King of Eden
«King of Eden» scritto da Takashi Nagasaki e disegnato dall'esordiente Lee Sangcheol è un opera promettente che si perde negli ultimi numeri, colpevole di prendere spunti da luoghi comuni e banali.
Un virus si diffonde nel mondo sterminando intere città, i resti dei cadaveri ammassati per strada mostrano segni evidenti sui propri corpi evidenziando che non si tratta di un normale morbo. I pochi sopravvissuti mostrano un comportamento bizzarro, malsano, e presto si scoprirà che alcuni uomini lo utilizzano per i propri tornaconti diffondendolo in luoghi sperduti, quasi come se fossero esperimenti, test, per un qualcosa che deve avvenire, per minacciare il mondo intero.
La storia non ci si limita a mostrarci un singolo luogo, non saremo limitati da culture locali, viaggeremo in tante nazioni insieme ai vari protagonisti. I primi numeri sono promettenti, ci saranno scene molto crude, si combatterà senza saltare mai le scene di azione, vi saranno aneddoti interessanti, fino alla scena della tomba, ben narrata. Poi ci si perde nel tentativo di creare un intrigo internazionale, gli stessi politici diventano protagonisti di una storia che non appartiene a loro. Si creano aspettative alte sul finale, si preannuncia una sorta di battaglia per la sopravvivenza, una battaglia che non vedremo, l'azione verrà completamente eliminata nel finale, così come la componente horror, lasciando spazio a spiegazioni quasi infantili su argomenti molto noti, i misteri verranno tutti svelati, ma la sensazione che il lettore potrebbe avere al termine, più che di soddisfazione o di compiacimento nel leggerlo, potrebbe sentirsi deluso rispetto alle buone premesse iniziali.
Vi sono tanti misteri dell'antichità inspiegabili più o meno noti, popoli, culture ormai scomparse sepolte nella nostra storia, racconti tanto affascinanti quanto inquietanti su cui sarebbe interessante leggere un qualche approfondimento. Una storia articolata e basata sull'archeologia risulta molto interessante a patto che non si mostri banale, che non tratti di argomenti tante volte utilizzati e risaputi. Eppure "King of Eden" non aggiunge nulla, non suggerisce nulla di nuovo, fallisce nel tentativo di invogliare il lettore ad approfondire quanto legge. Per chi ha avuto il piacere di imbattersi in "Shiki" di Fuyumi Ono noterà cosa accomuni le due storie. Ci ritroveremo quasi a leggere una buona tesi universitaria, piena di note più o meno interessanti, su argomenti molto noti.
I disegni sono molto realistici ricordano più i fumetti italiani che quelli nipponici, in particolare molte le assomiglianze con Martin Mystère, possono quindi o piacere o infastidire, ma la sensazione che si ha nel leggerla è quella di trovarsi di fronte ad una storia poco riuscita del famoso personaggio. L'autore è già noto per aver aiutato nei testi Naoki Urusawa in varie opere, ci si aspetta quindi una storia di grande spessore piena di intrighi su larga scala, il problema è la base debole su cui poggia il tutto. Fra i vari personaggi spiccano Taeje e le due ragazze, Aya e Rua, ma nessuno rimane impresso nel lettore, sono personaggi dimenticabili.
Consigliato a chi cerca una storia discreta senza pretese con alcuni aneddoti interessanti.
Un virus si diffonde nel mondo sterminando intere città, i resti dei cadaveri ammassati per strada mostrano segni evidenti sui propri corpi evidenziando che non si tratta di un normale morbo. I pochi sopravvissuti mostrano un comportamento bizzarro, malsano, e presto si scoprirà che alcuni uomini lo utilizzano per i propri tornaconti diffondendolo in luoghi sperduti, quasi come se fossero esperimenti, test, per un qualcosa che deve avvenire, per minacciare il mondo intero.
La storia non ci si limita a mostrarci un singolo luogo, non saremo limitati da culture locali, viaggeremo in tante nazioni insieme ai vari protagonisti. I primi numeri sono promettenti, ci saranno scene molto crude, si combatterà senza saltare mai le scene di azione, vi saranno aneddoti interessanti, fino alla scena della tomba, ben narrata. Poi ci si perde nel tentativo di creare un intrigo internazionale, gli stessi politici diventano protagonisti di una storia che non appartiene a loro. Si creano aspettative alte sul finale, si preannuncia una sorta di battaglia per la sopravvivenza, una battaglia che non vedremo, l'azione verrà completamente eliminata nel finale, così come la componente horror, lasciando spazio a spiegazioni quasi infantili su argomenti molto noti, i misteri verranno tutti svelati, ma la sensazione che il lettore potrebbe avere al termine, più che di soddisfazione o di compiacimento nel leggerlo, potrebbe sentirsi deluso rispetto alle buone premesse iniziali.
Vi sono tanti misteri dell'antichità inspiegabili più o meno noti, popoli, culture ormai scomparse sepolte nella nostra storia, racconti tanto affascinanti quanto inquietanti su cui sarebbe interessante leggere un qualche approfondimento. Una storia articolata e basata sull'archeologia risulta molto interessante a patto che non si mostri banale, che non tratti di argomenti tante volte utilizzati e risaputi. Eppure "King of Eden" non aggiunge nulla, non suggerisce nulla di nuovo, fallisce nel tentativo di invogliare il lettore ad approfondire quanto legge. Per chi ha avuto il piacere di imbattersi in "Shiki" di Fuyumi Ono noterà cosa accomuni le due storie. Ci ritroveremo quasi a leggere una buona tesi universitaria, piena di note più o meno interessanti, su argomenti molto noti.
I disegni sono molto realistici ricordano più i fumetti italiani che quelli nipponici, in particolare molte le assomiglianze con Martin Mystère, possono quindi o piacere o infastidire, ma la sensazione che si ha nel leggerla è quella di trovarsi di fronte ad una storia poco riuscita del famoso personaggio. L'autore è già noto per aver aiutato nei testi Naoki Urusawa in varie opere, ci si aspetta quindi una storia di grande spessore piena di intrighi su larga scala, il problema è la base debole su cui poggia il tutto. Fra i vari personaggi spiccano Taeje e le due ragazze, Aya e Rua, ma nessuno rimane impresso nel lettore, sono personaggi dimenticabili.
Consigliato a chi cerca una storia discreta senza pretese con alcuni aneddoti interessanti.