Indigo Blue
"Indigo Blue" è il primo manga che ho letto di Ebine Yamaji, più famosa per "Love my Life" a causa dell'adattamento cinematografico.
E' un josei a tratti yuri che parla di Rutsu, vicina alla trentina, una scrittrice affermata. Un giorno incontra casualmente Tamaki, che è la prima persona ad essersi accorta che il protagonista di un suo racconto di cui non ha mai specificato il sesso, è in realtà una donna. Colpita da quest'osservazione, Rutsu inizia a cercare insistentemente Tamaki che prima si rifiuta categoricamente di rivederla, per poi cedere baciandola e rivelandole di essere rimasta anche lei molto colpita dal loro incontro. Il problema è che Rutsu è già impegnata sentimentalmente col suo editor.
"Indigo Blue" racconta quindi dei tormenti di Rutsu, costantemente indecisa, e dei suoi sotterfugi amorosi, mentre si barcamena tra la relazione di sesso col suo editor, e in quella più romantica con Tamaki; una storia fatta di bugie e verità difficili da ammettere.
I disegni sono puliti, semplici, essenziali, con pochissimi retini e una totale assenza di ombreggiature. Tavole senza fronzoli e nulla che non sia strettamente necessario, per lasciare spazio ai personaggi e ai loro sentimenti. Anche se a prima vista il tutto può sembrare estremamente povero, è funzionale al tipo di storia che la Yamaji vuole raccontare.
"Indigo Blue" è stato una lettura particolare, apprezzo sempre la scelta della Kappa Edizioni di portare in Italia manga famosi a loro modo, ma pur sempre di nicchia, soprattutto josei e yuri, che incontrano sempre poca fortuna tra il pubblico italiano.
L'edizione italiana, è un po' più grande dei tipici manga, con la rilegatura un po' dura e nel complesso forse troppo rigida per essere comoda, a un prezzo non proprio economico, 11 euro. Ma questo probabilmente è giustificato dal fatto che la distribuzione comprendeva anche le librerie.
Devo ammettere però che come al solito per questo editore, non è stato facile recuperare il volumetto.
Tutto sommato "Indigo Blue" è una lettura piacevole, scorrevole, anche se manca a mio avviso di momenti veramente memorabili o intrisi di un significato degno di nota.
Ma in fondo si configura come uno slice of life, che racconta una vita fatta di indecisioni e sotterfugi. Può essere un esperimento interessante per chi è stanco dei soliti manga per ragazze e si sente pronto a provare qualcosa di più maturo, più vicino allo slice of life, anche se sicuramente ci sono molti titoli più meritevoli.
E' un josei a tratti yuri che parla di Rutsu, vicina alla trentina, una scrittrice affermata. Un giorno incontra casualmente Tamaki, che è la prima persona ad essersi accorta che il protagonista di un suo racconto di cui non ha mai specificato il sesso, è in realtà una donna. Colpita da quest'osservazione, Rutsu inizia a cercare insistentemente Tamaki che prima si rifiuta categoricamente di rivederla, per poi cedere baciandola e rivelandole di essere rimasta anche lei molto colpita dal loro incontro. Il problema è che Rutsu è già impegnata sentimentalmente col suo editor.
"Indigo Blue" racconta quindi dei tormenti di Rutsu, costantemente indecisa, e dei suoi sotterfugi amorosi, mentre si barcamena tra la relazione di sesso col suo editor, e in quella più romantica con Tamaki; una storia fatta di bugie e verità difficili da ammettere.
I disegni sono puliti, semplici, essenziali, con pochissimi retini e una totale assenza di ombreggiature. Tavole senza fronzoli e nulla che non sia strettamente necessario, per lasciare spazio ai personaggi e ai loro sentimenti. Anche se a prima vista il tutto può sembrare estremamente povero, è funzionale al tipo di storia che la Yamaji vuole raccontare.
"Indigo Blue" è stato una lettura particolare, apprezzo sempre la scelta della Kappa Edizioni di portare in Italia manga famosi a loro modo, ma pur sempre di nicchia, soprattutto josei e yuri, che incontrano sempre poca fortuna tra il pubblico italiano.
L'edizione italiana, è un po' più grande dei tipici manga, con la rilegatura un po' dura e nel complesso forse troppo rigida per essere comoda, a un prezzo non proprio economico, 11 euro. Ma questo probabilmente è giustificato dal fatto che la distribuzione comprendeva anche le librerie.
Devo ammettere però che come al solito per questo editore, non è stato facile recuperare il volumetto.
Tutto sommato "Indigo Blue" è una lettura piacevole, scorrevole, anche se manca a mio avviso di momenti veramente memorabili o intrisi di un significato degno di nota.
Ma in fondo si configura come uno slice of life, che racconta una vita fatta di indecisioni e sotterfugi. Può essere un esperimento interessante per chi è stanco dei soliti manga per ragazze e si sente pronto a provare qualcosa di più maturo, più vicino allo slice of life, anche se sicuramente ci sono molti titoli più meritevoli.
Ebine Yamaji si è fatta crescere la barba. Non se l'è tenuta per molto (si veda a tale proposito "Free Soul"), ma è stato bello vederla alle prese con un'opera dal taglio più maturo, anche perché cominciavo a temere che non avesse più nulla da dire dopo il deludente "Love My Life" - o che non ne fosse in grado, come lei stessa riferisce di aver paventato. Vi dirò, sono quasi orgogliosa di essere stata smentita in maniera così clamorosa, come credo che lo sia qualsiasi lettore le cui speranze nei riguardi di un determinato autore si rivelino ben riposte.
Un amore mai sbocciato può essere doloroso quanto una relazione vera e propria, soprattutto se sei convinto di non essere la persona giusta per quella che ami. Rutsu, non avendo nessuno a cui confidare di essersi presa una cotta per una compagna di facoltà, decide di affidare le sue pene ad un diario che, in seguito, pubblicherà sotto forma di romanzo. Per la ragazza si aprono le porte di una carriera che non aveva mai osato sperare di poter perseguire, ma questa prospettiva non è abbastanza allettante da farle dimenticare di non essere riuscita ad essere onesta fino in fondo neppure trincerandosi dietro al suo alter ego di carta: il suo amore tormentato per un individuo del suo stesso sesso è infatti diventato un legame eterosessuale. Ora, dopo sei anni durante i quali ha fatto del suo meglio per non pensare a quel periodo della sua vita e al significato di quell'infatuazione proibita, l'incontro con Tamaki, perspicace e volitiva redattrice di una rivista d'arte, la costringe a rimettere in discussione ogni cosa, a cominciare dal rapporto con Ryuuji, il suo ragazzo - che come se non bastasse è anche il suo editor. Scendere a patti con la realtà non sarà facile, ma ancor meno sarà fare la cosa giusta, non solo per sé, ma anche e soprattutto per gli altri due, impegnati a combattere i propri demoni interiori tanto quanto lei.
Rispetto alle altre storie della Yamaji questa presenta due innovazioni assolute rispetto al suo consueto modo di operare. La prima è che Rutsu, a differenza delle varie Keito, Angie, Ichiko ed Eri - nonché della stessa Tamaki, che non ha mai avuto dubbi sulla propria omosessualità - è incapace di definire con chiarezza le proprie inclinazioni in quanto così abituata a mentire da non riuscire più a discernere la realtà. La seconda, nonché sua diretta conseguenza, è che Ryuuji gioca un ruolo molto più importante rispetto a quello che solitamente l'autrice riserva ai personaggi eterosessuali - peraltro facendo far loro, il più delle volte, una ben misera figura. In "Indigo Blue", invece, la "cattiva" di turno è proprio Rutsu, che con le sue bugie e i suoi tentennamenti non si rende conto di arrecare ulteriori sofferenze ad entrambi i suoi amanti.
La sceneggiatura è molto stringata e lineare, priva di digressioni o di orpelli di sorta. Chi conosce la Yamaji sa che i suoi manga si fondano sul cosiddetto "hic et nunc" (lett. "qui ed ora") e che pertanto non bisogna aspettarsi degli approfondimenti sulle interazioni tra i vari personaggi: a "succedere", più che i vari attimi che la compongono, è la vita stessa, cosa che potrebbe destabilizzare chi dovesse avvicinarsi alle sue opere per la prima volta e, di riflesso, minare la godibilità del manga.
L'introspezione psicologica, che non è mai stato uno dei cavalli di battaglia dell'autrice, risulta ivi più puntuale, sebbene anche in questo frangente prevalga l'idea di una frugalità più o meno studiata. Non è facile entrare in sintonia con personaggi dei suoi manga, che sembrano sempre voler tenere a distanza il lettore, ma quelli di "Indigo Blue" oppongono una resistenza più blanda, quasi pro forma. Anche qui, tuttavia, gli sforzi della Yamaji di conformarsi a una storia più "adulta" rischiano di passare inosservati agli occhi di coloro che non hanno la possibilità di fare un paragone con le altre sue opere pubblicate in Italia.
Vorrei ora per spendere due parole sul significato del colore che dà il titolo al racconto, che potrebbe aiutare chi non dovesse riuscire ad apprezzarlo nella sua interezza a vederlo sotto una nuova luce: esso è il colore della capacità di ognuno di noi di trovare la propria strada, dell'equilibrio tra corpo e mente. È anche il colore dell'illusione, di coloro che non possono o non vogliono affrontare la realtà, delle percezioni inesatte e delle rivelazioni travagliate. Nel paragonare Rutsu a questo colore Tamaki ci offre un'importantissima interpretazione non solo del personaggio, ma anche e soprattutto dell'opera stessa, che si basa, appunto, sulla ricerca da parte della protagonista della dimensione a lei più congeniale.
I disegni, così distanti dai canoni odierni dei manga, deluderanno sicuramente gli amanti dei tratti più ricercati, mentre coloro che considerano la personalità più importante dell'estetica rimarranno conquistati dalla loro essenzialità. Nel complesso, comunque, essi risultano più nitidi, espressivi ed elaborati rispetto a quelli di "Love My Life" e di "Free Soul", eccezion fatta per il "manga nel manga" presente in quest'ultimo.
Se avete voglia di cimentarvi con uno yuri che non si accontenti di offrire al lettore uno spaccato delle dinamiche fisiche che possono intercorrere tra due donne, ma che al contrario indugi su come una relazione sentimentale di qualunque tipo possa indurre una persona a riconsiderare la propria vita da una prospettiva diversa, "Indigo Blue" potrebbe fare al caso vostro. Il mio voto sarebbe un 7.5, ma lo arrotondo a 8 perché mi sembra giusto premiare la Yamaji per gli sforzi che chiunque la conosca dai suoi altri lavori non potrà non notare e gradire.
Un amore mai sbocciato può essere doloroso quanto una relazione vera e propria, soprattutto se sei convinto di non essere la persona giusta per quella che ami. Rutsu, non avendo nessuno a cui confidare di essersi presa una cotta per una compagna di facoltà, decide di affidare le sue pene ad un diario che, in seguito, pubblicherà sotto forma di romanzo. Per la ragazza si aprono le porte di una carriera che non aveva mai osato sperare di poter perseguire, ma questa prospettiva non è abbastanza allettante da farle dimenticare di non essere riuscita ad essere onesta fino in fondo neppure trincerandosi dietro al suo alter ego di carta: il suo amore tormentato per un individuo del suo stesso sesso è infatti diventato un legame eterosessuale. Ora, dopo sei anni durante i quali ha fatto del suo meglio per non pensare a quel periodo della sua vita e al significato di quell'infatuazione proibita, l'incontro con Tamaki, perspicace e volitiva redattrice di una rivista d'arte, la costringe a rimettere in discussione ogni cosa, a cominciare dal rapporto con Ryuuji, il suo ragazzo - che come se non bastasse è anche il suo editor. Scendere a patti con la realtà non sarà facile, ma ancor meno sarà fare la cosa giusta, non solo per sé, ma anche e soprattutto per gli altri due, impegnati a combattere i propri demoni interiori tanto quanto lei.
Rispetto alle altre storie della Yamaji questa presenta due innovazioni assolute rispetto al suo consueto modo di operare. La prima è che Rutsu, a differenza delle varie Keito, Angie, Ichiko ed Eri - nonché della stessa Tamaki, che non ha mai avuto dubbi sulla propria omosessualità - è incapace di definire con chiarezza le proprie inclinazioni in quanto così abituata a mentire da non riuscire più a discernere la realtà. La seconda, nonché sua diretta conseguenza, è che Ryuuji gioca un ruolo molto più importante rispetto a quello che solitamente l'autrice riserva ai personaggi eterosessuali - peraltro facendo far loro, il più delle volte, una ben misera figura. In "Indigo Blue", invece, la "cattiva" di turno è proprio Rutsu, che con le sue bugie e i suoi tentennamenti non si rende conto di arrecare ulteriori sofferenze ad entrambi i suoi amanti.
La sceneggiatura è molto stringata e lineare, priva di digressioni o di orpelli di sorta. Chi conosce la Yamaji sa che i suoi manga si fondano sul cosiddetto "hic et nunc" (lett. "qui ed ora") e che pertanto non bisogna aspettarsi degli approfondimenti sulle interazioni tra i vari personaggi: a "succedere", più che i vari attimi che la compongono, è la vita stessa, cosa che potrebbe destabilizzare chi dovesse avvicinarsi alle sue opere per la prima volta e, di riflesso, minare la godibilità del manga.
L'introspezione psicologica, che non è mai stato uno dei cavalli di battaglia dell'autrice, risulta ivi più puntuale, sebbene anche in questo frangente prevalga l'idea di una frugalità più o meno studiata. Non è facile entrare in sintonia con personaggi dei suoi manga, che sembrano sempre voler tenere a distanza il lettore, ma quelli di "Indigo Blue" oppongono una resistenza più blanda, quasi pro forma. Anche qui, tuttavia, gli sforzi della Yamaji di conformarsi a una storia più "adulta" rischiano di passare inosservati agli occhi di coloro che non hanno la possibilità di fare un paragone con le altre sue opere pubblicate in Italia.
Vorrei ora per spendere due parole sul significato del colore che dà il titolo al racconto, che potrebbe aiutare chi non dovesse riuscire ad apprezzarlo nella sua interezza a vederlo sotto una nuova luce: esso è il colore della capacità di ognuno di noi di trovare la propria strada, dell'equilibrio tra corpo e mente. È anche il colore dell'illusione, di coloro che non possono o non vogliono affrontare la realtà, delle percezioni inesatte e delle rivelazioni travagliate. Nel paragonare Rutsu a questo colore Tamaki ci offre un'importantissima interpretazione non solo del personaggio, ma anche e soprattutto dell'opera stessa, che si basa, appunto, sulla ricerca da parte della protagonista della dimensione a lei più congeniale.
I disegni, così distanti dai canoni odierni dei manga, deluderanno sicuramente gli amanti dei tratti più ricercati, mentre coloro che considerano la personalità più importante dell'estetica rimarranno conquistati dalla loro essenzialità. Nel complesso, comunque, essi risultano più nitidi, espressivi ed elaborati rispetto a quelli di "Love My Life" e di "Free Soul", eccezion fatta per il "manga nel manga" presente in quest'ultimo.
Se avete voglia di cimentarvi con uno yuri che non si accontenti di offrire al lettore uno spaccato delle dinamiche fisiche che possono intercorrere tra due donne, ma che al contrario indugi su come una relazione sentimentale di qualunque tipo possa indurre una persona a riconsiderare la propria vita da una prospettiva diversa, "Indigo Blue" potrebbe fare al caso vostro. Il mio voto sarebbe un 7.5, ma lo arrotondo a 8 perché mi sembra giusto premiare la Yamaji per gli sforzi che chiunque la conosca dai suoi altri lavori non potrà non notare e gradire.
"Indigo Blue" è un manga josei e contemporaneamente anche a tematica yuri di Ebine Yamaji, edito in Italia dalla Kappa Edizioni e acquistabile al prezzo di 11,00 euro.
Rutsu, una giovane scrittrice, conosce una sua lettrice casualmente e costei le fa notare un passaggio all'interno del suo ultimo romanzo che a suo parere è alquanto singolare: nel corso della scena è descritto un personaggio dalla sessualità imprecisata, che è chiamato dall'autrice semplicemente "Y", mentre sfiora con le dita intrise di pittura blu indaco il corpo nudo di una donna.
Rutsu rimane molto turbata quando le viene fatto notare questo particolare, quindi inizia a sviluppare un certo interesse per Tamaki, con la quale vorrebbe instaurare un rapporto, ma inizialmente verrà rifiutata.
I personaggi principali sono essenzialmente tre e vanno a creare un grosso intreccio amoroso difficile da sciogliere: Rutsu, Tamaki e Ryuji, l'ultimo è il fidanzato ufficiale della nostra protagonista, ovvero una bugiarda che mente costantemente agli altri e soprattutto a sé stessa, nascondendo la verità nel suo cuore.
C'è un vero e proprio triangolo amoroso in atto, perché la protagonista è legata indissolubilmente a entrambi i personaggi, ma dovrà cercare di capire chi davvero desidera che faccia parte della sua vita.
Nel complesso nessun personaggio ha un particolare fascino, attrattiva qualsiasi o carisma: nessuno di loro mi ha trasmesso nulla, a maggior ragione la sciocca protagonista tanto avvezza alle sue carissime menzogne che propina quotidianamente alle persone che afferma di amare.
L'introspezione psicologica è presente, ma non mi ha coinvolto né convinto in alcun modo, lasciandomi infine molto indifferente. In superficie i personaggi sono analizzati, questo è vero, ma è come se ciò non fosse abbastanza perché io non ho potuto percepirli e sono rimasti lontani, irraggiungibili, come separati dai miei occhi che non hanno colto forse neanche una briciola della loro essenza.
I disegni sono relativamente molto semplici, quasi essenziali oserei dire. Gli sfondi sono altrettanto essenziali, anche se compaiono piuttosto di rado, soprattutto se c'è un primo piano di un qualsiasi personaggio (in questo caso compare il classico sfondo bianco).
I disegni, nel complesso, non possono affatto essere considerati un pregio di questo manga, poiché sviliscono i personaggi, talvolta li deformano seppur leggermente, e annoiano perché sono anonimi e senza caratteristiche interessanti.
Eppure ho apprezzato moltissimo le illustrazioni di ogni capitolo nonostante l'evidente semplicità: esse ritraggono la nostra protagonista, Rutsu, in posizioni diverse, vestita o semi-nuda. C'è qualcosa di tremendamente affascinante in queste illustrazioni che, con certezza, è l'unico elemento del disegno che salverei senza remore.
Le intenzioni del manga erano ottime. Credo che "Indigo Blue" volesse presentarsi come un realistico racconto di vita, di maturazione interiore e scoperta della propria sessualità, ma questa crescita da parte della protagonista non c'è stata perché si rifiuterà a prescindere di scavare realmente dentro se stessa, e questo non le permetterà mai di abbattere la barriera che la separa dalla verità.
La verità bisogna cercarla nei meandri di noi stessi, se si vuole davvero trovare, altrimenti basta lasciarla sepolta da qualche parte. Eppure, com'è successo a Rutsu, se non si ricerca questa verità alla fine verrà a galla ponendoci davanti molti interrogativi cui non sapremo rispondere: è meglio cercarla con le proprie mani o lasciarla nascosta? Quando conosceremo la verità troveremo un modo per accettarla? Ovunque si celi la verità e di qualunque tipo essa sia, i suoi effetti non saranno mai innocui per noi e non potremo trovare un modo per esserle immune.
Tutto è in bilico tra la certezza e l'incertezza, tra realtà e irrealtà, così ogni cosa finisce per confondersi tra verità e bugie.
Rutsu, una giovane scrittrice, conosce una sua lettrice casualmente e costei le fa notare un passaggio all'interno del suo ultimo romanzo che a suo parere è alquanto singolare: nel corso della scena è descritto un personaggio dalla sessualità imprecisata, che è chiamato dall'autrice semplicemente "Y", mentre sfiora con le dita intrise di pittura blu indaco il corpo nudo di una donna.
Rutsu rimane molto turbata quando le viene fatto notare questo particolare, quindi inizia a sviluppare un certo interesse per Tamaki, con la quale vorrebbe instaurare un rapporto, ma inizialmente verrà rifiutata.
I personaggi principali sono essenzialmente tre e vanno a creare un grosso intreccio amoroso difficile da sciogliere: Rutsu, Tamaki e Ryuji, l'ultimo è il fidanzato ufficiale della nostra protagonista, ovvero una bugiarda che mente costantemente agli altri e soprattutto a sé stessa, nascondendo la verità nel suo cuore.
C'è un vero e proprio triangolo amoroso in atto, perché la protagonista è legata indissolubilmente a entrambi i personaggi, ma dovrà cercare di capire chi davvero desidera che faccia parte della sua vita.
Nel complesso nessun personaggio ha un particolare fascino, attrattiva qualsiasi o carisma: nessuno di loro mi ha trasmesso nulla, a maggior ragione la sciocca protagonista tanto avvezza alle sue carissime menzogne che propina quotidianamente alle persone che afferma di amare.
L'introspezione psicologica è presente, ma non mi ha coinvolto né convinto in alcun modo, lasciandomi infine molto indifferente. In superficie i personaggi sono analizzati, questo è vero, ma è come se ciò non fosse abbastanza perché io non ho potuto percepirli e sono rimasti lontani, irraggiungibili, come separati dai miei occhi che non hanno colto forse neanche una briciola della loro essenza.
I disegni sono relativamente molto semplici, quasi essenziali oserei dire. Gli sfondi sono altrettanto essenziali, anche se compaiono piuttosto di rado, soprattutto se c'è un primo piano di un qualsiasi personaggio (in questo caso compare il classico sfondo bianco).
I disegni, nel complesso, non possono affatto essere considerati un pregio di questo manga, poiché sviliscono i personaggi, talvolta li deformano seppur leggermente, e annoiano perché sono anonimi e senza caratteristiche interessanti.
Eppure ho apprezzato moltissimo le illustrazioni di ogni capitolo nonostante l'evidente semplicità: esse ritraggono la nostra protagonista, Rutsu, in posizioni diverse, vestita o semi-nuda. C'è qualcosa di tremendamente affascinante in queste illustrazioni che, con certezza, è l'unico elemento del disegno che salverei senza remore.
Le intenzioni del manga erano ottime. Credo che "Indigo Blue" volesse presentarsi come un realistico racconto di vita, di maturazione interiore e scoperta della propria sessualità, ma questa crescita da parte della protagonista non c'è stata perché si rifiuterà a prescindere di scavare realmente dentro se stessa, e questo non le permetterà mai di abbattere la barriera che la separa dalla verità.
La verità bisogna cercarla nei meandri di noi stessi, se si vuole davvero trovare, altrimenti basta lasciarla sepolta da qualche parte. Eppure, com'è successo a Rutsu, se non si ricerca questa verità alla fine verrà a galla ponendoci davanti molti interrogativi cui non sapremo rispondere: è meglio cercarla con le proprie mani o lasciarla nascosta? Quando conosceremo la verità troveremo un modo per accettarla? Ovunque si celi la verità e di qualunque tipo essa sia, i suoi effetti non saranno mai innocui per noi e non potremo trovare un modo per esserle immune.
Tutto è in bilico tra la certezza e l'incertezza, tra realtà e irrealtà, così ogni cosa finisce per confondersi tra verità e bugie.