Short Cuts
I due volumi di "Short cuts" (1998) sono la traslazione della tecnica e della sagacia di "Palepoli" (1996) in un ambito meno di nicchia, più per la massa - ma ci sarebbe da ridire al riguardo. "Short cuts", infatti, presenta anch'esso scenette (all'incirca 200), ma questa volta non a 4, ma a 9 cornici. Dopo un'adolescenza passata a studiare arte, dopo un intermezzo di butou, dopo un po' di anni passati nell'underground giapponese di Garo, Furuya riesce ad ottenere un contratto con Young Sunday. Può sembrare una rinuncia alla propria indipendenza, ma in un'intervista del 2000 l'Autore dichiara di essere comunque in un qualche modo felice di ciò, o almeno di non essere più preoccupato dall'avere un'estrema libertà artistica.
La differenza tematica fra Palepoli e Short cuts è notevole. Vengono a mancare i disegni sessuali e sanguinolenti più espliciti ed il tema di base, che inizialmente doveva girare attorno a Leonardo da Vinci, diviene incentrato sulle ko-gal. È meramente un pretesto, c'è da dire, poiché Furuya inizia a sovraccaricare le sue pagine con tanti ulteriori personaggi che, come al suo solito, poi van via, ritornano, ricompaiono velocemente, mutano. Per quanto la parte più sperimentale di Furuya qui manchi, c'è la sua parte più ironica, pungente e divertente. Credo di non essermi mai tanto divertito ultimamente leggendo un manga. Un'ironia sopraffina, stante anche una grande traduzione inglese di Akemi Wegmuller e Yuji Oniki, ha permesso a Furuya di esplicare il massimo della sua arte. Non è affatto facile divertire il lettore per due volumi interi, oltretutto commischiando ironia e sperimentalismo, che tende a tornare lievemente nel secondo tomo. Citazioni continue ad artisti underground come Aphex Twin, ad artisti intramontabili come Michelangelo, a sé stesso, al lettore, semicritiche sociali del mondo enjo-kosai, poche, ma splendide pagine di riflessione, melanconiche e bellissime.
Per me un'opera straordinaria che dimostra come un grande artista, oltretutto autore quasi completo non avendo utilizzato molto la figura dell'assistente, sia capace di mettere tutto sé stesso anche in condizioni più commerciali, con i lacci imposti dall'industria e dal mercato.
La differenza tematica fra Palepoli e Short cuts è notevole. Vengono a mancare i disegni sessuali e sanguinolenti più espliciti ed il tema di base, che inizialmente doveva girare attorno a Leonardo da Vinci, diviene incentrato sulle ko-gal. È meramente un pretesto, c'è da dire, poiché Furuya inizia a sovraccaricare le sue pagine con tanti ulteriori personaggi che, come al suo solito, poi van via, ritornano, ricompaiono velocemente, mutano. Per quanto la parte più sperimentale di Furuya qui manchi, c'è la sua parte più ironica, pungente e divertente. Credo di non essermi mai tanto divertito ultimamente leggendo un manga. Un'ironia sopraffina, stante anche una grande traduzione inglese di Akemi Wegmuller e Yuji Oniki, ha permesso a Furuya di esplicare il massimo della sua arte. Non è affatto facile divertire il lettore per due volumi interi, oltretutto commischiando ironia e sperimentalismo, che tende a tornare lievemente nel secondo tomo. Citazioni continue ad artisti underground come Aphex Twin, ad artisti intramontabili come Michelangelo, a sé stesso, al lettore, semicritiche sociali del mondo enjo-kosai, poche, ma splendide pagine di riflessione, melanconiche e bellissime.
Per me un'opera straordinaria che dimostra come un grande artista, oltretutto autore quasi completo non avendo utilizzato molto la figura dell'assistente, sia capace di mettere tutto sé stesso anche in condizioni più commerciali, con i lacci imposti dall'industria e dal mercato.