Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?
“La pellicina che si forma sulla punta delle dita… togliendola così senza mai romperla… continuando a toglierla… a toglierla senza sosta… si crea un disegno. Questa è l’arte della pellicina”
Shintaro Kago è un maestro degli eccessi, e nella sua cifra stilistica, estrema e grandguignolesca, horror e black humour sono due facce della stessa medaglia che si alternano confluendo in una folle danza satirica. Nonostante l’autore abbia spaziato in diversi generi, non hai mai mutato il suo approccio sperimentale fondato sulla decostruzione, sia strutturale, giocando con i corpi, sezionandoli e fondendoli in grovigli di materie organiche e inorganiche che originano immagini dalla straordinaria potenza visiva, sia narrativa, aprendo letteralmente le vignette alle soluzioni più impensabili e inscenando magnetici teatri dell’assurdo che molto spesso trapassano la quarta parete di carta. Questo stile sovversivo, fatto di virtuosismi grafici e giochi prospettici, noto in occidente come fashionable paranoia, deve molto a “Palepoli” di Usamaru Furuya, come si nota dalla zelante ricerca avanguardistica atta a rompere le regole stesse del medium del fumetto, attingendo anche dalle pellicole di Cronenberg e dei Monty Phython, era proprio nel cinema infatti che Kago voleva inizialmente canalizzare il suo estro visionario.
“Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?”
È lo zenit di una forma espressiva consolidata negli anni; la scelta del titolo è tanto fuorviante quanto indicativa di un’arte che trova nei parossismi e nel nonsense i suoi punti di forza e al contempo i suoi più grandi limiti, un contrasto ossimorico in cui l’orrore si trasforma in commedia e viceversa, con estrema naturalezza, lasciando al lettore senso di sgomento e pochissimi punti fermi.
L’opera in analisi è una raccolta antologica di storie folli e grottesche, in cui vediamo binari arrampicarsi sui palazzi, un grattacielo sbudellato mutare in un tritacarne di uomini, e carri armati dalle inequivocabili forme falliche che si strofinano su cingolati a forma di mammelle per riprodursi. I 47 brevissimi racconti, pur essendo slegati e autoconclusivi, mostrano una coesione stilistica e visiva che insieme alla costante critica sociale si rivela il comune denominatore del volume, e del corpus opere kaghiano più in generale.
Tra le storie più incisive menziono: “Madoka, la ragazza-pellicina” (citata in apertura), “Lo schiaccia-zanzare”, “Carie”, e “Il rally tra gli ospedali”, in cui i sadici partecipanti della corsa si esibiscono in una gara di velocità spingendo i letti ospedalieri, con tanto di pazienti malati a bordo.
I capitoli che rimangono più impressi però sono: “Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?”, che da il titolo al volume, dove il bacio nella nomenclatura è in realtà la collisione violenta tra i denti di due corpi in corsa nella più assurda delle carneficine; e “La concretizzazione delle leggende metropolitane mediche”. Quest’ultimo capitolo vede un gruppo di professori universitari di medicina offrire ingenti compensi a chi si sottopone all’amputazione degli arti senza anestesia; il motivo, a detta loro, è lo studio della reazione psicologica del paziente. Una ragazza con problemi economici si sottopone all’esperimento facendosi mozzare tutti e quattro gli arti, diventando un blocco di carne enfio molto simile al “Bruco” di Suehiro Maruo. Fortunatamente le vengono impiantati arti artificiali con cui riesce a riconquistarsi una sorta di normalità. Lieto fine annichilito dalla rivelazione finale: in realtà la ragazza è ancora mutilata sul letto d’ospedale, e gli arti meccanici non erano altro che un sogno indotto dalla morfina somministratale per anestetizzare il dolore.
In questa allucinata fotografia della società, Kago elargisce taglienti stilettate al sistema in toto: dalla scienza alla medicina, dalle industrie farmaceutiche a quelle dei giocattoli, dai media ai luoghi di lavoro, mettendo alla gogna creduloni e complottisti in un calderone di viscere e tubi catodici che non risparmia nessuno.
Inizialmente le uniche riviste disposte a rimunerare Kago erano quelle a sfondo erotico, che richiedevano all’autore storie scatologiche incentrate sul sesso perverso e la coprofagia. È proprio su questi elementi che l’autore ha fondato la sua semantica autoriale, sviluppando un particolare feticismo artistico per le feci, divenute nel tempo uno dei mantra del suo comparto artistico.
Il disegno, denotativo di creatività straripante, mostra uno stile grafico freddo e clinico, con una precisione di realizzazione che ci consegna immagini memorabili come nel capitolo “Il film della vita”, in cui la memoria è rappresentata a diapositive e i ricordi sono i fotogrammi di una pellicola, riuscendo in una sola splash page a mostrarci i momenti salienti di un’esistenza intera.
Il tratto pittorico di Kago sfoggia un’incredibile capacità di sintesi grafica, riuscendo perfino a concentrare storie compiute in una sola tavola.
“Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?” è un’opera che fuoriesce dalla carta per non morire soffocata tra gli argini delle vignette, e che ci mostra i limiti del fumetto, annientandoli completamente. Un manga che sonda ogni possibilità e impossibilità del medium, contorcendo le labbra del lettore in una smorfia di compiaciuto disgusto.
Shintaro Kago è un maestro degli eccessi, e nella sua cifra stilistica, estrema e grandguignolesca, horror e black humour sono due facce della stessa medaglia che si alternano confluendo in una folle danza satirica. Nonostante l’autore abbia spaziato in diversi generi, non hai mai mutato il suo approccio sperimentale fondato sulla decostruzione, sia strutturale, giocando con i corpi, sezionandoli e fondendoli in grovigli di materie organiche e inorganiche che originano immagini dalla straordinaria potenza visiva, sia narrativa, aprendo letteralmente le vignette alle soluzioni più impensabili e inscenando magnetici teatri dell’assurdo che molto spesso trapassano la quarta parete di carta. Questo stile sovversivo, fatto di virtuosismi grafici e giochi prospettici, noto in occidente come fashionable paranoia, deve molto a “Palepoli” di Usamaru Furuya, come si nota dalla zelante ricerca avanguardistica atta a rompere le regole stesse del medium del fumetto, attingendo anche dalle pellicole di Cronenberg e dei Monty Phython, era proprio nel cinema infatti che Kago voleva inizialmente canalizzare il suo estro visionario.
“Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?”
È lo zenit di una forma espressiva consolidata negli anni; la scelta del titolo è tanto fuorviante quanto indicativa di un’arte che trova nei parossismi e nel nonsense i suoi punti di forza e al contempo i suoi più grandi limiti, un contrasto ossimorico in cui l’orrore si trasforma in commedia e viceversa, con estrema naturalezza, lasciando al lettore senso di sgomento e pochissimi punti fermi.
L’opera in analisi è una raccolta antologica di storie folli e grottesche, in cui vediamo binari arrampicarsi sui palazzi, un grattacielo sbudellato mutare in un tritacarne di uomini, e carri armati dalle inequivocabili forme falliche che si strofinano su cingolati a forma di mammelle per riprodursi. I 47 brevissimi racconti, pur essendo slegati e autoconclusivi, mostrano una coesione stilistica e visiva che insieme alla costante critica sociale si rivela il comune denominatore del volume, e del corpus opere kaghiano più in generale.
Tra le storie più incisive menziono: “Madoka, la ragazza-pellicina” (citata in apertura), “Lo schiaccia-zanzare”, “Carie”, e “Il rally tra gli ospedali”, in cui i sadici partecipanti della corsa si esibiscono in una gara di velocità spingendo i letti ospedalieri, con tanto di pazienti malati a bordo.
I capitoli che rimangono più impressi però sono: “Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?”, che da il titolo al volume, dove il bacio nella nomenclatura è in realtà la collisione violenta tra i denti di due corpi in corsa nella più assurda delle carneficine; e “La concretizzazione delle leggende metropolitane mediche”. Quest’ultimo capitolo vede un gruppo di professori universitari di medicina offrire ingenti compensi a chi si sottopone all’amputazione degli arti senza anestesia; il motivo, a detta loro, è lo studio della reazione psicologica del paziente. Una ragazza con problemi economici si sottopone all’esperimento facendosi mozzare tutti e quattro gli arti, diventando un blocco di carne enfio molto simile al “Bruco” di Suehiro Maruo. Fortunatamente le vengono impiantati arti artificiali con cui riesce a riconquistarsi una sorta di normalità. Lieto fine annichilito dalla rivelazione finale: in realtà la ragazza è ancora mutilata sul letto d’ospedale, e gli arti meccanici non erano altro che un sogno indotto dalla morfina somministratale per anestetizzare il dolore.
In questa allucinata fotografia della società, Kago elargisce taglienti stilettate al sistema in toto: dalla scienza alla medicina, dalle industrie farmaceutiche a quelle dei giocattoli, dai media ai luoghi di lavoro, mettendo alla gogna creduloni e complottisti in un calderone di viscere e tubi catodici che non risparmia nessuno.
Inizialmente le uniche riviste disposte a rimunerare Kago erano quelle a sfondo erotico, che richiedevano all’autore storie scatologiche incentrate sul sesso perverso e la coprofagia. È proprio su questi elementi che l’autore ha fondato la sua semantica autoriale, sviluppando un particolare feticismo artistico per le feci, divenute nel tempo uno dei mantra del suo comparto artistico.
Il disegno, denotativo di creatività straripante, mostra uno stile grafico freddo e clinico, con una precisione di realizzazione che ci consegna immagini memorabili come nel capitolo “Il film della vita”, in cui la memoria è rappresentata a diapositive e i ricordi sono i fotogrammi di una pellicola, riuscendo in una sola splash page a mostrarci i momenti salienti di un’esistenza intera.
Il tratto pittorico di Kago sfoggia un’incredibile capacità di sintesi grafica, riuscendo perfino a concentrare storie compiute in una sola tavola.
“Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio?” è un’opera che fuoriesce dalla carta per non morire soffocata tra gli argini delle vignette, e che ci mostra i limiti del fumetto, annientandoli completamente. Un manga che sonda ogni possibilità e impossibilità del medium, contorcendo le labbra del lettore in una smorfia di compiaciuto disgusto.
Si incontra non poca difficoltà nel recensire opere variegate ed eterogenee come le raccolte di racconti o di strisce, a maggior ragione se ciascuna storia ha un genere diverso dalle altre e non c'è un filo conduttore che le leghi. Uno scontro accidentale sulla strada per andare a scuola può portare a un bacio? - d'ora in poi semplicemente Uno scontro accidentale - è un esempio perfetto di quanto riportato. Volume unico scritto e disegnato dal tanto dissacrante, quanto geniale Shintaro Kago, il manga in questione è composto da numerose scenette e brevi racconti a tema satirico e spesso tendente all'umorismo nero, i quali denunciano in modo irriverente i più svariati aspetti della vita quotidiana giapponese e non, spaziando tra luoghi comuni, etica e politica, e sfociando talvolta nel puro nonsense fine a se stesso. Ogni racconto tende a degenerare in scene splatter o a sfondo sessuale - ove non di entrambi i generi -, non disdegnando nemmeno un certo gusto per l'orrido e il raccapricciante, effetto reso alla perfezione tramite il tratto estremamente preciso e realistico del mangaka, enfatizzato a sua volta dalla netta tendenza allo sperimentalismo della regia e dell'impostazione di vignette e balloon.
Uno scontro accidentale deve il proprio nome all'omonimo racconto, che ben si presta a riassumere il carattere generale dell'opera: un ragazzo e una ragazza vengono costretti da alcuni scienziati a simulare uno scontro, all'angolo di una strada, in cui finiscono per baciarsi, o meglio, per collidere bocca contro bocca. Lungi dall'essere in qualsivoglia modo romantico, l'autore fa sì che ad ogni tentativo i malcapitati riportino contusioni, emorragie e fratture multiple al volto e al resto del corpo, finendo inevitabilmente per morire; denuncia verso lo sperimentalismo scientifico? Puro nonsense? Non penso sia dato saperlo, ma proprio in questo sta il fascino e il punto di forza di Kago.
Un ulteriore tentativo di analisi dei racconti penso risulterebbe inutile, vista l'estrema difficoltà che penso chiunque troverebbe nel riassumere e descrivere adeguatamente gli stessi, e considerato al contempo che l'impatto grafico cui punta l'opera rende l'apprezzamento di Uno scontro accidentale fortemente soggettivo il modo migliore per comprendere quanto sto dicendo è, semplicemente, leggerlo. Ciò detto, la tecnica e l'estro del maestro sono innegabili, motivo per cui il voto assegnato risulta essere un otto abbondante; la lettura di Uno scontro accidentale, tuttavia, è consigliata solo agli stomaci forti.
Uno scontro accidentale deve il proprio nome all'omonimo racconto, che ben si presta a riassumere il carattere generale dell'opera: un ragazzo e una ragazza vengono costretti da alcuni scienziati a simulare uno scontro, all'angolo di una strada, in cui finiscono per baciarsi, o meglio, per collidere bocca contro bocca. Lungi dall'essere in qualsivoglia modo romantico, l'autore fa sì che ad ogni tentativo i malcapitati riportino contusioni, emorragie e fratture multiple al volto e al resto del corpo, finendo inevitabilmente per morire; denuncia verso lo sperimentalismo scientifico? Puro nonsense? Non penso sia dato saperlo, ma proprio in questo sta il fascino e il punto di forza di Kago.
Un ulteriore tentativo di analisi dei racconti penso risulterebbe inutile, vista l'estrema difficoltà che penso chiunque troverebbe nel riassumere e descrivere adeguatamente gli stessi, e considerato al contempo che l'impatto grafico cui punta l'opera rende l'apprezzamento di Uno scontro accidentale fortemente soggettivo il modo migliore per comprendere quanto sto dicendo è, semplicemente, leggerlo. Ciò detto, la tecnica e l'estro del maestro sono innegabili, motivo per cui il voto assegnato risulta essere un otto abbondante; la lettura di Uno scontro accidentale, tuttavia, è consigliata solo agli stomaci forti.
Questa serie di racconti è davvero fenomenale!
Le storie raccontate sono perlopiù legate al genere dell'assurdo e del grottesco, condite con elementi di humor nero/critica sociale ed arricchite da scene splatter e nonsense. Gli argomenti trattati spaziano dall'horror al drammatico, passando dal sentimentale al poliziesco e così via.
Personalmente ho trovato le prime pagine un qualcosa di eccezionale, perché sanno trasmettere forti messaggi utilizzando solo UNA facciata di una pagina, cosa che non è da poco.
Pur non avendo una vera e propria trama questo manga è riuscito ad appassionarmi, non solo perché alcuni disegni sono davvero strabilianti, ma anche per alcune scelte di realizzazione delle storie, nonché per gli spunti di riflessione che alcune storie forniscono.
Consiglio questo manga agli appassionati dello splatter e dell'assurdo (se vi è piaciuto l'Angelo Sterminatore di Buñuel questo manga è un must read secondo me); ma anche a chi cerca un'opera che si discosti da tutte le altre, che sia controcorrente ma interessante.
Le storie raccontate sono perlopiù legate al genere dell'assurdo e del grottesco, condite con elementi di humor nero/critica sociale ed arricchite da scene splatter e nonsense. Gli argomenti trattati spaziano dall'horror al drammatico, passando dal sentimentale al poliziesco e così via.
Personalmente ho trovato le prime pagine un qualcosa di eccezionale, perché sanno trasmettere forti messaggi utilizzando solo UNA facciata di una pagina, cosa che non è da poco.
Pur non avendo una vera e propria trama questo manga è riuscito ad appassionarmi, non solo perché alcuni disegni sono davvero strabilianti, ma anche per alcune scelte di realizzazione delle storie, nonché per gli spunti di riflessione che alcune storie forniscono.
Consiglio questo manga agli appassionati dello splatter e dell'assurdo (se vi è piaciuto l'Angelo Sterminatore di Buñuel questo manga è un must read secondo me); ma anche a chi cerca un'opera che si discosti da tutte le altre, che sia controcorrente ma interessante.