Oki inu
Un cane enorme è quello che campeggia accoccolato, serenamente e ordinatamente, fra casette tutte uguali, sulla copertina di «Oki Inu», volume che raccoglie sei (o otto, dipende da come preferite contarle...) storie brevi, ideate e disegnate da Sukeracko.
Dopo aver portato in Italia il volume «Bon no Kuni» nel giugno 2020, Bao Publishing ha pubblicato anche questa successiva opera che racchiude una serie di racconti che catturano brevi storie il cui comune denominatore è il superamento di uno stallo emotivo.
ha pubblicato anche questa successiva opera che racchiude una serie di racconti, i quali catturano brevi storie il cui comune denominatore è il superamento di uno stallo emotivo.
Una serie di storie che, quasi immancabilmente, toccano temi in qualche modo legati ad una realtà "altra": un soprannaturale, suggerito o palese, declinato in differenti modalità. Può essere il tipico racconto paranormale che ci si aspetta in un manga, come ne «Il ritorno delle sette Divinità della Fortuna» in cui un nonno vedovo, all'apparenza ordinario, afferma di essere Ebisu e di voler rintracciare i compagni di un tempo, ovvero Daikokuten, Bishamonten, Benten, Fukurokuju, Jurōjin e Hotei, per tornare a bordo della Takarabune e riprendere a portare fortuna alle persone.
Oppure può assumere i contorni del realismo magico come ne «L’amico del fidanzato», racconto che ha come protagonisti una coppia di ragazzi che dalla campagna si trasferisce in città ed è riuscito al punto da poter essere apprezzato anche da chi il realismo magico di norma non lo ama (come chi scrive).
O ancora può essere un vero e proprio racconto di fantascienza, come in «Prugno, pesco e ciliegio» in cui la terra è ormai devastata dai cambiamenti climatici e c’è una colonia da raggiungere, che potrebbe offrire condizioni di vita più facili, ma è a tre anni di viaggio, e ci sono tre fratelli, un padre vedovo, e degli alberi di cui ammirare le fioriture.
Oppure arrivare a toccare il vero e proprio surreale nel racconto «Le avventure di un cane gigante», che è in realtà una terna di racconti collegati. Perché qui abbiamo un cane, letteralmente, grande come una casa, e un protagonista umano che sa parlare la “lingua dei cani”... e le due cose suscitano ben poco clamore.
Sempre in questo filone surreale si inserisce il penultimo racconto: «Horai, la signora della mensa» che aggiunge anche l'elemento di folklore nipponico e ha un gradevole tono più scanzonato. Meno riuscito, perché alquanto prevedibile, il racconto «Il Natale di Sachico».
Il tratto è lontano dall’essere estetizzante: è minimale, ricercatamente semplice e lineare. Le tavole sono particolarmente ordinate e scandiscono bene i racconti. Il disegno veicola con efficacia le emozioni provate dai personaggi, più quelle degli umani che quelle dei cani, sorprende, nell'essenzialità, come Sukeracko abbia scelto di rendere quasi palpabile la morbidezza del manto dorato - dettaglio che viene specificato nel racconto - di questo simpatico “cane gigante”.
Si avverte la mancanza di un apparato di note più corposo, se non di una postfazione vera e propria: la sensazione è che molti riferimenti possano sfuggire: quale creatura mitologica evoca il parlar di cetrioli e piatti di ceramica? Perché ha importanza trovare del pollo in un menù natalizio? In alternativa si può pensare che la scelta sia quella di rivolgersi solo a un pubblico non digiuno di folclore giapponese.
Il tono è lieve e la lettura piacevole, questi racconti non sembrano voler proporre una tesi, una visione del mondo, sembrano invece quasi degli esercizi sul tema racconto breve. Ben impostati e accuratamente studiati, più intrattenimento puro che racconti morali, e non è un aspetto negativo!
Possono richiamare alla mente la rubrica, presente sul periodico enigmistico di più lunga pubblicazione in Italia, «…Per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l’altro»: ideali da leggere dopo una giornata di lavoro e sicuramente apprezzabili dagli amanti dei racconti e dei romanzi brevi.
Dopo aver portato in Italia il volume «Bon no Kuni» nel giugno 2020, Bao Publishing ha pubblicato anche questa successiva opera che racchiude una serie di racconti che catturano brevi storie il cui comune denominatore è il superamento di uno stallo emotivo.
ha pubblicato anche questa successiva opera che racchiude una serie di racconti, i quali catturano brevi storie il cui comune denominatore è il superamento di uno stallo emotivo.
Una serie di storie che, quasi immancabilmente, toccano temi in qualche modo legati ad una realtà "altra": un soprannaturale, suggerito o palese, declinato in differenti modalità. Può essere il tipico racconto paranormale che ci si aspetta in un manga, come ne «Il ritorno delle sette Divinità della Fortuna» in cui un nonno vedovo, all'apparenza ordinario, afferma di essere Ebisu e di voler rintracciare i compagni di un tempo, ovvero Daikokuten, Bishamonten, Benten, Fukurokuju, Jurōjin e Hotei, per tornare a bordo della Takarabune e riprendere a portare fortuna alle persone.
Oppure può assumere i contorni del realismo magico come ne «L’amico del fidanzato», racconto che ha come protagonisti una coppia di ragazzi che dalla campagna si trasferisce in città ed è riuscito al punto da poter essere apprezzato anche da chi il realismo magico di norma non lo ama (come chi scrive).
O ancora può essere un vero e proprio racconto di fantascienza, come in «Prugno, pesco e ciliegio» in cui la terra è ormai devastata dai cambiamenti climatici e c’è una colonia da raggiungere, che potrebbe offrire condizioni di vita più facili, ma è a tre anni di viaggio, e ci sono tre fratelli, un padre vedovo, e degli alberi di cui ammirare le fioriture.
Oppure arrivare a toccare il vero e proprio surreale nel racconto «Le avventure di un cane gigante», che è in realtà una terna di racconti collegati. Perché qui abbiamo un cane, letteralmente, grande come una casa, e un protagonista umano che sa parlare la “lingua dei cani”... e le due cose suscitano ben poco clamore.
Sempre in questo filone surreale si inserisce il penultimo racconto: «Horai, la signora della mensa» che aggiunge anche l'elemento di folklore nipponico e ha un gradevole tono più scanzonato. Meno riuscito, perché alquanto prevedibile, il racconto «Il Natale di Sachico».
Il tratto è lontano dall’essere estetizzante: è minimale, ricercatamente semplice e lineare. Le tavole sono particolarmente ordinate e scandiscono bene i racconti. Il disegno veicola con efficacia le emozioni provate dai personaggi, più quelle degli umani che quelle dei cani, sorprende, nell'essenzialità, come Sukeracko abbia scelto di rendere quasi palpabile la morbidezza del manto dorato - dettaglio che viene specificato nel racconto - di questo simpatico “cane gigante”.
Si avverte la mancanza di un apparato di note più corposo, se non di una postfazione vera e propria: la sensazione è che molti riferimenti possano sfuggire: quale creatura mitologica evoca il parlar di cetrioli e piatti di ceramica? Perché ha importanza trovare del pollo in un menù natalizio? In alternativa si può pensare che la scelta sia quella di rivolgersi solo a un pubblico non digiuno di folclore giapponese.
Il tono è lieve e la lettura piacevole, questi racconti non sembrano voler proporre una tesi, una visione del mondo, sembrano invece quasi degli esercizi sul tema racconto breve. Ben impostati e accuratamente studiati, più intrattenimento puro che racconti morali, e non è un aspetto negativo!
Possono richiamare alla mente la rubrica, presente sul periodico enigmistico di più lunga pubblicazione in Italia, «…Per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l’altro»: ideali da leggere dopo una giornata di lavoro e sicuramente apprezzabili dagli amanti dei racconti e dei romanzi brevi.