Dendrobates
Jun Senkawa è un timido poliziotto che lavora presso il reparto amministrativo del commissariato di Shinjuku Nord. Di notte, però, Jun Senkawa si traforma nel temibile sicario conosciuto come "L'Uomo dalle Mille Pistole". Spietato, preciso e spesso efferato porta terrore nel mondo del crimine di Tokyo. Ogni sua azione termina con un massacro e la polizia è costantemente sulle sue tracce. Un tatuaggio che rappresenta un dendrobate (rana velenosa sudamericana) lo contraddistingue e lo lega indissolubilmente alla sua terra d'origine: la Colombia.
Le storie sono autoconclusive e alcune si dilingano per due o più capitoli. I disegni sono essenziali e poco curati ma bastano a rendere godibile il tutto. La sceneggiatura l'ho trovata avvincente e ho apprezzato molto gli ultimi due volumi che spiegano praticamente chi è Jun Senkawa e come è nato l'Uomo dalle Mille Pistole. Insomma il manga è consigliato a chi vuole leggere un buon fumetto d'azione senza troppe pretese ma che trasmette comunque le giuste sensazioni del thriller. Astenersi i sostenitori della "Storia Unica Collegata".
Le storie sono autoconclusive e alcune si dilingano per due o più capitoli. I disegni sono essenziali e poco curati ma bastano a rendere godibile il tutto. La sceneggiatura l'ho trovata avvincente e ho apprezzato molto gli ultimi due volumi che spiegano praticamente chi è Jun Senkawa e come è nato l'Uomo dalle Mille Pistole. Insomma il manga è consigliato a chi vuole leggere un buon fumetto d'azione senza troppe pretese ma che trasmette comunque le giuste sensazioni del thriller. Astenersi i sostenitori della "Storia Unica Collegata".
Il manga "Dendrobates", ideato da Yoji Ishitawa e affidato al pennino esordiente di Akihiro Yamane, è un seinen d'azione la cui idea di base ricorda quella di diversi serial televisivi americani (uno su tutti è il famoso "Dexter" di Jeff Lindsay), rivisti ovviamente in chiave fumettistica.
Le Dendrobates sono delle piccole rane dal caratteristico aposematismo. I suoi colori vivaci infatti sono un chiaro avvertimento per i predatori, perché tali cromie sono sinonimo di una potentissima tossina in grado anche di uccidere.
Un'associazione di idee che ben si confà al temuto "Uomo dalle mille pistole", un killer spietato che uccide i criminali dietro un compenso simbolico, perché di giorno torna ad essere Junichiro Sengawa, un anonimo ed insospettabile contabile che lavora per la polizia.
La struttura narrativa scelta è il primo pesante difetto dell'opera, perché la natura episodica dei capitoli iniziali finisce con il protrarsi lungo tutta la serie, lasciando il posto a un paio di piccoli archi narrativi sparsi, e solamente in vista del finale - l'ultimo paio di volumetti quindi - si avranno rivelazioni sul protagonista e finalmente la storia mostra un leggero filone principale, chiudendo il tutto con una fase precipitosa e velleitaria che termina con una frase talmente enigmatica… da risultare incomprensibile.
A peggiorare questa discutibile scelta subentrano anche le pessime tempistiche delle storie, che propongono temi maturi e diverse situazioni che dovrebbero colpire duramente il lettore, ma lo fanno in poche pagine dando così storie assurdamente semplici e fin troppo compresse, perdendo d'impatto e finendo con il risultare forzate ed eccessivamente ricercate nella loro violenza.
Per chi gradisce il genere, ed è affine alla lettura di thriller e romanzi polizieschi, il tutto risulterà incredibilmente paradossale e ricco di controsensi e castronerie. Non solo perché il protagonista la fa sempre franca - nonostante i diversi testimoni, le impronte ed altre prove facilmente rintracciabili - ma anche per diverse assurdità che si protraggono nella lettura: anche se alcune "tamarrate" durante i combattimenti possono essere perdonate, lo stesso non si può fare quando si vedono detective che "usmano" letteralmente la scena del crimine e seguono le intuizioni senza prestare attenzione a prove ben più importanti.
A uccidere completamente "Dendrobates" ci pensano i personaggi. Il protagonista in primis offre una caratterizzazione piatta e scialba, mentre i personaggi secondari sono al limite del ridicolo, passando dalla collega che muta continuamente carattere alla "porno-giornalista", utile solamente per del banale fan service e per coprire qualche buco della trama con i suoi enormi seni, mentre tutti gli altri - fortunatamente oserei dire - rimangono nell'anonimato più totale, anche per via dei dialoghi semplicisti e banali, macchiati talvolta da frasi d'effetto discutibili e talvolta insensate.
Gli unici ad avere un minimo di carisma saranno sorprendentemente due "cattivi", che però spariranno in breve.
Il tratto e, ancor più, lo stile di Akihiro Yamane è alla ricerca di una propria identità, o almeno si spera.
Per ora il mangaka ha mostrato un disegno freddo e sterile, privo d'identità, che talvolta mostra ancora imprecisioni e sbavature. Senza andare a parlare dell'assurdo fan service proposto - seppur in poche occasioni - dalla giornalista.
Purtroppo i visi inespressivi si adattano perfettamente ai personaggi piatti e privi di carattere, mentre l'unica nota positiva è l'ottima regia riposta nelle scene d'azione che mostrano tavole avvincenti e dinamiche. Peccato che sia l'unica cosa riuscita dell'intero manga.
L'edizione della GP Publishing, con sovraccoperta e materiali di buona qualità, pecca in quale resa dei retini ma comunque risulta sprecata per quello che offre il manga.
Purtroppo "Dendrobates" vuole proporre tematiche adulte e scene dure a livello fisico e psicologico, cercando di colpire il più possibile il lettore, ma adottando una struttura narrativa inadeguata finisce con il risultare una lettura precipitosa e forzata, diventando ben presto noioso e scadente anche per via delle caratterizzazioni inconsistenti e indefinite.
Chiunque gradisca il genere potrà evitarsi con piacere questo noiosa ed assurda lettura, le cui fugaci ed impalpabili qualità positive svaniscono e si dimenticano in breve tempo, mentre i difetti e le castronerie presenti sono superiori solo ai colpi sparati dal protagonista e sapranno - purtroppo - farsi ricordare a lungo.
Le Dendrobates sono delle piccole rane dal caratteristico aposematismo. I suoi colori vivaci infatti sono un chiaro avvertimento per i predatori, perché tali cromie sono sinonimo di una potentissima tossina in grado anche di uccidere.
Un'associazione di idee che ben si confà al temuto "Uomo dalle mille pistole", un killer spietato che uccide i criminali dietro un compenso simbolico, perché di giorno torna ad essere Junichiro Sengawa, un anonimo ed insospettabile contabile che lavora per la polizia.
La struttura narrativa scelta è il primo pesante difetto dell'opera, perché la natura episodica dei capitoli iniziali finisce con il protrarsi lungo tutta la serie, lasciando il posto a un paio di piccoli archi narrativi sparsi, e solamente in vista del finale - l'ultimo paio di volumetti quindi - si avranno rivelazioni sul protagonista e finalmente la storia mostra un leggero filone principale, chiudendo il tutto con una fase precipitosa e velleitaria che termina con una frase talmente enigmatica… da risultare incomprensibile.
A peggiorare questa discutibile scelta subentrano anche le pessime tempistiche delle storie, che propongono temi maturi e diverse situazioni che dovrebbero colpire duramente il lettore, ma lo fanno in poche pagine dando così storie assurdamente semplici e fin troppo compresse, perdendo d'impatto e finendo con il risultare forzate ed eccessivamente ricercate nella loro violenza.
Per chi gradisce il genere, ed è affine alla lettura di thriller e romanzi polizieschi, il tutto risulterà incredibilmente paradossale e ricco di controsensi e castronerie. Non solo perché il protagonista la fa sempre franca - nonostante i diversi testimoni, le impronte ed altre prove facilmente rintracciabili - ma anche per diverse assurdità che si protraggono nella lettura: anche se alcune "tamarrate" durante i combattimenti possono essere perdonate, lo stesso non si può fare quando si vedono detective che "usmano" letteralmente la scena del crimine e seguono le intuizioni senza prestare attenzione a prove ben più importanti.
A uccidere completamente "Dendrobates" ci pensano i personaggi. Il protagonista in primis offre una caratterizzazione piatta e scialba, mentre i personaggi secondari sono al limite del ridicolo, passando dalla collega che muta continuamente carattere alla "porno-giornalista", utile solamente per del banale fan service e per coprire qualche buco della trama con i suoi enormi seni, mentre tutti gli altri - fortunatamente oserei dire - rimangono nell'anonimato più totale, anche per via dei dialoghi semplicisti e banali, macchiati talvolta da frasi d'effetto discutibili e talvolta insensate.
Gli unici ad avere un minimo di carisma saranno sorprendentemente due "cattivi", che però spariranno in breve.
Il tratto e, ancor più, lo stile di Akihiro Yamane è alla ricerca di una propria identità, o almeno si spera.
Per ora il mangaka ha mostrato un disegno freddo e sterile, privo d'identità, che talvolta mostra ancora imprecisioni e sbavature. Senza andare a parlare dell'assurdo fan service proposto - seppur in poche occasioni - dalla giornalista.
Purtroppo i visi inespressivi si adattano perfettamente ai personaggi piatti e privi di carattere, mentre l'unica nota positiva è l'ottima regia riposta nelle scene d'azione che mostrano tavole avvincenti e dinamiche. Peccato che sia l'unica cosa riuscita dell'intero manga.
L'edizione della GP Publishing, con sovraccoperta e materiali di buona qualità, pecca in quale resa dei retini ma comunque risulta sprecata per quello che offre il manga.
Purtroppo "Dendrobates" vuole proporre tematiche adulte e scene dure a livello fisico e psicologico, cercando di colpire il più possibile il lettore, ma adottando una struttura narrativa inadeguata finisce con il risultare una lettura precipitosa e forzata, diventando ben presto noioso e scadente anche per via delle caratterizzazioni inconsistenti e indefinite.
Chiunque gradisca il genere potrà evitarsi con piacere questo noiosa ed assurda lettura, le cui fugaci ed impalpabili qualità positive svaniscono e si dimenticano in breve tempo, mentre i difetti e le castronerie presenti sono superiori solo ai colpi sparati dal protagonista e sapranno - purtroppo - farsi ricordare a lungo.