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kirk

Volumi letti: 4/10 --- Voto 7
Di solito non leggo il manga di cui ho visto l’anime, e non vedo l’anime di cui ho letto il manga. Il motivo? È semplice: i punti cruciali vengono svelati e il piacere della sorpresa viene meno. Ho deciso di leggere questo remake dell’opera di Tezuka di cui avevo visto il vecchio anime su VVVVID. Ho fatto bene?
In parte sì, perché Satoshi Shiki prende l’opera del maestro Tezuka e le apporta dei cambiamenti, sempre più evidenti con l’andare avanti, in parte no perché i personaggi che appaiono (tranne il padre adottivo di Yakkimaru e il vero padre) risultano ancora molto legati a quelli dell’opera di 50 anni fa.

Attenzione: questa parte contiene spoiler!

Devo dire che il tratto di Satoshi Shiki, autore che ho conosciuto su Kappa Magazine in opere come Kamikaze e MinMin Minto, è migliore rispetto a quello del dio dei manga (versione fumetto), ma non mi esalta più di tanto anzi mi sembra che abbia sbagliato a rendere Dororo più grande e con un volto decisamente femminile (la metto neutra per non svelare a chi non ha letto ne il manga ne visto l’anime qualcosa che uscirà alla fine).

Fine parte contenente spoiler

Se c’è una cosa in cui i vecchi maestri (tipo Shigeru Mizuki o Mitsutero Yokoyama) erano bravi è quella di creare yokai, e i mostri di Shiki non spaventano, come le creature del defunto Kentaro Miura.
Ma è sempre difficile prendere una vecchia opera e riproporla in salsa moderna. Ci sono decine di esempi che potrei fare, ma non voglio allungarmi più di tanto per cui cito solo il sequel di "Cyborg 009" che ho recensito poco tempo fa in cui tutto è cambiato in peggio con disegnatore e scenografo irrispettosi e (per di più) incompetenti.
Satoshi Shiki in parte cambia le cose, ma senza esasperare il bisogno di nuovo. Certo le sensibilità sono cambiate negli ultimi 50 anni e l’arte del manga ha fatto progressi: non si può ricopiare pedissequamente Tezuka, ma il vero errore è che l’anime era un capolavoro (non so il manga) per la chiara ispirazione al genere gekiga e in particolare al maestro del gekiga storico Sanpei Shirato, autore di "Kamui den" e "the legend of Kagemaru".

Ricapitolando: la storia mi sarebbe molto più piaciuta se non avessi avuto già la conoscenza di molto di ciò che viene narrato, il tratto di Shiki non è abbastanza sporco per quello che racconta; d’altronde è pubblicato su Champion Red una rivista di shonen mentre sarebbe stato meglio una rivista seinen in cui l’adattatore avrebbe tratto il meglio da questa storia…
Voto: sette, ma la consiglio a chi è all'oscuro della trama.


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Irene Tempesta

Volumi letti: 3/10 --- Voto 8
Attenzione: la recensione contiene spoiler!

La trama di "Dororo e Hyakkimaru" è talmente suggestiva e unica che non poteva non incuriosirmi questa lettura.
Satoshi Shiki si cimenta in un remake arduo, su una delle opere più famose del 'Dio del manga' Osamu Tezuka, e per me ne esce a testa alta.

A differenza della personalissima rivisitazione di Atsushi Kaneko (che ho amato tantissimo) "Search and Destroy", Satoshi Shiki resta fedele all'opera originale come ambientazione feudale, personaggi e trama, pur apportando alcune modifiche sulla narrazione che la rendono interessante e stimolante, come il corpo di Tahomaru mutilato in parte dai demoni, offerto per compiacere il padre e recuperato con protesi artificiali, e qui mi fermo per non fare altri spoiler.
L'autore decide di non aprire la trama con il prologo dell'opera originale, e quindi il lettore che non ha letto "Dororo" di Tezuka, avrà il piacere di scoprire passo passo la storia di Hyakkimaru con un susseguirsi di continui colpi di scena, una scelta per me interessante.

Ecco la trama:
Dororo è un ragazzino scaltro e coraggioso che, in un clima di guerra e privazioni, orfano e reietto, ruba armi e cibo per sfamarsi. Apparentemente egoista e vile, Dororo presto si imbatte in un samurai vagabondo dall'aria misteriosa e poco umana. Egli infatti si imbatte continuamente in demoni e li trafigge con le lame che ha al posto delle braccia. Le sue protesi costruite in legno attirano l'attenzione del ladruncolo insieme a quelle lame affilate che giura di rubare appena ne ha l'occasione.
Comincia così a seguire il misterioso samurai errante e a condividerne il destino, finendo presto per diventarne amico.
La storia di questo samurai è bellissima e triste: egli si chiama Hyakkimaru, alla nascita venne abbandonato in una tinozza nel fiume e adottato da un medico.
Orribilmente deforme e privo di occhi, naso, orecchie, braccia e gambe, il bimbo dimostra da subito una forza di vivere prodigiosa e sensi molto acuti che gli permettono di udire e percepire (al posto degli occhi) le figure e i suoni attorno a sé. Tali capacità sono demoniache, e infatti presto si scoprirà che 48 demoni hanno preso parti del suo corpo.
Hyakkimaru, grazie alle lame impregnate della forza spirituale di un monaco, partirà per trovare ed abbattere i demoni riappropriandosi di volta in volta di un pezzo di sé. Riuscirà a distruggerli tutti e 48? Ma presto scopriremo che anche Dororo ha una storia di sofferenza e mistero alle spalle.

I disegni di Osamu Tezuka a me personalmente non sono mai piaciuti, sono figli degli anni 60 certo, ma proprio per questo ho apprezzato il coraggio di questo autore di realizzare una trama stupenda come quella di Dororo con lo standard grafico odierno: ambienti e sfondi curati, personaggi più realistici, scene di battaglia dinamiche: una delizia per gli occhi.
Dororo qui appare con lineamenti e vestiti più femminili, il che è molto apprezzato.
Shiki di tanto in tanto crea delle vignette con lo stile grafico tipico di Tezuka, un vero e proprio omaggio che mi ha fatto tenerezza.
Anche la trama è ben strutturata, lineare e leggera, in definitiva un 8 come voto se lo merita.

Innegabilmente è un opera fatta con dedizione, passione, e rispetto per l'opera originale.
La Planet ha fatto una ottima edizione e splendide sovracopertine.
Francamente ne consiglio la lettura a tutti, amanti di Tezuka e non.