In Prigione
Anche se è narrazione di cose vere questo fumetto alle fine non mi convince per niente.
Credo che mostrare le abitudini reali di un carcere in linea di massima sia un ottima idea per un manga, ma… la trama non decolla, tanti piccoli episodi poco significavi per una persona che non è mai stata in carcere e che per questo li trova insignificanti, in quanto in genere tutti sperano di non andarci mai.
Non l’ho trovato noioso, neppure quando parte con la sfilza di vignette sul cibo che viene passato in prigione e il suo continuo affermare “che buono”.
Anch’io credo che il governo giapponese andrà in rovina a passare tutto quel buon cibo, ma potevi, caro Kazuichi Hanawa, sottolineare maggiormente le storie dei tuoi compagni carcerati o la tua stessa storia che noi conosciamo dall’apparato del tuo editore giapponese riprodotto insieme al manga anche nelle altre lingue in cui è stampato.
Forse sono troppo abituato alle fiction americane o ai fumetti in cui i protagonisti se le danno di santa ragione per trovare interessante un manga in cui non c'è nemmeno una rissa, non si parla dei reati dei detenuti se non di sfuggita (e quindi niente accoltellamenti o storie crude)… insomma colpa mia se non ho apprezzato questo slice of life.
Il mio voto? Continuerò a sembrare un bastian contrario ma gli do un 5.
Credo che mostrare le abitudini reali di un carcere in linea di massima sia un ottima idea per un manga, ma… la trama non decolla, tanti piccoli episodi poco significavi per una persona che non è mai stata in carcere e che per questo li trova insignificanti, in quanto in genere tutti sperano di non andarci mai.
Non l’ho trovato noioso, neppure quando parte con la sfilza di vignette sul cibo che viene passato in prigione e il suo continuo affermare “che buono”.
Anch’io credo che il governo giapponese andrà in rovina a passare tutto quel buon cibo, ma potevi, caro Kazuichi Hanawa, sottolineare maggiormente le storie dei tuoi compagni carcerati o la tua stessa storia che noi conosciamo dall’apparato del tuo editore giapponese riprodotto insieme al manga anche nelle altre lingue in cui è stampato.
Forse sono troppo abituato alle fiction americane o ai fumetti in cui i protagonisti se le danno di santa ragione per trovare interessante un manga in cui non c'è nemmeno una rissa, non si parla dei reati dei detenuti se non di sfuggita (e quindi niente accoltellamenti o storie crude)… insomma colpa mia se non ho apprezzato questo slice of life.
Il mio voto? Continuerò a sembrare un bastian contrario ma gli do un 5.
Nel dicembre del 1994 il mangaka Kazuichi Hanawa fu arrestato per avere infranto la legge nipponica sul possesso di armi da fuoco e condannato a tre anni di detenzione in un penitenziario dell'Hokkaido. Nessuno si aspettava un verdetto così duro dal momento era incensurato e che la perizia a cui era stato sottoposto non aveva rilevato delle pulsioni criminali, ma le lettere inviate dal carcere dal diretto interessato, piene di dettagli meravigliosamente insignificanti, dimostrano che accettò di scontare la sua pena con una serenità che, probabilmente, contribuì a salvargli la vita. "In prigione" è il suo memoriale definitivo, pubblicato a puntate sulla rivista "Ax" e successivamente sotto forma di volume unico.
Il manga si apre con una minuziosa descrizione dei capi di vestiario che costituiscono la divisa del carcerato, con tanto di istruzioni riguardo a come indossare o ripiegare determinati indumenti. È come se Hanawa ci indicasse - con l'ironia che, scopriremo, lo contraddistingue - il "dress code" che dobbiamo osservare per venire a fargli visita senza destare immediato sospetto nelle guardie. La celle sono piccole ma ordinate, le razioni di cibo abbondanti, le regole da rispettare talmente tante da far girare la testa. Ci si sveglia presto e si va a letto con le galline, mentre il passare del tempo viene scandito dall'avvicendarsi dei pasti. A turni si lavora, ci si lava e, se il clima freddo dell'Hokkaido lo consente, si va in cortile a fare ginnastica e a prendere un po' d'aria. I carcerati si raccontano e condividono con i propri compagni sogni, pettegolezzi e preoccupazioni. Cosa li aspetterà una volta fuori? Sarà il caso di mettersi a dieta vista la cucina fin troppo ricca per quello stile di vita così sedentario? Hanawa ci mostra tutto questo con uno stile da Slice Of Life che si sposa sorprendentemente bene con il contesto a dir poco insolito, scegliendo di far corrispondere a ciascun capitolo un episodio diverso. Non esistono né una vera e propria trama né una qualsivoglia cronologia: siamo sospesi in un limbo dove i giorni si fondono gli uni con gli altri, totalmente avulso dal passato e dal futuro, tant'è vero che non viene fatta parola delle circostanze dell'arresto dell'autore, di cui veniamo a conoscenza grazie alle due appendici presenti rispettivamente all'inizio e alla fine dell'opera.
Molte opere di finzione ambientate in prigione contengono al loro interno un atto d'accusa più o meno velato nei confronti della società, ma non è questo il caso. Hanawa, pur avendo sbagliato, ha pagato forse più di quanto gli spettava, ma non per questo si scaglia contro le autorità o cerca di giustificarsi in alcun modo. Al tempo stesso il suo silenzio riguardo al reato da lui commesso non va inteso come un tentativo di distogliere l'attenzione dalla gravità dello stesso, bensì come una scelta di carattere narrativo che egli, in qualità di autore, aveva tutto il diritto di compiere.
I disegni si contraddistinguono per l'assenza di retini, per l'incredibile padronanza del tratteggio e per la mole impressionante di dettagli contenuti in ciascuna tavola. Non è uno stile fatto per piacere alle grandi masse, ma il suo tocco realistico e sottilmente nostalgico risulterà senz'altro gradito agli estimatori della vecchia scuola.
Mi pare quasi di udire un "Tutto qui?" pronunciato a mezza voce da un ipotetico lettore di questa recensione. Sì, è tutto qui, ed è proprio questo il bello: può sembrare poco, ma chiunque abbia letto e apprezzato questo manga concorderà che anche il più piccolo barlume di ricercatezza o di vanità sarebbe stato fuori luogo.
Il manga si apre con una minuziosa descrizione dei capi di vestiario che costituiscono la divisa del carcerato, con tanto di istruzioni riguardo a come indossare o ripiegare determinati indumenti. È come se Hanawa ci indicasse - con l'ironia che, scopriremo, lo contraddistingue - il "dress code" che dobbiamo osservare per venire a fargli visita senza destare immediato sospetto nelle guardie. La celle sono piccole ma ordinate, le razioni di cibo abbondanti, le regole da rispettare talmente tante da far girare la testa. Ci si sveglia presto e si va a letto con le galline, mentre il passare del tempo viene scandito dall'avvicendarsi dei pasti. A turni si lavora, ci si lava e, se il clima freddo dell'Hokkaido lo consente, si va in cortile a fare ginnastica e a prendere un po' d'aria. I carcerati si raccontano e condividono con i propri compagni sogni, pettegolezzi e preoccupazioni. Cosa li aspetterà una volta fuori? Sarà il caso di mettersi a dieta vista la cucina fin troppo ricca per quello stile di vita così sedentario? Hanawa ci mostra tutto questo con uno stile da Slice Of Life che si sposa sorprendentemente bene con il contesto a dir poco insolito, scegliendo di far corrispondere a ciascun capitolo un episodio diverso. Non esistono né una vera e propria trama né una qualsivoglia cronologia: siamo sospesi in un limbo dove i giorni si fondono gli uni con gli altri, totalmente avulso dal passato e dal futuro, tant'è vero che non viene fatta parola delle circostanze dell'arresto dell'autore, di cui veniamo a conoscenza grazie alle due appendici presenti rispettivamente all'inizio e alla fine dell'opera.
Molte opere di finzione ambientate in prigione contengono al loro interno un atto d'accusa più o meno velato nei confronti della società, ma non è questo il caso. Hanawa, pur avendo sbagliato, ha pagato forse più di quanto gli spettava, ma non per questo si scaglia contro le autorità o cerca di giustificarsi in alcun modo. Al tempo stesso il suo silenzio riguardo al reato da lui commesso non va inteso come un tentativo di distogliere l'attenzione dalla gravità dello stesso, bensì come una scelta di carattere narrativo che egli, in qualità di autore, aveva tutto il diritto di compiere.
I disegni si contraddistinguono per l'assenza di retini, per l'incredibile padronanza del tratteggio e per la mole impressionante di dettagli contenuti in ciascuna tavola. Non è uno stile fatto per piacere alle grandi masse, ma il suo tocco realistico e sottilmente nostalgico risulterà senz'altro gradito agli estimatori della vecchia scuola.
Mi pare quasi di udire un "Tutto qui?" pronunciato a mezza voce da un ipotetico lettore di questa recensione. Sì, è tutto qui, ed è proprio questo il bello: può sembrare poco, ma chiunque abbia letto e apprezzato questo manga concorderà che anche il più piccolo barlume di ricercatezza o di vanità sarebbe stato fuori luogo.
La vita e la carriera di Kazuichi Hanawa ha subito un letterale arresto quando, nel 1994, venne arrestato per possesso illegale di armi da fuoco - precisamente per delle repliche modificate e non registrate - per poi essere condannato a tre anni di prigione. Una pena dura e inattesa, soprattutto per un incensurato, inasprita probabilmente dal difficile momento vissuto in patria.
L'uomo oltre all'autore, che viene mostrato anche attraverso interessanti interviste, accetta il suo destino con inattesa serenità. Una serenità che lo porterà a vivere la sua prigionia con raziocinio ed obbiettività, lo stesso modo con cui "In prigione" è stato concepito.
Spesso gli autori di romanzi e manga sfruttano più o meno intensamente le proprie esperienze passate, per dar vita e profondità alle loro opere, ed è quello che si appresta a fare Kazuichi Hanawa, mostrando le sue routine giornaliere all'interno di una prigione con la tranquillità emotiva e narrativa di uno Slice of Life.
Rispetto alle più comuni opere dedicate alla vita da carcerato, "In prigione" si distacca per l'assenza di denunce sull'inumanità del posto e dei carcerieri, non lamenta maltrattamenti e malcontenti, si lascia a piccole e personali riflessioni sul cibo - buono e fin troppo abbonante - e soffre soprattutto per la mancanza di nicotina, ma nemmeno in una singola occasione mostra rammarico verso se stesso o la società che lo ha condannato, mostrando come abbia accettato la pena e le sue colpe.
Tutto questo avviene mentre si avvicendano le diverse particolarità di questa nuova vita, un'esistenza in un mondo diverso da quello comune dove si scopre una relativa libertà che manca nella vita di tutti giorni, portando a vivere con leggerezza e riportando la mente ad uno stato più sereno e frivolo. Tuttavia questo comporta anche disagi psicologici con l'avvicinarsi del rilascio, portando paura e disagio al pensiero di non riuscire a reintegrarsi.
I vari capitoli che formano l'opera non hanno una posizione cronologica esatta e questo potrebbe far storcere il naso, ma già questo è un punto fondamentale per l'esperienza che il lettore si appresta ad affrontare perché mostra come il tempo perda significato durante la lunga prigionia.
Lo stile di Hanawa è classico e si rapporta perfettamente all'opera in questione. Con un abile lavoro manuale, senza neri o retini di sorta, riesce a mostrare con sobria facilità il realismo degli avvenimenti vissuti, con ambienti accuratamente ricostruiti e ricchi di dettagli.
Tuttavia l'autore si lascia andare a qualche sfumatura ironica con delle eccellenti illustrazioni metaforiche, andando a sottolineare con efficacia il significato di alcune leggere digressioni.
L'edizione della Coconino offre il consono standard offerto, ovvero un formato generoso, sovraccoperta ed una carta giallastra di scarsa grammatura con una buona qualità di stampa. Il tutto ad un prezzo piuttosto oneroso imposto dalla realtà editoriale del genere.
Niente denunce, niente critiche e nessun rimpianto, questi sono gli elementi che permettono ad "In prigione" di risultare un'opera originale che raramente si riesce a trovare, portando il lettore a guardare con occhio obbiettivo ed onesto la vita giornaliera dei carcerati giapponesi, mentre l'abilità di disegnatore di Hanawa tratteggia con sapiente abilità un atipico diario della propria esperienza.
Sicuramente una lettura che non è per tutti ma chi è incuriosito dalla realtà giapponese, e non vuole perdersene neanche una sfumatura, potrà trovare in questo saggio illustrato una bella lettura, appagante e memorabile.
L'uomo oltre all'autore, che viene mostrato anche attraverso interessanti interviste, accetta il suo destino con inattesa serenità. Una serenità che lo porterà a vivere la sua prigionia con raziocinio ed obbiettività, lo stesso modo con cui "In prigione" è stato concepito.
Spesso gli autori di romanzi e manga sfruttano più o meno intensamente le proprie esperienze passate, per dar vita e profondità alle loro opere, ed è quello che si appresta a fare Kazuichi Hanawa, mostrando le sue routine giornaliere all'interno di una prigione con la tranquillità emotiva e narrativa di uno Slice of Life.
Rispetto alle più comuni opere dedicate alla vita da carcerato, "In prigione" si distacca per l'assenza di denunce sull'inumanità del posto e dei carcerieri, non lamenta maltrattamenti e malcontenti, si lascia a piccole e personali riflessioni sul cibo - buono e fin troppo abbonante - e soffre soprattutto per la mancanza di nicotina, ma nemmeno in una singola occasione mostra rammarico verso se stesso o la società che lo ha condannato, mostrando come abbia accettato la pena e le sue colpe.
Tutto questo avviene mentre si avvicendano le diverse particolarità di questa nuova vita, un'esistenza in un mondo diverso da quello comune dove si scopre una relativa libertà che manca nella vita di tutti giorni, portando a vivere con leggerezza e riportando la mente ad uno stato più sereno e frivolo. Tuttavia questo comporta anche disagi psicologici con l'avvicinarsi del rilascio, portando paura e disagio al pensiero di non riuscire a reintegrarsi.
I vari capitoli che formano l'opera non hanno una posizione cronologica esatta e questo potrebbe far storcere il naso, ma già questo è un punto fondamentale per l'esperienza che il lettore si appresta ad affrontare perché mostra come il tempo perda significato durante la lunga prigionia.
Lo stile di Hanawa è classico e si rapporta perfettamente all'opera in questione. Con un abile lavoro manuale, senza neri o retini di sorta, riesce a mostrare con sobria facilità il realismo degli avvenimenti vissuti, con ambienti accuratamente ricostruiti e ricchi di dettagli.
Tuttavia l'autore si lascia andare a qualche sfumatura ironica con delle eccellenti illustrazioni metaforiche, andando a sottolineare con efficacia il significato di alcune leggere digressioni.
L'edizione della Coconino offre il consono standard offerto, ovvero un formato generoso, sovraccoperta ed una carta giallastra di scarsa grammatura con una buona qualità di stampa. Il tutto ad un prezzo piuttosto oneroso imposto dalla realtà editoriale del genere.
Niente denunce, niente critiche e nessun rimpianto, questi sono gli elementi che permettono ad "In prigione" di risultare un'opera originale che raramente si riesce a trovare, portando il lettore a guardare con occhio obbiettivo ed onesto la vita giornaliera dei carcerati giapponesi, mentre l'abilità di disegnatore di Hanawa tratteggia con sapiente abilità un atipico diario della propria esperienza.
Sicuramente una lettura che non è per tutti ma chi è incuriosito dalla realtà giapponese, e non vuole perdersene neanche una sfumatura, potrà trovare in questo saggio illustrato una bella lettura, appagante e memorabile.
Una parte della società giapponese poco conosciuta, quella di questo manga: il sistema giudiziario, ed in particolare la struttura del carcere. Di certo non è un argomento tanto comune nei manga, ed infatti la sua peculiarità è proprio quello che rende "In prigione" interessante.
Peculiare anche il modo con cui l'autore, Hanawa, racconta la sua esperienza: realisticamente. Assistiamo così alla routine sua e degli altri detenuti, ovviamente scandita nei minimi dettagli, al loro adattarsi alla situazione, alle loro manie causate dalle limitazioni, ma tutto senza "stracciarsi le vesti": nessuna richiesta di pietà per Hanawa e gli altri carcerati, e nemmeno un chiaro messaggio politico o una denuncia sociale particolare. Troppo facile, quando si parla di questi argomenti, perdersi in luoghi comuni: ma in questo manga vengono evitati a favore del realismo. Unico difetto, è che mi sarebbe piaciuta una trama più compatta, non un insieme di eventi che accadono nel carcere che non hanno praticamente nessun legame tra loro, ma alla fine non è un problema serio.
Non male anche l'edizione della Coconino Press, anche se non credo valga i soldi che chiedono. La traduzione non è male e il volumetto non lascia neanche tanti segni di inchiostro (cosa che a me accade sempre, tanto che dopo devo sempre lavarmi le mani), ma la carta è giallastra e trasparente. Non molto fastidioso, tuttavia con quel prezzo si sarebbe potuto fare di più, anche perché a mio parere è l'unico difetto serio sia dell'edizione che del manga. Se avete qualche soldo da parte, date pure una chance a "In prigione". Spero non ve ne pentirete.
Peculiare anche il modo con cui l'autore, Hanawa, racconta la sua esperienza: realisticamente. Assistiamo così alla routine sua e degli altri detenuti, ovviamente scandita nei minimi dettagli, al loro adattarsi alla situazione, alle loro manie causate dalle limitazioni, ma tutto senza "stracciarsi le vesti": nessuna richiesta di pietà per Hanawa e gli altri carcerati, e nemmeno un chiaro messaggio politico o una denuncia sociale particolare. Troppo facile, quando si parla di questi argomenti, perdersi in luoghi comuni: ma in questo manga vengono evitati a favore del realismo. Unico difetto, è che mi sarebbe piaciuta una trama più compatta, non un insieme di eventi che accadono nel carcere che non hanno praticamente nessun legame tra loro, ma alla fine non è un problema serio.
Non male anche l'edizione della Coconino Press, anche se non credo valga i soldi che chiedono. La traduzione non è male e il volumetto non lascia neanche tanti segni di inchiostro (cosa che a me accade sempre, tanto che dopo devo sempre lavarmi le mani), ma la carta è giallastra e trasparente. Non molto fastidioso, tuttavia con quel prezzo si sarebbe potuto fare di più, anche perché a mio parere è l'unico difetto serio sia dell'edizione che del manga. Se avete qualche soldo da parte, date pure una chance a "In prigione". Spero non ve ne pentirete.