Happy Ice Cream!
"Happy Ice Cream!" è il primo fumetto che ho acquistato di Mika Kawamura, dal momento che il ben più famoso "Ufo Baby" sono riuscita a reperirlo solamente più tardi. Pertanto, senza alcuna aspettativa che mi portasse anche inconsciamente a paragonare le due opere, sono riuscita ad apprezzarlo in tutta la sua pienezza.
Le premesse della storia sono abbastanza classiche: trasformazioni, una ragazza carina senza qualità particolari, più di un ragazzo bellissimo che le ruota intorno, overflow di sentimenti. Eppure c'è molta originalità nello sfruttare queste premesse decisamente classiche: i riferimenti alla letteratura tradizionale giapponese sono ben inseriti, coerenti, divertenti se già si conoscono i temi trattati e che spingono ad approfondire nel caso non li si conosca (ricordo che, seguendo il consiglio dell'autrice, io stessa presi in prestito "Storia di Genji" in biblioteca in seguito alla lettura del manga). Inoltre, in una storia che può apparire leggera a causa delle premesse, del tratto kawaii e dell'amore di Mika Kawamura per le pose molto accentuate, non mancano svariati elementi di profondità, a partire dai background dei tre protagonisti maschili. L'autrice si dimostra qui capace di creare situazioni e storie personali davvero intense. Anche la caratterizzazione dei personaggi è molto ben fatta, sebbene il tempo per approfondirla sia limitato.
Si tratta di un fumetto che ho amato particolarmente e che, anche rileggendolo ad anni di distanza, è in grado di dare molte sensazioni positive. Un peccato il fatto che la storia sia sviluppata così in fretta: sarebbe stato interessante che fossero inserite più occasioni di trasformazione, che invece paiono perlopiù un pretesto narrativo; che venisse approfondita la figura di Genji, soprattutto sul finale; e che i flashback riguardanti i tre ragazzi fossero più lunghi e dettagliati.
In generale non bisogna lasciarsi distrarre dal tratto kawaii di Mika Kawamura: dentro i suoi lavori c'è molto di più di quello che qualche semplice frame potrebbe lasciar intendere. E' un gran peccato che non ci siano in circolazione più opere come "Ufo Baby" e "Happy Ice Cream!". ed è un peccato che la Kawamura non abbia avuto modo di approfondire, nel corso della sua carriera, quel lato profondo e intenso che emerge a tratti in questo lavoro, perché avrebbe avuto davvero molto da offrire.
Le premesse della storia sono abbastanza classiche: trasformazioni, una ragazza carina senza qualità particolari, più di un ragazzo bellissimo che le ruota intorno, overflow di sentimenti. Eppure c'è molta originalità nello sfruttare queste premesse decisamente classiche: i riferimenti alla letteratura tradizionale giapponese sono ben inseriti, coerenti, divertenti se già si conoscono i temi trattati e che spingono ad approfondire nel caso non li si conosca (ricordo che, seguendo il consiglio dell'autrice, io stessa presi in prestito "Storia di Genji" in biblioteca in seguito alla lettura del manga). Inoltre, in una storia che può apparire leggera a causa delle premesse, del tratto kawaii e dell'amore di Mika Kawamura per le pose molto accentuate, non mancano svariati elementi di profondità, a partire dai background dei tre protagonisti maschili. L'autrice si dimostra qui capace di creare situazioni e storie personali davvero intense. Anche la caratterizzazione dei personaggi è molto ben fatta, sebbene il tempo per approfondirla sia limitato.
Si tratta di un fumetto che ho amato particolarmente e che, anche rileggendolo ad anni di distanza, è in grado di dare molte sensazioni positive. Un peccato il fatto che la storia sia sviluppata così in fretta: sarebbe stato interessante che fossero inserite più occasioni di trasformazione, che invece paiono perlopiù un pretesto narrativo; che venisse approfondita la figura di Genji, soprattutto sul finale; e che i flashback riguardanti i tre ragazzi fossero più lunghi e dettagliati.
In generale non bisogna lasciarsi distrarre dal tratto kawaii di Mika Kawamura: dentro i suoi lavori c'è molto di più di quello che qualche semplice frame potrebbe lasciar intendere. E' un gran peccato che non ci siano in circolazione più opere come "Ufo Baby" e "Happy Ice Cream!". ed è un peccato che la Kawamura non abbia avuto modo di approfondire, nel corso della sua carriera, quel lato profondo e intenso che emerge a tratti in questo lavoro, perché avrebbe avuto davvero molto da offrire.
Per chi della stessa autrice ha seguito Ufo Baby e ha una particolare voglia di disegni morbidi e tondeggianti, Happy Ice Cream può apparire invitante.
Sakurako conosce tre ragazzi colpiti da una maledizione che al primo pensiero erotico li trasforma in bambini. Per farli tornare normali, lei deve baciarli in fronte.
La trama così a grandi linee si presta peculiare, finalmente qualcosa di diverso. Una maledizione qua, un antenato dell'epoca Heian di là, qualche gelato e bacini.
Poi leggi la miniserie e dal primo volume capisci che di originale la Kawamura ci regala ben poco.
In Happy Ice Cream abbiamo la solita ragazzina di tredici anni con il solito ragazzo da scegliere, (qualcuno ha dubbi sul fatto che tutti e tre le faranno la corte? No? Benissimo.) il tutto condito da situazioni estremamente stereotipate e banali, che mettono quasi in ombra quei pochi aspetti che sarebbero potuti essere davvero positivi.
I tre ragazzi non solo sono suoi vicini di casa, ma sono anche compagni di classe. Le personalità hanno lo spessore di un foglio di carta e quasi tutti i particolari psicologici e la storia del passato di ognuno dei tre non presenta nulla che non sia già visto e rivisto, soliti avvenimenti drammatici, soliti occhiolini, solite azioni nei riguardi della protagonista.
La stessa Sakurako è la tipica ragazza allegra un po' distratta, che vive da sola perché i genitori sono in viaggio e la sorella maggiore se n'è andata a vivere dal ragazzo (abbè!).
Il problema non è che la Kawamura descriva superficialmente i propri personaggi, tutt'altro sono tutti caratterizzati con attenzione. È proprio l'originalità a mancare ed è un peccato, perché sarebbe potuta essere una serie leggera e divertente ma è così ricca di cliché tanto da diventare anche fastidiosa in certi punti.
La consiglio a chi ha meno di quindici anni ed è particolarmente amante dei shojo al punto di non farsi tante domande come ad esempio "Perché dovrei leggere qualcosa di così mediocre?''
Sakurako conosce tre ragazzi colpiti da una maledizione che al primo pensiero erotico li trasforma in bambini. Per farli tornare normali, lei deve baciarli in fronte.
La trama così a grandi linee si presta peculiare, finalmente qualcosa di diverso. Una maledizione qua, un antenato dell'epoca Heian di là, qualche gelato e bacini.
Poi leggi la miniserie e dal primo volume capisci che di originale la Kawamura ci regala ben poco.
In Happy Ice Cream abbiamo la solita ragazzina di tredici anni con il solito ragazzo da scegliere, (qualcuno ha dubbi sul fatto che tutti e tre le faranno la corte? No? Benissimo.) il tutto condito da situazioni estremamente stereotipate e banali, che mettono quasi in ombra quei pochi aspetti che sarebbero potuti essere davvero positivi.
I tre ragazzi non solo sono suoi vicini di casa, ma sono anche compagni di classe. Le personalità hanno lo spessore di un foglio di carta e quasi tutti i particolari psicologici e la storia del passato di ognuno dei tre non presenta nulla che non sia già visto e rivisto, soliti avvenimenti drammatici, soliti occhiolini, solite azioni nei riguardi della protagonista.
La stessa Sakurako è la tipica ragazza allegra un po' distratta, che vive da sola perché i genitori sono in viaggio e la sorella maggiore se n'è andata a vivere dal ragazzo (abbè!).
Il problema non è che la Kawamura descriva superficialmente i propri personaggi, tutt'altro sono tutti caratterizzati con attenzione. È proprio l'originalità a mancare ed è un peccato, perché sarebbe potuta essere una serie leggera e divertente ma è così ricca di cliché tanto da diventare anche fastidiosa in certi punti.
La consiglio a chi ha meno di quindici anni ed è particolarmente amante dei shojo al punto di non farsi tante domande come ad esempio "Perché dovrei leggere qualcosa di così mediocre?''
Sakurako è una ragazza di 13 anni che vive con sua sorella maggiore, dopo che i loro genitori sono partiti per un viaggio. Nonostante questo però, la sorella non ci pensa su due volte a farle presente che se ne andrà a convivere col proprio fidanzato lasciandola sola del tutto. Sakurako nei giorni successivi fa la conoscenza di 3 strani ragazzi colpiti dalla maledizione del principe Genji. Infatti, se mai dovessero pensare a cose impure si trasformerebbero subito in bambini, e l'unico modo per tornare immediatamente alle loro sembianze, è quello di ricevere un bacio sulla fronte dalla stessa Sakurako. I 3 ragazzi si ritrovano ad essere anche i suoi nuovi compagni di classe e vicini di casa, per cui la povera protagonista si ritrova spesso e volentieri a vivere situazioni paradossali.
Davvero molto carina quest'altra opera di Mika Kawamura. Io personalmente, l'ho trovata molto divertente, è un peccato che si sia conclusa a soli 3 volumi. Sarebbe stato bello vedere Sakurako alle prese con altre spiacevoli situazioni. Lo consiglio a tutte coloro che cercano una storia tranquilla e divertente.
Davvero molto carina quest'altra opera di Mika Kawamura. Io personalmente, l'ho trovata molto divertente, è un peccato che si sia conclusa a soli 3 volumi. Sarebbe stato bello vedere Sakurako alle prese con altre spiacevoli situazioni. Lo consiglio a tutte coloro che cercano una storia tranquilla e divertente.
La giovane Sakurako vive una vita piuttosto spensierata, rotta unicamente dalle stramberie della sorella maggiore alla quale è costretta ad appoggiarsi poiché i genitori sono in viaggio all’estero. Questo, almeno, finché non incontra tre ragazzi un po’ particolari.
Uno, Mikado, è un suo compagno di classe cool e intelligente amato dalla stragrande maggior parte delle ragazze e al cui fascino la stessa Sakurako è tutt’altro che indifferente. Il secondo, Kotaro, è un buffo street dancer dalla personalità affabile. Il terzo, Tsukasa, è un fascinoso attore del teatro kabuki. I tre ragazzi, venuti ad abitare nello stesso palazzo della fanciulla, nascondono un bizzarro segreto: basta il minimo pensiero licenzioso per tramutarli all’istante in vivaci bambini.
Fatto curioso dovuto alla maledizione ricevuta sulla sua discendenza, di cui i tre fanno parte, da un illustre antenato, il celeberrimo “principe splendente” Genji, protagonista del famoso racconto di epoca Heian e noto per la sua licenziosità.
Cosa lega Sakurako ai tre ragazzi e alla maledizione? Semplice, è lei la prescelta che ha il potere di scioglierla, arrestando la metamorfosi in bambini con un semplice bacio sulla fronte. Compito di Sakurako sarà quindi spezzare l’incantesimo, cosa che sarà possibile soltanto quando i tre ragazzi avranno compreso e conosciuto il vero amore…
Inizia così Happy Ice Cream, una storia sognante con un retrogusto d’altri tempi, che evoca sensazioni appartenenti ad un mitico passato in cui belle dame e affascinanti nobiluomini si scambiavano appassionate lettere in versi o si guardavano da dietro i paraventi celando accorati sentimenti. La vicenda di Sakurako e dei suoi tre “principi” è condotta con dolcezza e sensibilità da una brava Mika Kawamura, già autrice del simpatico Ufo Baby. Il lettore è condotto per mano alla scoperta di questi tre personaggi, ognuno diverso dall’altro per trascorsi personali e attitudini, che condividono un buffo destino e che si portano sulle spalle storie passate molto sofferte.
La storia è vista dal punto di vista di Sakurako, ragazza dal carattere allegro e gentile, che saprà condurre il lettore all’interno delle psicologie e delle storie personali dei tre personaggi, donandogliene una visione, chi più chi meno, completa e affascinante.
La risoluzione della love story invero sarà scontata già dall’esordio, ma l’autrice riesce comunque a orchestrare buoni risvolti che tengono sulle spine il lettore, il quale è più interessato alle storie personali dei tre “principi” piuttosto che alla abbastanza scontata scelta finale della principessa.
Happy Ice Cream procede in maniera spigliata e convincente verso un finale forse scontato, ma che comunque era l’unico possibile, e lungo il percorso ci regala alcuni personaggi che, se non posso dire siano indimenticabili, di certo sono molto piacevoli da seguire e ben approfonditi.
Non è il massimo capolavoro dello shojo manga, ma una miniserie simpatica che si fa seguire piacevolmente e che si dimostra essere ben curata sia nella caratterizzazione dei personaggi, sia nelle numerose strizzate d’occhio che fa nei confronti dell’antica letteratura giapponese da cui trae lo spunto iniziale. Oltre alla presenza dello stesso principe Genji come comparsa, infatti, avremo personaggi dai nomi altisonanti e simbolici come Sakurako (che rimanda ai ciliegi, importantissimi nella cultura giapponese poiché legati ai riti di comunione con gli antenati), Kotaro (tipico nome da primogenito) o Mikado (appellativo dato all’imperatore), oltre all’aspetto esteriore di Sakurako, che sembra quasi uscita da una stampa tradizionale. Rimandi che saranno ben accetti da un lettore avvezzo alla cultura e alla letteratura dell’antico Giappone e che dimostreranno un certo amore dell’autrice per la storia passata del proprio paese, oltre che dare brio alla storia.
A questo si aggiunge uno stile di disegno molto gradevole e vivace, che mantiene tutti gli stereotipi tipici dello shojo manga di genere ma riesce anche a ottenere una sua individualità e a risaltare in mezzo alle molte serie dal tratto simile che venivano pubblicate su Nakayoshi insieme a questa.
Happy Ice Cream è una storiella apparentemente disimpegnata, ma che nasconde diversi spunti interessanti e sa essere anche profonda, delle volte (basti pensare alle storie passate dei tre personaggi maschili, che risultano molto interessanti e toccanti). Non è un titolo imprescindibile, ma se vi capita fra le mani, in prestito o nella collezione delle vostre sorelle minori, dategli un’occhiata. Troverete una storia simpatica e inaspettatamente ben narrata, che riuscirà a ritagliarsi un piccolo posticino nel vostro cuore.
Uno, Mikado, è un suo compagno di classe cool e intelligente amato dalla stragrande maggior parte delle ragazze e al cui fascino la stessa Sakurako è tutt’altro che indifferente. Il secondo, Kotaro, è un buffo street dancer dalla personalità affabile. Il terzo, Tsukasa, è un fascinoso attore del teatro kabuki. I tre ragazzi, venuti ad abitare nello stesso palazzo della fanciulla, nascondono un bizzarro segreto: basta il minimo pensiero licenzioso per tramutarli all’istante in vivaci bambini.
Fatto curioso dovuto alla maledizione ricevuta sulla sua discendenza, di cui i tre fanno parte, da un illustre antenato, il celeberrimo “principe splendente” Genji, protagonista del famoso racconto di epoca Heian e noto per la sua licenziosità.
Cosa lega Sakurako ai tre ragazzi e alla maledizione? Semplice, è lei la prescelta che ha il potere di scioglierla, arrestando la metamorfosi in bambini con un semplice bacio sulla fronte. Compito di Sakurako sarà quindi spezzare l’incantesimo, cosa che sarà possibile soltanto quando i tre ragazzi avranno compreso e conosciuto il vero amore…
Inizia così Happy Ice Cream, una storia sognante con un retrogusto d’altri tempi, che evoca sensazioni appartenenti ad un mitico passato in cui belle dame e affascinanti nobiluomini si scambiavano appassionate lettere in versi o si guardavano da dietro i paraventi celando accorati sentimenti. La vicenda di Sakurako e dei suoi tre “principi” è condotta con dolcezza e sensibilità da una brava Mika Kawamura, già autrice del simpatico Ufo Baby. Il lettore è condotto per mano alla scoperta di questi tre personaggi, ognuno diverso dall’altro per trascorsi personali e attitudini, che condividono un buffo destino e che si portano sulle spalle storie passate molto sofferte.
La storia è vista dal punto di vista di Sakurako, ragazza dal carattere allegro e gentile, che saprà condurre il lettore all’interno delle psicologie e delle storie personali dei tre personaggi, donandogliene una visione, chi più chi meno, completa e affascinante.
La risoluzione della love story invero sarà scontata già dall’esordio, ma l’autrice riesce comunque a orchestrare buoni risvolti che tengono sulle spine il lettore, il quale è più interessato alle storie personali dei tre “principi” piuttosto che alla abbastanza scontata scelta finale della principessa.
Happy Ice Cream procede in maniera spigliata e convincente verso un finale forse scontato, ma che comunque era l’unico possibile, e lungo il percorso ci regala alcuni personaggi che, se non posso dire siano indimenticabili, di certo sono molto piacevoli da seguire e ben approfonditi.
Non è il massimo capolavoro dello shojo manga, ma una miniserie simpatica che si fa seguire piacevolmente e che si dimostra essere ben curata sia nella caratterizzazione dei personaggi, sia nelle numerose strizzate d’occhio che fa nei confronti dell’antica letteratura giapponese da cui trae lo spunto iniziale. Oltre alla presenza dello stesso principe Genji come comparsa, infatti, avremo personaggi dai nomi altisonanti e simbolici come Sakurako (che rimanda ai ciliegi, importantissimi nella cultura giapponese poiché legati ai riti di comunione con gli antenati), Kotaro (tipico nome da primogenito) o Mikado (appellativo dato all’imperatore), oltre all’aspetto esteriore di Sakurako, che sembra quasi uscita da una stampa tradizionale. Rimandi che saranno ben accetti da un lettore avvezzo alla cultura e alla letteratura dell’antico Giappone e che dimostreranno un certo amore dell’autrice per la storia passata del proprio paese, oltre che dare brio alla storia.
A questo si aggiunge uno stile di disegno molto gradevole e vivace, che mantiene tutti gli stereotipi tipici dello shojo manga di genere ma riesce anche a ottenere una sua individualità e a risaltare in mezzo alle molte serie dal tratto simile che venivano pubblicate su Nakayoshi insieme a questa.
Happy Ice Cream è una storiella apparentemente disimpegnata, ma che nasconde diversi spunti interessanti e sa essere anche profonda, delle volte (basti pensare alle storie passate dei tre personaggi maschili, che risultano molto interessanti e toccanti). Non è un titolo imprescindibile, ma se vi capita fra le mani, in prestito o nella collezione delle vostre sorelle minori, dategli un’occhiata. Troverete una storia simpatica e inaspettatamente ben narrata, che riuscirà a ritagliarsi un piccolo posticino nel vostro cuore.