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deco88e

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9,5
"Sono un uccello migratore.
Su una reggetta,
in un sol grido la mia ombra vola.
Oggi puoi trovarmi qui,
domani altrove.
Così è la mia vita infame,
scritta di getto.
La sacrifico per ogni tavola
su cui lavorerò.
Proprio come Okikusama,
morta per niente."

Queste sono le prime parole di "Elegia in rosso" di Seiichi Hayashi pubblicato tra il 1970 e il 1971 sulle pagine di “Garo”.

Queste prime frasi hanno una duplice funzione: sono un messaggio diretto che l’autore fa al lettore esternando il proprio umore e l’impegno messo nel suo lavoro, contemporaneamente però delineano la psicologia del protagonista maschile, Ichiro Nishimoto, introdotto nella pagina seguente.
Il modo in cui viene introdotto è alquanto particolare, lo troviamo discutere su uno sfondo completamento bianco con un cartoon dalle fattezze metà umane e metà calamaio; ovviamente la scena che stiamo guardando non rappresenta la realtà ma l’inconscio di Ichiro, stressato a causa del lavoro. Il bianco di sfondo rappresenta la bolla dei suoi pensieri e il cartoon è un’estensione del suo io.
È evidente che "Elegia in rosso" sia un'opera estremamente stratificata sia per cosa vuole raccontare, sia per come lo vuole fare.

Hayashi ci racconta frammenti della vita di Ichiro e Sachiko, la giovane coppia protagonista, ed in particolare i problemi lavorativi, sociali, familiari e relazionali che devono affrontare. Lui è un animatore part-time sottopagato, lei si sente schiacciata da una società che la vuole relegata a una vita familiare. Il loro rapporto è caratterizzato da alti e bassi, piccoli momenti di complicità e altri di incomprensione e incomunicabilità che si andranno a fare sempre più presenti con il progredire della storia.

Se con le tematiche affrontate il fumetto fotografa abbastanza bene la società del Giappone a cavallo tra gli anni sessanta e settanta è pero con il disegno che l’opera fa un ulteriore passo di qualità. Dal punto di vista grafico "Elegia in rosso" è un gekiga eclettico dove vari stili si mescolano insieme in base a cosa vuole comunicare l’autore.

Per quanto riguardo lo sfondo due sono le principali soluzione adottate. Uno sfondo completamente bianco, spesso per gli interni dell’appartamento di Ichiro e Sachiko, che può avere varie interpretazioni. Può avere la stessa funzione della tavola descritta precedentemente dove i personaggi si isolano nei loro tormenti escludendo tutto il resto, oppure può sottolineare la distanza che c’è nella coppia, la solitudine e l’insoddisfazione del loro rapporto.
Per gli esterni invece le cose cambiano, sono ricchi di particolari, retini, tratteggi; il nero si fa molto presente; i contrasti tra zone illuminate e in ombra sono particolarmente incisivi e danno una sensazione di forte realismo alle scene.
Non mancano poi i riferimenti agli ukiyo-e: ciliegi in fiore, fulmini, pioggia che bene sottolineano l’umore dei protagonisti. Oltre ai riferimenti alle stampe artistiche giapponesi l’autore fa utilizzo anche di notan partendo da fotografie reali e sintetizzandole in una bicromia di luce ed ombra; esempio di questo si può trovare nei TV frame nelle prime pagine.

Particolare attenzione è rivolta al character design. Le figure maschili mature, come il padre di Sachiko o un uomo sullo sfondo, vengono raffigurati con tratti particolarmente realistici, forse ad indicare i segni delle difficoltà che hanno superato nel corso della vita. Al contrario i protagonisti e i propri coetanei, che da poco sono venuti a contatto con le difficoltà della vita quotidiana, vengono rappresentati con una linea semplice, molto spesso di profilo o di tre quarti e quasi totalmente privi di ombreggiature se non per qualche piega sui vestiti.
È interessante notare però come nei momenti di particolare tragicità il tratto di questi personaggi muta, il volto viene quasi o completamente nascosto e ci si concentra su un taglio d’occhi, una mano estremamente realistica.
Tra le varie tavole interessati due risultano a mio avviso particolarmente incisive.

L’estasi del rapporto sessuale tra Ichiro e Sachiko è disegnato con un tratto particolarmente spesso e le due figure, irriconoscibili l’una dall’altra, sono caratterizzate esclusivamente dal volto e da una mano perfettamente speculari mentre i loro corpi sono fusi insieme. Alle loro spalle invece brilla una stella, elemento ricorrente nell’opera.
Altra tavola d’impatto è quella in cui Ichiro porta il proprio fumetto ad un editor. Abbiamo una prospettiva centrale particolarmente accentuata; al centro della stanza si staglia un uomo senza volto con i piedi e le mani appena abbozzate e il vestito e i capelli realistici. Alle sue spalle due bambini giocano a palla ed in lontananza un aereo sembra precipitare.
Con questa immagine surreale l’autore sembra volerci suggerire l’ansia del ragazzo distorcendo la stanza con la prospettiva e la riverenza che prova nei confronti dell’uomo senza volto, mentre le due scene sullo sfondo potrebbero indicare l’infrangersi dei sogni infantili.

"Elegia in rosso" è un’opera che stupisce molte volte nella sua lettura, se si riesce a darle l'opportunità.


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bob71

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
Il fumetto è per sua stessa natura un'arte di sottrazione e di sintesi. A differenza di quanto accade nel cinema, le vignette catturano e congelano solo pochi fotogrammi-chiave nella continuità dell’azione, ed è in questa sintesi che il fumettista mette in pratica la propria abilità narrativa. Si pensi a una striscia umoristica o alla scansione dinamica di una scena di combattimento: in questi due casi non c'è bisogno di ragionare troppo per interpretare le immagini, grazie alla capacità del fumettista di controllare e manipolare il ritmo dell’azione. Questa chiarezza compositiva viene spesso indicata come un criterio di qualità, anche se può essere vero anche il contrario. D’altro canto esiste infatti un tipo di fumetto, più affine alla letteratura, in grado di stimolare l’immaginazione del lettore fornendogli poche parole, pochi indizi figurativi, guidandolo così a colmare le lacune sia visivamente che narrativamente, a comprendere il tempo che passa tra una vignetta e l’altra, a capire i rapporti spaziali, il movimento, i suoni, le emozioni. In definitiva l’autore richiede l’apporto del lettore per spiccare un salto mentale che colleghi un'immagine all'altra, una tavola alla successiva, e questo non tanto a causa della mancanza di abilità del creatore, al contrario per un suo tentativo di raccontare una storia in modo diverso, nuovo.

Elegia in rosso di Seiichi Hayashi sembra procedere in questa direzione. Non delinea una trama ben precisa né ci svela ogni pensiero, ogni sentimento dei personaggi. Piuttosto usa l'allusione e la metafora per comunicare, lasciando che sia il lettore a trarre le conclusioni e a creare effetti narrativi ed emotivi. La scrittura ellittica forma un racconto diluito e frammentato, dalla trama flebile ed evanescente. Pubblicato per la prima volta a puntate su Garo tra il 1970 e il 1971, al termine di un decennio segnato da profonde trasformazioni politiche e culturali, Elegia in rosso è il manifesto del disagio di una generazione, un poema visivo di gusto underground, un condensato di pop art e sperimentazioni che ha aperto la strada a un’avanguardia di giovani artisti e a un nuovo modo di concepire il fumetto.

Ambientata durante la fine degli anni sessanta, la vicenda narra di una giovane coppia bohémien di Tokyo, Sachiko Yamaguchi e Ichiro Nishimoto, entrambi impiegati nel campo dell’animazione. Ichiro è insoddisfatto e vorrebbe creare un graphic novel tutto suo, mentre Sachiko lavora stancamente come intercalatrice, è coinvolta nei movimenti di sinistra e soffre le discriminazioni di una società tradizionalista e maschilista. Il loro sogno è un sereno rapporto di coppia, magari la formazione di una famiglia, ma la loro realtà quotidiana è fatta di egoismo, noia e incapacità di comunicare. Si tratta di due personaggi inquieti, malinconici, in fase di stallo di fronte alla responsabilità della crescita, sia essa professionale, sociale o morale. La loro storia d’amore, dal sapore intimista, è offuscata da una cappa di solitudine e insofferenza. Non c'è molto altro da dire sulla trama, ma va bene così perché Elegia in rosso parla di sentimenti esasperati, di umori viscerali, indaga fra le pieghe di una stagione della vita in cui si fanno i conti con le disillusioni.

A rendere interessante Elegia in rosso ci sono senz’altro gli aspetti formali, lo stile di disegno, i tagli di montaggio e l'immaginario poetico della quotidianità. Hayashi effettua molte scelte coraggiose sperimentando tecniche alternative di racconto che ancora oggi risultano attuali e innovative. Già dalle prime pagine l’autore ci offre una serie di vignette disorientanti e transizioni stridenti in cui affronta i temi che domineranno il resto della storia, puntando dritto verso il vuoto esistenziale dei protagonisti. La prima tavola è composta da una singola immagine, il busto molto contrastato di un uomo che sembra uscito da un volantino ciclostilato. Una stella brilla nel suo occhio mentre un’altra spunta fuori. Una didascalia di poche righe esprime una dichiarazione di poetica che anticipa la mancanza di unità narrativa:

"Sono un uccello migratore, su una reggetta, in un sol grido la mia ombra vola. Oggi puoi trovarmi qui, domani altrove. Così è la mia vita infame, scritta di getto. La sacrifico per ogni tavola su cui lavorerò. Proprio come Okikusama, morta per niente".

Segue una scena surreale in cui Ichiro cammina al fianco di un personaggio dei cartoni animati senza testa che gli parla del suo lavoro di animatore. Non è determinante sapere se questo è un evento reale o immaginario, si potrebbe dire infatti che si tratta di una sorta di proiezione mentale di Ichiro, del furore che ribolle sotto la sua pelle di giovane arrabbiato.

L'immagine della stella è un motivo ricorrente nelle pagine del libro, forse un simbolo dei sogni irraggiungibili dei personaggi, forse un simbolo politico. La stella è sempre lontana, intoccabile, circondata dal buio, isolata come i due protagonisti. Altri motivi carichi di significati sono: i panni stesi ad asciugare (l’incombenza delle banali faccende della vita quotidiana sottolineano la definitiva caduta in terra dei sogni), i fulmini, i pali elettrici e i fiori di ciliegio, ultima icona residuo dell’arte classica giapponese che allude immancabilmente alla caducità della gioventù e della bellezza. Allo stesso modo, si nota che Sachiko e Ichiro sono sempre ritratti in modo da non poter distinguere pienamente i loro volti: di profilo, di tre quarti o di spalle all’osservatore, i loro sguardi sono sfuggenti, distanti, in una metafora visiva che accentua ulteriormente il senso di isolamento e incomunicabilità.

A tratti la lettura si fa estremamente opaca, ermetica, indecifrabile. Ci si chiede cosa stia succedendo, chi siano alcuni personaggi, come possa una pagina collegarsi a quella successiva? Il lettore viene costantemente messo alla prova ed è spesso lasciato solo a creare le proprie connessioni o semplicemente a "subire" il flusso della lettura, senza dover necessariamente individuare alcuna logica apparente. Esperimenti narrativi e tagli di montaggio sono stati un segno distintivo di registi come Godard e un esempio esplicito si trova in una sequenza di due pagine in cui le vignette di Sachiko e Ichiro sono interconnesse a riquadri contenenti un’unica frase ripetuta a cantilena come un disco rotto.

Il disegno è scabro, essenziale, semplice, e si scontra con la complessità dei messaggi, quanto mai attuali a più quarant’anni di distanza. Gli sfondi sono asciutti, spogli di qualsiasi orpello decorativo, descrivono uno spazio anonimo in cui sopravvivono pochissimi elementi ordinari: un futon, un tavolo da disegno, una stufa, oggetti di uso comune. I personaggi si inseriscono in questo quadro rarefatto con il loro contorno lineare e stilizzato. Spesso è difficile distinguerne la fisionomia e l’uso di copie fotostatiche alternate ai disegni complica ulteriormente la normale fruizione. Come fantasmi surrealisti, sovente si riducono a oscure silhouette dagli sguardi vuoti e inespressivi. Al contempo l’uso di un bianco e nero piatto e contrastato si unisce al grande senso della composizione e all’eleganza del tratto minimale. La tavola di Sachiko in ginocchio davanti allo specchio ne è un esempio evocativo. L’autore dissemina il racconto di questi quadri estemporanei ricorrenti, caratterizzati da piccole differenze a cui il lettore deve prestare molta attenzione.

Nel corso della lettura ci sono tavole che vanno anche oltre il non comune stile visivo del libro. In un’immagine particolarmente ambigua, la coppia è disegnata con un tratteggio duro e una linea più spessa del solito. La posa erotica è plastica, esprime un ardore violento in cui il groviglio dei corpi trasforma l’amplesso in una lotta selvaggia. La divagazione stilistica rafforza l’intensità emotiva della scena. Hayashi esagera di proposito il senso di pathos e lo spleen dei suoi personaggi. Un paio di volte si ripete in una sequenza quasi identica in cui, attraverso quattro vignette orizzontali, Ichiro fugge in preda alla disperazione attraverso la pagina. Queste immagini risultano eccessivamente melodrammatiche specie dopo l’ennesima ripetizione.

Le ripetizioni e le connessioni tra vignette alternate forniscono un valido esempio del concetto che il teorico del fumetto Thierry Groensteen definisce tressage (tessitura), donano alla storia nel suo complesso una liquidità narrativa che trascende dal classico andamento lineare e fanno di Elegia in rosso un autentico romanzo disegnato. Tutti questi elementi formali costringono il lettore ad osservare da vicino, a soffermarsi, a riflettere, a ritornare sulle tavole per coglierne i dettagli, a interpretare il fumetto in modo più sottile e coinvolgente per un'esperienza di lettura insolita ed emozionante.