Shonen Shojo
Oltre ad affermare che la mia opera precedente, Medaka Box, non sarebbe stata davvero completa senza questa, se al contrario guardiamo la questione dal punto di vista di Shonen Shojo, per scrivere questa era d’obbligo completare Medaka Box
Queste sono le parole che Nisioisin dedica alla fine della sua nuova miniserie, “shonen shojo”. Possiamo considerare questi tre volumi come una sorta di seguito ed eredità del fortunato Medaka box, che ha portato, con le monogatari, alla fama questo autore di cui nulla si conosce, se non il suo genio.
D‘altronde, la collaborazione con Akira Akatsuki, di cui si era già servito per i suoi lavori precedenti, doveva già farci presumere che avremmo assistito al parto di un’ennesima opera più che valida, che avrebbe fatto della sua eccentricità il proprio punto di forza.
La storia già di suo è atipica, controversa, eccentrica ed insolita, e ha per protagonisti due personaggi che semplicemente non hanno identità…. Ragazzino e ragazzina. Lui, un undicenne che ha una visione particolare del mondo: egli infatti non coglie l’individualità altrui, vede i volti nascosti da macchie d’inchiostro, non ne sente i nomi… tutto il mondo gli sembra un’unica collettività indistinta. La causa è una malattia (realmente esistente) molto rara, che (questo soltanto nel manga) lo porterebbe alla morte al compimento del suo dodicesimo anno di vita. Questo status nuovo, che incuterebbe paura in qualsiasi undicenne normale, rappresenta invece qualcosa di allettante per il nostro giovane protagonista, per il quale il divenire finalmente unico in qualcosa diventa un’ossessione vera e propria. Ed ecco che, quando ormai ha raggiunto la consapevolezza di poter ottenere un record, di essere ricordato per qualcosa, arriva lei… ragazzina ha la sua stessa malattia e, come lui, la prende piuttosto bene. Ma morirà per prima, essendo di poco più grande, cosicché quello status, quel primato a cui anelava tanto, non sarà più di ragazzino.
La soluzione sembra essere una e una sola: ucciderla prima che sia la malattia a farlo.
Come si evince dalla trama, siamo ben lontani dalla classica ed edificante storia drammatica in cui due esistenze sfortunate trovano conforto e sostegno l’una nell’altra. Anzi, il presupposto è sgradevole, è deprimente, è carico di egoismo.
A tratti può apparire come un thriller, a tratti come una commedia dark, tanto è vero che alcune tavole risultano quasi esilaranti, per i tentativi d’omicidio che falliscono a causa di forze maggiori. Ma ciò che sta dietro a questo shonen manga, che sa più di seinen, è un’immensa profondità, già prevalsa in Medaka box. Poiché, pur ponendo le basi su elementi reali e quotidiani, la storia si stabilizza su concetti che stravolgono quella realtà e quella quotidianità in favore di qualcosa di fantastico ed originale.
Le tematiche di cui si fa carico Nisioisin non sono così banali come una premessa del genere possa lasciare presupporre. Il centro di tutto non è costituito dalla semplice fame di eroicità che contraddistingue il ragazzo, quanto più dalla sua paura e dal suo disagio di non essere visto come un individuo a sé. In ogni pagina si può cogliere il disagio di qualunque essere al mondo per la discriminazione, un disagio che porta chiunque ad azzerare la propria individualità.
E, a questo proposito, appare chiaro come il ragazzino non sia un eroe, ma un anti eroe che, nonostante l’età, può risultare antipatico a una prima superficiale lettura, l’opposto del tipico eroe per cui tifare, ma che nonostante ciò spiazza sempre il lettore.
Una particolarità altra, legata al cast dei personaggi, è che- a differenza dei suoi precedenti lavori- questa volta Nisioisin non crea un cast ampio, ma concentra il proprio talento solo su loro due, che vengono quindi mostrati nella loro totalità, e le cui personalità -agli opposti- cozzano e si sfiorano di continuo.
Come da prassi di questo autore, il punto di forza è rappresentato dai dialoghi paradossali e brillanti. Motivo per cui è altamente consigliabile soprattutto a chi ha già familiarità con i suoi tratti e il suo modus eccentrico e bizzarro.
Queste sono le parole che Nisioisin dedica alla fine della sua nuova miniserie, “shonen shojo”. Possiamo considerare questi tre volumi come una sorta di seguito ed eredità del fortunato Medaka box, che ha portato, con le monogatari, alla fama questo autore di cui nulla si conosce, se non il suo genio.
D‘altronde, la collaborazione con Akira Akatsuki, di cui si era già servito per i suoi lavori precedenti, doveva già farci presumere che avremmo assistito al parto di un’ennesima opera più che valida, che avrebbe fatto della sua eccentricità il proprio punto di forza.
La storia già di suo è atipica, controversa, eccentrica ed insolita, e ha per protagonisti due personaggi che semplicemente non hanno identità…. Ragazzino e ragazzina. Lui, un undicenne che ha una visione particolare del mondo: egli infatti non coglie l’individualità altrui, vede i volti nascosti da macchie d’inchiostro, non ne sente i nomi… tutto il mondo gli sembra un’unica collettività indistinta. La causa è una malattia (realmente esistente) molto rara, che (questo soltanto nel manga) lo porterebbe alla morte al compimento del suo dodicesimo anno di vita. Questo status nuovo, che incuterebbe paura in qualsiasi undicenne normale, rappresenta invece qualcosa di allettante per il nostro giovane protagonista, per il quale il divenire finalmente unico in qualcosa diventa un’ossessione vera e propria. Ed ecco che, quando ormai ha raggiunto la consapevolezza di poter ottenere un record, di essere ricordato per qualcosa, arriva lei… ragazzina ha la sua stessa malattia e, come lui, la prende piuttosto bene. Ma morirà per prima, essendo di poco più grande, cosicché quello status, quel primato a cui anelava tanto, non sarà più di ragazzino.
La soluzione sembra essere una e una sola: ucciderla prima che sia la malattia a farlo.
Come si evince dalla trama, siamo ben lontani dalla classica ed edificante storia drammatica in cui due esistenze sfortunate trovano conforto e sostegno l’una nell’altra. Anzi, il presupposto è sgradevole, è deprimente, è carico di egoismo.
A tratti può apparire come un thriller, a tratti come una commedia dark, tanto è vero che alcune tavole risultano quasi esilaranti, per i tentativi d’omicidio che falliscono a causa di forze maggiori. Ma ciò che sta dietro a questo shonen manga, che sa più di seinen, è un’immensa profondità, già prevalsa in Medaka box. Poiché, pur ponendo le basi su elementi reali e quotidiani, la storia si stabilizza su concetti che stravolgono quella realtà e quella quotidianità in favore di qualcosa di fantastico ed originale.
Le tematiche di cui si fa carico Nisioisin non sono così banali come una premessa del genere possa lasciare presupporre. Il centro di tutto non è costituito dalla semplice fame di eroicità che contraddistingue il ragazzo, quanto più dalla sua paura e dal suo disagio di non essere visto come un individuo a sé. In ogni pagina si può cogliere il disagio di qualunque essere al mondo per la discriminazione, un disagio che porta chiunque ad azzerare la propria individualità.
E, a questo proposito, appare chiaro come il ragazzino non sia un eroe, ma un anti eroe che, nonostante l’età, può risultare antipatico a una prima superficiale lettura, l’opposto del tipico eroe per cui tifare, ma che nonostante ciò spiazza sempre il lettore.
Una particolarità altra, legata al cast dei personaggi, è che- a differenza dei suoi precedenti lavori- questa volta Nisioisin non crea un cast ampio, ma concentra il proprio talento solo su loro due, che vengono quindi mostrati nella loro totalità, e le cui personalità -agli opposti- cozzano e si sfiorano di continuo.
Come da prassi di questo autore, il punto di forza è rappresentato dai dialoghi paradossali e brillanti. Motivo per cui è altamente consigliabile soprattutto a chi ha già familiarità con i suoi tratti e il suo modus eccentrico e bizzarro.