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Irene Tempesta

Volumi letti: 5/11 --- Voto 4,5
Reduce da una lettura fenomenale come "Narutaru", ho comprato a scatola chiusa i volumi di Bokurano - Il nostro gioco, dello splendido Mohiro Kitoh. Di questo autore ho letto anche "Le ali di Vendemiaire" e "Piccole storie" e ogni volta mi sorprendevo della potenza narrativa di questo incredibile a amabile autore. Quindi non poteva mancare Bokurano, tra l'altro così lodato e ben recensito.

Ma ahimè, è stata a mio parere una delusione terribile. La trama è semplice: quindici ragazzi nel pieno di una vacanza estiva entrano in una misteriosa grotta e trovano una sala piena di computer. All'improvviso un uomo che si presenta col nome di Kokopelli li sorprende e propone loro un contratto. Parteciperanno a un gioco; un gioco che promette di essere divertente… all'inizio. Ogni ragazzo dovrà combattere all’interno di un robot alto 500 metri che piloterà con la propria forza vitale. Per tutti è un'esperienza incredibile ed entusiasmante, quindi tutti a parte uno firmano il contratto. Il robot dovrà sfidare un nemico (per ogni nemico, un solo pilota tra i ragazzi potrà governare il robot) e la regola sarà di abbatterlo. Se non si vince, il nemico distruggerà il pianeta Terra.
Tutto sembra esaltante, come un videogioco, peccato che Kokopelli non abbia detto loro che alla fine della missione, il pilota morirà perchè il robot ha assorbito tutta la sua energia vitale. Al prossimo nemico toccherà ad un altro pilota tra i ragazzi la stessa tragica sorte.
Quasi ad ogni episodio entra in scena una nuova battaglia e nell'attesa si narra la storia personale del pilota di turno. Ogni ragazzino/pilota è diverso dall'altro, con emozioni positive, o negative. Figli di persone importanti o gente comune, onesti lavoratori... È un miscuglio eterogeneo di personalità più o meno legate tra loro. E le reazioni dei personaggi sono realistiche, coerenti con le rispettive personalità.

Viste le premesse e lo stile crudo di Mohiro Kitoh, non mi aspettavo certo di trovare eroi tredicenni disposti a sacrificarsi per il bene comune.
Tuttavia non mi è riuscito minimamente di provare empatia con questi ragazzini condannati a tradimento a morte certa. Si perchè loro hanno firmato un contratto inconsapevoli di ciò che li attendeva. Non riuscivo ad immedesimarmi con il loro stato di morte imminente.
Le vicende che precedono la battaglia sono molto diverse e vengono trattati diversi temi, molti riflessivi, altri commoventi. Ma alla fine tutti dovranno morire dopo il conflitto in cui vinceranno. Se si rifiutassero di lottare il nemico distruggerebbe il pianeta Terra. Ma tutto ciò non è bastato a farmi apprezzare la serie. Non sono andata oltre il volume 5.

La Star Comics aveva all'epoca investito in una collana di qualità, con un formato più grande, costoso. Ma fu un flop. Le vendite calarono e la serie fu interrotta al volume 6 degli 11 totali. Francamente ora capisco il perchè.
Mi spiace dirlo ma davvero non mi capacito di come venga nominato un capolavoro. Per me questo manga è stata un'agonia dall'inizio alla fine. Non ho legato con nessun personaggio. Per molti Narutaru è stato più sadico, violento e non equilibrato come Bokurano.
Certo è molto diverso da Narutaru dove, è vero, la violenza è un elemento pulsante, ma i personaggi principali, Shiina e Akira Sakura, erano molto empatici, legavi subito con loro, e mi ci hanno portato gradualmente in quel vortice pazzesco, rendendo la lettura più interessante.
Qui non ho trovato nulla di davvero stimolante o emozionante come nelle altre opere del maestro. Il mio voto di 4.5 si riferisce alla trama, davvero poco accattivante e troppo angosciante.


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AkiraSakura

Volumi letti: 11/11 --- Voto 10
"Bokurano" come metafora della vita; "Bokurano" come critica alla società giapponese; "Bokurano" come magistrale poesia. "Bokurano", "Ours", "Nostro". Il nostro gioco, quello di ogni giorno. L'agrodolce gioco della vita.

"Bokurano" è l'ultimo capolavoro di Mohiro Kitoh dopo "Le ali di Vendemiarie" e "Narutaru". E' indubbiamente il suo manga più equilibrato, tant'è che non ha subito alcuna censura nella corrispettiva versione americana, contrariamente al precedente "Narutaru", che vantava un'elevata dose di stupri su minori, depressione e cattiveria allo stato puro.
Il mangaka con quest'opera torna ad affrontare i temi a lui più cari, scrivendo un soggetto e una sceneggiatura formalmente perfette, senza rinunciare alle sue caratteristiche "coltellate" nel ventre del lettore (chi ha letto "Narutaru" sa di cosa parlo).

Questo manga decostruisce il genere robotico in un modo abbastanza crudele: il pilota muore subito dopo la singola battaglia, in quanto il mecha si serve della sua energia vitale come "carburante". Ovviamente lo spazio concesso al robot e al combattimento in sé è ben poco: l'autore preferisce concentrarsi sulle tristi vicende personali dei giovanissimi piloti, muovendo nel frattempo una profonda critica alla fredda, competitiva e opprimente società giapponese. Spesso le tragiche vicende di vita quotidiana narrate in "Bokurano" metteranno in luce la crisi della famiglia moderna, in cui non c'è comunicazione tra genitori e figli, in cui non ci sono scambi di affetto, in cui i giovani vengono abbandonati a loro stessi, senza figure di riferimento che li possano guidare. Stranamente, in "Bokurano" la morte assume una valenza positiva, in quanto è l'unica cosa che permette ai protagonisti di riconciliarsi con i genitori (o con loro stessi) e a smuovere i freddi cuori delle persone assuefatte da un ambiente iper-produttivo e iper-competitivo.

"Bokurano" presenta picchi vertiginosi di poesia e una notevole raffinatezza nella scelta del tratto e del design dei fondali, che certe volte sembrano dei veri e propri quadri: la maestria artistica dell'autore è evidente. Come non citare la bellezza dell'unione mistica con la natura di Komoda, una delle protagoniste del manga, in cui la musica da lei suonata diventa un mezzo di comunicazione universale, in grado di superare le barriere ideologiche e sociali? Kitoh non rinuncia di certo alle sue tipiche incursioni nel misticismo, ponendo nuovamente, come in "Narutaru", lo Yin e lo Yang a fondamento dell'essere e della totalità delle cose.

La profonda caratterizzazione dei personaggi, lo spessore dei temi trattati, l'eccellente apparato artistico, i geniali colpi di scena ed il finale perfetto (con tutte le implicazioni metafisiche e ontologiche che ne derivano) fanno di questo manga un autentico capolavoro. Si tratta di una lettura impegnata, seria, in cui non c'è spazio per fanservice e trovate commerciali modaiole. In un certo senso "Bokurano" è un ritorno agli anni '70, con le loro atmosfere malinconiche e le loro vicende tragiche e profonde.

Passiamo al vero grande difetto del manga, che non è imputabile all'autore ma alla casa editrice italiana, la Kappa. Essa ha pubblicato "Bokurano" in un'edizione abbastanza costosa (9 euro a volume), in brossura e senza neanche la sovracoperta. L'elevato prezzo e lo scarso successo commerciale del manga (il lettore avrà dedotto che stiamo parlando di un prodotto di nicchia) ne hanno indotto la sospensione definitiva al sesto volume, proprio nel momento in cui la storia si faceva molto interessante. Quindi, per leggere tutti gli undici i volumi di "Bokurano", è necessario passare alla versione americana (chi conosce bene l'inglese non avrà comunque alcun problema).

In conclusione, "Bokurano" è un manga decisamente fuori dal comune, che può essere interpretato con molteplici chiavi di lettura. L'autore ci offre un'attento studio dei problemi giovanili; importanti riflessioni sul valore della vita umana e sull'esistenza in generale; un immancabile anti-americanismo di fondo (nel manga i riferimenti al "casus belli" di Pearl Harbour e alle tragedie di Hiroshima e Nagasaki sono ben evidenti); momenti epici (la famosa battaglia di 30 ore consecutive per la salvezza della terra, l'annichilente e spietato scontro finale...) Insomma, se volete una lettura bella tosta, mai banale, riflessiva e impegnata, "Bokurano" fa per voi.

Utente10093

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Utente10093

Volumi letti: 6/11 --- Voto 8
Quindici ragazzini durante una gita al mare in piena estate scoprono una caverna e decidono di esplorarla. All'interno della caverna incontrano uno strano tipo che si fa chiamare Kokopelli, che invita tutti i ragazzini a partecipare ad un gioco; loro accettano, ma non si rendono conto del fatale pericolo a cui vanno incontro. Dopo avere accettato di partecipare a questo gioco si accorgono che purtroppo non è un semplice gioco per bambini, ma una terribile guerra e naturalmente loro ne saranno i protagonisti.

Bokurano - il nostro gioco è davvero un manga fantastico.
La storia di questa serie è davvero molto originale ma soprattutto molto triste e tragica. Ho sempre amato le serie drammatiche, ma questa le supera tutte. I disegni sono a mio parere fantastici e i lineamenti dei personaggi sono curati davvero molto bene in ogni minimo dettaglio.
L'unica cosa che pecca un po' è la ripetitività dei volumi, cioè la trama affronta sempre lo stesso argomento, ma rimane comunque una serie fantastica. Invito tutti gli interessati a leggere questo manga, ma soprattutto a chi come me ammira molto il genere drammatico.

Crimson King

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Crimson King

Volumi letti: 11/11 --- Voto 8
Bokurano - Ours – Il nostro. Che non è “Il nostro gioco”, ma qualcosa di ben più profondo. È curioso come un titolo così semplice riesca a contenere un’intera opera. Chi ha letto il manga sa di cosa parlo.
Parto con un’avvertenza: ci sono di mezzo robottoni, piloti ragazzini e lotte tra pianeti. Ora, farà piacere sapere che tutti questi pianeti in lotta sono in realtà uno: la Terra. Esatto, universi paralleli.

<i>"Quando iniziammo le scuole medie, pensavamo di essere adulti, pensavamo di poter fare qualsiasi cosa. Abbiamo pianto, riso, gridato; pensavamo di sapere tutto riguardo al mondo. Ma eravamo solo ragazzini, protetti dai nostri parenti e dalla società. Non c’era vera tristezza, vera gioia, vera rabbia nella nostra vita quotidiana. Questo abbiamo imparato, quando noi quindici ci siamo ritrovati insieme. Sì… quando Lo abbiamo incontrato". </i>
E così ha inizio.

Quindici ragazzi nel pieno di una vacanza estiva hanno la bella idea di entrare in una grotta. Arrivati in fondo, scoprono una sorta di stanza piena di computer. Nemmeno il tempo di farsi qualche ragionevole domanda, che un uomo che si presenta col nome di Kokopelli li sorprende e propone loro un contratto. Parteciperanno a un gioco; un gioco che promette di essere divertente… da morire. Ogni ragazzo che ha siglato il contratto dovrà combattere all’interno di un robot alto 500 metri che piloterà con la propria forza vitale. La regola è: o si vince, o il proprio mondo scompare. Semplice, quindi. Basta vincere. Peccato che Kokopelli non abbia detto loro che…

La narrazione segue un filo piuttosto schematico. Il manga è in pratica diviso in episodi, in cui ogni pilota affronta il suo nemico. Tuttavia, l’attesa di ogni battaglia è un’ottima scusa per narrare la storia personale del pilota di turno. E veniamo al cuore del manga. Chi sono questi piloti? Ragazzini, sì. Figli di ufficiali, giornalisti, pescatori, impiegati, magnati, onesti lavoratori. È un miscuglio eterogeneo di personalità più o meno legate tra loro. Le loro storie si intrecciano, si sciolgono, si ricompongono. C’è da dire che Kitoh Mohiro ha una particolare tendenza verso personalità estreme, schizoidi, che rappresentano un po’ tutti i lati peggiori del genere umano. Ciò non le rende meno reali. Le memorie dei personaggi si ritrovano improvvisamente a convivere col pensiero della morte imminente. Le reazioni dei personaggi sono realistiche, coerenti con le rispettive personalità. Non ci sono eroi tredicenni disposti a sacrificarsi per la causa maggiore in nome della giustizia e del bene comune. Non c’è posto per l’eroismo. Questi ragazzi si ritrovano a fare i conti con scelte disumane, consapevoli che dovranno comunque morire, che le persone che amano potrebbero morire con loro. Qui Mohiro è quasi sadico. Se anche per qualche istante riesce a intravedersi una speranza, una realizzazione, uno spiraglio di salvezza, ecco che la situazione precipita, si ribalta, crolla sotto il peso dell’imprevedibile. Tutto ciò che i personaggi erano risusciti a costruire per giustificare il loro sacrificio si sgretola come un castello di sabbia.

Angosciante, un termine adatto a descrivere l’atmosfera di Bokurano. Angosciante, e tuttavia reale, quasi palpabile. Più si va avanti e più ci sia accorge con quanta maestria Mohiro riesca a scavare nei rapporti umani, buttandoci in faccia la loro fragilità, la precarietà con cui ogni personaggio (rappresentante di un tipo umano) costruisce i suoi rapporti con gli altri. E soprattutto la facilità con cui riesce a crearsi un mondo costruito sulle proprie disillusioni (Chizuru, Kirie), sui sensi di colpa, rimorsi, peccati da espiare (Kana, Machi, Kanji, Moji), su sogni, desideri che probabilmente non riuscirà a realizzare (Waku, Mako, Aiko). Mentre alcuni sono ossessionati dall’idea stessa di vivere, terrorizzati dalla morte e dalla propria insignificanza (Kako), o sono intrappolati in un ambiente che sentono di non meritare, oppressi dall’impossibilità di essere ciò che dovrebbero essere per le persone che li amano (Jun).

Ok, non è un casino di masturbazioni mentali e depressione a go go (Evangelion docet). C’è anche del buono. Ci sono anche momenti in cui i personaggi riescono persino a compatirsi. Ci sono momenti in cui si riesce a sorridere, a ridere del proprio destino, a scherzare con i propri compagni di morte. Alcune scene sono persino commoventi, per il modo in cui i personaggi riescono a trovare la propria serenità in mezzo a tutto quel caos di distruzione e morte (emblematico il viaggio simbolico di Jun e Machi). Da qui Bokurano. Il nostro. Un senso di unità, una dimensione in cui esseri diversi che pongono pareti invisibili tra sé e gli altri, diventano un’unica entità. Riescono a compenetrarsi, forse persino a capirsi.

Non c’è molto da aggiungere. Il disegno è quello che uno si aspetterebbe dalla trama. Crudo, eppure curato. Non eccede di particolari, se non nelle espressioni dei personaggi, malinconiche, come attraversate da un perenne senso di resa. Mohiro ha un suo stile. I personaggi femminili sono slanciati, i tratti sessuali appena accennati. Il mecha design è notevole, tanto che la stessa struttura di ogni mecha implica un diverso modo di portare avanti il combattimento, diverse strategie di battaglia, punti di forza e debolezze.

Bokurano è un ottimo manga. Non è esente da difetti, soprattutto nella tendenza dell’autore a forzare gli eventi, a ridurre i protagonisti a casi patologici. Ma tanto è il coinvolgimento nelle loro storie, tanta è la miseria del loro avvenire, che si finisce per dimenticare che quelli sono personaggi di finzione, e ci si chiede cosa potremmo fare noi, al loro posto.

beginner

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beginner

Volumi letti: 8/11 --- Voto 7
<b>[ATTENZIONE: PUÒ CONTENERE SPOILER]</b>

L'autore di questo Bokurano, Mohiro Kito, è lo stesso di Narutaru.
No, fermi, aspettate a chiudere il browser!

Dicevo, Narutaru: controverso, esagerato, spesso prolisso in alcune sue parti oltre che inutilmente violento con le sue morti "stupide" alla Paperissima, raddrizzamenti di plot che neanche Toriyama e non ultima la sua poco inviabile media di 1 stupro ogni 4 volumi.
Tutto questo per cercare di affermare la propria ragion d'essere tramite una simbologia ruvida, cruda, ma comunque tutta sua.
Missione compiuta? Poco conta.

Ciò che conta adesso è che con Bokurano l'autore ha deciso finalmente di rendere il proprio racconto leggibile, e fin da subito, da qualcuno che non sia l'autore stesso.
Bokurano infatti è comprensibile per chiunque, ma anche in questo il nostro sensei esagera.
Esagera perché tutto, almeno per i primi 7-8 volumi, si riduce ad un "scelta del pilota -> flashback/frammenti di vita del pilota -> combattimento -> finale (tragico e non)", moltiplicato per 10, o forse più.
Nessun simbolismo, niente aria fritta su intrighi politici assurdi che fanno molto "seinen" o discernimento degli arcani misteri dell'esistenza.
Solo FATTI. Vai così!
C'è di buono inoltre che, come in Narutaru, per cogliere tutti particolari è necessario soffermarsi su ogni sguardo e reazione dei personaggi. Buon segno questo, non fosse che magari arrivando al volume 5 si trovano elementi atti a spiegare cose all'apparenza irrilevanti presenti sul volume 2... peccato che nel frattempo le cose all'apparenza irrilevanti di cui sopra me le sia già dimenticate, anche rileggendomi il manga tutto d'un fiato. Olè! (<- Ironico)

Insomma: tanto, ma tanto mestiere gestito male in mezzo a strane coincidenze, una manciata di casi umani (il camping estivo più sfigato della storia) oltre che personalità disturbate e le solite trovate di dubbio gusto fanno di Bokurano un manga comunque non per tutti ma per lo meno, ripeto, decisamente più comprensibile di Narutaru.
Nulla da dire sul disegno, curato e particolare, specialmente i mecha.
Riguardo al valore artistico direi che è ancora presto: meglio aspettare di vedere il finale, ma vi anticipo che negli ultimi capitoli pare che la routine dei primi volumi sembra essersi rotta.

Il voto è d'incoraggiamento.

Zatchan

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Zatchan

Volumi letti: 4/11 --- Voto 10
Si respira un'atmosfera inusualmente tetra,leggendo Bokurano: non è un manga per tutti. Sembra di essere in trappola, il lettore come i protagonisti, in una ragnatela enorme di cui si ignorano i confini, avvolta dalla nebbia.Una sola cosa è nota: il ragno c'è, e presto arriverà per te. Si può solo scegliere come vivere il poco tempo che ti resta.
Comincia come il sogno di ogni ragazzino: giocare a pilotare un robot gigante per difendere la terra dalla brama di distruzione di mostri sempre nuovi, sconfiggendoli con armi avveniristiche. Ma cosa succede se il gioco è reale, e una volta iniziato non si può smettere? Se il prezzo di ogni battaglia è, comunque vada, almeno la vita del pilota di turno, che dev'essere sostituito di volta in volta?
Se non sappiamo chi sono i nemici, nè siamo sicuri di cosa vogliano? E se fossero più simili a noi di quanto non vorremmo credere?
Come si comporteranno 15 dodicenni davanti a una morte sicura?
Che cosa vuole realmente l'inaffidabile e inquietante creatura che assiste i ragazzi nel gioco, l'unico a conoscerne le regole?
Per di più,su tutto pesa una sinistra profezia, nella forma apparentemente innocua di un manga, letto da uno dei protagonisti: la trama pare ricalcare la loro vicenda, e alla fine tutti i ragazzi-piloti morivano, e la terra veniva distrutta...
Il mecha-design è estremamente raffinato, l'introspezione psicologica è profonda e spietata, è un gioco sottile e perverso, a mio parere l'unico degno erede di Evangelion nel suo genere, finora. Unica pecca, il prezzo alto. Ma ne vale la pena.