Blue Fighter
Jiro Taniguchi è uno dei miei autori preferiti e negli ultimi tempi ho intrapreso una rilettura totale delle sue opere che possiedo al fine di cogliere meglio la maturazione e il percorso del celebre fumettista. Al tempo stesso sto cercando anche di recuperare quelle poche opere che, per un motivo o per l’altro, ancora mi mancavano e “Blue Fighter” rientrava tra queste. Trattandosi di un’opera collocabile all’inizio della carriera dell’autore (originariamente pubblicata tra il 1980 e il 1981 in patria; in Italia attualmente l’unica opera più vecchia a essere stata distribuita è “Trouble is my Business”) non avevo aspettative particolari, ma ammetto di essere comunque rimasto un po’ deluso da ciò che mi sono trovato di fronte.
Si tratta di un volume unico di genere sportivo che vanta un pregio su tutti, ovvero l’alta qualità dei disegni. Su questo punto, Taniguchi non delude mai e regala sempre delle tavole splendide. Purtroppo, il manga non offre molto altro. La storia infatti è molto fumosa e perennemente indecisa su quale elemento concentrarsi. Leggendo “Blue Fighter” ho provato spesso una sensazione di spaesamento dovuta alla mancanza di una narrazione maggiormente sincera e convinta, che mi desse in qualche modo l’idea che l’opera sapesse dove andare a parare. In tutto questo un buon protagonista avrebbe potuto fare la differenza, salvando un manga narrativamente poco ispirato e dal racconto disorientante. Il problema è che purtroppo il protagonista di questo seinen è tremendamente anonimo e privo di carattere, un ulteriore elemento di confusione che contribuisce a fare di questa l’opera di Taniguchi meno riuscita, tra quelle che ho avuto modo di leggere fino a oggi.
L’unica certezza che “Blue Fighter” offre è l’alta qualità grafica, perché su tutto il resto non ci siamo. Una storia già di per sé non particolarmente brillante raccontata in modo incerto e con un protagonista impalpabile. Consigliato solo agli amanti dell’autore, con la consapevolezza che difficilmente saprà colpire nel segno.
Si tratta di un volume unico di genere sportivo che vanta un pregio su tutti, ovvero l’alta qualità dei disegni. Su questo punto, Taniguchi non delude mai e regala sempre delle tavole splendide. Purtroppo, il manga non offre molto altro. La storia infatti è molto fumosa e perennemente indecisa su quale elemento concentrarsi. Leggendo “Blue Fighter” ho provato spesso una sensazione di spaesamento dovuta alla mancanza di una narrazione maggiormente sincera e convinta, che mi desse in qualche modo l’idea che l’opera sapesse dove andare a parare. In tutto questo un buon protagonista avrebbe potuto fare la differenza, salvando un manga narrativamente poco ispirato e dal racconto disorientante. Il problema è che purtroppo il protagonista di questo seinen è tremendamente anonimo e privo di carattere, un ulteriore elemento di confusione che contribuisce a fare di questa l’opera di Taniguchi meno riuscita, tra quelle che ho avuto modo di leggere fino a oggi.
L’unica certezza che “Blue Fighter” offre è l’alta qualità grafica, perché su tutto il resto non ci siamo. Una storia già di per sé non particolarmente brillante raccontata in modo incerto e con un protagonista impalpabile. Consigliato solo agli amanti dell’autore, con la consapevolezza che difficilmente saprà colpire nel segno.
"Blue Fighter" è un seinen manga scritto da Marley Carib e disegnato dal famoso Jiro Taniguchi e pubblicato in Giappone dalla casa editrice Futabasha, in Italia per Jpop. La trama ruota attorno al pugile Reggae, un uomo dotato di una forza incredibile tanto da acclamare numerose vittorie, ma qualcosa in lui comincia a non andare più nel verso giusto, e purtroppo inizia ad autodistruggersi con le sue mani pian piano, anche per via di scelte sbagliate che farà nel susseguirsi delle vicende.
Il protagonista, come detto prima, è Reggae, un uomo tutto d'un pezzo con alle spalle una carriera pugilistica non indifferente, insomma un professionista di questo sport. Purtroppo negli ultimi tempi il protagonista perde un po' la retta via, tanto da presentarsi ubriaco nei match, in quest'opera parlerà si e no due volte, è un uomo molto silenzioso e serio, quasi assente, cosa che a mio parere ha fatto perdere parecchi punti a questo manga.
I disegni di Jiro Taniguchi sono fatti veramente bene, anche se in quest'opera si vede che l'autore calca molto, ha una mano pesante ma comunque rispetta i margini e presenta molto spesso e volentieri i fondali, cosa molto importante per un opera del genere, il motivo per cui non metto un voto pari a quattro a questo manga è solo per i disegni i quali risultano molto piacevoli al lettore e idonei a tale opera.
Parlando dell'edizione, la Jpop ci offre un singolo volume autoconclusivo al prezzo di15 euro, con 290 pagine in bianco e nero e le prime due a inizio albo sono a colori, la carta si presenta bianca e poco trasparente, è un bel mattone che vale i suoi 15 euro ha una buona sovracopertina e un'ottima rilegatura.
Prima di concludere questa recensione vorrei dire che sarebbe stato un manga molto migliore se la trama fosse stata fatta in modo un po' più semplice ma allo stesso tempo intrigante e magari con un protagonista più presente nelle varie vicissitudini dell'opera.
Voto finale: 5
Il protagonista, come detto prima, è Reggae, un uomo tutto d'un pezzo con alle spalle una carriera pugilistica non indifferente, insomma un professionista di questo sport. Purtroppo negli ultimi tempi il protagonista perde un po' la retta via, tanto da presentarsi ubriaco nei match, in quest'opera parlerà si e no due volte, è un uomo molto silenzioso e serio, quasi assente, cosa che a mio parere ha fatto perdere parecchi punti a questo manga.
I disegni di Jiro Taniguchi sono fatti veramente bene, anche se in quest'opera si vede che l'autore calca molto, ha una mano pesante ma comunque rispetta i margini e presenta molto spesso e volentieri i fondali, cosa molto importante per un opera del genere, il motivo per cui non metto un voto pari a quattro a questo manga è solo per i disegni i quali risultano molto piacevoli al lettore e idonei a tale opera.
Parlando dell'edizione, la Jpop ci offre un singolo volume autoconclusivo al prezzo di15 euro, con 290 pagine in bianco e nero e le prime due a inizio albo sono a colori, la carta si presenta bianca e poco trasparente, è un bel mattone che vale i suoi 15 euro ha una buona sovracopertina e un'ottima rilegatura.
Prima di concludere questa recensione vorrei dire che sarebbe stato un manga molto migliore se la trama fosse stata fatta in modo un po' più semplice ma allo stesso tempo intrigante e magari con un protagonista più presente nelle varie vicissitudini dell'opera.
Voto finale: 5
Riconosciuto unanimamente come uno dei maggiori protagonisti del fumetto mondiale, Jirō Taniguchi è stato un autore totale. Virtuoso del disegno e scrittore raffinato, nella vasta esplorazione dei generi narrativi la sua opera ha spaziato dal romanzo storico al racconto intimista, dall’avventura al poliziesco, dal western alle storie di animali, arrivando a toccare anche lo sport. È qui che entra in scena Blue Fighter, pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1982 e di recente tradotto in italiano da J-Pop Manga, a un anno esatto dalla sua scomparsa e a meno di un mese dalla dipartita dello sceneggiatore Garon Tsuchiya (alias Caribu Marley), autore di "Old Boy". L’opera, ambientata nel mondo della boxe, ci restituisce tutta la freschezza del tratto di un giovane Taniguchi unito al fascino dei personaggi tormentati e borderline di Tsuchiya.
Il pugilato raccontato dalla coppia Taniguchi/Tsuchiya, con ruvide pennellate ricche di suggestioni noir, consente da un lato di riscoprire l'anima popolare e autentica della nobile arte, dall’altro di sondare il suo lato più oscuro e ineffabile. Blue Fighter è un manga atipico nella produzione del grande Maestro di Tottori, ma allo stesso tempo costituisce una vera chicca per gli amanti del mondo dei guantoni e un’ottima lettura per comprendere le ragioni profonde che sottendono lo spirito di sacrificio e l'agonismo di un atleta combattente.
Reggae è un taciturno e imperscrutabile boxeur giapponese dal passato arcano, si esibisce nella categoria dei pesi leggeri e le sue statistiche non brillano per numero di vittorie, tanto da venire soprannominato il “re delle sconfitte". Alcolizzato e con la carriera ormai sul viale del tramonto, sembra destinato a una tragica fine sul ring, ma durante un match alla famosa Korakuen Hall (il tempio della boxe a Tokyo) viene notato da Dreddy D’Angelo, un americano ex campione mondiale dei mediomassimi ora manager e talent scout di successo. Questi decide di scommettere tutto su Reggae, quindi lo ingaggia per una tournèe di incontri (sia ufficiali che clandestini) in America, che lo porteranno a scalare la classifica fino a raggiungere la possibilità di sfidare il campione del mondo.
Cronisti di match furiosi e di torbidi retroscena, gli autori ci narrano dell'ipotesi di una rivincita sulla società, rivelandoci un mondo del pugilato cinico e spregiudicato. La storia proposta in questo volume non contiene i temi e motivi tipici della maggior parte del lavoro di Taniguchi che lo ha reso famoso, spesso popolato di personaggi dal cuore puro, intrisi di umanesimo Zen e dolce nostalgia. Il Blue Fighter protagonista del fumetto è un loser dedito all’alcol, antieroe in conflitto con sé stesso, enigmatico e ombroso kamikaze del ring e primitiva espressione della legge della giungla metropolitana, dove non sempre vince il più forte.
Attraverso lo scenario crudo e disincantato dall’interno di quel mondo corrotto, ci viene suggerito ciò che deve provare un pugile quando si sta giocando tutto, non solo l’incontro o la propria carriera ma, in ultima analisi, la propria stessa esistenza, cercando di abbattere un avversario che può apparire invincibile. La boxe diventa così una sfida dura e spietata, un rischio che, accettato o subito come inevitabile soperchieria dettata dalle condizioni, può significare affermazione e riscatto, ma resta soprattutto esuberante e fascinoso trionfo vitale della fisicità.
La parabola sportiva qui si mescola alle atmosfere cupe che rimandano direttamente al periodo hard-boiled di Taniguchi ("Tokyo Killers", "Trouble is my business"), con i suoi fumosi night club, i sordidi scenari suburbani, le sensuali dark ladies e i personaggi coloriti ai limiti del picaresco. Il racconto raggiunge il suo acme nelle sfrenate scene degli incontri sul ring, tra i muscoli vivi e guizzanti, i volti deformati dai possenti pugni e i fisici scolpiti degli atleti, artefici di un rito primordiale presentato in tutta la sua brutalità e sospeso nell’assordante fragore del pubblico che urla in preda a un’estasi selvaggia.
Con la sua messa in scena meticolosa, dal forte sapore cinematografico, Taniguchi sa bene come usare le immagini, eccellendo nella ricerca del particolare, nella gestualità dei corpi e nell’espressività dei volti. Carnale e sanguigno, Blue Fighter è un ritratto di moderno gladiatore a tutto tondo, con le pulsioni più animali legate all'istinto di sopravvivenza ma non senza una certa introspezione psicologica. Graficamente è più aspro e grintoso in confronto alle tavole misurate e certosine delle opere mature di Taniguchi, in cui la densità delle immagini e l’economia delle parole producono il massimo risultato emozionale. Dal canto suo Tsuchiya propone un intreccio a tratti spiazzante, che a un certo punto sconfina inopinatamente in una deriva new age, ma che conclude in crescendo con un vertiginoso finale di intensità drammatica.
C’è anche una mini colonna sonora in Blue Fighter, che va dal blues di "Call It Stormy Monday (But Tuesday Is Just as Bad)" di T-Bone Walker, al jazz di "I’ll be seeing you" di Billie Holiday fino alla malinconica ballad "No woman no cry" di Bob Marley, i cui testi riecheggiano fra le tavole disegnate con un effetto ancora una volta molto cinematografico.
L’edizione J-Pop Manga consta di un volume unico di circa 290 pagine in bianco e nero, brossurato con sovraccoperta monocromatica satinata, in formato medio di 15x21cm, rilegatura a filo refe, al costo di 15 euro. Si auspica caldamente che l’editore milanese porti in Italia anche gli altri lavori dell’inedita coppia di autori.
Opera consigliata in primis ai collezionisti di Jirō Taniguchi, che avranno a disposizione un altro prezioso tassello da aggiungere alla loro biblioteca; poi agli appassionati di quella boxe eroica, tragica e sublime che, quando è ben raccontata, può diventare metafora stessa della vita; e infine a tutti coloro che volessero cogliere quella particolare fascinazione legata agli epici scontri sul ring che da sempre ha sedotto i grandi narratori.
Il pugilato raccontato dalla coppia Taniguchi/Tsuchiya, con ruvide pennellate ricche di suggestioni noir, consente da un lato di riscoprire l'anima popolare e autentica della nobile arte, dall’altro di sondare il suo lato più oscuro e ineffabile. Blue Fighter è un manga atipico nella produzione del grande Maestro di Tottori, ma allo stesso tempo costituisce una vera chicca per gli amanti del mondo dei guantoni e un’ottima lettura per comprendere le ragioni profonde che sottendono lo spirito di sacrificio e l'agonismo di un atleta combattente.
Reggae è un taciturno e imperscrutabile boxeur giapponese dal passato arcano, si esibisce nella categoria dei pesi leggeri e le sue statistiche non brillano per numero di vittorie, tanto da venire soprannominato il “re delle sconfitte". Alcolizzato e con la carriera ormai sul viale del tramonto, sembra destinato a una tragica fine sul ring, ma durante un match alla famosa Korakuen Hall (il tempio della boxe a Tokyo) viene notato da Dreddy D’Angelo, un americano ex campione mondiale dei mediomassimi ora manager e talent scout di successo. Questi decide di scommettere tutto su Reggae, quindi lo ingaggia per una tournèe di incontri (sia ufficiali che clandestini) in America, che lo porteranno a scalare la classifica fino a raggiungere la possibilità di sfidare il campione del mondo.
Cronisti di match furiosi e di torbidi retroscena, gli autori ci narrano dell'ipotesi di una rivincita sulla società, rivelandoci un mondo del pugilato cinico e spregiudicato. La storia proposta in questo volume non contiene i temi e motivi tipici della maggior parte del lavoro di Taniguchi che lo ha reso famoso, spesso popolato di personaggi dal cuore puro, intrisi di umanesimo Zen e dolce nostalgia. Il Blue Fighter protagonista del fumetto è un loser dedito all’alcol, antieroe in conflitto con sé stesso, enigmatico e ombroso kamikaze del ring e primitiva espressione della legge della giungla metropolitana, dove non sempre vince il più forte.
Attraverso lo scenario crudo e disincantato dall’interno di quel mondo corrotto, ci viene suggerito ciò che deve provare un pugile quando si sta giocando tutto, non solo l’incontro o la propria carriera ma, in ultima analisi, la propria stessa esistenza, cercando di abbattere un avversario che può apparire invincibile. La boxe diventa così una sfida dura e spietata, un rischio che, accettato o subito come inevitabile soperchieria dettata dalle condizioni, può significare affermazione e riscatto, ma resta soprattutto esuberante e fascinoso trionfo vitale della fisicità.
La parabola sportiva qui si mescola alle atmosfere cupe che rimandano direttamente al periodo hard-boiled di Taniguchi ("Tokyo Killers", "Trouble is my business"), con i suoi fumosi night club, i sordidi scenari suburbani, le sensuali dark ladies e i personaggi coloriti ai limiti del picaresco. Il racconto raggiunge il suo acme nelle sfrenate scene degli incontri sul ring, tra i muscoli vivi e guizzanti, i volti deformati dai possenti pugni e i fisici scolpiti degli atleti, artefici di un rito primordiale presentato in tutta la sua brutalità e sospeso nell’assordante fragore del pubblico che urla in preda a un’estasi selvaggia.
Con la sua messa in scena meticolosa, dal forte sapore cinematografico, Taniguchi sa bene come usare le immagini, eccellendo nella ricerca del particolare, nella gestualità dei corpi e nell’espressività dei volti. Carnale e sanguigno, Blue Fighter è un ritratto di moderno gladiatore a tutto tondo, con le pulsioni più animali legate all'istinto di sopravvivenza ma non senza una certa introspezione psicologica. Graficamente è più aspro e grintoso in confronto alle tavole misurate e certosine delle opere mature di Taniguchi, in cui la densità delle immagini e l’economia delle parole producono il massimo risultato emozionale. Dal canto suo Tsuchiya propone un intreccio a tratti spiazzante, che a un certo punto sconfina inopinatamente in una deriva new age, ma che conclude in crescendo con un vertiginoso finale di intensità drammatica.
C’è anche una mini colonna sonora in Blue Fighter, che va dal blues di "Call It Stormy Monday (But Tuesday Is Just as Bad)" di T-Bone Walker, al jazz di "I’ll be seeing you" di Billie Holiday fino alla malinconica ballad "No woman no cry" di Bob Marley, i cui testi riecheggiano fra le tavole disegnate con un effetto ancora una volta molto cinematografico.
L’edizione J-Pop Manga consta di un volume unico di circa 290 pagine in bianco e nero, brossurato con sovraccoperta monocromatica satinata, in formato medio di 15x21cm, rilegatura a filo refe, al costo di 15 euro. Si auspica caldamente che l’editore milanese porti in Italia anche gli altri lavori dell’inedita coppia di autori.
Opera consigliata in primis ai collezionisti di Jirō Taniguchi, che avranno a disposizione un altro prezioso tassello da aggiungere alla loro biblioteca; poi agli appassionati di quella boxe eroica, tragica e sublime che, quando è ben raccontata, può diventare metafora stessa della vita; e infine a tutti coloro che volessero cogliere quella particolare fascinazione legata agli epici scontri sul ring che da sempre ha sedotto i grandi narratori.
Ho appena finito a leggere questo volume unico attratto dal tema della boxe, ma purtroppo non era come pensavo.
Il manga parla di Reggae, pugile misterioso con un passato oscuro, un buon inizio, almeno per i miei gusti. I disegni sono innegabilmente belli, ma forse sono l'unico aspetto positivo del manga; sì, perché la trama è molto fumosa, il personaggio principale dice quattro o cinque parole in tutto il volume, e per il resto viene un po' raccontato attraverso altri Come si fa ad affezionarsi o immedesimarsi nel protagonista? E' impossibile, per cui risulta un personaggio essenzialmente vuoto, mentre la storia si lascia leggere pigramente senza l'ombra colpi di scena, piatta e scialba fino alla fine, direi quasi scontata. Se siete collezionisti e volete avere tutte le opere di Taniguchi, allora prendetela, tra l'altro l'edizione è piuttosto buona, per chi invece cerca una bella storia che intrattenga, passate oltre senza indugiare: c'è sicuramente di molto meglio!
Il manga parla di Reggae, pugile misterioso con un passato oscuro, un buon inizio, almeno per i miei gusti. I disegni sono innegabilmente belli, ma forse sono l'unico aspetto positivo del manga; sì, perché la trama è molto fumosa, il personaggio principale dice quattro o cinque parole in tutto il volume, e per il resto viene un po' raccontato attraverso altri Come si fa ad affezionarsi o immedesimarsi nel protagonista? E' impossibile, per cui risulta un personaggio essenzialmente vuoto, mentre la storia si lascia leggere pigramente senza l'ombra colpi di scena, piatta e scialba fino alla fine, direi quasi scontata. Se siete collezionisti e volete avere tutte le opere di Taniguchi, allora prendetela, tra l'altro l'edizione è piuttosto buona, per chi invece cerca una bella storia che intrattenga, passate oltre senza indugiare: c'è sicuramente di molto meglio!