sulla città e con la sventurata perdita del cellulare. Quando il mattino dopo inizierà nella nuova scuola, si renderà conto che l'oggetto perduto è tra le mani del compagno di scuola Yuro. A quanto pare nemmeno lui in un primo momento si spiega come è entrato in suo possesso, avendolo trovato nel terrazzo di casa sito all'ultimo piano. Non è un mistero che già dalle prime pagine tra i due scatta una conoscenza e Kohaku sarà costretta a svelarsi, inglobando il diligente Yuro nel suo mondo magico.
Kohaku è una bambina animata dal desiderio di aiutare gli altri, è vivace e curiosa. Allo stesso tempo è sbadata e disattenta, peccando spesso di comportamenti che agli occhi di Yuro sono immaturi. Nonostante l'armatura rigida, l'amico si affeziona a Kohaku, impara ad apprezzarla e si offre di aiutarla nella ricerca della sua mamma. Nel corso della storia intervengono altri personaggi secondari ad aggiungere un pizzico di pepe: il fratello gemello di Yuri e l'"amica" streghetta Tooku. La loro partecipazione nella narrazione la arricchisce quanto basta, laddove forse il più simpatico risulta proprio il papà di Kohaku (minima presenza, massima resa).
La trama è estremamente leggera e scorrevole, tipica di uno shoujo manga scolastico con elementi del genere majokko. La storia a cui si ispira l'autrice è Peter Pan e sceglie di declinarlo con originalità nel personaggio della protagonista. Tuttavia, lo stimolo nello sviluppo della storia si perde a causa della sua brevità. Una vera occasione persa perché gli spazi di approfondimento erano tanti e riguardavano diverse sfere: familiare, sentimentale, magica. Alla fine della lettura purtroppo si resta con tanti punti interrogativi, che avrebbero reso questa storia sicuramente più strutturata e ben sviluppata di altre opere della stessa autrice. Conoscendo le sue pubblicazioni successive, infatti, ha dimostrato di avere il potenziale per articolare le sue trame e attribuire spessore ai suoi personaggi. Non so cosa in questo caso abbia spinto a non investire troppo sulla qualità della storia, ma la sua incompletezza si avverte sia nel modo in cui sono ridimensionate delle vicende, sia nella rapidità del finale.
In quest'opera i disegni sono decisamente migliorati rispetto al precedente "Nagatacho Strawberry", i menti sono meno spigolosi e il viso nell'insieme è più espressivo. E' assai grazioso lo stile retrò con cui Mayu Sakai ha vestito i suoi personaggi ed è la stessa autrice nei free taks ad ammettere che per realizzarlo ha chiesto alle assistenti uno sforzo in più perché le retinature sono state fatte a mano. All'interno della serie sono condivise delle tavole belle, chiamate scherzosamente "Pagine Inutili" perché fuori contesto. Avendomi divertita, le considero in ogni caso un contorno utile e che approfondisce la conoscenza dell'autrice.
Manga tratto dalla famosa storia di Peter Pan, posso dire che è stato davvero carino, anche se avrei voluto che la storia proseguisse in più volumi.
La storia è molto breve e concisa, parla di una ragazzina, Kohaku, che è in grado di volare. Una notte mentre è in volo alla ricerca di sua madre, le cade il telefonino sul balcone del suo compagno di classe Yuro, e da qui la storia prosegue. Devo dire che mi è piaciuta, è stata nel suo piccolo carina.
Si legge in maniera abbastanza fluida, i disegni sono davvero simpatici, ma come ho già specificato, mi sarebbe piaciuto se fosse proseguita.
Quindi a questo manga dò un bel 7 pieno e direi che se lo merita.
La storia è molto breve e concisa, parla di una ragazzina, Kohaku, che è in grado di volare. Una notte mentre è in volo alla ricerca di sua madre, le cade il telefonino sul balcone del suo compagno di classe Yuro, e da qui la storia prosegue. Devo dire che mi è piaciuta, è stata nel suo piccolo carina.
Si legge in maniera abbastanza fluida, i disegni sono davvero simpatici, ma come ho già specificato, mi sarebbe piaciuto se fosse proseguita.
Quindi a questo manga dò un bel 7 pieno e direi che se lo merita.
Che succede se trovi un cellulare sul tuo balcone? T'insospettisci? Direi proprio di sì. E' proprio quello che accade a Yuro, ragazzino carino e dal buon temperamento. Un giorno incontra a scuola la nuova arrivata, spigliata e vivace, una ragazzina di nome Kohaku. Parlandole scopre con suo grande stupore che il cellulare apparteneva proprio a lei, e così nasce un'amicizia che cambierà la vita di entrambi. La piccola Kohaku, dalla storia fragile, riesce a confidarsi con l'amico, raccontandole la sua storia: ha la capacità di volare e per questo è stata rinchiusa in centro. E' scappata, non voleva stare lì, voleva solo andare alla ricerca della madre, con la compagnia perenne della gatta Wendy. In tutto ciò che ne è di Peter Pan? Scoprilo fra le pagine di questo shoujo dolcissimo!
"Peter Pan Syndrome", due volumi dal ritmo scorrevole e ben architettato, edito dalla Panini, è uno shoujo che saprà stupirvi, non lasciatevi ingannare dalle apparenze. I disegni sono in puro stile Sakai, autrice di "Nagatacho Strawberry" o il più recente "Momo - Welcome to the Worldend Garden". I primi piani sono il suo punto forte, riuscendo a comunicare i sentimenti di Kohaku e di Yuro, personaggio ben sviluppato. La matita di Mayu Sakai mi affascina davvero moltissimo: è precisa e ricerca i dettagli in modo puntiglioso. Cos'altro si vuole di più?
Questa rivisitazione della storia mi è piaciuta, va benissimo. Secondo me "Peter Pan Syndrome" va preso per quel che è, una storia carina e simpatica! Non bisogna affannarsi a trovare difetti su difetti, spiegazioni su spiegazioni, non sono d'accordo con le persone che hanno questa mentalità. " Peter Pan Syndrome" è un manga che ci vuol far divertire e sognare, due buonissime ragioni per acquistarlo.
Kohaku è poi un nome che mi ricorda tanto l'angolo di "Wish" delle CLAMP. Da loro fan accanita mi era impossibile non fare l'associazione d'idee. E' un nome che ti sa riempire di buoni sentimenti, proprio come lo è lei.
Assegno un 7 a questo manga per la bellezza dei disegni, punto primo, e per una storia che mi ha coinvolto, punto secondo, regalandomi dei pomeriggi piacevoli e tranquilli. Non mi sbilancio oltre perché forse un terzo volume non sarebbe guastato. Ci sono parti che secondo me andavano sviluppate con più calma, pur mantenendo il ritmo del finale. Consiglio questo manga a chiunque voglia qualcosa di leggero e solare, sia ragazze e sia ragazzi, perché no?
"Peter Pan Syndrome", due volumi dal ritmo scorrevole e ben architettato, edito dalla Panini, è uno shoujo che saprà stupirvi, non lasciatevi ingannare dalle apparenze. I disegni sono in puro stile Sakai, autrice di "Nagatacho Strawberry" o il più recente "Momo - Welcome to the Worldend Garden". I primi piani sono il suo punto forte, riuscendo a comunicare i sentimenti di Kohaku e di Yuro, personaggio ben sviluppato. La matita di Mayu Sakai mi affascina davvero moltissimo: è precisa e ricerca i dettagli in modo puntiglioso. Cos'altro si vuole di più?
Questa rivisitazione della storia mi è piaciuta, va benissimo. Secondo me "Peter Pan Syndrome" va preso per quel che è, una storia carina e simpatica! Non bisogna affannarsi a trovare difetti su difetti, spiegazioni su spiegazioni, non sono d'accordo con le persone che hanno questa mentalità. " Peter Pan Syndrome" è un manga che ci vuol far divertire e sognare, due buonissime ragioni per acquistarlo.
Kohaku è poi un nome che mi ricorda tanto l'angolo di "Wish" delle CLAMP. Da loro fan accanita mi era impossibile non fare l'associazione d'idee. E' un nome che ti sa riempire di buoni sentimenti, proprio come lo è lei.
Assegno un 7 a questo manga per la bellezza dei disegni, punto primo, e per una storia che mi ha coinvolto, punto secondo, regalandomi dei pomeriggi piacevoli e tranquilli. Non mi sbilancio oltre perché forse un terzo volume non sarebbe guastato. Ci sono parti che secondo me andavano sviluppate con più calma, pur mantenendo il ritmo del finale. Consiglio questo manga a chiunque voglia qualcosa di leggero e solare, sia ragazze e sia ragazzi, perché no?
<b>Attenzione spoiler</b>
Peter Pan Syndrome secondo me è la migliore serie di Mayu Sakai. La storia è semplice e alcune cose non vengono approfondite abbastanza, ma nella sua dolcezza rimane una lettura piacevole. La protagonista è una bambina di nome Kohaku. Lei ha dei poteri speciali, infatti è in grado di volare, ma solo di notte e quando il sole è coperto dalle nuvole. Trasferitasi a Tokyo con il padre e la gatta parlante Wendy, ogni notte vola nel cielo della città per ritrovare la mamma sparita quando lei era ancora piccolissima. Una notte il cellulare le scivola e finisce sul balcone della camera di Yuro. Alla nuova scuola Kohaku si fa notare per il suo grande spirito di giustizia e li incontra Yuro,che rimane incredulo nello scoprire che quel cellulare,trovato sul balcone al piano più alto del condominio, appartiene alla sua nuova bizzarra compagna di classe. In un incidente Kohaku finisce per mostrare i suoi poterie Yuro è l'unico non avere paura di lei.
Parlandole scopre che Kohaku è scappata da un centro di ricerca sui bambini dai poteri sovranaturali,e decide di aiutarla a trovare la madre, la cui anima si rivelerà essere nel corpo della gatta Wendy! Ma i poteri di Kohaku sono molto diversi da quelli di altri bambini. Infatti loro perdono le loro capacità con lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, mentre i poteri di Kohaku sono inesauribili: ciò porterà il suo corpo a rimanere quello di una bambina per tutta la vita. Questa scoperta crea uno squarcio nello scorrere della storia, inizialmente per la bambina la prospettiva di rimanere piccola non crea nessuno sconvolgimento, ma i sentimenti reciprochi che ha iniziato a provare verso Yuro la mettono in crisi. Kohaku decide quindi affidarsi a un dottore che tenterà di annullare questa sindrome di Peter Pan, anche se questo causerà la perdita dei poteri. Kohaku è riuscita a trovare in un ragazzino dai pressanti problemi familiari lo sbocco per crescere e superare i suoi problemi, per poi tornare da lui con due grandi sorprese!
I disegni sono molto graziosi, ma non particolarmente originali.
Peter Pan Syndrome secondo me è la migliore serie di Mayu Sakai. La storia è semplice e alcune cose non vengono approfondite abbastanza, ma nella sua dolcezza rimane una lettura piacevole. La protagonista è una bambina di nome Kohaku. Lei ha dei poteri speciali, infatti è in grado di volare, ma solo di notte e quando il sole è coperto dalle nuvole. Trasferitasi a Tokyo con il padre e la gatta parlante Wendy, ogni notte vola nel cielo della città per ritrovare la mamma sparita quando lei era ancora piccolissima. Una notte il cellulare le scivola e finisce sul balcone della camera di Yuro. Alla nuova scuola Kohaku si fa notare per il suo grande spirito di giustizia e li incontra Yuro,che rimane incredulo nello scoprire che quel cellulare,trovato sul balcone al piano più alto del condominio, appartiene alla sua nuova bizzarra compagna di classe. In un incidente Kohaku finisce per mostrare i suoi poterie Yuro è l'unico non avere paura di lei.
Parlandole scopre che Kohaku è scappata da un centro di ricerca sui bambini dai poteri sovranaturali,e decide di aiutarla a trovare la madre, la cui anima si rivelerà essere nel corpo della gatta Wendy! Ma i poteri di Kohaku sono molto diversi da quelli di altri bambini. Infatti loro perdono le loro capacità con lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, mentre i poteri di Kohaku sono inesauribili: ciò porterà il suo corpo a rimanere quello di una bambina per tutta la vita. Questa scoperta crea uno squarcio nello scorrere della storia, inizialmente per la bambina la prospettiva di rimanere piccola non crea nessuno sconvolgimento, ma i sentimenti reciprochi che ha iniziato a provare verso Yuro la mettono in crisi. Kohaku decide quindi affidarsi a un dottore che tenterà di annullare questa sindrome di Peter Pan, anche se questo causerà la perdita dei poteri. Kohaku è riuscita a trovare in un ragazzino dai pressanti problemi familiari lo sbocco per crescere e superare i suoi problemi, per poi tornare da lui con due grandi sorprese!
I disegni sono molto graziosi, ma non particolarmente originali.
Amanti della fiaba di Peter Pan, siete pronti a leggere il primo manga a lui ispirato?
"Peter Pan Syndrome" è un manga di due numeri di Mayu Sakai, in Italia per Planet Manga.
Kohaku è una dolce e magica ragazzina che, come Peter Pan, riesce a volare, ma può farlo solo di notte e in compagnia della sua gattina Wendy per evitare che le persone comuni scoprano la sua vera natura. Una notte, durante una delle sue avventure per le nuvole, il cellulare le cade sul balcone del suo compagno di classe Yuro, che per ovvi motivi scoprirà che Kohaku sa volare ed è quindi affetta dalla "Sindrome di Peter Pan".
Si sa, però, la vita offre spesso prove da affrontare, certe più difficili di altre, come scoprire dove si trova la madre di Kohaku, la vera natura dei suoi poteri e quante cose abbia in realtà in comune con Peter Pan...
L'edizione italiana è buona, classica da 3,90 €, perciò mi chiedo: perché anche questa serie è stata venduta a 4,30 €?
Comunque, la storia merita questi soldi, perciò, se come me avete amato Peter Pan, leggete la nuova opera della sensei Mayu Sakai.
"Peter Pan Syndrome" è un manga di due numeri di Mayu Sakai, in Italia per Planet Manga.
Kohaku è una dolce e magica ragazzina che, come Peter Pan, riesce a volare, ma può farlo solo di notte e in compagnia della sua gattina Wendy per evitare che le persone comuni scoprano la sua vera natura. Una notte, durante una delle sue avventure per le nuvole, il cellulare le cade sul balcone del suo compagno di classe Yuro, che per ovvi motivi scoprirà che Kohaku sa volare ed è quindi affetta dalla "Sindrome di Peter Pan".
Si sa, però, la vita offre spesso prove da affrontare, certe più difficili di altre, come scoprire dove si trova la madre di Kohaku, la vera natura dei suoi poteri e quante cose abbia in realtà in comune con Peter Pan...
L'edizione italiana è buona, classica da 3,90 €, perciò mi chiedo: perché anche questa serie è stata venduta a 4,30 €?
Comunque, la storia merita questi soldi, perciò, se come me avete amato Peter Pan, leggete la nuova opera della sensei Mayu Sakai.
È piuttosto carino e anche originale rispetto al classico shojo. Lo stile di disegno della Sakai non ha ancora raggiunto il massimo che può dare, ma è comunque molto grazioso.
La storia gira completamente intorno ai protagonisti, senza che i personaggi secondari appaiano troppo spesso. La trama è "anticonformista" ma ha più ho meno tutti gli elementi che servono ad uno shojo di essere considerato tale.
Però non riesco a capire la fine. <b>[Attenzione, spoiler!]</b> È molto confusa riguardo quello che ha fatto Kohaku in quegli ultimi quattro anni. Anche del gatto/madre non ho capito molto. <b>[Fine spoiler.]</b>
Nonostante ciò, questo è un titolo molto leggero che consiglio a chi non vuole seguire manga impegnativi.
La storia gira completamente intorno ai protagonisti, senza che i personaggi secondari appaiano troppo spesso. La trama è "anticonformista" ma ha più ho meno tutti gli elementi che servono ad uno shojo di essere considerato tale.
Però non riesco a capire la fine. <b>[Attenzione, spoiler!]</b> È molto confusa riguardo quello che ha fatto Kohaku in quegli ultimi quattro anni. Anche del gatto/madre non ho capito molto. <b>[Fine spoiler.]</b>
Nonostante ciò, questo è un titolo molto leggero che consiglio a chi non vuole seguire manga impegnativi.
In realtà il mio voto sarebbe un 7.5, però visto che qui ci sono solo numeri interi e io sono generosa do un bell'8 a questo grazioso manga di Mayu Sakai.
L'autrice, con questo manga, ha "raccontato" a modo suo la storia di Peter Pan. A parer mio questo è il miglior manga della Sakai. Peter Pan Syndrome è un manga carino e leggero, io l'ho apprezzato moltissimo proprio per la sua semplicità. Non c'è nulla di complicato in questo manga, e la vivacità della protagonista, Kohaku, riesce a coinvolgere il lettore. Un manga che consiglio assolutamente, anche perché poi sono solo due volumi, e quindi 8,60 euro in totale.
L'autrice, con questo manga, ha "raccontato" a modo suo la storia di Peter Pan. A parer mio questo è il miglior manga della Sakai. Peter Pan Syndrome è un manga carino e leggero, io l'ho apprezzato moltissimo proprio per la sua semplicità. Non c'è nulla di complicato in questo manga, e la vivacità della protagonista, Kohaku, riesce a coinvolgere il lettore. Un manga che consiglio assolutamente, anche perché poi sono solo due volumi, e quindi 8,60 euro in totale.
Kohaku è una bambina speciale, sa fare cose che gli altri bambini non sanno fare. Una notte, durante uno dei sui voli alla ricerca della madre fa cadere per sbaglio il cellulare nella stanza di un bambino di nome Yuro. Il giorno dopo, a scuola, Yuro ridà il cellulare a Kohaku e così inizia la loro amicizia. Yuro conosce le capacità di Kohaku e le promette che l'aiuterà a trovare sua madre, che alla fine si rivelerà la gatta che l'accompagnava sempre.
Questa è il riassunto del manga, che io ho trovato molto carino. Ma il voto così basso è dovuto a vaie pecche sia dell'autrice,sia del manga generale.
Dopo l'amatissima storia di Peter Pan di J. Barrie ecco arrivare dal Giappone questo manga di Mayu Sakai, che non solo non ha niente in comune con la storia, ma la storpia addirittura, rendendola quasi insignificante.
Che fine ha fatto l'amato Peter con Trilli, Uncino, l'Isola che non c'è e tutti gli altri personaggi? Sono stati sostituiti da delle brutte copie. Peter è stato scambiato con Kohaku, una bambina che con lui ha solo in comune la capacità di volare, mentre la riluttanza alla crescita è stata sostituita dalla mente inesistente di questa Peter versione "bimbetta" che dice al padre di comprarle un reggiseno perché così le crescerà.
La mitica Trilli, la fatina che tutti da bambini abbiamo sognato di avere, si è trasformata in un gatto nero parlante con le ali, <b>[Attenzione, spoiler!]</b> che all'ultimo si è rivelato essere la madre che Kohaku ha tanto cercato. <b>[Fine spoiler.]</b>
La piccola dolce Wendy è stata sostituita con un ragazzino all'inizio alquanto antipatico chiamato Yuro, e l'acerrimo nemico di Peter è stato cambiato con un'"amica" di Kohaku che cerca di rubarle Yuro e nella seconda parte della storia con i delegati dell'organizzazione che si occupa di tenere sotto controllo le perone speciali come Kohaku.
Come abbia fatto questo manga a diventare così famoso rimane per me un mistero e molti che lo hanno letto dicono che lo apprezzano soprattutto per i disegni.
Personalmente non sono d'accordo. I disegni hanno tratto infantile, non molto curato, con grandi occhioni dolci (qualche volta anche storti), invece di essere precisi e espressivi.
Né consiglio, né sconsiglio questo manga. La trama è carina e si legge molto velocemente. Però i 8.60 euro per questi due volumi possono essere spesi per comprare un manga con basi più solide e meglio descritto, sia dal punto narrativo che dal punto grafico.
Questa è il riassunto del manga, che io ho trovato molto carino. Ma il voto così basso è dovuto a vaie pecche sia dell'autrice,sia del manga generale.
Dopo l'amatissima storia di Peter Pan di J. Barrie ecco arrivare dal Giappone questo manga di Mayu Sakai, che non solo non ha niente in comune con la storia, ma la storpia addirittura, rendendola quasi insignificante.
Che fine ha fatto l'amato Peter con Trilli, Uncino, l'Isola che non c'è e tutti gli altri personaggi? Sono stati sostituiti da delle brutte copie. Peter è stato scambiato con Kohaku, una bambina che con lui ha solo in comune la capacità di volare, mentre la riluttanza alla crescita è stata sostituita dalla mente inesistente di questa Peter versione "bimbetta" che dice al padre di comprarle un reggiseno perché così le crescerà.
La mitica Trilli, la fatina che tutti da bambini abbiamo sognato di avere, si è trasformata in un gatto nero parlante con le ali, <b>[Attenzione, spoiler!]</b> che all'ultimo si è rivelato essere la madre che Kohaku ha tanto cercato. <b>[Fine spoiler.]</b>
La piccola dolce Wendy è stata sostituita con un ragazzino all'inizio alquanto antipatico chiamato Yuro, e l'acerrimo nemico di Peter è stato cambiato con un'"amica" di Kohaku che cerca di rubarle Yuro e nella seconda parte della storia con i delegati dell'organizzazione che si occupa di tenere sotto controllo le perone speciali come Kohaku.
Come abbia fatto questo manga a diventare così famoso rimane per me un mistero e molti che lo hanno letto dicono che lo apprezzano soprattutto per i disegni.
Personalmente non sono d'accordo. I disegni hanno tratto infantile, non molto curato, con grandi occhioni dolci (qualche volta anche storti), invece di essere precisi e espressivi.
Né consiglio, né sconsiglio questo manga. La trama è carina e si legge molto velocemente. Però i 8.60 euro per questi due volumi possono essere spesi per comprare un manga con basi più solide e meglio descritto, sia dal punto narrativo che dal punto grafico.
Ho trovato questo manga davvero molto bello. Mi è piaciuto sin dall'inizio. È una storia molto carina e semplice, per niente impegnativa che comunque riesce a coinvolgerti senza problemi.
La storia parla di una ragazzina di nome Yuro, che è in grado di volare. Una sera, mentre stava sorvolando sulla città nella quale si era appena trasferita con suo padre e la sua fedele gattina di nome Wendy, anch'essa dotata del dono di volare e della parola, le cade per sbaglio il cellulare. Quell'oggetto finisce in mano di un ragazzo che ha la sua stessa età e che va in classe con lei, destinato a diventare suo amico. Questi due ragazzi di prima media dovranno affrontare molte difficoltà e decisioni davvero difficili per la loro giovane età. Naturalmente ci sono anche delle scene divertenti che non appesantiscono il manga, che già di per sé è molto leggero.
Le immagini sono fatte benissimo. Sono precise in ogni minimo dettaglio, le scene sono sempre molto chiare.
Questa lettura la consiglio a tutti quelli che desiderano un fumetto non impegnativo ma coinvolgente e interessante. Il mio voto è un 9.
La storia parla di una ragazzina di nome Yuro, che è in grado di volare. Una sera, mentre stava sorvolando sulla città nella quale si era appena trasferita con suo padre e la sua fedele gattina di nome Wendy, anch'essa dotata del dono di volare e della parola, le cade per sbaglio il cellulare. Quell'oggetto finisce in mano di un ragazzo che ha la sua stessa età e che va in classe con lei, destinato a diventare suo amico. Questi due ragazzi di prima media dovranno affrontare molte difficoltà e decisioni davvero difficili per la loro giovane età. Naturalmente ci sono anche delle scene divertenti che non appesantiscono il manga, che già di per sé è molto leggero.
Le immagini sono fatte benissimo. Sono precise in ogni minimo dettaglio, le scene sono sempre molto chiare.
Questa lettura la consiglio a tutti quelli che desiderano un fumetto non impegnativo ma coinvolgente e interessante. Il mio voto è un 9.
Kohaku, la protagonista di questo manga shojo disegnato da Mayu Sakai, ha particolari abilità, infatti sa volare e muovere oggetti. Una notte, mentre sorvola la città come suo solito in cerca della madre, fa cadere per errore un suo oggetto che verrà trovato da Yuro. Il giorno dopo Kohaku scoprirà che Yuro frequenta la sua stessa scuola e cercherà di riprendersi l'oggetto perduto, ma senza successo, e in più vengono scoperti i suoi poteri da Yuro, che deciderà di aiutarla a cercare la madre.
I disegni sono molto carini, ma presentano una grande pecca, infatti sono privi di sfondi. I personaggi sono animati sempre dai soliti caratteri. Lui: freddo, serioso. Lei: ingenua, ma non credo sia la parola più adeguata per descrivere Kohaku, infatti la parola giusta per Kohaku è una sola, cioè "stupida", tanto da irritare il lettore, che non riuscirà ad affezionarsi ai personaggi. I personaggi secondari poi sono inesistenti, anche quelli che hanno un ruolo importante nella storia.
Questo manga poteva almeno raggiungere la sufficienza se perlomeno l'autrice si fosse impegnata nello spiegare alcune cose, come la ragione dei poteri di Kohaku, il perché della fuga della madre della protagonista, o cosa fosse e di quali ricerche si occupava il centro, ma purtroppo non l'ha fatto, invece di pensare ad approfondire la parte fantascientifica si è dedicata maggiormente al rapporto sentimentale dei protagonisti.
Per finire sconsiglio questo manga, perché di certo in giro ci sono titoli più meritevoli.
I disegni sono molto carini, ma presentano una grande pecca, infatti sono privi di sfondi. I personaggi sono animati sempre dai soliti caratteri. Lui: freddo, serioso. Lei: ingenua, ma non credo sia la parola più adeguata per descrivere Kohaku, infatti la parola giusta per Kohaku è una sola, cioè "stupida", tanto da irritare il lettore, che non riuscirà ad affezionarsi ai personaggi. I personaggi secondari poi sono inesistenti, anche quelli che hanno un ruolo importante nella storia.
Questo manga poteva almeno raggiungere la sufficienza se perlomeno l'autrice si fosse impegnata nello spiegare alcune cose, come la ragione dei poteri di Kohaku, il perché della fuga della madre della protagonista, o cosa fosse e di quali ricerche si occupava il centro, ma purtroppo non l'ha fatto, invece di pensare ad approfondire la parte fantascientifica si è dedicata maggiormente al rapporto sentimentale dei protagonisti.
Per finire sconsiglio questo manga, perché di certo in giro ci sono titoli più meritevoli.
Kohaku è una ragazzina allegra, vivace, gentile e dalle particolari facoltà. Quando il cielo è buio oppure oscurato da neve o pioggia, può infatti volare o usare la telecinesi. La ragazzina, accompagnata da una gatta che inspiegabilmente parla e ha le ali, sorvola ogni notte la città alla ricerca della madre che la abbandonò in tenera età. Durante una di queste ricognizioni, incontrerà il protagonista maschile della storia, Yuro, un suo compagno di scuola che invece è il suo esatto opposto, essendo il classico stereotipo del figone cool da shojo manga e avendo una vita abbastanza travagliata perché succube di un rapporto burrascoso con la famiglia.
Venuto a conoscenza del suo segreto, Yuro farà amicizia con la ragazza e l’aiuterà nella sua ricerca.
Questa la trama di Peter Pan Syndrome di Mayu Sakai, autrice che sta godendo di una discreta popolarità nel nostro paese e che, pare, sia una delle nuove punte di diamante della nota rivista shojo Ribon.
Il perché di tanto successo, devo ammettere, mi è oscuro, poiché a livello grafico Peter Pan Syndrome non è nulla di particolare, non presenta elementi di originalità che lo distinguano da moltissime altre produzioni analoghe (si noti ad esempio che la Planet Manga sta lanciando ultimamente in contemporanea le opere di Mayu Sakai e Nana Haruta, e trovare differenze stilistiche fra le opere delle due autrici è assai arduo). Vi sono tutti gli stereotipi grafici dello shojo manga del post-anni ’90, con grandi occhioni (qui a onor del vero un pelino più “storti” del consueto), personaggi tutti un po’ simili fra loro e a cui mancano dei veri e propri segni particolari che possano farli spiccare fra mille, ragazzi super-belli ed effeminati che ogni lettore maschio vorrebbe prendere a badilate sui denti ma che verranno invece elogiati dalle lettrici, specialmente quelle di età più giovane, tavole costituite in gran parte di primi piani (spesso e volentieri corredati da fiori, stelline e retini a profusione) e una certa scarsità nel dipingere gli sfondi.
Il voler seguire le convenzioni, tuttavia, non è necessariamente un problema. Basti pensare a quanti emuli di Wataru Yoshizumi o Ai Yazawa girino sulle riviste che pubblicano shojo manga, ma che riescono a farsi notare scrivendo storie originali. Diciamo che, a livello grafico, l’unica cosa particolarmente fastidiosa di Peter Pan Syndrome è stata non trovare un personaggio maschile che si potesse realmente definire tale, in quanto anche il padre della protagonista o i due antagonisti seguono il classico stereotipo dell’uomo giovane, bello e figo invece che venire rappresentati più plausibilmente come si converrebbe alla loro età, cosa che avrebbe donato al tutto un’aria ben più piacevole.
Uno stile di disegno non troppo originale, dunque, potrà incidere casomai sui difetti della storia ma non potrà affossarla del tutto, se sorretta da trama o personaggi originali o all’altezza. Purtroppo per Peter Pan Syndrome, anche questi elementi fanno un po’ acqua.
Intendiamoci, la vicenda di base, seppur non si può dire che sia del tutto originale (vi sono, infatti, diversi elementi che sono ripresi da Himechan no ribbon, Ultra Maniac, Miracle Girls e altre opere “magiche” del genere), perlomeno porta una ventata di novità rispetto ai soliti <i>temi d’amore fra i banchi di scuola</i>. O forse no.
Peter Pan Syndrome tratta di persone con poteri paranormali e di misteriosi centri di ricerca che vogliono catturarle, ma questo argomento viene usato unicamente come pretesto, come sfondo per le vicende scolastico-amorose dei personaggi, le quali rimangono sempre ben visibili e smorzano l’interessante parentesi fantascientifica.
Si noti, appunto, il personaggio di Tooko, colei che introduce la suddetta digressione fantascientifica nella trama. Tooko rimane il classico stereotipo di bellona un po’ facile alla Yoshizumi, che vede un ragazzo per la prima volta e comincia a sedurlo solo per far sfregio alla protagonista. L’interessante sottotrama legata al personaggio viene così completamente accantonata perché scopo dell’autrice è introdurre Tooko unicamente come “terzo incomodo” nella relazione amorosa fra i due protagonisti, e avere così la scusa per dedicarsi a schermaglie amorose e dispetti da cheerleader dei telefilm americani, piuttosto che sviluppare argomenti più maturi e interessanti.
Non soltanto Tooko, ma un po’ tutto il cast di Peter Pan Syndrome non riesce a brillare e ad imprimersi nella mente del lettore. La stessa protagonista Kohaku sarà allegra, simpatica, buona quanto volete, ma ha un difetto. È stupida. Non stupida come, ad esempio, Usagi di Sailor Moon che si sveglia tardi ed esce di casa correndo col toast in bocca, prende brutti voti nei compiti, inciampa e piange di continuo. Nossignori, Kohaku è peggio. Non siamo ai livelli di Usagi, ma a “Papà, comprami il reggiseno, così magari usandolo mi cresceranno le misure!”. Non siamo ai livelli di Usagi, ma a quelli di Arale, solo che Arale è un robot costruito da mano umana e quindi inesperto delle cose del mondo e peraltro vive in una storia demenziale dove non è necessario avere dei ragionamenti sensati. Kohaku, invece, aldilà dei suoi poteri speciali, passerebbe per una normalissima studentessa… dell’asilo, forse! I suoi ragionamenti saranno tutti piuttosto elementari, sia nel porsi nelle vicende quotidiane, sia in quelle sentimentali, sia nei rapporti con tutti gli altri personaggi. Talmente elementari da sembrare un po’ ridicoli e da non permettere così al lettore di affezionarsi al personaggio, quanto piuttosto di volerlo prendere a schiaffi.
Sindrome di Peter Pan, la chiama l’autrice. No, qui non si tratta di purezza infantile e di volontà di non crescere, è semplicemente incapacità di produrre ragionamenti sensati.
Yuro, dal canto suo, non è tanto migliore, ma del resto non possiamo neppure fargliene una colpa, dato che i difetti di Yuro non sono tanto suoi quanto del 90% dei protagonisti maschili degli shojo manga. Si tratta del classico stereotipo del belloccio cool e perennemente scazzato, che un momento litiga con la protagonista e un momento dopo le giura amore eterno con frasone da film.
A questo si aggiunge che la brevità dell’opera, concentrata in solo un volume e mezzo (la seconda metà dell’ultimo volume è infatti occupata da una trascurabile storiella breve avulsa dalla trama di Peter Pan Syndrome), non permette ai due protagonisti di svilupparsi secondo un percorso graduale che li porti a frequentarsi come amici o a vivere esperienze insieme al di fuori dell’ambiente scolastico o della trama principale. La trama scorre troppo serrata e i rapporti tra i due protagonisti non sono approfonditi col giusto peso, col risultato che Yuro appare un personaggio lunatico e incoerente nei suoi sentimenti verso Kohaku, cosa che stride con la presunta intelligenza che gli viene attribuita all’interno della storia.
Si diceva di una parentesi fantascientifica. In effetti, Peter Pan Syndrome di elementi sovrannaturali ne mette moltissimi, riuscendo anche a tessere una buona tela di mistero intorno a loro. Più che interessarsi a una stupida ragazzina che si innamora di un figone freddo, il lettore è spinto a chiedersi quale sia l’origine dei poteri di Kohaku, il perché abbiano determinate clausole, perché la madre è fuggita e cosa c’entri lei coi poteri della figlia, come mai è spuntato dal nulla un centro di ricerche, cosa vi facciano e in che modo vi sarà legata Kohaku, perché la gatta della ragazza parla e ha le ali.
Ebbene, tenetevi forte. La maggior parte di questi quesiti non avrà risposta nell’arco della storia, e le poche risposte che riceveremo non saranno affatto soddisfacenti. In più, ciliegina sulla torta, il finale sarà terribilmente tirato via, incompleto e incoerente con ciò che era stato narrato fino a poche pagine prima.
La sceneggiatura di Peter Pan Syndrome sarà talmente piena di buchi narrativi ed elementi tralasciati da far rimanere attonito il lettore, il quale si chiederà il senso del fumetto. Non trovandolo, ahilui. Mayu Sakai voleva forse fare il passo più lungo della gamba, narrando una storia con elementi particolari che si distaccasse dai soliti intrallazzi amorosi scolastici, ma non è riuscita nel suo intento. Del resto, a leggere quel che dice di sé nei free talks nei quarti di pagina, Mayu Sakai parrebbe essere una ragazzina, non di molto più grande delle sue lettrici, che guarda tutti i film di Johnny Depp perché è figo e che si esalta nel vedere quanto è bello il Cloud di Final Fantasy Advent Children. Come darle credito, se lei stessa si propone così ai suoi lettori?
Se affidato a mani più esperte, che avrebbero potuto dare alla storia uno stile grafico più originale, dei personaggi meno sciocchini e una trama più matura e rilassata, che potesse trattare argomenti particolari in maniera meno infantile e affrettata, forse Peter Pan Syndrome sarebbe stato un buon fumetto. Così rimane solo una storia affrettata e priva di senso, che difficilmente verrà ricordata.
Probabilmente piacerà alle lettrici in età preadolescenziale, che magari sogneranno di avere un ragazzo cool come Yuro con cui condividere un segreto speciale e non baderanno agli evidenti difetti di sceneggiatura, e solo a loro. Per tutti gli altri, se si è alla ricerca di shojo che possano far coadiuvare in maniera intelligente un’ambientazione scolastica, sentimenti, mistero ed elementi di fantasia, consiglio di rivolgersi ad altro, magari ad opere anni ’90, decade che a mio avviso rappresenta l’apice raggiunto dalle storie di questo genere.
Venuto a conoscenza del suo segreto, Yuro farà amicizia con la ragazza e l’aiuterà nella sua ricerca.
Questa la trama di Peter Pan Syndrome di Mayu Sakai, autrice che sta godendo di una discreta popolarità nel nostro paese e che, pare, sia una delle nuove punte di diamante della nota rivista shojo Ribon.
Il perché di tanto successo, devo ammettere, mi è oscuro, poiché a livello grafico Peter Pan Syndrome non è nulla di particolare, non presenta elementi di originalità che lo distinguano da moltissime altre produzioni analoghe (si noti ad esempio che la Planet Manga sta lanciando ultimamente in contemporanea le opere di Mayu Sakai e Nana Haruta, e trovare differenze stilistiche fra le opere delle due autrici è assai arduo). Vi sono tutti gli stereotipi grafici dello shojo manga del post-anni ’90, con grandi occhioni (qui a onor del vero un pelino più “storti” del consueto), personaggi tutti un po’ simili fra loro e a cui mancano dei veri e propri segni particolari che possano farli spiccare fra mille, ragazzi super-belli ed effeminati che ogni lettore maschio vorrebbe prendere a badilate sui denti ma che verranno invece elogiati dalle lettrici, specialmente quelle di età più giovane, tavole costituite in gran parte di primi piani (spesso e volentieri corredati da fiori, stelline e retini a profusione) e una certa scarsità nel dipingere gli sfondi.
Il voler seguire le convenzioni, tuttavia, non è necessariamente un problema. Basti pensare a quanti emuli di Wataru Yoshizumi o Ai Yazawa girino sulle riviste che pubblicano shojo manga, ma che riescono a farsi notare scrivendo storie originali. Diciamo che, a livello grafico, l’unica cosa particolarmente fastidiosa di Peter Pan Syndrome è stata non trovare un personaggio maschile che si potesse realmente definire tale, in quanto anche il padre della protagonista o i due antagonisti seguono il classico stereotipo dell’uomo giovane, bello e figo invece che venire rappresentati più plausibilmente come si converrebbe alla loro età, cosa che avrebbe donato al tutto un’aria ben più piacevole.
Uno stile di disegno non troppo originale, dunque, potrà incidere casomai sui difetti della storia ma non potrà affossarla del tutto, se sorretta da trama o personaggi originali o all’altezza. Purtroppo per Peter Pan Syndrome, anche questi elementi fanno un po’ acqua.
Intendiamoci, la vicenda di base, seppur non si può dire che sia del tutto originale (vi sono, infatti, diversi elementi che sono ripresi da Himechan no ribbon, Ultra Maniac, Miracle Girls e altre opere “magiche” del genere), perlomeno porta una ventata di novità rispetto ai soliti <i>temi d’amore fra i banchi di scuola</i>. O forse no.
Peter Pan Syndrome tratta di persone con poteri paranormali e di misteriosi centri di ricerca che vogliono catturarle, ma questo argomento viene usato unicamente come pretesto, come sfondo per le vicende scolastico-amorose dei personaggi, le quali rimangono sempre ben visibili e smorzano l’interessante parentesi fantascientifica.
Si noti, appunto, il personaggio di Tooko, colei che introduce la suddetta digressione fantascientifica nella trama. Tooko rimane il classico stereotipo di bellona un po’ facile alla Yoshizumi, che vede un ragazzo per la prima volta e comincia a sedurlo solo per far sfregio alla protagonista. L’interessante sottotrama legata al personaggio viene così completamente accantonata perché scopo dell’autrice è introdurre Tooko unicamente come “terzo incomodo” nella relazione amorosa fra i due protagonisti, e avere così la scusa per dedicarsi a schermaglie amorose e dispetti da cheerleader dei telefilm americani, piuttosto che sviluppare argomenti più maturi e interessanti.
Non soltanto Tooko, ma un po’ tutto il cast di Peter Pan Syndrome non riesce a brillare e ad imprimersi nella mente del lettore. La stessa protagonista Kohaku sarà allegra, simpatica, buona quanto volete, ma ha un difetto. È stupida. Non stupida come, ad esempio, Usagi di Sailor Moon che si sveglia tardi ed esce di casa correndo col toast in bocca, prende brutti voti nei compiti, inciampa e piange di continuo. Nossignori, Kohaku è peggio. Non siamo ai livelli di Usagi, ma a “Papà, comprami il reggiseno, così magari usandolo mi cresceranno le misure!”. Non siamo ai livelli di Usagi, ma a quelli di Arale, solo che Arale è un robot costruito da mano umana e quindi inesperto delle cose del mondo e peraltro vive in una storia demenziale dove non è necessario avere dei ragionamenti sensati. Kohaku, invece, aldilà dei suoi poteri speciali, passerebbe per una normalissima studentessa… dell’asilo, forse! I suoi ragionamenti saranno tutti piuttosto elementari, sia nel porsi nelle vicende quotidiane, sia in quelle sentimentali, sia nei rapporti con tutti gli altri personaggi. Talmente elementari da sembrare un po’ ridicoli e da non permettere così al lettore di affezionarsi al personaggio, quanto piuttosto di volerlo prendere a schiaffi.
Sindrome di Peter Pan, la chiama l’autrice. No, qui non si tratta di purezza infantile e di volontà di non crescere, è semplicemente incapacità di produrre ragionamenti sensati.
Yuro, dal canto suo, non è tanto migliore, ma del resto non possiamo neppure fargliene una colpa, dato che i difetti di Yuro non sono tanto suoi quanto del 90% dei protagonisti maschili degli shojo manga. Si tratta del classico stereotipo del belloccio cool e perennemente scazzato, che un momento litiga con la protagonista e un momento dopo le giura amore eterno con frasone da film.
A questo si aggiunge che la brevità dell’opera, concentrata in solo un volume e mezzo (la seconda metà dell’ultimo volume è infatti occupata da una trascurabile storiella breve avulsa dalla trama di Peter Pan Syndrome), non permette ai due protagonisti di svilupparsi secondo un percorso graduale che li porti a frequentarsi come amici o a vivere esperienze insieme al di fuori dell’ambiente scolastico o della trama principale. La trama scorre troppo serrata e i rapporti tra i due protagonisti non sono approfonditi col giusto peso, col risultato che Yuro appare un personaggio lunatico e incoerente nei suoi sentimenti verso Kohaku, cosa che stride con la presunta intelligenza che gli viene attribuita all’interno della storia.
Si diceva di una parentesi fantascientifica. In effetti, Peter Pan Syndrome di elementi sovrannaturali ne mette moltissimi, riuscendo anche a tessere una buona tela di mistero intorno a loro. Più che interessarsi a una stupida ragazzina che si innamora di un figone freddo, il lettore è spinto a chiedersi quale sia l’origine dei poteri di Kohaku, il perché abbiano determinate clausole, perché la madre è fuggita e cosa c’entri lei coi poteri della figlia, come mai è spuntato dal nulla un centro di ricerche, cosa vi facciano e in che modo vi sarà legata Kohaku, perché la gatta della ragazza parla e ha le ali.
Ebbene, tenetevi forte. La maggior parte di questi quesiti non avrà risposta nell’arco della storia, e le poche risposte che riceveremo non saranno affatto soddisfacenti. In più, ciliegina sulla torta, il finale sarà terribilmente tirato via, incompleto e incoerente con ciò che era stato narrato fino a poche pagine prima.
La sceneggiatura di Peter Pan Syndrome sarà talmente piena di buchi narrativi ed elementi tralasciati da far rimanere attonito il lettore, il quale si chiederà il senso del fumetto. Non trovandolo, ahilui. Mayu Sakai voleva forse fare il passo più lungo della gamba, narrando una storia con elementi particolari che si distaccasse dai soliti intrallazzi amorosi scolastici, ma non è riuscita nel suo intento. Del resto, a leggere quel che dice di sé nei free talks nei quarti di pagina, Mayu Sakai parrebbe essere una ragazzina, non di molto più grande delle sue lettrici, che guarda tutti i film di Johnny Depp perché è figo e che si esalta nel vedere quanto è bello il Cloud di Final Fantasy Advent Children. Come darle credito, se lei stessa si propone così ai suoi lettori?
Se affidato a mani più esperte, che avrebbero potuto dare alla storia uno stile grafico più originale, dei personaggi meno sciocchini e una trama più matura e rilassata, che potesse trattare argomenti particolari in maniera meno infantile e affrettata, forse Peter Pan Syndrome sarebbe stato un buon fumetto. Così rimane solo una storia affrettata e priva di senso, che difficilmente verrà ricordata.
Probabilmente piacerà alle lettrici in età preadolescenziale, che magari sogneranno di avere un ragazzo cool come Yuro con cui condividere un segreto speciale e non baderanno agli evidenti difetti di sceneggiatura, e solo a loro. Per tutti gli altri, se si è alla ricerca di shojo che possano far coadiuvare in maniera intelligente un’ambientazione scolastica, sentimenti, mistero ed elementi di fantasia, consiglio di rivolgersi ad altro, magari ad opere anni ’90, decade che a mio avviso rappresenta l’apice raggiunto dalle storie di questo genere.
Dopo Nagatacho Strawberry - Sapore di Fragola e Rockin' Heaven ecco una nuova opera della bravissima Mayu Sakai. Questa volta si tratta di una storia breve in due volumi, in cui la mangaka sperimenta un nuovo tema, quello del sovrannaturale. La storia è semplice e si sviluppa in maniera chiara, lasciando in alcuni punti al lettore la possibilità di inventare a proprio piacimento quello che la mangaka non racconta espressamente (come detto anche da Sawa è la stessa autrice a proporre questa soluzione nei free talk presenti nei volumi). La protagonista della storia è Kohaku, una ragazzina di 12 anni che con il famoso Peter Pan ha in comune due cose: sa volare ed è dotata di grande spensieratezza ed ingenuità; doti che si vanno a scontrare con il carattere maturo e razionale dell'amico (?) Yuro. I disegni sono molto belli e delicati, come sempre del resto. Personalmente ho trovato questa storia molto carina e tenera, capace di trasmettere tanta spensieratezza; anche l'episodio autoconculsivo posto a fine del secondo volume è carino.
Consiglio a tutti gli amanti degli shojo, e soprattutto di Mayu Sakai, di non perdersi questa storia, nonostante la sua brevità vale veramente la pena leggerla!
Consiglio a tutti gli amanti degli shojo, e soprattutto di Mayu Sakai, di non perdersi questa storia, nonostante la sua brevità vale veramente la pena leggerla!
Mayu Sakai è nota in Italia per i manga Rockin’ Heaven e Sapore di fragola e questa serie breve, definita “sperimentale” dall’autrice, è stata pubblicata su Ribon, forse la principale rivista di shojo manga che ospita le mangaka più di rilievo del settore, proprio nell’intervallo tra queste due serie. Solitamente queste opere di” pausa” tra serie maggiori vengono spesso ritenute poco curate da parte dell’autore perché intento a trovare un buon “Name” per una nuova serializzazione, ma si può dire che questo non è certamente il caso.
Kohaku è una ragazza veramente particolare, fin da piccola ha il potere di volteggiare liberamente in aria incurante della gravità, un potere ereditato da una madre della quale non serba alcun ricordo perché dopo poco la sua nascita decise di abbandonare la figlia. Così Kohaku è alla perenne ricerca della madre, ma finirà per trovare ben altro: per colpa della sua sbadataggine finisce con il conoscere Yuro, che ben presto scoprirà il suo segreto. Però, capendo il difficile passato vissuto da questa ragazza, Yuro decide di non rivelare a nessuno il segreto e promette di aiutarla a trovare sua madre.
Una storia non tra le più originali ma che sa risultare accattivante grazie all’impronta narrativa veloce ma comunque esplicativa, anche se non priva di banalità o forzature raramente risulterà noiosa, riuscendo comunque a far capire il necessario la lettore regalando anche qualche colpo di scena.
I disegni sono di ottima fattura, lo stile della Sakai è decisamente moderno ma sa essere originale e uno dei segni distintivi saranno gli occhi, grandi e dettagliati che sapranno esprimere perfettamente le emozioni; un’altra orma dell’autrice si può trovare nel campo dell’abbigliamento, vari capi originali sapranno sempre sottolineare le varie nature caratteriali dei personaggi.
Probabilmente il tratto elegante, sottile e pulito, non basta da solo a creare uno stile originale, la spinta in più la daranno i retini. Ogni pagina avrà un abbondante uso degli stessi ma non risulterà mai pesante, saranno sempre ottimamente orchestrati mantenendo ogni pagina vivace senza mai risultare noiosa o stancante alla vista, inoltre spesso verranno usati come se ci trovassimo di fronte agli shojo degli anni 80/90, in soluzioni che sempre più raramente si vedono nelle opere moderne, andando così a creare una commistione di “annate” veramente piacevole.
L’edizione Panini ha un buon rapporto qualità prezzo, due volumi privi di sovraccoperta ma di buona fattura, la copertina è flessibile e resistente, mentre le pagine saranno leggermente grigie e prive di trasparenze, come nella classica fascia low cost dell’editore. La vera pecca è la mancanza di pagine a colori, visto che ci troviamo di fronte ad una delle poche autrici che ancora colorano a mano le pin-up e i frontespizi, però la Panini si fa perdonare con le onomatopee tradotte a lato di quelle originali in modo da non deturpare il lavoro della mangaka; anche nei ritocchi grafici delle vignette sarà svolto un ottimo lavoro il meno invasivo possibile.
Questa storia si presenta come una reinterpretazione di Peter Pan, ma è corretto dire così? Non avremo avventura, azione, personaggi di fantasia in un mondo fantastico, i bimbi sperduti, la storia del bambino eterno che porta con se tre ragazzi, quindi oltre alla ragazza che vola non avremo altre similitudini. Ma è veramente così? Reputare la fiaba di Peter Pan una mera accozzaglia di fatti narrati sarebbe sbagliato, bisogna guardare in profondità.
La protagonista reincarna lo spirito del bambino eterno, semplice e spensierata, dolce e immatura, che si trova di fronte a scelte dure da compiere, facendola riflettere e dovendo scegliere se crescere per vivere felice, anche se tra esperienze che possono risultare amare, o rimanere per sempre una bambina ingenua che non vede ciò che di brutto la circonda. Una scelta che tutti prima o poi nella vita affrontano ed è questo il senso originale dell’opera.
Quindi il titolo dell’opera risulta corretto, ovvero la “Sindrome da Peter Pan”, la voglia di non crescere mai, di rimanere o tornare bambini per rimanerci per sempre, ed è questo che farà, ci farà venire voglia di tornare piccoli per assaporare una vita di apparente dolcezza e felicità ma facendoci capire che alla fine decideremmo comunque di tornare grandi.
In conclusione parlare di reinterpretazione è comunque errato, presentandosi come opera che prende spunto o che si ispira a Peter Pan, o semplicemente dichiarando di basarsi sulla “Sindrome di Peter Pan”, sarebbe stato più corretto e non avrebbe creato false illusioni in un fan dell’opera originale.
Un manga leggero, intenso nella sua brevità, che riuscirà a farci sorridere e pensare a come tutti noi siamo stati nel passato, facendoci sognare come sarebbe bello poterci tornare anche solo un giorno. Nonostante alcuni momenti possano apparire fuori luogo per l’età dei protagonisti, nel complesso si rivela un’opera dolce che farà breccia nel cuore di chi vorrà leggerla.
Kohaku è una ragazza veramente particolare, fin da piccola ha il potere di volteggiare liberamente in aria incurante della gravità, un potere ereditato da una madre della quale non serba alcun ricordo perché dopo poco la sua nascita decise di abbandonare la figlia. Così Kohaku è alla perenne ricerca della madre, ma finirà per trovare ben altro: per colpa della sua sbadataggine finisce con il conoscere Yuro, che ben presto scoprirà il suo segreto. Però, capendo il difficile passato vissuto da questa ragazza, Yuro decide di non rivelare a nessuno il segreto e promette di aiutarla a trovare sua madre.
Una storia non tra le più originali ma che sa risultare accattivante grazie all’impronta narrativa veloce ma comunque esplicativa, anche se non priva di banalità o forzature raramente risulterà noiosa, riuscendo comunque a far capire il necessario la lettore regalando anche qualche colpo di scena.
I disegni sono di ottima fattura, lo stile della Sakai è decisamente moderno ma sa essere originale e uno dei segni distintivi saranno gli occhi, grandi e dettagliati che sapranno esprimere perfettamente le emozioni; un’altra orma dell’autrice si può trovare nel campo dell’abbigliamento, vari capi originali sapranno sempre sottolineare le varie nature caratteriali dei personaggi.
Probabilmente il tratto elegante, sottile e pulito, non basta da solo a creare uno stile originale, la spinta in più la daranno i retini. Ogni pagina avrà un abbondante uso degli stessi ma non risulterà mai pesante, saranno sempre ottimamente orchestrati mantenendo ogni pagina vivace senza mai risultare noiosa o stancante alla vista, inoltre spesso verranno usati come se ci trovassimo di fronte agli shojo degli anni 80/90, in soluzioni che sempre più raramente si vedono nelle opere moderne, andando così a creare una commistione di “annate” veramente piacevole.
L’edizione Panini ha un buon rapporto qualità prezzo, due volumi privi di sovraccoperta ma di buona fattura, la copertina è flessibile e resistente, mentre le pagine saranno leggermente grigie e prive di trasparenze, come nella classica fascia low cost dell’editore. La vera pecca è la mancanza di pagine a colori, visto che ci troviamo di fronte ad una delle poche autrici che ancora colorano a mano le pin-up e i frontespizi, però la Panini si fa perdonare con le onomatopee tradotte a lato di quelle originali in modo da non deturpare il lavoro della mangaka; anche nei ritocchi grafici delle vignette sarà svolto un ottimo lavoro il meno invasivo possibile.
Questa storia si presenta come una reinterpretazione di Peter Pan, ma è corretto dire così? Non avremo avventura, azione, personaggi di fantasia in un mondo fantastico, i bimbi sperduti, la storia del bambino eterno che porta con se tre ragazzi, quindi oltre alla ragazza che vola non avremo altre similitudini. Ma è veramente così? Reputare la fiaba di Peter Pan una mera accozzaglia di fatti narrati sarebbe sbagliato, bisogna guardare in profondità.
La protagonista reincarna lo spirito del bambino eterno, semplice e spensierata, dolce e immatura, che si trova di fronte a scelte dure da compiere, facendola riflettere e dovendo scegliere se crescere per vivere felice, anche se tra esperienze che possono risultare amare, o rimanere per sempre una bambina ingenua che non vede ciò che di brutto la circonda. Una scelta che tutti prima o poi nella vita affrontano ed è questo il senso originale dell’opera.
Quindi il titolo dell’opera risulta corretto, ovvero la “Sindrome da Peter Pan”, la voglia di non crescere mai, di rimanere o tornare bambini per rimanerci per sempre, ed è questo che farà, ci farà venire voglia di tornare piccoli per assaporare una vita di apparente dolcezza e felicità ma facendoci capire che alla fine decideremmo comunque di tornare grandi.
In conclusione parlare di reinterpretazione è comunque errato, presentandosi come opera che prende spunto o che si ispira a Peter Pan, o semplicemente dichiarando di basarsi sulla “Sindrome di Peter Pan”, sarebbe stato più corretto e non avrebbe creato false illusioni in un fan dell’opera originale.
Un manga leggero, intenso nella sua brevità, che riuscirà a farci sorridere e pensare a come tutti noi siamo stati nel passato, facendoci sognare come sarebbe bello poterci tornare anche solo un giorno. Nonostante alcuni momenti possano apparire fuori luogo per l’età dei protagonisti, nel complesso si rivela un’opera dolce che farà breccia nel cuore di chi vorrà leggerla.
Ecco un'altra bella opera della talentuosa Mayu Sakai. Una storia stavolta con meno pretese delle precedenti, in particolare rispetto a Nagatacho Strawberry - Sapore di Fragola, e lontano dall'intreccio classico degli shojo di Rockin' Heaven. Il titolo promette una rivisitazione della fiaba di Peter Pan ma in realtà, come già precisato da Shaoranlover nella sua recensione, la piccola Kohaku ha ben poco in comune col celebre personaggio. Mettendo da parte somiglianze, paragoni eccetera, e prendendola come una storia a sé stante, Peter Pan Syndrome è uno shojo a sfondo soprannaturale ben costruito e ben disegnato. Forse alcuni punti si sarebbero potuti approfondire però, a questo proposito, concordo con il pensiero della mangaka, espresso in uno dei numerosi e divertenti free talk: secondo quanto scritto dalla Sakai, il lasciare sospese alcune situazioni e magari non svelarne i dettagli, soprattutto per quanto concerne il finale, spinge ad usare la propria fantasia per spiegare alcuni eventi e questo rende la storia un po' più magica e misteriosa.
L'intreccio comunque è ben sviluppato e i disegni li ho trovati veramente molto belli, in stile Sakai. Forse il tratto è un po' più pulito rispetto ad esempio ai disegni di Rockin'Heaven, ma assolutamente bello da vedere.
Il mio voto è 8 perché si tratta di soli due volumi e, obiettivamente, non può essere considerato un capolavoro. L'autrice comunque, secondo il mio parere, si è giocata bene la carta del manga breve ad elemento soprannaturale. Un esperimento riuscito senza dubbio. In attesa di leggere "Momo - Welcome to the Worldend Garden" i fan della Sakai troveranno interessante questa lettura e, fan a parte, Peter Pan Syndrome lo consiglio principalmente agli amanti degli shojo che cercano qualcosa di dolce e magico ma senza troppe pretese.
L'intreccio comunque è ben sviluppato e i disegni li ho trovati veramente molto belli, in stile Sakai. Forse il tratto è un po' più pulito rispetto ad esempio ai disegni di Rockin'Heaven, ma assolutamente bello da vedere.
Il mio voto è 8 perché si tratta di soli due volumi e, obiettivamente, non può essere considerato un capolavoro. L'autrice comunque, secondo il mio parere, si è giocata bene la carta del manga breve ad elemento soprannaturale. Un esperimento riuscito senza dubbio. In attesa di leggere "Momo - Welcome to the Worldend Garden" i fan della Sakai troveranno interessante questa lettura e, fan a parte, Peter Pan Syndrome lo consiglio principalmente agli amanti degli shojo che cercano qualcosa di dolce e magico ma senza troppe pretese.
Dalla magica fiaba di Peter Pan di J. Barrie, che conquista grandi e piccini da un secolo a questa parte, ecco arrivare dal Giappone un manga che promette una rivisitazione personale dell'autrice, Mayu Sakai.
Reperire opere che si ispirano a quella che per me è non una mera favola per bambini, ma un racconto meraviglioso che mi avvince come nulla al mondo ogni volta che sfoglio le pagine del libro o rivisiono i film (quello del 2003 interpretato da Jeremy Sumpter e Hook - Capitan Uncino in primis) e cartoni animati (nonostante il roscetto della Disney non sia mai riuscito a guadagnarsi la mia simpatia, e non riesca a capire per quale arcana ragione nelle Avventure di Peter Pan, anime giapponese tra l'altro, l'eterno ragazzo avesse quel viso schiacciato, ma questi son dettagli) è una grande gioia.
Dopo questa premessa sentimentale, posso dire di essere soddisfatto dalla trattazione di Mayu Sakai? Assolutamente no.
Se dovessi riassumere la creazione di Sakai-sensei, ricorrerei a due parole, due come i volumetti di cui consta: banalità e superficialità.
Ciò è lampante solo scorrendo la trama: cos'ha Kohaku Hasumi, la nostra protagonista, di Peter Pan? La capacità di volare. È forse frutto di un'interiorizzazione della purezza, della spontaneità, della spensieratezza dell'esser bambini? Niente affatto, Kohaku vola per non meglio precisate facoltà acquisite alla nascita. E non proviene da un mondo dove vigono regole fisiche e comportamentali alternative, no, "ride come noi, piange come noi" nel nostro stesso mondo.
Intendiamoci, non è l'illogicità dell'espediente il problema: quante volte avremo visto, in pellicole cinematografiche, comics, etc, personaggi compiere azioni ancor più improbabili per noi miseri esseri umani con la massima nonchalance? Tanto per rimanere nel mondo dell'animazione nipponica, in Dragon Ball Goku si trasforma in scimmione se guarda la luna piena, a meno che non gli si recida la coda, si teletrasporta, può evocare il drago Shenlong e chiedere che una persona venga resuscitata. Neanche in DB si fornisce una spiegazione, ma queste idee vengono sfruttate in maniera varia, cosciente e coerente, quindi possiamo accettarle e applaudire il maestro Akira Toriyama.
Oppure, per rimanere in ambito shoujo moderno, basti guardare gli espers di Mistress Fortune di Arina Tanemura. Anch'essi volano senza una motivazione logica, eppure sono molto più convincenti di Kohaku di Peter Pan Syndrome.
Ma torniamo alla storia. Le somiglianze con Peter Pan (almeno nelle intenzioni della mangaka) continuano: Kohaku ha un carattere assai infantile, ma, a differenza di Peter, non è dovuto a una scelta consapevole di non voler crescere, Kohaku ha semplicemente dimenticato il cervello nell'utero materno. Cosa volete farci, come in ogni sano rapporto do ut des, Kohaku ha acquisito i suoi poteri dalla madre, ma in cambio non è stata dotata di una mente funzionante. Son cose che capitano.
Tuttavia, questo non è un problema, perché, grazie al cellulare che perde durante uno dei suoi voli notturni (dimenticavo: lei non può utilizzare le sue capacità durante il giorno, ma solo di notte o mentre piove. Risentiranno forse dell'azione delle macchie solari?), la nostra eroina farà la conoscenza di un adolescente, Yuro Tachibana, che, almeno dalle arie che si dà, dovrebbe possedere materia grigia a sufficienza per entrambi.
L'obiettivo di Kohaku è ritrovare sua madre, che scomparve quando lei era ancora piccola. È con questo scopo, oltre che per affinare le sue doti, che lei e la sua gatta volante e parlante Wendy sorvolano la città addormentata.
Una volta che Yuro scopre la particolarità della sua compagna di classe, si unirà alla sua ricerca sperando che la donna si sia recata nell'ospedale presso cui il padre è primario, posizione che i suoi genitori sperano che un giorno il ragazzo possa ricoprire. A causa di ciò, Yuro è vittima di costanti pressioni, che gli impediscono di avere un rapporto sereno con se stesso e i suoi.
Fin qui, le premesse per una trama interessante ci sarebbero: una ragazza capace di volare il cui sogno è incontrare la madre, un ragazzo dal carattere molto chiuso per via delle tensioni familiari, e un set di personaggi abbastanza ampio per un fumetto in due volumi.
Però, come accennavo sopra, questi elementi verranno sviluppati in maniera estremamente approssimativa.
Peter Pan Syndrome non procede sulle linee di un manga che si rispetti: ovvero, non vi sono né personaggi né circostanze che permettono una crescita psicologica dei protagonisti; al contrario, l’arrivo di nuove figure rivela spietatamente la superficialità del fumetto:
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
ad esempio, verso la fine del primo tankoubon viene rivelata l’esistenza di un centro dove si studiano i poteri di persone come Kohaku, da cui la nostra protagonista è scappata, però Mayu Sakai non si degna di chiarire come e perché è fuggita, gioca unicamente sul fatto che il lettore sappia capire quali atrocità possano prodursi in un luogo dove si usano esseri umani come cavie, ma tutto è lasciato alla nostra immaginazione, come arguire se è per questo motivo che Kohaku e suo padre devono traslocare di città in città se altri dovessero vederla fluttuare.
In più, anche il personaggio che introduce quest’elemento, Tooko, può volare, però i suoi poteri stanno gradualmente scomparendo, e questo trauma viene elaborato in termini di: nessuno, tanto meno i maschietti, mi considererà più speciale.
Nemmeno i due protagonisti, Kohaku e Yuro, in realtà crescono tramite un confronto: sono due personalità completamente distinte, e che rimarranno sempre tali, che si attraggono perché negli shoujo manga è consuetudine che nasca una scintilla tra il personaggio femminile stupidino e imbranato e quello maschile che si atteggia a glaciale e intellettuale (per capire quant’è cool, guardate la copertina del secondo numero). Inoltre, se un momento Yuro tratta Kohaku con distacco, l’attimo dopo le dirà frasi come: “Se non mi dici tutto, come posso proteggerti”?
Per non parlare della “rivelazione finale”, le cui conseguenze, potenzialmente forti, si esauriscono nel giro di qualche pagina, portando a un happy end scontato.
Scontato quasi quanto il fumetto autoconclusivo inserito al termine della storia, dove la protagonista esita a rivelare i suoi sentimenti al ragazzo (Takayuki Ouji, il Principe) che le piace, poiché crede lui interessi a un loro amico comune (Futami Ou, il Re). Quanta intelligenza e bontà d’animo penseremo per un istante, ma perché ha questa convinzione? Semplice, in quanto ha visto il Re sorridere alla vista del viso addormentato del Principe. Qui mi arrendo: mi dispiace, non so esprimere convenientemente a parole quanto ho trovato patetica la conclusione cui è saltata la ragazza.
<b>[Fine spoiler.]</b>
Veniamo ora ai disegni. Anche per quanto riguarda il comparto grafico, Sakai-sensei non si allontana dalle convenzioni moderne, quindi troveremo pagine traboccanti di primi piani, pochissimi sfondi, occhi grandi ma poco espressivi per le fanciulle, un po’ più vivi quelli dei personaggi maschili ma piccoli rispetto alla testa. In più, non possiedono una profonda espressività e sono cosparsi di retini identici a innumerevoli altri manga, tanto che ci si potrebbe dilettare a scovare le differenze, qualora ci siano.
L’opera avrebbe guadagnato alcuni punti nella mia valutazione se fosse stata di ambientazione storica, di cui ha solo i mocassini delle divise e l’atmosfera delle copertine, invece di quella scolastica che non ha una giustificazione.
Il grande elenco di difetti che mi sono accanito a segnalare potrebbe essere giustificabile vista la brevità dell’opera, ma comunque questo è Peter Pan Syndrome, in definitiva un prodotto piatto, scarno, composto da idee trite e ritrite, che non vale la spesa di 8,60 euro, che sarebbero investiti in modo decisamente migliore nell’acquisto del romanzo originale di Peter Pan, lì sì che potete andare sul sicuro.
Reperire opere che si ispirano a quella che per me è non una mera favola per bambini, ma un racconto meraviglioso che mi avvince come nulla al mondo ogni volta che sfoglio le pagine del libro o rivisiono i film (quello del 2003 interpretato da Jeremy Sumpter e Hook - Capitan Uncino in primis) e cartoni animati (nonostante il roscetto della Disney non sia mai riuscito a guadagnarsi la mia simpatia, e non riesca a capire per quale arcana ragione nelle Avventure di Peter Pan, anime giapponese tra l'altro, l'eterno ragazzo avesse quel viso schiacciato, ma questi son dettagli) è una grande gioia.
Dopo questa premessa sentimentale, posso dire di essere soddisfatto dalla trattazione di Mayu Sakai? Assolutamente no.
Se dovessi riassumere la creazione di Sakai-sensei, ricorrerei a due parole, due come i volumetti di cui consta: banalità e superficialità.
Ciò è lampante solo scorrendo la trama: cos'ha Kohaku Hasumi, la nostra protagonista, di Peter Pan? La capacità di volare. È forse frutto di un'interiorizzazione della purezza, della spontaneità, della spensieratezza dell'esser bambini? Niente affatto, Kohaku vola per non meglio precisate facoltà acquisite alla nascita. E non proviene da un mondo dove vigono regole fisiche e comportamentali alternative, no, "ride come noi, piange come noi" nel nostro stesso mondo.
Intendiamoci, non è l'illogicità dell'espediente il problema: quante volte avremo visto, in pellicole cinematografiche, comics, etc, personaggi compiere azioni ancor più improbabili per noi miseri esseri umani con la massima nonchalance? Tanto per rimanere nel mondo dell'animazione nipponica, in Dragon Ball Goku si trasforma in scimmione se guarda la luna piena, a meno che non gli si recida la coda, si teletrasporta, può evocare il drago Shenlong e chiedere che una persona venga resuscitata. Neanche in DB si fornisce una spiegazione, ma queste idee vengono sfruttate in maniera varia, cosciente e coerente, quindi possiamo accettarle e applaudire il maestro Akira Toriyama.
Oppure, per rimanere in ambito shoujo moderno, basti guardare gli espers di Mistress Fortune di Arina Tanemura. Anch'essi volano senza una motivazione logica, eppure sono molto più convincenti di Kohaku di Peter Pan Syndrome.
Ma torniamo alla storia. Le somiglianze con Peter Pan (almeno nelle intenzioni della mangaka) continuano: Kohaku ha un carattere assai infantile, ma, a differenza di Peter, non è dovuto a una scelta consapevole di non voler crescere, Kohaku ha semplicemente dimenticato il cervello nell'utero materno. Cosa volete farci, come in ogni sano rapporto do ut des, Kohaku ha acquisito i suoi poteri dalla madre, ma in cambio non è stata dotata di una mente funzionante. Son cose che capitano.
Tuttavia, questo non è un problema, perché, grazie al cellulare che perde durante uno dei suoi voli notturni (dimenticavo: lei non può utilizzare le sue capacità durante il giorno, ma solo di notte o mentre piove. Risentiranno forse dell'azione delle macchie solari?), la nostra eroina farà la conoscenza di un adolescente, Yuro Tachibana, che, almeno dalle arie che si dà, dovrebbe possedere materia grigia a sufficienza per entrambi.
L'obiettivo di Kohaku è ritrovare sua madre, che scomparve quando lei era ancora piccola. È con questo scopo, oltre che per affinare le sue doti, che lei e la sua gatta volante e parlante Wendy sorvolano la città addormentata.
Una volta che Yuro scopre la particolarità della sua compagna di classe, si unirà alla sua ricerca sperando che la donna si sia recata nell'ospedale presso cui il padre è primario, posizione che i suoi genitori sperano che un giorno il ragazzo possa ricoprire. A causa di ciò, Yuro è vittima di costanti pressioni, che gli impediscono di avere un rapporto sereno con se stesso e i suoi.
Fin qui, le premesse per una trama interessante ci sarebbero: una ragazza capace di volare il cui sogno è incontrare la madre, un ragazzo dal carattere molto chiuso per via delle tensioni familiari, e un set di personaggi abbastanza ampio per un fumetto in due volumi.
Però, come accennavo sopra, questi elementi verranno sviluppati in maniera estremamente approssimativa.
Peter Pan Syndrome non procede sulle linee di un manga che si rispetti: ovvero, non vi sono né personaggi né circostanze che permettono una crescita psicologica dei protagonisti; al contrario, l’arrivo di nuove figure rivela spietatamente la superficialità del fumetto:
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
ad esempio, verso la fine del primo tankoubon viene rivelata l’esistenza di un centro dove si studiano i poteri di persone come Kohaku, da cui la nostra protagonista è scappata, però Mayu Sakai non si degna di chiarire come e perché è fuggita, gioca unicamente sul fatto che il lettore sappia capire quali atrocità possano prodursi in un luogo dove si usano esseri umani come cavie, ma tutto è lasciato alla nostra immaginazione, come arguire se è per questo motivo che Kohaku e suo padre devono traslocare di città in città se altri dovessero vederla fluttuare.
In più, anche il personaggio che introduce quest’elemento, Tooko, può volare, però i suoi poteri stanno gradualmente scomparendo, e questo trauma viene elaborato in termini di: nessuno, tanto meno i maschietti, mi considererà più speciale.
Nemmeno i due protagonisti, Kohaku e Yuro, in realtà crescono tramite un confronto: sono due personalità completamente distinte, e che rimarranno sempre tali, che si attraggono perché negli shoujo manga è consuetudine che nasca una scintilla tra il personaggio femminile stupidino e imbranato e quello maschile che si atteggia a glaciale e intellettuale (per capire quant’è cool, guardate la copertina del secondo numero). Inoltre, se un momento Yuro tratta Kohaku con distacco, l’attimo dopo le dirà frasi come: “Se non mi dici tutto, come posso proteggerti”?
Per non parlare della “rivelazione finale”, le cui conseguenze, potenzialmente forti, si esauriscono nel giro di qualche pagina, portando a un happy end scontato.
Scontato quasi quanto il fumetto autoconclusivo inserito al termine della storia, dove la protagonista esita a rivelare i suoi sentimenti al ragazzo (Takayuki Ouji, il Principe) che le piace, poiché crede lui interessi a un loro amico comune (Futami Ou, il Re). Quanta intelligenza e bontà d’animo penseremo per un istante, ma perché ha questa convinzione? Semplice, in quanto ha visto il Re sorridere alla vista del viso addormentato del Principe. Qui mi arrendo: mi dispiace, non so esprimere convenientemente a parole quanto ho trovato patetica la conclusione cui è saltata la ragazza.
<b>[Fine spoiler.]</b>
Veniamo ora ai disegni. Anche per quanto riguarda il comparto grafico, Sakai-sensei non si allontana dalle convenzioni moderne, quindi troveremo pagine traboccanti di primi piani, pochissimi sfondi, occhi grandi ma poco espressivi per le fanciulle, un po’ più vivi quelli dei personaggi maschili ma piccoli rispetto alla testa. In più, non possiedono una profonda espressività e sono cosparsi di retini identici a innumerevoli altri manga, tanto che ci si potrebbe dilettare a scovare le differenze, qualora ci siano.
L’opera avrebbe guadagnato alcuni punti nella mia valutazione se fosse stata di ambientazione storica, di cui ha solo i mocassini delle divise e l’atmosfera delle copertine, invece di quella scolastica che non ha una giustificazione.
Il grande elenco di difetti che mi sono accanito a segnalare potrebbe essere giustificabile vista la brevità dell’opera, ma comunque questo è Peter Pan Syndrome, in definitiva un prodotto piatto, scarno, composto da idee trite e ritrite, che non vale la spesa di 8,60 euro, che sarebbero investiti in modo decisamente migliore nell’acquisto del romanzo originale di Peter Pan, lì sì che potete andare sul sicuro.
Avevo già adocchiato questo manga per il nome così particolare, e finalmente l'ho preso.
Allora, inizierei dicendo che non è il tipico shojo improntato solo sull'amore fra una protagonista X e un ragazzo, ma si apre con una situazione ben diversa, al limite del possibile: la protagonista Kohaku, una ragazzina di 12 anni, di prima media, si è appena trasferita con il padre e il gattino Wendy.
Fin qui tutto normale, ma già nella terza pagina esce fuori la caratteristica della ragazza: Kohaku può volare.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
Il capitolo inizia con Kohaku che sta esplorando i cieli della nuova città (per un motivo inizialmente oscuro), ma perde il cellulare sul balcone di una casa, in cui abita una coppia di gemelli di 12 anni, Yuro e Akari.
Yuro, il maggiore dei due, più chiuso e introverso, e Akari, il piccolo più scherzoso, solare e simpatico fanno amicizia con la ragazza già dal primo giorno di scuola, per un incontro un po' imbarazzante (Kohaku arrampicata su un albero cade addosso a Yuro). Verso il 2° capitolo Yuro scopre che Kohaku è in grado di volare, perché la ragazza lo salva da una caduta dal balcone che avrebbe potuto costargli la vita...
Così fra i due si instaura un buon rapporto, e comincia a snodarsi la trama vera e proprio, in cui Kohaku rivela a Yuro che si è trasferita in quella città per ritrovare sua madre, scomparsa quando lei era appena nata.
Yuro, e suo fratello (all'oscuro del segreto sul volo) iniziano ad aiutare Kohaku nella ricerca della madre, grazie anche ai mezzi dei gemelli, figli di un primario d'ospedale.
Accadono nel corso dei capitolo un po' di cose, che chiariscono a Kohaku di essere innamorata di Yuro. Una sera, mentre Kohaku è in volo sulla città incontra una vecchia amica dell'infanzia, con molto più poteri di lei, di nome Tooko che cercherà di rubarle Yuro appena lo conosce, il giorno dopo, a scuola, baciandono inavvertitamente.
<b>[Fine spoiler.]</b>
La trama a mio parere non è male, è un po' una reinterpretazione personale della fiaba di Peter Pan; quindi darei alla trama un 7.
I disegni sono carini, sinceramente è un tratto un po' infantile, ma meritano 7, anche perché sono inseriti anche dei free talk simpatici.
La copertina è la cosa che mi piace di più, in stile retrò, e quindi 8.
Complessivamente non è un opera troppo impegnativa oppure granché significativa, quindi non è indispensabile, ma si sviluppa bene e poi è in soli due volumi.
Complessivamente do 7, e consiglio l'opera giusto agli amanti di shojo o di questa autrice in particolare.
Allora, inizierei dicendo che non è il tipico shojo improntato solo sull'amore fra una protagonista X e un ragazzo, ma si apre con una situazione ben diversa, al limite del possibile: la protagonista Kohaku, una ragazzina di 12 anni, di prima media, si è appena trasferita con il padre e il gattino Wendy.
Fin qui tutto normale, ma già nella terza pagina esce fuori la caratteristica della ragazza: Kohaku può volare.
<b>[Attenzione, spoiler!]</b>
Il capitolo inizia con Kohaku che sta esplorando i cieli della nuova città (per un motivo inizialmente oscuro), ma perde il cellulare sul balcone di una casa, in cui abita una coppia di gemelli di 12 anni, Yuro e Akari.
Yuro, il maggiore dei due, più chiuso e introverso, e Akari, il piccolo più scherzoso, solare e simpatico fanno amicizia con la ragazza già dal primo giorno di scuola, per un incontro un po' imbarazzante (Kohaku arrampicata su un albero cade addosso a Yuro). Verso il 2° capitolo Yuro scopre che Kohaku è in grado di volare, perché la ragazza lo salva da una caduta dal balcone che avrebbe potuto costargli la vita...
Così fra i due si instaura un buon rapporto, e comincia a snodarsi la trama vera e proprio, in cui Kohaku rivela a Yuro che si è trasferita in quella città per ritrovare sua madre, scomparsa quando lei era appena nata.
Yuro, e suo fratello (all'oscuro del segreto sul volo) iniziano ad aiutare Kohaku nella ricerca della madre, grazie anche ai mezzi dei gemelli, figli di un primario d'ospedale.
Accadono nel corso dei capitolo un po' di cose, che chiariscono a Kohaku di essere innamorata di Yuro. Una sera, mentre Kohaku è in volo sulla città incontra una vecchia amica dell'infanzia, con molto più poteri di lei, di nome Tooko che cercherà di rubarle Yuro appena lo conosce, il giorno dopo, a scuola, baciandono inavvertitamente.
<b>[Fine spoiler.]</b>
La trama a mio parere non è male, è un po' una reinterpretazione personale della fiaba di Peter Pan; quindi darei alla trama un 7.
I disegni sono carini, sinceramente è un tratto un po' infantile, ma meritano 7, anche perché sono inseriti anche dei free talk simpatici.
La copertina è la cosa che mi piace di più, in stile retrò, e quindi 8.
Complessivamente non è un opera troppo impegnativa oppure granché significativa, quindi non è indispensabile, ma si sviluppa bene e poi è in soli due volumi.
Complessivamente do 7, e consiglio l'opera giusto agli amanti di shojo o di questa autrice in particolare.