Necrateholic
Un bevitore di sague e un cacciatore di vampiri legati dal filo rosso del destino tra passione, ironia e love hotel.
Pubblicato in Giappone nel 2006, Necrateholic racconta le vicende del nobile Sakuya, vampiro discendente da una delle più prestigiose casate di immortali della Transilvania, alle prese con la vita quotidiana di tutti i giorni. La routine quotidiana di un succhiasangue che ha perso la maggior parte dei suoi poteri, compresa la facoltà di cibarsi di sangue, ben si intende.
La sfortuna di Sakuya iniziò circa un anno prima degli eventi narrati a seguito dell'incontro con il cacciatore di vampri, damphir in linguaggio tecnico, Atsumi che, spietato, fece assagiare al pallido nobile il suo di sangue. Il lettore viene ben presto a sapere che il sangue di cacciatore ha effeti terribile per i vampiri: le conseguenze possono arrivare fino al completo rifiuto dei sangue come nutrimento. Così è capitato a Sakuya che ora può solo alimentarsi di rose come la Wasabi fa notare nella copertina dell'albo.
Ormai decaduto, con fedeli ad egli solo i suoi servitori, si guadagna da vivere attraverso il ben poco nobile lavoro svolto nel love hotel di sua proprietà, finchè un giorno non riceve un'inaspettata visita proprio da un improbabile e senza poteri Atsumi.
Tutti i sei capitoli del manga vertono sull'ironia proposta dall'autrice sulla figura del vampiro, in primis, ma anche sullo stesso genere yaoi. Vagonate di umorismo legate all'innominabile passione tra i due protagonisti, sul loro legame proibito e sul ruolo che il tanto citato sangue - sia dell'uno che dell'altro - gioca in questa faccenda. Non mancano certo i risvolti comici legati al romanticimo: l'autrice equipaggia la storia anche di un rivale in amore del vampirico Sakuya, tale (A)Braham Van Helsing.
Il problema maggiore di Necrateholic è la poco organica transizione da suddette situazioni ironiche a momenti di fin troppa serietà fino ad arrivare a scene di inaspettata azione; il tutto condito da disegni a volte di veramente ottima fattura - nei quali i protagonisti sembrano risplendere di luce differente -, a volte non molto accurati.
A causa del già citato consistente, ma a volte non proprio ben congeniato, apparato di comicità l'opera risente inoltre di un appesantimento dell'intreccio che distrae il lettore dagli avvenimenti portanti e che lo conduce a lunghi momenti di noia. La conseguenze di ciò è l'insopprimibile tentazione di saltare completamente intere facciate.
L'edizione della Ronin è quella standard, senza sovraccoperta nè pagine a colori, per il non modico prezzo di € 6,90 e, nonostante l'edizione non sia mal realizzata, il manga non vale l'acquisto. Un vero peccato considerate le potenzialità intrinseche che possedeva questo titolo ma che, purtroppo, non sono state adeguatamente sviluppate dall'autrice.
Pubblicato in Giappone nel 2006, Necrateholic racconta le vicende del nobile Sakuya, vampiro discendente da una delle più prestigiose casate di immortali della Transilvania, alle prese con la vita quotidiana di tutti i giorni. La routine quotidiana di un succhiasangue che ha perso la maggior parte dei suoi poteri, compresa la facoltà di cibarsi di sangue, ben si intende.
La sfortuna di Sakuya iniziò circa un anno prima degli eventi narrati a seguito dell'incontro con il cacciatore di vampri, damphir in linguaggio tecnico, Atsumi che, spietato, fece assagiare al pallido nobile il suo di sangue. Il lettore viene ben presto a sapere che il sangue di cacciatore ha effeti terribile per i vampiri: le conseguenze possono arrivare fino al completo rifiuto dei sangue come nutrimento. Così è capitato a Sakuya che ora può solo alimentarsi di rose come la Wasabi fa notare nella copertina dell'albo.
Ormai decaduto, con fedeli ad egli solo i suoi servitori, si guadagna da vivere attraverso il ben poco nobile lavoro svolto nel love hotel di sua proprietà, finchè un giorno non riceve un'inaspettata visita proprio da un improbabile e senza poteri Atsumi.
Tutti i sei capitoli del manga vertono sull'ironia proposta dall'autrice sulla figura del vampiro, in primis, ma anche sullo stesso genere yaoi. Vagonate di umorismo legate all'innominabile passione tra i due protagonisti, sul loro legame proibito e sul ruolo che il tanto citato sangue - sia dell'uno che dell'altro - gioca in questa faccenda. Non mancano certo i risvolti comici legati al romanticimo: l'autrice equipaggia la storia anche di un rivale in amore del vampirico Sakuya, tale (A)Braham Van Helsing.
Il problema maggiore di Necrateholic è la poco organica transizione da suddette situazioni ironiche a momenti di fin troppa serietà fino ad arrivare a scene di inaspettata azione; il tutto condito da disegni a volte di veramente ottima fattura - nei quali i protagonisti sembrano risplendere di luce differente -, a volte non molto accurati.
A causa del già citato consistente, ma a volte non proprio ben congeniato, apparato di comicità l'opera risente inoltre di un appesantimento dell'intreccio che distrae il lettore dagli avvenimenti portanti e che lo conduce a lunghi momenti di noia. La conseguenze di ciò è l'insopprimibile tentazione di saltare completamente intere facciate.
L'edizione della Ronin è quella standard, senza sovraccoperta nè pagine a colori, per il non modico prezzo di € 6,90 e, nonostante l'edizione non sia mal realizzata, il manga non vale l'acquisto. Un vero peccato considerate le potenzialità intrinseche che possedeva questo titolo ma che, purtroppo, non sono state adeguatamente sviluppate dall'autrice.
Che dire di questo manga, ennesimo volume lasciato a metà. Non so se sono io, che avendo letto molti manga non mi faccio più appassionare, oppure è proprio il volumetto in se che non mi coinvolge per niente.
Storia d'amore tra un vampiro ed il suo cacciatore che gira intorno al si può o non si può, molte le scenette che dovrebbero far ridere e qualche scena di letto. Ben disegnato, mi ricorda un pochino Yami no Matsuei.
A mio parere non merita, forse si riprende un po' verso la fine, ma avendomi delusa già si dall'inizio... non lo saprò mai.
Storia d'amore tra un vampiro ed il suo cacciatore che gira intorno al si può o non si può, molte le scenette che dovrebbero far ridere e qualche scena di letto. Ben disegnato, mi ricorda un pochino Yami no Matsuei.
A mio parere non merita, forse si riprende un po' verso la fine, ma avendomi delusa già si dall'inizio... non lo saprò mai.
Ah, le storie di vampiri... Quando questi erano ancora figure carismatiche, ammantate di mistero, il cui charme soffuso al piacere latente insito nel pericolo sapeva trasmettere il massimo della pulsione erotica, in un precario equilibrio tra dolore mortale e un fatale appagamento dei sensi...
E adesso cosa abbiamo? Cinnetti efebi che non si dissolvono alla luce solare bensì sbrilluccicano, e per questo braccati da un'organizzazione volta al loro sterminio al fine di prevenire disagi stradali per gli ignari automobilisti umani... Eh sì, nemmeno i vampiri hanno saputo affrancarsi dalla svalutazione galoppante.
Anche il manga <b>Necrateholic</b> appartiene a questa <i>"new generation"</i>. Discendente di un'antichissima stirpe transilvana, Sakuya è stato succube di Atsumi, un Dhampir, razza ibrida che sfrutta i poteri derivanti dal sangue vampiresco che circola nelle sue vene per sterminare i non morti da cui essa stessa si generò.
Di per sé, questo incipit prometterebbe un'ottima innovazione: solo considerando il reinserimento della componente di voluttà sottintesa nello schema vampiro-vittima all'interno della relazione inseguitore-preda, il genere <i>Boy's Love</i> offrirebbe un ventaglio di stuzzicanti possibilità per un’interpretazione alternativa di una leggenda da secoli saldamente radicata nell'immaginario collettivo europeo; un obiettivo di tutto rispetto, se centrato.
È qui il problema di <b>Necrateholic</b>: l’autrice <i>Wasabi Maguro</i> perde di vista lo scopo prefisso con troppa facilità. Gli elementi che introduce nella bella immagine di copertina e nelle primissime pagine cedono subito il posto a una rappresentazione al limite del farsesco, non malvagia, tutt’altro, ma stridente con quello che dovrebbe essere il contenuto principale dell'albo.
Infatti, dopo essere stato umiliato da Atsumi, il quale ha irrimediabilmente corrotto la sua natura sovrannaturale unendosi carnalmente a lui, Sakuya non può far altro che sbarcare il lunario gestendo un love hotel sito nella suggestiva cornice di un maniero in stile Dracula - di cui, si sa, il Giappone pullula -, dove presta i suoi rinomati servigi guadagnandosi l'ambita nomea di "Regina del Sadomaso" per trarre sollievo dalla noia e dall’opprimente <i>mal de vivre</i>.
Allo stesso modo, anche Atsumi è decaduto dopo l’abuso di Sakuya: infrangendo in tal modo una legge Dhampir, Atsumi è divenuto, come lo definisce la stessa <i>mangaka</i>, un <i>"Salary Man in versione battagliera"</i>, incapace di continuare la caccia che egli stesso avevo prospettato e che riappare imbrigliato nei panni di un agente assicurativo libero di rivelare il suo fascino a intervalli irregolari.
Spalle dei protagonisti sono Baraul, ragazzino gestore dell’albergo <i>Necrate</i>; il Re dei Pipistrelli, personaggio, malgrado il nome, totalmente random che concluderà il <i>tankoubon</i> con un tocco di sano <i>Shotacon</i>; e Helsing, un genietto da cui dovrebbe dipendere Atsumi, nulla a che vedere col suo corrispondente letterario e cinematografico.
Invece di proclamare una tremenda lotta che scuota alle fondamenta le sorti delle loro fazioni, il nobile Sakuya e Atsumi sono, come purtroppo avviene in troppi <i>yaoi</i>, semplicemente attratti senza una qualunque ragione e dietro un’ostentata apparenza di odio e risentimento si aggrappano l'uno all'altro come ragazzine per vedere ricambiati i propri sentimenti, sentimenti che ristagnano uguali a sé medesimi a causa di una superficiale introspezione psicologica.
Il fumetto sarebbe stato geniale in chiave completamente demenziale: all’opposto, le varie, e riuscite, gags vorrebbero fondersi a colpi di scena e rivelazioni appena abbozzati e per questo palesemente insoddisfacenti per rendere <b>Necrateholic</b> un prodotto dinamico, e al contempo vanificano qualsiasi sforzo di sviluppare la trama in una direzione precisa.
L'aspetto migliore del fumetto ritengo siano i disegni: attraverso espressioni facciali costantemente mutevoli e un body language ora morbido e tenero ora deciso e incisivo, numerosi fondali - una qualità assai rara -, un abile uso dei retini e delle inchiostrature e una sfumatura <i>gothic style</i>, <i>Maguro-sensei</i> ha realizzato appieno quell'alternanza tra afflato umoristico e serio che non ha saputo raggiungere a livello di trama, un <i>mix</i> che ritroviamo nelle parti più esplicite, con scene apertamente sensuali e un lieve accenno di <i>Foot Fetishism</i>, oltre ai già citati Sadomasochismo e <i>Shota</i>.
L’edizione è quella che ormai si è attestata come standard per la <b>Ronin</b>: un volumetto rigido dall’abituale <i>font</i> rosso scuro e verde, che in questo caso si amalgama bene all’illustrazione in cover, pagine bianche e spesse su cui i disegni risaltano allo giusto modo; eppure, non vi è nemmeno una pagina editoriale d’introduzione e non ha sovraccoperta, quindi il prezzo di € 6,90 è ampiamente ingiustificato.
In definitiva, <b>Necrateholic</b> mi ha deluso abbastanza per i suddetti motivi: come si sarà capito, benché non mi possa definire un grande estimatore dei presunti succhiasangue moderni, mi aspettavo una narrazione che coniugasse azione, pathos e sensualità, non un capolavoro rivelato, certo, ma almeno un coinvolgente autoconclusivo da togliere il respiro, ma così non è stato; piuttosto, ora vorrei leggere uno <i>yaoi</i> demenziale della stessa fumettista.
Ciononostante, se, al contrario di me, non temete di veder scemare una storia potenzialmente buona e volete abbandonarvi a una mezz’ora di lettura spensierata, concedete una <i>chance</i> alla esordiente - da noi - <i>Wasabi Maguro</i>.
E adesso cosa abbiamo? Cinnetti efebi che non si dissolvono alla luce solare bensì sbrilluccicano, e per questo braccati da un'organizzazione volta al loro sterminio al fine di prevenire disagi stradali per gli ignari automobilisti umani... Eh sì, nemmeno i vampiri hanno saputo affrancarsi dalla svalutazione galoppante.
Anche il manga <b>Necrateholic</b> appartiene a questa <i>"new generation"</i>. Discendente di un'antichissima stirpe transilvana, Sakuya è stato succube di Atsumi, un Dhampir, razza ibrida che sfrutta i poteri derivanti dal sangue vampiresco che circola nelle sue vene per sterminare i non morti da cui essa stessa si generò.
Di per sé, questo incipit prometterebbe un'ottima innovazione: solo considerando il reinserimento della componente di voluttà sottintesa nello schema vampiro-vittima all'interno della relazione inseguitore-preda, il genere <i>Boy's Love</i> offrirebbe un ventaglio di stuzzicanti possibilità per un’interpretazione alternativa di una leggenda da secoli saldamente radicata nell'immaginario collettivo europeo; un obiettivo di tutto rispetto, se centrato.
È qui il problema di <b>Necrateholic</b>: l’autrice <i>Wasabi Maguro</i> perde di vista lo scopo prefisso con troppa facilità. Gli elementi che introduce nella bella immagine di copertina e nelle primissime pagine cedono subito il posto a una rappresentazione al limite del farsesco, non malvagia, tutt’altro, ma stridente con quello che dovrebbe essere il contenuto principale dell'albo.
Infatti, dopo essere stato umiliato da Atsumi, il quale ha irrimediabilmente corrotto la sua natura sovrannaturale unendosi carnalmente a lui, Sakuya non può far altro che sbarcare il lunario gestendo un love hotel sito nella suggestiva cornice di un maniero in stile Dracula - di cui, si sa, il Giappone pullula -, dove presta i suoi rinomati servigi guadagnandosi l'ambita nomea di "Regina del Sadomaso" per trarre sollievo dalla noia e dall’opprimente <i>mal de vivre</i>.
Allo stesso modo, anche Atsumi è decaduto dopo l’abuso di Sakuya: infrangendo in tal modo una legge Dhampir, Atsumi è divenuto, come lo definisce la stessa <i>mangaka</i>, un <i>"Salary Man in versione battagliera"</i>, incapace di continuare la caccia che egli stesso avevo prospettato e che riappare imbrigliato nei panni di un agente assicurativo libero di rivelare il suo fascino a intervalli irregolari.
Spalle dei protagonisti sono Baraul, ragazzino gestore dell’albergo <i>Necrate</i>; il Re dei Pipistrelli, personaggio, malgrado il nome, totalmente random che concluderà il <i>tankoubon</i> con un tocco di sano <i>Shotacon</i>; e Helsing, un genietto da cui dovrebbe dipendere Atsumi, nulla a che vedere col suo corrispondente letterario e cinematografico.
Invece di proclamare una tremenda lotta che scuota alle fondamenta le sorti delle loro fazioni, il nobile Sakuya e Atsumi sono, come purtroppo avviene in troppi <i>yaoi</i>, semplicemente attratti senza una qualunque ragione e dietro un’ostentata apparenza di odio e risentimento si aggrappano l'uno all'altro come ragazzine per vedere ricambiati i propri sentimenti, sentimenti che ristagnano uguali a sé medesimi a causa di una superficiale introspezione psicologica.
Il fumetto sarebbe stato geniale in chiave completamente demenziale: all’opposto, le varie, e riuscite, gags vorrebbero fondersi a colpi di scena e rivelazioni appena abbozzati e per questo palesemente insoddisfacenti per rendere <b>Necrateholic</b> un prodotto dinamico, e al contempo vanificano qualsiasi sforzo di sviluppare la trama in una direzione precisa.
L'aspetto migliore del fumetto ritengo siano i disegni: attraverso espressioni facciali costantemente mutevoli e un body language ora morbido e tenero ora deciso e incisivo, numerosi fondali - una qualità assai rara -, un abile uso dei retini e delle inchiostrature e una sfumatura <i>gothic style</i>, <i>Maguro-sensei</i> ha realizzato appieno quell'alternanza tra afflato umoristico e serio che non ha saputo raggiungere a livello di trama, un <i>mix</i> che ritroviamo nelle parti più esplicite, con scene apertamente sensuali e un lieve accenno di <i>Foot Fetishism</i>, oltre ai già citati Sadomasochismo e <i>Shota</i>.
L’edizione è quella che ormai si è attestata come standard per la <b>Ronin</b>: un volumetto rigido dall’abituale <i>font</i> rosso scuro e verde, che in questo caso si amalgama bene all’illustrazione in cover, pagine bianche e spesse su cui i disegni risaltano allo giusto modo; eppure, non vi è nemmeno una pagina editoriale d’introduzione e non ha sovraccoperta, quindi il prezzo di € 6,90 è ampiamente ingiustificato.
In definitiva, <b>Necrateholic</b> mi ha deluso abbastanza per i suddetti motivi: come si sarà capito, benché non mi possa definire un grande estimatore dei presunti succhiasangue moderni, mi aspettavo una narrazione che coniugasse azione, pathos e sensualità, non un capolavoro rivelato, certo, ma almeno un coinvolgente autoconclusivo da togliere il respiro, ma così non è stato; piuttosto, ora vorrei leggere uno <i>yaoi</i> demenziale della stessa fumettista.
Ciononostante, se, al contrario di me, non temete di veder scemare una storia potenzialmente buona e volete abbandonarvi a una mezz’ora di lettura spensierata, concedete una <i>chance</i> alla esordiente - da noi - <i>Wasabi Maguro</i>.