Parole proibite

Una pittrice si trasferisce in una nuova casa, ma il suo attraente vicino fa di tutto per cacciarla via.
Come dice la famosa canzone: prendi una donna, trattala male-.
Fin dal primo numero, i X Me Mondadori sembrano fatti tutti allo stesso modo, a parte qualche variante.
Non viene specificato se si sta lavorando su soggetti occidentali (in tal caso, sarebbe grave supporre che l'immaginario femminile sia fatto così) oppure se l'idea di principio venga dai giapponesi.
La maggior parte di questi maschioni con la mascella quadrata, anche nel caso di Grant Sloe, hanno atteggiamenti tali da meritar loro una denuncia per stalking.
L'eroina della situazione (qui Mara Witco) sente che quello è proprio l'uomo di cui ha bisogno e se ne innamora.
"D'ora in avanti desidererai guardarmi.
Ogni centimetro del tuo corpo sarà sempre più consapevole della mia presenza... il mio essere penetrerà fin dentro di te, nel profondo.
Ti sarò indispensabile come il tuo stesso respiro".
È del tutto superfluo specificare che un'eroina che abbia lo stesso atteggiamento impositivo, arrogante e supponente non verrebbe vista di buon occhio dalle lettrici, pertanto non compare mai tra le pagine della serie.
Talvolta si dice che questo modello maschile stereotipato viene da Candy Candy, da quel Terence che a suo modo è stato innovativo per gli anni settanta.
Ragazzi, rileggiamo con attenzione il manga di Candy! Terence non era così.
Un sei molto stiracchiato per Parole Proibite, praticamente solo per i disegni: tutte le disegnatrici di X Me sono bravissime, ma vorrei che le storie fossero meno monocorde.
Ho delle riserve sull'uso dei retini: non si possono applicare ai vestiti, perché rimangono delle stesse dimensioni, che il personaggio sia vicino o lontano:i motivi dei vestiti vanno disegnati a mano se non si vuol rovinare il lavoro.
Oppure, comprare retini uguali ma di dimensioni diverse.