Gyo - Odore di morte
Raggiunge quasi la sufficienza solo per i disegni. E' inutile raccontare una storia senza spiegare i motivi di ciò che sta succedendo. Non c'è un finale, non ci sono spiegazioni, è come se l'autore raccontasse una piccola fetta della storia, ma la vera storia sta altrove. E' come se i veri protagonisti della storia, quelli che alla fine sanno tutto ciò che è successo, siano altrove. E' come se l'autore raccontasse il punto di vista non dei protagonisti della vicenda, ma di alcune comparse, che non hanno alcun peso nella vicenda, e la loro storia finisce così, nel nulla, come quella di una comparsa appunto, ma a te lettore resta la voglia di sapere come va a finire davvero. E questa cosa purtroppo Junji Ito la fa con molte sue opere, anche e sopratutto con le storie brevi.
Premetto che non c'è molto da dire su questo manga. A quanto pare anche i migliori si rivelano talvolta non all'altezza di loro stessi o del nome che portano. Non che "Junji Ito" significhi una garanzia, almeno con l'opera di Uzumaki mi aveva dato questa sensazione...
La prima cosa che c'è da dire è che se avete letto Uzumaki e avete intenzione di leggere questo Gyo, rimarrete delusi come il sottoscritto. Il punto forte di Uzumaki era la storia, non solo la storia in sé ma come veniva raccontata, con i personaggi che vivevano i cambiamenti drastici della città di Kurouzu-cho facendoli vivere anche al lettore insieme a loro; detta così sembra una cosa banale ma in Uzumaki funzionava davvero bene anche perché non c'era solo questo ma molte altre cose che aggiungevano spessore alla trama.
In Gyo no. Le cose succedono senza una logica, nelle ultime cinque/sei tavole viene fatta un'ipotesi sul perché di tutto, ma è solo un'ipotesi e per giunta un'ipotesi buttata li solo per dare un minimo di senso al tutto. In più il manga presenta degli erroracci davvero stupidi al pari di un B-Movie americano. Davvero un manga inutile. L'unica cosa che si salva è il disegno di Ito, ma non basta saper disegnare bene per fare una buona opera, a parer mio. Infine non consiglio questo manga, a meno che non vogliate farvi del male.
La prima cosa che c'è da dire è che se avete letto Uzumaki e avete intenzione di leggere questo Gyo, rimarrete delusi come il sottoscritto. Il punto forte di Uzumaki era la storia, non solo la storia in sé ma come veniva raccontata, con i personaggi che vivevano i cambiamenti drastici della città di Kurouzu-cho facendoli vivere anche al lettore insieme a loro; detta così sembra una cosa banale ma in Uzumaki funzionava davvero bene anche perché non c'era solo questo ma molte altre cose che aggiungevano spessore alla trama.
In Gyo no. Le cose succedono senza una logica, nelle ultime cinque/sei tavole viene fatta un'ipotesi sul perché di tutto, ma è solo un'ipotesi e per giunta un'ipotesi buttata li solo per dare un minimo di senso al tutto. In più il manga presenta degli erroracci davvero stupidi al pari di un B-Movie americano. Davvero un manga inutile. L'unica cosa che si salva è il disegno di Ito, ma non basta saper disegnare bene per fare una buona opera, a parer mio. Infine non consiglio questo manga, a meno che non vogliate farvi del male.
"GYO" è un seinen horror ideato da Junji Ito nel 2001, che mi ha subito incuriosito per la trama davvero particolare e insolita.
I protagonisti di questa storia sono Tadashi e Kaori, una coppia in vacanza che si gode le immersioni ad Okinawa. Una sera, mentre sono in una casa vicino alla costa, Kaori sente un odore davvero disgustoso e ordina a Tadashi di occuparsene, ma in realtà scoprono di avere in casa un "pesce con le zampe". Subito dopo ecco che incomincia una vera e propria invasione di creature marine con le zampe, che attaccano le persone e ricoprono l'aria di un odore disgustoso simile a quello di un cadavere; i due protagonisti si metteranno in fuga e scopriranno la verità dietro a queste strane creature.
Questo manga ha uno sviluppo davvero interessante per i primi capitoli, per poi diventare troppo assurdo e privo di una logica; la storia non viene studiata per bene e questo comporta un avanzamento di capitoli senza senso, riempiti con qualche ragionamento che cerca di dare un senso a tutto ciò, ma in realtà non vi è nulla di concreto, anzi sembra parecchio forzato mirando così a chiudere velocemente il secondo volume.
La scelta dei due protagonisti non mi è piaciuta molto, in quanto non hanno un vero legame solido che possa trasmettere un minimo di drammaticità, ovviamente in base agli eventi riportati; gli altri personaggi presenti non hanno tanto senso e non ricoprono un ruolo tale da coinvolgerci direttamente nella storia.
I disegni invece non mi hanno convinto molto, soprattutto per quanto riguarda le espressioni facciali che certe volte sembrano un po' troppo esagerate per il momento, inoltre in molte vignette mancano particolari e caratteristiche tali da rendere la lettura più appassionante.
Concludendo, non consiglio per nulla questo manga, in quanto credo sia assolutamente annoiante e privo di senso. Voto insufficiente.
I protagonisti di questa storia sono Tadashi e Kaori, una coppia in vacanza che si gode le immersioni ad Okinawa. Una sera, mentre sono in una casa vicino alla costa, Kaori sente un odore davvero disgustoso e ordina a Tadashi di occuparsene, ma in realtà scoprono di avere in casa un "pesce con le zampe". Subito dopo ecco che incomincia una vera e propria invasione di creature marine con le zampe, che attaccano le persone e ricoprono l'aria di un odore disgustoso simile a quello di un cadavere; i due protagonisti si metteranno in fuga e scopriranno la verità dietro a queste strane creature.
Questo manga ha uno sviluppo davvero interessante per i primi capitoli, per poi diventare troppo assurdo e privo di una logica; la storia non viene studiata per bene e questo comporta un avanzamento di capitoli senza senso, riempiti con qualche ragionamento che cerca di dare un senso a tutto ciò, ma in realtà non vi è nulla di concreto, anzi sembra parecchio forzato mirando così a chiudere velocemente il secondo volume.
La scelta dei due protagonisti non mi è piaciuta molto, in quanto non hanno un vero legame solido che possa trasmettere un minimo di drammaticità, ovviamente in base agli eventi riportati; gli altri personaggi presenti non hanno tanto senso e non ricoprono un ruolo tale da coinvolgerci direttamente nella storia.
I disegni invece non mi hanno convinto molto, soprattutto per quanto riguarda le espressioni facciali che certe volte sembrano un po' troppo esagerate per il momento, inoltre in molte vignette mancano particolari e caratteristiche tali da rendere la lettura più appassionante.
Concludendo, non consiglio per nulla questo manga, in quanto credo sia assolutamente annoiante e privo di senso. Voto insufficiente.
Questo manga, probabilmente, è la dimostrazione di come gli uomini possono rovinare qualcosa che sarebbe potuto diventare un capolavoro.
Ebbene sì, "Gyo" poteva diventare uno di quegli horror che tutti temono di leggere perché potrebbero tremare di paura. Ma invece non è stato così.
Junji Itou, autore di storie molto psicotiche e disturbanti, crea un manga di nome "Gyo", probabilmente accecato dal caldo in un giorno d'estate. E questa è la mezza pazzia che gli è venuta fuori. Un manga comico e a tratti demenziale dove volano corpi (???), muoiono persone che vengono trasformate in mostri con… zampe! E altre varie follie che ci ha ficcato in mezzo l'autore!
Non mi sembra proprio un manga spaventoso e tremendo come i precedenti.
Ma forse qualcosa di positivo c'è pure in esso.
I disegni sono abbastanza maniacali rispetto ai corpi dei "pesci" (se così si possono definire). Mentre le persone sono dotate di pochissimi particolari, soprattutto nel volto. È già tanto se si capisce chi è il personaggio che compie l'azione.
La storia è disturbante. Ma non si può dire che sia veramente paurosa.
Non si entra mai nel vivo della storia perché i due volumi si concludono praticamente come è iniziato il manga. Tranne per qualche piccolo evento nel mezzo.
Questo manga si differenzia parecchio dal rispettivo OVA. Per moltissimi aspetti. Nel fumetto i due "piccioncini" si trovano tutti e due sulle rive della sperduta Okinawa. Mentre nella serie animata il ragazzo è situato a Tokyo, mentre la ragazza è in vacanza con le sue "amiche" ad Okinawa. Ma la differenza più grande fra i due è che nel manga il protagonista è il ragazzo che cerca di difendere l' amata dai "pesci" muniti di gambe metalliche. Mentre nell'OVA è la ragazza che cerca di raggiungere il fidanzato a Tokyo perché pensa che gli sia accaduto qualcosa.
La storia infatti è una trashata assurda tracopiata da moltissimi altre storie di "paura". E sicuramente non arriva ai livelli di degli altri manga di quest'autore.
Alla fine del secondo e ultimo numero l'autore, capendo che il manga non avrebbe riscosso così tanto successo, crea delle altre piccole storielle che avrebbero potuto terrorizzare il lettore come il manga non era riuscito a fare.
E devo dire che tutte e due sono state paurose, disturbanti e massacranti. Soprattutto la seconda che mi ha colpito moltissimo!
Ebbene sì, "Gyo" poteva diventare uno di quegli horror che tutti temono di leggere perché potrebbero tremare di paura. Ma invece non è stato così.
Junji Itou, autore di storie molto psicotiche e disturbanti, crea un manga di nome "Gyo", probabilmente accecato dal caldo in un giorno d'estate. E questa è la mezza pazzia che gli è venuta fuori. Un manga comico e a tratti demenziale dove volano corpi (???), muoiono persone che vengono trasformate in mostri con… zampe! E altre varie follie che ci ha ficcato in mezzo l'autore!
Non mi sembra proprio un manga spaventoso e tremendo come i precedenti.
Ma forse qualcosa di positivo c'è pure in esso.
I disegni sono abbastanza maniacali rispetto ai corpi dei "pesci" (se così si possono definire). Mentre le persone sono dotate di pochissimi particolari, soprattutto nel volto. È già tanto se si capisce chi è il personaggio che compie l'azione.
La storia è disturbante. Ma non si può dire che sia veramente paurosa.
Non si entra mai nel vivo della storia perché i due volumi si concludono praticamente come è iniziato il manga. Tranne per qualche piccolo evento nel mezzo.
Questo manga si differenzia parecchio dal rispettivo OVA. Per moltissimi aspetti. Nel fumetto i due "piccioncini" si trovano tutti e due sulle rive della sperduta Okinawa. Mentre nella serie animata il ragazzo è situato a Tokyo, mentre la ragazza è in vacanza con le sue "amiche" ad Okinawa. Ma la differenza più grande fra i due è che nel manga il protagonista è il ragazzo che cerca di difendere l' amata dai "pesci" muniti di gambe metalliche. Mentre nell'OVA è la ragazza che cerca di raggiungere il fidanzato a Tokyo perché pensa che gli sia accaduto qualcosa.
La storia infatti è una trashata assurda tracopiata da moltissimi altre storie di "paura". E sicuramente non arriva ai livelli di degli altri manga di quest'autore.
Alla fine del secondo e ultimo numero l'autore, capendo che il manga non avrebbe riscosso così tanto successo, crea delle altre piccole storielle che avrebbero potuto terrorizzare il lettore come il manga non era riuscito a fare.
E devo dire che tutte e due sono state paurose, disturbanti e massacranti. Soprattutto la seconda che mi ha colpito moltissimo!
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Leggendo Gyo mi è sovvenuta in mente una similitudine, tra questo manga e la famosa opera di Daphne du Maurier, "Gli uccelli".
Ritengo Daphne una grandissima scrittrice, sebbene abbia letto solo questo suo breve racconto, per un semplice motivo: anticipa di ben 15 anni il primo film di George A. Romero, considerato da molti il vero e proprio inventore dello zombie movie, scrivendo un racconto che ne anticipa le modalità.
Junji Ito nel 2001, a 33 anni di distanza da "Night of the Living Dead" decide allora di ricalcare il genere, scegliere come Daphne una zona marittima (Okinawa), trasformare gli uccelli in pesci e fare il suo personale "Day of the Walking Fish".
Ingrediente segreto: perversione.
L'autore ha una psiche malata (e questo lo dimostrano ampiamente le due storie bonus contenute in conclusione al secondo ed ultimo volume) e la riversa nero su bianco, creando figure raccapriccianti e drammaticamente comiche; tragicomico è un eufemismo.
Pesci che camminano su piccole zampette appuntite, guidati da un virus contagioso che induce gli infetti ad emettere massicce dose di gas da bocca e ano, che vagano in una città coperta da una fitta e perenne nebbia in attesa di incappare in uno di quei diabolici congegni dotati di zampette, farsi infilare un tubo negli orifizi e utilizzare il gas per muoversi. Perverso.
L'autore inizialmente rimane sui binari di uno zombie movie, poi pian piano si aggiungono inquietanti tasselli, giustificati da ridicole spiegazioni storiche e scientifiche, e il tutto si trasforma, l'autore gioca le sue ultime carte mostrando quindi gli animali marini più singolari per l'occasione, come balene e polpi zampamuniti, per poi passare al più totale delirio, con personaggi grotteschi che non sono spiegabili dai normali canoni sociali.
A te che mi stai leggendo, lo dico sinceramente: non so con che termini esprimermi, la storia è "perversa" e la scena del circo ne è l'esempio più lampante, bisogna assolutamente leggere questo manga, per comprenderlo.
Passando al lato tecnico, il manga (non ho capito se è un intento dell'autore o meno) deve molto ai film horror cosiddetti di serie B (leggasi: trash), dei quali la storia del cinema giapponese è zeppa, presentando scene al limite dell'assurdo, per esempio: lo scienziato in punto di morte si fa portare nel laboratorio a morire, per poi uscirne fuso a un dirigibile, lo scienziato rapisce la sua assistente ma viene colpito da un cannone alimentato a proiettili umani, ma prima di cadere a terra si trasforma in un deltaplano e sparisce nel cielo. Ognuno faccia le sue considerazioni.
Il disegno è personale e tutto sommato buono, manca di espressività, punto che però va a favore delle atmosfere malate del manga.
Concludendo, avete capito che è un manga niente male, da leggere sicuramente almeno per togliersi la curiosità, e che le mie note negative riguardo a questo manga non sono propriamente negative, in quanto facente parti del suo modo di essere e di presentarsi al lettore. Voto: 7,5.
Attenzione :: Spoiler! (clicca per visualizzarlo)
</b> Leggendo Gyo mi è sovvenuta in mente una similitudine, tra questo manga e la famosa opera di Daphne du Maurier, "Gli uccelli".
Ritengo Daphne una grandissima scrittrice, sebbene abbia letto solo questo suo breve racconto, per un semplice motivo: anticipa di ben 15 anni il primo film di George A. Romero, considerato da molti il vero e proprio inventore dello zombie movie, scrivendo un racconto che ne anticipa le modalità.
Junji Ito nel 2001, a 33 anni di distanza da "Night of the Living Dead" decide allora di ricalcare il genere, scegliere come Daphne una zona marittima (Okinawa), trasformare gli uccelli in pesci e fare il suo personale "Day of the Walking Fish".
Ingrediente segreto: perversione.
L'autore ha una psiche malata (e questo lo dimostrano ampiamente le due storie bonus contenute in conclusione al secondo ed ultimo volume) e la riversa nero su bianco, creando figure raccapriccianti e drammaticamente comiche; tragicomico è un eufemismo.
Pesci che camminano su piccole zampette appuntite, guidati da un virus contagioso che induce gli infetti ad emettere massicce dose di gas da bocca e ano, che vagano in una città coperta da una fitta e perenne nebbia in attesa di incappare in uno di quei diabolici congegni dotati di zampette, farsi infilare un tubo negli orifizi e utilizzare il gas per muoversi. Perverso.
L'autore inizialmente rimane sui binari di uno zombie movie, poi pian piano si aggiungono inquietanti tasselli, giustificati da ridicole spiegazioni storiche e scientifiche, e il tutto si trasforma, l'autore gioca le sue ultime carte mostrando quindi gli animali marini più singolari per l'occasione, come balene e polpi zampamuniti, per poi passare al più totale delirio, con personaggi grotteschi che non sono spiegabili dai normali canoni sociali.
A te che mi stai leggendo, lo dico sinceramente: non so con che termini esprimermi, la storia è "perversa" e la scena del circo ne è l'esempio più lampante, bisogna assolutamente leggere questo manga, per comprenderlo.
Passando al lato tecnico, il manga (non ho capito se è un intento dell'autore o meno) deve molto ai film horror cosiddetti di serie B (leggasi: trash), dei quali la storia del cinema giapponese è zeppa, presentando scene al limite dell'assurdo, per esempio: lo scienziato in punto di morte si fa portare nel laboratorio a morire, per poi uscirne fuso a un dirigibile, lo scienziato rapisce la sua assistente ma viene colpito da un cannone alimentato a proiettili umani, ma prima di cadere a terra si trasforma in un deltaplano e sparisce nel cielo. Ognuno faccia le sue considerazioni.
Il disegno è personale e tutto sommato buono, manca di espressività, punto che però va a favore delle atmosfere malate del manga.
Concludendo, avete capito che è un manga niente male, da leggere sicuramente almeno per togliersi la curiosità, e che le mie note negative riguardo a questo manga non sono propriamente negative, in quanto facente parti del suo modo di essere e di presentarsi al lettore. Voto: 7,5.
Mi sono letto Gyo dopo aver letto la trama su un sito web. Sembrava una trashata così assurda che mi sono detto: devo leggerlo. La cosa si è rivelata vera a metà.
Se da un lato Gyo ha una trama simile a quella di un filmetto horror di serie B, dall’altro riesce a essere un fumetto abbastanza originale, per via di come la storia si sviluppa nel secondo e ultimo volume. La cosa però non è necessariamente un bene. Anzi, la svolta che prende il finale è la cosa peggiore della storia, che mi ha deluso non poco.
La trama del manga vede il protagonista lottare per la sopravvivenza contro dei pesci morti che grazie a delle gambe metalliche riescono a camminare sulla terraferma, ma appunto fuori dall’acqua, i pesci muoiono, e dunque bisogna anche fare i conti con la “puzza”. Puzza che si scoprirà avere un ruolo centrale nel caos che si viene a creare.
Se comunque il primo volume mi aveva lasciato abbastanza stupito, il secondo è invece deludente al massimo, e getta alle ortiche tutta ciò che c’era di buono.
Gyo viene classificato come manga horror, ma almeno secondo me, non riesce a fare per nulla paura, o impressionare il lettore in qualche modo.
I personaggi sono in balia degli eventi e anche il protagonista è più che altro un osservatore, che non può fare altro che restare a guardare il precipitarsi della situazione.
Per quel che riguarda i disegni, posso dire che il mangaka è molto bravo nel disegnare i pesci, quasi veri protagonisti del manga, e un po’ meno le persone, specialmente i volti, ma riesce bene a far capire le emozioni dei personaggi attraverso gli occhi e i vari primi piani.
Il secondo volume come bonus ha due storie autonclusive, la prima di poche pagine, che purtroppo non ho capito, e una seconda più lunga, più inquietante della storia principale, almeno per me.
Questo manga dunque, dal mio punto di vista è stato una mezza delusione. Ciò non toglie che possa essere apprezzato da chi cerca una lettura breve, e sia appassionato del genere, che a me non piace.
Se da un lato Gyo ha una trama simile a quella di un filmetto horror di serie B, dall’altro riesce a essere un fumetto abbastanza originale, per via di come la storia si sviluppa nel secondo e ultimo volume. La cosa però non è necessariamente un bene. Anzi, la svolta che prende il finale è la cosa peggiore della storia, che mi ha deluso non poco.
La trama del manga vede il protagonista lottare per la sopravvivenza contro dei pesci morti che grazie a delle gambe metalliche riescono a camminare sulla terraferma, ma appunto fuori dall’acqua, i pesci muoiono, e dunque bisogna anche fare i conti con la “puzza”. Puzza che si scoprirà avere un ruolo centrale nel caos che si viene a creare.
Se comunque il primo volume mi aveva lasciato abbastanza stupito, il secondo è invece deludente al massimo, e getta alle ortiche tutta ciò che c’era di buono.
Gyo viene classificato come manga horror, ma almeno secondo me, non riesce a fare per nulla paura, o impressionare il lettore in qualche modo.
I personaggi sono in balia degli eventi e anche il protagonista è più che altro un osservatore, che non può fare altro che restare a guardare il precipitarsi della situazione.
Per quel che riguarda i disegni, posso dire che il mangaka è molto bravo nel disegnare i pesci, quasi veri protagonisti del manga, e un po’ meno le persone, specialmente i volti, ma riesce bene a far capire le emozioni dei personaggi attraverso gli occhi e i vari primi piani.
Il secondo volume come bonus ha due storie autonclusive, la prima di poche pagine, che purtroppo non ho capito, e una seconda più lunga, più inquietante della storia principale, almeno per me.
Questo manga dunque, dal mio punto di vista è stato una mezza delusione. Ciò non toglie che possa essere apprezzato da chi cerca una lettura breve, e sia appassionato del genere, che a me non piace.