Bloody Maiden - L'isola dei tredici demoni
Da fan dei manga brevi in generale e della saga di Ousama game in particolare, mi sono lanciato su Bloody maidens pieno di speranza. L’incipit è infatti ottimo, con tredici ragazze, o per la precisione, dodici adolescenti e una professoressa, membri del club di naginata in rituro su un’isola quasi deserta per il classico allenamento. E naturalmente l’isola appartiene alla riccona membro del club. Dato che una volta tanto abbiamo un club un po' originale, speravo di trovare qualcosa di innovativo. Ma di novità ce ne sono poche o forse troppe. La storia si trasformerà in un incubo, con un misterioso serial killer deciso a uccidere tutte e ad offrirle in tributo agli spiriti dei tredici banditi che qui furono uccisi secoli prima, durante l’epoca Sengoku. Tutto, però sarà svolto in maniera troppo accelerata e dopo i primi capitoli sembrerà di stare in un film trash di serie B, di cui non si capisce nemmeno se si stia parodiando gli anime o i film horror da liceali americani. Ma poi, con l’arrivo di un giovane “guerriero” esperto di naginata la cosa virerà verso una maggiore serietà….. forse. L’epilogo, poi, sarà decisamente innovativo, in quanto non sarà possibile capire chi siano davvero i malvagi e chi i buoni. Indubbiamente i temi sul piatto sono molti, anzi, ancora di più, dato che abbiamo anche la ricerca del tesoro nascosto, il sovrannaturale con il ritorno in vita dei guerrieri defunti, il femminicidio più crudele, intrighi familiari. E dato che non basta, anche il difficile tema delle foto pornografiche minorili. Temi che sembra impossibile possano stare tutti in due tankoboon, ma, invece, ci riescono, almeno in un qualche modo. Certo, resterà sempre il dubbio se non fosse stato meglio arrivare a quattro volumi così da spiegare tutto meglio e non ridurre certe ragazze a semplici comparse da spogliare dopo che sono state “terminate” o se, al contrario, una maggiore lunghezza avrebbe finito con rompere il precario equilibrio. Difficile dirlo , ma è certo che siamo lontani anni luce da Ousama game. La grafica e la regia sono sufficienti e l’ecchi abbonda, con seni nudi e corpi al vento in quantità industriale. Un manga forse trash, forse fatto meglio di quanto non sembri o forse solo fortunato, che non vi cambierà certo la vita ma che avrà certamente dei motivi per stuzzicarvi per cui, se volete dedicargli un pomeriggio, leggetelo pure
Voto 6
Voto 6
Tette e sangue. Sì, avete letto bene. Questo è il riassunto di Bloody Maiden: L’isola dei tredici demoni.
Ok, la trama c’è, ma è quanto di più basilare e accennato possa esistere. Sebbene l’idea di base sia ottima, lo sviluppo non è esattamente il massimo. Il manga non spiega praticamente nulla né nel primo volume né per buona parte del secondo, risolvendo tutto solo alla fine in modo piuttosto caotico e direi quasi casuale.
Non è esattamente un manga da leggere per la trama, e anche l’approfondimento dei personaggi non è granché, fatta eccezione giusto per un paio di personaggi.
Eppure mi è piaciuto. Ammettiamolo: fanservice e splatter insieme attirano sicuramente i lettori.
Una cosa che trovo molto interessante è però la colonna sonora: per ogni capitolo è indicato un brano che si suggerisce di ascoltare durante la lettura, una cosa piuttosto originale.
Da come la vedo, è un’opera oggettivamente un po’ mediocre ma che essendo composta di soli due volumi è molto piacevole da leggere e può tenere compagnia per un tranquillo pomeriggio.
Nulla da ridire però sullo stile di disegno, pulito e ben curato, con un ottimo tratto. Forse non ricorderete nome e carattere delle protagoniste, ma i loro volti e le loro espressioni vi rimarranno ben impresse.
Niente di eccezionale quindi, ma lo stile di disegno e i pochi volumi permettono di apprezzarlo. Anche il concept non è male, ma la trama è meno riuscita di quanto potesse effettivamente essere. Un vero peccato.
Ok, la trama c’è, ma è quanto di più basilare e accennato possa esistere. Sebbene l’idea di base sia ottima, lo sviluppo non è esattamente il massimo. Il manga non spiega praticamente nulla né nel primo volume né per buona parte del secondo, risolvendo tutto solo alla fine in modo piuttosto caotico e direi quasi casuale.
Non è esattamente un manga da leggere per la trama, e anche l’approfondimento dei personaggi non è granché, fatta eccezione giusto per un paio di personaggi.
Eppure mi è piaciuto. Ammettiamolo: fanservice e splatter insieme attirano sicuramente i lettori.
Una cosa che trovo molto interessante è però la colonna sonora: per ogni capitolo è indicato un brano che si suggerisce di ascoltare durante la lettura, una cosa piuttosto originale.
Da come la vedo, è un’opera oggettivamente un po’ mediocre ma che essendo composta di soli due volumi è molto piacevole da leggere e può tenere compagnia per un tranquillo pomeriggio.
Nulla da ridire però sullo stile di disegno, pulito e ben curato, con un ottimo tratto. Forse non ricorderete nome e carattere delle protagoniste, ma i loro volti e le loro espressioni vi rimarranno ben impresse.
Niente di eccezionale quindi, ma lo stile di disegno e i pochi volumi permettono di apprezzarlo. Anche il concept non è male, ma la trama è meno riuscita di quanto potesse effettivamente essere. Un vero peccato.
Amo la musica metal da anni: non potevo quindi essere immune al fascino musicale di questo manga, e ho deciso di provarlo.
La trama narra le vicissitudini di tredici ragazze liceali in ritiro su un'isola sperduta con il proprio club. Da qui in poi, queste ragazze verranno massacrate una ad una a ritmo di metal, e in questo tripudio di sangue torna a galla un'antica leggenda...
Sono rimasta estremamente delusa da quest'opera. Non si può pretendere di infilare così tanti personaggi in un manga di soli due volumi: questo ha reso la narrazione frettolosa e caotica. Anche se la protagonista principale è Miaki, non è giustificabile il fatto che le sue compagne muoiano ancora prima che il lettore ne abbia memorizzato il nome. Inoltre, il finale non è del tutto chiaro e i titoli delle canzoni all'interno delle vignette sono censurati in maniera imbarazzante. La presenza del fanservice, poi, è talmente elevata da risultare fastidiosa.
Le uniche cose apprezzabili in questo manga sono lo stile di disegno, molto gradevole, e il tocco musicale che lo distingue da altri splatter/horror (anche se temo alimenti la leggenda che i metallari sono psicopatici...)
Bocciato.
La trama narra le vicissitudini di tredici ragazze liceali in ritiro su un'isola sperduta con il proprio club. Da qui in poi, queste ragazze verranno massacrate una ad una a ritmo di metal, e in questo tripudio di sangue torna a galla un'antica leggenda...
Sono rimasta estremamente delusa da quest'opera. Non si può pretendere di infilare così tanti personaggi in un manga di soli due volumi: questo ha reso la narrazione frettolosa e caotica. Anche se la protagonista principale è Miaki, non è giustificabile il fatto che le sue compagne muoiano ancora prima che il lettore ne abbia memorizzato il nome. Inoltre, il finale non è del tutto chiaro e i titoli delle canzoni all'interno delle vignette sono censurati in maniera imbarazzante. La presenza del fanservice, poi, è talmente elevata da risultare fastidiosa.
Le uniche cose apprezzabili in questo manga sono lo stile di disegno, molto gradevole, e il tocco musicale che lo distingue da altri splatter/horror (anche se temo alimenti la leggenda che i metallari sono psicopatici...)
Bocciato.
Bloody maiden-L'isola dei tredici è una serie composta solo da due volumi che fonde horror, thriller, soprannaturale e ecchi.
La storia inizia con l'arrivo del club di Naginata (la tradizionale alabarda giapponese considerata tradizionalmente l'arma dei monaci e delle buke, le figlie dei samurai) del liceo femminile Fujimigahara su un'isola al centro di un lago di proprietà della famiglia a cui appartiene il capitano del club, Kotone Igasaki.
All'inizio a Miaki, la protagonista, e alle sue amiche sembra prospettarsi un divertente ritiro di allenamento, ma sin dal primo capitolo si capisce che non sarà così...
Infatti, alcune ragazze cominceranno a sparire misteriosamente...e Miaki si troverà coinvolta in una situazione tragica causata da odi secolari e attuali, tradimenti, ossessioni morbose e sete di vendetta.
Questa è la trama detta evitando spoiler che possano rovinare la lettura.
Questa storia mi è piaciuta molto perché mi ha fatto venire i brividi ed avere il cuore in gola per la suspense che mi ha trasmesso e perché ho trovato molto simpatiche alcune delle ragazze (Miaki, Kotone, Risa, Miori, Koizumi, Kashii e la professoressa Hitoe). Però non ho gradito molto le scene pseudo-yuri in cui Miaki e la sua amica Koizumi si divertono a palpare i seni di alcune loro compagne maggiorate nello spogliatoio, dal momento che è assolutamente irrealistico: nessuna ragazza nella realtà lo farebbe! Gli autori avrebbero fatto meglio a illustrarle mentre apprezzano la biancheria intima di queste ultime che sarebbe stata una scena altrettanto sexy ma di sicuro più realistica!
Inoltre, negli omicidi con vittime personaggi femminili ci sono troppi elementi ecchi per i quali mi è venuto il sospetto che gli autori siano affetti da sadismo e, poiché ho tendenze femministe molto forti, mi ha irritato parecchio il fatto che spesso le ragazze vengano rappresentate come le classiche "damigelle in pericolo" e non come apprendiste delle arti del combattimento quali dovrebbero essere.
Consiglio la visione di questa serie a chi vuole un horror diciamo "leggero" e che non richieda stomaci forti e adora le storie riguardanti spiriti maligni e i pizzichi di erotismo.
La storia inizia con l'arrivo del club di Naginata (la tradizionale alabarda giapponese considerata tradizionalmente l'arma dei monaci e delle buke, le figlie dei samurai) del liceo femminile Fujimigahara su un'isola al centro di un lago di proprietà della famiglia a cui appartiene il capitano del club, Kotone Igasaki.
All'inizio a Miaki, la protagonista, e alle sue amiche sembra prospettarsi un divertente ritiro di allenamento, ma sin dal primo capitolo si capisce che non sarà così...
Infatti, alcune ragazze cominceranno a sparire misteriosamente...e Miaki si troverà coinvolta in una situazione tragica causata da odi secolari e attuali, tradimenti, ossessioni morbose e sete di vendetta.
Questa è la trama detta evitando spoiler che possano rovinare la lettura.
Questa storia mi è piaciuta molto perché mi ha fatto venire i brividi ed avere il cuore in gola per la suspense che mi ha trasmesso e perché ho trovato molto simpatiche alcune delle ragazze (Miaki, Kotone, Risa, Miori, Koizumi, Kashii e la professoressa Hitoe). Però non ho gradito molto le scene pseudo-yuri in cui Miaki e la sua amica Koizumi si divertono a palpare i seni di alcune loro compagne maggiorate nello spogliatoio, dal momento che è assolutamente irrealistico: nessuna ragazza nella realtà lo farebbe! Gli autori avrebbero fatto meglio a illustrarle mentre apprezzano la biancheria intima di queste ultime che sarebbe stata una scena altrettanto sexy ma di sicuro più realistica!
Inoltre, negli omicidi con vittime personaggi femminili ci sono troppi elementi ecchi per i quali mi è venuto il sospetto che gli autori siano affetti da sadismo e, poiché ho tendenze femministe molto forti, mi ha irritato parecchio il fatto che spesso le ragazze vengano rappresentate come le classiche "damigelle in pericolo" e non come apprendiste delle arti del combattimento quali dovrebbero essere.
Consiglio la visione di questa serie a chi vuole un horror diciamo "leggero" e che non richieda stomaci forti e adora le storie riguardanti spiriti maligni e i pizzichi di erotismo.
Questo manga, leggendo la trama, sembra un fantastico horror in cui sono intrisi sangue e metal. Infatti, leggendo solo quella, sembra molto interessante, e ti stuzzica a comprarlo.
Parla di tredici ragazze che in occasione del ritiro estivo del loro club vanno in una piccola isola sperduta, dove incontreranno un misterioso killer che uccide a ritmo di metal e scopriranno una leggenda legata a quell'isola. E fin qui tutto bene.
Cominciando il manga vero e proprio, invece, ti rendi conto che la storia è banale e scontata: un assassino uccide una dopo l'altra le ragazze. Solito. In più gli ecchi sono molto presenti, anche in modo direi inutile in alcune parti del manga.
Essendo diviso in due volumi, hanno dovuto velocizzare la storia e questo ha penalizzato molto il risultato finale. È tutto troppo sintetizzato e scontato.
I disegni non sarebbero male, le scene in cui l'assassino uccide le vittime sono ben fatte, con il sangue ben in evidenza; ma anche qui gli ecchi sono eccessivi.
Il 6 lo merita per il fatto che i disegni sono molto buoni e ci sono ottime canzoni, ma la storia lascia a desiderare. È proprio un peccato.
Banale.
Parla di tredici ragazze che in occasione del ritiro estivo del loro club vanno in una piccola isola sperduta, dove incontreranno un misterioso killer che uccide a ritmo di metal e scopriranno una leggenda legata a quell'isola. E fin qui tutto bene.
Cominciando il manga vero e proprio, invece, ti rendi conto che la storia è banale e scontata: un assassino uccide una dopo l'altra le ragazze. Solito. In più gli ecchi sono molto presenti, anche in modo direi inutile in alcune parti del manga.
Essendo diviso in due volumi, hanno dovuto velocizzare la storia e questo ha penalizzato molto il risultato finale. È tutto troppo sintetizzato e scontato.
I disegni non sarebbero male, le scene in cui l'assassino uccide le vittime sono ben fatte, con il sangue ben in evidenza; ma anche qui gli ecchi sono eccessivi.
Il 6 lo merita per il fatto che i disegni sono molto buoni e ci sono ottime canzoni, ma la storia lascia a desiderare. È proprio un peccato.
Banale.
Non mi sono approcciato a quest'opera con molta serietà, sapendo già che era 50% splatter e 50% fan service, quindi poco seria e povera di contenuti. In effetti si è rivelata proprio così, ma essendo solo due volumi, si fa leggere.
Brevemente, tredici ragazze si recano su un'isola sperduta per allenarsi nell'arte della naginata. Qui non abita nessuno, non ci sono contatti con la terraferma, il cellulare non prende. Ben presto le ragazze iniziano a sparire una dopo l'altra e il gruppo capisce che c'è un assassino pronto ad ucciderle tutte. Così con circa una morte a capitolo la storia va avanti fino al finale.
Storia linearissima, tenuta su solamente dalle morti e dal fan service assolutamente gratuito, anzi forse proprio voluto e desiderato, tanto che in una vignetta le compagne invitano una ragazza a mettersi in costume solo per fan service (parole proprio scritte nei dialoghi). Le ragazze di certo sono quasi tutte belle, alcune anche molto prosperose, quindi se vi piace il genere questo manga va benissimo, giusto per distinguersi un po' dai soliti fan service ambientati a casa/scuola. Quantomeno un filo di trama "sensata" la abbiamo, ma la prossima morte ce la aspettiamo così tanto che poi alla fine passa in secondo piano.
In realtà non ha molto da offrire e dunque avevo qualche aspettativa sul finale, che però va via confusionariamente e sinceramente non ho capito cosa sia successo. Nel senso che non so se interpretarlo come qualcosa di trascendentale o di reale, ma in ogni caso è fatto male e il lettore non è assolutamente portato per gradi a questa conclusione.
In generale, merita una sufficienza striminzita, ma non lo consiglierei come lettura.
Brevemente, tredici ragazze si recano su un'isola sperduta per allenarsi nell'arte della naginata. Qui non abita nessuno, non ci sono contatti con la terraferma, il cellulare non prende. Ben presto le ragazze iniziano a sparire una dopo l'altra e il gruppo capisce che c'è un assassino pronto ad ucciderle tutte. Così con circa una morte a capitolo la storia va avanti fino al finale.
Storia linearissima, tenuta su solamente dalle morti e dal fan service assolutamente gratuito, anzi forse proprio voluto e desiderato, tanto che in una vignetta le compagne invitano una ragazza a mettersi in costume solo per fan service (parole proprio scritte nei dialoghi). Le ragazze di certo sono quasi tutte belle, alcune anche molto prosperose, quindi se vi piace il genere questo manga va benissimo, giusto per distinguersi un po' dai soliti fan service ambientati a casa/scuola. Quantomeno un filo di trama "sensata" la abbiamo, ma la prossima morte ce la aspettiamo così tanto che poi alla fine passa in secondo piano.
In realtà non ha molto da offrire e dunque avevo qualche aspettativa sul finale, che però va via confusionariamente e sinceramente non ho capito cosa sia successo. Nel senso che non so se interpretarlo come qualcosa di trascendentale o di reale, ma in ogni caso è fatto male e il lettore non è assolutamente portato per gradi a questa conclusione.
In generale, merita una sufficienza striminzita, ma non lo consiglierei come lettura.
Il voto sarebbe in realtà 6 e mezzo, per un titolo senza infamia e senza lode. I disegni non sono tra quelli che preferisco, ma li trovo comunque godibili, il ritmo c'è, quindi non ci si annoia, e c'è pure la dose minima di violenza e sangue per far definire questo titolo come un horror.
Certo la trama non è il massimo dell'originalità (e nel finale non mi è sembrata neppure chiarissima) e lo sviluppo è troppo veloce: se la storia fosse durata almeno 4 volumi, forse avremmo avuto più tempo per affezzionarci a queste ragazze, che invece vengono fatte fuori quasi tutte alla velocità della luce, ed è difficile provare qualcosa per la morte di personaggi di cui in pratica sappiamo poco o nulla.
Quindi questo è giusto un titolo scacciapensieri, che ha pure una curiosa caratteristica: per i momenti clou ci sono delle note con i nomi delle canzoni che, secondo gli autori, andrebbero ascoltate durante la lettura per fornire un adeguata colonna sonora. Io però non l'ho fatto perchè la musica mi distrae quando leggo...
Certo la trama non è il massimo dell'originalità (e nel finale non mi è sembrata neppure chiarissima) e lo sviluppo è troppo veloce: se la storia fosse durata almeno 4 volumi, forse avremmo avuto più tempo per affezzionarci a queste ragazze, che invece vengono fatte fuori quasi tutte alla velocità della luce, ed è difficile provare qualcosa per la morte di personaggi di cui in pratica sappiamo poco o nulla.
Quindi questo è giusto un titolo scacciapensieri, che ha pure una curiosa caratteristica: per i momenti clou ci sono delle note con i nomi delle canzoni che, secondo gli autori, andrebbero ascoltate durante la lettura per fornire un adeguata colonna sonora. Io però non l'ho fatto perchè la musica mi distrae quando leggo...
Quando una subcultura come quella dei film horror americani di serie B degli ultimi tempo si incontra con un'altra subcultura come quella più j-pop anzi, quasi otaku, degli ultimi tempi può uscire fuori qualcosa di strano. Qualcosa come questo Bloody Maiden, manga non conosciuto di Kikuhiko Taida e Sutarou Hanao, comparso improvvisamente negli elenchi delle uscite italiane.
Quel che ne esce fuori è la tipica storia di un "horrorino classico", tipo Scream o La casa sulla colline tanto per dirne un paio, in cui però ambientazione e personaggi, e in parte anche atmosfere, sono molto giapponesi magari otaku e anche moe.
Tutto inizia con il gruppo di un club di naginata (tipica arma giapponese simile a una alabarda) femminile che va per il suo ritiro estivo. Già la cosa non parte con i migliori presupposti visto che: "Capitano, tutti i club scolastici di manga e anime fanno i ritiri nelle isole del sud, perché noi andiamo sull'Isola dei tredici demoni?" (che poi è anche il sottotitolo del manga) - "Eh, ma la mia famiglia riccona c'ha li la filiale della ditta, un museo e una casa. E poi altrove era tutto prenotato" - "Ma andava bene pure Hokkaido eh..." - "Eh, pazienza..."
Mal gliene incolse perché da li a poco arriveranno un grottesco assassino, una antica maledizione, qualche storiaccia un po' sordida e liquidi rossi che scorreranno copiosi ma non si tratterà di un vinello.
La storia si svilupperà quindi rispettando tempi e meccaniche del filone "americano" ma soprattutto tenendo ben da conto i relativi cliché: segnale per le comunicazioni rigorosamente assente oppure prendibile solo nei punti più isolati e sperduti dell'isola; ragazze che, nonostante abbiano il sentore che qualcosa non va, attuano tutti i comportamenti utili ad essere uccise.
Ma ovviamente non mancano i classici elementi nipponici: Oda Nobunaga messo anche qui, duelli cappa e spada, spiriti maligni oltre a cose entrate più in quota di recente come il classico "tette-competition" o un siparietto con la coppia yuri di turno, messa lì perché ci sta bene.
Lo stile di disegno adottato lo si può definire adeguato: ci sono alti e bassi, tavole ben gradevoli visivamente e altre fin troppo abbozzate. Magari alla fine è anche troppo pulito per un manga horror con splatter ma tant'è.
L'edizione è una standard Panini economica, con materiali discreti e un secondo volume massiccio e quindi men agevole nello sfogliare le pagine di quanto non dovrebbe essere.
Alla fine Bloody Maiden, come manga e anche come opera "di genere", fa il suo dovere intrattenendo bene il lettore specialmente se questi è un cultore dei suddetti filmetti horror oppure si immerge nelle tendenze "giappo" degli ultimi tempi.
Certamente è una lettura agile e poco impegnativa che tiene botta per i suoi due volumi. Uno in più forse avrebbe potuto essere utile per approfondire qualche personaggio in più ma è anche vero che in questi cari molti dei malcapitati stanno lì giusto il tempo per essere uccisi. L'ibrido può dirsi riuscito.
Quel che ne esce fuori è la tipica storia di un "horrorino classico", tipo Scream o La casa sulla colline tanto per dirne un paio, in cui però ambientazione e personaggi, e in parte anche atmosfere, sono molto giapponesi magari otaku e anche moe.
Tutto inizia con il gruppo di un club di naginata (tipica arma giapponese simile a una alabarda) femminile che va per il suo ritiro estivo. Già la cosa non parte con i migliori presupposti visto che: "Capitano, tutti i club scolastici di manga e anime fanno i ritiri nelle isole del sud, perché noi andiamo sull'Isola dei tredici demoni?" (che poi è anche il sottotitolo del manga) - "Eh, ma la mia famiglia riccona c'ha li la filiale della ditta, un museo e una casa. E poi altrove era tutto prenotato" - "Ma andava bene pure Hokkaido eh..." - "Eh, pazienza..."
Mal gliene incolse perché da li a poco arriveranno un grottesco assassino, una antica maledizione, qualche storiaccia un po' sordida e liquidi rossi che scorreranno copiosi ma non si tratterà di un vinello.
La storia si svilupperà quindi rispettando tempi e meccaniche del filone "americano" ma soprattutto tenendo ben da conto i relativi cliché: segnale per le comunicazioni rigorosamente assente oppure prendibile solo nei punti più isolati e sperduti dell'isola; ragazze che, nonostante abbiano il sentore che qualcosa non va, attuano tutti i comportamenti utili ad essere uccise.
Ma ovviamente non mancano i classici elementi nipponici: Oda Nobunaga messo anche qui, duelli cappa e spada, spiriti maligni oltre a cose entrate più in quota di recente come il classico "tette-competition" o un siparietto con la coppia yuri di turno, messa lì perché ci sta bene.
Lo stile di disegno adottato lo si può definire adeguato: ci sono alti e bassi, tavole ben gradevoli visivamente e altre fin troppo abbozzate. Magari alla fine è anche troppo pulito per un manga horror con splatter ma tant'è.
L'edizione è una standard Panini economica, con materiali discreti e un secondo volume massiccio e quindi men agevole nello sfogliare le pagine di quanto non dovrebbe essere.
Alla fine Bloody Maiden, come manga e anche come opera "di genere", fa il suo dovere intrattenendo bene il lettore specialmente se questi è un cultore dei suddetti filmetti horror oppure si immerge nelle tendenze "giappo" degli ultimi tempi.
Certamente è una lettura agile e poco impegnativa che tiene botta per i suoi due volumi. Uno in più forse avrebbe potuto essere utile per approfondire qualche personaggio in più ma è anche vero che in questi cari molti dei malcapitati stanno lì giusto il tempo per essere uccisi. L'ibrido può dirsi riuscito.