Guyver
Ho letto 43 volumi di quest’opera e purtroppo i due che mancano sono in mezzo al gruppo iniziale, quindi ho perso qualcosa nella lettura.
La trama è semplice un’organizzazione “malvagia” vuole conquistare il mondo facendo uso di tecnologia aliena: ma per fortuna degli uomini alcune tute aliene arrivano nelle mani dei buoni, mi riferisco a Sho Fukamaki e il meno buono Makashima i quali si oppongono a questa organizzazione chiamata Cronos, il primo in nome della vera libertà degli uomini e il secondo per dominarlo lui stesso.
I primi volumi hanno dei disegni non sempre all’altezza ma i disegni dei mostri e delle armature sono comunque ben fatti, i disegni migliorano man mano.
E la storia?
All’inizio ti prende anche se ci sono molte ingenuità, poi si sviluppa con incongruenze tipo personaggi che dovrebbero morire si salvano o ricompaiono non si sa come (e sono tanti), alla fine tutto diventa confusionario: ritornano personaggi, ne compaiono altri (Apollon, Guyver II -F) e si muovono in modo insensato.
A questo punto si spera che l’autore metta ordine a tutto.
Il mio voto sarebbe stato un otto e mezzo /nove se gli ultimi volumi non fossero stati così confusi.
Tra l’altro dovrei valutare ma non lo valuto il fatto che Takaya Yoshiki è lentissimo nel portare avanti quest’opera soprattutto da quando è passato dalla rivista Captain della Tokuma shoten (chiusa negli anni ‘90) alla Kadokawa.
Io credo che l’opera potesse essere più rapidamente conclusa, ma avrebbe lasciato dei punti in sospeso, Yoshiki forse vuole la conclusione perfetta ma deve capire che tempo, spazio e azione non possono essere alterati impudentemente partendo per la tangenziale.
La trama è semplice un’organizzazione “malvagia” vuole conquistare il mondo facendo uso di tecnologia aliena: ma per fortuna degli uomini alcune tute aliene arrivano nelle mani dei buoni, mi riferisco a Sho Fukamaki e il meno buono Makashima i quali si oppongono a questa organizzazione chiamata Cronos, il primo in nome della vera libertà degli uomini e il secondo per dominarlo lui stesso.
I primi volumi hanno dei disegni non sempre all’altezza ma i disegni dei mostri e delle armature sono comunque ben fatti, i disegni migliorano man mano.
E la storia?
All’inizio ti prende anche se ci sono molte ingenuità, poi si sviluppa con incongruenze tipo personaggi che dovrebbero morire si salvano o ricompaiono non si sa come (e sono tanti), alla fine tutto diventa confusionario: ritornano personaggi, ne compaiono altri (Apollon, Guyver II -F) e si muovono in modo insensato.
A questo punto si spera che l’autore metta ordine a tutto.
Il mio voto sarebbe stato un otto e mezzo /nove se gli ultimi volumi non fossero stati così confusi.
Tra l’altro dovrei valutare ma non lo valuto il fatto che Takaya Yoshiki è lentissimo nel portare avanti quest’opera soprattutto da quando è passato dalla rivista Captain della Tokuma shoten (chiusa negli anni ‘90) alla Kadokawa.
Io credo che l’opera potesse essere più rapidamente conclusa, ma avrebbe lasciato dei punti in sospeso, Yoshiki forse vuole la conclusione perfetta ma deve capire che tempo, spazio e azione non possono essere alterati impudentemente partendo per la tangenziale.
Incipt: La Terra cade nelle mani dell'organizzazione segreta Cronos, l'unico in grado di ribellarsi alla sua dittatura è Guyver, il nostro protagonista. Sho Fukamachi, studente delle superiori, ritrova per caso un misterioso guyver-36 che è un oggetto alieno. Da qui si dipanano le avventure /disavventure del protagonista....
Inizialmente il manga ha atmosfere interessanti con la giusta dose di misteri, però tutto ciò si perde già dopo pochi numeri e diventa il classico shonen con tutti gli stilemi del caso, pieno anche di situazioni poco credibili e irrealistiche, anche concettualmente.
I disegni non sono un granché; almeno a giudicare dai primi volumi che ho letto io, non sono niente di speciale, anzi a volte un po' grezzi.
Io mi sono fermato alla lettura del volume 8, non ce l'ho fatta ad andare oltre, non perché il manga sia brutto, ma perché ci ho rivisto i soliti stilemi shonen utilizzati mille volte in mille opere, poi il tipo di narrazione non mi ha catturato, troppo "old stile", aggiungiamoci poi i disegni non eccelsi, è alcuni dialoghi di certi personaggi che mi sono sembrati davvero poco credibili/irrealistici(è in qualche in caso sembrano assurdi) per me è stato drop al volume 8.
Inizialmente il manga ha atmosfere interessanti con la giusta dose di misteri, però tutto ciò si perde già dopo pochi numeri e diventa il classico shonen con tutti gli stilemi del caso, pieno anche di situazioni poco credibili e irrealistiche, anche concettualmente.
I disegni non sono un granché; almeno a giudicare dai primi volumi che ho letto io, non sono niente di speciale, anzi a volte un po' grezzi.
Io mi sono fermato alla lettura del volume 8, non ce l'ho fatta ad andare oltre, non perché il manga sia brutto, ma perché ci ho rivisto i soliti stilemi shonen utilizzati mille volte in mille opere, poi il tipo di narrazione non mi ha catturato, troppo "old stile", aggiungiamoci poi i disegni non eccelsi, è alcuni dialoghi di certi personaggi che mi sono sembrati davvero poco credibili/irrealistici(è in qualche in caso sembrano assurdi) per me è stato drop al volume 8.
Bene bene, ecco l'ennesimo calderone di combattimenti a sfondo fantascientifico iniziato ai primordi della nuova ondata di manga per ragazzi under 16 degli anni ottanta (N.W.O.S.M. = New Wave of Shonen Manga). Ed ecco che di default scatta l'ennesima, ovvia, stroncatura, e non di certo per la lentezza dell'autore (è ancora in corso di pubblicazione oggidì! Anno 2017 D.C.). Quasi in contemporanea con "Saint Seiya" e l'emblematico cambio di rotta di "Dragonball", molto prima di "Ranma 1/2" (ma la lista di idee geniali sfruttate male non finisce qui), la 'sindrome da picchiaduro' aveva già mostrato i primi focolai. Peccato perché, chiudendo un occhio sul tratto ancora parecchio acerbo di Takaya Yoshiki, nei capitoli iniziali la storia di "Guyver" era permeata di un'atmosfera che aveva un non so che di nagaiano, e questo l'ho sempre reputato un gran punto a favore. L'incipit di base era tutto sommato valido; ma il mistero sulle Unità G e il thrilling fanta-politico durarono ben poco beninteso, arrivando a sfociare in situazioni a dir poco imbarazzanti: voglio dire, come si fa a far credere a Mizuki che l'attacco perpetrato da parte di nemici alti due metri e mezzo dalla forza erculea è frutto di uno scherzo? Idea irrealistica e ridicola. Dalla (pressoché fulminea) scoperta della bio-armatura in poi è un infinito susseguirsi di spaventosi avversari sempre più massicci, incavolati, bavosi e potenti, nonché però graficamente ben elaborati e orripilanti al punto giusto per mandare in visibilio i fan più scatenati (con tanto di dettagliate schede tecniche in appendice).
Stile di disegno: già detto, poco preciso e dozzinale (nella fattispecie nei volti in lontananza e nei personaggi secondari), ma con diverse trovate cinematiche alquanto ispirate e una buona tridimensionalità, soprattutto nelle scene d'azione. Sfondi: a singhiozzo, un po' sì e un po' no (diciamo più no che sì, ma comunque si intravedono dei miglioramenti da metà opera in poi). Ombreggiature? Poh! Queste sconosciute! Retini? Suvvia, sarà per un'altra volta... abbiamo tanto di quell'inchiostro nero! Anatomia? Rimandato a settembre... Del resto le prerogative dei rampanti editor di Shogakukan, Shueisha e Kodansha erano:
1) usare un chara semplice e basilare (se squadrato meglio ancora), facilmente riproducibile in un ipotetico gioco per console;
2) inserire il maggior numero di protagonisti e comprimari possibile, sempre per il medesimo scopo di cui sopra;
3) creare sempre nuove e sofisticate armi supplementari e mostruosi nemici per lanciare sul mercato montagne di kit in vinile, divenuti ben presto merce ricercatissima e di vitale importanza per i collezionisti delle frange più otaku.
Stop. Storia, trama, intrecci? Sì, ma senza esagerare, dal momento che il titolo avrebbe potuto protrarsi per centinaia di numeri. Queste erano le condizioni imposte agli 'artisti' dell'epoca. E anche "Guyver" prosegue a suon di mutazioni genetiche e lotte sanguinolente, con l'apparizione di devastanti orde di putridi zoanoidi di ogni grado, specie e sottospecie, fino a perderne il conto. Se oggi, col senno di poi, dovessi dare un voto ai primi due tankobon, probabilmente gli schiafferei un 7,5. Purtroppo però i volumetti si sono decuplicati fino a oltrepassare quota trenta ed è la ripetitività a farla da padrone. Non bastano colossi bio-meccanici che occupano la bellezza di due intere pagine per farci risvegliare dal torpore causato dalle lunghe pause tra un'uscita e l'altra. Speriamo almeno in un finale degno tale nome!
Stile di disegno: già detto, poco preciso e dozzinale (nella fattispecie nei volti in lontananza e nei personaggi secondari), ma con diverse trovate cinematiche alquanto ispirate e una buona tridimensionalità, soprattutto nelle scene d'azione. Sfondi: a singhiozzo, un po' sì e un po' no (diciamo più no che sì, ma comunque si intravedono dei miglioramenti da metà opera in poi). Ombreggiature? Poh! Queste sconosciute! Retini? Suvvia, sarà per un'altra volta... abbiamo tanto di quell'inchiostro nero! Anatomia? Rimandato a settembre... Del resto le prerogative dei rampanti editor di Shogakukan, Shueisha e Kodansha erano:
1) usare un chara semplice e basilare (se squadrato meglio ancora), facilmente riproducibile in un ipotetico gioco per console;
2) inserire il maggior numero di protagonisti e comprimari possibile, sempre per il medesimo scopo di cui sopra;
3) creare sempre nuove e sofisticate armi supplementari e mostruosi nemici per lanciare sul mercato montagne di kit in vinile, divenuti ben presto merce ricercatissima e di vitale importanza per i collezionisti delle frange più otaku.
Stop. Storia, trama, intrecci? Sì, ma senza esagerare, dal momento che il titolo avrebbe potuto protrarsi per centinaia di numeri. Queste erano le condizioni imposte agli 'artisti' dell'epoca. E anche "Guyver" prosegue a suon di mutazioni genetiche e lotte sanguinolente, con l'apparizione di devastanti orde di putridi zoanoidi di ogni grado, specie e sottospecie, fino a perderne il conto. Se oggi, col senno di poi, dovessi dare un voto ai primi due tankobon, probabilmente gli schiafferei un 7,5. Purtroppo però i volumetti si sono decuplicati fino a oltrepassare quota trenta ed è la ripetitività a farla da padrone. Non bastano colossi bio-meccanici che occupano la bellezza di due intere pagine per farci risvegliare dal torpore causato dalle lunghe pause tra un'uscita e l'altra. Speriamo almeno in un finale degno tale nome!
Inizio citando l'amico "Rosso", proprietario della mia fumetteria di fiducia: "Guyver? Lo leggevo alle medie!"
Questo perché l'autore, Takaya Yoshiki, ha tempi lavorativi biblici, cosa strana nel panorama Nipponico (solo Shirow è meno prolifico, ma l'attesa vale la pena!).
Guyver è un'opera anomala, sia per questa caratteristica che per lo svolgimento della storia, lenta e intervallata da lunghi combattimenti, che in alcuni casi può ricordare la narrazione dei Comics americani, o le serie di Kamen Rider. Sho è un supereroe "per caso", un emarginato che, spinto dalle situazioni, si ritrova a lottare contro il mondo... perché i cattivi hanno già vinto!
Il disegno oscilla tra il maniacale (le creature e le bio armature sono studiate in tutti i loro aspetti) all'abbozzato delle figure umane, un po' come accade per Kurumada in Saint Seiya.
La storia, come ho già detto, procede lenta, e la pubblicazione tanto diradata costringe spesso, almeno nel mio caso, a dover rileggere i volumi precedenti.
Non lo consiglio, molti potrebbero trovare snervante aspettare dai 9-12 mesi per una storia che già di per sé è poco incalzante, ma un occhiata ci può stare.
Io lo adoro, ma i gusti son gusti!
Questo perché l'autore, Takaya Yoshiki, ha tempi lavorativi biblici, cosa strana nel panorama Nipponico (solo Shirow è meno prolifico, ma l'attesa vale la pena!).
Guyver è un'opera anomala, sia per questa caratteristica che per lo svolgimento della storia, lenta e intervallata da lunghi combattimenti, che in alcuni casi può ricordare la narrazione dei Comics americani, o le serie di Kamen Rider. Sho è un supereroe "per caso", un emarginato che, spinto dalle situazioni, si ritrova a lottare contro il mondo... perché i cattivi hanno già vinto!
Il disegno oscilla tra il maniacale (le creature e le bio armature sono studiate in tutti i loro aspetti) all'abbozzato delle figure umane, un po' come accade per Kurumada in Saint Seiya.
La storia, come ho già detto, procede lenta, e la pubblicazione tanto diradata costringe spesso, almeno nel mio caso, a dover rileggere i volumi precedenti.
Non lo consiglio, molti potrebbero trovare snervante aspettare dai 9-12 mesi per una storia che già di per sé è poco incalzante, ma un occhiata ci può stare.
Io lo adoro, ma i gusti son gusti!
Voto 10 per disegni e storia, 6 per la "velocità" con cui esce un nuovo numero, pensate che per leggerne uno si deve aspettare 1 anno. Notizia positiva è che l'autore lo vuole concludere nei prossimi 2-3 anni, ce la farà? Il disegno si è evoluto molto dal primo numero, sono passati più di vent'anni dalla prima uscita in Giappone. La storia è bella anche se gli ultimi 2 volumi sono pieni di combattimenti e nulla più. Lo consiglio, una volta terminato si può leggere tutto d'un fiato ed è veramente un bel manga!
Quando ho iniziato a leggere questo manga ho subito pensato alla solita trama scontata, ma invece ho notato con piacere l'originalità di quest'opera.
Direi imperdibile per gli amanti degli shonen "vecchio stile" infatti, come si può ben vedere, lo stile di Takaya mantiene le tipiche caratteristiche del disegno anni 80.
La vicenda inizia in una maniera piuttosto scontata, con un adolescente che per caso si imbatte in una potentissima bio-arma, il dispositivo Guyver. Lo svolgimento però è davvero intrigante, ed i colpi di scena non mancano perché dietro questo banale incipit si nascondono molti misteri.
Inoltre vorrei dire che mentre per altri titoli vedo una marea di 10, qui vedo solo un modesto 6 e un 7... so che son gusti però, davvero, provate a leggere Guyver e non ve ne pentirete.
Direi imperdibile per gli amanti degli shonen "vecchio stile" infatti, come si può ben vedere, lo stile di Takaya mantiene le tipiche caratteristiche del disegno anni 80.
La vicenda inizia in una maniera piuttosto scontata, con un adolescente che per caso si imbatte in una potentissima bio-arma, il dispositivo Guyver. Lo svolgimento però è davvero intrigante, ed i colpi di scena non mancano perché dietro questo banale incipit si nascondono molti misteri.
Inoltre vorrei dire che mentre per altri titoli vedo una marea di 10, qui vedo solo un modesto 6 e un 7... so che son gusti però, davvero, provate a leggere Guyver e non ve ne pentirete.
Di sicuro Guyver merita attenzione. Bella la storia e avvincente. Purtroppo Takaya Yoshiki è di una lentezza disarmante e questo fa abbassare il voto da 7 a 6. Gli ultimi episodi, tra l'altro, mostrano, a mio parere, la mancanza di idee del creatore della super tuta. La storia infatti si perde in combattimenti che nulla aggiungono alla trama.
Inoltre aspettare un anno per ogni uscita mi pare esagerato.
Siete sicuri che valga la pena comperarlo?
Inoltre aspettare un anno per ogni uscita mi pare esagerato.
Siete sicuri che valga la pena comperarlo?
Anno 1999. La Terra cade nelle mani dell'organizzazione segreta Cronos, tanto potente che nessun esercito riesce a contrastarla. L'unico in grado di ribellarsi alla sua dittatura è Guyver, il nostro protagonista.
Sho Fukamachi, studente delle superiori, ritrova per caso un misterioso oggetto alieno denominato Unità G. La cosa, nelle mire di Cronos, si rivela una bioarmatura utilizzata da antichi visitatori alieni precipitati sulla Terra durante uno dei loro viaggi cosmici. Un ignoto composto organico fuoriesce dall'oggetto rivestendo il corpo di Sho come una corazza vivente e conferendogli poteri inauditi. Mentre una di queste armature viene distrutta, la terza finisce nelle mani dell'ambizioso Agito Makishima, amico/rivale di Sho. Da questo momento inizia la battaglia contro Cronos dei due Guyver, G1 forte e leale, impersonato da Sho, e G3 più smaliziato e spietato, incarnato da Makishima.
Nella battaglia per il destino dell'umanità i due Guyver saranno aiutati da un gruppo di scienziati ribellatisi a Cronos e da alcuni corpi sperimentali sottoposti a messa a punto da battaglia, un intervento genetico che permette agli uomini di trasformarsi in potenti mostri guerrieri. Tra questi c'è il pericoloso Aptom, una mina vagante che cambia bandiera di quando in quando.
Mentre Guyver riesce facilmente ad avere la meglio sugli Zoanoidi, la fanteria di Cronos, così non è contro il gruppo di dodici guerrieri che hanno subito il massimo potenziamento, le dodici divinità di Cronos. Comandati da Alkampfer, questi costituiscono i massimi vertici dell'organizzazione.
Per combattere alla pari con loro, forgiato dalla forza di volontà di Sho, nasce Guyver Gigantic. Gigantic è una enorme bioarmatura, naturale evoluzione di Guyver, una corazza sopra la corazza. Purtroppo, per dominare pienamente questo potere, è necessaria una grande fermezza mentale che Sho non riesce sempre ad avere, tormentato da troppi scrupoli durante gli scontri con gli avversari.
A causa di questa sua debolezza, il Gigantic gli viene letteralmente strappato di dosso da Makishima, ben più deciso e combattivo. Dall'unione col Guyver 3 nasce Gigantic Dark, versione meno compassionevole, che non si fa troppi problemi a sparare nel mucchio, se necessario.
Il tutto è reso ancor più avvincente grazie a sconcertanti rivelazioni sull'origine dell’umanità, sulla funzione del pianeta Terra e con minacce velate dal profondo dell'Universo.
L'autore del manga, Takaya Yoshiki, è molto lento nel disegnare e Star Comics, che lo pubblica in Italia dal maggio 1994, dopo aver esaurito sul mensile Techno (dal no 1 al 25) il materiale disponibile, ha dovuto trasferire la serie su Storie di Kappa (numeri 32, 48, 76, 88, 100, 109, 115, 120, 125, 139).
Nel nuovo volume appena distribuito, Guyver 36 su Storie di Kappa 152 di agosto 2007, nei primi capitoli abbiamo maggiori informazioni sulla nascita di Guyver Gigantic. Mentre continua l'incredibile combattimento tra il Gigantic Dark e tre delle dodici divinità per la conquista del sacro sarcofago di Cronos, Sho si prende una personale rivincita su Makishima, e alla fine... arriva Godzilla (cioè , volevo dire il Draglord)!
L'edizione Star Comics è quella standard dell'editore. A parte alcuni discutibili adattamenti del testo, la qualità della carta e della stampa è molto bassa: pagine sporche e inchiostro che rimane sulle dita. L'edizione di Guyver in generale non è proprio una delle più riuscite in casa Star, purtroppo (peggio mi vengono in mente solo Cyber Blue e Seraphic Feather). Basti pensare al completo cambio della veste grafica di copertina, nel passaggio dal numero 27 al 28... si spera, prima o poi, in una ristampa che renda più giustizia al manga (chiedere la sovraccopertina sarebbe troppo, immagino).
Takaya Yoshiki pone particolare attenzione nel disegno delle complicate bioarmature e nel monster design, curando moltissimo il finissimo tratteggio e i dettagli; purtroppo, la stessa passione non si riversa sul disegno dei personaggi umani, per cui c'è un'evidente differenza qualitativa tra monster design e character design.
Sfondi e ambientazioni sono ben realizzati, e molto efficace è anche l'uso del nero piatto in certe vignette per creare un'atmosfera tesa e di mistero. Come in ogni manga che si rispetti non mancano le retinature, anch'esse di buona fattura, e qualche effetto di computer grafica per certi sfondi particolari.
La trama insegue numerosi spunti interessanti e riesce a coinvolgere con scontri a base di lame indistruttibili e raggi d’energia, facendo leva sui dubbi atavici dell'essere umano, "Chi siamo?", "Da dove veniamo?", ecc...
Gli alieni, infatti, hanno sempre esercitato un grande fascino sull'umanità, tanto da far fiorire infinite teorie sull'influenza di esseri di altri mondi sullo sviluppo delle antiche civiltà. Fantasie? Siamo veramente soli nell'Universo? Le risposte, in ogni caso, non cercatele in Guyver!!
Sho Fukamachi, studente delle superiori, ritrova per caso un misterioso oggetto alieno denominato Unità G. La cosa, nelle mire di Cronos, si rivela una bioarmatura utilizzata da antichi visitatori alieni precipitati sulla Terra durante uno dei loro viaggi cosmici. Un ignoto composto organico fuoriesce dall'oggetto rivestendo il corpo di Sho come una corazza vivente e conferendogli poteri inauditi. Mentre una di queste armature viene distrutta, la terza finisce nelle mani dell'ambizioso Agito Makishima, amico/rivale di Sho. Da questo momento inizia la battaglia contro Cronos dei due Guyver, G1 forte e leale, impersonato da Sho, e G3 più smaliziato e spietato, incarnato da Makishima.
Nella battaglia per il destino dell'umanità i due Guyver saranno aiutati da un gruppo di scienziati ribellatisi a Cronos e da alcuni corpi sperimentali sottoposti a messa a punto da battaglia, un intervento genetico che permette agli uomini di trasformarsi in potenti mostri guerrieri. Tra questi c'è il pericoloso Aptom, una mina vagante che cambia bandiera di quando in quando.
Mentre Guyver riesce facilmente ad avere la meglio sugli Zoanoidi, la fanteria di Cronos, così non è contro il gruppo di dodici guerrieri che hanno subito il massimo potenziamento, le dodici divinità di Cronos. Comandati da Alkampfer, questi costituiscono i massimi vertici dell'organizzazione.
Per combattere alla pari con loro, forgiato dalla forza di volontà di Sho, nasce Guyver Gigantic. Gigantic è una enorme bioarmatura, naturale evoluzione di Guyver, una corazza sopra la corazza. Purtroppo, per dominare pienamente questo potere, è necessaria una grande fermezza mentale che Sho non riesce sempre ad avere, tormentato da troppi scrupoli durante gli scontri con gli avversari.
A causa di questa sua debolezza, il Gigantic gli viene letteralmente strappato di dosso da Makishima, ben più deciso e combattivo. Dall'unione col Guyver 3 nasce Gigantic Dark, versione meno compassionevole, che non si fa troppi problemi a sparare nel mucchio, se necessario.
Il tutto è reso ancor più avvincente grazie a sconcertanti rivelazioni sull'origine dell’umanità, sulla funzione del pianeta Terra e con minacce velate dal profondo dell'Universo.
L'autore del manga, Takaya Yoshiki, è molto lento nel disegnare e Star Comics, che lo pubblica in Italia dal maggio 1994, dopo aver esaurito sul mensile Techno (dal no 1 al 25) il materiale disponibile, ha dovuto trasferire la serie su Storie di Kappa (numeri 32, 48, 76, 88, 100, 109, 115, 120, 125, 139).
Nel nuovo volume appena distribuito, Guyver 36 su Storie di Kappa 152 di agosto 2007, nei primi capitoli abbiamo maggiori informazioni sulla nascita di Guyver Gigantic. Mentre continua l'incredibile combattimento tra il Gigantic Dark e tre delle dodici divinità per la conquista del sacro sarcofago di Cronos, Sho si prende una personale rivincita su Makishima, e alla fine... arriva Godzilla (cioè , volevo dire il Draglord)!
L'edizione Star Comics è quella standard dell'editore. A parte alcuni discutibili adattamenti del testo, la qualità della carta e della stampa è molto bassa: pagine sporche e inchiostro che rimane sulle dita. L'edizione di Guyver in generale non è proprio una delle più riuscite in casa Star, purtroppo (peggio mi vengono in mente solo Cyber Blue e Seraphic Feather). Basti pensare al completo cambio della veste grafica di copertina, nel passaggio dal numero 27 al 28... si spera, prima o poi, in una ristampa che renda più giustizia al manga (chiedere la sovraccopertina sarebbe troppo, immagino).
Takaya Yoshiki pone particolare attenzione nel disegno delle complicate bioarmature e nel monster design, curando moltissimo il finissimo tratteggio e i dettagli; purtroppo, la stessa passione non si riversa sul disegno dei personaggi umani, per cui c'è un'evidente differenza qualitativa tra monster design e character design.
Sfondi e ambientazioni sono ben realizzati, e molto efficace è anche l'uso del nero piatto in certe vignette per creare un'atmosfera tesa e di mistero. Come in ogni manga che si rispetti non mancano le retinature, anch'esse di buona fattura, e qualche effetto di computer grafica per certi sfondi particolari.
La trama insegue numerosi spunti interessanti e riesce a coinvolgere con scontri a base di lame indistruttibili e raggi d’energia, facendo leva sui dubbi atavici dell'essere umano, "Chi siamo?", "Da dove veniamo?", ecc...
Gli alieni, infatti, hanno sempre esercitato un grande fascino sull'umanità, tanto da far fiorire infinite teorie sull'influenza di esseri di altri mondi sullo sviluppo delle antiche civiltà. Fantasie? Siamo veramente soli nell'Universo? Le risposte, in ogni caso, non cercatele in Guyver!!