La ragazza scomparsa
“A dormire tra i campi di fiori, nel verde…
A essere soffiato tra campi di fiori, nel verde… non è forse il neonato?
No, a suonare nel cielo,
sono i fili della luce, i fili della luce
Da mane a sera, a suonare nel cielo,
sono i fili della luce
A dormire tra campi di fiori,
nel verde, è il neonato”.
Nakahara Chuya “La Primavera e il Bambino”
Nella vastissima produzione di Jirō Taniguchi gli anni ‘90 rappresentano indubbiamente il suo picco artistico, è in questa decade che il maestro ha realizzato le sue opere maggiori: “Quartieri lontani”, “Al tempo di papà”, “Il libro del vento”, “L’uomo che cammina”, “Allevare un cane”, “L’olmo e altri racconti”, consacrandosi come uno dei massimi esponenti del fumetto nipponico.
“La ragazza scomparsa” (1999) è uno slice of life a tinte gialle nato sullo scadere del decennio d’oro, in uno dei momenti di massima ispirazione dell’autore, un one-shot che affonda le sue radici nel poliziesco più classico pur mantenendo i connotati stilistici della semantica taniguchiana, tra poesia, metafore, relazioni umane, flâneur, introspezione e vita di tutti i giorni.
Torna il rapporto tra l’uomo e la montagna, già visto nel precedente “K”, e riproposto anche nel successivo “La vetta degli dei”(in assoluto uno dei punti più alti della carriera del sensei), anche se in questo volume l’alpinismo assume un ruolo meno centrico rispetto alle opere sopraccitate.
“Sulle alpi meridionali vive una persona che mi protegge… qualsiasi cosa mi accada, scenderebbe dalle montagne e mi aiuterebbe”
Shiga è il guardiano di una baita nelle alpi giapponesi che si vede costretto a lasciare il rifugio quando apprende che la figlia del suo miglior amico, morto anni prima a causa di una bufera durante una spedizione sul monte Dhaulagiri, risulta scomparsa nel nulla.
Un po’ per dovere di “zio”, un po’ per espiare il senso di colpa dovuto al non aver accompagnato l’amico defunto nella sua ultima scalata, Shiga si mette sulle tracce della piccola Megumi ritrovandosi a Shibuya, uno dei quartieri notturni più pericolosi di Tokyo.
Taniguchi trascina il lettore, parallelamente al protagonista, dal paradiso delle vette montane all’inferno della giungla urbana, immergendolo in un viscoso maelstrom metropolitano.
Shiga si trova costretto a scoperchiare un vaso di Pandora dal cui interno fuoriescono corruzione, criminalità, prostituzione minorile, e in generale gli aspetti più malati e perversi della società giapponese.
Viste le tematiche trattate era lecito attendersi un filo di coraggio in più nelle scelte narrative, che invece ricalcano fin troppo regolarmente i topoi del genere.
L’innocenza da bambina di Megumi si fa sempre più caliginosa man mano che Shiga raccoglie gli indizi, fornendoci un’immagine inizialmente sfocata che nel farsi nitida può ricordare Laura Palmer.
Emergono segreti, relazioni pericolose che nonostante i 15 anni della ragazza lasciano pensare ad una vita sessuale attiva, appuntamenti a pagamento, borse firmate nascoste sotto al letto, ed un rapporto difficile con sua madre Yuriko.
Leggendo il manga si ha la sensazione che tra Shiga e Yuriko ci sia stato del tenero, e che Megumi potrebbe essere in realtà figlia di Shiga e non dell’amico deceduto, fatto che giustificherebbe ancor di più il senso di colpa che attanaglia il protagonista.
Tuttavia è un sottotesto appena tratteggiato, che Taniguchi ha preferito lasciare in sospeso per non ombrare il personaggio principale di quest’onta, propendendo a una caratterizzazione più classica che rievoca l’eroismo degli investigatori di Raymond Chandler, o i protagonisti delle pellicole di Alfred Hitchcock interpretati da James Stewart.
Analizzato come thriller puro “La ragazza scomparsa” vacilla nel fornire quel senso di pericolo necessario a generare suspence:
il villain risulta tutt’altro che minaccioso e il lieto fine arriva liscio e telefonato.
Il ritmo, seppur più vivace rispetto agli standard dell’autore, resta compassato per il genere, e la pressoché totale assenza di plot twist non aiuta l’adrenalina a salire. Al netto dei nei strutturali il volume resta estremamente godibile per tutta la sua durata.
La resa grafica è ineccepibile.
Il sensei spazia con assoluta disinvoltura dal caos cittadino a meravigliose distese rurali, verso le quali ha sempre mostrato una certa predilezione, immergendoci con maestria in un immaginario polimorfo e credibile.
I volti sono realizzati in modo estremamente realistico, specialmente le donne, che nella loro “normalità” distano anni luce dalle bellezze afrodisiache ipertrofiche rappresentate dai colleghi.
Lo stile da graphic novel, che si rifà per la maggiore al fumetto franco belga, è valso all’autore la definizione di “il più europeo tra i mangaka”.
Mediocre l’edizione italiana a cura di Coconino Press.
Oltre ad una trasposizione imprecisa e approssimativa si notano diversi errori ortografici e dimenticanze varie, tra cui un balloon lasciato vuoto a circa metà volume.
Le onomatopee, tradotte alla lettera dal giapponese, danno vita a trascrizioni fonetiche bizzarre e a tratti incomprensibili, che sembrano uscite direttamente da google translate.
Tra le opere “minori” del maestro “La ragazza scomparsa” è sicuramente una lettura meritevole;
statene alla larga se cercate un thriller al cardiopalma, se invece volete cullarvi nella narrativa placida e mite del sensei, sporcata da sfumature hard boiled, con questo volume vi sentirete a casa.
Jirō Taniguchi rilegge il noir con la sua voce calda e inconfondibile, regalandoci l’ennesimo fumetto d’autore.
La montagna muta in grattacielo, nell’infinita scalata verso la catarsi.
“A preoccuparmi… sono le ferite nel cuore di Megumi. Forse ci vorrà molto tempo per rimarginarle. Però, qualsiasi cosa succeda… per lei scenderò sempre dalle montagne”
A essere soffiato tra campi di fiori, nel verde… non è forse il neonato?
No, a suonare nel cielo,
sono i fili della luce, i fili della luce
Da mane a sera, a suonare nel cielo,
sono i fili della luce
A dormire tra campi di fiori,
nel verde, è il neonato”.
Nakahara Chuya “La Primavera e il Bambino”
Nella vastissima produzione di Jirō Taniguchi gli anni ‘90 rappresentano indubbiamente il suo picco artistico, è in questa decade che il maestro ha realizzato le sue opere maggiori: “Quartieri lontani”, “Al tempo di papà”, “Il libro del vento”, “L’uomo che cammina”, “Allevare un cane”, “L’olmo e altri racconti”, consacrandosi come uno dei massimi esponenti del fumetto nipponico.
“La ragazza scomparsa” (1999) è uno slice of life a tinte gialle nato sullo scadere del decennio d’oro, in uno dei momenti di massima ispirazione dell’autore, un one-shot che affonda le sue radici nel poliziesco più classico pur mantenendo i connotati stilistici della semantica taniguchiana, tra poesia, metafore, relazioni umane, flâneur, introspezione e vita di tutti i giorni.
Torna il rapporto tra l’uomo e la montagna, già visto nel precedente “K”, e riproposto anche nel successivo “La vetta degli dei”(in assoluto uno dei punti più alti della carriera del sensei), anche se in questo volume l’alpinismo assume un ruolo meno centrico rispetto alle opere sopraccitate.
“Sulle alpi meridionali vive una persona che mi protegge… qualsiasi cosa mi accada, scenderebbe dalle montagne e mi aiuterebbe”
Shiga è il guardiano di una baita nelle alpi giapponesi che si vede costretto a lasciare il rifugio quando apprende che la figlia del suo miglior amico, morto anni prima a causa di una bufera durante una spedizione sul monte Dhaulagiri, risulta scomparsa nel nulla.
Un po’ per dovere di “zio”, un po’ per espiare il senso di colpa dovuto al non aver accompagnato l’amico defunto nella sua ultima scalata, Shiga si mette sulle tracce della piccola Megumi ritrovandosi a Shibuya, uno dei quartieri notturni più pericolosi di Tokyo.
Taniguchi trascina il lettore, parallelamente al protagonista, dal paradiso delle vette montane all’inferno della giungla urbana, immergendolo in un viscoso maelstrom metropolitano.
Shiga si trova costretto a scoperchiare un vaso di Pandora dal cui interno fuoriescono corruzione, criminalità, prostituzione minorile, e in generale gli aspetti più malati e perversi della società giapponese.
Viste le tematiche trattate era lecito attendersi un filo di coraggio in più nelle scelte narrative, che invece ricalcano fin troppo regolarmente i topoi del genere.
L’innocenza da bambina di Megumi si fa sempre più caliginosa man mano che Shiga raccoglie gli indizi, fornendoci un’immagine inizialmente sfocata che nel farsi nitida può ricordare Laura Palmer.
Emergono segreti, relazioni pericolose che nonostante i 15 anni della ragazza lasciano pensare ad una vita sessuale attiva, appuntamenti a pagamento, borse firmate nascoste sotto al letto, ed un rapporto difficile con sua madre Yuriko.
Leggendo il manga si ha la sensazione che tra Shiga e Yuriko ci sia stato del tenero, e che Megumi potrebbe essere in realtà figlia di Shiga e non dell’amico deceduto, fatto che giustificherebbe ancor di più il senso di colpa che attanaglia il protagonista.
Tuttavia è un sottotesto appena tratteggiato, che Taniguchi ha preferito lasciare in sospeso per non ombrare il personaggio principale di quest’onta, propendendo a una caratterizzazione più classica che rievoca l’eroismo degli investigatori di Raymond Chandler, o i protagonisti delle pellicole di Alfred Hitchcock interpretati da James Stewart.
Analizzato come thriller puro “La ragazza scomparsa” vacilla nel fornire quel senso di pericolo necessario a generare suspence:
il villain risulta tutt’altro che minaccioso e il lieto fine arriva liscio e telefonato.
Il ritmo, seppur più vivace rispetto agli standard dell’autore, resta compassato per il genere, e la pressoché totale assenza di plot twist non aiuta l’adrenalina a salire. Al netto dei nei strutturali il volume resta estremamente godibile per tutta la sua durata.
La resa grafica è ineccepibile.
Il sensei spazia con assoluta disinvoltura dal caos cittadino a meravigliose distese rurali, verso le quali ha sempre mostrato una certa predilezione, immergendoci con maestria in un immaginario polimorfo e credibile.
I volti sono realizzati in modo estremamente realistico, specialmente le donne, che nella loro “normalità” distano anni luce dalle bellezze afrodisiache ipertrofiche rappresentate dai colleghi.
Lo stile da graphic novel, che si rifà per la maggiore al fumetto franco belga, è valso all’autore la definizione di “il più europeo tra i mangaka”.
Mediocre l’edizione italiana a cura di Coconino Press.
Oltre ad una trasposizione imprecisa e approssimativa si notano diversi errori ortografici e dimenticanze varie, tra cui un balloon lasciato vuoto a circa metà volume.
Le onomatopee, tradotte alla lettera dal giapponese, danno vita a trascrizioni fonetiche bizzarre e a tratti incomprensibili, che sembrano uscite direttamente da google translate.
Tra le opere “minori” del maestro “La ragazza scomparsa” è sicuramente una lettura meritevole;
statene alla larga se cercate un thriller al cardiopalma, se invece volete cullarvi nella narrativa placida e mite del sensei, sporcata da sfumature hard boiled, con questo volume vi sentirete a casa.
Jirō Taniguchi rilegge il noir con la sua voce calda e inconfondibile, regalandoci l’ennesimo fumetto d’autore.
La montagna muta in grattacielo, nell’infinita scalata verso la catarsi.
“A preoccuparmi… sono le ferite nel cuore di Megumi. Forse ci vorrà molto tempo per rimarginarle. Però, qualsiasi cosa succeda… per lei scenderò sempre dalle montagne”
Salve. Questo è stato il mio primo manga (ho cominciato ad accostarmi a questo genere poche settimane fa), e devo dire che, per quanto possa sembrare una scelta inusuale per un novellino, mi sono imbattuto in una grande opera, chiara e semplice sia nella resa grafica che nella trama. Il tratto è molto ben definito, sia nella caratterizzazione dei personaggi che nei fondali, anche se si nota abbastanza l'utilizzo del retino nel disegno. Dico questo perché il secondo manga che ho iniziato a leggere è Moryo's box, e lì si nota molto meno tale tecnica (forse anche per un più massiccio utilizzo dell'inchiostro nero in larghe stesure), e quindi il mio occhio, comunque di ingenuo lettore appena svezzato, ha avuto un po' di fastidio nel notare quelle che sembrano le sgranature di un cartone scaricato male o in bassa definizione. Detto questo, il mio giudizio positivo non è intaccato. Per quanto riguarda la trama, che non ritengo necessario snocciolare, mi limiterò a far notare un particolare sul finale, cercando di non spoilerare. Mi riferisco al fatto che, pur se accennata a più riprese (con dialoghi, ma anche con semplici sguardi), veniamo a conoscenza di una possibile relazione amorosa che coinvolge il protagonista, ma che poi non si traduce in realtà (anche se il finale potrebbe far pensare ad altri risvolti). Ed è questo il punto. In questa storia, genuinamente eroica, non è tanto l'amore tra uomo e donna che trascina il nostro eroe nella sua impresa, ma un profondo senso di giustizia e di amicizia che travalicano lo spazio (il protagonista abita in montagna, mentre gli altri personaggi stanno nella città che diverrà anche il campo dell'azione principale) e il tempo (vedi il legame profondo tra il nostro eroe e il suo migliore amico, morto qualche anno prima dello svolgersi degli eventi). Possiamo godere, quindi, di una parabola ascendente, anche in termini di intrattenimento, che ci porta ad assistere alla nascita di un uomo vero, fedele ai propri ideali e capace di riscattarsi dalle difficoltà della vita.
Bene, spero di non essere stato troppo banale; i dati sulla trama ai quali ho accennato potrebbero rivolgersi a molte altre opere, quindi siete comunque obbligati a leggere il fumetto! Credo che questo manga meriti il massimo dei voti appunto per la completezza e compiutezza con cui Taniguchi, pur in un solo volume, ci conduce a passi costanti e meditati verso la meta e attraverso panorami da sogno, che siano montagne o palazzi.
Grazie a chiunque legga, a presto!
P.S.
Perdonate il riferimento ad un manga non dello stesso autore, ma volevo solo far capire come il mio occhio non sia ancora allenato a vedere certi prodotti, e poteva quindi essere un altro manga qualsiasi.
Bene, spero di non essere stato troppo banale; i dati sulla trama ai quali ho accennato potrebbero rivolgersi a molte altre opere, quindi siete comunque obbligati a leggere il fumetto! Credo che questo manga meriti il massimo dei voti appunto per la completezza e compiutezza con cui Taniguchi, pur in un solo volume, ci conduce a passi costanti e meditati verso la meta e attraverso panorami da sogno, che siano montagne o palazzi.
Grazie a chiunque legga, a presto!
P.S.
Perdonate il riferimento ad un manga non dello stesso autore, ma volevo solo far capire come il mio occhio non sia ancora allenato a vedere certi prodotti, e poteva quindi essere un altro manga qualsiasi.
Credo che per il pluripremiato mangaka Jirō Taniguchi gli Anni Novanta abbiano rappresentato l'apice della sua carriera: proprio in quel periodo ha infatti sfornato alcuni di quelli che reputo i suoi massimi capolavori, come ad esempio Al tempo di papà e Quartieri lontani. Proprio alle soglie del Duemila, il maestro scrive e disegna una delle opere che, di recente, più mi hanno colpito in positivo: mi riferisco a La ragazza scomparsa, un volume unico di grande formato che ho trascurato anche troppo a lungo e che per fortuna ho recuperato poco tempo fa. Il romanzo a fumetti in questione è un giallo emozionante che, capitolo dopo capitolo, coinvolge il lettore in un racconto torbido e anche molto plausibile (sebbene all'inizio dell'opera l'autore puntualizzi che non è tratta da una storia vera), non rinunciando però a personaggi indimenticabili e caratterizzati a dovere. Accenno brevemente al contesto narrativo in cui questi si muovono.
Il guardiano scalatore Shiga, forte di una promessa fatta anni addietro al suo migliore amico purtroppo deceduto a seguito di una pericolosa scalata, riceve una preoccupante telefonata che lo costringe a lasciare seduta stante la baita di montagna in cui si sta isolando sempre più dalla società. Precipitatosi nella sterminata e caotica città di Tokyo in soccorso di Yuriko, la moglie del suo amico, Shiga scopre che la figlia della donna, la quindicenne Megumi, è scomparsa nel nulla il giorno prima. Ha così inizio per l'uomo delle montagne una lunga indagine in luoghi a lui del tutto sconosciuti alla ricerca della ragazzina: quest'ultima ha instaurato un forte legame con Shiga, quasi alla stregua del padre che lei praticamente non ha mai conosciuto. Il nostro protagonista dovrà quindi dare fondo a tutte le sue capacità per trovarla e salvarla in extremis...
Come al solito sull'arte di Taniguchi c'è davvero poco da appuntare e non mi resta che lodare la perfezione formale delle figure e delle vignette, disposte in modo ordinato e senza particolari prospettive ardite. Sembra quasi che il modo di sceneggiare e lo stile di disegno del maestro esprimano in racconti di questo genere il loro massimo potenziale. Non ci si annoia un attimo e non si vede l'ora di scoprire come venga risolto il caso. Il volume è edito in Italia dalla casa editrice bolognese della Coconino Press, che al prezzo non modico di 18 € ci offre una copertina semi-cartonata ruvida e delle pagine tendenti al giallo che però sono anche molto piacevoli al tatto. Traduzioni e note esplicative sono adeguate e pertinenti. Consiglio la lettura di La ragazza scomparsa agli amanti di Taniguchi che ancora non l'hanno letto e anche a chi del maestro non ha mai letto nulla. Difficilmente se ne pentirà.
Il guardiano scalatore Shiga, forte di una promessa fatta anni addietro al suo migliore amico purtroppo deceduto a seguito di una pericolosa scalata, riceve una preoccupante telefonata che lo costringe a lasciare seduta stante la baita di montagna in cui si sta isolando sempre più dalla società. Precipitatosi nella sterminata e caotica città di Tokyo in soccorso di Yuriko, la moglie del suo amico, Shiga scopre che la figlia della donna, la quindicenne Megumi, è scomparsa nel nulla il giorno prima. Ha così inizio per l'uomo delle montagne una lunga indagine in luoghi a lui del tutto sconosciuti alla ricerca della ragazzina: quest'ultima ha instaurato un forte legame con Shiga, quasi alla stregua del padre che lei praticamente non ha mai conosciuto. Il nostro protagonista dovrà quindi dare fondo a tutte le sue capacità per trovarla e salvarla in extremis...
Come al solito sull'arte di Taniguchi c'è davvero poco da appuntare e non mi resta che lodare la perfezione formale delle figure e delle vignette, disposte in modo ordinato e senza particolari prospettive ardite. Sembra quasi che il modo di sceneggiare e lo stile di disegno del maestro esprimano in racconti di questo genere il loro massimo potenziale. Non ci si annoia un attimo e non si vede l'ora di scoprire come venga risolto il caso. Il volume è edito in Italia dalla casa editrice bolognese della Coconino Press, che al prezzo non modico di 18 € ci offre una copertina semi-cartonata ruvida e delle pagine tendenti al giallo che però sono anche molto piacevoli al tatto. Traduzioni e note esplicative sono adeguate e pertinenti. Consiglio la lettura di La ragazza scomparsa agli amanti di Taniguchi che ancora non l'hanno letto e anche a chi del maestro non ha mai letto nulla. Difficilmente se ne pentirà.
"La ragazza scomparsa" è uno di quei titoli ricchi di messaggi e metafore che è sempre un piacere ritrovarsi a leggere. Un volume che, oscurato da titoli più famosi di Taniguchi, passa suo malgrado inosservato e viene sottovalutato dai lettori.
Eppure, racchiusi in poco più di trecento pagine, ci sono desideri, rimorsi, delusioni e corruzioni. Emozioni scaturite dalla forza di volontà dei personaggi, che rappresentano in realtà una forza ben più grande, quella di una società all'apparenza perfetta ma in realtà piena di contraddizioni, che cova nel silenzio un desiderio di rivalsa.
La storia parla di Shiga, un alpinista di mezz'età guardiano di una baita, che si ritrova ad indagare sulla scomparsa di una ragazzina. Trovare Megumi, questo il nome della ragazza, è per lui un dovere, il mantenimento di una promessa fatta ad un vecchio amico. Megumi infatti, è la figlia di un ex compagno di scalate deceduto nell'ultimo ostacolo della sua carriera da alpinista, nonchè figlia dell'unica donna che Shiga abbia mai amato.
Scaraventato nel pieno centro di Tokyo, nei quartieri della vita notturna, il nostro protagonista dovrà fare i conti con una realtà diversa da quella che viveva in montagna. Aiutato da amici fidati e da Ohara,una strana amica di Megumi, l'alpinista si renderà conto di quanto sporca e corrotta sia la società.
Il ritmo della narrazione è incalzante e piano piano Taniguchi ci svela piccoli particolari della vita del malinconico protagonista. Il peso che si porta sulle spalle, il rimorso verso l'amico scomparso e l'impegno nella ricerca della ragazza, sono pezzi di puzzle che trovano via via la loro giusta collocazione. Più le pagine scorrono sotto gli occhi e più si ha la sensazione di capire il protagonista e di immedesimarsi con esso. La sfida che Shiga si è imposto è molto diversa dalla sfida che ogni alpinista deve affrontare, ma la similarità tra le due dà vita ad una splendida metafora dalla quale nasce il messaggio principale del manga: ognuno di noi ha dentro di sè la forza per affrontare le proprie sfide, di qualunque natura e portata esse siano.
Spesso viene detto che Taniguchi dia il meglio di sè disegnando la natura con tutte le sue sfaccettature. In questo volume il maestro è riuscito a portare la natura là dove l'uomo ha lasciato di più il segno, la città, dando vita a bellissime tavole intrise di significato. Il tratto pulito e realistico del maestro è ormai ben conosciuto e apprezzato da molti. I volti espressivi, e i corpi ben scolpiti rivelano un attento studio dell'anatomia. In questo volume però assumono molta più importanza gli sfondi, perfetti nella loro caratteristica di essere dettagliati, che come palcoscenico dei personaggi assumono una grande importanza nel trasmettere il messaggio.
Per quanto riguarda l'edizione della Coconino press, non fatevi ingannare dal grande formato e dalla compattezza del volume perchè questo non basta a giustificare il prezzo di 18,00€. La traduzione e l'adattamento dei dialoghi è pessimo, ci sono alcuni casi in cui i dialoghi sono incomprensibili, per non parlare del balloon vuoto che risplende in una vignetta a metà storia. Difetti spiacevoli che rovinano la lettura.
Se apprezzate Taniguchi, questo è un titolo da non farsi sfuggire, ma ne consiglio la lettura a tutti. Non fatevi abbattere dal prezzo e non storcete il naso se non apprezzate i noir. "La ragazza scomparsa" è un titolo atipico che non andrebbe catalogato sotto un'unica etichetta, per cui se siete curiosi concedetegli un'opportunità sfogliandolo in libreria.
Eppure, racchiusi in poco più di trecento pagine, ci sono desideri, rimorsi, delusioni e corruzioni. Emozioni scaturite dalla forza di volontà dei personaggi, che rappresentano in realtà una forza ben più grande, quella di una società all'apparenza perfetta ma in realtà piena di contraddizioni, che cova nel silenzio un desiderio di rivalsa.
La storia parla di Shiga, un alpinista di mezz'età guardiano di una baita, che si ritrova ad indagare sulla scomparsa di una ragazzina. Trovare Megumi, questo il nome della ragazza, è per lui un dovere, il mantenimento di una promessa fatta ad un vecchio amico. Megumi infatti, è la figlia di un ex compagno di scalate deceduto nell'ultimo ostacolo della sua carriera da alpinista, nonchè figlia dell'unica donna che Shiga abbia mai amato.
Scaraventato nel pieno centro di Tokyo, nei quartieri della vita notturna, il nostro protagonista dovrà fare i conti con una realtà diversa da quella che viveva in montagna. Aiutato da amici fidati e da Ohara,una strana amica di Megumi, l'alpinista si renderà conto di quanto sporca e corrotta sia la società.
Il ritmo della narrazione è incalzante e piano piano Taniguchi ci svela piccoli particolari della vita del malinconico protagonista. Il peso che si porta sulle spalle, il rimorso verso l'amico scomparso e l'impegno nella ricerca della ragazza, sono pezzi di puzzle che trovano via via la loro giusta collocazione. Più le pagine scorrono sotto gli occhi e più si ha la sensazione di capire il protagonista e di immedesimarsi con esso. La sfida che Shiga si è imposto è molto diversa dalla sfida che ogni alpinista deve affrontare, ma la similarità tra le due dà vita ad una splendida metafora dalla quale nasce il messaggio principale del manga: ognuno di noi ha dentro di sè la forza per affrontare le proprie sfide, di qualunque natura e portata esse siano.
Spesso viene detto che Taniguchi dia il meglio di sè disegnando la natura con tutte le sue sfaccettature. In questo volume il maestro è riuscito a portare la natura là dove l'uomo ha lasciato di più il segno, la città, dando vita a bellissime tavole intrise di significato. Il tratto pulito e realistico del maestro è ormai ben conosciuto e apprezzato da molti. I volti espressivi, e i corpi ben scolpiti rivelano un attento studio dell'anatomia. In questo volume però assumono molta più importanza gli sfondi, perfetti nella loro caratteristica di essere dettagliati, che come palcoscenico dei personaggi assumono una grande importanza nel trasmettere il messaggio.
Per quanto riguarda l'edizione della Coconino press, non fatevi ingannare dal grande formato e dalla compattezza del volume perchè questo non basta a giustificare il prezzo di 18,00€. La traduzione e l'adattamento dei dialoghi è pessimo, ci sono alcuni casi in cui i dialoghi sono incomprensibili, per non parlare del balloon vuoto che risplende in una vignetta a metà storia. Difetti spiacevoli che rovinano la lettura.
Se apprezzate Taniguchi, questo è un titolo da non farsi sfuggire, ma ne consiglio la lettura a tutti. Non fatevi abbattere dal prezzo e non storcete il naso se non apprezzate i noir. "La ragazza scomparsa" è un titolo atipico che non andrebbe catalogato sotto un'unica etichetta, per cui se siete curiosi concedetegli un'opportunità sfogliandolo in libreria.
Ancora una volta il maestro Jiro Taniguchi ci mostra la sua abilità di creare prodotti originali e concettualmente differenti, da comuni “slice of life” dalle infinite sfumature (L’uomo che cammina) a dramma storici avvincenti (Il libro del vento), senza dimenticare opere più fiabesche (La montagna magica) o gastronomiche (Gourmet). Il panorama dell’autore è molto più vasto di quello appena descritto, ma c’è un elemento comune in tutte le sue opere, il messaggio nascosto nei meandri dell’avventura che ci lascia giusti momenti di pensiero, e anche quest’opera che si muove tra il giallo e il noir non mancherà dal donarci momenti di riflessione.
Tra le Alpi c’è una baita custodita da Shiga lasciata saltuariamente solo per fare provviste al villaggio più vicino, ma un giorno una chiamata lo spinge a lasciare immediatamente il posto senza troppo pensieri: la figlia del suo defunto amico è scomparsa. Parte cosi il viaggio di un uomo al di fuori del tempo all’interno di una civiltà sempre più moderna e controversa.
Inizialmente l’opera si presenta come il più classico dei gialli, il protagonista lotta contro tutti e si avvicina sempre più alla soluzione del caso; simultaneamente il lettore verrà a conoscenza delle ombre che svettano sul passato che vengono svelate lentamente creando così un background psicologico che va a valorizzare ed esaltare le atipiche spigolature caratteriali, e come nel classico stile dell’autore risulterà perfettamente curata.
Non meno importante è il ritmo narrativo che in opere del genere è ciò che più conta, ed in questo caso seppur non particolarmente incalzante risulterà discretamente elevato rispetto alle altre opere di Taniguchi, sopratutto nel finale, rallentato solamente dai momenti dove il lettore viene invitato a riflettere sugli aspetti controversi della società nipponica (principalmente, anche se alcuni aspetti rispecchiano molte realtà mondiali), dalla prostituzione giovanile allo strano modo di pensare dei giovani, toccando anche il delicato rapporto genitore/figlio che molto spesso è al causa di certi problemi, facendoci capire che non basta essere amorevoli per crescere un buon discendente, i problemi si nascondono in molte cose.
I disegni di Taniguchi sono una garanzia per chi conosce già l’autore, ma chi non si è mai avvicinato al suo fantastico modo può stare tranquillo, il tratto pulito e spigoloso crea come sempre personaggi da lineamenti realistici (da notare come sempre l’assenza di bellezze impossibili, privilegiando volti normali). Ottima la cura dei particolari che rasenta la perfezione e immancabili gli sfondi che in molte scene sono i veri protagonisti: si parte dai monti incontaminati a soffocanti città straripanti di giovani, senza dimenticare gli immensi palazzi in grado di regalare viste vertiginose.
L’edizione italiana firmata Coconino è forse eccessivamente costosa, offre un formato grande e un numero di pagine ben al di sopra delle classiche 200 da tankoubon, i materiali però sono abbastanza grezzi, la copertina semirigida è di carta ruvida e le pagine, anche se spesse, hanno un colore non proprio gradevole, tendente al giallo che non permette di godere appieno dei retini; inoltre ci sono alcune pagine stampate pessimamente, sfocate e con retini rovinati dall’effetto moiré.
Peccato per l’adattamento, alcuni testi sembrano campati in aria, ma l’aspetto peggiore sono le onomatopee, tradotte non in italiano ma semplicemente in lettere creando così situazioni al limite del delirio per chi non conosce quelle originali.
Un giallo emozionante ed avvincente che ci trascina nei meandri della Tokyo giovane, sempre più alla deriva, mentre assistiamo a una storia di promesse e sensi di colpa che riguardano Shiga e il defunto amico, ma l’aspetto più profondo è dato dal messaggio dello scalare la montagna, del viaggio irto di pericoli che si ritrova ad affrontare il protagonista in vari sensi, dando così vita a numerose simbologie e metafore. Consigliato a tutti.
Tra le Alpi c’è una baita custodita da Shiga lasciata saltuariamente solo per fare provviste al villaggio più vicino, ma un giorno una chiamata lo spinge a lasciare immediatamente il posto senza troppo pensieri: la figlia del suo defunto amico è scomparsa. Parte cosi il viaggio di un uomo al di fuori del tempo all’interno di una civiltà sempre più moderna e controversa.
Inizialmente l’opera si presenta come il più classico dei gialli, il protagonista lotta contro tutti e si avvicina sempre più alla soluzione del caso; simultaneamente il lettore verrà a conoscenza delle ombre che svettano sul passato che vengono svelate lentamente creando così un background psicologico che va a valorizzare ed esaltare le atipiche spigolature caratteriali, e come nel classico stile dell’autore risulterà perfettamente curata.
Non meno importante è il ritmo narrativo che in opere del genere è ciò che più conta, ed in questo caso seppur non particolarmente incalzante risulterà discretamente elevato rispetto alle altre opere di Taniguchi, sopratutto nel finale, rallentato solamente dai momenti dove il lettore viene invitato a riflettere sugli aspetti controversi della società nipponica (principalmente, anche se alcuni aspetti rispecchiano molte realtà mondiali), dalla prostituzione giovanile allo strano modo di pensare dei giovani, toccando anche il delicato rapporto genitore/figlio che molto spesso è al causa di certi problemi, facendoci capire che non basta essere amorevoli per crescere un buon discendente, i problemi si nascondono in molte cose.
I disegni di Taniguchi sono una garanzia per chi conosce già l’autore, ma chi non si è mai avvicinato al suo fantastico modo può stare tranquillo, il tratto pulito e spigoloso crea come sempre personaggi da lineamenti realistici (da notare come sempre l’assenza di bellezze impossibili, privilegiando volti normali). Ottima la cura dei particolari che rasenta la perfezione e immancabili gli sfondi che in molte scene sono i veri protagonisti: si parte dai monti incontaminati a soffocanti città straripanti di giovani, senza dimenticare gli immensi palazzi in grado di regalare viste vertiginose.
L’edizione italiana firmata Coconino è forse eccessivamente costosa, offre un formato grande e un numero di pagine ben al di sopra delle classiche 200 da tankoubon, i materiali però sono abbastanza grezzi, la copertina semirigida è di carta ruvida e le pagine, anche se spesse, hanno un colore non proprio gradevole, tendente al giallo che non permette di godere appieno dei retini; inoltre ci sono alcune pagine stampate pessimamente, sfocate e con retini rovinati dall’effetto moiré.
Peccato per l’adattamento, alcuni testi sembrano campati in aria, ma l’aspetto peggiore sono le onomatopee, tradotte non in italiano ma semplicemente in lettere creando così situazioni al limite del delirio per chi non conosce quelle originali.
Un giallo emozionante ed avvincente che ci trascina nei meandri della Tokyo giovane, sempre più alla deriva, mentre assistiamo a una storia di promesse e sensi di colpa che riguardano Shiga e il defunto amico, ma l’aspetto più profondo è dato dal messaggio dello scalare la montagna, del viaggio irto di pericoli che si ritrova ad affrontare il protagonista in vari sensi, dando così vita a numerose simbologie e metafore. Consigliato a tutti.
La montagna. Imponente. Impegnativa. Rifugio sicuro, a meno di non sfidarla al di sopra delle proprie possibilità. Shiga questo lo sa bene, lui che ha perso l’amico di una vita per l’ultima sfida lanciata alla montagna. Una sfida a cui non ha voluto partecipare e per questo il ricordo pesa come un macigno sulla sua coscienza, anche perché Sakamoto morendo gli affida la moglie e la piccolissima figlia, Megumi.
Megumi, che lo chiama “zio”, che probabilmente lo vorrebbe come padre, che vorrebbe conoscere e sfidare la montagna come lui, finisce in un giro di brutte compagnie, di sordidi personaggi, perdendo completamente la sua innocenza prima ancora di rendersi forse conto di averla.
La città. Ostile. Straniante. Luogo sconosciuto dopo troppo tempo passato lontano. Shiga torna alla città chiamato dalla moglie di Sakamoto: Megumi è scomparsa, non si trova, nessuno ne sa niente.
Shiga abbandona la montagna per immergersi nel cupo e sconosciuto territorio buio dei quartieri più malfamati della città, quei quartieri che sempre più spesso vedono uomini maturi o di mezza età “accompagnarsi” a ragazzine bisognose di soldi o di ribellione, come fosse una cosa normalissima. Solo che i genitori non lo devono sapere.
Forte di una determinazione non comune, Shiga riesce piano piano a dipanare la matassa di omertà, di bugie e ipocrisia che tiene prigioniera Megumi, uscendone malconcio e più sporco dentro, ma libero di potere ritornare al luogo a cui appartiene.
Un noir calibrato alla perfezione, in cui il protagonista cresce piano piano e ci si sorprende a soffrire con lui, a sentire sulla pelle le botte che prende, ad avere male alle dita che usa per arrampicarsi e in cui Taniguchi evidenzia il disagio profondo di una generazione allo sbando, che si vende per una cena senza nessun problema e che per eccesso di ingenuità o di sicurezza finisce in un incubo che sembra senza fine.
Splendide le viste panoramiche delle montagne e della città, i personaggi incredibilmente espressivi che riescono a trasmettere le loro emozioni grazie a pochi “movimenti” delle sopracciglia e degli occhi, Taniguchi col suo stile pulito e dettagliatissimo rende al meglio questa storia sporca e disturbante.
Ottima l’edizione Coconino Press: grande il formato che esalta i panorami ed i primi piani dei personaggi, copertina robusta, volume compatto e solido che si fa sfogliare senza problemi e carta poco trasparente. Uno dei pochi manga di Taniguchi - credo - che abbia mantenuto il senso d lettura occidentale, un manga da leggere per tutti gli estimatori del sensei e per chi ama le storie di caduta e redenzione.
Voto, ovviamente, 10.
Megumi, che lo chiama “zio”, che probabilmente lo vorrebbe come padre, che vorrebbe conoscere e sfidare la montagna come lui, finisce in un giro di brutte compagnie, di sordidi personaggi, perdendo completamente la sua innocenza prima ancora di rendersi forse conto di averla.
La città. Ostile. Straniante. Luogo sconosciuto dopo troppo tempo passato lontano. Shiga torna alla città chiamato dalla moglie di Sakamoto: Megumi è scomparsa, non si trova, nessuno ne sa niente.
Shiga abbandona la montagna per immergersi nel cupo e sconosciuto territorio buio dei quartieri più malfamati della città, quei quartieri che sempre più spesso vedono uomini maturi o di mezza età “accompagnarsi” a ragazzine bisognose di soldi o di ribellione, come fosse una cosa normalissima. Solo che i genitori non lo devono sapere.
Forte di una determinazione non comune, Shiga riesce piano piano a dipanare la matassa di omertà, di bugie e ipocrisia che tiene prigioniera Megumi, uscendone malconcio e più sporco dentro, ma libero di potere ritornare al luogo a cui appartiene.
Un noir calibrato alla perfezione, in cui il protagonista cresce piano piano e ci si sorprende a soffrire con lui, a sentire sulla pelle le botte che prende, ad avere male alle dita che usa per arrampicarsi e in cui Taniguchi evidenzia il disagio profondo di una generazione allo sbando, che si vende per una cena senza nessun problema e che per eccesso di ingenuità o di sicurezza finisce in un incubo che sembra senza fine.
Splendide le viste panoramiche delle montagne e della città, i personaggi incredibilmente espressivi che riescono a trasmettere le loro emozioni grazie a pochi “movimenti” delle sopracciglia e degli occhi, Taniguchi col suo stile pulito e dettagliatissimo rende al meglio questa storia sporca e disturbante.
Ottima l’edizione Coconino Press: grande il formato che esalta i panorami ed i primi piani dei personaggi, copertina robusta, volume compatto e solido che si fa sfogliare senza problemi e carta poco trasparente. Uno dei pochi manga di Taniguchi - credo - che abbia mantenuto il senso d lettura occidentale, un manga da leggere per tutti gli estimatori del sensei e per chi ama le storie di caduta e redenzione.
Voto, ovviamente, 10.