Ryu delle Caverne
"Ryu delle caverne" di Shotaro Ishinomori è stato realizzato nel 1971. Nello stesso anno c'è stata la trasposizione in animazione da 22 puntate. Tuttavia, la storia a fumetti è diversa.
Il manga è dinamico e avvincente, anche se risente un po' dell'ossessione da anni '70 per l'ufologia, gli anacronismi e i paradossi temporali (vedere anche Baldios, Capitan Harlock e Il pianeta delle scimmie). La preistoria di Ryu è più uno stato mentale che un luogo concreto, con tribù in guerra, lucertole intelligenti, una scimmia che gli fa da madre, uomini delle caverne ricoperti di pelo bianco e ancora a uno stadio primitivo, un'astronave in conclusione. È fin troppo facile ravvisare influenze da "La Macchina del Tempo", la verità è che all'epoca non eravamo preparati a storie che rappresentassero la guerra come una cosa realistica, con sangue, traumi psicologici, faide in piena regola, e Wyl Coyote non ci aveva suggerito la furia delle fiere nella foresta.
Vive di contraddizioni, Ryu, in mezzo a centinaia di persone africane di varie tonalità di carnagione: tenuto separato dalla sua gente perché la sua pelle è considerata una maledizione. Quando la madre adottiva -Kitty- verrà crudelmente uccisa, lui si troverà a dover vivere tra i suoi simili, per amore o per forza.
Sceglierà Ran, bellissima fanciulla nera, e il fratellino di lei, Don. Quindi Ryu intraprende un cammino adamitico. Nel manga è lui che sceglie i suoi compagni, mentre in televisione la cosa è meno diretta.
Il giovane vuol trovare la sua vera madre. Non sarà facile. Il tirannosauro che lo sta seguendo -l'unico rimasto della sua specie esattamente come lui- sembra esistere per mantenere un equilibrio del terrore: dove c'è Ryu c'è Tyrano, e viceversa.
A complicare le cose ci sono Taka, il guerriero adulto di una tribù ostile, il quale sostiene che Ran è sua moglie. Solo che lei non è d'accordo... E Kiba, il fratello maggiore di Taka, la cui missione nella vita è uccidere Tyrano, come dimostra il suo corpo pieno di cicatrici.
Kiba è il solo vero adulto dell'intero gruppo e diventerà una specie di padre per Ryu.
Se vi piacciono le storie di formazione, questo manga non vi deluderà.
Nella serie televisiva sono state omesse alcune scene, considerate troppo disturbanti per un pubblico generico, come il tentativo di stupro di Ran. Altre scene, come l'origine aliena di Ryu, sono state tolte per coerenza, trasformando il genere da fantascienza ad avventura. Benché autocensurata, la serie fu rivelatoria di tematiche inedite, diverse anche dai programmi dell'epoca, e rimane nei ricordi affettuosi di molti di noi.
La pubblicazione molto tardiva del manga (Dynit 2006) merita due parole di spiegazione. Il bambino offerto in sacrificio al mostro. Il fanciullo messianico che diventa capo di una tribù di neri. La civiltà umana che si sarebbe formata da una rappresentante celeste. Il bianco che si rivela più intelligente degli africani...questi particolari assomigliano al culto dei nazisti di Anhenerbe, secondo i quali esisterebbe un popolo di esseri umani perfetti da cui solo i tedeschi discenderebbero.
Anche se le citazioni di Ishinomori fossero intenzionali (e non è detto, perché questi elementi formano l'immaginario apolitico, o persino di sinistra, di molti autori) non significa che Ryu faccia apologia. Però nell'Italia degli anni settanta, sarebbe stato difficile farlo capire al pubblico in una eventuale pubblicazione a fumetti.
Più semplicemente, questi sviluppi sono trattati così senza alcuna volontà di replicare vecchi schemi gerarchici, ma semmai per metterne in evidenza l'assurdità.
Brava JPOP, allora, che nel 2019 ci "regala" la ristampa di Ryu in volume unico.
Il manga è dinamico e avvincente, anche se risente un po' dell'ossessione da anni '70 per l'ufologia, gli anacronismi e i paradossi temporali (vedere anche Baldios, Capitan Harlock e Il pianeta delle scimmie). La preistoria di Ryu è più uno stato mentale che un luogo concreto, con tribù in guerra, lucertole intelligenti, una scimmia che gli fa da madre, uomini delle caverne ricoperti di pelo bianco e ancora a uno stadio primitivo, un'astronave in conclusione. È fin troppo facile ravvisare influenze da "La Macchina del Tempo", la verità è che all'epoca non eravamo preparati a storie che rappresentassero la guerra come una cosa realistica, con sangue, traumi psicologici, faide in piena regola, e Wyl Coyote non ci aveva suggerito la furia delle fiere nella foresta.
Vive di contraddizioni, Ryu, in mezzo a centinaia di persone africane di varie tonalità di carnagione: tenuto separato dalla sua gente perché la sua pelle è considerata una maledizione. Quando la madre adottiva -Kitty- verrà crudelmente uccisa, lui si troverà a dover vivere tra i suoi simili, per amore o per forza.
Sceglierà Ran, bellissima fanciulla nera, e il fratellino di lei, Don. Quindi Ryu intraprende un cammino adamitico. Nel manga è lui che sceglie i suoi compagni, mentre in televisione la cosa è meno diretta.
Il giovane vuol trovare la sua vera madre. Non sarà facile. Il tirannosauro che lo sta seguendo -l'unico rimasto della sua specie esattamente come lui- sembra esistere per mantenere un equilibrio del terrore: dove c'è Ryu c'è Tyrano, e viceversa.
A complicare le cose ci sono Taka, il guerriero adulto di una tribù ostile, il quale sostiene che Ran è sua moglie. Solo che lei non è d'accordo... E Kiba, il fratello maggiore di Taka, la cui missione nella vita è uccidere Tyrano, come dimostra il suo corpo pieno di cicatrici.
Kiba è il solo vero adulto dell'intero gruppo e diventerà una specie di padre per Ryu.
Se vi piacciono le storie di formazione, questo manga non vi deluderà.
Nella serie televisiva sono state omesse alcune scene, considerate troppo disturbanti per un pubblico generico, come il tentativo di stupro di Ran. Altre scene, come l'origine aliena di Ryu, sono state tolte per coerenza, trasformando il genere da fantascienza ad avventura. Benché autocensurata, la serie fu rivelatoria di tematiche inedite, diverse anche dai programmi dell'epoca, e rimane nei ricordi affettuosi di molti di noi.
La pubblicazione molto tardiva del manga (Dynit 2006) merita due parole di spiegazione. Il bambino offerto in sacrificio al mostro. Il fanciullo messianico che diventa capo di una tribù di neri. La civiltà umana che si sarebbe formata da una rappresentante celeste. Il bianco che si rivela più intelligente degli africani...questi particolari assomigliano al culto dei nazisti di Anhenerbe, secondo i quali esisterebbe un popolo di esseri umani perfetti da cui solo i tedeschi discenderebbero.
Anche se le citazioni di Ishinomori fossero intenzionali (e non è detto, perché questi elementi formano l'immaginario apolitico, o persino di sinistra, di molti autori) non significa che Ryu faccia apologia. Però nell'Italia degli anni settanta, sarebbe stato difficile farlo capire al pubblico in una eventuale pubblicazione a fumetti.
Più semplicemente, questi sviluppi sono trattati così senza alcuna volontà di replicare vecchi schemi gerarchici, ma semmai per metterne in evidenza l'assurdità.
Brava JPOP, allora, che nel 2019 ci "regala" la ristampa di Ryu in volume unico.
Il tempo a volte gioca degli strani scherzi: a qualcuno si concede in abbondanza, ad altri in modo più limitato. Lo "ieri" di una persona è il "domani" di un'altra. Anche il presente assume significati molto diversi a seconda che ci si trovi in centro a New York o in uno sperduto villaggio della Nuova Guinea. Anche questa storia non ha una precisa collocazione temporale. Potrebbe essere ambientata in un remoto passato o, per quanto sembri incredibile, in un prossimo futuro. Anzi, potrebbe anche essere il "presente" in cui tu vivi! - Shotaro Ishinomori, in introduzione a "Ryu il Ragazzo delle Caverne".
In un mondo primitivo, in cui temibili e sanguinari dinosauri convivono con selvaggi, intolleranti e violenti esseri umani, una donna diversa dalle altre, dalla pelle bianca come il latte, custodisce impaurita, minacciata da selvaggi, un neonato indifeso. Lo stringe al petto. E' suo figlio. Ella verrà costretta a separarsi dal bambino, il quale, dopo una serie di circostanze, verrà allevato da una scimmia la quale l'ha scambiato per il suo vero cucciolo. Diventato grande, Ryu assisterà all'uccisione della sua madre adottiva da parte di Tirano, un feroce tirannosauro con un occhio solo. In qualche modo, Ryu sembra avere un legame con lo spietato dinosauro, tanto da guadagnare la fama di essere maledetto da quest'ultimo - i selvaggi l'avevano separato dalla madre al fine di offrirlo in sacrificio al mostro, al fine di placare la sua ira. Nel suo viaggio alla ricerca della vera madre, Ryu farà la conoscenza di Ran, bellissima ragazza a sua volta alla ricerca del fratellino; Taka, un capotribù autoritario e violento invaghito di Ran, che vuole a tutti i costi sottrarla a Ryu, come s'ella fosse un'oggetto; Kiba, il fratello di Taka, un abile cacciatore che vuole uccidere Tirano per dare un senso alla sua vita, legato ad esso dallo stesso rapporto di timore, volontà omicida e venerazione che legava il capitano Achab a Moby Dick.
"Ryu il Ragazzo delle Caverne" è il "Capitolo dell'Antichità" di una trilogia fantascientifica composta, a parte esso, da "La Strada di Ryu" (il futuro) e "Il Mondo di Ryu" (il passato). Tale trittico è uno dei più ambiziosi progetti di Ishinomori, il cui fulcro, "La Strada di Ryu", viene considerato come uno dei massimi capolavori di questo autore e del fumetto giapponese in generale. Il manga di "Ryu il Ragazzo delle Caverne" si discosta abbastanza dall'omonima serie televisiva del '71, per via dei suoi elementi fantascientifici - i quali giustificano nel plot la convivenza tra uomini e dinosauri - ed alcune differenze di script.
Come si deduce dall'introduzione dell'autore al manga, esso ha anche intenti metaforici. In particolare mi ha affascinato la storia di Kiba, che presenta notevoli parallelismi con la caccia di Achab a Moby Dick; l'ossessione dell'uomo verso quell'aspetto violento, pericoloso, irraggiungibile, temibile, dell'universo che lo circonda. E che è impossibile sconfiggere a meno di essere annichiliti - tale nichilismo di fondo era molto comune nelle opere dell'epoca. Inoltre, si legge tra le righe una velata critica alla società giapponese del dopoguerra, dato il suggerimento nella nota introduttiva al manga Anzi, potrebbe essere addirittura il presente. Società che nella sostanza si rivela primitiva, piena di discriminazioni, in cui vale la legge del più forte. Tuttavia, da essa emerge il newtype, il giovane dal talento inarrivabile, vero e proprio simbolo grondante di speranza verso le nuove generazioni. In questo caso il newtype è Ryu, il quale è in grado di inventare con molta disinvoltura nuove armi sconosciute ai selvaggi, come l'arco e le frecce, di imparare nuove tecniche di combattimento con grande rapidità ecc. Ryu è un parente stretto di tutti gli altri newtype tipici degli anime e manga dell'epoca, come ad esempio Conan di "Mirai Shonen Conan", Nausicaa di "Nausicaa della Valle del Vento", Amuro Rei di "Gundam" e così via.
A livello tecnico, Ishinomori si rivela un maestro nel disegnare tavole molto dinamiche, mostruosi dinosauri dagli occhi iniettati di sangue, volti molto espressivi, fondali suggestivi. Molti autori di manga attuali dovrebbero prendere esempio dalla sua tecnica, siccome spesso le loro tavole paiono assai standardizzate e statiche. Tuttavia, "Ryu il Ragazzo delle Caverne" soffre di una cattiva gestione dei tempi nella sceneggiatura: la parte finale, quella più fantascientifica, viene liquidata frettolosamente ed in poco tempo; il finale non è molto incisivo, e mi è parso in qualche modo danneggiato dall'accelerazione narrativa finale dell'autore. Nonostante ciò, rimane comunque nella sostanza la classica ambivalenza nei confronti della scienza, vista dai giapponesi del dopoguerra come qualcosa di sovrumano e temibile, a causa dei bombardamenti atomici che quanto mai rimasero impressi nella loro psiche.
L'edizione dell'ormai fallita D/Visual fortunatamente è completa, e racchiude tutti i cinque volumi originari dell'opera in due tomi dall'elevata qualità, dotati di sovraccoperta e facilmente reperibili ad un buon prezzo su internet o in qualche fiera del fumetto.
In un mondo primitivo, in cui temibili e sanguinari dinosauri convivono con selvaggi, intolleranti e violenti esseri umani, una donna diversa dalle altre, dalla pelle bianca come il latte, custodisce impaurita, minacciata da selvaggi, un neonato indifeso. Lo stringe al petto. E' suo figlio. Ella verrà costretta a separarsi dal bambino, il quale, dopo una serie di circostanze, verrà allevato da una scimmia la quale l'ha scambiato per il suo vero cucciolo. Diventato grande, Ryu assisterà all'uccisione della sua madre adottiva da parte di Tirano, un feroce tirannosauro con un occhio solo. In qualche modo, Ryu sembra avere un legame con lo spietato dinosauro, tanto da guadagnare la fama di essere maledetto da quest'ultimo - i selvaggi l'avevano separato dalla madre al fine di offrirlo in sacrificio al mostro, al fine di placare la sua ira. Nel suo viaggio alla ricerca della vera madre, Ryu farà la conoscenza di Ran, bellissima ragazza a sua volta alla ricerca del fratellino; Taka, un capotribù autoritario e violento invaghito di Ran, che vuole a tutti i costi sottrarla a Ryu, come s'ella fosse un'oggetto; Kiba, il fratello di Taka, un abile cacciatore che vuole uccidere Tirano per dare un senso alla sua vita, legato ad esso dallo stesso rapporto di timore, volontà omicida e venerazione che legava il capitano Achab a Moby Dick.
"Ryu il Ragazzo delle Caverne" è il "Capitolo dell'Antichità" di una trilogia fantascientifica composta, a parte esso, da "La Strada di Ryu" (il futuro) e "Il Mondo di Ryu" (il passato). Tale trittico è uno dei più ambiziosi progetti di Ishinomori, il cui fulcro, "La Strada di Ryu", viene considerato come uno dei massimi capolavori di questo autore e del fumetto giapponese in generale. Il manga di "Ryu il Ragazzo delle Caverne" si discosta abbastanza dall'omonima serie televisiva del '71, per via dei suoi elementi fantascientifici - i quali giustificano nel plot la convivenza tra uomini e dinosauri - ed alcune differenze di script.
Come si deduce dall'introduzione dell'autore al manga, esso ha anche intenti metaforici. In particolare mi ha affascinato la storia di Kiba, che presenta notevoli parallelismi con la caccia di Achab a Moby Dick; l'ossessione dell'uomo verso quell'aspetto violento, pericoloso, irraggiungibile, temibile, dell'universo che lo circonda. E che è impossibile sconfiggere a meno di essere annichiliti - tale nichilismo di fondo era molto comune nelle opere dell'epoca. Inoltre, si legge tra le righe una velata critica alla società giapponese del dopoguerra, dato il suggerimento nella nota introduttiva al manga Anzi, potrebbe essere addirittura il presente. Società che nella sostanza si rivela primitiva, piena di discriminazioni, in cui vale la legge del più forte. Tuttavia, da essa emerge il newtype, il giovane dal talento inarrivabile, vero e proprio simbolo grondante di speranza verso le nuove generazioni. In questo caso il newtype è Ryu, il quale è in grado di inventare con molta disinvoltura nuove armi sconosciute ai selvaggi, come l'arco e le frecce, di imparare nuove tecniche di combattimento con grande rapidità ecc. Ryu è un parente stretto di tutti gli altri newtype tipici degli anime e manga dell'epoca, come ad esempio Conan di "Mirai Shonen Conan", Nausicaa di "Nausicaa della Valle del Vento", Amuro Rei di "Gundam" e così via.
A livello tecnico, Ishinomori si rivela un maestro nel disegnare tavole molto dinamiche, mostruosi dinosauri dagli occhi iniettati di sangue, volti molto espressivi, fondali suggestivi. Molti autori di manga attuali dovrebbero prendere esempio dalla sua tecnica, siccome spesso le loro tavole paiono assai standardizzate e statiche. Tuttavia, "Ryu il Ragazzo delle Caverne" soffre di una cattiva gestione dei tempi nella sceneggiatura: la parte finale, quella più fantascientifica, viene liquidata frettolosamente ed in poco tempo; il finale non è molto incisivo, e mi è parso in qualche modo danneggiato dall'accelerazione narrativa finale dell'autore. Nonostante ciò, rimane comunque nella sostanza la classica ambivalenza nei confronti della scienza, vista dai giapponesi del dopoguerra come qualcosa di sovrumano e temibile, a causa dei bombardamenti atomici che quanto mai rimasero impressi nella loro psiche.
L'edizione dell'ormai fallita D/Visual fortunatamente è completa, e racchiude tutti i cinque volumi originari dell'opera in due tomi dall'elevata qualità, dotati di sovraccoperta e facilmente reperibili ad un buon prezzo su internet o in qualche fiera del fumetto.
Il manga di "Ryu ragazzo delle caverne" deve molto del suo successo italiano (secondo me) alla trasmissione della serie televisiva. Essa infatti, è rimasta nel cuore di molti tra coloro che hanno letto il manga.
Il fumetto come viene descritto nella postfazione è:".... un trittico fantascientifico che si compone di "La strada di Ryu" (il futuro), "Ryu Il ragazzo delle caverne" (il passato) e "Il mondo di Ryu" (il presente).
Sempre nella postfazione si specifica che l'ordine di pubblicazione italiano è diverso da quello giapponese con il vantaggio di non rovinare la suspense del finale della serie.
Ora, essendo uscito in Italia il primo volume di "La strada di Ryu (il futuro)" posso tranquillamente dire che l'unica cosa che hanno in comune è il fatto che il protagonista vado in giro con la pelle di leopardo.
L'opera quindi può essere tranquillamente goduta da sola.
Iniziamo adesso ad analizzare il manga la cui struttura d'impostazione cinematografica rende i disegni di una scorrevolezza piacevole all'occhio.
Spoiler.
La trama principale del primo volume consiste nel fatto che Ryu, essendo nato bianco (cosa possibilissima dato che secondo gli scienziati la differenziazione di colore della pelle è dovuto a un errore genetico casuale) viene destinato a essere sacrificato al dio Tyrannosaurus rex (Tirano per gli amici), ma viene salvato da una scimmia che lo adotta.
Mi rendo conto che descritta così sembra che la trama (dei primi anni Settanta) sia: "Tarzan contro i dinosauri al Jurassic Park", ma la storia, grazie alla veloce introduzione dei comprimari diventa rapidamente interessante interesse grazie alle variabili dei rapporti tra i vari personaggi. Questi sono spesso definiti con poche ma significative battute:
Ran, per esempio, riesce a far vestire Ryu (nudo per un quarto del fumetto...) con questa semplice battuta: "Non è bello vederti sempre in quello stato..."
Taka, il cattivo di turno, basa il suo potere e la sua caratterizzazione sull'uso della forza.
Egli si autodefinisce durante un discorso, all'ormai vecchio è moribondo capo villaggio il quale si lamenta delle conseguenze della guerra, facendo notare che: "Oramai dobbiamo sempre combattere, temiamo la vendetta dei nemici e gli spiriti animali, mentre prima eravamo in pace." Taka risponde semplicemente: "Eravate degli smidollati" e che adesso sono tutti felici sotto di lui poiché "il forte domina il debole".
Il fratello di Taka, Kiba invece è ossessionato dal voler eliminare Tirano: "...Lo ucciderò di sicuro."
Insomma molti sono i personaggi differenziati che rendono l'opera interessante.
Nel secondo volume invece appare la fantascienza.
La madre di Ryu si scopre essere bianca, essere (forse) un'atlantidea e che il periodo storico non è proprio "un milione di anni fa o forse due." Resta comunque la saga di un ragazzo molto più intelligente della media che combatte per sopravvivere in un ambiente molto ostile.
Sempre nel secondo volume sono incluse anche due brevi storie in cui compaiono personaggi ed idee che saranno riprese ne ""La strada di Ryu."
Infine devo fare i complimenti alla D/Books per la scelta delle sovraccoperte: l'occhio a specchio di Tirano su sfondo argenteo attira l'attenzione del lettore.
Nonostante tutto quello che ho scritto, devo comunque dare all'opera solo un 7, considerata la completezza di "La strada di Ryu" e la mancanza di un finale autonomo.
Il fumetto come viene descritto nella postfazione è:".... un trittico fantascientifico che si compone di "La strada di Ryu" (il futuro), "Ryu Il ragazzo delle caverne" (il passato) e "Il mondo di Ryu" (il presente).
Sempre nella postfazione si specifica che l'ordine di pubblicazione italiano è diverso da quello giapponese con il vantaggio di non rovinare la suspense del finale della serie.
Ora, essendo uscito in Italia il primo volume di "La strada di Ryu (il futuro)" posso tranquillamente dire che l'unica cosa che hanno in comune è il fatto che il protagonista vado in giro con la pelle di leopardo.
L'opera quindi può essere tranquillamente goduta da sola.
Iniziamo adesso ad analizzare il manga la cui struttura d'impostazione cinematografica rende i disegni di una scorrevolezza piacevole all'occhio.
Spoiler.
La trama principale del primo volume consiste nel fatto che Ryu, essendo nato bianco (cosa possibilissima dato che secondo gli scienziati la differenziazione di colore della pelle è dovuto a un errore genetico casuale) viene destinato a essere sacrificato al dio Tyrannosaurus rex (Tirano per gli amici), ma viene salvato da una scimmia che lo adotta.
Mi rendo conto che descritta così sembra che la trama (dei primi anni Settanta) sia: "Tarzan contro i dinosauri al Jurassic Park", ma la storia, grazie alla veloce introduzione dei comprimari diventa rapidamente interessante interesse grazie alle variabili dei rapporti tra i vari personaggi. Questi sono spesso definiti con poche ma significative battute:
Ran, per esempio, riesce a far vestire Ryu (nudo per un quarto del fumetto...) con questa semplice battuta: "Non è bello vederti sempre in quello stato..."
Taka, il cattivo di turno, basa il suo potere e la sua caratterizzazione sull'uso della forza.
Egli si autodefinisce durante un discorso, all'ormai vecchio è moribondo capo villaggio il quale si lamenta delle conseguenze della guerra, facendo notare che: "Oramai dobbiamo sempre combattere, temiamo la vendetta dei nemici e gli spiriti animali, mentre prima eravamo in pace." Taka risponde semplicemente: "Eravate degli smidollati" e che adesso sono tutti felici sotto di lui poiché "il forte domina il debole".
Il fratello di Taka, Kiba invece è ossessionato dal voler eliminare Tirano: "...Lo ucciderò di sicuro."
Insomma molti sono i personaggi differenziati che rendono l'opera interessante.
Nel secondo volume invece appare la fantascienza.
La madre di Ryu si scopre essere bianca, essere (forse) un'atlantidea e che il periodo storico non è proprio "un milione di anni fa o forse due." Resta comunque la saga di un ragazzo molto più intelligente della media che combatte per sopravvivere in un ambiente molto ostile.
Sempre nel secondo volume sono incluse anche due brevi storie in cui compaiono personaggi ed idee che saranno riprese ne ""La strada di Ryu."
Infine devo fare i complimenti alla D/Books per la scelta delle sovraccoperte: l'occhio a specchio di Tirano su sfondo argenteo attira l'attenzione del lettore.
Nonostante tutto quello che ho scritto, devo comunque dare all'opera solo un 7, considerata la completezza di "La strada di Ryu" e la mancanza di un finale autonomo.
Qualche sera fa ho terminato la lettura di una delle opere più celebri del fumetto e dell'animazione nipponici: infatti, il manga Ryū - Il ragazzo delle caverne del grande Shōtarō Ishinomori deve parte della sua fama, almeno nel nostro paese, proprio all'omonima trasposizione animata andata in onda per la prima volta nel 1971, proprio nell'anno di pubblicazione della controparte cartacea. Tuttavia, non è superfluo sottolineare che la serie televisiva faccia a meno di una delle caratteristiche più interessanti dell'opera originale: mi riferisco ai risvolti fantascientifici che tanto mi hanno colpito e affascinato. Tant'è che, come viene illustrato nella postfazione al primo volume, il manga in questione fa per l'appunto parte di una trilogia più ampia e ben concepita riguardante il passato (proprio ne il ragazzo delle caverne, il presente (ne Il mondo di Ryū ) e infine il futuro (nel celeberrimo e purtroppo mai pubblicato interamente in Italia La strada di Ryū ). A questo punto, riassumerò per sommi capi la trama di Genshi Shōnen Ryū (questo il titolo in lingua originale).
Il piccolo Ryū, nato con un'atipica carnagione bianca, viene immediatamente allontanato dalla madre e dalla comunità perché considerato troppo "diverso" dagli altri. Fortunatamente, Ryū viene comunque accudito e allevato da una scimmia materna e protettiva, ma i pericoli sono dietro l'angolo e in particolare a seminare morte e distruzione in questo spietato mondo preistorico è il mostruoso e malvagio Tirano, un tirannosauro in parte cieco a causa di una lancia ancora infilzata in uno dei suoi occhi. Passano gli anni e un Ryū ormai cresciuto si innamora di Ran, che suo malgrado è ambita anche dal perfido Taka e dal tonto Yam. La fortuita quanto strana amicizia con il possente Kiba porta Ryū a fare una serie di strabilianti scoperte che mettono in evidenza la sua straordinaria intelligenza decisamente fuori dal comune. E intanto il gruppo viaggia di luogo in luogo alla ricerca della madre di Ryū, fuggendo da Tirano e scontrandosi con bestie feroci e uomini altrettanto efferati...
Con poche battute, Ishinomori delinea alla perfezione i suoi personaggi: il valoroso e spaccone Ryū, che però ha un cuore d'oro; il corrotto e irrecuperabile Taka, ossessionato dalla sua brama di potere, la dolce Ran, il forte e leale Kiba. E il maestro è talmente abile nel dipanare le loro vicende, i loro duelli, i loro cruenti scontri con bestie arcaiche di ogni tipo che si perdonano facilmente evidenti discrepanze quale la compresenza di umani e dinosauri nella medesima epoca. Ma Ishinomori è chiaro fin da subito: la storia da lui raccontata potrebbe svolgersi in un passato remoto come in un futuro lontanissimo, o addirittura nel nostro presente. Un espediente narrativo, questo, davvero spiazzante ed efficace, del tutto in grado di rendere l'autore degno della fama che lo circonda. Lo stile di disegno di Ishinomori è palesemente in linea con quello del mentore Osamu Tezuka, ma per certi aspetti presenta un'identità tutta sua. Strabilianti alcune vignette dalle inquadrature cinematografiche, così come certe tavole a pagina intera che lasciano di stucco in materia di soluzioni visive e dettagli minuziosissimi (giusto per fare un esempio, le scaglie di Tirano sono disegnate una ad una!). L'edizione italiana è a cura dell'ormai defunta D/Books e si presenta in due sontuosi volumi provvisti di sovraccoperta opaca "metallizzata": sul primo campeggia un'immagine di Tirano il cui unico occhio ancora intero luccica riflettendo la luce; sul secondo abbiamo Ryū intento a urlare ordini di battaglia. Due volumi che, insomma, rappresentano una vera chicca per collezionisti e che, unitamente a una buona carta poco o per nulla trasparente, meritano tutti i soldi spesi. Da segnalare, infine, che nel secondo volume sono incluse due storie extra che però non aggiungono nulla alla trama principale: "Saran il ragazzo delle caverne" e "Una storia che inizia dalla fine". Ora capisco perché Ryū - Il ragazzo delle caverne sia considerato un classico: ha tutti i presupposti e gli elementi per esserlo. Una vera gemma della nona arte, da avere nella propria libreria personale.
Il piccolo Ryū, nato con un'atipica carnagione bianca, viene immediatamente allontanato dalla madre e dalla comunità perché considerato troppo "diverso" dagli altri. Fortunatamente, Ryū viene comunque accudito e allevato da una scimmia materna e protettiva, ma i pericoli sono dietro l'angolo e in particolare a seminare morte e distruzione in questo spietato mondo preistorico è il mostruoso e malvagio Tirano, un tirannosauro in parte cieco a causa di una lancia ancora infilzata in uno dei suoi occhi. Passano gli anni e un Ryū ormai cresciuto si innamora di Ran, che suo malgrado è ambita anche dal perfido Taka e dal tonto Yam. La fortuita quanto strana amicizia con il possente Kiba porta Ryū a fare una serie di strabilianti scoperte che mettono in evidenza la sua straordinaria intelligenza decisamente fuori dal comune. E intanto il gruppo viaggia di luogo in luogo alla ricerca della madre di Ryū, fuggendo da Tirano e scontrandosi con bestie feroci e uomini altrettanto efferati...
Con poche battute, Ishinomori delinea alla perfezione i suoi personaggi: il valoroso e spaccone Ryū, che però ha un cuore d'oro; il corrotto e irrecuperabile Taka, ossessionato dalla sua brama di potere, la dolce Ran, il forte e leale Kiba. E il maestro è talmente abile nel dipanare le loro vicende, i loro duelli, i loro cruenti scontri con bestie arcaiche di ogni tipo che si perdonano facilmente evidenti discrepanze quale la compresenza di umani e dinosauri nella medesima epoca. Ma Ishinomori è chiaro fin da subito: la storia da lui raccontata potrebbe svolgersi in un passato remoto come in un futuro lontanissimo, o addirittura nel nostro presente. Un espediente narrativo, questo, davvero spiazzante ed efficace, del tutto in grado di rendere l'autore degno della fama che lo circonda. Lo stile di disegno di Ishinomori è palesemente in linea con quello del mentore Osamu Tezuka, ma per certi aspetti presenta un'identità tutta sua. Strabilianti alcune vignette dalle inquadrature cinematografiche, così come certe tavole a pagina intera che lasciano di stucco in materia di soluzioni visive e dettagli minuziosissimi (giusto per fare un esempio, le scaglie di Tirano sono disegnate una ad una!). L'edizione italiana è a cura dell'ormai defunta D/Books e si presenta in due sontuosi volumi provvisti di sovraccoperta opaca "metallizzata": sul primo campeggia un'immagine di Tirano il cui unico occhio ancora intero luccica riflettendo la luce; sul secondo abbiamo Ryū intento a urlare ordini di battaglia. Due volumi che, insomma, rappresentano una vera chicca per collezionisti e che, unitamente a una buona carta poco o per nulla trasparente, meritano tutti i soldi spesi. Da segnalare, infine, che nel secondo volume sono incluse due storie extra che però non aggiungono nulla alla trama principale: "Saran il ragazzo delle caverne" e "Una storia che inizia dalla fine". Ora capisco perché Ryū - Il ragazzo delle caverne sia considerato un classico: ha tutti i presupposti e gli elementi per esserlo. Una vera gemma della nona arte, da avere nella propria libreria personale.
È con immenso piacere che recensisco l'ennesimo cavolo di Ishinomori Sensei, quel Ryu che tante volte ho guardato in TV durante l'infanzia, quel Ryu che in fondo ho scoperto essere davvero apprezzabile, sotto un profilo diverso, in età adulta.
La storia di Ryu poggia su un canovaccio semplice, quasi elementare, la ricerca della madre perduta, eppure riesce ad appassionare grazie ai numerosi elementi e spunti che strada facendo si aggiungono.
La scoperta dell'amore e della gelosia grazie alla tenera Ran, la discriminazione che Ryu è costantemente costretto a subire a causa della sua diversità, la responsabilità di prendere scelte anche per altre persone, la rabbia per tutte le angherie subite, la costante fuga dal pericolo e dal male che è sempre dietro l'angolo sotto forma di Tirano, l'orgoglio di Kiba e della sua missione, il dolore per la sua conseguente scomparsa...
Il tutto poi con delle rivelazioni finali che rendono la storia ancora più affascinante... ma in fondo lo stesso Ishinomori nelle pagine di apertura specifica che questa storia non ha una collocazione temporale precisa e che anzi potrebbe anche essere ambientata nel nostro "presente"... C'è anche da dire che quest'opera è stata scritta nel periodo in cui i Robottoni spadroneggiavano sia su carta sia in TV, una scelta ancora più coraggiosa che testimonia la grande ispirazione di questo autore.
Tecnicamente ho trovato il manga piacevolissimo: i disegni, chiaramente meno artificiosi di quelli odierni, sono comunque MAGISTRALI, tanto che riescono ad essere sia "antichi" che "moderni" nello stesso tempo.... e poi adoro Tirano e la sua espressione, riesce davvero ad incutere timore!
Edizione D/visual, quindi una garanzia, copertine argentate, carta spessa, ottima qualità di stampa e flessibilità dell'albo ottimale per la lettura. Consigliatissimo a tutti.
La storia di Ryu poggia su un canovaccio semplice, quasi elementare, la ricerca della madre perduta, eppure riesce ad appassionare grazie ai numerosi elementi e spunti che strada facendo si aggiungono.
La scoperta dell'amore e della gelosia grazie alla tenera Ran, la discriminazione che Ryu è costantemente costretto a subire a causa della sua diversità, la responsabilità di prendere scelte anche per altre persone, la rabbia per tutte le angherie subite, la costante fuga dal pericolo e dal male che è sempre dietro l'angolo sotto forma di Tirano, l'orgoglio di Kiba e della sua missione, il dolore per la sua conseguente scomparsa...
Il tutto poi con delle rivelazioni finali che rendono la storia ancora più affascinante... ma in fondo lo stesso Ishinomori nelle pagine di apertura specifica che questa storia non ha una collocazione temporale precisa e che anzi potrebbe anche essere ambientata nel nostro "presente"... C'è anche da dire che quest'opera è stata scritta nel periodo in cui i Robottoni spadroneggiavano sia su carta sia in TV, una scelta ancora più coraggiosa che testimonia la grande ispirazione di questo autore.
Tecnicamente ho trovato il manga piacevolissimo: i disegni, chiaramente meno artificiosi di quelli odierni, sono comunque MAGISTRALI, tanto che riescono ad essere sia "antichi" che "moderni" nello stesso tempo.... e poi adoro Tirano e la sua espressione, riesce davvero ad incutere timore!
Edizione D/visual, quindi una garanzia, copertine argentate, carta spessa, ottima qualità di stampa e flessibilità dell'albo ottimale per la lettura. Consigliatissimo a tutti.
<b>[Attenzione, questa recensione contiene spoiler.]</b>
Certi autori contemporanei di manga dovrebbero prendere esempio dalla prolificità e dalla qualità dei grandi del passato, come per esempio il "re dei manga" Shotaro Ishinomori, uno degli autori più prolifici del panorama fumettistico giapponese, e soprattutto mondiale.
In quest'opera, Ryu il ragazzo delle caverne, Shotaro Ishinomori introduce un mondo distopico, con una grossa incognita temporale, infatti, come dice il narratore onnisciente, la storia potrebbe essere ambientata nella preistoria, in futuro remoto, o addirittura nel nostro presente. Ryu, ragazzo dalla pelle bianca, nato in una tribù di uomini "preistorici" dalla pelle scura, a causa del suo colorito viene dato in sacrificio al tirannosauro Tirano, un mostro preistorico che spadroneggia in quelle vallate. La pelle bianca, presagio di sventura secondo il capo tribù, verrà notata da una scimmia, che avendo appena perso il suo figlioletto, rivede in Ryu il proprio pargolo e lo salverà dalle fauci di Tirano.
Ryu cresce sano e robusto fra le scimmie, fin quando non incontra per caso una splendida ragazza, e anche dei cacciatori che fanno parte di una tribù bellicosa del posto.
La storia di per sé potrebbe sembrare abbastanza banale, o meglio abbastanza classica, ma ricordiamo che questo è un manga del '71 ed è uno delle colonne portanti del genere fantascientifico dei manga giapponesi. Il tutto procede con la fuga di Ryu, il quale viene a conoscenza del fatto che la sua vera madre è ancora viva e lo sta cercando ovunque. Ryu, insieme ad altri compagni di viaggio che ben presto si uniranno al suo gruppo, partirà in cerca di sua madre.
Il lettore rimarrà stupito dal fatto che Ryu, al contrario di tutta la gente "preistorica" che incontrerà nel viaggio, possiede una intelligenza fuori dal comune. Infatti riesce a costruirsi armi sempre più sofisticate grazie alla sua inventiva, e in questo modo riuscirà a fronteggiare alcuni personaggi davvero ostili. L'inventiva di Ryu è talmente elevata che il lettore stesso non tarderà a capire che Ryu non fa parte di quel mondo lì, quel mondo abitato da bestie preistoriche, villaggi di paglia e bestie estremamente furbe ed intelligenti.
Nell'ultima parte del manga, Ryu riuscirà a ricongiungersi alla sue gente, un popolo dalla tecnologia avanzatissima che abita in una zona remota del pianeta, lontana da quelle lande selvagge e pericolose in cui ha vissuto.
Il finale della storia, però, lascia il lettore con un grande enigma, una grande domanda: "Ma cosa succederà ora?".
La risposta, secondo il commento a fine volume, è da ricercare nella seconda opera che costruisce la trilogia di Ryu, ovvero "La strada di Ryu", composta in cinque volumi e sempre edita da D/Books.
Ryu, quindi, è un personaggio che apparirà in tre manga differenti, ma tra loro collegati appunto in una trilogia prettamente fantascientifica, con punte di drammaticità, ironia quanto basta e insegnamenti contro la guerra, specchio di quei timori da guerra nucleare che tanto intimorirono gli anni '70-'80 del nostro tempo.
Il tratto di Ishinomori si presenta semplice, ma allo stesso tempo accurato. Pochissimi i retini, si nota un grande e sapiente uso del tratteggio, davvero superlativo.
L'edizione italiana, D/books, si presenta molto bene:
- carta poco trasparente, abbastanza spessa e piacevole al tatto;
- sovra coperta;
- inchiostro di ottima fattura che non sporca le mani;
- due volumi da più di 350 pagine l'uno;
- due storie supplementari a coronare il secondo volume, in parte collegate alla saga di Ryu;
- un prezzo sì alto, ma allo stesso tempo giusto se riferito naturalmente all'edizione ottima e alla storia.
In breve: un manga che ogni appassionato non solo di Ishinomori, non solo dei tempi passati, ma anche dei fumetti giapponesi in generale dovrebbe avere nella propria collezione, senza se e senza ma.
Certi autori contemporanei di manga dovrebbero prendere esempio dalla prolificità e dalla qualità dei grandi del passato, come per esempio il "re dei manga" Shotaro Ishinomori, uno degli autori più prolifici del panorama fumettistico giapponese, e soprattutto mondiale.
In quest'opera, Ryu il ragazzo delle caverne, Shotaro Ishinomori introduce un mondo distopico, con una grossa incognita temporale, infatti, come dice il narratore onnisciente, la storia potrebbe essere ambientata nella preistoria, in futuro remoto, o addirittura nel nostro presente. Ryu, ragazzo dalla pelle bianca, nato in una tribù di uomini "preistorici" dalla pelle scura, a causa del suo colorito viene dato in sacrificio al tirannosauro Tirano, un mostro preistorico che spadroneggia in quelle vallate. La pelle bianca, presagio di sventura secondo il capo tribù, verrà notata da una scimmia, che avendo appena perso il suo figlioletto, rivede in Ryu il proprio pargolo e lo salverà dalle fauci di Tirano.
Ryu cresce sano e robusto fra le scimmie, fin quando non incontra per caso una splendida ragazza, e anche dei cacciatori che fanno parte di una tribù bellicosa del posto.
La storia di per sé potrebbe sembrare abbastanza banale, o meglio abbastanza classica, ma ricordiamo che questo è un manga del '71 ed è uno delle colonne portanti del genere fantascientifico dei manga giapponesi. Il tutto procede con la fuga di Ryu, il quale viene a conoscenza del fatto che la sua vera madre è ancora viva e lo sta cercando ovunque. Ryu, insieme ad altri compagni di viaggio che ben presto si uniranno al suo gruppo, partirà in cerca di sua madre.
Il lettore rimarrà stupito dal fatto che Ryu, al contrario di tutta la gente "preistorica" che incontrerà nel viaggio, possiede una intelligenza fuori dal comune. Infatti riesce a costruirsi armi sempre più sofisticate grazie alla sua inventiva, e in questo modo riuscirà a fronteggiare alcuni personaggi davvero ostili. L'inventiva di Ryu è talmente elevata che il lettore stesso non tarderà a capire che Ryu non fa parte di quel mondo lì, quel mondo abitato da bestie preistoriche, villaggi di paglia e bestie estremamente furbe ed intelligenti.
Nell'ultima parte del manga, Ryu riuscirà a ricongiungersi alla sue gente, un popolo dalla tecnologia avanzatissima che abita in una zona remota del pianeta, lontana da quelle lande selvagge e pericolose in cui ha vissuto.
Il finale della storia, però, lascia il lettore con un grande enigma, una grande domanda: "Ma cosa succederà ora?".
La risposta, secondo il commento a fine volume, è da ricercare nella seconda opera che costruisce la trilogia di Ryu, ovvero "La strada di Ryu", composta in cinque volumi e sempre edita da D/Books.
Ryu, quindi, è un personaggio che apparirà in tre manga differenti, ma tra loro collegati appunto in una trilogia prettamente fantascientifica, con punte di drammaticità, ironia quanto basta e insegnamenti contro la guerra, specchio di quei timori da guerra nucleare che tanto intimorirono gli anni '70-'80 del nostro tempo.
Il tratto di Ishinomori si presenta semplice, ma allo stesso tempo accurato. Pochissimi i retini, si nota un grande e sapiente uso del tratteggio, davvero superlativo.
L'edizione italiana, D/books, si presenta molto bene:
- carta poco trasparente, abbastanza spessa e piacevole al tatto;
- sovra coperta;
- inchiostro di ottima fattura che non sporca le mani;
- due volumi da più di 350 pagine l'uno;
- due storie supplementari a coronare il secondo volume, in parte collegate alla saga di Ryu;
- un prezzo sì alto, ma allo stesso tempo giusto se riferito naturalmente all'edizione ottima e alla storia.
In breve: un manga che ogni appassionato non solo di Ishinomori, non solo dei tempi passati, ma anche dei fumetti giapponesi in generale dovrebbe avere nella propria collezione, senza se e senza ma.
Pensavo che questa storia fosse ambienta un milione di anni fa, o forse due. Mi stupisce quindi l'introduzione, che avverte che potrebbe benissimo essere ambientata nel futuro, se non nel presente. Ryu va visto quindi come opera fantascientifica e, sebbene i miei ricordi dell'anime siano abbastanza offuscati, risulta, per quel che mi riguarda, ancora più appassionante e avvincente della controparte animata. Non vorrei comunque che questa mia affermazione venga fraintesa. Con fantascientifico intendo che presenta un mondo alternativo e che non intende ricalcare in modo fedele l'ambientazione preistorica. Ci vengono presentati rettili intelligenti, dinosauri vendicativi, uomini delle nevi e teorie evolutive un po' campate in aria. Tali elementi, anche se può sembrare strano, rendono più vario e affascinante il manga, offrendo sorprese e un tocco di mistero che non guasta mai.
Nel complesso l'ho trovato una piacevole sorpresa, si notano ovviamente gli anni che porta sulle spalle, ma in questo caso sembrano più un pregio che un difetto. Il tratto è semplice ma efficace, preciso, dettagliato e chiaro. I personaggi offrono personalità senza troppe sfaccettature, ma nella loro linearità sono ben costruiti e carismatici. La trama è semplice e un po' ingenua, ma proprio queste due caratteristiche rendono l'opera genuina: va infatti dritta al dunque, senza tanti fronzoli e artefici. Risulta pertanto essere una lettura piacevole e scorrevole, in grado di appassionare anche coloro che non poterono seguirlo durante i suoi passaggi in TV.
L'edizione D/Visual è anche in questo caso di prim'ordine. Sembra che per ricostruire questa opera sia stato necessario un lavoro abbastanza impegnativo, ma per saperne di più vi suggerisco di leggere le note a fine volumetto. Sappiate tuttavia che, a causa di problemi tecnici, l'ordine in cui verrà proposta questa trilogia è diverso da quello che fu seguito in madrepatria. La cosa non vi deve spaventare visto che probabilmente, nell'edizione italiana, le vicende filano in modo ancor più logico.
Bella la carta, poco trasparente, di qualità la stampa e ricchissimo di pagine il volumetto. Per quello che viene offerto il prezzo è adeguato, sebbene la spesa rimanga abbastanza impegnativa.
In un villaggio nasce un bambino bianco, Ryu. Tale evento è ritenuto un segno di sventura, pertanto si decide di sacrificarlo ad un terribile tirannosauro, Tirano.
Il destino per Ryu ha in mente ben altro: viene salvato da un primate che si prende cura di lui fino a quando, ormai adolescente, viene costretto dagli eventi a tornare nel mondo degli uomini, intenzionato a cercare la propria vera madre.
Inizia cosi' il suo viaggio, si uniranno a lui alcuni compagni, ognuno con motivazioni proprie, ma la pelle bianca sarà per Ryu un grosso fardello. Sembra infatti attirare il terribile dinosauro Tirano, che lo perseguita e attacca ogni villaggio dove sosta. Inoltre questa 'maledizione' gli fa guadagnare l'odio di coloro che hanno perso le proprie abitazioni e i propri cari. Fortunatamente Ryu ha una dote che lo rende un temibile avversario: è in grado di utilizzare quello che trova per inventare utensili, armi o mezzi di trasporto in grado di dargli un bel vantaggio su chi gli dà la caccia.
Ma il pericolo è sempre dietro l'angolo, e non è ben chiaro dove sia sua madre... riuscirà a ritrovarla?
Nel complesso l'ho trovato una piacevole sorpresa, si notano ovviamente gli anni che porta sulle spalle, ma in questo caso sembrano più un pregio che un difetto. Il tratto è semplice ma efficace, preciso, dettagliato e chiaro. I personaggi offrono personalità senza troppe sfaccettature, ma nella loro linearità sono ben costruiti e carismatici. La trama è semplice e un po' ingenua, ma proprio queste due caratteristiche rendono l'opera genuina: va infatti dritta al dunque, senza tanti fronzoli e artefici. Risulta pertanto essere una lettura piacevole e scorrevole, in grado di appassionare anche coloro che non poterono seguirlo durante i suoi passaggi in TV.
L'edizione D/Visual è anche in questo caso di prim'ordine. Sembra che per ricostruire questa opera sia stato necessario un lavoro abbastanza impegnativo, ma per saperne di più vi suggerisco di leggere le note a fine volumetto. Sappiate tuttavia che, a causa di problemi tecnici, l'ordine in cui verrà proposta questa trilogia è diverso da quello che fu seguito in madrepatria. La cosa non vi deve spaventare visto che probabilmente, nell'edizione italiana, le vicende filano in modo ancor più logico.
Bella la carta, poco trasparente, di qualità la stampa e ricchissimo di pagine il volumetto. Per quello che viene offerto il prezzo è adeguato, sebbene la spesa rimanga abbastanza impegnativa.
In un villaggio nasce un bambino bianco, Ryu. Tale evento è ritenuto un segno di sventura, pertanto si decide di sacrificarlo ad un terribile tirannosauro, Tirano.
Il destino per Ryu ha in mente ben altro: viene salvato da un primate che si prende cura di lui fino a quando, ormai adolescente, viene costretto dagli eventi a tornare nel mondo degli uomini, intenzionato a cercare la propria vera madre.
Inizia cosi' il suo viaggio, si uniranno a lui alcuni compagni, ognuno con motivazioni proprie, ma la pelle bianca sarà per Ryu un grosso fardello. Sembra infatti attirare il terribile dinosauro Tirano, che lo perseguita e attacca ogni villaggio dove sosta. Inoltre questa 'maledizione' gli fa guadagnare l'odio di coloro che hanno perso le proprie abitazioni e i propri cari. Fortunatamente Ryu ha una dote che lo rende un temibile avversario: è in grado di utilizzare quello che trova per inventare utensili, armi o mezzi di trasporto in grado di dargli un bel vantaggio su chi gli dà la caccia.
Ma il pericolo è sempre dietro l'angolo, e non è ben chiaro dove sia sua madre... riuscirà a ritrovarla?