Psychophonic Dream
Surrealistic pillow
La Self Area di Lucca Comics, in piazza San Romano, è uno spazio dedicato a quegli autori che, poco influenzati dal mercato main stream, vogliono esprimersi autonomamente, senza limiti alla propria creatività. Insomma si tratta un luogo estremamente intrigante, imprescindibile per l'appassionato visitatore, ribollente di accattivanti autoproduzioni e brulicante di giovani e agguerriti talenti pronti a emergere. Quest'anno (2014), una delle scoperte più interessanti del padiglione è stato il volumetto PsychophONIc dream di Asu.
Sfogliando le prime tavole si viene subito attratti dalla raffinatezza dei disegni e dalla delicatezza dei cromatismi, sfumati e cangianti dai toni pastello. La grazia e la sinuosità del tratto caratterizza figure dal gusto vagamente classicista che strizzano l'occhio allo stile fresco ed essenziale del manga: corpi sensuali, sguardi languidi e ammalianti, capelli fluttuanti, scenari evanescenti e astratti; il tutto descrive in maniera un po' leziosa ma efficace la materia incorporea del sogno, resa ancor più eloquente dalla incostante scansione delle vignette, ora inquadrate e rigorose, ora libere e dinamiche. Come spesso accade nei sogni, non ci sono dialoghi e parole (almeno fino alle rivelatrici battute finali) e il racconto procede unicamente sul piano delle immagini e dei suoni. Già, perché i suoni e la musica rivestono una componente non secondaria nell'economia del racconto, che si presterebbe plausibilmente anche ad una trasposizione animata in cortometraggio.
Procedendo fra le poche pieghe dell'esile trama, si viene risucchiati in un vortice visionario via via sempre più inquietante, a tratti angosciante, che sfocia apertamente in scene che tramutano il sogno in un vero e proprio incubo dal sapore squisitamente horror. Sempre ben orchestrata è la regia delle inquadrature che induce a una lettura estremamente fluida e scorrevole, al punto da dare l'impressione che la storia termini fin troppo presto. Infatti il viaggio onirico e surreale (quando non letteralmente surrealista) di Namie volge improvvisamente al termine proprio quando il lettore, avvinto dal susseguirsi degli eventi, comincia ad affezionarsi alla nostra ieratica e misteriosa protagonista, e quando compaiono i primi rassicuranti dialoghi. E' d'uopo sottolineare a tal proposito che la storia in questione è da considerarsi come introduzione e proemio al web comic 2 find U, più corposo e articolato, incentrato appunto sulle avventure di Namie. Quanto agli altri personaggi, ancorché carichi di un certo fascino, funzionali al loro ruolo risultano poco più che fugaci apparizioni.
Quantunque i simboli e le domande disseminate fra le pagine del fumetto sono tanti da far arrovellare e fantasticare anche gli intelletti più affinati a tale esercizio, tuttavia la meticolosa autrice ha sentito comunque la necessità di prendere per mano il lettore e di fornire, a suo uso e consumo, una puntuale quanto didascalica chiave di lettura interpretativa a postfazione dell'opera, non senza accompagnarla da splendide illustrazioni riassuntive. Una nota di merito va all'edizione, rigorosamente autoprodotta, che vanta un'ottima elaborazione in fase di post-produzione e stampa tipografica. Ottime anche la rilegatura e la qualità della carta.
Insomma, PsychophONIc dream è una piccola gemma scaturita dal magma del panorama fumettistico underground italico che, anche alla luce del prezzo irrisorio, vale senz'altro la pena di acquistare, in attesa di scoprire qualcosa in più sul mondo di Namie.
La Self Area di Lucca Comics, in piazza San Romano, è uno spazio dedicato a quegli autori che, poco influenzati dal mercato main stream, vogliono esprimersi autonomamente, senza limiti alla propria creatività. Insomma si tratta un luogo estremamente intrigante, imprescindibile per l'appassionato visitatore, ribollente di accattivanti autoproduzioni e brulicante di giovani e agguerriti talenti pronti a emergere. Quest'anno (2014), una delle scoperte più interessanti del padiglione è stato il volumetto PsychophONIc dream di Asu.
Sfogliando le prime tavole si viene subito attratti dalla raffinatezza dei disegni e dalla delicatezza dei cromatismi, sfumati e cangianti dai toni pastello. La grazia e la sinuosità del tratto caratterizza figure dal gusto vagamente classicista che strizzano l'occhio allo stile fresco ed essenziale del manga: corpi sensuali, sguardi languidi e ammalianti, capelli fluttuanti, scenari evanescenti e astratti; il tutto descrive in maniera un po' leziosa ma efficace la materia incorporea del sogno, resa ancor più eloquente dalla incostante scansione delle vignette, ora inquadrate e rigorose, ora libere e dinamiche. Come spesso accade nei sogni, non ci sono dialoghi e parole (almeno fino alle rivelatrici battute finali) e il racconto procede unicamente sul piano delle immagini e dei suoni. Già, perché i suoni e la musica rivestono una componente non secondaria nell'economia del racconto, che si presterebbe plausibilmente anche ad una trasposizione animata in cortometraggio.
Procedendo fra le poche pieghe dell'esile trama, si viene risucchiati in un vortice visionario via via sempre più inquietante, a tratti angosciante, che sfocia apertamente in scene che tramutano il sogno in un vero e proprio incubo dal sapore squisitamente horror. Sempre ben orchestrata è la regia delle inquadrature che induce a una lettura estremamente fluida e scorrevole, al punto da dare l'impressione che la storia termini fin troppo presto. Infatti il viaggio onirico e surreale (quando non letteralmente surrealista) di Namie volge improvvisamente al termine proprio quando il lettore, avvinto dal susseguirsi degli eventi, comincia ad affezionarsi alla nostra ieratica e misteriosa protagonista, e quando compaiono i primi rassicuranti dialoghi. E' d'uopo sottolineare a tal proposito che la storia in questione è da considerarsi come introduzione e proemio al web comic 2 find U, più corposo e articolato, incentrato appunto sulle avventure di Namie. Quanto agli altri personaggi, ancorché carichi di un certo fascino, funzionali al loro ruolo risultano poco più che fugaci apparizioni.
Quantunque i simboli e le domande disseminate fra le pagine del fumetto sono tanti da far arrovellare e fantasticare anche gli intelletti più affinati a tale esercizio, tuttavia la meticolosa autrice ha sentito comunque la necessità di prendere per mano il lettore e di fornire, a suo uso e consumo, una puntuale quanto didascalica chiave di lettura interpretativa a postfazione dell'opera, non senza accompagnarla da splendide illustrazioni riassuntive. Una nota di merito va all'edizione, rigorosamente autoprodotta, che vanta un'ottima elaborazione in fase di post-produzione e stampa tipografica. Ottime anche la rilegatura e la qualità della carta.
Insomma, PsychophONIc dream è una piccola gemma scaturita dal magma del panorama fumettistico underground italico che, anche alla luce del prezzo irrisorio, vale senz'altro la pena di acquistare, in attesa di scoprire qualcosa in più sul mondo di Namie.