Shino non sa dire il suo nome
Attenzione: questa recensione potrebbe contenere lievi spoiler.
Shino-chan non riesce a dire il suo stesso nome.
Shino Ooshima è una ragazza al primo anno delle superiori che soffre di balbuzie tanto da avere, appunto, difficoltà solamente a pronunciare il proprio nome. Questo problema le ha sempre provocato imbarazzi e ansie, essendo la ragazza incapace di sostenere una conversazione con gli altri e vivendo costantemente nella paura di essere sbeffeggiata. Un giorno tuttavia conoscerà Kayo, una compagna di classe un po' particolare, anche lei in qualche modo affetta da una "carenza" di autostima dovuta tuttavia a un altro fattore: la ragazza è tanto talentuosa a suonare la chitarra quanto irrimediabilmente stonata nel canto. Lei però a differenza di Shino, molto più emotiva e sensibile, tende a mascherare le proprie emozioni dietro a un atteggiamento scontroso e rude.
Sarà proprio grazie a Kayo che Shino si accorgerà di essere dotata di una bellissima voce, e soprattutto che le proprie abilità canore non sono minimamente toccate dalla balbuzie. Ciò segnerà così l'inizio di un'amicizia/sodalizio tra le due ragazze in vista dell'imminente festival scolastico: Shino canterà, mentre Kayo la accompagnerà alla chitarra. Sarà un'occasione per la protagonista di riuscire finalmente a superare le proprie ansie? O l'insicurezza e la paura del giudizio altrui avranno il sopravvento?
L'adolescenza è forse l'età più critica nello sviluppo di un essere umano, perché è in questa fase che si verificano le trasformazioni fisiologiche, la maturazione sessuale e la definizione di una propria identità, ottenuta dal sempre più marcato distacco dai genitori e dal progressivo processo di autonomia, che sostanzialmente nell'arco di alcuni anni porta il bambino all'età adulta. È ovvio che per la realizzazione di ciò gli adolescenti trovino nell'inserimento al gruppo dei coetanei la loro affermazione, com'è ovvio che simili cambiamenti nel giro di pochissimi anni provochino una situazione di insicurezza e instabilità, che può essere ulteriormente aggravata da numerosi altri fattori; la balbuzie, una forma di difficoltà nell'eloquio, di certo gioca un ruolo cruciale.
La difficoltà nel comunicare molto spesso espone l'adolescente che ne è affetto a derisione da parte dei coetanei, soffocandone la libertà espressiva fino a costringerlo a richiudersi in sé stesso, e in questo modo determinandone la mancanza di fiducia in sé e negli altri, nonché l'assenza del sostegno e del conforto che sono necessari alla crescita.
Shino infatti vive le proprie giornate sovrastata dalla paura di essere interpellata da qualcuno; quando è da sola si esercita ossessivamente e si ripromette di impegnarsi a trovare degli amici, ma alla prima occasione che le si presenta va completamente nel panico, incorrendo puntualmente in una totale disfatta. Noi spettatori fin dalle prime pagine assistiamo impotenti alle numerose gaffe collezionate dalla protagonista, che ne vanno a minare l'animo e a condizionare le scelte; il suo livello di autostima, già di per sé sottoterra, sprofonda sempre di più, oppresso e calpestato dall'estraneo ambiente a lei circostante. Shino ha paura del contatto, dei rapporti con gli altri, arrivando persino a credere che solo fuggendo dalle persone, solo diventando invisibile potrebbe trovare un po' di tranquillità, senza rendersi conto che le proprie insicurezze derivano prima di tutto dalla visione che ha di sé stessa.
Il riscatto e la voglia di mettersi in gioco possono essere trovati solo grazie al calore del prossimo, al sostegno delle altre persone nelle più piccole cose, che se per una persona normale possono significare ben poco, agli occhi della fragile Shino illuminano il freddo mondo esterno a cui la ragazza cerca di rendersi invisibile.
Shuzou Oshimi è un autore che pone particolare attenzione alle relazioni interpersonali. Aku no Hana (I Fiori del Male), la sua opera più famosa, analizza le pulsioni degli esseri umani, il fascino che il "male" esercita su di loro e il l'eterno conflitto interiore che li divide tra la purezza d'animo e l'oscurità, l'autodistruzione. I riferimenti baudelairiani sono apprezzabili fin dal titolo, così come i contenuti; inoltre Oshimi è dotato di indubbie capacità nel tratteggiare la psicologia dei suoi personaggi, tanto che la sua opera magna è ritenuta una delle migliori del suo genere. Shino-chan non cerca di raggiungere un tale livello di profondità, ma contiene, seppur in uno stile e livello differente, tutti i pregi tipici della narrazione dell'autore. Avremo in questo caso una storia leggera, dolce, non eccessivamente tragica o pesante né tanto meno lunga, ma che anzi si consuma in un tempo forse troppo ridotto; tuttavia non è priva di numerose e ricercate riflessioni sulla condizione della protagonista, e sebbene un andamento più calmo avrebbe permesso di soffermarsi di più sulla trama e sulla caratterizzazione dei personaggi il risultato finale è più che soddisfacente.
Il tratto è quello classico del maestro, pulito e delicato, senza troppi dettagli ma molto piacevole agli occhi. Le tavole sono bene impostate e la regia è tutto sommato buona, inoltre apprezzo sempre in questo autore un utilizzo dei retini ben calibrato, mai eccessivamente invadente.
Originale e scorrevole, questa piccola opera è consigliata a chiunque voglia godersi uno slice of life dolce e leggero, ma non privo di spunti di riflessione.
Shino-chan non riesce a dire il suo stesso nome.
Shino Ooshima è una ragazza al primo anno delle superiori che soffre di balbuzie tanto da avere, appunto, difficoltà solamente a pronunciare il proprio nome. Questo problema le ha sempre provocato imbarazzi e ansie, essendo la ragazza incapace di sostenere una conversazione con gli altri e vivendo costantemente nella paura di essere sbeffeggiata. Un giorno tuttavia conoscerà Kayo, una compagna di classe un po' particolare, anche lei in qualche modo affetta da una "carenza" di autostima dovuta tuttavia a un altro fattore: la ragazza è tanto talentuosa a suonare la chitarra quanto irrimediabilmente stonata nel canto. Lei però a differenza di Shino, molto più emotiva e sensibile, tende a mascherare le proprie emozioni dietro a un atteggiamento scontroso e rude.
Sarà proprio grazie a Kayo che Shino si accorgerà di essere dotata di una bellissima voce, e soprattutto che le proprie abilità canore non sono minimamente toccate dalla balbuzie. Ciò segnerà così l'inizio di un'amicizia/sodalizio tra le due ragazze in vista dell'imminente festival scolastico: Shino canterà, mentre Kayo la accompagnerà alla chitarra. Sarà un'occasione per la protagonista di riuscire finalmente a superare le proprie ansie? O l'insicurezza e la paura del giudizio altrui avranno il sopravvento?
L'adolescenza è forse l'età più critica nello sviluppo di un essere umano, perché è in questa fase che si verificano le trasformazioni fisiologiche, la maturazione sessuale e la definizione di una propria identità, ottenuta dal sempre più marcato distacco dai genitori e dal progressivo processo di autonomia, che sostanzialmente nell'arco di alcuni anni porta il bambino all'età adulta. È ovvio che per la realizzazione di ciò gli adolescenti trovino nell'inserimento al gruppo dei coetanei la loro affermazione, com'è ovvio che simili cambiamenti nel giro di pochissimi anni provochino una situazione di insicurezza e instabilità, che può essere ulteriormente aggravata da numerosi altri fattori; la balbuzie, una forma di difficoltà nell'eloquio, di certo gioca un ruolo cruciale.
La difficoltà nel comunicare molto spesso espone l'adolescente che ne è affetto a derisione da parte dei coetanei, soffocandone la libertà espressiva fino a costringerlo a richiudersi in sé stesso, e in questo modo determinandone la mancanza di fiducia in sé e negli altri, nonché l'assenza del sostegno e del conforto che sono necessari alla crescita.
Shino infatti vive le proprie giornate sovrastata dalla paura di essere interpellata da qualcuno; quando è da sola si esercita ossessivamente e si ripromette di impegnarsi a trovare degli amici, ma alla prima occasione che le si presenta va completamente nel panico, incorrendo puntualmente in una totale disfatta. Noi spettatori fin dalle prime pagine assistiamo impotenti alle numerose gaffe collezionate dalla protagonista, che ne vanno a minare l'animo e a condizionare le scelte; il suo livello di autostima, già di per sé sottoterra, sprofonda sempre di più, oppresso e calpestato dall'estraneo ambiente a lei circostante. Shino ha paura del contatto, dei rapporti con gli altri, arrivando persino a credere che solo fuggendo dalle persone, solo diventando invisibile potrebbe trovare un po' di tranquillità, senza rendersi conto che le proprie insicurezze derivano prima di tutto dalla visione che ha di sé stessa.
Il riscatto e la voglia di mettersi in gioco possono essere trovati solo grazie al calore del prossimo, al sostegno delle altre persone nelle più piccole cose, che se per una persona normale possono significare ben poco, agli occhi della fragile Shino illuminano il freddo mondo esterno a cui la ragazza cerca di rendersi invisibile.
Shuzou Oshimi è un autore che pone particolare attenzione alle relazioni interpersonali. Aku no Hana (I Fiori del Male), la sua opera più famosa, analizza le pulsioni degli esseri umani, il fascino che il "male" esercita su di loro e il l'eterno conflitto interiore che li divide tra la purezza d'animo e l'oscurità, l'autodistruzione. I riferimenti baudelairiani sono apprezzabili fin dal titolo, così come i contenuti; inoltre Oshimi è dotato di indubbie capacità nel tratteggiare la psicologia dei suoi personaggi, tanto che la sua opera magna è ritenuta una delle migliori del suo genere. Shino-chan non cerca di raggiungere un tale livello di profondità, ma contiene, seppur in uno stile e livello differente, tutti i pregi tipici della narrazione dell'autore. Avremo in questo caso una storia leggera, dolce, non eccessivamente tragica o pesante né tanto meno lunga, ma che anzi si consuma in un tempo forse troppo ridotto; tuttavia non è priva di numerose e ricercate riflessioni sulla condizione della protagonista, e sebbene un andamento più calmo avrebbe permesso di soffermarsi di più sulla trama e sulla caratterizzazione dei personaggi il risultato finale è più che soddisfacente.
Il tratto è quello classico del maestro, pulito e delicato, senza troppi dettagli ma molto piacevole agli occhi. Le tavole sono bene impostate e la regia è tutto sommato buona, inoltre apprezzo sempre in questo autore un utilizzo dei retini ben calibrato, mai eccessivamente invadente.
Originale e scorrevole, questa piccola opera è consigliata a chiunque voglia godersi uno slice of life dolce e leggero, ma non privo di spunti di riflessione.