Cat's Ai
Innanzitutto occorre fare una premessa, questo sequel del celeberrimo "Cat's Eye", di "Cat's Eye" non ha praticamente nulla, se non la presunzione, appunto, di fregiarsi tale.
La mia, oltre ad essere un'esternazione personale, la considero anche opinione oggettiva, in quanto ogni elemento che ha caratterizzato l'opera prima del maestro Hōjō, qui paradossalmente co-artefice del misfatto, risulta non solo assente, ma diametralmente opposta ad essa.
Dalla storia, snaturata fino ai massimi livelli, tanto da cancellare personaggi che ne hanno costruito le fondamenta, come il detective fidanzato della bella Hitomi, Toshio, la cui storia con l'elegante gatta rappresentava il cardine sul quale ruotava l'intero intreccio narrativo, a tal punto che nell'opera originale gli veniva lasciato quasi interamente lo spazio. Espediente, questo, di allontanare personaggi fondamentali, usato per far convergere l'attenzione sul caratterista di fondo, ossia la piccola Ai, impostando una storia d'amore fotocopia di quella narrata fra la sorella maggiore e il poliziotto, ma con scarsi, anzi scarsissimi risultati. E fa sorridere notare che in questo abominio abbia partecipato anche il creatore dell'unica e vera opera, proprio perché fautore di un manga che all'apparenza poteva sembrare il classico shounen d'azione, o di genere poliziesco, ma che invece, grazie anche ai mastodontici disegni del suddetto (che riuscivano a parlare anche senza l'ausilio delle parole) si prefigurava come un'attenta analisi di una bellissima storia d'amore, arricchita da gag e situazioni irriverenti, che ne esaltavano a pieno le qualità. In questo nonsense, invece, tutto scorre in una sola direzione, quella di ringiovanire un prodotto conformandolo ai canoni moderni, ossia banalizzandone i concetti, e smarrendone le peculiarità.
Ovviamente il restyle poteva senz'altro esserci, ma proprio per le abilità indiscusse del maestro Hōjō, che riusciva a trasmettere con il suo tratto distintivo tutta la gamma di sensazioni ed emozioni che i personaggi provavano, con Asai, seppur bravissimo (la sua Hitomi non è male, ma lontanissima da quella originale), non si riesce a cogliere le stesse sfumature, forse perché non figlie del suo genio. E quindi le pagine scivolano nel più puro anonimato, e nella più squallida superficialità, a tratti imbarazzante. Persino il caffè, rifugio e ristoro sia per i lettori, che per i personaggi principali (come non ricordare la bella Hitomi che, appoggiata al bancone, rivolge sguardi languidi al suo Toshio, sempre deluso ed amareggiato, seduto sullo sgabello di fronte), in questo pseudo sequel sembra freddo quanto un vento di maestrale.
L'incapacità nel gestire più personaggi è lampante, e quindi si assiste quasi ad un monologo della piccola gatta, sebbene questa venga coadiuvata dalle sorelle, che per carisma e temperamento sembrano dei pallidi riverberi di quelle che erano.
Forse, e dico forse, può attirare un discreto pubblico giovanile che non abbia (e credo sia difficile) mai sentito parlare di "Cat's Eye", ma chi ha amato come me quel piccolo capolavoro, non può che rimanerne deluso, e sentirsi tradito da colui che invero ne è stato l'artefice.
In definitiva, un vero spreco di carta, soldi e tempo.
La mia, oltre ad essere un'esternazione personale, la considero anche opinione oggettiva, in quanto ogni elemento che ha caratterizzato l'opera prima del maestro Hōjō, qui paradossalmente co-artefice del misfatto, risulta non solo assente, ma diametralmente opposta ad essa.
Dalla storia, snaturata fino ai massimi livelli, tanto da cancellare personaggi che ne hanno costruito le fondamenta, come il detective fidanzato della bella Hitomi, Toshio, la cui storia con l'elegante gatta rappresentava il cardine sul quale ruotava l'intero intreccio narrativo, a tal punto che nell'opera originale gli veniva lasciato quasi interamente lo spazio. Espediente, questo, di allontanare personaggi fondamentali, usato per far convergere l'attenzione sul caratterista di fondo, ossia la piccola Ai, impostando una storia d'amore fotocopia di quella narrata fra la sorella maggiore e il poliziotto, ma con scarsi, anzi scarsissimi risultati. E fa sorridere notare che in questo abominio abbia partecipato anche il creatore dell'unica e vera opera, proprio perché fautore di un manga che all'apparenza poteva sembrare il classico shounen d'azione, o di genere poliziesco, ma che invece, grazie anche ai mastodontici disegni del suddetto (che riuscivano a parlare anche senza l'ausilio delle parole) si prefigurava come un'attenta analisi di una bellissima storia d'amore, arricchita da gag e situazioni irriverenti, che ne esaltavano a pieno le qualità. In questo nonsense, invece, tutto scorre in una sola direzione, quella di ringiovanire un prodotto conformandolo ai canoni moderni, ossia banalizzandone i concetti, e smarrendone le peculiarità.
Ovviamente il restyle poteva senz'altro esserci, ma proprio per le abilità indiscusse del maestro Hōjō, che riusciva a trasmettere con il suo tratto distintivo tutta la gamma di sensazioni ed emozioni che i personaggi provavano, con Asai, seppur bravissimo (la sua Hitomi non è male, ma lontanissima da quella originale), non si riesce a cogliere le stesse sfumature, forse perché non figlie del suo genio. E quindi le pagine scivolano nel più puro anonimato, e nella più squallida superficialità, a tratti imbarazzante. Persino il caffè, rifugio e ristoro sia per i lettori, che per i personaggi principali (come non ricordare la bella Hitomi che, appoggiata al bancone, rivolge sguardi languidi al suo Toshio, sempre deluso ed amareggiato, seduto sullo sgabello di fronte), in questo pseudo sequel sembra freddo quanto un vento di maestrale.
L'incapacità nel gestire più personaggi è lampante, e quindi si assiste quasi ad un monologo della piccola gatta, sebbene questa venga coadiuvata dalle sorelle, che per carisma e temperamento sembrano dei pallidi riverberi di quelle che erano.
Forse, e dico forse, può attirare un discreto pubblico giovanile che non abbia (e credo sia difficile) mai sentito parlare di "Cat's Eye", ma chi ha amato come me quel piccolo capolavoro, non può che rimanerne deluso, e sentirsi tradito da colui che invero ne è stato l'artefice.
In definitiva, un vero spreco di carta, soldi e tempo.
Una sola parola basterebbe a riassumere quest'opera: perché?
Cat's Eye è stato una manga blasonato, conosciuto, vivace e che negli anni '80 e '90 ha tenuto compagnia grazie alla sua trasposizione animata milioni di piccoli teenager dell'epoca. Molti furono di conseguenza contenti della sua edizione Star Comics alla fine degli anni '90 e per chi se lo fosse perso di quella più recente ad opera di Planet Manga.
La storia seppur non si concludesse soddisfacendo completamente i lettori in generale aveva un capo ed una coda, trama fluida e divertente. Quindi, riallacciandomi al discorso iniziale, perché farne un remake? Perché cercare di intaccare un'opera che già di per sé era molto buona? Cat's Ai è il risultato. Un risultato mediocre, frivolo e vuoto per motivazioni varie. Innanzitutto disegni fuori luogo: si è voluto modernizzare la sensualità. Trenta anni fa le gattine erano sexy senza troppi fronzoli, ma non grazie al loro vestiario o al loro seno gonfiato; lo erano perché erano "donne" senza bisogno di ammiccamenti e occhioni lucidi. Con queste protagoniste invece si mettono davanti il "fan service" e gli abiti succinti per poi cercare di dettare carisma (che non c'è) e introspezione psicologica (nemmeno). Risultato una trama buona, ovviamente non originale, che perde non poco, ma proprio tutto il suo fascino passato. Assolutamente da bocciare e credo Tsukasa Hojo viva un po' il complesso del non saper abbandonare le proprie storie ed i propri protagonisti. Dopo Angel Heart adesso questo Cat's Ai. Sarebbe meglio se si concentrasse sulle delle opere principali, d'altra parte ad uno che nella storia ha consegnato City Hunter, Family Compo e Cat's Eye bisognerebbe dare piena fiducia.
Cat's Eye è stato una manga blasonato, conosciuto, vivace e che negli anni '80 e '90 ha tenuto compagnia grazie alla sua trasposizione animata milioni di piccoli teenager dell'epoca. Molti furono di conseguenza contenti della sua edizione Star Comics alla fine degli anni '90 e per chi se lo fosse perso di quella più recente ad opera di Planet Manga.
La storia seppur non si concludesse soddisfacendo completamente i lettori in generale aveva un capo ed una coda, trama fluida e divertente. Quindi, riallacciandomi al discorso iniziale, perché farne un remake? Perché cercare di intaccare un'opera che già di per sé era molto buona? Cat's Ai è il risultato. Un risultato mediocre, frivolo e vuoto per motivazioni varie. Innanzitutto disegni fuori luogo: si è voluto modernizzare la sensualità. Trenta anni fa le gattine erano sexy senza troppi fronzoli, ma non grazie al loro vestiario o al loro seno gonfiato; lo erano perché erano "donne" senza bisogno di ammiccamenti e occhioni lucidi. Con queste protagoniste invece si mettono davanti il "fan service" e gli abiti succinti per poi cercare di dettare carisma (che non c'è) e introspezione psicologica (nemmeno). Risultato una trama buona, ovviamente non originale, che perde non poco, ma proprio tutto il suo fascino passato. Assolutamente da bocciare e credo Tsukasa Hojo viva un po' il complesso del non saper abbandonare le proprie storie ed i propri protagonisti. Dopo Angel Heart adesso questo Cat's Ai. Sarebbe meglio se si concentrasse sulle delle opere principali, d'altra parte ad uno che nella storia ha consegnato City Hunter, Family Compo e Cat's Eye bisognerebbe dare piena fiducia.
Un sequel di cui non si sentiva il bisogno. Hanno preso la protagonista più anonima delle tre, la giovane Ai, tentando di darle un look più adulto e di far girare attorno a lei la trama; obiettivo fallito fin da subito, e lo si intuisce già dal secondo volume, quando improvvisamente le altre due sorelle, prima semplici comprimarie, riassumono un ruolo più da protagonista. Mentre nel primo volume era già tanto se apparivano in due pagine di fila con almeno dieci battute. La storia è stravolta, non viene rispettata quasi per niente, anzi gli eventi passati non sono praticamente mai narrati, i personaggi hanno un look diverso e la loro sequenza d'apparizione è casuale a dir poco.
Il manga inizia con le tre sorelle tornate in Giappone, il padre Heinze sembra essere defunto e tutti i personaggi secondari scomparsi o sparsi qua e là per il mondo. Sembra essere assente Toshio, il vero protagonista del manga insieme a Hitomi, eppure la storia d'amore tra il poliziotto e la ladra era uno dei punti cardine del manga, invece né Hitomi, né Rui, né Ai dedicano neanche un pensiero al loro più grande antagonista e migliore amico (oltre che promesso sposo di Hitomi). Probabilmente si è pensato che lasciando anche Toshio, sicuramente sarebbero stati costretti a togliere ulteriore spazio ad Ai ma rimane una scelta illogica, tanto valeva lasciare i due sposini all'estero e far tornare solo le due sorelle single in Giappone. In questo remake Occhi di gatto si è ritirata dall'attività avendo compiuto la propria missione ma il senso di giustizia della giovane Ai la porta a rindossare la tutina da gatta per risolvere diverse ingiustizie di cui si trova testimone. Nel mentre conosce anche un giornalista, Narumi, grande fan delle gatte, di cui si innamora perdutamente. Dopo i primi numeri, ritorna in auge il nome di Heinze, anche perché evidentemente la serie non decolla con la sola Ai protagonista in stile Catwoman ma senza quel fascino e quel carisma tipico della vera donna gatto.
E si capisce come mai questa serie è completamente sbagliata, inadatta sia per i fan di vecchia data che per i nuovi. I vecchi fan infatti conoscono il manga originale e di conseguenza storceranno il naso di fronte ai cambiamenti e alle assenze che si notano nella serie, mentre i nuovi non ci capiranno assolutamente niente, tanto è trattata male la narrazione, senza un vero filo conduttore. I disegni non riescono a rendere gradevole la serie, l'assenza di personaggi secondari, di gag, di un vero remake che rispecchi il vero manga, rendono questo Cat's Ai un manga poco gradevole per i fan e senza interesse per i profani che per la prima volta incontrano la serie. Ulteriore aggiunta, nell'ultimo numero rispunta fuori un vecchio personaggio della prima serie, Asatani, rivale in amore di Hitomi e grande nemica delle gatte. Al contrario degli altri, assomiglia molto di più alla precedente versione, non fosse per la tinta dei capelli (ma almeno quando compaiono immagini di lei del passato, è quasi uguale a quella originale) e da qualche scambio di battute tra Rui e Hitomi, potrebbe risaltare fuori anche Toshio nei prossimi volumi. Un ulteriore conferma del fallimento del progetto iniziale, questo ulteriore dietro front forzato.
Il manga inizia con le tre sorelle tornate in Giappone, il padre Heinze sembra essere defunto e tutti i personaggi secondari scomparsi o sparsi qua e là per il mondo. Sembra essere assente Toshio, il vero protagonista del manga insieme a Hitomi, eppure la storia d'amore tra il poliziotto e la ladra era uno dei punti cardine del manga, invece né Hitomi, né Rui, né Ai dedicano neanche un pensiero al loro più grande antagonista e migliore amico (oltre che promesso sposo di Hitomi). Probabilmente si è pensato che lasciando anche Toshio, sicuramente sarebbero stati costretti a togliere ulteriore spazio ad Ai ma rimane una scelta illogica, tanto valeva lasciare i due sposini all'estero e far tornare solo le due sorelle single in Giappone. In questo remake Occhi di gatto si è ritirata dall'attività avendo compiuto la propria missione ma il senso di giustizia della giovane Ai la porta a rindossare la tutina da gatta per risolvere diverse ingiustizie di cui si trova testimone. Nel mentre conosce anche un giornalista, Narumi, grande fan delle gatte, di cui si innamora perdutamente. Dopo i primi numeri, ritorna in auge il nome di Heinze, anche perché evidentemente la serie non decolla con la sola Ai protagonista in stile Catwoman ma senza quel fascino e quel carisma tipico della vera donna gatto.
E si capisce come mai questa serie è completamente sbagliata, inadatta sia per i fan di vecchia data che per i nuovi. I vecchi fan infatti conoscono il manga originale e di conseguenza storceranno il naso di fronte ai cambiamenti e alle assenze che si notano nella serie, mentre i nuovi non ci capiranno assolutamente niente, tanto è trattata male la narrazione, senza un vero filo conduttore. I disegni non riescono a rendere gradevole la serie, l'assenza di personaggi secondari, di gag, di un vero remake che rispecchi il vero manga, rendono questo Cat's Ai un manga poco gradevole per i fan e senza interesse per i profani che per la prima volta incontrano la serie. Ulteriore aggiunta, nell'ultimo numero rispunta fuori un vecchio personaggio della prima serie, Asatani, rivale in amore di Hitomi e grande nemica delle gatte. Al contrario degli altri, assomiglia molto di più alla precedente versione, non fosse per la tinta dei capelli (ma almeno quando compaiono immagini di lei del passato, è quasi uguale a quella originale) e da qualche scambio di battute tra Rui e Hitomi, potrebbe risaltare fuori anche Toshio nei prossimi volumi. Un ulteriore conferma del fallimento del progetto iniziale, questo ulteriore dietro front forzato.
Orribile. Semplicemente orribile! Trama inconsistente, personaggi piatti, disegni terribili!
Questo remake o sequel non s'ha da fare. Mi chiedevo che cosa si sarebbero inventati per far continuare questa serie che personalmente amo tantissimo ed è per me la migliore che abbia mai letto. Occhi di gatto rappresenta un must. Lo spessore dei personaggi, il fascino dei disegni sono per me ineguagliabili. Ma non in questa nuova versione.
Le tre sorelle tornano in Giappone e riprendono la loro attività di bariste. Sono passati due anni da quando hanno smesso i panni di Cat's Eye e la loro vita trascorre tranquilla. Ma poi qualcuno osa fare dei furti utilizzando il loro nome e le ragazze intervengono per sistemare la situazione. Poi Ai, la più piccola, che ha sempre a cuore il bene degli altri decide di aiutare chiunque le capiti a tiro nei panni di cat's eye... va beh!
I personaggio sono rivisti totalmente, non solo graficamente ma anche caratterialmente. Sono tutti uguali e sembrano tutti un gruppo di sedicenni quando in realtà l'età dei personaggio (tranne Ai) è al di sopra dei 25 anni. Il Topo è diventato un belloccio biondo scialbo e inespressivo. Di Toshio non si ha traccia. Il padre è morto ma non si sa un piffero di quello che è successo. Asatani non c'è, come neanche tutto il resto della commissariato. La trama al momento sembra non considerare e nemmeno voler spiegare questi punti oscuri. Su cosa verte questa storia? Boh! E tutto quello che è un collegamento con la serie precedente non ha riscontro in questa...
Totalmente inutile! Non capisco come Hojo abbia potuto permetterlo. Ho sempre saputo che il sensei non ha troppi bei ricordi legati a questa serie perché per lui è stata parecchio difficile da fare, però, questa scelta mi fa percepire un distacco totale con le fantastiche ladre da lui create. Perché non ha disegnato lui il sequel? Anche perché Angel Heart…
Totalmente sconsigliato, anche per chi come me ha amato profondamente la serie originale. E' un sottoprodotto altamente scadente! Che non merita altro che 0 da parte mia.
L'edizione poi... stendiamo un velo pietoso... con quello che costa in aggiunta!
Questo remake o sequel non s'ha da fare. Mi chiedevo che cosa si sarebbero inventati per far continuare questa serie che personalmente amo tantissimo ed è per me la migliore che abbia mai letto. Occhi di gatto rappresenta un must. Lo spessore dei personaggi, il fascino dei disegni sono per me ineguagliabili. Ma non in questa nuova versione.
Le tre sorelle tornano in Giappone e riprendono la loro attività di bariste. Sono passati due anni da quando hanno smesso i panni di Cat's Eye e la loro vita trascorre tranquilla. Ma poi qualcuno osa fare dei furti utilizzando il loro nome e le ragazze intervengono per sistemare la situazione. Poi Ai, la più piccola, che ha sempre a cuore il bene degli altri decide di aiutare chiunque le capiti a tiro nei panni di cat's eye... va beh!
I personaggio sono rivisti totalmente, non solo graficamente ma anche caratterialmente. Sono tutti uguali e sembrano tutti un gruppo di sedicenni quando in realtà l'età dei personaggio (tranne Ai) è al di sopra dei 25 anni. Il Topo è diventato un belloccio biondo scialbo e inespressivo. Di Toshio non si ha traccia. Il padre è morto ma non si sa un piffero di quello che è successo. Asatani non c'è, come neanche tutto il resto della commissariato. La trama al momento sembra non considerare e nemmeno voler spiegare questi punti oscuri. Su cosa verte questa storia? Boh! E tutto quello che è un collegamento con la serie precedente non ha riscontro in questa...
Totalmente inutile! Non capisco come Hojo abbia potuto permetterlo. Ho sempre saputo che il sensei non ha troppi bei ricordi legati a questa serie perché per lui è stata parecchio difficile da fare, però, questa scelta mi fa percepire un distacco totale con le fantastiche ladre da lui create. Perché non ha disegnato lui il sequel? Anche perché Angel Heart…
Totalmente sconsigliato, anche per chi come me ha amato profondamente la serie originale. E' un sottoprodotto altamente scadente! Che non merita altro che 0 da parte mia.
L'edizione poi... stendiamo un velo pietoso... con quello che costa in aggiunta!