Che carino!
"Kawaii Hito" è la terza opera di tipologia yaoi realizzata da Keiko Konno nell'anno 2000. In Italia il titolo, rinominato "Che Carino!", è stato pubblicato da Kappa Edizioni che ha fornito al pubblico i due voumi del manga in un'edizione con sovraccoperta ma senza pagine a colori per l'elevato prezzo di € 8,50 a tankōbon.
La storia in sé si rivela leggera ma sommariamente ben orchestrata. Il protagonista è Natsu Shinoda, un ragazzo che frequenta il secondo anno delle superiori, omosessuale che si è innamorato di un kohai, tale Tomohiro Ikeuchi, frequentante insieme a lui il club di basket. Natsu è consapevole del fatto che Ikeuchi ha una ragazza e che senza ombra di dubbio è eterosessuale ma tenta comunque la fortuna: un pomeriggio domanda ad un sorpreso Ikeuchi di fare sesso con lui. Qui inizia la relazione tra Ikeuchi e Shinoda-san, così viene chiamato il ragazzo da Tomohiro, fatta di alti e bassi, tira e molla, separazioni e riavvicinamenti.
Bisogna per prima cosa capire che esiste una solida motivazione dietro alla scelta del titolo. Ikeuchi, infatti, ammette per tutta la durata del fumetto di non provare particolare interesse per nessuno dei ragazzi con i quali viene in contatto, in classe o nel club di basket, ma solo per Shinoda-san perché, come ripete più volte, egli è estremamente carino. Natsu inizialmente non pretende certo che Ikeuchi lasci la propria ragazza, che lo stesso sempai trova una brava persona, eppure Tomohiro decide di troncare la loro relazione. Ikeuchi si è invero innamorato veramente del sempai ma, nonostante questa sua azione, il loro rapporto sarà tutt'altro che semplice.
L'intero manga è eternamente, dalla prima all'ultima facciata, disseminato dei dubbi di Shinoda sul come e sul perché Ikeuchi abbai scelto di stare con lui. Il ragazzo è geloso eppure non vorrebbe esserlo, a volte si considera il compagno del moro e a volte pensa di non essere altro che uno svago passeggero e che Tomohiro sia ancora, in fondo, capace di innamorarsi di qualunque ragazza.
A risollevare questa sì interessante, ma a volte estremamente pedante coltre di indecisione, ci pensano Shinichi e Haruhiko. Shinichi è un compagno di classe di Shinoda, frequentante e responsabile del club di basket, mentre Haruhiko è un altro coetaneo impegnato con il club di calcio dell'istituto. I due sono quelli che verrebbero definiti "friends with benefits": si conoscono da quando erano bambini, hanno rapporti sessuali eppure rimangono amici. Shinichi è da sempre innamorato di Haruhiko mentre quest'ultimo sembra interessato a Natsu. Nel corso della storia e nei due corposi extra a loro dedicati, tuttavia, il le lettore assisterà ad una vera evoluzione del loro rapporto. Personalmente tendo a preferire proprio questi ultimi personaggi rispetto alla coppia protagonista del fumetto. I due ragazzi appaiono più naturali e sinceri in quello che fanno, pensano e (non) dicono rispetto a Shinoda ed Ikeuchi e risollevano notevolmente le sorti del titolo che, altrimenti, già dopo i primi capitoli risulterebbe forse ai più alquanto noioso.
Parlando di omake ne è presento un altro nel primo volume e si tratta del poi inserito in "Shoujomangaka no koi" fallito titolo "Abbracciami" del quale sconsiglio vivamente la lettura, la Konno ha realizzato racconti brevi ben migliori.
Nella sua totalità "Kawaii Hito" si rivela un titolo sufficiente per intrattenere il lettore, non è certamente un lavoro innovativo ma riesce e tenersi decentemente sopra la media della maggior parte dei brevi lavori del genere shounen-ai/yaoi ed è capace di strappare anche qualche risata al lettore.
La storia in sé si rivela leggera ma sommariamente ben orchestrata. Il protagonista è Natsu Shinoda, un ragazzo che frequenta il secondo anno delle superiori, omosessuale che si è innamorato di un kohai, tale Tomohiro Ikeuchi, frequentante insieme a lui il club di basket. Natsu è consapevole del fatto che Ikeuchi ha una ragazza e che senza ombra di dubbio è eterosessuale ma tenta comunque la fortuna: un pomeriggio domanda ad un sorpreso Ikeuchi di fare sesso con lui. Qui inizia la relazione tra Ikeuchi e Shinoda-san, così viene chiamato il ragazzo da Tomohiro, fatta di alti e bassi, tira e molla, separazioni e riavvicinamenti.
Bisogna per prima cosa capire che esiste una solida motivazione dietro alla scelta del titolo. Ikeuchi, infatti, ammette per tutta la durata del fumetto di non provare particolare interesse per nessuno dei ragazzi con i quali viene in contatto, in classe o nel club di basket, ma solo per Shinoda-san perché, come ripete più volte, egli è estremamente carino. Natsu inizialmente non pretende certo che Ikeuchi lasci la propria ragazza, che lo stesso sempai trova una brava persona, eppure Tomohiro decide di troncare la loro relazione. Ikeuchi si è invero innamorato veramente del sempai ma, nonostante questa sua azione, il loro rapporto sarà tutt'altro che semplice.
L'intero manga è eternamente, dalla prima all'ultima facciata, disseminato dei dubbi di Shinoda sul come e sul perché Ikeuchi abbai scelto di stare con lui. Il ragazzo è geloso eppure non vorrebbe esserlo, a volte si considera il compagno del moro e a volte pensa di non essere altro che uno svago passeggero e che Tomohiro sia ancora, in fondo, capace di innamorarsi di qualunque ragazza.
A risollevare questa sì interessante, ma a volte estremamente pedante coltre di indecisione, ci pensano Shinichi e Haruhiko. Shinichi è un compagno di classe di Shinoda, frequentante e responsabile del club di basket, mentre Haruhiko è un altro coetaneo impegnato con il club di calcio dell'istituto. I due sono quelli che verrebbero definiti "friends with benefits": si conoscono da quando erano bambini, hanno rapporti sessuali eppure rimangono amici. Shinichi è da sempre innamorato di Haruhiko mentre quest'ultimo sembra interessato a Natsu. Nel corso della storia e nei due corposi extra a loro dedicati, tuttavia, il le lettore assisterà ad una vera evoluzione del loro rapporto. Personalmente tendo a preferire proprio questi ultimi personaggi rispetto alla coppia protagonista del fumetto. I due ragazzi appaiono più naturali e sinceri in quello che fanno, pensano e (non) dicono rispetto a Shinoda ed Ikeuchi e risollevano notevolmente le sorti del titolo che, altrimenti, già dopo i primi capitoli risulterebbe forse ai più alquanto noioso.
Parlando di omake ne è presento un altro nel primo volume e si tratta del poi inserito in "Shoujomangaka no koi" fallito titolo "Abbracciami" del quale sconsiglio vivamente la lettura, la Konno ha realizzato racconti brevi ben migliori.
Nella sua totalità "Kawaii Hito" si rivela un titolo sufficiente per intrattenere il lettore, non è certamente un lavoro innovativo ma riesce e tenersi decentemente sopra la media della maggior parte dei brevi lavori del genere shounen-ai/yaoi ed è capace di strappare anche qualche risata al lettore.
Keiko Konno è in origine un'illustratrice, e nel 1999, data di pubblicazione del suo primo albo, Pre School of Love Hunting, tenta la carriera di mangaka inserendosi nel circuito della rivista "Be x Boy Gold", carriera che, grazie al suo stile di disegno accattivante e allo stesso tempo originale, si rivela sin da subito promettente.
A questa nuova impresa lavorativa appartiene anche questa serie, dal titolo originale di Kawaii Hito 可愛いひと, il cui primo numero monografico compare sugli scaffali delle fumetterie giapponesi nel 2000, seguito dal secondo e ultimo volume nel 2003. Come moltissimi altri titoli Biblos, in seguito alla chiusura della casa editrice i diritti sono stati riacquisiti da Libre che nel Settembre 2007 ha regalato ai lettori una ristampa in formato deluxe.
Protagonisti di Che Carino! sono due giovani liceali, Natsu Shinoda e Tomohiro Ikeuchi; studenti di classi differenti, hanno occasione di conoscersi grazie alle attività del loro club di basket. Di carattere timido e insicuro, Shinoda è noto in tutta la scuola per i tratti del suo viso molto morbidi e il suo atteggiamento kawaii, mentre Ikeuchi è un normale studente come tanti, un po' apatico e indolente forse, ma comunque preziosissimo per Shinoda e la fidanzata di lui, Miho-chan.
Ciononostante, Shinoda non riesce a soffocare i suoi sentimenti e la storia comincia proprio con le avances di uno Shinoda disposto ad utilizzare l'arma a doppio taglio di offrire il suo corpo, anche solo per una volta e a costo di ferire se stesso, il suo kohai e Miho.
Da parte sua Ikeuchi, pur rifiutando le sue proposte, si avvicina sempre più al suo senpai e capisce che i suoi sentimenti non sono meno forti e genuini di quelli di Miho, che sul chiudersi del primo capitolo lascia per avviare una relazione con Natsu-san.
Oltre ai due personaggi principali, il manga include anche dei comprimari, i quali, sebbene il loro ruolo rimanga sempre di supporto alla coppia centrale, sono interessanti e ben caratterizzati: è soprattutto il caso di Miho-chan, l’ex ragazza di Ikeuchi, che fortunatamente non segue il cliché, tipico degli Shounen-Ai, della ragazza avida e meschina che si intromette nel rapporto tra i protagonisti forte solo dei diktat sociali che la avvantaggiano, ma al contrario è una ragazza semplice e orgogliosa che ha amato sul serio Ikeuchi, permettendo un buon grado d’introspezione sia nei sentimenti di lei che, di riflesso, di Shinoda e Ikeuchi stesso.
Altra figura nell’intreccio è Minagawa, un ragazzo che sembra essere una rilettura in chiave ancor più prepotente dello Shinoda iniziale: anche Minagawa infatti è gay e con un debole per Natsu, il quale non lo corrisponde poiché attratto da Ikeuchi, e conosceremo Minagawa proprio mentre cerca di far suo Shinoda con un escamotage non diverso da quello usato da quest’ultimo.
A sua volta, viene introdotto un quarto personaggio collegato a Minagawa, Shin-san, per quanto inizialmente il loro sia un cercarsi più per consolazione per Minagawa e solo con il tempo le loro emozioni sapranno stabilizzarsi, e a cui vengono dedicati tre episodi speciali.
Dal secondo capitolo in poi, Keiko Konno ci mostra l'evoluzione del rapporto tra i due personaggi, che si va approfondendo secondo una narrazione Slice of Life assai delicata, con l'immancabile primo appuntamento, il ritiro del club, gli esami, il ritiro; un sistema indispensabile per consentire un avanzamento nella storia in mancanza di una trama propriamente detta.
Ciò che rimane impresso durante la lettura di Che Carino! è la qualità della narrazione, che, come accennavo, si pone sin dalle prime pagine come un impeccabile Slice of Life, in grado di scorrere in maniera naturale, spontanea, eppure mai monotona e i cambiamenti emotivi dei personaggi sono impalpabili nel passaggio di pochi capitoli ma evidenti in un arco di riferimento più grande, illustrando in modo ottimale il fiorire di una comprensione sempre crescente per i nostri eroi, e, complice anche una gradevole dose di humour – divertentissima la scena in cui Ikeuchi si “documenta” sulla stessa rivista su cui è stato serializzato il manga - , a una dolcezza che smussa l’arroganza dietro cui, per via della loro età, di incomprensioni, equivoci, si schermano.
A questo scopo partecipa anche il ruolo di narratore, il cui testimone passa costantemente da Shinoda a Ikeuchi, utile soprattutto nei primi due capitoli durante i quali l’approccio di Shinoda è analizzato da entrambe le parti.
Un elemento nella trama che, per me, è stato abbandonato troppo rapidamente e non utilizzato a sufficienza è la maschera cool e imperturbabile che Shinoda tenta di indossare all’inizio: sarebbe stato un buon bilanciamento per le sue costanti paure di essere rifiutato per non essere una ragazza, e avrebbe mantenuto la storia lontana da un più classico schema seme/uke.
Molte di queste tematiche vengono riprese in una storia breve allegata al primo volume incentrata sulla relazione, nata sul luogo di lavoro, tra due giovani impiegati – certo però che andrebbe promulgato un editto che vieti il nome Yoshi negli yaoi, per i fans di Super Mario è un trauma - ; si tratta di un autoconclusivo simpatico, ancorché osservare due uomini adulti comportarsi in maniera così simile ai liceali Natsu e Tomohiro è insoddisfacente per parecchi versi.
Lo stile di Konno-sensei è degno di nota, in quanto, malgrado la quasi totale assenza di sfondi che rende scarne e un po’ fredde le tavole, l’eccessiva rigidità dei modelli, le labbra carnose e il tratto un po’ tirato via e sporco in alcune pagine, sa trasmettere in pieno i sentimenti provati dai personaggi.
Un altro elemento grafico che ho apprezzato è il mantenimento nei personaggi, sia nell’apparenza sia nel linguaggio del corpo, di tratti abbastanza mascolini.
In definitiva, Che Carino! è un manga leggero e godibile che, se non un capolavoro, sono convinto sappia piacere e per cui vale la pena superare lo scoglio del prezzo di copertina che, nonostante sia un’edizione con sovraccoperta, editoriale, rubriche, interviste, e uno spazio per aspiranti scrittori, non si può dire proprio competitivo.
A questa nuova impresa lavorativa appartiene anche questa serie, dal titolo originale di Kawaii Hito 可愛いひと, il cui primo numero monografico compare sugli scaffali delle fumetterie giapponesi nel 2000, seguito dal secondo e ultimo volume nel 2003. Come moltissimi altri titoli Biblos, in seguito alla chiusura della casa editrice i diritti sono stati riacquisiti da Libre che nel Settembre 2007 ha regalato ai lettori una ristampa in formato deluxe.
Protagonisti di Che Carino! sono due giovani liceali, Natsu Shinoda e Tomohiro Ikeuchi; studenti di classi differenti, hanno occasione di conoscersi grazie alle attività del loro club di basket. Di carattere timido e insicuro, Shinoda è noto in tutta la scuola per i tratti del suo viso molto morbidi e il suo atteggiamento kawaii, mentre Ikeuchi è un normale studente come tanti, un po' apatico e indolente forse, ma comunque preziosissimo per Shinoda e la fidanzata di lui, Miho-chan.
Ciononostante, Shinoda non riesce a soffocare i suoi sentimenti e la storia comincia proprio con le avances di uno Shinoda disposto ad utilizzare l'arma a doppio taglio di offrire il suo corpo, anche solo per una volta e a costo di ferire se stesso, il suo kohai e Miho.
Da parte sua Ikeuchi, pur rifiutando le sue proposte, si avvicina sempre più al suo senpai e capisce che i suoi sentimenti non sono meno forti e genuini di quelli di Miho, che sul chiudersi del primo capitolo lascia per avviare una relazione con Natsu-san.
Oltre ai due personaggi principali, il manga include anche dei comprimari, i quali, sebbene il loro ruolo rimanga sempre di supporto alla coppia centrale, sono interessanti e ben caratterizzati: è soprattutto il caso di Miho-chan, l’ex ragazza di Ikeuchi, che fortunatamente non segue il cliché, tipico degli Shounen-Ai, della ragazza avida e meschina che si intromette nel rapporto tra i protagonisti forte solo dei diktat sociali che la avvantaggiano, ma al contrario è una ragazza semplice e orgogliosa che ha amato sul serio Ikeuchi, permettendo un buon grado d’introspezione sia nei sentimenti di lei che, di riflesso, di Shinoda e Ikeuchi stesso.
Altra figura nell’intreccio è Minagawa, un ragazzo che sembra essere una rilettura in chiave ancor più prepotente dello Shinoda iniziale: anche Minagawa infatti è gay e con un debole per Natsu, il quale non lo corrisponde poiché attratto da Ikeuchi, e conosceremo Minagawa proprio mentre cerca di far suo Shinoda con un escamotage non diverso da quello usato da quest’ultimo.
A sua volta, viene introdotto un quarto personaggio collegato a Minagawa, Shin-san, per quanto inizialmente il loro sia un cercarsi più per consolazione per Minagawa e solo con il tempo le loro emozioni sapranno stabilizzarsi, e a cui vengono dedicati tre episodi speciali.
Dal secondo capitolo in poi, Keiko Konno ci mostra l'evoluzione del rapporto tra i due personaggi, che si va approfondendo secondo una narrazione Slice of Life assai delicata, con l'immancabile primo appuntamento, il ritiro del club, gli esami, il ritiro; un sistema indispensabile per consentire un avanzamento nella storia in mancanza di una trama propriamente detta.
Ciò che rimane impresso durante la lettura di Che Carino! è la qualità della narrazione, che, come accennavo, si pone sin dalle prime pagine come un impeccabile Slice of Life, in grado di scorrere in maniera naturale, spontanea, eppure mai monotona e i cambiamenti emotivi dei personaggi sono impalpabili nel passaggio di pochi capitoli ma evidenti in un arco di riferimento più grande, illustrando in modo ottimale il fiorire di una comprensione sempre crescente per i nostri eroi, e, complice anche una gradevole dose di humour – divertentissima la scena in cui Ikeuchi si “documenta” sulla stessa rivista su cui è stato serializzato il manga - , a una dolcezza che smussa l’arroganza dietro cui, per via della loro età, di incomprensioni, equivoci, si schermano.
A questo scopo partecipa anche il ruolo di narratore, il cui testimone passa costantemente da Shinoda a Ikeuchi, utile soprattutto nei primi due capitoli durante i quali l’approccio di Shinoda è analizzato da entrambe le parti.
Un elemento nella trama che, per me, è stato abbandonato troppo rapidamente e non utilizzato a sufficienza è la maschera cool e imperturbabile che Shinoda tenta di indossare all’inizio: sarebbe stato un buon bilanciamento per le sue costanti paure di essere rifiutato per non essere una ragazza, e avrebbe mantenuto la storia lontana da un più classico schema seme/uke.
Molte di queste tematiche vengono riprese in una storia breve allegata al primo volume incentrata sulla relazione, nata sul luogo di lavoro, tra due giovani impiegati – certo però che andrebbe promulgato un editto che vieti il nome Yoshi negli yaoi, per i fans di Super Mario è un trauma - ; si tratta di un autoconclusivo simpatico, ancorché osservare due uomini adulti comportarsi in maniera così simile ai liceali Natsu e Tomohiro è insoddisfacente per parecchi versi.
Lo stile di Konno-sensei è degno di nota, in quanto, malgrado la quasi totale assenza di sfondi che rende scarne e un po’ fredde le tavole, l’eccessiva rigidità dei modelli, le labbra carnose e il tratto un po’ tirato via e sporco in alcune pagine, sa trasmettere in pieno i sentimenti provati dai personaggi.
Un altro elemento grafico che ho apprezzato è il mantenimento nei personaggi, sia nell’apparenza sia nel linguaggio del corpo, di tratti abbastanza mascolini.
In definitiva, Che Carino! è un manga leggero e godibile che, se non un capolavoro, sono convinto sappia piacere e per cui vale la pena superare lo scoglio del prezzo di copertina che, nonostante sia un’edizione con sovraccoperta, editoriale, rubriche, interviste, e uno spazio per aspiranti scrittori, non si può dire proprio competitivo.