I cani degli dei
“Quando osservo le loro vite mi sembra quasi di scrutare nel profondo di un mistero insondabile.”
«I cani degli dei» è un manga ideato, scritto e disegnato dal celeberrimo Jiro Taniguchi, uno dei più grandi mangaka giapponesi di sempre.
L’opera, formata da due volumi, fu realizzata e pubblicata per la prima volta in Giappone tra il 1995 e il 1996, esattamente undici anni dopo «Blanca», proseguendo così il racconto.
Oggi, in Italia, è possibile leggere «I cani degli dei» in due edizioni grazie a Planet Manga, che portò nel nostro paese l’opera racchiudendola in un unico volume nel 2011 e grazie all’edizione del 2019 de La Gazzetta dello Sport.
TRAMA
L’opera e la trama ricalcano le orme di Blanca, lo strabiliante cane che, nella precedente opera di Taniguchi, si era accoppiato anni prima con alcune lupe di una foresta.
Il racconto riparte proprio da qui, dalla nascita dei due figli di Blanca che, ancor più del padre, fanno tremare le forze politiche che dominano prepotentemente la scena mondiale nel racconto.
I due cuccioli, uno dal pelo scuro e l’altro dal pelo argentato verranno divisi all'inizio del racconto proprio dall'arroganza dell’uomo e, pagina dopo pagina, faranno di tutto per incontrarsi di nuovo mentre la Repubblica di R, piena di sé e della sua smania irrefrenabile di modificare il corso della natura, tenterà in tutti i modi di placare con la forza l’istinto dei due cani, probabilmente, più forti e pericolosi di sempre.
Una trama leggermente più complessa rispetto a «Blanca», ma sempre e comunque sulla stessa linea.
Infatti, proprio come in «Blanca», il racconto risulta essere in più punti ripetitivo e stancante.
Altra pecca riscontrata anche in questa opera è la straordinaria potenza dei due animali geneticamente modificati le cui forze, in alcuni punti, risultano essere sin troppo esagerate, andando a dare un tocco quasi pacchiano al racconto.
«I cani degli dei» viene concepita come il seguito naturale di «Blanca», realizzato anni prima, grazie al quale Taniguchi vuole esprimere nuovamente il suo messaggio sull'amore del cane, la forza della natura e l’arroganza dell’uomo.
DISEGNO
Anche in questo caso di notevole bellezza sono i disegni, punto forte di numerose opere di Taniguchi.
In questa opera il tratto dei suoi disegni è molto realistico e molto orientato verso il disegno europeo, infatti, come l’autore stesso ha più volte sottolineato, il suo stile di disegno è stato molto influenzato nel corso della sua carriera dal fumetto occidentale, principalmente quello francese e, come possiamo vedere soprattutto in questo caso, anche dal fumetto americano.
Nell’opera «I cani degli dei» il disegno è diversissimo dal tratto di Taniguchi degli ultimi anni, quello che in fondo l’ha reso più famoso. Qui l’autore riprendo uno stile di disegno spesso adottato in passato anche per dare una sorta di continuità proprio con «Blanca».
I personaggi sono realizzati in maniera quasi perfetta, sfondi dettagliatissimi, primi piani curati e paesaggi mozzafiato.
EDIZIONE
Come citato qui sopra, in Italia, oggi, è possibile acquistare «I cani degli dei» in due diverse edizioni: quella classica della Planet Manga del 2011 e un’edizione pubblicata da La Gazzetta dello Sport, ovviamente realizzata in collaborazione con Planet Manga, al prezzo di soli 9,90€.
Quest’ultima è un’edizione con copertina flessibile, senza sovraccoperta e con alette ai lati. Personalmente ho avuto modo di leggere quest’opera proprio grazie a questa economica edizione.
In conclusione che dire? Se vi è piaciuta «Blanca» acquistate pure anche «I cani degli dei», infatti qui è possibile vedere quasi una sorta di maturazione a livello artistico dell’artista, altrimenti, se non vi dovesse essere piaciuta la precedente opera del maestro di Tottori potete benissimo farne a meno, trovate molto di meglio in giro, soprattutto di Jiro Taniguchi.
«I cani degli dei» è un manga ideato, scritto e disegnato dal celeberrimo Jiro Taniguchi, uno dei più grandi mangaka giapponesi di sempre.
L’opera, formata da due volumi, fu realizzata e pubblicata per la prima volta in Giappone tra il 1995 e il 1996, esattamente undici anni dopo «Blanca», proseguendo così il racconto.
Oggi, in Italia, è possibile leggere «I cani degli dei» in due edizioni grazie a Planet Manga, che portò nel nostro paese l’opera racchiudendola in un unico volume nel 2011 e grazie all’edizione del 2019 de La Gazzetta dello Sport.
TRAMA
L’opera e la trama ricalcano le orme di Blanca, lo strabiliante cane che, nella precedente opera di Taniguchi, si era accoppiato anni prima con alcune lupe di una foresta.
Il racconto riparte proprio da qui, dalla nascita dei due figli di Blanca che, ancor più del padre, fanno tremare le forze politiche che dominano prepotentemente la scena mondiale nel racconto.
I due cuccioli, uno dal pelo scuro e l’altro dal pelo argentato verranno divisi all'inizio del racconto proprio dall'arroganza dell’uomo e, pagina dopo pagina, faranno di tutto per incontrarsi di nuovo mentre la Repubblica di R, piena di sé e della sua smania irrefrenabile di modificare il corso della natura, tenterà in tutti i modi di placare con la forza l’istinto dei due cani, probabilmente, più forti e pericolosi di sempre.
Una trama leggermente più complessa rispetto a «Blanca», ma sempre e comunque sulla stessa linea.
Infatti, proprio come in «Blanca», il racconto risulta essere in più punti ripetitivo e stancante.
Altra pecca riscontrata anche in questa opera è la straordinaria potenza dei due animali geneticamente modificati le cui forze, in alcuni punti, risultano essere sin troppo esagerate, andando a dare un tocco quasi pacchiano al racconto.
«I cani degli dei» viene concepita come il seguito naturale di «Blanca», realizzato anni prima, grazie al quale Taniguchi vuole esprimere nuovamente il suo messaggio sull'amore del cane, la forza della natura e l’arroganza dell’uomo.
DISEGNO
Anche in questo caso di notevole bellezza sono i disegni, punto forte di numerose opere di Taniguchi.
In questa opera il tratto dei suoi disegni è molto realistico e molto orientato verso il disegno europeo, infatti, come l’autore stesso ha più volte sottolineato, il suo stile di disegno è stato molto influenzato nel corso della sua carriera dal fumetto occidentale, principalmente quello francese e, come possiamo vedere soprattutto in questo caso, anche dal fumetto americano.
Nell’opera «I cani degli dei» il disegno è diversissimo dal tratto di Taniguchi degli ultimi anni, quello che in fondo l’ha reso più famoso. Qui l’autore riprendo uno stile di disegno spesso adottato in passato anche per dare una sorta di continuità proprio con «Blanca».
I personaggi sono realizzati in maniera quasi perfetta, sfondi dettagliatissimi, primi piani curati e paesaggi mozzafiato.
EDIZIONE
Come citato qui sopra, in Italia, oggi, è possibile acquistare «I cani degli dei» in due diverse edizioni: quella classica della Planet Manga del 2011 e un’edizione pubblicata da La Gazzetta dello Sport, ovviamente realizzata in collaborazione con Planet Manga, al prezzo di soli 9,90€.
Quest’ultima è un’edizione con copertina flessibile, senza sovraccoperta e con alette ai lati. Personalmente ho avuto modo di leggere quest’opera proprio grazie a questa economica edizione.
In conclusione che dire? Se vi è piaciuta «Blanca» acquistate pure anche «I cani degli dei», infatti qui è possibile vedere quasi una sorta di maturazione a livello artistico dell’artista, altrimenti, se non vi dovesse essere piaciuta la precedente opera del maestro di Tottori potete benissimo farne a meno, trovate molto di meglio in giro, soprattutto di Jiro Taniguchi.
A undici anni dalla pubblicazione di "Blanca", Jiro Taniguchi torna a narrarci le gesta della micidiale arma a quattro zampe. Ad essere precisi questa volta i protagonisti sono i due figli di Blanca, nati dall'incrocio con una lupa, che si trovano a condividere lo stesso destino del padre. Divisi dall'uomo, il lupo nero e quello argentato, faranno di tutto per incontrarsi nuovamente.
Estrapolare "I cani degli dei" dal proprio contesto, e quindi pensarlo come qualcosa a se stante e separato dal prequel, risulta davvero difficile.
Chi ha letto "Blanca" ne continua ovviamente ad individuare citazioni e riferimenti, che arricchiscono di gran lunga l'esperienza di lettura, ma allo stesso tempo ne riscontra tutti i suoi limiti. Difatti tutto ciò che ci viene narrato è praticamente identico a ciò che ha già visto.
Chi invece non lo avesse letto, si troverebbe, temo, a fare i conti con una sceneggiatura buona, ma non troppo brillante.
Vi sono di tanto in tanto rimandi ad alcuni passi salienti di "Blanca", indispensabili a chi non avuto il piacere della sua lettura, per comprendere pienamente cosa accade ne "I cani degli dei". Per chi già ha visto quelle scene sarà un bellissimo tuffo nelle sensazioni forti provate in passato, per gli altri resterà un espediente abbastanza freddo e poco coinvolgente.
Uno dei principali difetti è rappresentato dalla mancanza di approfondimento dei personaggi, molti dei quali sembrano fungere più da riempitivo della trama, che non da effettivo arricchimento della narrazione.
Difatti, se in "Blanca" le storie di tutti i personaggi si intrecciavano e avevano una propria ragion d'essere, qui non hanno praticamente alcuna utilità ai fini degli avvenimenti raccontati e si riducono a semplici spettatori, quasi fantocci.
Altro difetto a volte fastidioso è la riproposizione delle scene di corsa attraverso le distese innevate. Troppe volte si vedono le stesse scene e si leggono le stesse frasi.
Temo che ciò sia dovuto al tentativo di ricreare quel crescendo di pathos e tensione, che rendeva così coinvolgente "Blanca" e che qui sortisce un ben più misero risultato. Tali ripetizioni, infatti, finiscono per rendere monotono il dispiegarsi degli eventi, diluendo un tessuto narrativo già di per se abbastanza povero.
Durante il viaggio del lupo nero, il lettore assiste ad un'enormità di morti prive di un qualsiasi senso, che a volte infastidiscono per la loro crudezza.
Ciò nonostante, Taniguchi è sempre a suo agio nel raccontare il viaggio dei suoi protagonisti a quattro zampe e nel descrivere le diverse tipologie di rapporti che vengono ad instaurarsi con gli esseri umani. Chi vuole sfruttarli per i propri fini, chi vorrebbe averli al proprio fianco per ottenere un valido aiuto, chi, al contrario, li aiuta senza desiderare nulla in cambio, chi li bracca per vendetta.
Pur con tutti i suoi difetti, la lettura di questo manga scorre come la corsa dei suoi protagonisti e ciò è un segno indiscutibile che, in fin dei conti, l'autore sia riuscito a creare una storia godibile, coinvolgente, ed a tratti persino emozionante.
Il fulcro della narrazione è rappresentato dalla follia dell'uomo che, ebbro della propria presunzione, decide del destino degli altri esseri viventi, manipolandoli a suo piacimento.
"I cani degli dei" ci insegna che la natura è di gran lunga più potente degli umani e, soprattutto, non si lascia manovrare con facilità.
I disegni sono davvero ben fatti e la dinamicità degli animali è resa magnificamente. Ne è un valido esempio la cavalcata dei cacciatori, che insieme ai loro cavalli formano un tutt'uno, plastico nei movimenti ed estremamente vivo, reale.
L'edizione della Panini Comics e buona, anche se il volume è fastidiosamente corpulento. Non so se anche in patria sia uscito nello stesso formato, ma è troppo grande per poter essere letto agevolmente.
La copertina è di cartoncino ruvido e presenta i risvolti con biografia e volumi pubblicati dell'autore.
La carta è di ottima qualità e le note esemplificative sempre puntuali. Il prezzo tuttavia resta, a mio avviso, troppo alto.
Estrapolare "I cani degli dei" dal proprio contesto, e quindi pensarlo come qualcosa a se stante e separato dal prequel, risulta davvero difficile.
Chi ha letto "Blanca" ne continua ovviamente ad individuare citazioni e riferimenti, che arricchiscono di gran lunga l'esperienza di lettura, ma allo stesso tempo ne riscontra tutti i suoi limiti. Difatti tutto ciò che ci viene narrato è praticamente identico a ciò che ha già visto.
Chi invece non lo avesse letto, si troverebbe, temo, a fare i conti con una sceneggiatura buona, ma non troppo brillante.
Vi sono di tanto in tanto rimandi ad alcuni passi salienti di "Blanca", indispensabili a chi non avuto il piacere della sua lettura, per comprendere pienamente cosa accade ne "I cani degli dei". Per chi già ha visto quelle scene sarà un bellissimo tuffo nelle sensazioni forti provate in passato, per gli altri resterà un espediente abbastanza freddo e poco coinvolgente.
Uno dei principali difetti è rappresentato dalla mancanza di approfondimento dei personaggi, molti dei quali sembrano fungere più da riempitivo della trama, che non da effettivo arricchimento della narrazione.
Difatti, se in "Blanca" le storie di tutti i personaggi si intrecciavano e avevano una propria ragion d'essere, qui non hanno praticamente alcuna utilità ai fini degli avvenimenti raccontati e si riducono a semplici spettatori, quasi fantocci.
Altro difetto a volte fastidioso è la riproposizione delle scene di corsa attraverso le distese innevate. Troppe volte si vedono le stesse scene e si leggono le stesse frasi.
Temo che ciò sia dovuto al tentativo di ricreare quel crescendo di pathos e tensione, che rendeva così coinvolgente "Blanca" e che qui sortisce un ben più misero risultato. Tali ripetizioni, infatti, finiscono per rendere monotono il dispiegarsi degli eventi, diluendo un tessuto narrativo già di per se abbastanza povero.
Durante il viaggio del lupo nero, il lettore assiste ad un'enormità di morti prive di un qualsiasi senso, che a volte infastidiscono per la loro crudezza.
Ciò nonostante, Taniguchi è sempre a suo agio nel raccontare il viaggio dei suoi protagonisti a quattro zampe e nel descrivere le diverse tipologie di rapporti che vengono ad instaurarsi con gli esseri umani. Chi vuole sfruttarli per i propri fini, chi vorrebbe averli al proprio fianco per ottenere un valido aiuto, chi, al contrario, li aiuta senza desiderare nulla in cambio, chi li bracca per vendetta.
Pur con tutti i suoi difetti, la lettura di questo manga scorre come la corsa dei suoi protagonisti e ciò è un segno indiscutibile che, in fin dei conti, l'autore sia riuscito a creare una storia godibile, coinvolgente, ed a tratti persino emozionante.
Il fulcro della narrazione è rappresentato dalla follia dell'uomo che, ebbro della propria presunzione, decide del destino degli altri esseri viventi, manipolandoli a suo piacimento.
"I cani degli dei" ci insegna che la natura è di gran lunga più potente degli umani e, soprattutto, non si lascia manovrare con facilità.
I disegni sono davvero ben fatti e la dinamicità degli animali è resa magnificamente. Ne è un valido esempio la cavalcata dei cacciatori, che insieme ai loro cavalli formano un tutt'uno, plastico nei movimenti ed estremamente vivo, reale.
L'edizione della Panini Comics e buona, anche se il volume è fastidiosamente corpulento. Non so se anche in patria sia uscito nello stesso formato, ma è troppo grande per poter essere letto agevolmente.
La copertina è di cartoncino ruvido e presenta i risvolti con biografia e volumi pubblicati dell'autore.
La carta è di ottima qualità e le note esemplificative sempre puntuali. Il prezzo tuttavia resta, a mio avviso, troppo alto.
Kami no Inu, questo il titolo originale de I cani degli dei rappresenta un caso singolare dell'arte del maestro Jiro Taniguchi: l'opera in questione è infatti il diretto seguito dell'acclamato Blanca, scritto e disegnato circa dodici anni prima del suo successore. Il character design dei personaggi ha infatti subito una certa evoluzione, riscontrabile anche in altri lavori coevi degli Anni Novanta come ad esempio Al tempo di papà e Gourmet, mentre il disegno degli animali protagonisti è sempre dettagliato e studiato in ogni minimo particolare. I due volumi originali di cui è costituito I cani degli dei sono stati pubblicati in Italia in un unico corposo tomo dalla Planet Manga e nello specifico nella collana della "Taniguchi Collection", proprio come Blanca. Se in quest'ultimo però seguivamo le vicende dello straordinario amico a quattro zampe del titolo, stavolta Taniguchi decide di raddoppiare e di immergerci nelle disavventure occorse ai figli di Blanca, dal quale hanno ereditato una forza e una intelligenza fuori dal normale: il cane dal manto nero Taiga e quello dal pelo bianco Nagi, veri e propri yin e yang della storia.
All'inizio della vicenda i due fratelli vengono separati: entrambi, però, seppur a grande distanza l'uno dall'altro, proveranno l'irresistibile impulso di cercare e ricongiungersi l'uno con l'altro. Alcuni uomini, ovviamente consci delle straordinarie capacità dei due animali, non se ne staranno con le mani in mano: da un lato, i membri di una fittizia Repubblica di R, fautori degli esperimenti su Blanca, catturano Taiga, il più feroce ed impulsivo tra i due e si adoperano per trasformare anche lui in una perfetta macchina da combattimento; dall'altro Nagi, spirito decisamente più libero e indomabile del fratello dal pelo scuro, si imbatterà invece in un addestratore di cani da slitta, grazie al quale otterrà maggiore fiducia nell'essere umano ma anche una pressoché totale libertà d'azione e movimento. Con una serie di colpi di scena incorniciati dagli splendidi paesaggi del Nord America, si giungerà all'inevitabile confronto finale dei figli di Blanca: chi la spunterà, il nero Taiga o il bianco Nagi?
Se la storia di Blanca era marcatamente tendente al genere thriller, quella de I cani degli dei è invece più un'avventura ricca d'azione e momenti al cardiopalma; sebbene in alcune sequenze l'intreccio narrativo potrebbe risultare scontato, in realtà intrattiene benissimo e non annoia. I personaggi umani, alcuni dei quali già visti in Blanca, fungono da ottimo appoggio ai due protagonisti assoluti. L'edizione italiana è davvero buona, la carta non è trasparente e le pagine particolarmente bianche fanno risaltare a dovere la stampa. Il prezzo non è dei più abbordabili, ma ci troviamo senz'altro di fronte a un'opera che merita tutti i soldi spesi. Consigliato agli amanti degli animali, ai fan di Taniguchi e non.
All'inizio della vicenda i due fratelli vengono separati: entrambi, però, seppur a grande distanza l'uno dall'altro, proveranno l'irresistibile impulso di cercare e ricongiungersi l'uno con l'altro. Alcuni uomini, ovviamente consci delle straordinarie capacità dei due animali, non se ne staranno con le mani in mano: da un lato, i membri di una fittizia Repubblica di R, fautori degli esperimenti su Blanca, catturano Taiga, il più feroce ed impulsivo tra i due e si adoperano per trasformare anche lui in una perfetta macchina da combattimento; dall'altro Nagi, spirito decisamente più libero e indomabile del fratello dal pelo scuro, si imbatterà invece in un addestratore di cani da slitta, grazie al quale otterrà maggiore fiducia nell'essere umano ma anche una pressoché totale libertà d'azione e movimento. Con una serie di colpi di scena incorniciati dagli splendidi paesaggi del Nord America, si giungerà all'inevitabile confronto finale dei figli di Blanca: chi la spunterà, il nero Taiga o il bianco Nagi?
Se la storia di Blanca era marcatamente tendente al genere thriller, quella de I cani degli dei è invece più un'avventura ricca d'azione e momenti al cardiopalma; sebbene in alcune sequenze l'intreccio narrativo potrebbe risultare scontato, in realtà intrattiene benissimo e non annoia. I personaggi umani, alcuni dei quali già visti in Blanca, fungono da ottimo appoggio ai due protagonisti assoluti. L'edizione italiana è davvero buona, la carta non è trasparente e le pagine particolarmente bianche fanno risaltare a dovere la stampa. Il prezzo non è dei più abbordabili, ma ci troviamo senz'altro di fronte a un'opera che merita tutti i soldi spesi. Consigliato agli amanti degli animali, ai fan di Taniguchi e non.
Dopo la lettura di Blanca decisi di fiondarmi sul suo sequel, ovvero "I Cani degli Dei". Jiro Taniguchi dopo ben dodici anni decide di rimettere mano all'opera dando una conclusione a tutte le vicende lasciate in sospeso in Blanca (anche se non inficiavano per niente la la trama). Di solito sui sequel si è sempre molto scettici, poiché spesso si rivelano delle enormi delusioni anche quando sono fatti da autori famosi, invece "I Cani degli Dei" ha ribaltato tutte le mie aspettative, dimostrandosi nettamente superiore a Blanca. L'edizione è la stessa, volume spesso, copertina cartonata e pagine bianche, che rendono giustizia ad un'opera del genere che figura più che bene nella propria libreria.
La storia è ambientata a Great Bear Lake in Canada e questa volta incentrata sui figli di Blanca, i quali come il padre sono in possesso di enorme forza, agilità e velocità. Non ci vuole molto che il colonnello Schimdt, appena saputa la notizia, decide di catturarli. Durante l'operazione militare, uno dei due cuccioli, il nero Taiga, viene catturato, mentre il bianco Nagi si salva. I due cani rappresentano due facce della stessa medaglia, Taiga rappresenta l'indole più selvaggia e feroce dei felini mentre Nagi simboleggia il lato più nobile, fedele e affettuoso dei felini. Durante la ricerca da parte di Nagi di suo fratello Taiga, vediamo muoversi sullo sfondo una miriade di personaggi, i quali pur non prevalendo nella storia, tramite il loro incontro con i due felini, vediamo da persona a persona, di come vari il rapporto uomo-animale. Il finale come in Blanca è prevedibile ma non per questo meno intenso. Per quello che posso dire, sicuramente è un epilogo che lascerà scoccare una piccola scintilla nel cuore del lettore.
Complessivamente parlando, la storia risulta molto più scorrevole ed interessante di Blanca perché alcuni aspetti vengono approfonditi. Sapremo molto di più sui vari personaggi appena abbozzati nella precedente opera come l'addestratrice Warren o il colonnello Schmidt, inoltre parte della storia è incentrata anche su sulla politica, poiché la "Repubblica di R." tenta in tutti i modi di liberarsi dal controllo della Russia approfittando della sua crisi. Gli intrighi politici oltre a spiegare tante cose che in Blanca erano appena accennate, riescono a far interessare il lettore evitando che si annoi quando la storia non è focalizzata sui due felini.
Il tratto di Taniguchi è il medesimo che abbiamo visto dodici anni prima in Blanca e che abbiamo imparato ad apprezzare negli altri suoi lavori. Nel corso dell'opera vederemo molte tavole a pagina intera raffiguranti i fantastici paesaggi innevati dell'Alaska, Canada e Russia, mostrando la purezza e la lo splendore della natura incontaminata. I due felini, Taiga e Nagi, sono rappresentati perfettamente, l'anatomia è rispettata rigorosamente ed i visi sono espressivi poiché in ogni situazione sappiamo cosa provano i due animali. I personaggi sembrano un po' simili tra loro (specialmente quelli maschili), ma tutto sommato sono distinguibili per le varie nazionalità.
Concludendo, i Cani degli Dei, è un sequel riuscito, Taniguchi dodici anni dopo riesce a liberarsi dei limiti che che lo avevano afflitto in Blanca, riuscendo a mettere alcuni aspetti in risalto che erano stati trattati solo marginalmente, seppur vi siano nel corso della storia, un paio di avvenimenti forzati e un po' campati per aria che faranno storcere il naso. Naturalmente l'acquisto del manga è consigliato a chiunque voglia assaporare la poesia di Taniguchi abbinata alla natura selvaggia, anche se vi invito a leggere prima Blanca, poiché molti personaggi qui presenti sono già apparsi nell'opera precedente e alcuni avvenimenti e spiegazioni sono date per scontante perché già rivelate in prima.
La storia è ambientata a Great Bear Lake in Canada e questa volta incentrata sui figli di Blanca, i quali come il padre sono in possesso di enorme forza, agilità e velocità. Non ci vuole molto che il colonnello Schimdt, appena saputa la notizia, decide di catturarli. Durante l'operazione militare, uno dei due cuccioli, il nero Taiga, viene catturato, mentre il bianco Nagi si salva. I due cani rappresentano due facce della stessa medaglia, Taiga rappresenta l'indole più selvaggia e feroce dei felini mentre Nagi simboleggia il lato più nobile, fedele e affettuoso dei felini. Durante la ricerca da parte di Nagi di suo fratello Taiga, vediamo muoversi sullo sfondo una miriade di personaggi, i quali pur non prevalendo nella storia, tramite il loro incontro con i due felini, vediamo da persona a persona, di come vari il rapporto uomo-animale. Il finale come in Blanca è prevedibile ma non per questo meno intenso. Per quello che posso dire, sicuramente è un epilogo che lascerà scoccare una piccola scintilla nel cuore del lettore.
Complessivamente parlando, la storia risulta molto più scorrevole ed interessante di Blanca perché alcuni aspetti vengono approfonditi. Sapremo molto di più sui vari personaggi appena abbozzati nella precedente opera come l'addestratrice Warren o il colonnello Schmidt, inoltre parte della storia è incentrata anche su sulla politica, poiché la "Repubblica di R." tenta in tutti i modi di liberarsi dal controllo della Russia approfittando della sua crisi. Gli intrighi politici oltre a spiegare tante cose che in Blanca erano appena accennate, riescono a far interessare il lettore evitando che si annoi quando la storia non è focalizzata sui due felini.
Il tratto di Taniguchi è il medesimo che abbiamo visto dodici anni prima in Blanca e che abbiamo imparato ad apprezzare negli altri suoi lavori. Nel corso dell'opera vederemo molte tavole a pagina intera raffiguranti i fantastici paesaggi innevati dell'Alaska, Canada e Russia, mostrando la purezza e la lo splendore della natura incontaminata. I due felini, Taiga e Nagi, sono rappresentati perfettamente, l'anatomia è rispettata rigorosamente ed i visi sono espressivi poiché in ogni situazione sappiamo cosa provano i due animali. I personaggi sembrano un po' simili tra loro (specialmente quelli maschili), ma tutto sommato sono distinguibili per le varie nazionalità.
Concludendo, i Cani degli Dei, è un sequel riuscito, Taniguchi dodici anni dopo riesce a liberarsi dei limiti che che lo avevano afflitto in Blanca, riuscendo a mettere alcuni aspetti in risalto che erano stati trattati solo marginalmente, seppur vi siano nel corso della storia, un paio di avvenimenti forzati e un po' campati per aria che faranno storcere il naso. Naturalmente l'acquisto del manga è consigliato a chiunque voglia assaporare la poesia di Taniguchi abbinata alla natura selvaggia, anche se vi invito a leggere prima Blanca, poiché molti personaggi qui presenti sono già apparsi nell'opera precedente e alcuni avvenimenti e spiegazioni sono date per scontante perché già rivelate in prima.
Raramente il termine di "seguito naturale" di una storia calza a pennello meglio che in questo caso. Blanca ha lasciato un segno indimenticabile nei cuori dei personaggi che hanno mosso l'omonima storia, e anche in quello dei lettori, ma la sua memoria non si è ancora spenta proprio grazie a quello spiraglio che si intravedeva nella conclusione della storia: due piccoli cuccioli che portano dentro il suo medesimo genoma modificato. Ancora una volta Taniguchi porta il lettore in un mondo dove la natura e il sentimento contrastano la crudele logica degli umani, e non perde occasione per esaltare gli aspetti più "romantici" dell'istinto canino.
Nel Great Bear Lake in Canada un branco di lupi viene osservato da un professore che nota come due cuccioli siano cresciuti velocemente, oltre al fatto che possiedono una grande forza e velocità. In Russia nel frattempo il presidente della repubblica viene assalito brutalmente da due cani, anch'essi addestrati dall'esercito che aveva dato vita a Blanca, ed al Colonnello Schmidt la notizia dei cuccioli non sfugge: sono evidentemente frutto del seme di Blanca e vanno catturati o eliminati il prima possibile. Durante un'azione militare i due cuccioli vengono separati: l'argentato Albus si salva ed il nero Ater viene catturato. Parte così un doppio viaggio che spinge i fratelli uno verso l'altro.
Come un simbolo di Yin e Yang vivente i due cuccioli mostrano caratteri diametralmente opposti e complementari. Il candido manto argentato rappresenta il lato più nobile e fedele dell'istinto canino, come mostrano la ricerca del fratello e l'istinto d'aiuto e fiducia verso l'uomo, proprio per questo sarà chiamato Nagi ovvero spirito del vento ed anche in altre occasioni verrà paragonato a figure mistiche. Invece Ater con il suo scuro manto rappresenta l'istinto, l'irrazionalità ferina selvaggia che scorre indomita nel sangue dei lupi, e i suoi rabbiosi occhi di ghiaccio ricorderanno la tundra al Colonnello Schmidt che lo ribattezzerà Taiga.
Proprio come il Taijitu, il simbolo del confucianesimo e del Taoismo, i due si completano a vicenda ma allo stesso tempo uno porta in sé una piccola parte dell'altro, come mostreranno le differenti esperienze che affronteranno che li obbligherà a piegarsi a ciò che vogliono gli umani. Nagi nella sua avventura aiuterà diverse persone e instaurerà diversi rapporti di rispetto e fiducia reciproci con diverse persone, ma la spietata caccia da parte del misterioso esercito segreto lo obbligherò a dover sfoderare gli artigli in diverse occasioni, invece Taiga dovrà sottomettersi ai brutali addestramenti ma in quel dolore troverà una mano tesa verso di lui che lo rispetta e lo capisce, in questo modo anche lui potrà trovare il calore di un rapporto di amicizia con un padrone gentile, fino a quando un drammatico evento non lo porterà a un drastico cambio.
Nel complesso la storia è molto più scorrevole e limpida rispetto al predecessore "Blanca" proprio per il motivo che ormai si conoscono diversi aspetti della vicenda, in questo modo la storia offre una maggiore scorrevolezza: abbandonando la ricerca dei colpi di scena per svelare i misteri riesce a raggiungere una maggiore profondità ed immediatezza nei contenuti, che alternano l'azione e l'avventura agli eventi drammatici e malinconici che non mancano di colpire i sentimenti del lettore. Altra nota maggiormente curata è la "Repubblica di R.", la misteriosa federazione che mira all'indipendenza dalla Russia a costo di costosi piani segreti militari, che offrirà qualche leggera disamina in ambito politico coinvolgendo anche le figure marginali che muovevano la storia in "Blanca".
<b>[Attenzione, spolier sul finale]</b>
L'unica nota negativa è il finale: durante i due viaggi paralleli spuntano piccoli indizi che alimentano giusti timori su quale possa essere il finale e proseguendo queste sensazioni non fanno che rafforzarsi, e purtroppo coincideranno con la conclusione inscenata dal perfido Taniguchi. Però il tutto sfocia in uno scenario imprevisto che non farà altro che shockare il lettore con la sua cruda e toccante sentimentalità che non potrà non emozionare. Quindi perché il finale è la nota negativa? Perché ancora una volta Taniguchi gioca con i sentimenti del lettore con un finale triste, drammatico e toccante che punta sui piccoli e nobili sentimenti che addolciscono leggermente il tutto, e non si può rimanere indifferenti a tutto ciò.
<b>[Fine spolier]</b>
Lo stile inconfondibile di Taniguchi è fedele, sia per l'abile regia delle tavole che sottolinea le capacità di narrazione empatica che lo contraddistingue, sia per le qualità già mostrate in "Blanca" e che giustamente vengono riproposte anche in questo tomo.
I bellissimi ambienti ghiacciati i cui dettagli si perdono a vista d'occhio incorniciano perfettamente le avventure tra i pesi più freddi del mondo e questo regala tavole leggere e luminose che ben rimandano ai paesaggi dominati da abbagliante neve ghiacciata, ma ancora più importante sarà l'importanza posta negli animali. A partire da Nagi e Taiga si notano gradevolmente le anatomie quasi perfette sottolineate dalle fasce muscolari che sembrano tendersi sotto i disumani sforzi a cui sono sottoposti, e sarà incredibile l'espressività dei due che passa da glaciali sguardi assassini con musi contorti dalla rabbia e dalla ferocia, a sguardi dolci e malinconici nati da una profonda tristezza.
L'edizione italiana è proposta nella Taniguchi Collection firmata dalla Panini Comics. Oltre ad offrire la consona qualità, ovvero copertina rigida con bandelle, carta bianca e dalla buona grammatura senza trasparenze, ed una grandissima qualità di stampa per nitidezza e retini che sottolineano l'ottimo lavoro di adattamento "estetico" delle tavole. Come per Blanca, al quale si accosta sia per colorazione che per stile della copertina. si nota immediatamente il maggior numero di pagine, all'incirca 550, aumentando esponenzialmente il rapporto qualità/prezzo.
Se la storia di Blanca aveva emozionato ed ammaliato per il suo fascino emotivo basato sugli istinti animali, si può affermare che "I cani degli dei" sia ancora più riuscito sotto questo aspetto grazie ad una storia meno misteriosa e più lineare. I due binari sui quali corrono le vite dei fratelli corrono separate ed opposte, ma allo stesso tempo soffrono di un relativo parallelismo proprio per via della simbologia offerta molto simile al concetto filosofico dello Yin e Yang che sembra aleggiare sopra al tutto, ma collideranno nel fantastico e commovente finale che vale da solo la lettura dell'intera opera, che si impone come un obbligo d'acquisto a chiunque ami lo stupendo rapporto che nasce tra un fedele cane ed il suo padrone, insieme ad altre opere dell'autore come appunto "Blanca" ed "Allevare un cane".
Nel Great Bear Lake in Canada un branco di lupi viene osservato da un professore che nota come due cuccioli siano cresciuti velocemente, oltre al fatto che possiedono una grande forza e velocità. In Russia nel frattempo il presidente della repubblica viene assalito brutalmente da due cani, anch'essi addestrati dall'esercito che aveva dato vita a Blanca, ed al Colonnello Schmidt la notizia dei cuccioli non sfugge: sono evidentemente frutto del seme di Blanca e vanno catturati o eliminati il prima possibile. Durante un'azione militare i due cuccioli vengono separati: l'argentato Albus si salva ed il nero Ater viene catturato. Parte così un doppio viaggio che spinge i fratelli uno verso l'altro.
Come un simbolo di Yin e Yang vivente i due cuccioli mostrano caratteri diametralmente opposti e complementari. Il candido manto argentato rappresenta il lato più nobile e fedele dell'istinto canino, come mostrano la ricerca del fratello e l'istinto d'aiuto e fiducia verso l'uomo, proprio per questo sarà chiamato Nagi ovvero spirito del vento ed anche in altre occasioni verrà paragonato a figure mistiche. Invece Ater con il suo scuro manto rappresenta l'istinto, l'irrazionalità ferina selvaggia che scorre indomita nel sangue dei lupi, e i suoi rabbiosi occhi di ghiaccio ricorderanno la tundra al Colonnello Schmidt che lo ribattezzerà Taiga.
Proprio come il Taijitu, il simbolo del confucianesimo e del Taoismo, i due si completano a vicenda ma allo stesso tempo uno porta in sé una piccola parte dell'altro, come mostreranno le differenti esperienze che affronteranno che li obbligherà a piegarsi a ciò che vogliono gli umani. Nagi nella sua avventura aiuterà diverse persone e instaurerà diversi rapporti di rispetto e fiducia reciproci con diverse persone, ma la spietata caccia da parte del misterioso esercito segreto lo obbligherò a dover sfoderare gli artigli in diverse occasioni, invece Taiga dovrà sottomettersi ai brutali addestramenti ma in quel dolore troverà una mano tesa verso di lui che lo rispetta e lo capisce, in questo modo anche lui potrà trovare il calore di un rapporto di amicizia con un padrone gentile, fino a quando un drammatico evento non lo porterà a un drastico cambio.
Nel complesso la storia è molto più scorrevole e limpida rispetto al predecessore "Blanca" proprio per il motivo che ormai si conoscono diversi aspetti della vicenda, in questo modo la storia offre una maggiore scorrevolezza: abbandonando la ricerca dei colpi di scena per svelare i misteri riesce a raggiungere una maggiore profondità ed immediatezza nei contenuti, che alternano l'azione e l'avventura agli eventi drammatici e malinconici che non mancano di colpire i sentimenti del lettore. Altra nota maggiormente curata è la "Repubblica di R.", la misteriosa federazione che mira all'indipendenza dalla Russia a costo di costosi piani segreti militari, che offrirà qualche leggera disamina in ambito politico coinvolgendo anche le figure marginali che muovevano la storia in "Blanca".
<b>[Attenzione, spolier sul finale]</b>
L'unica nota negativa è il finale: durante i due viaggi paralleli spuntano piccoli indizi che alimentano giusti timori su quale possa essere il finale e proseguendo queste sensazioni non fanno che rafforzarsi, e purtroppo coincideranno con la conclusione inscenata dal perfido Taniguchi. Però il tutto sfocia in uno scenario imprevisto che non farà altro che shockare il lettore con la sua cruda e toccante sentimentalità che non potrà non emozionare. Quindi perché il finale è la nota negativa? Perché ancora una volta Taniguchi gioca con i sentimenti del lettore con un finale triste, drammatico e toccante che punta sui piccoli e nobili sentimenti che addolciscono leggermente il tutto, e non si può rimanere indifferenti a tutto ciò.
<b>[Fine spolier]</b>
Lo stile inconfondibile di Taniguchi è fedele, sia per l'abile regia delle tavole che sottolinea le capacità di narrazione empatica che lo contraddistingue, sia per le qualità già mostrate in "Blanca" e che giustamente vengono riproposte anche in questo tomo.
I bellissimi ambienti ghiacciati i cui dettagli si perdono a vista d'occhio incorniciano perfettamente le avventure tra i pesi più freddi del mondo e questo regala tavole leggere e luminose che ben rimandano ai paesaggi dominati da abbagliante neve ghiacciata, ma ancora più importante sarà l'importanza posta negli animali. A partire da Nagi e Taiga si notano gradevolmente le anatomie quasi perfette sottolineate dalle fasce muscolari che sembrano tendersi sotto i disumani sforzi a cui sono sottoposti, e sarà incredibile l'espressività dei due che passa da glaciali sguardi assassini con musi contorti dalla rabbia e dalla ferocia, a sguardi dolci e malinconici nati da una profonda tristezza.
L'edizione italiana è proposta nella Taniguchi Collection firmata dalla Panini Comics. Oltre ad offrire la consona qualità, ovvero copertina rigida con bandelle, carta bianca e dalla buona grammatura senza trasparenze, ed una grandissima qualità di stampa per nitidezza e retini che sottolineano l'ottimo lavoro di adattamento "estetico" delle tavole. Come per Blanca, al quale si accosta sia per colorazione che per stile della copertina. si nota immediatamente il maggior numero di pagine, all'incirca 550, aumentando esponenzialmente il rapporto qualità/prezzo.
Se la storia di Blanca aveva emozionato ed ammaliato per il suo fascino emotivo basato sugli istinti animali, si può affermare che "I cani degli dei" sia ancora più riuscito sotto questo aspetto grazie ad una storia meno misteriosa e più lineare. I due binari sui quali corrono le vite dei fratelli corrono separate ed opposte, ma allo stesso tempo soffrono di un relativo parallelismo proprio per via della simbologia offerta molto simile al concetto filosofico dello Yin e Yang che sembra aleggiare sopra al tutto, ma collideranno nel fantastico e commovente finale che vale da solo la lettura dell'intera opera, che si impone come un obbligo d'acquisto a chiunque ami lo stupendo rapporto che nasce tra un fedele cane ed il suo padrone, insieme ad altre opere dell'autore come appunto "Blanca" ed "Allevare un cane".