Secret (Yoshiki Tonogai)
Ok, forse sarà il leggero deja vu dovuto alla visione e lettura di svariati thriller.
Oppure potrebbe essere quella vena intuitiva che alberga in me fin dalla nascita.
Fatto sta che il manga di Yoshiki Tonogai proprio non riesce a sorprendere, dalla prima all'ultima pagina.
I protagonisti sembrano vittime nelle vittime, il vero villain della storia fa tanto il furbo ma alla fine poi è tutto tranne che furbo.
E poi il finale, ne vogliamo parlare?
Probabilmente l'avrebbe intuito anche chi avesse letto solo il terzo numero del manga.
Cosa resta da salvare?
Beh direi il tentativo di creare qualcosa di buono, non certo alternativo.
Oppure potrebbe essere quella vena intuitiva che alberga in me fin dalla nascita.
Fatto sta che il manga di Yoshiki Tonogai proprio non riesce a sorprendere, dalla prima all'ultima pagina.
I protagonisti sembrano vittime nelle vittime, il vero villain della storia fa tanto il furbo ma alla fine poi è tutto tranne che furbo.
E poi il finale, ne vogliamo parlare?
Probabilmente l'avrebbe intuito anche chi avesse letto solo il terzo numero del manga.
Cosa resta da salvare?
Beh direi il tentativo di creare qualcosa di buono, non certo alternativo.
Terzo capitolo della saga di Yoshiki Tonogay, Secret rappresenta a mio avviso la più deludente tra le sue opere, confermando la parabola discendente del mangaka.
Lo schema è simile a quello dei due capitoli precedenti, ma con delle peculiarità non da poco: un professore convoca i suoi studenti dicendogli che tra loro ci sono tre assassini e che hanno una settimana di tempo per scoprire di chi si tratta, altrimenti andrà alla polizia a denunciarli. Da questo momento, inizia la ricerca del protagonista e dei suoi amici, con un occhio ad uno strano incidente stradale in cui l'autobus dei ragazzi era stato coinvolto poco tempo prima.
La trama è ricca di rivelazioni e colpi di scena, i quali tuttavia risultano spesso confusi e poco plausibili. A ciò si aggiunga che, una volta arrivati a questo punto, si iniziano ad intuire i meccanismi che l'autore utilizza, come i "falsi colpevoli" et similia. Ecco, credo che l'incapacità di innovarsi realmente sia il principale difetto che ha colpito il mangaka e - di conseguenza - la sua opera ultima.
Il disegno è il solito di Tonogai; non si nota una grande evoluzione rispetto a quando ha cominciato (probabilmente vista anche la brevità dei suoi lavori). Ovvio che la qualità dello stile è questione soggettiva, ma resta il dato oggettivo che i disegni sono a volte troppo spigolosi e nelle situazioni più concitate si fatica a distinguere un personaggio dall'altro.
E proprio i personaggi sono un'altra pecca del manga. E' vero che Tonogai ha sempre teso a stereotiparli un po', anche perché il giallo da camera chiusa presta molto il fianco a questo inconveniente, ma qui secondo me raggiungiamo davvero dei livelli patologici, tali per cui alla fine della lettura te ne restano in testa due o tre e molti sanno di già visto.
Nulla da ridire con riferimento all'edizione J-Pop, come al solito estremamente curata.
In conclusione, tante sono le pecche: resta il punto positivo del, che ti spinge comunque ad andare avanti fino alla fine, ma non c'è paragone con Doubt o Judge. C'è molto di meglio, anche dell'autore stesso.
Lo schema è simile a quello dei due capitoli precedenti, ma con delle peculiarità non da poco: un professore convoca i suoi studenti dicendogli che tra loro ci sono tre assassini e che hanno una settimana di tempo per scoprire di chi si tratta, altrimenti andrà alla polizia a denunciarli. Da questo momento, inizia la ricerca del protagonista e dei suoi amici, con un occhio ad uno strano incidente stradale in cui l'autobus dei ragazzi era stato coinvolto poco tempo prima.
La trama è ricca di rivelazioni e colpi di scena, i quali tuttavia risultano spesso confusi e poco plausibili. A ciò si aggiunga che, una volta arrivati a questo punto, si iniziano ad intuire i meccanismi che l'autore utilizza, come i "falsi colpevoli" et similia. Ecco, credo che l'incapacità di innovarsi realmente sia il principale difetto che ha colpito il mangaka e - di conseguenza - la sua opera ultima.
Il disegno è il solito di Tonogai; non si nota una grande evoluzione rispetto a quando ha cominciato (probabilmente vista anche la brevità dei suoi lavori). Ovvio che la qualità dello stile è questione soggettiva, ma resta il dato oggettivo che i disegni sono a volte troppo spigolosi e nelle situazioni più concitate si fatica a distinguere un personaggio dall'altro.
E proprio i personaggi sono un'altra pecca del manga. E' vero che Tonogai ha sempre teso a stereotiparli un po', anche perché il giallo da camera chiusa presta molto il fianco a questo inconveniente, ma qui secondo me raggiungiamo davvero dei livelli patologici, tali per cui alla fine della lettura te ne restano in testa due o tre e molti sanno di già visto.
Nulla da ridire con riferimento all'edizione J-Pop, come al solito estremamente curata.
In conclusione, tante sono le pecche: resta il punto positivo del, che ti spinge comunque ad andare avanti fino alla fine, ma non c'è paragone con Doubt o Judge. C'è molto di meglio, anche dell'autore stesso.