Devillady
"Devilman" ha cambiato il mondo dei manga, una lettura fondamentale per chi è appassionato di questa arte. Con questa idea ho approcciato la lettura di "Devillady": mi aspettavo un manga banale fatto solo per guadagnare soldi sul nome del "Devilman" e invece Go Nagai, ancora una volta, mi ha sorpreso, ed è riuscito addirittura a superarsi, ovvio per importanza storica e per il contesto in cui è uscito non può superare "Devilman", ma per disegni e trama il maestro è riuscito a trovare soluzioni che superano l'opera precedente, qui la sua critica è molto più dettagliata, si vuol mostrare ogni forma di follia del genere umano, tanto da mettere i dubbio anche i pregiudizi del lettore, rompendo gli schemi del politicamente corretto (roba di 20 anni fa che riesce a criticare cose di oggi, dovrebbe già far capire la forza di questo manga).
Rompe tutti i concetti di bene e male mostrando semplicemente questo stupido gioco di società che vive l'essere umano tutti i giorni.
Rompe tutti i concetti di bene e male mostrando semplicemente questo stupido gioco di società che vive l'essere umano tutti i giorni.
Devil Lady è non solo il manga più difficile da giudicare che abbia mai letto, ma proprio il fumetto in generale più complesso da recensire fra quelli incontrati, per il fatto che neanche io sappia con esattezza cosa pensare: dopo la sua lettura ciò che rimane è il senso di smarrimento.
Nasce probabilmente come una versione erotica e femminile di Devilman, i primi volumi presentano una linearità nella trama che fanno apparire l'opera monotona e a tratti banale, se non per qualche sparuta spiegazione sui fenomeni paranormali che avvengono nel mondo. Un uomo o una donna diventa un mostro stupratore le cui uniche ambizioni sono il sesso e la violenza (abbinamento pericoloso nelle mani di Go Nagai), arriva Devil Lady che dopo un'iniziale titubanza sull'uccidere o meno viene attaccata o stuprata, capisce sulla sua pelle che l'indecisione non porta alcun beneficio e sconfigge la creatura di turno.
Di questa prima parte ho apprezzato il disegno di Nagai, che quando si tratta di rappresentare atmosfere cupe e mostri onirici provenienti dagli incubi degli uomini è semplicemente insuperabile, ma anche perché le storie in sé non sono unicamente semplice intrattenimento e la psicologia della protagonista è da subito ben sviscerata. Insomma, dall'inizio il manga presenta spunti interessanti che però non sono sufficienti a farne una buona opera: la trama ripetitiva alla lunga stufa, la carenza di personaggi si fa sentire, e un finale su cui andare a parare fanno presupporre al lettore che l'opera si stia indirizzando irrimediabilmente verso una parabola discendente.
No, niente di più sbagliato. Go Nagai ha ancora tutte le cartucce da sparare; dal sesto volume, pressappoco, c'è una svolta completa: l'impostazione episodica viene scardinata, si capisce che c'è tutto un disegno dietro dell'autore, il quale inizia a lasciare frammenti di quel puzzle che solo alla fine andranno a combaciare. La trama si infittisce, nuovi misteri, quesiti, colpi di scena, personaggi sia partoriti per Devil Lady sia provenienti dalle opere precedenti di Nagai (in particolare presi da Mao Dante, Devilman e La divina commedia)… Ammetto che sebbene Go Nagai sia un ottimo narratore, questa volta non è sempre riuscito a gestire bene tutti gli elementi che aveva disseminato, alcuni sono stati gestiti magistralmente, altri ignorati.
Le pagine, col proseguire dei volumi, vengono ancor più intrise di violenza e sesso fino alla descrizione di scene surreali non adatte a uno stomaco debole. Evito qualsiasi forma di spoiler sullo sviluppo successivo della trama. Ho già detto poco sopra che questo manga è difficile da recensire per un valido motivo: quando lo finisci non si sa se ci si trova davanti a uno dei più grandi capolavori del Maestro (al pari di Violence Jack o Devilman) oppure a una “tamarrata” di prima categoria, al delirio di un pazzo (perché Go Nagai è pazzo, lo sapevo già da alcune delle sue opere precedenti ma in Devil Lady va ben oltre la soglia della decenza). Fra un paio di tette, un sedere e un combattimento fra mostri, il Maestro snocciola discorsi filosofici e filologici a non finire sul male, il bene, l'animo, la debolezza e l'egoismo umano.
Il finale infatti è qualcosa su cui è impossibile dare un parere univoco, si può odiare o amare alla follia a seconda di come lo si vuol vedere, innegabilmente gli ultimi due/tre volumi sono cosparsi di colpi di scena assurdi che spiazzano in continuazione il lettore. Personalmente ho amato sia l'opera nel suo complesso che il finale e la considero il capitolo conclusivo di tutte le saghe demoniache di Nagai, immancabile nella libreria di un amante del genere nagaiano nella sua forma più pura e folle. Non consiglio assolutamente questo manga a tutti, lo consiglio ai pochi che abbiano letto più di una volta sia Devilman che La divina commedia che Mao Dante, amandoli tutti, lo consiglio insomma solo ai fan del Nagai più oscuro e depravato; ritengo infatti che un lettore che si avvicina per la prima volta al Maestro o che comunque ha conosciuto solo le sue opere più edulcorate e commerciali ne resterebbe schifato, complice anche un'incompleta comprensione dell'opera. Devil Lady è un fumetto per fan e basta, gli altri stiano alla larga.
Nasce probabilmente come una versione erotica e femminile di Devilman, i primi volumi presentano una linearità nella trama che fanno apparire l'opera monotona e a tratti banale, se non per qualche sparuta spiegazione sui fenomeni paranormali che avvengono nel mondo. Un uomo o una donna diventa un mostro stupratore le cui uniche ambizioni sono il sesso e la violenza (abbinamento pericoloso nelle mani di Go Nagai), arriva Devil Lady che dopo un'iniziale titubanza sull'uccidere o meno viene attaccata o stuprata, capisce sulla sua pelle che l'indecisione non porta alcun beneficio e sconfigge la creatura di turno.
Di questa prima parte ho apprezzato il disegno di Nagai, che quando si tratta di rappresentare atmosfere cupe e mostri onirici provenienti dagli incubi degli uomini è semplicemente insuperabile, ma anche perché le storie in sé non sono unicamente semplice intrattenimento e la psicologia della protagonista è da subito ben sviscerata. Insomma, dall'inizio il manga presenta spunti interessanti che però non sono sufficienti a farne una buona opera: la trama ripetitiva alla lunga stufa, la carenza di personaggi si fa sentire, e un finale su cui andare a parare fanno presupporre al lettore che l'opera si stia indirizzando irrimediabilmente verso una parabola discendente.
No, niente di più sbagliato. Go Nagai ha ancora tutte le cartucce da sparare; dal sesto volume, pressappoco, c'è una svolta completa: l'impostazione episodica viene scardinata, si capisce che c'è tutto un disegno dietro dell'autore, il quale inizia a lasciare frammenti di quel puzzle che solo alla fine andranno a combaciare. La trama si infittisce, nuovi misteri, quesiti, colpi di scena, personaggi sia partoriti per Devil Lady sia provenienti dalle opere precedenti di Nagai (in particolare presi da Mao Dante, Devilman e La divina commedia)… Ammetto che sebbene Go Nagai sia un ottimo narratore, questa volta non è sempre riuscito a gestire bene tutti gli elementi che aveva disseminato, alcuni sono stati gestiti magistralmente, altri ignorati.
Le pagine, col proseguire dei volumi, vengono ancor più intrise di violenza e sesso fino alla descrizione di scene surreali non adatte a uno stomaco debole. Evito qualsiasi forma di spoiler sullo sviluppo successivo della trama. Ho già detto poco sopra che questo manga è difficile da recensire per un valido motivo: quando lo finisci non si sa se ci si trova davanti a uno dei più grandi capolavori del Maestro (al pari di Violence Jack o Devilman) oppure a una “tamarrata” di prima categoria, al delirio di un pazzo (perché Go Nagai è pazzo, lo sapevo già da alcune delle sue opere precedenti ma in Devil Lady va ben oltre la soglia della decenza). Fra un paio di tette, un sedere e un combattimento fra mostri, il Maestro snocciola discorsi filosofici e filologici a non finire sul male, il bene, l'animo, la debolezza e l'egoismo umano.
Il finale infatti è qualcosa su cui è impossibile dare un parere univoco, si può odiare o amare alla follia a seconda di come lo si vuol vedere, innegabilmente gli ultimi due/tre volumi sono cosparsi di colpi di scena assurdi che spiazzano in continuazione il lettore. Personalmente ho amato sia l'opera nel suo complesso che il finale e la considero il capitolo conclusivo di tutte le saghe demoniache di Nagai, immancabile nella libreria di un amante del genere nagaiano nella sua forma più pura e folle. Non consiglio assolutamente questo manga a tutti, lo consiglio ai pochi che abbiano letto più di una volta sia Devilman che La divina commedia che Mao Dante, amandoli tutti, lo consiglio insomma solo ai fan del Nagai più oscuro e depravato; ritengo infatti che un lettore che si avvicina per la prima volta al Maestro o che comunque ha conosciuto solo le sue opere più edulcorate e commerciali ne resterebbe schifato, complice anche un'incompleta comprensione dell'opera. Devil Lady è un fumetto per fan e basta, gli altri stiano alla larga.
Fra il 1997 e il 2000 Go Nagai, il celebre autore di Devil Man, Mazinger Z, Violence Jack e La scuola senza pudore, tutte opere che hanno avuto un notevole influsso sul mondo dell'animazione e del fumetto nipponico, pubblica sulle pagine della rivista Weekly Morning il manga Devillady, da cui sarà tratta anche una serie animata in 26 episodi.
La protagonista è Jun Fudo, insegnante delle superiori che scopre di potersi trasformare nella sanguinaria e fortissima Devillady quando, durante una gita scolastica, lei e le sue allieve vengono aggredite e violentate da alcuni ragazzi tramutatisi in mostri. Insieme a Ran Asuka, sua amica e membro di un'organizzazione segreta chiamata Human Alliance, Judo decide di utilizzare i suoi poteri per combattere i Devil Beasts, la cui origine però è tutt'altro che sovrannaturale, che si potrebbe anzi definire "scientifica": si tratta di un prodotto dell'evoluzione umana, di una mutazione del DNA a causa di un certo fattore beast che anche Jun possiede e che è alla base della sua trasformazione, nella quale però riesce a mantenere il controllo, a differenza dei Devil Beasts che sono capaci sono di stuprare e divorare le vittime. I primi volumi sono costituiti da storie autoconclusive (in genere un paio per volume) in cui Jun affronta, in un tripudio di sangue, nudità e scene di sesso quasi sempre non consensuali, la Devil Beast di turno; quest'ultima è di solito una persona dal passato difficile, in cui il risveglio del fattore beast è il frutto di un trauma (come avviene per la donna che nel terzo volume si trasforma in una sorta di squalo, vittima durante l'adolescenza di stupri da parte del padre). Le cose cambiano nell'ottavo volume, quando la trama subisce una svolta e il manga si trasforma da semplice remake al femminile di Devilman a importante tassello del suo universo narrativo, arrivando a scomodare persino La Divina Commedia, la setta di Dante, la presunta reincarnazione del Sommo Poeta, Lucifero e lo stesso Akira Fudo.
Con Devillady ci si trova di fronte a un'opera che mescola tutti gli elementi tipici di Nagai: violenti combattimenti spesso infarciti da elementi splatter, frenetiche scene d'azione che non danno un attimo di respiro al lettore, donne nude ricche di curve e dai fisici scolpiti, numerosissime scene di sesso e di stupri (mai però fini a se stesse, come potrebbero argomentare alcuni), un tratto grottesco che rende al meglio la rappresentazione delle orride Devil Beasts e dei demoni, il grande amore per l'opera di Dante Alighieri che trasuda soprattutto nei capitoli ambientati nell'Inferno, numerose auto-citazioni che faranno la gioia degli appassionati del maestro e delle sue opere.
La protagonista è Jun Fudo, insegnante delle superiori che scopre di potersi trasformare nella sanguinaria e fortissima Devillady quando, durante una gita scolastica, lei e le sue allieve vengono aggredite e violentate da alcuni ragazzi tramutatisi in mostri. Insieme a Ran Asuka, sua amica e membro di un'organizzazione segreta chiamata Human Alliance, Judo decide di utilizzare i suoi poteri per combattere i Devil Beasts, la cui origine però è tutt'altro che sovrannaturale, che si potrebbe anzi definire "scientifica": si tratta di un prodotto dell'evoluzione umana, di una mutazione del DNA a causa di un certo fattore beast che anche Jun possiede e che è alla base della sua trasformazione, nella quale però riesce a mantenere il controllo, a differenza dei Devil Beasts che sono capaci sono di stuprare e divorare le vittime. I primi volumi sono costituiti da storie autoconclusive (in genere un paio per volume) in cui Jun affronta, in un tripudio di sangue, nudità e scene di sesso quasi sempre non consensuali, la Devil Beast di turno; quest'ultima è di solito una persona dal passato difficile, in cui il risveglio del fattore beast è il frutto di un trauma (come avviene per la donna che nel terzo volume si trasforma in una sorta di squalo, vittima durante l'adolescenza di stupri da parte del padre). Le cose cambiano nell'ottavo volume, quando la trama subisce una svolta e il manga si trasforma da semplice remake al femminile di Devilman a importante tassello del suo universo narrativo, arrivando a scomodare persino La Divina Commedia, la setta di Dante, la presunta reincarnazione del Sommo Poeta, Lucifero e lo stesso Akira Fudo.
Con Devillady ci si trova di fronte a un'opera che mescola tutti gli elementi tipici di Nagai: violenti combattimenti spesso infarciti da elementi splatter, frenetiche scene d'azione che non danno un attimo di respiro al lettore, donne nude ricche di curve e dai fisici scolpiti, numerosissime scene di sesso e di stupri (mai però fini a se stesse, come potrebbero argomentare alcuni), un tratto grottesco che rende al meglio la rappresentazione delle orride Devil Beasts e dei demoni, il grande amore per l'opera di Dante Alighieri che trasuda soprattutto nei capitoli ambientati nell'Inferno, numerose auto-citazioni che faranno la gioia degli appassionati del maestro e delle sue opere.
Avevo acquistato i primi due numeri di questo Manga nel 2005 e mi era molto piaciuto!
In DevilLady ci trovi feroci combattimenti mortali, sesso e veri e propri abusi sessuali e di tanto in tanto anche qualche gag giusto per sdrammatizzare.
La Jun Fudo del Manga è completamente diversa dalla sua controparte della serie animata, è sempre una bellissima donna ma non è una modella, qui è una professoressa di Inglese e di Tennis che vive nel ricordo e nella rabbia di non essere riuscita a diventare una campionessa di nuoto.
Più complessa anche dal punto di vista caratteriale, è una donna dolce e gentile che però ha svariati desideri sessuali e atteggiamenti ambigui, spesso la si vedrà mentre si allena semi nuda o in topless durante normalissimi momenti di contemplazione.
Il personaggio comunque cresce durante la storia e se all'inizio rifiuta di essere DevilLady man mano diventa sempre più seria e spietata (probabilmente anche a causa dei vari stupri subiti lungo la serie).
Interessante anche la rappresentazione che fa l'autore della vita e delle perversioni del Giapponese medio e non. Senz'altro un ritratto crudo ma realistico che purtroppo si estende anche oltre al Giappone.
A me questo Manga è piaciuto anche più di Amon e DevilMan.
Se vi piace Go Nagai o più in generale i Seinen lo amerete.
In DevilLady ci trovi feroci combattimenti mortali, sesso e veri e propri abusi sessuali e di tanto in tanto anche qualche gag giusto per sdrammatizzare.
La Jun Fudo del Manga è completamente diversa dalla sua controparte della serie animata, è sempre una bellissima donna ma non è una modella, qui è una professoressa di Inglese e di Tennis che vive nel ricordo e nella rabbia di non essere riuscita a diventare una campionessa di nuoto.
Più complessa anche dal punto di vista caratteriale, è una donna dolce e gentile che però ha svariati desideri sessuali e atteggiamenti ambigui, spesso la si vedrà mentre si allena semi nuda o in topless durante normalissimi momenti di contemplazione.
Il personaggio comunque cresce durante la storia e se all'inizio rifiuta di essere DevilLady man mano diventa sempre più seria e spietata (probabilmente anche a causa dei vari stupri subiti lungo la serie).
Interessante anche la rappresentazione che fa l'autore della vita e delle perversioni del Giapponese medio e non. Senz'altro un ritratto crudo ma realistico che purtroppo si estende anche oltre al Giappone.
A me questo Manga è piaciuto anche più di Amon e DevilMan.
Se vi piace Go Nagai o più in generale i Seinen lo amerete.
"Devil Lady" è una summa dell'opera nagaiana, un manga in 17 volumi in cui confluiscono personaggi e situazioni da "Mao Dante", "Devilman" e la "Divina Commedia", nonché alcune idee dagli OVA umoristici de "Il pazzo mondo di Go Nagai". In quanto tale è imperdibile per i fan dell'autore. È però bene avvisare chi si accinge a iniziare l'opera: non giudicatela dal primo volume. Specialmente se avete amato l'anime omonimo. L'anime di "Devil Lady", del 1998, è stato realizzato mentre il manga era ancora in corso ed è profondamente diverso da questo, sia come sviluppo narrativo che come personaggi, ma soprattutto come atmosfere. Nell'anime (che pure mantiene un'impronta nagaiana di fondo) è evidente un forte influsso da parte del compositore della serie Chiaki J. Konaka, e la serie è molto psicologica, esistenziale, con un ritmo lento, in qualche maniera sofisticata; il manga invece è l'espressione di un Go Nagai allo stato puro, è adrenalinico, violento, brutale, addirittura bestiale e supremamente eccessivo in ogni sua parte. Come al solito Nagai non ha la minima idea di cosa significhi l'espressione "senso della misura". Oltre il novanta per cento delle pagine sono spese a mostrare scene di stupro e di violenze; il manga si divide equamente tra immagini di mostri abominevoli e nudi integrali di donne maggiorate; le due cose spesso e volentieri coincidono. Se ne raccomanda quindi la lettura ad un pubblico avvezzo allo stile nagaiano. Ma anche i più avvezzi possono essere tratti in inganno da un primo volume piuttosto infelice: io stesso, letto il primo volume, ho abbandonato la serie classificandola come prodotto della demenza simile di un autore ormai finito. È solo dopo più di un anno che mi sono deciso a riprenderla, semplicemente per desiderio di completezza. Evidentemente la pausa mi ha fatto del bene, perché già dal secondo volume la mia opinione della serie è molto migliorata, crescendo esponenzialmente con l'andare dei volumi. Alla fine ho completato la serie in tre giorni e la classifico adesso come la migliore opera nagaiana dopo "Devilman" e "Violence Jack".
Una grande parte del valore di "Devil Lady" sta nei disegni. Di Go Nagai è stato detto che non sa disegnare, che non conosce l'anatomia, la prospettiva, che i suoi personaggi sembrano pupazzi: non credete a queste malelingue. Certamente Nagai non è un disegnatore che rispetta i canoni del buon disegno; certamente non sarebbe adatto a disegnare uno slice of life o un manga sentimentale; ma quando si tratta di disegnare mostri, combattimenti, scene d'azione ipercinetiche non esiste ancora nessuno in grado di superarlo. Prima di leggere "Devil Lady" pensavo che Kentaro Miura fosse quel qualcuno; ma andando a confrontare le scene della discesa all'inferno di "Devil Lady" con le scene dell'Eclisse in Berserk, con mia sorpresa non ho trovato Nagai in difetto. Certo Miura è infinitamente più bravo come anatomista e i suoi disegni sono molto più curati: eppure dove veramente conta, ovverossia nell'impatto della pagina sul lettore metterei i due alla pari. Con la differenza che Nagai è quello che ha inventato il genere. Miura è capacissimo di disegnare combattimenti estremamente dinamici, ma è limitato dal buon senso, motivo per cui li limita a poche pagine; Nagai invece va avanti con un ritmo forsennato ed estremo per migliaia di pagine, dall'inizio alla fine dei diciassette volumi di "Devil Lady". Ci vuole un pò per adeguarsi al ritmo e allo stile nagaiano, ma quando ci si riesce, quando si comincia a capire che il 90% di scene di stupro fanno parte del background e si comincia a guardare anche ad altre cose, ci si rende conto che il vecchio Go è ancora sé stesso anche in quest'opera.
Il manga si può dividere in due parti: da una parte ci sono storie autoconclusive in cui Devil Lady combatte contro il mostro di turno, tipicamente associate alla tragedia di qualche personaggio; dall'altra parte c'è il desiderio di far confluire "Devil Lady", "Mao Dante", "Devilman" e la "Divina Commedia" in un'unica storia. Personalmente ho preferito la parte con le storie tragiche autoconclusive (il classico canovaccio di Goldrake): quello che fa la differenza tra un'opera di Nagai e uno splatter di quart'ordine sono appunto le storie tragiche. La sofferenza psicologica e morale dei personaggi in generale e di Jun Fudo in particolare sono trattate come al solito senza nessuna sofisticazione, ma colpiscono direttamente, brutalmente, con effetto. Del resto è noto che Nagai non è autore da sottili allusioni, ma da pugni nello stomaco. Ho apprezzato di meno la volontà di far tornare i personaggi di Devilman, che avevamo già visto e i cui drammi già conoscevamo; eppure devo ammettere che sono trattati decisamente bene, specialmente nella fusione finale tra personaggi di Devil Lady e quelli di Devilman, che si rivelano essere aspetti diversi degli stessi archetipi nagaiani. "Devil Lady" è apprezzabile anche per le citazioni alla "Divina Commedia", che mi ha fanno successivamente recuperare quest'opera pregevolissima del maestro, piuttosto fedele all'originale di Dante e in cui Nagai omaggia lo stile di Gustave Dorè.
In conclusione "Devil Lady", come pure "Violence Jack", è un'opera da consigliare soltanto ai nagaiani più convinti, perché presenta tutti i difetti e gli eccessi del maestro, ma anche tutta la sua genialità. Per questi è un must. Per tutti gli altri consiglio invece l'anime che è una versione molto più accettabile delle stesse tematiche, anche se la storia è diversa.
Una grande parte del valore di "Devil Lady" sta nei disegni. Di Go Nagai è stato detto che non sa disegnare, che non conosce l'anatomia, la prospettiva, che i suoi personaggi sembrano pupazzi: non credete a queste malelingue. Certamente Nagai non è un disegnatore che rispetta i canoni del buon disegno; certamente non sarebbe adatto a disegnare uno slice of life o un manga sentimentale; ma quando si tratta di disegnare mostri, combattimenti, scene d'azione ipercinetiche non esiste ancora nessuno in grado di superarlo. Prima di leggere "Devil Lady" pensavo che Kentaro Miura fosse quel qualcuno; ma andando a confrontare le scene della discesa all'inferno di "Devil Lady" con le scene dell'Eclisse in Berserk, con mia sorpresa non ho trovato Nagai in difetto. Certo Miura è infinitamente più bravo come anatomista e i suoi disegni sono molto più curati: eppure dove veramente conta, ovverossia nell'impatto della pagina sul lettore metterei i due alla pari. Con la differenza che Nagai è quello che ha inventato il genere. Miura è capacissimo di disegnare combattimenti estremamente dinamici, ma è limitato dal buon senso, motivo per cui li limita a poche pagine; Nagai invece va avanti con un ritmo forsennato ed estremo per migliaia di pagine, dall'inizio alla fine dei diciassette volumi di "Devil Lady". Ci vuole un pò per adeguarsi al ritmo e allo stile nagaiano, ma quando ci si riesce, quando si comincia a capire che il 90% di scene di stupro fanno parte del background e si comincia a guardare anche ad altre cose, ci si rende conto che il vecchio Go è ancora sé stesso anche in quest'opera.
Il manga si può dividere in due parti: da una parte ci sono storie autoconclusive in cui Devil Lady combatte contro il mostro di turno, tipicamente associate alla tragedia di qualche personaggio; dall'altra parte c'è il desiderio di far confluire "Devil Lady", "Mao Dante", "Devilman" e la "Divina Commedia" in un'unica storia. Personalmente ho preferito la parte con le storie tragiche autoconclusive (il classico canovaccio di Goldrake): quello che fa la differenza tra un'opera di Nagai e uno splatter di quart'ordine sono appunto le storie tragiche. La sofferenza psicologica e morale dei personaggi in generale e di Jun Fudo in particolare sono trattate come al solito senza nessuna sofisticazione, ma colpiscono direttamente, brutalmente, con effetto. Del resto è noto che Nagai non è autore da sottili allusioni, ma da pugni nello stomaco. Ho apprezzato di meno la volontà di far tornare i personaggi di Devilman, che avevamo già visto e i cui drammi già conoscevamo; eppure devo ammettere che sono trattati decisamente bene, specialmente nella fusione finale tra personaggi di Devil Lady e quelli di Devilman, che si rivelano essere aspetti diversi degli stessi archetipi nagaiani. "Devil Lady" è apprezzabile anche per le citazioni alla "Divina Commedia", che mi ha fanno successivamente recuperare quest'opera pregevolissima del maestro, piuttosto fedele all'originale di Dante e in cui Nagai omaggia lo stile di Gustave Dorè.
In conclusione "Devil Lady", come pure "Violence Jack", è un'opera da consigliare soltanto ai nagaiani più convinti, perché presenta tutti i difetti e gli eccessi del maestro, ma anche tutta la sua genialità. Per questi è un must. Per tutti gli altri consiglio invece l'anime che è una versione molto più accettabile delle stesse tematiche, anche se la storia è diversa.
Allora, è da quando sono una squinzietta che Go Nagai mi viene propinato come il Genio con tutte le lettere maiuscole, in quanto ha inventato tutto l'inventabile. Per esempio ha inventato i robottoni, mentre smadonnava in mezzo al traffico e si immaginava di andare al lavoro a bordo di una gigantesca caffettiera antropomorfa. Non poteva quindi mancare nella mia libreria di manga un'opera di Go Nagai, dovevo assolutamente far parte di quella schiera di ammiratori che dissertano sulle meraviglie del suo Immenso Talento. Così, per il nobile motivo che era in offerta speciale in fumetteria, ho optato per Devil Lady.
Dopo avere letto con attenzione il primo volumetto, posso dire una cosa. Se questo Go Nagai è un Genio, allora io sono Jo Squillo. Devil Lady infatti ha il valore estetico di un conato di vomito, è l'apriori kantiano del brutto.
Ma andiamo con ordine ed esplichiamo lo schifo che trasuda purulento dalle vignette con dovizia di particolari.
Innanzitutto, la trama. Jun Fudo è un'ex campionessa olimpica di nuoto che adesso insegna a scuola... tennis. Ma vabbè, questo sono io che sono pignola, andiamo avanti. Questa Jun ha sempre voglia di fare sesso, in continuazione, infatti appena può si allena nuda, non si sa mai, e trova sempre il modo di sfogare tale voglia in maniere originali e poco costose. Nonostante i suoi bassi istinti e la sua inedita fantasia nell'esplicarli, è una bravissima insegnante, vive con il fratellino più piccolo perché sono orfanelli e vive la sua vita puccettina tra arcobaleni e cinciallegre. Arriva l'ora della gitarella scolastica, fatta con sole studentesse (le sa proprio di sfiga a Jun) in una località così amena e solare che Silent Hill in confronto è Lourdes. Accanto a loro si allenano in una baita dei judoka, ma prima che Jun possa salire su un elicottero per lanciare loro meglio il suo numero di telefono, questo diventano dei mostri orribili che arrivano ad aggredire tutta la scolaresca. Anche Jun viene aggredita, da dietro (non fatemi aggiungere altro), e mentre è all'apice della violenza si trasforma in... Devil Lady! La sua voglia di fare sesso è all'apice, ma tutte le sue povere studentesse sono stese per terra accartocciate come origami dopo le violenze subite. Devil Lady deve intervenire, perché oltre ad una voglia di gran sesso ha voglia di sangue! Così, dopo un'utilissima doccia ai fini della trama, Devil Lady fa i nemici a coriandoli.
Tornata a Tokyo, Jun viene applaudita come eroina da tutto il Giappone per aver tratto in salvo dall'incendio della baita dove era in gita tutta la scolaresca, perché per miracolo le ragazze si sono tutte dimenticate di avere perso la verginità (o almeno così si suppone)... ma in realtà sarà una bionda vestita da Daniela Santanché a spiegare a Jun l'arcano: lei è Devil Lady e il suo compito è fare lo spin off con le tette di Devil Man.
Parliamoci chiaro: qua di horror non c'è nulla, a parte il prezzo dei volumetti per una boiata del genere. Né significa che tutto quello che Go Nagai vomita sulle vignette deve assurgere a Capolavoro, perché questa è disonestà intellettuale vera e propria. Devil Lady è nient'altro che un hentai che sfrutta il marchio di Devil Man, d'altronde non si potrebbe giustificare una sceneggiatura talmente assurda che sembra stata scritta da un gatto che giocherella sulla tastiera di un computer, con il numero spropositato di tette e amplessi che ad ogni minima occasione, anche la più involontariamente comica, viene sbattuta in faccia al lettore.
Direte voi "che c'è di male a leggere un hentai"? Nulla, peccato che un hentai, almeno dal mio punto di vista dovrebbe essere erotico, eccitante... ma come fa un manga ad essere erotico se Go Nagai oltre a non saper scrivere manga non li sa nemmeno disegnare? Lasciando perdere le facce visto che tutti i personaggi hanno gli occhi uno più grande dell'altro, ma qua tutte le donne hanno il seno che sembra disegnato con il compasso e le proporzioni del corpo fatte secondo le regole del cubismo. Certe volte ho l'impressione che Jun Fudo sia la cosplayer di Maurizia Paradiso, anzi, ho l'impressione di vedere uno spettacolo di drag queen, tanto sono brutte le donne da vedere. Senza parlare poi delle scene di sesso (ma è meglio chiamarli con il loro nome, stupri), che sono talmente brutali da chiedersi cosa diavolo abbia fatto la fidanzata di Go Nagai, o quali complessi sua mamma gli abbia inculcato, per fargli amare così tanto l'altra metà del cielo.
Consigliato... no per carità, se trovate minimamente accettabile questo schifo statemi alla larga!
Dopo avere letto con attenzione il primo volumetto, posso dire una cosa. Se questo Go Nagai è un Genio, allora io sono Jo Squillo. Devil Lady infatti ha il valore estetico di un conato di vomito, è l'apriori kantiano del brutto.
Ma andiamo con ordine ed esplichiamo lo schifo che trasuda purulento dalle vignette con dovizia di particolari.
Innanzitutto, la trama. Jun Fudo è un'ex campionessa olimpica di nuoto che adesso insegna a scuola... tennis. Ma vabbè, questo sono io che sono pignola, andiamo avanti. Questa Jun ha sempre voglia di fare sesso, in continuazione, infatti appena può si allena nuda, non si sa mai, e trova sempre il modo di sfogare tale voglia in maniere originali e poco costose. Nonostante i suoi bassi istinti e la sua inedita fantasia nell'esplicarli, è una bravissima insegnante, vive con il fratellino più piccolo perché sono orfanelli e vive la sua vita puccettina tra arcobaleni e cinciallegre. Arriva l'ora della gitarella scolastica, fatta con sole studentesse (le sa proprio di sfiga a Jun) in una località così amena e solare che Silent Hill in confronto è Lourdes. Accanto a loro si allenano in una baita dei judoka, ma prima che Jun possa salire su un elicottero per lanciare loro meglio il suo numero di telefono, questo diventano dei mostri orribili che arrivano ad aggredire tutta la scolaresca. Anche Jun viene aggredita, da dietro (non fatemi aggiungere altro), e mentre è all'apice della violenza si trasforma in... Devil Lady! La sua voglia di fare sesso è all'apice, ma tutte le sue povere studentesse sono stese per terra accartocciate come origami dopo le violenze subite. Devil Lady deve intervenire, perché oltre ad una voglia di gran sesso ha voglia di sangue! Così, dopo un'utilissima doccia ai fini della trama, Devil Lady fa i nemici a coriandoli.
Tornata a Tokyo, Jun viene applaudita come eroina da tutto il Giappone per aver tratto in salvo dall'incendio della baita dove era in gita tutta la scolaresca, perché per miracolo le ragazze si sono tutte dimenticate di avere perso la verginità (o almeno così si suppone)... ma in realtà sarà una bionda vestita da Daniela Santanché a spiegare a Jun l'arcano: lei è Devil Lady e il suo compito è fare lo spin off con le tette di Devil Man.
Parliamoci chiaro: qua di horror non c'è nulla, a parte il prezzo dei volumetti per una boiata del genere. Né significa che tutto quello che Go Nagai vomita sulle vignette deve assurgere a Capolavoro, perché questa è disonestà intellettuale vera e propria. Devil Lady è nient'altro che un hentai che sfrutta il marchio di Devil Man, d'altronde non si potrebbe giustificare una sceneggiatura talmente assurda che sembra stata scritta da un gatto che giocherella sulla tastiera di un computer, con il numero spropositato di tette e amplessi che ad ogni minima occasione, anche la più involontariamente comica, viene sbattuta in faccia al lettore.
Direte voi "che c'è di male a leggere un hentai"? Nulla, peccato che un hentai, almeno dal mio punto di vista dovrebbe essere erotico, eccitante... ma come fa un manga ad essere erotico se Go Nagai oltre a non saper scrivere manga non li sa nemmeno disegnare? Lasciando perdere le facce visto che tutti i personaggi hanno gli occhi uno più grande dell'altro, ma qua tutte le donne hanno il seno che sembra disegnato con il compasso e le proporzioni del corpo fatte secondo le regole del cubismo. Certe volte ho l'impressione che Jun Fudo sia la cosplayer di Maurizia Paradiso, anzi, ho l'impressione di vedere uno spettacolo di drag queen, tanto sono brutte le donne da vedere. Senza parlare poi delle scene di sesso (ma è meglio chiamarli con il loro nome, stupri), che sono talmente brutali da chiedersi cosa diavolo abbia fatto la fidanzata di Go Nagai, o quali complessi sua mamma gli abbia inculcato, per fargli amare così tanto l'altra metà del cielo.
Consigliato... no per carità, se trovate minimamente accettabile questo schifo statemi alla larga!
Ho acquistato questo manga senza quasi sapere chi fosse Go Nagai, perché ero rimasto totalmente affascinato dall'omonimo anime.
Il fumetto ha poco da spartire con la serie animata (eventualmente leggetevi le recensioni di questa) che, a parte il confuso finale, è praticamente slegata dalla saga di Devilman. È invece il manga che ne entra pienamente a far parte, perché in esso appaiono tanti personaggi conosciuti i cui destini si intrecciano ed evolvono ulteriormente.
Non mi soffermo sullo stile atristico: Nagai è Nagai. Spendo invece due parole sulla trama, ma non prendete come spoiler quanto segue. Volevo solo far sapere che la prima parte dell'opera è molto diversa dalla seconda.
Si dice che Go Nagai avesse in mente una trama totalmente indipendente, ma che il produttore abbia esercitato fortissime pressioni per cambiare rotta. A mio avviso questa cosa è vistosissima, e spiega alcune contraddizioni che compaiono mano a mano che si prosegue nella lettura. A mio modesto parere è stato meglio così, se non altro perché noi Devil-fans (sì, anch'io mi sono poi fatto una cultura) abbiamo avuto modo di saperne di più.
Inoltre complimenti all'autore, perché si è superato nell'affrontare la curva senza sbandare, anzi uscendone anche con maggiore velocità (che metafora!).
Concludo spiegando che il mio voto è dovuto alla convinzione che questo manga non sia per tutti, ma soprattutto per gli appassionati di Nagai, e per via delle magagne nella trama della storia.
Il fumetto ha poco da spartire con la serie animata (eventualmente leggetevi le recensioni di questa) che, a parte il confuso finale, è praticamente slegata dalla saga di Devilman. È invece il manga che ne entra pienamente a far parte, perché in esso appaiono tanti personaggi conosciuti i cui destini si intrecciano ed evolvono ulteriormente.
Non mi soffermo sullo stile atristico: Nagai è Nagai. Spendo invece due parole sulla trama, ma non prendete come spoiler quanto segue. Volevo solo far sapere che la prima parte dell'opera è molto diversa dalla seconda.
Si dice che Go Nagai avesse in mente una trama totalmente indipendente, ma che il produttore abbia esercitato fortissime pressioni per cambiare rotta. A mio avviso questa cosa è vistosissima, e spiega alcune contraddizioni che compaiono mano a mano che si prosegue nella lettura. A mio modesto parere è stato meglio così, se non altro perché noi Devil-fans (sì, anch'io mi sono poi fatto una cultura) abbiamo avuto modo di saperne di più.
Inoltre complimenti all'autore, perché si è superato nell'affrontare la curva senza sbandare, anzi uscendone anche con maggiore velocità (che metafora!).
Concludo spiegando che il mio voto è dovuto alla convinzione che questo manga non sia per tutti, ma soprattutto per gli appassionati di Nagai, e per via delle magagne nella trama della storia.