Death Sweeper
Trama: il manga tratta la storia di Okazaki Hiroyuki, un ragazzo che si trova di fronte ad una tragedia familiare e che reagisce nella maniera meno consueta, ossia andando a lavorare per la Sweeper come soluzione per elaborare il proprio lutto, una ditta di pulizia dei locali in cui ci son state delle morti spesso e volentieri cruente e/o tragiche. Questa decisione porterà Hiroyuki verso un percorso psicologico molto profondo ed intenso che coinvolgerà il lettore stesso.
Ambientazione: tutto o quasi si svolge all'interno di appartamenti, ville o comunque ambienti domestici e cittadini dell'epoca moderna. La cura per i particolari si vede ed ogni luogo è caratterizzato a dovere in base alle situazioni.
Disegno: pulito, crudo e preciso, riesce a riproporre espressioni molto vicine alla realtà. Si nota fin da subito il taglio "adulto" donato a tutto il manga e la cura per i dettagli delle scene è da sottolineare. Son presenti retini e sfondi bianchi.
Edizione: l'edizione della JPOP è molto buona. La copertina è nella loro media (per me lucida e rigida al punto giusto), la carta è di ottima qualità. Non ho riscontrato sbavature ne errori di battitura (anche se probabilmente qualcuno ci sarà).
Parere Personale: il manga va letto a prescindere dalla trama proposta perchè racchiude qualcosa di ancora più profondo. Temi come il suicidio, la morte, la gestione della stessa dal punto di vista orientale, sono le tematiche cardine di tutti e 5 i volumi. L'autore vuole colpire il pensiero del lettore catapultandolo in una realtà spesso ignorata o nascosta sia dal quieto vivere, sia dalla paura. Paura di non saper come reagire a certi avvenimenti che in questo specifico caso stanno colpendo in maniera preoccupante il Giappone degli ultimi tempi (infatti l'autore si basa su dati statistici reali). Il tutto viene condito dalla collaborazione con un'azienda di Osaka, la Saint-Works, che nella realtà si occupa proprio di quel lavoro che, presumo, molti lettori non hanno mai preso in considerazione, come se non esistesse. Questo manga non è solo una storia impressa su carta, ma quasi una denuncia ed un pensiero verso un fenomeno che dovrebbe far riflettere tutti quanti. Personalmente mi ha fatto pensare molto e mi ha fatto vedere il mondo da un punto di vista che appunto, avevo ignorato fino al momento prima.
Ambientazione: tutto o quasi si svolge all'interno di appartamenti, ville o comunque ambienti domestici e cittadini dell'epoca moderna. La cura per i particolari si vede ed ogni luogo è caratterizzato a dovere in base alle situazioni.
Disegno: pulito, crudo e preciso, riesce a riproporre espressioni molto vicine alla realtà. Si nota fin da subito il taglio "adulto" donato a tutto il manga e la cura per i dettagli delle scene è da sottolineare. Son presenti retini e sfondi bianchi.
Edizione: l'edizione della JPOP è molto buona. La copertina è nella loro media (per me lucida e rigida al punto giusto), la carta è di ottima qualità. Non ho riscontrato sbavature ne errori di battitura (anche se probabilmente qualcuno ci sarà).
Parere Personale: il manga va letto a prescindere dalla trama proposta perchè racchiude qualcosa di ancora più profondo. Temi come il suicidio, la morte, la gestione della stessa dal punto di vista orientale, sono le tematiche cardine di tutti e 5 i volumi. L'autore vuole colpire il pensiero del lettore catapultandolo in una realtà spesso ignorata o nascosta sia dal quieto vivere, sia dalla paura. Paura di non saper come reagire a certi avvenimenti che in questo specifico caso stanno colpendo in maniera preoccupante il Giappone degli ultimi tempi (infatti l'autore si basa su dati statistici reali). Il tutto viene condito dalla collaborazione con un'azienda di Osaka, la Saint-Works, che nella realtà si occupa proprio di quel lavoro che, presumo, molti lettori non hanno mai preso in considerazione, come se non esistesse. Questo manga non è solo una storia impressa su carta, ma quasi una denuncia ed un pensiero verso un fenomeno che dovrebbe far riflettere tutti quanti. Personalmente mi ha fatto pensare molto e mi ha fatto vedere il mondo da un punto di vista che appunto, avevo ignorato fino al momento prima.
Che sia stata opera di Dio o della casualità ciò che è inopinabile è che ci siamo, siamo qui, ammassi di "carne, nervi, viscere e legamenti" (cit.), meccanismi quasi perfetti eppure destinati ad essere compromessi irrimediabilmente da tragedie, fatalità, malattie o scelte. Ed è dalla notte dei tempi che il genere umano si interroga sulla morte e sulle sue conseguenze, indecisi tra il romantico paradiso religioso o la fredda decadenza scientifica. L'opera di Kitagawa si inserisce proprio lì, tra la Bibbia ed Imago Mortis, quasi a voler rivendicare il ruolo di arbitro nell'eterno scontro tra desiderio e certezza.
Un'impennata di obiettività ci suggerisce forse l'unico dato certo, talmente grande da non essere quasi mai preso in considerazione: la morte è di chi la vive. Perché se angosciante è il pensiero di morire, ancor di più lo è quello di assistere alla scomparsa di chi amiamo.
Nel preciso istante in cui la morte viene a farci visita tutto perde forma e valore. Ci scopriamo impotenti ed impreparati. Il religioso prova dolori che solo la scienza può decifrare e lo scienziato prova emozioni che solo la religione può spiegare.
Kitagawa analizza tutti questi aspetti in un discreto tentativo di darci una lezione di vita... parlando di morte.
Un'impennata di obiettività ci suggerisce forse l'unico dato certo, talmente grande da non essere quasi mai preso in considerazione: la morte è di chi la vive. Perché se angosciante è il pensiero di morire, ancor di più lo è quello di assistere alla scomparsa di chi amiamo.
Nel preciso istante in cui la morte viene a farci visita tutto perde forma e valore. Ci scopriamo impotenti ed impreparati. Il religioso prova dolori che solo la scienza può decifrare e lo scienziato prova emozioni che solo la religione può spiegare.
Kitagawa analizza tutti questi aspetti in un discreto tentativo di darci una lezione di vita... parlando di morte.
Attirato soprattutto da una bella recensione di presentazione, sono stato allettato a comprare in blocco tutti e 5 i volumi che compongono questa serie.
Mi aspettavo un po' di più sinceramente, il tema della storia, ovvero il tema del suicidio, è davvero ottimo e di manga che ne parlano personalmente non ne ho mai letti, ma più che altro ciò che mi ha colpito non è solo perché parla della morte in sé ma tratta quelle che possono essere le cause che spingono un uomo all'atto del suicidio, narrandolo attraverso dei personaggi che fanno parte di un'agenzia, chiamata appunto Death Sweeper, che si occupa di ripulire le scene dove c'è stato un suicidio, ormai infestate dai vari liquidi corporei, puzza di cadavere e parassiti.
Il manga sembra avere ottime potenzialità ma si perde per strada non trattando al meglio il tema centrale e soprattutto finendo nel paranormale, mettendo anche personaggi che riescono a vedere gli spiriti - cosa che non mi è piaciuta.
Per tutta la storia vediamo il protagonista, Hiroyuki, che, dopo aver vissuto la tragica esperienza del suicidio del fratello, decide di dare un senso alla sua vita trovando addirittura lavoro in questa ditta di pulizie in modo da poter aiutare gli altri e superare il suo trauma. Il protagonista però comincia a stancare già dai primi volumi, troppo menefreghista nei confronti della vita e troppo ripetitivo, infatti ogni saga inizia con la sua solita frase "c'è puzza di morte" per poi continuare con soliti vomiti e fuga in pianti.
Il manga come già detto va perdendosi per strada grazie anche ai capitoli "filler", ma si riprende nel quarto volume quando finalmente a seguito di un colpo di scena sembra seguire una nuova trama, ma si conclude un po' troppo rapidamente.
Ho dato un 7 a quest'opera perché oltre alla storia anche i disegni non mi convincono molto, anche se in alcune scene si presentano molto realistici, ma un buon punto va anche all'ottima edizione JPop che presenta l'albo con una bella sovracoperta e 4 pagine a colori d'apertura.
Mi aspettavo un po' di più sinceramente, il tema della storia, ovvero il tema del suicidio, è davvero ottimo e di manga che ne parlano personalmente non ne ho mai letti, ma più che altro ciò che mi ha colpito non è solo perché parla della morte in sé ma tratta quelle che possono essere le cause che spingono un uomo all'atto del suicidio, narrandolo attraverso dei personaggi che fanno parte di un'agenzia, chiamata appunto Death Sweeper, che si occupa di ripulire le scene dove c'è stato un suicidio, ormai infestate dai vari liquidi corporei, puzza di cadavere e parassiti.
Il manga sembra avere ottime potenzialità ma si perde per strada non trattando al meglio il tema centrale e soprattutto finendo nel paranormale, mettendo anche personaggi che riescono a vedere gli spiriti - cosa che non mi è piaciuta.
Per tutta la storia vediamo il protagonista, Hiroyuki, che, dopo aver vissuto la tragica esperienza del suicidio del fratello, decide di dare un senso alla sua vita trovando addirittura lavoro in questa ditta di pulizie in modo da poter aiutare gli altri e superare il suo trauma. Il protagonista però comincia a stancare già dai primi volumi, troppo menefreghista nei confronti della vita e troppo ripetitivo, infatti ogni saga inizia con la sua solita frase "c'è puzza di morte" per poi continuare con soliti vomiti e fuga in pianti.
Il manga come già detto va perdendosi per strada grazie anche ai capitoli "filler", ma si riprende nel quarto volume quando finalmente a seguito di un colpo di scena sembra seguire una nuova trama, ma si conclude un po' troppo rapidamente.
Ho dato un 7 a quest'opera perché oltre alla storia anche i disegni non mi convincono molto, anche se in alcune scene si presentano molto realistici, ma un buon punto va anche all'ottima edizione JPop che presenta l'albo con una bella sovracoperta e 4 pagine a colori d'apertura.
L'idea di fondo è molto buona ed originale, oltre ad affrontare una tematica piuttosto sensibile per il popolo nipponico (non tanto la morte in sé quanto l'atto del suicidio). Ma dopo una buona partenza, Sho Kitagawa dimostra di non avere particolare doti narrative nel trattare tali argomenti, limitandosi ad una serie di approfondimenti piuttosto banali ed imbastendo un abbozzo di sceneggiatura che rimane incompiuto soprattutto alla luce del deludente ed affrettato finale.
Anche i disegni non brillano per la loro realizzazione, anzi, spesso le tavole peccano di particolari e non rimangono impresse se non per il ricercato (quello sì) effetto grandguignolesco.
Non un pessimo manga, sia chiaro, ma si tratta comunque di cinque volumi che possono lasciare l'amaro in bocca, specialmente alla luce delle potenzialità del soggetto.
Anche i disegni non brillano per la loro realizzazione, anzi, spesso le tavole peccano di particolari e non rimangono impresse se non per il ricercato (quello sì) effetto grandguignolesco.
Non un pessimo manga, sia chiaro, ma si tratta comunque di cinque volumi che possono lasciare l'amaro in bocca, specialmente alla luce delle potenzialità del soggetto.
Inusuale opera quella di Kitagawa. "Death Sweeper" è un manga che a dispetto della veste grafica, consona più che altro ad uno shojo, tratta di temi delicati come la morte ed il culto dei defunti. Prendendo spunto dalle allarmanti statistiche riguardanti il tasso di suicidi in Giappone ed il crescente fenomeno degli Hikikomori (per chi non lo sapesse con questo termine si indicano quelle persone che si relegano nei propri appartamenti isolandosi totalmente dal resto del mondo e lasciandosi andare, in molti casi, ad una morte lenta da abbandono. ndr), Kitagawa riesce a narrare una vicenda intensa e commovente.
La storia inizia dal dramma personale di Hiroyuki, giovane protagonista della storia, il quale si vede sottrarre dalla sorte avversa il fratello divenuto da tempo un hikikomori. Tale trauma convince il ragazzo a dare un senso al proprio lutto facendosi assumere da una ditta di pulizie specializzata nello sgombero degli ambienti appartenuti a persone decedute. In questo continuo faccia a faccia con la morte Hiroyuki cercherà un senso alla vita che lo attende ed alla fine tragica del fratello in quello che appare come un viaggio verso l'ignoto.
Nonostante il succitato stile grafico inusuale per le tematiche trattate, Kitagawa ci regala un manga profondo e sentito di difficile interpretazione iniziale, ma che riesce a coinvolgere il lettore nel suo crescendo narrativo grazie anche ad un finale del tutto inatteso. Un'opera breve da leggere almeno una volta ed un autore da tener d'occhio in futuro.
La storia inizia dal dramma personale di Hiroyuki, giovane protagonista della storia, il quale si vede sottrarre dalla sorte avversa il fratello divenuto da tempo un hikikomori. Tale trauma convince il ragazzo a dare un senso al proprio lutto facendosi assumere da una ditta di pulizie specializzata nello sgombero degli ambienti appartenuti a persone decedute. In questo continuo faccia a faccia con la morte Hiroyuki cercherà un senso alla vita che lo attende ed alla fine tragica del fratello in quello che appare come un viaggio verso l'ignoto.
Nonostante il succitato stile grafico inusuale per le tematiche trattate, Kitagawa ci regala un manga profondo e sentito di difficile interpretazione iniziale, ma che riesce a coinvolgere il lettore nel suo crescendo narrativo grazie anche ad un finale del tutto inatteso. Un'opera breve da leggere almeno una volta ed un autore da tener d'occhio in futuro.
Un manga molto buono che parla di un tema classico, la morte, in maniera insolita. Okazaki Hiroyuki, perso il fratello morto suicida, trova un volantino di tali death sweeper (i cosiddetti "pulitori"), ovvero persone che per mestiere si occupano di ripulire abitazioni dove sono stati rinvenuti dei cadaveri.
Da questa premessa il manga prende spunto per portare il lettore, attraverso gli occhi del giovane protagonista, verso un punto di riflessione sulla morte inconsueto, molto meno spirituale e senza dubbio più terreno. Si esalta il lato "sporco" della morte, che mai come adesso viene reso parte del processo naturale che è la vita, con tutti gli spunti di riflessione del caso che ognuno è libero di cogliere o semplicemente ignorare.
Buoni anche i tratti puliti del disegno, molto realistici e perfettamente complementari alla sceneggiatura.
In sostanza, senza ombra di dubbio una buona opera, incisiva al punto giusto sul fronte narrativo anche in virtù dei numeri modici che la compongono. Una lettura che sicuramente gli amanti del buon Manga (con la M maiuscola appunto) non dovrebbero farsi scappare.
In calce una nota sull'edizione italiana: come spesso accade la J-Pop è sinonimo di qualità, e anche questa volta siamo su uno standard qualitativo più che discreto, con 4 pagine a colori in apertura albo.
Da questa premessa il manga prende spunto per portare il lettore, attraverso gli occhi del giovane protagonista, verso un punto di riflessione sulla morte inconsueto, molto meno spirituale e senza dubbio più terreno. Si esalta il lato "sporco" della morte, che mai come adesso viene reso parte del processo naturale che è la vita, con tutti gli spunti di riflessione del caso che ognuno è libero di cogliere o semplicemente ignorare.
Buoni anche i tratti puliti del disegno, molto realistici e perfettamente complementari alla sceneggiatura.
In sostanza, senza ombra di dubbio una buona opera, incisiva al punto giusto sul fronte narrativo anche in virtù dei numeri modici che la compongono. Una lettura che sicuramente gli amanti del buon Manga (con la M maiuscola appunto) non dovrebbero farsi scappare.
In calce una nota sull'edizione italiana: come spesso accade la J-Pop è sinonimo di qualità, e anche questa volta siamo su uno standard qualitativo più che discreto, con 4 pagine a colori in apertura albo.
Un manga pazzesco. Chi si sarebbe mai immaginato una trama simile? Un ragazzo che va a lavorare come ripulitore di cadaveri o di luoghi in cui vi è stato un cadavere. Ripeto, pazzesco. Ma può un manga reggere con questa trama? La mia risposta è sì, e non un sì senza paletti, ma un sì dicendo che per pochi numeri il tutto può reggere, e infatti è stato così. Stava diventando ripetitivo e tendeva al noiosetto, ma ormai eravamo alla fine e infatti il tutto si chiude in maniera perfetta. Trama ovviamente triste e molto dark, a tratti il boccone del lettore torna indietro perché è veramente raccapricciante, ci si chiede cosa ci sia nella testa dell'autore, però d'altronde bisognava renderlo realistico e infatti ho ammirato questa sua ricerca dei dettagli. Un manga che fa ragionare molto il lettore sulla vita e anche sulla morte. Lo consiglio vivamente a tutti.
Death Sweeper è, all'apparenza, il classico cliché che usa la morte come una sorta di fan-service alternativo (un po' dark e malinconico) per aumentare le vendite senza impegnarsi troppo nella trama. Ma la trama è, invece, ricca di elementi e spunti interessanti che vanno poi a creare nel lettore, e in parallelo nel protagonista, un'idea di vita e morte NON banale e piatta, bensì profondamente realista ma al contempo non deprimente. Ed è proprio la crescita del protagonista l'elemento più ben fatto del manga, nettamente superiore a quelle di altre opere pur d'alto livello. Vedremo Hiroyuki trasformarsi da ragazzo superficiale a uomo consapevole della propria esistenza, attraverso snodi fra suicidi, morti naturali e pseudo-morti che vanno a confondersi con la vita stessa.
Per quanto riguarda i disegni, non sono certo il punto forte del manga ma, col loro realismo e cura dei dettagli, si adattano bene alla storia adulta che è narrata. Per l'edizione italiana, nulla di negativo da dire: una buona edizione J-POP con pagine a colori patinate (3/4 a volume), copertina solida e pagine lisce, anche se con qualche effettivo problema di trasparenza. Ve lo consiglio: in 5 volumi a 5,90 € ciascuno potete leggere un manga non certo di massa ma comunque di alto livello.
Per quanto riguarda i disegni, non sono certo il punto forte del manga ma, col loro realismo e cura dei dettagli, si adattano bene alla storia adulta che è narrata. Per l'edizione italiana, nulla di negativo da dire: una buona edizione J-POP con pagine a colori patinate (3/4 a volume), copertina solida e pagine lisce, anche se con qualche effettivo problema di trasparenza. Ve lo consiglio: in 5 volumi a 5,90 € ciascuno potete leggere un manga non certo di massa ma comunque di alto livello.
Sho Kitagawa crea un manga vertente su un tema mai affrontato prima in un modo tanto "crudo" e realistico: la morte.
La morte, molto presente nell'arte giapponese, è sempre stata scartata dai temi principali delle opere meno mature, oppure trattata sempre in modo poeticizzato e romanticizzato da quelle più mature, ma mai analizzata nella sua realtà e non in quel che l'uomo spera che sia.
Il semplice terminare dell'esistenza della carne, della materia organica che ci compone, con tutta la serie di conseguenze tanatologiche che ciò comporta, viene disegnato ed esplicitato da Kitagawa in modo molto diretto.
Tutto ciò viene migliorato ancor più da un disegno molto lucido e pulito, che non muta sostanzialmente nel corso dei 5 volumi.
Psicologicamente i personaggi non vengono analizzati molto - tranne i due personaggi principali, tutti gli altri compaiono e scompaiono costantemente -, ma considero ciò come parte integrante della filosofia di Death Sweeper, dove tutto è caduco, compresi i personaggi stessi, che quindi non rimangono impressi in modo eterno tramite analisi ed introspezioni troppo complesse. Interessanti, però, le domande esistenziali ed escatologiche poste durante la serie.
Non ho decisamente apprezzato il finale. Se l'autore fino alla fine aveva mantenuto una mentalità casualistica e razionale, negli ultimi capitoli mostra una stramba apertura al fatalismo ed al determinismo, che dovrebbero spiegare in modo esauriente la serie di avvenimenti che vengono piazzati alla fine, provocandomi molta perplessità.
Non si può creare un manga così realistico e poi rovinarsi con un finale del genere, per di più molto probabilmente ispirato al finale di "2001: Odissea nello spazio" di Kubrick.
Insomma, un manga partito bene, ma che s'è perso per strada, terminando in un burrone nel finale.
La morte, molto presente nell'arte giapponese, è sempre stata scartata dai temi principali delle opere meno mature, oppure trattata sempre in modo poeticizzato e romanticizzato da quelle più mature, ma mai analizzata nella sua realtà e non in quel che l'uomo spera che sia.
Il semplice terminare dell'esistenza della carne, della materia organica che ci compone, con tutta la serie di conseguenze tanatologiche che ciò comporta, viene disegnato ed esplicitato da Kitagawa in modo molto diretto.
Tutto ciò viene migliorato ancor più da un disegno molto lucido e pulito, che non muta sostanzialmente nel corso dei 5 volumi.
Psicologicamente i personaggi non vengono analizzati molto - tranne i due personaggi principali, tutti gli altri compaiono e scompaiono costantemente -, ma considero ciò come parte integrante della filosofia di Death Sweeper, dove tutto è caduco, compresi i personaggi stessi, che quindi non rimangono impressi in modo eterno tramite analisi ed introspezioni troppo complesse. Interessanti, però, le domande esistenziali ed escatologiche poste durante la serie.
Non ho decisamente apprezzato il finale. Se l'autore fino alla fine aveva mantenuto una mentalità casualistica e razionale, negli ultimi capitoli mostra una stramba apertura al fatalismo ed al determinismo, che dovrebbero spiegare in modo esauriente la serie di avvenimenti che vengono piazzati alla fine, provocandomi molta perplessità.
Non si può creare un manga così realistico e poi rovinarsi con un finale del genere, per di più molto probabilmente ispirato al finale di "2001: Odissea nello spazio" di Kubrick.
Insomma, un manga partito bene, ma che s'è perso per strada, terminando in un burrone nel finale.
Death Sweeper è un manga che è riuscito a coinvolgermi sin dal primo numero, e si tratta di uno dei pochi casi in cui ho letto subito il volume appena uscito in quanto ha la capacità di creare la curiosità nel lettore di voler sapere come continuerà la storia. Ho trovato molto interessante la trama, che mi è sembrata originale, ed anche tutta l’attività di “pulitori” risulta molto ben raccontata con dettagli precisi e reali. Anche la caratterizzazione dei personaggi risulta molto variegata e approfondita, ed ognuno risulta avere determinate caratteristiche a volte anche imprevedibili, soprattutto per quanto uno si possa aspettare da persone che svolgono questo tipo di mestiere.
Peccato che la storia risolva tutte le trame in soli 5 volumi, ciò le fa perdere il massimo della votazione, comunque anche il finale è sufficientemente interessante e nel complesso mi sento assolutamente di consigliarne la lettura a tutti.
Peccato che la storia risolva tutte le trame in soli 5 volumi, ciò le fa perdere il massimo della votazione, comunque anche il finale è sufficientemente interessante e nel complesso mi sento assolutamente di consigliarne la lettura a tutti.
Sho Kitagawa è un mangaka poco conosciuto nel panorama italiano e questa è la sua prima opera che vede la luce nel bel paese per vie ufficiali. Si tratta di un Seinen (manga per adulti) del 2007 che probabilmente nasce dall’onda tematica sollevata in questi ultimi anni basata sugli dei della morte e la morte in genere, però Kitagawa si distingue andando a creare un’opera basata su dati reali e dimostrati, il tutto facendosi aiutare dalla Saint-Works, un’azienda di Osaka che si occupa proprio di ripulire le abitazioni dove si è spenta una vita.
Dopo un breve riassunto su quante morti per suicidio si verificano ogni giorno in Giappone, la storia si sposta e faremo una breve panoramica nella vita di Hiroyushi, sia nel presente che nel passato, fino a quando non andrà da suo fratello Hikikomori (situazione psico-sociale che spinge un individuo a rintanarsi in se stesso isolandosi dal mondo) e al di fuori della sua abitazione sentirà un’acre odore di marcio, l’odore della morte e della decomposizione, infatti troverà suo fratello nel futon in uno stato irriconoscibile. Il povero ragazzo, rimasto shockato, comincia a fare pensieri ambigui riguardo alla sua vita, arrivando a pensare di compiere un gesto estremo, ma con un barlume di lucidità decide cosa fare, andare a lavorare per la Sweeper, ditta che si occupa di ripulire le scene di suicidi, in modo da poter affrontare la morte e la realtà.
La storia fin dall’inizio rivela i toni dai quali sarà dominata, mostrandoci la morte nella sua forma più orribile e crudele, proseguendo ci saranno anche altri casi dove ci verranno spiegate molte particolarità scientifiche riguardo alla decomposizione dei cadaveri e altre evoluzioni emotive delle persone che sopravvivono a tali drastici gesti, compresi i familiari e gli amici. Una bella panoramica su un argomento delicato che tutti provano a capire, ma che fino a che non viene affrontato non si può comprendere veramente.
Nonostante l’assenza di una vera trama corposa la storia procede naturalmente, mostrandoci un po’ alla volta i cinque personaggi che lavorano alla Sweeper e il loro background psicologico, il tutto serve per permettere a Hiroyushi di evolvere interiormente, una cosa che avverrà seppur in parte.
Nel complesso risulta un’opera che va perdendo il suo senso originale lasciandosi trascinare eccessivamente da se stessa, fino ad un finale incredibile e perfettamente in linea con l’intera opera, anche se spiazzante.
I disegni sono dominati da un tratto sicuro, deciso e pulito in uno stile tendente al realistico che ben si confà al manga ed alle sue atmosfere, inoltre i fondali saranno curatissimi e ottimamente dettagliati, soprattutto nelle scene post-mortem. Solitamente gli occhi vengono definiti lo specchio dell’anima, ed in questo caso ne troveremo conferma, gli occhi semplici saranno esaurientemente espressivi in modo da mostrarci il reale stato d’animo del personaggio di turno.
La regia è ben curata e d’effetto, alterna ottimi spunti ad inquadrature troppo pragmatiche e ricercate che finiscono con il rallentare eccessivamente la lettura in certi momenti.
L’edizione J-Pop offre il consono rapporto qualità prezzo al quale ci ha abituati, volumetti ben assemblati muniti di sovraccoperta, pagine bianche ben stampate e anche pagine a colori patinate.
Un manga veramente diverso consigliabile a chiunque cerchi un’opera accattivante e dalla discreta profondità in grado di regalare buoni spunti di riflessione, anche se purtroppo nel finale tende a calare questo aspetto per lasciare più spazio ai personaggi.
Se avete lo stomaco debole o semplicemente vi impressionate facilmente, quest’opera è altamente sconsigliata grazie all’altissimo realismo raggiunto in particolari scene.
Death Sweeper avrebbe potuto diventare un grande manga, con ben pochi pari, ma l’ottimo incipit viene perso strada facendo trasformando il tutto in un’opera in cerca di un’identità continuando a balzare dalla sua forma principale a quella del classico manga dove ci si concentra solo sulle vite dei personaggi. Se Kitogawa volesse tornare a lavorarci sarebbe solo un bene, soprattutto visto il potenziale inespresso che questa serie contiene.
Dopo un breve riassunto su quante morti per suicidio si verificano ogni giorno in Giappone, la storia si sposta e faremo una breve panoramica nella vita di Hiroyushi, sia nel presente che nel passato, fino a quando non andrà da suo fratello Hikikomori (situazione psico-sociale che spinge un individuo a rintanarsi in se stesso isolandosi dal mondo) e al di fuori della sua abitazione sentirà un’acre odore di marcio, l’odore della morte e della decomposizione, infatti troverà suo fratello nel futon in uno stato irriconoscibile. Il povero ragazzo, rimasto shockato, comincia a fare pensieri ambigui riguardo alla sua vita, arrivando a pensare di compiere un gesto estremo, ma con un barlume di lucidità decide cosa fare, andare a lavorare per la Sweeper, ditta che si occupa di ripulire le scene di suicidi, in modo da poter affrontare la morte e la realtà.
La storia fin dall’inizio rivela i toni dai quali sarà dominata, mostrandoci la morte nella sua forma più orribile e crudele, proseguendo ci saranno anche altri casi dove ci verranno spiegate molte particolarità scientifiche riguardo alla decomposizione dei cadaveri e altre evoluzioni emotive delle persone che sopravvivono a tali drastici gesti, compresi i familiari e gli amici. Una bella panoramica su un argomento delicato che tutti provano a capire, ma che fino a che non viene affrontato non si può comprendere veramente.
Nonostante l’assenza di una vera trama corposa la storia procede naturalmente, mostrandoci un po’ alla volta i cinque personaggi che lavorano alla Sweeper e il loro background psicologico, il tutto serve per permettere a Hiroyushi di evolvere interiormente, una cosa che avverrà seppur in parte.
Nel complesso risulta un’opera che va perdendo il suo senso originale lasciandosi trascinare eccessivamente da se stessa, fino ad un finale incredibile e perfettamente in linea con l’intera opera, anche se spiazzante.
I disegni sono dominati da un tratto sicuro, deciso e pulito in uno stile tendente al realistico che ben si confà al manga ed alle sue atmosfere, inoltre i fondali saranno curatissimi e ottimamente dettagliati, soprattutto nelle scene post-mortem. Solitamente gli occhi vengono definiti lo specchio dell’anima, ed in questo caso ne troveremo conferma, gli occhi semplici saranno esaurientemente espressivi in modo da mostrarci il reale stato d’animo del personaggio di turno.
La regia è ben curata e d’effetto, alterna ottimi spunti ad inquadrature troppo pragmatiche e ricercate che finiscono con il rallentare eccessivamente la lettura in certi momenti.
L’edizione J-Pop offre il consono rapporto qualità prezzo al quale ci ha abituati, volumetti ben assemblati muniti di sovraccoperta, pagine bianche ben stampate e anche pagine a colori patinate.
Un manga veramente diverso consigliabile a chiunque cerchi un’opera accattivante e dalla discreta profondità in grado di regalare buoni spunti di riflessione, anche se purtroppo nel finale tende a calare questo aspetto per lasciare più spazio ai personaggi.
Se avete lo stomaco debole o semplicemente vi impressionate facilmente, quest’opera è altamente sconsigliata grazie all’altissimo realismo raggiunto in particolari scene.
Death Sweeper avrebbe potuto diventare un grande manga, con ben pochi pari, ma l’ottimo incipit viene perso strada facendo trasformando il tutto in un’opera in cerca di un’identità continuando a balzare dalla sua forma principale a quella del classico manga dove ci si concentra solo sulle vite dei personaggi. Se Kitogawa volesse tornare a lavorarci sarebbe solo un bene, soprattutto visto il potenziale inespresso che questa serie contiene.
Mi duole dirlo, ma non concordo affatto con le recensioni presentate finora. Death Sweeper è un manga molto particolare, ma non posso dire che mi sia piaciuto. L'idea nel complesso non è male, ma avrebbe potuto essere sfruttata molto meglio di quanto non lo sia stata. Tutte le vicende che si trovano ad affrontare i due protagonisti sono sempre molto scontate ed hanno un inizio e una fine, mentre a mio parere una cosa che si ricerca in un manga (soprattutto in una mini-serie) è la continuità e una storia avvincente, entrambi elementi mancanti. Per quanto riguarda i disegni non sono particolarmente elaborati, anche se devo ammettere che nel complesso hanno una loro efficacia, ad esempio risultano incredibilmente minuziosi per quanto riguarda i particolari dei cadaveri in putrefazione. Ultimo punto, ma non meno importante, sono i personaggi: potevano essere dotati di maggior rilievo e quindi meglio caratterizzati, soprattutto per quanto riguarda quelli delle copertine 3,4 e 5. Dopodiché nel finale l'autore si è lasciato completamente andare: toccante ma incomprensibile. Penso che gli amanti del genere concorderanno con me sul fatto che Kurosagi ha tutto un altro fascino. Morte e solitudine sono i temi principali, un manga crudo, toccante ed incredibilmente deprimente.
Ho comprato questo manga per un semplice motivo, speravo e confidavo che dopo "Death Note" un altro manga con "death" avesse più spessore e avesse una trama che non si sfilacciasse lungo il percorso, ma desse al lettore l'idea di una linea da seguire e uno stimolo per andare al volume successivo.
Ammetto che tutto questo l'ho trovato in Death Sweeper. La copertina mi attirava e confidavo fosse qualcosa di non solo accattivante, ma interessante.
La storia presenta questo giovane ragazzo che dopo il suicido completamente inaspettato del fratello cerca lavoro e si fa assumere, forse con un impeto autolesionista o forse più per comprendere meglio la mente del fratello, dentro questa agenzia addetta a "ripulire" luoghi e cose toccate dalla morte e che nessun altro ha voglia di sistemare.
Il manga affronta nei 5 volumi tematiche diverse che sconvolgono il protagonista portandolo a riflettere su molte cose, la solitudine delle persone, la ricerca dell'affetto, il sentimento di non essere mai abbastanza all'altezza, la morte improvvisa, ma si parla anche dell'altra faccia della medaglia, cioè l'affetto che si può dare, l'attaccamento alla vita, la gioia di ogni istante, l'insignificante che diventa significato di qualcosa indimenticabile. Una trama che si intreccia con la vita di altre persone, a volte solo di passaggio, a volte che diventano quasi di importanza pari al protagonista e che raggiungono la gioia solo alla fine. Un manga a mio giudizio molto bello, che fa riflettere, seppur il disegno non sia tra i miei preferiti comunque permette al lettore di interpretare bene i sentimenti che passano attraverso le espressioni dei personaggi.
Beh sì, io lo ricomprerei e rileggerei molto volentieri, quindi ve lo consiglio.
Ammetto che tutto questo l'ho trovato in Death Sweeper. La copertina mi attirava e confidavo fosse qualcosa di non solo accattivante, ma interessante.
La storia presenta questo giovane ragazzo che dopo il suicido completamente inaspettato del fratello cerca lavoro e si fa assumere, forse con un impeto autolesionista o forse più per comprendere meglio la mente del fratello, dentro questa agenzia addetta a "ripulire" luoghi e cose toccate dalla morte e che nessun altro ha voglia di sistemare.
Il manga affronta nei 5 volumi tematiche diverse che sconvolgono il protagonista portandolo a riflettere su molte cose, la solitudine delle persone, la ricerca dell'affetto, il sentimento di non essere mai abbastanza all'altezza, la morte improvvisa, ma si parla anche dell'altra faccia della medaglia, cioè l'affetto che si può dare, l'attaccamento alla vita, la gioia di ogni istante, l'insignificante che diventa significato di qualcosa indimenticabile. Una trama che si intreccia con la vita di altre persone, a volte solo di passaggio, a volte che diventano quasi di importanza pari al protagonista e che raggiungono la gioia solo alla fine. Un manga a mio giudizio molto bello, che fa riflettere, seppur il disegno non sia tra i miei preferiti comunque permette al lettore di interpretare bene i sentimenti che passano attraverso le espressioni dei personaggi.
Beh sì, io lo ricomprerei e rileggerei molto volentieri, quindi ve lo consiglio.
Death Sweeper é la prima opera JPOP ad entrare nella mia collezione. All'inizio non ho mostrato molto interesse per questo manga, perso nel mucchio delle nuove uscite. In seguito, leggendo le recensioni, ho deciso di dargli una possibilità, spinto soprattutto dalle tematiche "particolari" e dall'appartenenza al genere seinen, da me poco conosciuto. Leggendo le prime pagine pensavo di trovarmi di fronte ad un prodotto sterile, con qualche scena cruda messa di proposito, giusto per scioccare il lettore. Proseguendo ho trovato la descrizione (quasi documentaristica) di un "lavoro sporco che qualcuno deve fare".
Il protagonista, Okazaki Hiroyuki, entra in contatto col mondo degli sweepers dopo il suicidio del fratello; per superare il trauma decide di svolgere questo mestiere, che consiste nel ripulire le stanze nelle quali è stato ritrovato un cadavere, e nello smaltimento degli oggetti del defunto. Nello svolgere il suo compito dovrà confrontarsi con gli aspetti più raccapriccianti (mosche, larve...), e l'empatia che prova nei confronti dei familiari dei defunti. Non manca un certo umorismo macabro in alcune scene.
Tra le tematiche troviamo la morte, strettamente connessa alla vita e al suo senso, come una sorta di grande livellatrice sociale, la solitudine, la mancanza di comunicazione, il senso della perdita, e la volontà di farsi forza per andare avanti.
Un manga che ho letto tutto d'un fiato e del quale prenderò certamente anche i prossimi numeri, sperando che mantengano o addirittura migliorino questa già ottima partenza.
Consiglio sicuramente la lettura ad un pubblico adulto (come scritto sulla copertina), a patto di essere pronti ad un manga che non sconvolgerà di certo le vostre esistenze, ma risulterà difficile da dimenticare.
Ho votato 9 e non 10, perché non avendo letto tutta l'opera sarebbe scorretto dargli il voto massimo sulla fiducia.
Il protagonista, Okazaki Hiroyuki, entra in contatto col mondo degli sweepers dopo il suicidio del fratello; per superare il trauma decide di svolgere questo mestiere, che consiste nel ripulire le stanze nelle quali è stato ritrovato un cadavere, e nello smaltimento degli oggetti del defunto. Nello svolgere il suo compito dovrà confrontarsi con gli aspetti più raccapriccianti (mosche, larve...), e l'empatia che prova nei confronti dei familiari dei defunti. Non manca un certo umorismo macabro in alcune scene.
Tra le tematiche troviamo la morte, strettamente connessa alla vita e al suo senso, come una sorta di grande livellatrice sociale, la solitudine, la mancanza di comunicazione, il senso della perdita, e la volontà di farsi forza per andare avanti.
Un manga che ho letto tutto d'un fiato e del quale prenderò certamente anche i prossimi numeri, sperando che mantengano o addirittura migliorino questa già ottima partenza.
Consiglio sicuramente la lettura ad un pubblico adulto (come scritto sulla copertina), a patto di essere pronti ad un manga che non sconvolgerà di certo le vostre esistenze, ma risulterà difficile da dimenticare.
Ho votato 9 e non 10, perché non avendo letto tutta l'opera sarebbe scorretto dargli il voto massimo sulla fiducia.
I death sweepers sono un gruppo di operai specialisti che si occupano di ripulire i luoghi in cui avvengono morti violente. Il protagonista, Hiroyuki, decide di avvicinarsi a questo lavoro per riuscire a superare il suicidio del fratello, non essendo riuscito ad ascoltare il suo ultimo grido di aiuto.
Innanzitutto non consiglio la lettura ai deboli di cuore, visto che le morti in questione riguardano cadaveri in decomposizione, suicidi e quant'altro.
Detto questo, c'è da riconoscere che le scelte editoriali della j-pop sono perle che brillano illuminate da uno spiccato senso di sfida: insomma, per decidere di pubblicare in Italia un fumetto che tratta di morti violente per riflettere sul senso della vita, ci vuole coraggio... Per questo adoro la j-pop!
Gli amanti del disegno pulito, lineare, ma allo stesso tempo espressivo ed efficace rimarranno piacevolmente sorpresi dal tratto del SIGNOR Shou Kitagawa. Ti prego Death Sweeper, sorprendimi!
Innanzitutto non consiglio la lettura ai deboli di cuore, visto che le morti in questione riguardano cadaveri in decomposizione, suicidi e quant'altro.
Detto questo, c'è da riconoscere che le scelte editoriali della j-pop sono perle che brillano illuminate da uno spiccato senso di sfida: insomma, per decidere di pubblicare in Italia un fumetto che tratta di morti violente per riflettere sul senso della vita, ci vuole coraggio... Per questo adoro la j-pop!
Gli amanti del disegno pulito, lineare, ma allo stesso tempo espressivo ed efficace rimarranno piacevolmente sorpresi dal tratto del SIGNOR Shou Kitagawa. Ti prego Death Sweeper, sorprendimi!