Demokratia
La storia di "Demokratia" tratta di due scienziati - un giovane informatico che ha inventato un nuovo metodo di voto di gruppo e un appassionato di robotica - che decidono di creare un androide unendo le proprie competenze. Tale androide, vale a dire il progetto Demokratia, avrà il compito di rappresentare l'essere umano definitivo, dal momento che le sue scelte e azioni saranno determinate da un pubblico attraverso il sistema di voto inventato dal primo scienziato (il che spiega il senso del nome datogli).
Ciò che inizialmente ho molto apprezzato del manga è stato il connubio tra il disegno e la narrazione: il primo ha dei tratti molto semplici, puliti e morbidi, che quasi mi ricordava un fumetto di Topolino; mentre la seconda procede, specie nei primi volumi, con molta leggerezza e discreta celerità: non nascono discussioni sulle scelte da compiere o comunque si risolvono pacificamente. Tant'è vero che inizialmente pensavo di recensirlo evidenziando il fatto che questo manga fosse una sorta di evergreen: quel genere di fumetto che, nonostante le proprie preferenze, possa piacere un po' a tutti senza troppi problemi in virtù della propria atmosfera tranquilla, nonché quell'assenza di personaggi e vicende oltremodo sopra le righe (soprattutto, l'ho ritenuto e lo ritengo tuttora quel genere di fumetto che uno possa tranquillamente rileggere a distanza di tempo in virtù dei pochi volumi a comporlo).
Se però, inizialmente, questa sua caratteristica rischia solo di mancare di carattere (poiché privo di elementi incisivi o dal forte impatto), il tutto tende dopo un po' a peggiorare. Intorno al terzo volume la vicenda inizia a farsi più seria, tingendosi di aspetti parecchio più violenti delle premesse iniziali, il che ci può anche stare, ma quando un'opera parte con uno stile e finisce con un altro tenderà sempre a lasciare il lettore un po' spiazzato. Sta proprio qui, a mio avviso, il suo difetto principale: questo suo essere ibrido, né caldo né freddo; che mi ha portato tra il terzo e il quarto volume a non percepire più il senso della lettura (e provando, quindi, ben poco interesse nel terminarla). Ringraziando il cielo, quello che temevo potesse rivelarsi un fallimento che non andasse da nessuna parte è riuscito a farmi ricredere, con una fase finale dal tono più serio e riflessivo.
Nonostante gli alti e bassi è stata una lettura in fin dei conti piacevole, specie considerato quello che riesce a dare con i suoi 5 volumi ricchi di contenuto. Consigliato a chi ha voglia di una lettura diversa dal solito.
Ciò che inizialmente ho molto apprezzato del manga è stato il connubio tra il disegno e la narrazione: il primo ha dei tratti molto semplici, puliti e morbidi, che quasi mi ricordava un fumetto di Topolino; mentre la seconda procede, specie nei primi volumi, con molta leggerezza e discreta celerità: non nascono discussioni sulle scelte da compiere o comunque si risolvono pacificamente. Tant'è vero che inizialmente pensavo di recensirlo evidenziando il fatto che questo manga fosse una sorta di evergreen: quel genere di fumetto che, nonostante le proprie preferenze, possa piacere un po' a tutti senza troppi problemi in virtù della propria atmosfera tranquilla, nonché quell'assenza di personaggi e vicende oltremodo sopra le righe (soprattutto, l'ho ritenuto e lo ritengo tuttora quel genere di fumetto che uno possa tranquillamente rileggere a distanza di tempo in virtù dei pochi volumi a comporlo).
Se però, inizialmente, questa sua caratteristica rischia solo di mancare di carattere (poiché privo di elementi incisivi o dal forte impatto), il tutto tende dopo un po' a peggiorare. Intorno al terzo volume la vicenda inizia a farsi più seria, tingendosi di aspetti parecchio più violenti delle premesse iniziali, il che ci può anche stare, ma quando un'opera parte con uno stile e finisce con un altro tenderà sempre a lasciare il lettore un po' spiazzato. Sta proprio qui, a mio avviso, il suo difetto principale: questo suo essere ibrido, né caldo né freddo; che mi ha portato tra il terzo e il quarto volume a non percepire più il senso della lettura (e provando, quindi, ben poco interesse nel terminarla). Ringraziando il cielo, quello che temevo potesse rivelarsi un fallimento che non andasse da nessuna parte è riuscito a farmi ricredere, con una fase finale dal tono più serio e riflessivo.
Nonostante gli alti e bassi è stata una lettura in fin dei conti piacevole, specie considerato quello che riesce a dare con i suoi 5 volumi ricchi di contenuto. Consigliato a chi ha voglia di una lettura diversa dal solito.
Serie manga che, nonostante la brevità in termini di volumetti, mette in luce tematiche attuali e di sensibilità pubblica tipiche del popolo giapponese, ma non solo. Nonostante un'idea, forse, un po' troppo utopica, la trama nel complesso regge bene dall'inizio alla fine con picchi più adrenalinici, specie nell'ultima parte. Nel corso dell'intera narrazione non mancheranno spunti di riflessione da parte del lettore, dato che chiunque può trovarsi nelle situazioni del robot umanoide Mai. Si tratta infatti di storie quotidiane in cui la robot, con il voto del popolo, deve decidere cosa fare, a volte con scelte frettolose, a volte più meditate attraverso il forum di Demokratia in base alle scelte della maggioranza dei partecipanti all'esperienza "Demokratia".
Un finale che a me è piaciuto, che si può intravedere dalle ultime pagine del volume ma non proprio così scontato.
Volumetti che scorrono via bene, senza dialogo esagerato e non troppo impegnativo. Disegni con un tratto molto realistico sui toni scuri.
Che dire: una breve opera che merita una lettura.
Un finale che a me è piaciuto, che si può intravedere dalle ultime pagine del volume ma non proprio così scontato.
Volumetti che scorrono via bene, senza dialogo esagerato e non troppo impegnativo. Disegni con un tratto molto realistico sui toni scuri.
Che dire: una breve opera che merita una lettura.
Fra gli esponenti della scena contemporanea del manga sci-fi che più si distinguono per estro creativo e acume critico, spicca senz’altro il maestro del giallo tecnologico, Motoro Mase, autore pubblicato in Italia da Panini Comics che già si era fatto notare con due opere di successo: il neurochirurgico Heads e il distopico Ikigami, quest’ultimo inserito nella selezione ufficiale del Festival di Angouleme e vincitore del Japan Expo Award come miglior seinen.
Se Ikigami metteva a fuoco le derive di un regime tecnocratico e totalitario, con marcate influenze orwelliane, in questa nuova serie di cinque volumi, dall’emblematico titolo Dēmokratía (trascritto filologicamente dal greco), il talentuoso mangaka ci spinge a riflettere sui limiti della cosiddetta democrazia diretta architettando una sofisticata distopia e ricreando nei minimi particolari un futuro credibile e inquietante, non troppo distante dal nostro presente, i cui sottili risvolti filosofici si insinueranno nei nostri pensieri anche dopo la lettura.
Due promettenti giovani ricercatori universitari, Maezawa e Igume, realizzano Mai, un sofisticato androide dalle sembianze femminili, la cui principale caratteristica consiste nell’agire su direttive fornite in tempo reale da un campione di tremila utenti casuali che interagiscono grazie ad un'applicazione creata ad hoc e denominata Dēmokratía. Il software, diffuso in rete tramite virus, gestisce le votazioni a maggioranza che si traducono nella decisione finale sul comportamento da far intraprendere all’androide. Lo scopo ultimo del progetto è il conseguimento dell’essere umano definitivo, inteso come massima espressione di cultura e saggezza democratica. Ben presto però il sistema evidenzierà delle falle e l'esperimento prenderà una piega imprevista.
La condotta di Mai non risulterà sempre espressione di buon senso, ma sarà dettata talora dal senso di frustrazione (sessuale, professionale, motivazionale) degli utenti, talaltra dal sentimento di alienazione verso una società oppressiva.
Il concetto alla base dell’intuizione di Maezawa e Igume è semplice: plasmare un’entità “telecomandata” le cui azioni risultino non già da un’unica volontà libera, bensì da una somma di opinioni, atteggiamenti ed esperienze diverse, al fine di definire un comportamento esemplare, costruttivo e in ultima analisi giusto, che faccia da guida all'umanità. Il sistema di voto telematico è innovativo e insolito: nel rispetto del principio della maggioranza democratica, esso permette altresì alla minoranza di esprimersi attraverso “proposte uniche”, opzioni intuitive e fuori dagli schemi che valorizzino i lampi di genio e tendano a evitare così la cosiddetta dittatura della maggioranza (come è stata definita per la prima volta dal famoso sociologo J.S.Mill). L’idea rivela tutto il potenziale del manga che ci presenta uno scenario ipotetico plausibile e al contempo mette a nudo le contraddizioni e le derive della nostra società informatizzata, con un forte accento critico verso l’uso dei social network.
La trama, immersa in un'atmosfera da thriller psicologico con tanto di indagine poliziesca, è ben congegnata, imprevedibile e non lesina colpi di scena e momenti topici che rinnovano di continuo l’interesse del lettore. I capitoli sono scanditi in scene e stagioni, mutuando i termini dalla serialità televisiva e tradendo una certa contaminazione della tecnica e del linguaggio narrativo. Nonostante alcuni passaggi verbosi a base di terminologie specialistiche di robotica, il ritmo del racconto è vivace e incalzante. La regia passa senza soluzione di continuità dalla descrizione delle azioni dell’automa alle schermate fisse dell’instant messaging e ancora alla suggestiva rappresentazione degli utenti nell’ambiente virtuale, con vignette dinamiche e funzionali che mantengono sempre alta la tensione. Le scene clou si aprono su imponenti doppie tavole panoramiche di forte impatto visivo.
Volume dopo volume assistiamo a una dettagliata evoluzione di questo moderno Prometeo dall’aspetto di un aggraziato Terminator, che con la sua intelligenza artificiale imparerà una serie di abilità (dalle arti marziali per l’autodifesa alle pratiche di pronto soccorso) in linea con gli input forniti dagli utenti che lo guidano instillandogli la scintilla "divina" della conoscenza. L’autore si sforza di rimanere in una posizione neutrale ma non esita a proporre questioni concrete e di attualità come il triste fenomeno dei kodokushi (persone che, abbandonate a sé stesse, muoiono in solitudine nelle loro case), la violenza sulle donne, l’immigrazione e il cyberbullismo, che donano all’opera un tono socio-filosofico affatto banale. Senza giudizi etici di sorta, ma con un filo di amaro sarcasmo, le contraddizioni della moderna società descritta in Dēmokratía si concentrano paradossalmente nell'umanoide sintetico, privo di coscienza e di proprietà decisionale.
Il tema della fragilità e della volubilità della struttura sociale è centrale ed emerge soprattutto nella gestione di Mai in rapporto agli individui reietti della società. Viene fuori una coscienza collettiva sostanzialmente debole, in balia degli umori e della conflittualità dei singoli. Se da un lato i principi di sincerità e solidarietà influenzano positivamente sia l'evoluzione di Mai che il vissuto degli stessi utenti, dall’altro creano attriti e rancori che finiscono per disintegrare l’armonia della community, minandone la capacità di discernimento. I “giocatori” più emotivi iniziano così a cedere a reazioni istintive e scomposte, tanto che a un certo punto uno degli utenti si ritroverà suo malgrado isolato e costretto ad abbandonare la simulazione. Gli stessi programmatori di Dēmokratía, lungi dall’essere immuni dagli sviluppi imprevisti dell’esperimento, verranno sopraffatti dagli eventi ormai fuori controllo.
Nel corso della lettura incontriamo una nutrita gamma di tipi psicologici e i frequenti cambi di prospettiva ci spingono a sondare le dinamiche di una fitta rete di relazioni a vari livelli: abbiamo al centro i due protagonisti e la loro creatura, a loro volta interconnessi alla folta platea di utenti di Dēmokratía seduti davanti al loro computer; poi abbiamo i vari comprimari che a mano a mano interagiscono con Mai, fra i quali spiccano un giovane emarginato vittima di bullismo e un anziano all’ultimo stadio di una grave malattia, entrambi davanti a un vicolo cieco della loro esistenza; infine entrano in scena i due poliziotti che iniziano a indagare quando la situazione sfugge di mano e ci scappa il morto.
Per quanto riguarda i disegni, l’approccio è realistico, soprattutto nella composizione dei set che sono ricavati direttamente da fotografie manipolate ad arte. Ne risultano scenari dal carattere freddo e didascalico che però riescono nell’intento di calare il lettore in una realtà convincente, concreta e tangibile. Il tratto pulito e netto del character design si sviluppa in una nutrita galleria di ritratti e in questa moltitudine Mai si distingue per la sua mimica vacua e glaciale. I personaggi principali invece sono più sfumati, a caratterizzarne lo spessore psicologico e la personalità, con un'espressività enfatizzata dal sapiente uso dei primi e primissimi piani. Il resto dei personaggi della rete è rappresentato per lo più da sagome indistinte a sottolineare l'anonimato e la mancanza dei volti crea un certo senso di disagio e spaesamento.
Unico vero limite dell’opera può essere intravisto nella brevità; visti i numerosi risvolti delle sotto trame legate ai singoli personaggi e la complessità delle tematiche, forse il plot avrebbe meritato un più largo respiro. Ne risulta che alcune situazioni sembrano effettivamente risolte in modo un po troppo sbrigativo o quanto meno artificioso, soprattutto in riferimento al finale “catartico” che mette troppa carne al fuoco tirando in ballo, fra l'altro, l'abusata idea di IA che prende coscienza di sé, nonché la minaccia all'ennesima apocalisse nucleare, topos cardine della narrazione a fumetti nipponica che qui sembra ormai ridotta a poco più che uno spauracchio. D’altro canto, uno dei principali pregi di Dēmokratía non è tanto quello di fornire risposte quanto quello di porre domande, di infondere dubbi e stimolare la riflessione e la curiosità del lettore.
In definitiva, si consiglia vivamente la lettura di Dēmokratía in quanto opera intelligente e intrigante che si inserisce a pieno titolo nella migliore tradizione della fantascienza (con un occhio di riguardo a Philip K. Dick) e appare come una sottile metafora della nostra stessa società contemporanea post capitalistica, dove la libertà democratica, il diritto di voto e il potere politico individuale ne escono sviliti e svuotati del loro valore intrinseco. Alcuni passaggi potrebbero risultare cervellotici e pesanti da digerire, tuttavia il soggetto è così accattivante nel proporci riferimenti continui alla contemporaneità e a una visione verosimile di un futuro prossimo che non si può non apprezzare il lavoro svolto complessivamente da Motoro Mase e dal suo staff.
Lasciatevi tentare dalla lettura!
Se Ikigami metteva a fuoco le derive di un regime tecnocratico e totalitario, con marcate influenze orwelliane, in questa nuova serie di cinque volumi, dall’emblematico titolo Dēmokratía (trascritto filologicamente dal greco), il talentuoso mangaka ci spinge a riflettere sui limiti della cosiddetta democrazia diretta architettando una sofisticata distopia e ricreando nei minimi particolari un futuro credibile e inquietante, non troppo distante dal nostro presente, i cui sottili risvolti filosofici si insinueranno nei nostri pensieri anche dopo la lettura.
Due promettenti giovani ricercatori universitari, Maezawa e Igume, realizzano Mai, un sofisticato androide dalle sembianze femminili, la cui principale caratteristica consiste nell’agire su direttive fornite in tempo reale da un campione di tremila utenti casuali che interagiscono grazie ad un'applicazione creata ad hoc e denominata Dēmokratía. Il software, diffuso in rete tramite virus, gestisce le votazioni a maggioranza che si traducono nella decisione finale sul comportamento da far intraprendere all’androide. Lo scopo ultimo del progetto è il conseguimento dell’essere umano definitivo, inteso come massima espressione di cultura e saggezza democratica. Ben presto però il sistema evidenzierà delle falle e l'esperimento prenderà una piega imprevista.
La condotta di Mai non risulterà sempre espressione di buon senso, ma sarà dettata talora dal senso di frustrazione (sessuale, professionale, motivazionale) degli utenti, talaltra dal sentimento di alienazione verso una società oppressiva.
Il concetto alla base dell’intuizione di Maezawa e Igume è semplice: plasmare un’entità “telecomandata” le cui azioni risultino non già da un’unica volontà libera, bensì da una somma di opinioni, atteggiamenti ed esperienze diverse, al fine di definire un comportamento esemplare, costruttivo e in ultima analisi giusto, che faccia da guida all'umanità. Il sistema di voto telematico è innovativo e insolito: nel rispetto del principio della maggioranza democratica, esso permette altresì alla minoranza di esprimersi attraverso “proposte uniche”, opzioni intuitive e fuori dagli schemi che valorizzino i lampi di genio e tendano a evitare così la cosiddetta dittatura della maggioranza (come è stata definita per la prima volta dal famoso sociologo J.S.Mill). L’idea rivela tutto il potenziale del manga che ci presenta uno scenario ipotetico plausibile e al contempo mette a nudo le contraddizioni e le derive della nostra società informatizzata, con un forte accento critico verso l’uso dei social network.
La trama, immersa in un'atmosfera da thriller psicologico con tanto di indagine poliziesca, è ben congegnata, imprevedibile e non lesina colpi di scena e momenti topici che rinnovano di continuo l’interesse del lettore. I capitoli sono scanditi in scene e stagioni, mutuando i termini dalla serialità televisiva e tradendo una certa contaminazione della tecnica e del linguaggio narrativo. Nonostante alcuni passaggi verbosi a base di terminologie specialistiche di robotica, il ritmo del racconto è vivace e incalzante. La regia passa senza soluzione di continuità dalla descrizione delle azioni dell’automa alle schermate fisse dell’instant messaging e ancora alla suggestiva rappresentazione degli utenti nell’ambiente virtuale, con vignette dinamiche e funzionali che mantengono sempre alta la tensione. Le scene clou si aprono su imponenti doppie tavole panoramiche di forte impatto visivo.
Volume dopo volume assistiamo a una dettagliata evoluzione di questo moderno Prometeo dall’aspetto di un aggraziato Terminator, che con la sua intelligenza artificiale imparerà una serie di abilità (dalle arti marziali per l’autodifesa alle pratiche di pronto soccorso) in linea con gli input forniti dagli utenti che lo guidano instillandogli la scintilla "divina" della conoscenza. L’autore si sforza di rimanere in una posizione neutrale ma non esita a proporre questioni concrete e di attualità come il triste fenomeno dei kodokushi (persone che, abbandonate a sé stesse, muoiono in solitudine nelle loro case), la violenza sulle donne, l’immigrazione e il cyberbullismo, che donano all’opera un tono socio-filosofico affatto banale. Senza giudizi etici di sorta, ma con un filo di amaro sarcasmo, le contraddizioni della moderna società descritta in Dēmokratía si concentrano paradossalmente nell'umanoide sintetico, privo di coscienza e di proprietà decisionale.
Il tema della fragilità e della volubilità della struttura sociale è centrale ed emerge soprattutto nella gestione di Mai in rapporto agli individui reietti della società. Viene fuori una coscienza collettiva sostanzialmente debole, in balia degli umori e della conflittualità dei singoli. Se da un lato i principi di sincerità e solidarietà influenzano positivamente sia l'evoluzione di Mai che il vissuto degli stessi utenti, dall’altro creano attriti e rancori che finiscono per disintegrare l’armonia della community, minandone la capacità di discernimento. I “giocatori” più emotivi iniziano così a cedere a reazioni istintive e scomposte, tanto che a un certo punto uno degli utenti si ritroverà suo malgrado isolato e costretto ad abbandonare la simulazione. Gli stessi programmatori di Dēmokratía, lungi dall’essere immuni dagli sviluppi imprevisti dell’esperimento, verranno sopraffatti dagli eventi ormai fuori controllo.
Nel corso della lettura incontriamo una nutrita gamma di tipi psicologici e i frequenti cambi di prospettiva ci spingono a sondare le dinamiche di una fitta rete di relazioni a vari livelli: abbiamo al centro i due protagonisti e la loro creatura, a loro volta interconnessi alla folta platea di utenti di Dēmokratía seduti davanti al loro computer; poi abbiamo i vari comprimari che a mano a mano interagiscono con Mai, fra i quali spiccano un giovane emarginato vittima di bullismo e un anziano all’ultimo stadio di una grave malattia, entrambi davanti a un vicolo cieco della loro esistenza; infine entrano in scena i due poliziotti che iniziano a indagare quando la situazione sfugge di mano e ci scappa il morto.
Per quanto riguarda i disegni, l’approccio è realistico, soprattutto nella composizione dei set che sono ricavati direttamente da fotografie manipolate ad arte. Ne risultano scenari dal carattere freddo e didascalico che però riescono nell’intento di calare il lettore in una realtà convincente, concreta e tangibile. Il tratto pulito e netto del character design si sviluppa in una nutrita galleria di ritratti e in questa moltitudine Mai si distingue per la sua mimica vacua e glaciale. I personaggi principali invece sono più sfumati, a caratterizzarne lo spessore psicologico e la personalità, con un'espressività enfatizzata dal sapiente uso dei primi e primissimi piani. Il resto dei personaggi della rete è rappresentato per lo più da sagome indistinte a sottolineare l'anonimato e la mancanza dei volti crea un certo senso di disagio e spaesamento.
Unico vero limite dell’opera può essere intravisto nella brevità; visti i numerosi risvolti delle sotto trame legate ai singoli personaggi e la complessità delle tematiche, forse il plot avrebbe meritato un più largo respiro. Ne risulta che alcune situazioni sembrano effettivamente risolte in modo un po troppo sbrigativo o quanto meno artificioso, soprattutto in riferimento al finale “catartico” che mette troppa carne al fuoco tirando in ballo, fra l'altro, l'abusata idea di IA che prende coscienza di sé, nonché la minaccia all'ennesima apocalisse nucleare, topos cardine della narrazione a fumetti nipponica che qui sembra ormai ridotta a poco più che uno spauracchio. D’altro canto, uno dei principali pregi di Dēmokratía non è tanto quello di fornire risposte quanto quello di porre domande, di infondere dubbi e stimolare la riflessione e la curiosità del lettore.
In definitiva, si consiglia vivamente la lettura di Dēmokratía in quanto opera intelligente e intrigante che si inserisce a pieno titolo nella migliore tradizione della fantascienza (con un occhio di riguardo a Philip K. Dick) e appare come una sottile metafora della nostra stessa società contemporanea post capitalistica, dove la libertà democratica, il diritto di voto e il potere politico individuale ne escono sviliti e svuotati del loro valore intrinseco. Alcuni passaggi potrebbero risultare cervellotici e pesanti da digerire, tuttavia il soggetto è così accattivante nel proporci riferimenti continui alla contemporaneità e a una visione verosimile di un futuro prossimo che non si può non apprezzare il lavoro svolto complessivamente da Motoro Mase e dal suo staff.
Lasciatevi tentare dalla lettura!