Verso la terra...
Manga che vede protagonista la fantascienza, i vari personaggi di primo piano non sono i classici protagonisti e non prendono il sopravvento sugli altri prendendo ognuno il proprio spazio. La Takemiya è bravissima ad imbastire una storia credibile e a mettere insieme dei ruoli completamente diversi uno dall'altro soprattutto caratterialmente. Il tratto è distinguibile e sempre ai massimi livelli, assolutamente tra i miei preferiti per la bellezza e anche la varietà di particolari.
Il primo volume scorre piuttosto lento, ci presenta questa società futura che ha lasciato la Terra ormai esaurita e viaggia in varie astronavi, la principale si è situata su Atalaxia. Gli umani sono governati dalle decisioni di un computer Grand Mother, i bambini nascono solo in laboratorio e vengono affidati alle coppie dove crescono fino ai 14 anni e dopo un esame di maturità potranno accedere ad un ruolo. Queste premesse iniziali si svelano pagina per pagina essere un controllo ritenuto necessario alla sopravvivenza e soprattutto un modo di individuare i Mu, cioè quegli umani che sviluppano delle facoltà speciali esp ritenute pericolose. Assistiamo quindi alle paure per il diverso, al giudizio e all'annientamento sistematico di quella che viene ritenuta una alienazione genetica e una razza non umana.
Attraverso Jomy scopriamo il presagio e la paura per l'esame di maturità che diventa un incubo e attraverso il richiamo di Soldier Blue lo teletrasporta salvandolo all'astronave dei Mu e a diventarne il leader. Soldier ha più di 500 anni e l'aspetto di un ragazzino, ma sta esaurendo le sue energie e dopo aver salvato tutti i Mu che poteva sta per spegnersi, ha appena il tempo di affidarlo al suo braccio destro la esper Physis che dovrà aiutarlo a prendere il suo posto.
Questo è solo l'inizio, Soldier Blue come personaggio scompare ma sembrerà emergere dentro Jomy e accompagnarlo nel suo viaggio verso la libertà dei Mu e in realtà anche degli umani.
Dall'altra parte ci sarà Keith Ayan, l'umano creato da Gran Mather e considerato dal computer l'essere perfetto, che non si lascia quindi sviare dalle emozioni e destinato al comando degli umani nella lotta contro i Mu aspirando una perfezione designata dal computer.
La storia prosegue abbastanza lenta nei primi volumi, ma inserisce vari tasselli importanti nell' evoluzione dei pensieri di ognuno che vanno poi a concretizzarsi nel finale.
La morale comunque è che l'uomo sceglierà sempre di essere libero del suo destino.
SPOILER
Ho amato particolarmente Blue e Physis, lui forte e protettivo e lei così delicata e sensibile e ho trovato incredibile il fatto che la Takemiya sia riuscita a fare passare il loro legame e sentimento senza nemmeno presentarli mai come coppia.
Se Blue è decisamente un leader, Jomy impara ad esserlo nel tempo, mantiene la sua parte umana e la forza della sua volontà ferme anche sentendosi spezzato a metà tra quello che era e quello che dovrà diventare.
Keith stesso nonostante il controllo che mantiene sulle sue emozioni si porta dentro costantemente molte domande a cui deve dare una risposta. Chi sono io? L'importanza costante di conoscere una madre, una radice per sapere anche dove si sta andando.
Nota speciale per Tony, il ragazzino nato in modo naturale da due Mu e che stranamente diventa adulto in pochi anni denotando un carattere privo di scrupoli creando situazioni abbastanza paradossali.
Mi è piaciuto il finale, l'ho trovato molto sensato e non scontato, tra reincarnazione o seconda possibilità lasciando molta interpretazione al lettore.
Non metto il massimo dei voti perché ritengo superiore Il poema del vento degli alberi e comunque questo manga è abbastanza lento quindi lo consiglierei agli amanti del genere fantascienza e a chi apprezza letture un po' più pesanti.
Il primo volume scorre piuttosto lento, ci presenta questa società futura che ha lasciato la Terra ormai esaurita e viaggia in varie astronavi, la principale si è situata su Atalaxia. Gli umani sono governati dalle decisioni di un computer Grand Mother, i bambini nascono solo in laboratorio e vengono affidati alle coppie dove crescono fino ai 14 anni e dopo un esame di maturità potranno accedere ad un ruolo. Queste premesse iniziali si svelano pagina per pagina essere un controllo ritenuto necessario alla sopravvivenza e soprattutto un modo di individuare i Mu, cioè quegli umani che sviluppano delle facoltà speciali esp ritenute pericolose. Assistiamo quindi alle paure per il diverso, al giudizio e all'annientamento sistematico di quella che viene ritenuta una alienazione genetica e una razza non umana.
Attraverso Jomy scopriamo il presagio e la paura per l'esame di maturità che diventa un incubo e attraverso il richiamo di Soldier Blue lo teletrasporta salvandolo all'astronave dei Mu e a diventarne il leader. Soldier ha più di 500 anni e l'aspetto di un ragazzino, ma sta esaurendo le sue energie e dopo aver salvato tutti i Mu che poteva sta per spegnersi, ha appena il tempo di affidarlo al suo braccio destro la esper Physis che dovrà aiutarlo a prendere il suo posto.
Questo è solo l'inizio, Soldier Blue come personaggio scompare ma sembrerà emergere dentro Jomy e accompagnarlo nel suo viaggio verso la libertà dei Mu e in realtà anche degli umani.
Dall'altra parte ci sarà Keith Ayan, l'umano creato da Gran Mather e considerato dal computer l'essere perfetto, che non si lascia quindi sviare dalle emozioni e destinato al comando degli umani nella lotta contro i Mu aspirando una perfezione designata dal computer.
La storia prosegue abbastanza lenta nei primi volumi, ma inserisce vari tasselli importanti nell' evoluzione dei pensieri di ognuno che vanno poi a concretizzarsi nel finale.
La morale comunque è che l'uomo sceglierà sempre di essere libero del suo destino.
SPOILER
Ho amato particolarmente Blue e Physis, lui forte e protettivo e lei così delicata e sensibile e ho trovato incredibile il fatto che la Takemiya sia riuscita a fare passare il loro legame e sentimento senza nemmeno presentarli mai come coppia.
Se Blue è decisamente un leader, Jomy impara ad esserlo nel tempo, mantiene la sua parte umana e la forza della sua volontà ferme anche sentendosi spezzato a metà tra quello che era e quello che dovrà diventare.
Keith stesso nonostante il controllo che mantiene sulle sue emozioni si porta dentro costantemente molte domande a cui deve dare una risposta. Chi sono io? L'importanza costante di conoscere una madre, una radice per sapere anche dove si sta andando.
Nota speciale per Tony, il ragazzino nato in modo naturale da due Mu e che stranamente diventa adulto in pochi anni denotando un carattere privo di scrupoli creando situazioni abbastanza paradossali.
Mi è piaciuto il finale, l'ho trovato molto sensato e non scontato, tra reincarnazione o seconda possibilità lasciando molta interpretazione al lettore.
Non metto il massimo dei voti perché ritengo superiore Il poema del vento degli alberi e comunque questo manga è abbastanza lento quindi lo consiglierei agli amanti del genere fantascienza e a chi apprezza letture un po' più pesanti.
Se ricordo bene quanto detto da Keiko Takemiya nella sua autobiografia “Il suo nome era Gilbert” questo fumetto è un doppio tradimento di successo: il primo tradimento è contro la casa editrice (la Shogakukan) che di solito la ospitava sulle sue riviste, il secondo è il passaggio da storie esclusivamente shojo ad uno shonen che, a dispetto delle previsioni delle sue amiche, si rivelò uno shonen di successo.
Ma chi è Keiko Takemiya? È una delle autrici di maggior successo del gruppo Showa 24 un gruppo di autrici nate tutte nel 1949 che ha rivoluzionato negli anni settanta il modo di fare shojo. Le più famose in Italia sono lei (grazie all’edizione de “Il poema degli alberi e del vento”) e Moto Hagio.
Le due vissero insieme qualche tempo è la Takemiya subì fortemente la pressione del suo editore che la paragonava alla Hagio dicendo che quest’ultima gli era superiore. Il complesso di inferiorità finirà proprio grazie a tre opere di successo: “La tomba del faraone/Pharaoh no Haka”, “Terra e...” e “Kaze to ki no uta”, le quali le dimostreranno che anche lei non era un’autrice da metà classifica ma invece era una che poteva piacere al grande pubblico.
Ma cos’è questo “Verso la terra...”? Uno shonen di fantascienza, genere sdoganato verso il successo in quegli anni da Leiji Matsumoto: ma non è una scopiazzatura pur richiamandosi a molti argomenti che erano già stati usati nella letteratura e nel cinema prima del 1977: società distopiche, esseri dotati di poteri esp, super computer che comandano sull’uomo, odio verso il diverso anche quando questo non si può definire “alieno” ecc.
<spoiler>In soli tre volumi (cinque nella prima versione giapponese) assistiamo allo scontro fra Mu e umani, tutto per volontà del computer che governa i terrestri la Grande Madre e di come lei si affidi a super uomini sotto il suo pieno controllo (la crema dell’elites) per eliminare i Mu costringendo quest’ultimi alla guerra che porterà alla catastrofe finale <fine spoiler="">
Il tratto di questa autrice mi piace e se è vero che i protagonisti sembrano ragazzini l’autrice disegna bene anche adulti e vecchi… oltreché le macchine,ovviamente.
Se l’inizio è dominato dalla figura di Soldier Blue presto i protagonisti saranno Jomi, Keith, Physis, Tony che spiccheranno fra tutti gli altri personaggi. Soprattutto il buon Jomi e l’accecato dall’odio Keith.
La storia è bella e i disegni le si adattano e si comprende il meritato successo. Il mio voto? Un nove pieno.
Ma chi è Keiko Takemiya? È una delle autrici di maggior successo del gruppo Showa 24 un gruppo di autrici nate tutte nel 1949 che ha rivoluzionato negli anni settanta il modo di fare shojo. Le più famose in Italia sono lei (grazie all’edizione de “Il poema degli alberi e del vento”) e Moto Hagio.
Le due vissero insieme qualche tempo è la Takemiya subì fortemente la pressione del suo editore che la paragonava alla Hagio dicendo che quest’ultima gli era superiore. Il complesso di inferiorità finirà proprio grazie a tre opere di successo: “La tomba del faraone/Pharaoh no Haka”, “Terra e...” e “Kaze to ki no uta”, le quali le dimostreranno che anche lei non era un’autrice da metà classifica ma invece era una che poteva piacere al grande pubblico.
Ma cos’è questo “Verso la terra...”? Uno shonen di fantascienza, genere sdoganato verso il successo in quegli anni da Leiji Matsumoto: ma non è una scopiazzatura pur richiamandosi a molti argomenti che erano già stati usati nella letteratura e nel cinema prima del 1977: società distopiche, esseri dotati di poteri esp, super computer che comandano sull’uomo, odio verso il diverso anche quando questo non si può definire “alieno” ecc.
<spoiler>In soli tre volumi (cinque nella prima versione giapponese) assistiamo allo scontro fra Mu e umani, tutto per volontà del computer che governa i terrestri la Grande Madre e di come lei si affidi a super uomini sotto il suo pieno controllo (la crema dell’elites) per eliminare i Mu costringendo quest’ultimi alla guerra che porterà alla catastrofe finale <fine spoiler="">
Il tratto di questa autrice mi piace e se è vero che i protagonisti sembrano ragazzini l’autrice disegna bene anche adulti e vecchi… oltreché le macchine,ovviamente.
Se l’inizio è dominato dalla figura di Soldier Blue presto i protagonisti saranno Jomi, Keith, Physis, Tony che spiccheranno fra tutti gli altri personaggi. Soprattutto il buon Jomi e l’accecato dall’odio Keith.
La storia è bella e i disegni le si adattano e si comprende il meritato successo. Il mio voto? Un nove pieno.
Negli anni settanta il panorama dello shojo giapponese venne rivoluzionato dalle autrici del gruppo del 24, mangaka del calibro di Ryoko Ikeda, Moto Hagio, Ryoko Yamagishi e Yumiko Ooshima. Keiko Takemiya è una delle più importanti autrici del gruppo, famosa per il celebre "Poema del vento e degli alberi", per "To Terra" e per vari altri lavori importanti, di genere fantascientifico, storico o drammatico. Di suo io ho letto "Natsu e no tobira" e visto il film di "Andromeda Stories". L'importanza storica e il successo di Keiko Takemiya sono innegabili: ciò non significa necessariamente che le sue opere debbano piacere a ogni tipo di pubblico. Se autrici come Ryoko Ikeda e Ryoko Yamagishi proponevano eroine forti e coraggiose, senza timore di andare controcorrente e in grado di giocare a volte anche ruoli maschili (queste autrici sono all'origine del genere yuri), Keiko Takemiya e in minor misura Moto Hagio proponevano come protagonisti dei giovani effeminati e molto sensibili: del resto queste autrici sono all'origine del genere yaoi.
Sono proprio i personaggi maschili il punto dolente di Keyko Takemiya, per lo meno per una larga porzione del pubblico maschile, porzione di cui faccio parte: i ragazzini piagnucolosi che propone come protagonisti mi sono del tutto intollerabili. Sono maschi solo di nome e spendono giornate intere a deprimersi in preda a una misteriosa nostalgia che sembra più affine a una sindrome premestruale che a un problema reale: tutto ciò li rende ben poco credibili. Per questo motivo tutte le disgrazie che subiscono - in quegli anni il finale tragico era pressoché obbligatorio - non riescono minimalmente a toccarmi e le loro storie mi risultano estremamente tediose da leggere. Finire "To Terra" mi ha richiesto oltre un anno, proprio perché la lettura non mi ha preso per nulla. Non mi piace neppure il chara design e lo stile di disegno. Dal punto di vista prettamente fantascientifico qualche idea buona ci poteva pure essere, ma i personaggi sono così fastidiosi che il manga risulta comunque difficile da seguire. Diversa è la situazione per Moto Hagio, che vedo come un'autrice molto più interessante e i cui personaggi androgini non mi hanno dato nessun problema, sia perché hanno una giustificazione fantascientifica sia perché sono molto meno depressi (sto pensando ad opere fantascientifiche come "A, À", "Marginal" e "Siamo in Undici"). Mi piace di più anche come disegnatrice. In conclusione la faticosa lettura di "To Terra" ha confermato la prima impressione ricevuta da "Natsu e no tobira": non sono un fan di questa autrice e non la raccomando a chi odia i personaggi che si piangono addosso.
Sono proprio i personaggi maschili il punto dolente di Keyko Takemiya, per lo meno per una larga porzione del pubblico maschile, porzione di cui faccio parte: i ragazzini piagnucolosi che propone come protagonisti mi sono del tutto intollerabili. Sono maschi solo di nome e spendono giornate intere a deprimersi in preda a una misteriosa nostalgia che sembra più affine a una sindrome premestruale che a un problema reale: tutto ciò li rende ben poco credibili. Per questo motivo tutte le disgrazie che subiscono - in quegli anni il finale tragico era pressoché obbligatorio - non riescono minimalmente a toccarmi e le loro storie mi risultano estremamente tediose da leggere. Finire "To Terra" mi ha richiesto oltre un anno, proprio perché la lettura non mi ha preso per nulla. Non mi piace neppure il chara design e lo stile di disegno. Dal punto di vista prettamente fantascientifico qualche idea buona ci poteva pure essere, ma i personaggi sono così fastidiosi che il manga risulta comunque difficile da seguire. Diversa è la situazione per Moto Hagio, che vedo come un'autrice molto più interessante e i cui personaggi androgini non mi hanno dato nessun problema, sia perché hanno una giustificazione fantascientifica sia perché sono molto meno depressi (sto pensando ad opere fantascientifiche come "A, À", "Marginal" e "Siamo in Undici"). Mi piace di più anche come disegnatrice. In conclusione la faticosa lettura di "To Terra" ha confermato la prima impressione ricevuta da "Natsu e no tobira": non sono un fan di questa autrice e non la raccomando a chi odia i personaggi che si piangono addosso.
Questo manga, conosciuto anche come 'Toward the Terra', è un'opera di Keiko Takemiya, una delle migliori mangaka del recente passato. L'autrice è specializzata per lo più in shojo, ma questa volta abbiamo a che fare con una complessa saga fantascientifica dalla quale sono stati tratti un film animato e una più recente serie TV. Ho avuto modo di visionare entrambi e ora sono finalmente entrata in possesso del manga - in inglese dal momento che vivo all'estero. A quanto pare in Italia è inedito, ed è un peccato perché a mio parere è un capolavoro. Certo, è un'opera con dei decenni sul groppone e si vede, ma sia la trama che i personaggi sono splendidamente tratteggiati. Tra l'altro sembra che abbia ispirato il più che discreto Rahxephon. Un manga all'altezza della sua autrice. Quindi se non riuscite a procurarvelo ripiegate sulla degna serie TV, più facile da reperire. Un must per gli amanti del filone sci-fi, insieme a Five Star Stories.