Flight
L'antologia definitiva della madrina del fumetto sperimentale giapponese.
Negli ultimi tempi stiamo assistendo a un significativo fenomeno di riscoperta di fumetti del passato ancora inediti, spesso veri e propri revival di grandi autori dell’epoca d’oro del manga che, grazie alla meritoria iniziativa di qualche casa editrice, vengono pubblicati per la prima volta in Italia. Pionieristica in questo senso è l’opera di Coconino Press, che si è sempre distinto per l’intraprendenza dei suoi editor e che di recente ha ampliato qualitativamente il suo raggio di azione, portando alla luce autentiche perle misconosciute al grosso dei lettori.
È questo il caso di Flight di Kuniko Tsurita, effervescente raccolta di storie brevi, imbevute di sperimentalismo e cultura underground, fresca di stampa per la collana Coconino Gekiga. Prima autrice a pubblicare sulle pagine della storica rivista Garo di Seirinkogeisha, ai tempi in cui Sanpei Shirato chiamava alle arti i giovani aspiranti mangaka al grido di “Facciamo manga!”, Kuniko Tsurita respira a pieni polmoni quel fertile clima di libertà creativa e la sua arte si muove tra i generi più disparati con estrema disinvoltura, grazie anche a una scrittura vivace e spiazzante, e uno stile grafico eclettico e in continua ricerca. L’antologia in questione copre un arco di tempo che va dal 1965, passando per il periodo caldo della contestazione e gli psichedelici anni ‘70, fino agli ultimi lavori precedenti la scomparsa della mangaka nel 1985, a soli 38 anni.
Dai primi racconti, in particolare "La tomba dell’umanità" e "Storia di Dio", traspare l'interesse per la fantascienza, trattata però con uno stile farsesco, forse ancora un po' acerbo, e una certa vena irriverente e dissacratoria, con il topos abusato dell’incubo nucleare. D’altro canto, "Donna", ambientato in un passato mitico e ancestrale, è un silent manga dai toni più seri, dal ritmo incalzante e dal segno grafico ricco di chiaroscuri fortemente contrastati ed espressionisti.
Segue una serie di racconti (tra cui "Questa storia", "Lotta per la sopravvivenza" e "In crisi") a base di umorismo caricaturale, non senza una buona dose di autoironia, in cui Kuniko Tsurita sembra riflettere sulla sua stessa attività di fumettista indipendente attraverso le vicissitudini e le idiosincrasie di personaggi cartooneschi e stralunati: registi senza talento, mangaka sotto sfratto, sceneggiatori a corto di idee e tutta una serie di altri simpatici perdenti. Sono storie divertenti e spensierate, piene di citazioni dalle striscie di Garo, scritte e disegnate con un piglio fresco e spontaneo che tradisce tutta la libertà e l’impeto creativo della fumettista emergente.
La serie che va da "Testone" a "Madame Haruko" è un affresco tragicomico della vita giovanile e della controcultura giapponese degli anni ’60, in cui compare un’assortita galleria di personaggi "alternativi", aspiranti scrittori, artisti freelance, intellettualoidi vari, che si muovono in uno scenario metropolitano fatto di locali fumosi, strade trafficate e manifestazioni di protesta. Le storie hanno un’atmosfera scanzonata dal retrogusto amaro, con esiti spesso drammatici e senza appello.
Intorno alla fine del 1969, Kuniko Tsurita affronta una fase di crisi creativa e lavorativa, che la porta a cambiare in parte il suo fare artistico. Dopo un breve periodo come assistente di Shigeru Mizuki, decide di prendersi una pausa dalla caotica vita di Tokyo per tornare alla tranquillità del suo paese natale. A quest’epoca risalgono "Suono", "Storia di una tartaruga", "Sciagura" e "65121320262719". Rispetto ai primi lavori degli esordi, si tratta di racconti decisamente più cupi, introspettivi e dal tono pessimista, in cui il tratto del disegno evolve verso uno stile curato nei particolari, ricco di tratteggi ed eleganti tessiture dei retini, mentre il tema della morte ritorna in modo sempre più ricorrente e pervasivo. "Suono" è un racconto dai dialoghi stranianti e con un’inquietante atmosfera da horror psicologico; "Sciagura" riflette sull’angoscia e la disillusione di un condannato a morte, con una forte dose di tensione emotiva.
I racconti realizzati tra il 1974 e il 1976 ("Mia moglie è un’acrobata", "Le giornate di Yuko", "Il cielo è azzurro c’è una nuvola", "Money", "Max" e "Toc toc sorella") segnano un altro momento topico nella produzione artistica di Kuniko Tsurita, forse il suo apice, in cui lo stile grafico si raffina ulteriormente e si trasforma in ricercate composizioni dominanti di neri, linee sinuose e un character design sempre più minimale, stilizzato ed essenziale. Di questa serie sono da segnalare: lo struggente e doloroso autobiografismo de "Le giornate di Yuko", in cui l’autrice, quasi con un gesto di intima auto analisi, riversa sulle tavole tutto il dramma della sua malattia; la torbida sensualità de "Mia moglie è un’acrobata"; l’incredibile volo surreale de "Il cielo è azzurro c’è una nuvola", in cui un personaggio disegnato alla maniera di Matisse si muove in paesaggi metafisici alla De Chirico; e infine il trittico "Money", "Max" e "Toc toc sorella" ci offre un insolito sguardo sul mondo della prostituzione maschile, dove indolenti dandy e personaggi androgini intavolano dialoghi teatrali in sofisticati ambienti impregnati della presenza di eros e thanatos.
L’ultima parte del libro si riferisce alle pubblicazioni dei primi anni ’80, ("La stagione più fredda", "R", "La sirena e le sette stelle dell’Orsa Maggiore" e "Flight") che segnano il momento di piena maturità e consapevolezza del mezzo artistico di Kuniko Tsurita. Sono storie malinconiche, struggenti e romantiche, caratterizzate da un tratto che si fa sempre più delicato e rarefatto, in cui aleggia persistente un senso di fatalità e di morte. Con "La stagione più fredda" torna il tema fantascientifico della distopia dal sapore orwelliano in una vicenda straziante di amore e morte. "R" e "La sirena e le sette stelle dell’Orsa Maggiore" sono due brevi incursioni nel genere magico/mitologico: in "R", il personaggio protagonista, vittima del sortilegio di una strega, deve cessare di esistere affinché la sua vera natura possa esplicitarsi; ne "La sirena e le sette stelle dell’Orsa Maggiore", in cui l'autrice si cimenta felicemente con l’acquerello, una sirena sogna di incontrare ad ogni costo la presenza irraggiungibile percepita nella luce intensa della Stella Polare e nuota incessantemente verso di essa, fino a morire nelle acque gelide dell’Artico.
"Flight", il racconto che dà il titolo alla raccolta, è il brano più lungo di questa originale e atipica sinfonia manga, annoverato fra gli ultimi lavori eseguiti dell’artista. La trama fantascientifica narra dell’amore, tragicamente interrotto, tra una pittrice e un pilota, che avrà un misterioso epilogo fra gli scavi archeologici in Egitto. Lo si può considerare il canto del cigno di Kuniko Tsurita, e conclude malinconicamente la carriera di una delle più originali ed eclettiche autrici della storia del manga.
In libreria "Flight" si presenta come un corposo volume di circa 450 pagine, confezionato con la consueta cura editoriale da parte di Coconino Press. Rilegatura a filo refe, formato 17x24cm, copertina ruvida a colori con stampa traslucida, carta di buona grammatura e ottima qualità di stampa. La traduzione è affidata a Vincenzo Filosa, mentre in postfazione una preziosa testimonianza di Shô Onoda inquadra la vita e le opere di Kuniko Tsurita nell’ambito della storia del manga, con documenti fotografici e una gallery di illustrazioni.
Per concludere, non mi resta che consigliare la lettura di Flight, interessante antologia inedita che farà senz'altro la gioia degli appassionati di manga d'epoca. D'altronde i neofiti avranno un’ottima occasione per saggiare un prezioso estratto dalla mitica rivista Garo, ma soprattutto una selezione completa ed esaustiva di un’autrice talentuosa e innovativa, che ha saputo travalicare i confini di genere con il suo stile originale, fonte di ispirazione per intere generazioni di altri autori.
Negli ultimi tempi stiamo assistendo a un significativo fenomeno di riscoperta di fumetti del passato ancora inediti, spesso veri e propri revival di grandi autori dell’epoca d’oro del manga che, grazie alla meritoria iniziativa di qualche casa editrice, vengono pubblicati per la prima volta in Italia. Pionieristica in questo senso è l’opera di Coconino Press, che si è sempre distinto per l’intraprendenza dei suoi editor e che di recente ha ampliato qualitativamente il suo raggio di azione, portando alla luce autentiche perle misconosciute al grosso dei lettori.
È questo il caso di Flight di Kuniko Tsurita, effervescente raccolta di storie brevi, imbevute di sperimentalismo e cultura underground, fresca di stampa per la collana Coconino Gekiga. Prima autrice a pubblicare sulle pagine della storica rivista Garo di Seirinkogeisha, ai tempi in cui Sanpei Shirato chiamava alle arti i giovani aspiranti mangaka al grido di “Facciamo manga!”, Kuniko Tsurita respira a pieni polmoni quel fertile clima di libertà creativa e la sua arte si muove tra i generi più disparati con estrema disinvoltura, grazie anche a una scrittura vivace e spiazzante, e uno stile grafico eclettico e in continua ricerca. L’antologia in questione copre un arco di tempo che va dal 1965, passando per il periodo caldo della contestazione e gli psichedelici anni ‘70, fino agli ultimi lavori precedenti la scomparsa della mangaka nel 1985, a soli 38 anni.
Dai primi racconti, in particolare "La tomba dell’umanità" e "Storia di Dio", traspare l'interesse per la fantascienza, trattata però con uno stile farsesco, forse ancora un po' acerbo, e una certa vena irriverente e dissacratoria, con il topos abusato dell’incubo nucleare. D’altro canto, "Donna", ambientato in un passato mitico e ancestrale, è un silent manga dai toni più seri, dal ritmo incalzante e dal segno grafico ricco di chiaroscuri fortemente contrastati ed espressionisti.
Segue una serie di racconti (tra cui "Questa storia", "Lotta per la sopravvivenza" e "In crisi") a base di umorismo caricaturale, non senza una buona dose di autoironia, in cui Kuniko Tsurita sembra riflettere sulla sua stessa attività di fumettista indipendente attraverso le vicissitudini e le idiosincrasie di personaggi cartooneschi e stralunati: registi senza talento, mangaka sotto sfratto, sceneggiatori a corto di idee e tutta una serie di altri simpatici perdenti. Sono storie divertenti e spensierate, piene di citazioni dalle striscie di Garo, scritte e disegnate con un piglio fresco e spontaneo che tradisce tutta la libertà e l’impeto creativo della fumettista emergente.
La serie che va da "Testone" a "Madame Haruko" è un affresco tragicomico della vita giovanile e della controcultura giapponese degli anni ’60, in cui compare un’assortita galleria di personaggi "alternativi", aspiranti scrittori, artisti freelance, intellettualoidi vari, che si muovono in uno scenario metropolitano fatto di locali fumosi, strade trafficate e manifestazioni di protesta. Le storie hanno un’atmosfera scanzonata dal retrogusto amaro, con esiti spesso drammatici e senza appello.
Intorno alla fine del 1969, Kuniko Tsurita affronta una fase di crisi creativa e lavorativa, che la porta a cambiare in parte il suo fare artistico. Dopo un breve periodo come assistente di Shigeru Mizuki, decide di prendersi una pausa dalla caotica vita di Tokyo per tornare alla tranquillità del suo paese natale. A quest’epoca risalgono "Suono", "Storia di una tartaruga", "Sciagura" e "65121320262719". Rispetto ai primi lavori degli esordi, si tratta di racconti decisamente più cupi, introspettivi e dal tono pessimista, in cui il tratto del disegno evolve verso uno stile curato nei particolari, ricco di tratteggi ed eleganti tessiture dei retini, mentre il tema della morte ritorna in modo sempre più ricorrente e pervasivo. "Suono" è un racconto dai dialoghi stranianti e con un’inquietante atmosfera da horror psicologico; "Sciagura" riflette sull’angoscia e la disillusione di un condannato a morte, con una forte dose di tensione emotiva.
I racconti realizzati tra il 1974 e il 1976 ("Mia moglie è un’acrobata", "Le giornate di Yuko", "Il cielo è azzurro c’è una nuvola", "Money", "Max" e "Toc toc sorella") segnano un altro momento topico nella produzione artistica di Kuniko Tsurita, forse il suo apice, in cui lo stile grafico si raffina ulteriormente e si trasforma in ricercate composizioni dominanti di neri, linee sinuose e un character design sempre più minimale, stilizzato ed essenziale. Di questa serie sono da segnalare: lo struggente e doloroso autobiografismo de "Le giornate di Yuko", in cui l’autrice, quasi con un gesto di intima auto analisi, riversa sulle tavole tutto il dramma della sua malattia; la torbida sensualità de "Mia moglie è un’acrobata"; l’incredibile volo surreale de "Il cielo è azzurro c’è una nuvola", in cui un personaggio disegnato alla maniera di Matisse si muove in paesaggi metafisici alla De Chirico; e infine il trittico "Money", "Max" e "Toc toc sorella" ci offre un insolito sguardo sul mondo della prostituzione maschile, dove indolenti dandy e personaggi androgini intavolano dialoghi teatrali in sofisticati ambienti impregnati della presenza di eros e thanatos.
L’ultima parte del libro si riferisce alle pubblicazioni dei primi anni ’80, ("La stagione più fredda", "R", "La sirena e le sette stelle dell’Orsa Maggiore" e "Flight") che segnano il momento di piena maturità e consapevolezza del mezzo artistico di Kuniko Tsurita. Sono storie malinconiche, struggenti e romantiche, caratterizzate da un tratto che si fa sempre più delicato e rarefatto, in cui aleggia persistente un senso di fatalità e di morte. Con "La stagione più fredda" torna il tema fantascientifico della distopia dal sapore orwelliano in una vicenda straziante di amore e morte. "R" e "La sirena e le sette stelle dell’Orsa Maggiore" sono due brevi incursioni nel genere magico/mitologico: in "R", il personaggio protagonista, vittima del sortilegio di una strega, deve cessare di esistere affinché la sua vera natura possa esplicitarsi; ne "La sirena e le sette stelle dell’Orsa Maggiore", in cui l'autrice si cimenta felicemente con l’acquerello, una sirena sogna di incontrare ad ogni costo la presenza irraggiungibile percepita nella luce intensa della Stella Polare e nuota incessantemente verso di essa, fino a morire nelle acque gelide dell’Artico.
"Flight", il racconto che dà il titolo alla raccolta, è il brano più lungo di questa originale e atipica sinfonia manga, annoverato fra gli ultimi lavori eseguiti dell’artista. La trama fantascientifica narra dell’amore, tragicamente interrotto, tra una pittrice e un pilota, che avrà un misterioso epilogo fra gli scavi archeologici in Egitto. Lo si può considerare il canto del cigno di Kuniko Tsurita, e conclude malinconicamente la carriera di una delle più originali ed eclettiche autrici della storia del manga.
In libreria "Flight" si presenta come un corposo volume di circa 450 pagine, confezionato con la consueta cura editoriale da parte di Coconino Press. Rilegatura a filo refe, formato 17x24cm, copertina ruvida a colori con stampa traslucida, carta di buona grammatura e ottima qualità di stampa. La traduzione è affidata a Vincenzo Filosa, mentre in postfazione una preziosa testimonianza di Shô Onoda inquadra la vita e le opere di Kuniko Tsurita nell’ambito della storia del manga, con documenti fotografici e una gallery di illustrazioni.
Per concludere, non mi resta che consigliare la lettura di Flight, interessante antologia inedita che farà senz'altro la gioia degli appassionati di manga d'epoca. D'altronde i neofiti avranno un’ottima occasione per saggiare un prezioso estratto dalla mitica rivista Garo, ma soprattutto una selezione completa ed esaustiva di un’autrice talentuosa e innovativa, che ha saputo travalicare i confini di genere con il suo stile originale, fonte di ispirazione per intere generazioni di altri autori.