Sole Maledetto - Quattro Donne oltre il Limite
Con "Sole maledetto" Fuyumi Soryo ci guida attraverso le sinuose pieghe dell'universo-psiche femminile, grazie a quattro racconti che vedono per protagoniste altrettante donne.
Per essere più precisi, c'è un'altra protagonista che risalta prepotentemente in ogni storia: la malinconia.
Il primo episodio racconta l'incontro tra una liceale ed un ragazzo più grande, che per motivi diversi si trovano ad affrontare un momento delicato della propria vita. Incontro fugace, ma sicuramente molto intenso.
Purtroppo, dopo la sua lettura, resta solamente una grande tristezza, ma sono troppi gli interrogativi che il lettore si trova a dover irrimediabilmente accantonare. Dei due protagonisti non sappiamo assolutamente nulla.
La tristezza della ragazza non sembra attribuibile esclusivamente all'egoismo del ragazzo, piuttosto ad una disagio più profondo e radicato; qualcosa che la tormenta da molto tempo, che però il lettore non conoscerà mai.
Anche il ragazzo appena incontrato si trova a dover affrontare un momento molto difficile, eppure non sappiamo di cosa si tratti.
E' un peccato, perché in questo modo ci si trova spettatori di qualcosa di difficilmente afferrabile e che invece aveva le carte in regola per diventare qualcosa di ben più importante.
L'autrice è comunque straordinaria nel creare empatia tra i personaggi e portare avanti una storia che si poggia di fatto sul nulla. Non è un caso che si vorrebbe conoscere le sfumature della vicenda letta.
Nel secondo racconto ci troviamo al cospetto di una talentuosa scrittrice, che però non possiede la minima attitudine alla vita. A donarle la meritata fama è un libro interamente focalizzato sulla personalità di una sua vecchia amica. Completamente inebriata da questa figura, la descrive come un essere perfetto, fino al momento in cui ne scoprirà un lato tanto normale da distruggerne il mito. Nonostante il successo del libro, la donna continuerà ed essere incapace di gestire le relazioni interpersonali.
Il racconto successivo ha come protagonista una donna in carriera che, per riuscire a vincere la paura degli altri, gestisce ogni cosa con precisione patologica. Il risvolto di questo capitolo è probabilmente il più interessante e riesce ad offrirci un quadro esaustivo del personaggio analizzato. Nonostante le poche pagine a disposizione, la Soryo riesce a creare un impianto narrativo molto interessante, giocando un po' con il lettore che, alla fine, non può che rimanere a bocca aperta.
L'ultima storia ripercorre gli episodi salienti della vita della protagonista, soffermandosi sul periodo universitario. La ragazza è sempre stata portata per il disegno e frequenta la facoltà di belle arti. Ciò che si rimprovera è la mancanza di estro e creatività, ritenendo che tale difetto debba imputarsi ad un episodio legato alla sua infanzia. Proprio per questo è attratta dal suo compagno, che invece ritiene possedere quelle capacità in lei assenti. Arriva un momento, però, in cui comprende che quel punto di forza altro non è che la mancanza assoluta di responsabilità. Ciò che resta invariato, invece, è il suo approccio al disegno, irrimediabilmente compromesso da quell'episodio di tanti anni addietro.
Anche questo episodio non è affatto male. La psicologia della protagonista è studiata attraverso sfumature davvero realistiche, ma anche qui si avverte "l'oppressione" del racconto breve, che non permette i dovuti approfondimenti.
Nei racconti di "Sole maledetto" traspare una profondissima contestualizzazione all'interno del tessuto socio/culturale giapponese. Le donne che ci troviamo ad osservare sono tutte fortemente plasmate dalla società in cui vivono, che crea stereotipi, divisioni e ruoli. Anche se qualcuna ne è consapevole, non riesce in alcun modo a contrastare questo enorme flusso, la cui forza sembra essere davvero fuori portata per un comune mortale.
Il problema fondamentale del manga della Soryo è la mancanza di approfondimento che affligge le storie narrate. In alcune si fa fatica ad entrare in simbiosi con i personaggi creati dall'autrice, che appaiono spesso solo abbozzati, sacrificando l'opera, che finisce per divenire pura sperimentazione.
I disegni sono di ottimo livello e anche le sfumature del viso più infinitesimali vengono rappresentate con grande abilità. Per finire, il senso di alienazione delle protagoniste è minuziosamente evidenziato.
L'edizione della Star Comics è pessima, inoltre la carta fa trasparire le illustrazioni sottostanti e il senso di lettura è stato ribaltato rispetto all'originale.
Per essere più precisi, c'è un'altra protagonista che risalta prepotentemente in ogni storia: la malinconia.
Il primo episodio racconta l'incontro tra una liceale ed un ragazzo più grande, che per motivi diversi si trovano ad affrontare un momento delicato della propria vita. Incontro fugace, ma sicuramente molto intenso.
Purtroppo, dopo la sua lettura, resta solamente una grande tristezza, ma sono troppi gli interrogativi che il lettore si trova a dover irrimediabilmente accantonare. Dei due protagonisti non sappiamo assolutamente nulla.
La tristezza della ragazza non sembra attribuibile esclusivamente all'egoismo del ragazzo, piuttosto ad una disagio più profondo e radicato; qualcosa che la tormenta da molto tempo, che però il lettore non conoscerà mai.
Anche il ragazzo appena incontrato si trova a dover affrontare un momento molto difficile, eppure non sappiamo di cosa si tratti.
E' un peccato, perché in questo modo ci si trova spettatori di qualcosa di difficilmente afferrabile e che invece aveva le carte in regola per diventare qualcosa di ben più importante.
L'autrice è comunque straordinaria nel creare empatia tra i personaggi e portare avanti una storia che si poggia di fatto sul nulla. Non è un caso che si vorrebbe conoscere le sfumature della vicenda letta.
Nel secondo racconto ci troviamo al cospetto di una talentuosa scrittrice, che però non possiede la minima attitudine alla vita. A donarle la meritata fama è un libro interamente focalizzato sulla personalità di una sua vecchia amica. Completamente inebriata da questa figura, la descrive come un essere perfetto, fino al momento in cui ne scoprirà un lato tanto normale da distruggerne il mito. Nonostante il successo del libro, la donna continuerà ed essere incapace di gestire le relazioni interpersonali.
Il racconto successivo ha come protagonista una donna in carriera che, per riuscire a vincere la paura degli altri, gestisce ogni cosa con precisione patologica. Il risvolto di questo capitolo è probabilmente il più interessante e riesce ad offrirci un quadro esaustivo del personaggio analizzato. Nonostante le poche pagine a disposizione, la Soryo riesce a creare un impianto narrativo molto interessante, giocando un po' con il lettore che, alla fine, non può che rimanere a bocca aperta.
L'ultima storia ripercorre gli episodi salienti della vita della protagonista, soffermandosi sul periodo universitario. La ragazza è sempre stata portata per il disegno e frequenta la facoltà di belle arti. Ciò che si rimprovera è la mancanza di estro e creatività, ritenendo che tale difetto debba imputarsi ad un episodio legato alla sua infanzia. Proprio per questo è attratta dal suo compagno, che invece ritiene possedere quelle capacità in lei assenti. Arriva un momento, però, in cui comprende che quel punto di forza altro non è che la mancanza assoluta di responsabilità. Ciò che resta invariato, invece, è il suo approccio al disegno, irrimediabilmente compromesso da quell'episodio di tanti anni addietro.
Anche questo episodio non è affatto male. La psicologia della protagonista è studiata attraverso sfumature davvero realistiche, ma anche qui si avverte "l'oppressione" del racconto breve, che non permette i dovuti approfondimenti.
Nei racconti di "Sole maledetto" traspare una profondissima contestualizzazione all'interno del tessuto socio/culturale giapponese. Le donne che ci troviamo ad osservare sono tutte fortemente plasmate dalla società in cui vivono, che crea stereotipi, divisioni e ruoli. Anche se qualcuna ne è consapevole, non riesce in alcun modo a contrastare questo enorme flusso, la cui forza sembra essere davvero fuori portata per un comune mortale.
Il problema fondamentale del manga della Soryo è la mancanza di approfondimento che affligge le storie narrate. In alcune si fa fatica ad entrare in simbiosi con i personaggi creati dall'autrice, che appaiono spesso solo abbozzati, sacrificando l'opera, che finisce per divenire pura sperimentazione.
I disegni sono di ottimo livello e anche le sfumature del viso più infinitesimali vengono rappresentate con grande abilità. Per finire, il senso di alienazione delle protagoniste è minuziosamente evidenziato.
L'edizione della Star Comics è pessima, inoltre la carta fa trasparire le illustrazioni sottostanti e il senso di lettura è stato ribaltato rispetto all'originale.
Sole Maledetto tratta quattro ministorie di "Quattro donne oltre il limite": così riporta la definizione sulla copertina del manga.
Sono racconti ben strutturati, tutti di una certa profondità.
Il primo dei quattro racconti è quello che mi ha colpito di meno, se non per la complessa (in senso negativo) caratterizzazione della protagonista principale, una ragazza che si troverà a passare una mattinata in compagnia di uno sconosciuto. Un incontro che si rivelerà a tratti piacevole e a tratti scioccante. Ma il vero senso, ossia la morale di questa storia, non mi è tutt'ora completamente chiaro o forse mi ha semplicemente lasciato in qualche modo indifferente.
Il secondo racconto narra le vicende di una giovane scrittrice e va ad approfondire la complessa ed interessante psicologia della scrittrice stessa e di una sua ex compagna di scuola che, in qualche modo, entrerà a far parte della vicenda; una storia che mi ha colpito molto proprio grazie all'ottima caratterizzazione di queste due donne.
Il terzo racconto è senza dubbio quello che mi ha colpito più di tutti, con una storia dal finale davvero particolare. Per non rovinare la sorpresa a nessuno eviterò di farne menzione alcuna, ma anche in questo caso la psicologia umana è il fulcro dell'opera. Un esperimento bello, originale e molto ben riuscito.
Particolarmente carino ed interessante anche il racconto conclusivo, che vede un breve scorcio vita di una giovane illustratrice, partendo dalle sue primissime esperienze da bambina fino ad arrivare all'epilogo, con la protagonista ormai divenuta donna.
Sfruttando poche pagine la Soryo (specialmente negli ultimi tre racconti) riesce incredibilmente bene nella difficile impresa di narrare l'intera vita delle protagoniste. Racconti molto verosimili e caratterizzazioni curatissime arricchiscono quest'opera.
Il tratto non è particolarmente dettagliato, soprattutto per quanto concerne i fondali, tuttavia si rivela molto piacevole nella sua pulizia grafica. Sono le persone ad essere il fulcro di queste storie; i fondali passano giustamente in secondo piano e durante la lettura non ci si fa certo caso, troppo presi dallo sviluppo narrativo.
Ad una prima lettura non apprezzai particolarmente questo manga, ma tornando a rileggerlo ne ho piacevolmente compreso l'effettivo ed indiscusso valore. È un'opera che consiglierei senza remore a chiunque possa essere interessato a questo genere di storie cariche di riflessioni e di psicologia.
Sono racconti ben strutturati, tutti di una certa profondità.
Il primo dei quattro racconti è quello che mi ha colpito di meno, se non per la complessa (in senso negativo) caratterizzazione della protagonista principale, una ragazza che si troverà a passare una mattinata in compagnia di uno sconosciuto. Un incontro che si rivelerà a tratti piacevole e a tratti scioccante. Ma il vero senso, ossia la morale di questa storia, non mi è tutt'ora completamente chiaro o forse mi ha semplicemente lasciato in qualche modo indifferente.
Il secondo racconto narra le vicende di una giovane scrittrice e va ad approfondire la complessa ed interessante psicologia della scrittrice stessa e di una sua ex compagna di scuola che, in qualche modo, entrerà a far parte della vicenda; una storia che mi ha colpito molto proprio grazie all'ottima caratterizzazione di queste due donne.
Il terzo racconto è senza dubbio quello che mi ha colpito più di tutti, con una storia dal finale davvero particolare. Per non rovinare la sorpresa a nessuno eviterò di farne menzione alcuna, ma anche in questo caso la psicologia umana è il fulcro dell'opera. Un esperimento bello, originale e molto ben riuscito.
Particolarmente carino ed interessante anche il racconto conclusivo, che vede un breve scorcio vita di una giovane illustratrice, partendo dalle sue primissime esperienze da bambina fino ad arrivare all'epilogo, con la protagonista ormai divenuta donna.
Sfruttando poche pagine la Soryo (specialmente negli ultimi tre racconti) riesce incredibilmente bene nella difficile impresa di narrare l'intera vita delle protagoniste. Racconti molto verosimili e caratterizzazioni curatissime arricchiscono quest'opera.
Il tratto non è particolarmente dettagliato, soprattutto per quanto concerne i fondali, tuttavia si rivela molto piacevole nella sua pulizia grafica. Sono le persone ad essere il fulcro di queste storie; i fondali passano giustamente in secondo piano e durante la lettura non ci si fa certo caso, troppo presi dallo sviluppo narrativo.
Ad una prima lettura non apprezzai particolarmente questo manga, ma tornando a rileggerlo ne ho piacevolmente compreso l'effettivo ed indiscusso valore. È un'opera che consiglierei senza remore a chiunque possa essere interessato a questo genere di storie cariche di riflessioni e di psicologia.
Per quanto un autore possa deludermi, non sono il tipo da non concedergli almeno un'altra chance per riscattarsi ai miei occhi. Già ai tempi in cui leggevo "Mars" con la stessa partecipazione con la quale registrerei una fattura avevo avuto l'impressione che Fuyumi Soryo fosse in grado di fare di più, e adesso, grazie a questa piccola raccolta, ne ho la conferma. Si rafforza così la mia impressione di un'autrice con un grande intuito, di quelle che non hanno bisogno di strafare per arrivare dritte al punto e che anzi possiedono l'invidiabile capacità di sintetizzare un concetto riuscendo a conservarne intatta la forza; in altre parole, di un'autrice fatta apposta per le storie brevi. Mi rendo conto che si tratta di un'analisi quantomeno prematura, dal momento che mentre scrivo ho soltanto due sue opere all'attivo, ma è mia intenzione procurarmene altre per poter tornare ad esprimermi in merito con maggior cognizione di causa.
Il primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, è anche quello a parer mio più debole.
Scoperta per caso l'infedeltà del proprio ragazzo, il primo impulso di Maki è di minacciarlo di morte con una calma che colpisce profondamente Ryo, un giovane che, origliata la conversazione, si offre di uccidere il fedifrago al posto suo. I due fanno conoscenza e quasi senza rendersene conto si ritrovano a trascorrere insieme l'intera giornata, facendo sciocchezze ed interrogandosi sulla vita e sulla morte. Alla fine Ryo si congeda con la promessa che si rincontreranno non appena avrà risolto una questione che gli permetterà di cominciare la sua vita da zero, lasciando in Maki un vuoto che da troppo tempo non si concedeva il lusso di provare.
Se dal punto di vista narrativo la storia scorre senza intoppi e si rivela ricca di interessanti spunti di riflessione, sul versante psicologico la situazione è decisamente meno rosea. L'inconsistenza di Maki, riguardo al cui comportamento apparentemente disincantato la Soryo non adduce spiegazione alcuna, pesa come un macigno e vanifica la buona resa di Ryo, che come co-protagonista riesce a trovare la giusta via di mezzo tra la spalla e il cosiddetto "spotlight stealer", un personaggio, cioè, che senza rendersene conto ruba la scena al vero protagonista della storia.
"A Strange Gene", invece, è una coraggiosa e struggente fusione tra il mondo del lavoro e quello del disagio mentale.
L'ingenuo e impacciato Saegusa non può fare a meno di ammirare la risolutezza della sua superiore Ayano Yoshimura, la cui filosofia di vita consiste nell'affrontare qualsiasi situazione con un'adeguata "armatura". I capi raffinati di cui ama far sfoggio, l'acconciatura sempre impeccabile e il suo piglio deciso sono, in altre parole, soltanto degli strumenti dei quali si serve per fare breccia nelle difese dell'avversario di turno, che talvolta non si rende neppure conto di stare subendo un attacco. Di tanto in tanto, però, Saegusa ha come l'impressione che esista un'altra Ayano - un'Ayano diversa da quella capace di scegliere di arrivare in ritardo a una riunione per potersi comprare il giusto paio di scarpe - e che per qualche ragione tocchi a lui farla uscire dal baratro sul fondo del quale urla e si sbraccia da tempo senza ottenere risposta.
La società giapponese è tristemente nota per il suo ostruzionismo, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro e quello delle donne; non occorre però essere una figlia del Sol Levante per avere familiarità con i problemi incontrati da Ayano nel corso della sua vita lavorativa, poiché ogni donna li conosce in maniera più o meno diretta. Questo, naturalmente, non significa che per un uomo le cose siano più facili, ma la pressione a cui, dalla culla alla tomba, viene sottoposta una donna è di tutt'altra natura.
La Soryo va al sodo con disarmante ma ammirevole ferocia, limitandosi a fornire le coordinate essenziali: sa che le lettrici non hanno bisogno d'altro e che anzi sarebbe controproducente non lasciare loro lo spazio per integrare l'esperienza di Ayano con la propria.
Per quanto concerne terzo racconto, "Uomini a scadenza", è indubbio che la Soryo fosse animata dalle migliori intenzioni, ma ciò, almeno secondo il mio punto di vista, non si è rivelato sufficiente a far sì che esso decollasse.
Ryoko è un'aspirante scrittrice il cui romanzo di d'esordio è ispirato a una ragazza che conosce e ammira da molto tempo. Invece di sentirsi minacciata dalla bellezza e dall'intelligenza di quest'ultima - un meccanismo di cui ogni donna conosce a menadito l'esatta posizione di tutti gli ingranaggi e per il quale, di fronte alla sua incapacità di sottrarvisi, prova intimamente vergogna - non può fare a meno di considerarla un'eroina, pur sapendo che mai e poi mai potrà eguagliarla.
Ma ogni essere umano, o per meglio dire la sua essenza, ha una data di scadenza oltre la quale non cessa per forza di esistere, ma perde ciò che lo rendeva diverso da tutti gli altri. Per quanto Asako - questo il nome della leggendaria fanciulla - possa essere eccezionale, ciò non è sufficiente a risparmiarle questa sorte. Ma è la storia di Asako ad essere speciale oppure il modo in cui Ryoko la racconta?
La mia risposta a quest'ultima domanda è...nessuna delle due. Asako è troppo perfetta per appassionare - talmente irreprensibile, in effetti, da scadere nel più bieco anonimato - e dell'abilità di Ryoko come scrittrice non ci viene fornita nessuna prova concreta. Che sia una buona osservatrice è fuor di dubbio, ma avere una storia da raccontare non significa necessariamente saperlo fare. Ne consegue che avere una storia da raccontare su un personaggio con a sua volta una storia da raccontare - chiedo venia per le ripetizioni, ma servono a ribadire il concetto - sia un compito ancor più arduo, che in questo caso la Soryo non è riuscita a svolgere fino in fondo.
L'ultimo racconto, "Il pesce arcobaleno", è una dolceamara riflessione su come, man mano che si cresce, scendere a compromessi si renda sempre più necessario.
Quando la maestra le chiede perché il ritratto di sua madre ha i capelli blu e non neri come quelli degli altri bambini, la piccola Sari non riesce a capire cosa ci sia di male: che importanza può avere se in natura nessuno li ha di quel colore? Desiderosa di ricevere l'approvazione e le lodi degli adulti, dopo l'ennesimo sospiro carico di esasperazione con cui viene accolto ogni nuovo disegno dalle tinte improbabili la bambina decide che d'ora in poi non creerà mai più per se stessa, limitandosi a fare esattamente ciò che gli altri si aspettano da lei.
Essendomi trovata spesso nella situazione di Sari so cosa si prova quando, dopo che ci è stata ribadita fino alla nausea l'importanza di essere sempre se stessi, si finisce con l'essere penalizzati proprio per aver "osato" mettere in pratica questa condotta. Probabilmente per questo motivo ho percepito nel racconto una forte vena autobiografica, come se la Soryo volesse servirsene per fare una critica neppure tanto velata nei confronti di una professione, quella del mangaka, in cui è vitale possedere un'elasticità tale da riuscire a trovare la giusta via di mezzo tra ciò che ti dice il cuore e ciò che vende.
Veniamo ora al sottotitolo italiano della raccolta, "Quattro donne oltre il limite". Se Maki e Ayano rientrano in pieno in questa definizione, lo stesso non si può certo dire di Ryoko o di Asako, che come ho già avuto modo di dire ho trovato fin troppo dozzinali. Sari, per contro, costituisce un caso a sé dal momento che sembra "funamboleggiare" nel vuoto tra l'una e l'altra parte. Uno sbaglio, quindi? Direi piuttosto una piccola inesattezza derivata dal fatto che si tratta di un concetto di cui ciascuno di noi ha la propria interpretazione.
Il tratto della Soryo si contraddistingue, come sempre, per il senso d'ordine e di precisione assoluti che trasmette. In un altro contesto avrei potuto considerarlo un difetto, ma per i racconti di "Sole Maledetto" questa scelta - o per meglio dire questa inclinazione - si rivela più che azzeccata. Il biancore estremo delle tavole, infatti, unito alla loro perfetta costruzione, è l'ideale per mettere in risalto lo spirito vagamente decadente di ogni singola storia, lasciando che siano i sentimenti, e non la trama, a condurre il gioco.
In conclusione: un uomo potrebbe incontrare delle difficoltà ad immedesimarsi nelle vicende raccontate, non perché non possano capitare anche a lui, ma perché potrebbe viverle in maniera diversa. Ciò non toglie che anche un esponente dell'altra metà del cielo possa godere di una raccolta piacevole e profonda come questa.
Il primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, è anche quello a parer mio più debole.
Scoperta per caso l'infedeltà del proprio ragazzo, il primo impulso di Maki è di minacciarlo di morte con una calma che colpisce profondamente Ryo, un giovane che, origliata la conversazione, si offre di uccidere il fedifrago al posto suo. I due fanno conoscenza e quasi senza rendersene conto si ritrovano a trascorrere insieme l'intera giornata, facendo sciocchezze ed interrogandosi sulla vita e sulla morte. Alla fine Ryo si congeda con la promessa che si rincontreranno non appena avrà risolto una questione che gli permetterà di cominciare la sua vita da zero, lasciando in Maki un vuoto che da troppo tempo non si concedeva il lusso di provare.
Se dal punto di vista narrativo la storia scorre senza intoppi e si rivela ricca di interessanti spunti di riflessione, sul versante psicologico la situazione è decisamente meno rosea. L'inconsistenza di Maki, riguardo al cui comportamento apparentemente disincantato la Soryo non adduce spiegazione alcuna, pesa come un macigno e vanifica la buona resa di Ryo, che come co-protagonista riesce a trovare la giusta via di mezzo tra la spalla e il cosiddetto "spotlight stealer", un personaggio, cioè, che senza rendersene conto ruba la scena al vero protagonista della storia.
"A Strange Gene", invece, è una coraggiosa e struggente fusione tra il mondo del lavoro e quello del disagio mentale.
L'ingenuo e impacciato Saegusa non può fare a meno di ammirare la risolutezza della sua superiore Ayano Yoshimura, la cui filosofia di vita consiste nell'affrontare qualsiasi situazione con un'adeguata "armatura". I capi raffinati di cui ama far sfoggio, l'acconciatura sempre impeccabile e il suo piglio deciso sono, in altre parole, soltanto degli strumenti dei quali si serve per fare breccia nelle difese dell'avversario di turno, che talvolta non si rende neppure conto di stare subendo un attacco. Di tanto in tanto, però, Saegusa ha come l'impressione che esista un'altra Ayano - un'Ayano diversa da quella capace di scegliere di arrivare in ritardo a una riunione per potersi comprare il giusto paio di scarpe - e che per qualche ragione tocchi a lui farla uscire dal baratro sul fondo del quale urla e si sbraccia da tempo senza ottenere risposta.
La società giapponese è tristemente nota per il suo ostruzionismo, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro e quello delle donne; non occorre però essere una figlia del Sol Levante per avere familiarità con i problemi incontrati da Ayano nel corso della sua vita lavorativa, poiché ogni donna li conosce in maniera più o meno diretta. Questo, naturalmente, non significa che per un uomo le cose siano più facili, ma la pressione a cui, dalla culla alla tomba, viene sottoposta una donna è di tutt'altra natura.
La Soryo va al sodo con disarmante ma ammirevole ferocia, limitandosi a fornire le coordinate essenziali: sa che le lettrici non hanno bisogno d'altro e che anzi sarebbe controproducente non lasciare loro lo spazio per integrare l'esperienza di Ayano con la propria.
Per quanto concerne terzo racconto, "Uomini a scadenza", è indubbio che la Soryo fosse animata dalle migliori intenzioni, ma ciò, almeno secondo il mio punto di vista, non si è rivelato sufficiente a far sì che esso decollasse.
Ryoko è un'aspirante scrittrice il cui romanzo di d'esordio è ispirato a una ragazza che conosce e ammira da molto tempo. Invece di sentirsi minacciata dalla bellezza e dall'intelligenza di quest'ultima - un meccanismo di cui ogni donna conosce a menadito l'esatta posizione di tutti gli ingranaggi e per il quale, di fronte alla sua incapacità di sottrarvisi, prova intimamente vergogna - non può fare a meno di considerarla un'eroina, pur sapendo che mai e poi mai potrà eguagliarla.
Ma ogni essere umano, o per meglio dire la sua essenza, ha una data di scadenza oltre la quale non cessa per forza di esistere, ma perde ciò che lo rendeva diverso da tutti gli altri. Per quanto Asako - questo il nome della leggendaria fanciulla - possa essere eccezionale, ciò non è sufficiente a risparmiarle questa sorte. Ma è la storia di Asako ad essere speciale oppure il modo in cui Ryoko la racconta?
La mia risposta a quest'ultima domanda è...nessuna delle due. Asako è troppo perfetta per appassionare - talmente irreprensibile, in effetti, da scadere nel più bieco anonimato - e dell'abilità di Ryoko come scrittrice non ci viene fornita nessuna prova concreta. Che sia una buona osservatrice è fuor di dubbio, ma avere una storia da raccontare non significa necessariamente saperlo fare. Ne consegue che avere una storia da raccontare su un personaggio con a sua volta una storia da raccontare - chiedo venia per le ripetizioni, ma servono a ribadire il concetto - sia un compito ancor più arduo, che in questo caso la Soryo non è riuscita a svolgere fino in fondo.
L'ultimo racconto, "Il pesce arcobaleno", è una dolceamara riflessione su come, man mano che si cresce, scendere a compromessi si renda sempre più necessario.
Quando la maestra le chiede perché il ritratto di sua madre ha i capelli blu e non neri come quelli degli altri bambini, la piccola Sari non riesce a capire cosa ci sia di male: che importanza può avere se in natura nessuno li ha di quel colore? Desiderosa di ricevere l'approvazione e le lodi degli adulti, dopo l'ennesimo sospiro carico di esasperazione con cui viene accolto ogni nuovo disegno dalle tinte improbabili la bambina decide che d'ora in poi non creerà mai più per se stessa, limitandosi a fare esattamente ciò che gli altri si aspettano da lei.
Essendomi trovata spesso nella situazione di Sari so cosa si prova quando, dopo che ci è stata ribadita fino alla nausea l'importanza di essere sempre se stessi, si finisce con l'essere penalizzati proprio per aver "osato" mettere in pratica questa condotta. Probabilmente per questo motivo ho percepito nel racconto una forte vena autobiografica, come se la Soryo volesse servirsene per fare una critica neppure tanto velata nei confronti di una professione, quella del mangaka, in cui è vitale possedere un'elasticità tale da riuscire a trovare la giusta via di mezzo tra ciò che ti dice il cuore e ciò che vende.
Veniamo ora al sottotitolo italiano della raccolta, "Quattro donne oltre il limite". Se Maki e Ayano rientrano in pieno in questa definizione, lo stesso non si può certo dire di Ryoko o di Asako, che come ho già avuto modo di dire ho trovato fin troppo dozzinali. Sari, per contro, costituisce un caso a sé dal momento che sembra "funamboleggiare" nel vuoto tra l'una e l'altra parte. Uno sbaglio, quindi? Direi piuttosto una piccola inesattezza derivata dal fatto che si tratta di un concetto di cui ciascuno di noi ha la propria interpretazione.
Il tratto della Soryo si contraddistingue, come sempre, per il senso d'ordine e di precisione assoluti che trasmette. In un altro contesto avrei potuto considerarlo un difetto, ma per i racconti di "Sole Maledetto" questa scelta - o per meglio dire questa inclinazione - si rivela più che azzeccata. Il biancore estremo delle tavole, infatti, unito alla loro perfetta costruzione, è l'ideale per mettere in risalto lo spirito vagamente decadente di ogni singola storia, lasciando che siano i sentimenti, e non la trama, a condurre il gioco.
In conclusione: un uomo potrebbe incontrare delle difficoltà ad immedesimarsi nelle vicende raccontate, non perché non possano capitare anche a lui, ma perché potrebbe viverle in maniera diversa. Ciò non toglie che anche un esponente dell'altra metà del cielo possa godere di una raccolta piacevole e profonda come questa.
La storia breve è un genere piuttosto difficile e non tutti gli autori sono in grado di brillare in questo ambito. Fuyumi Soryo però ci riesce: Sole Maledetto è una raccolta di quattro racconti di ottima qualità in grado di soddisfare i lettori (o meglio le lettrici) più esigenti, in cerca di un'opera adulta e matura. Il volume si sviluppa in quattro storie di donne e si può classificare come uno slice of life drammatico e un po' filosofico sul cosa sia la vita. Una componente autobiografica sembra essere presente, visto che le storie danno una forte impressione di realtà, di fatti realmente avvenuti (all'autrice o a altri vicini a lei).
Sole maledetto è il racconto che dà il titolo alla raccolta. È quello che mi è piaciuto di meno, è un girl meets boy con atmosfere esistenziali, il tema del suicidio e un finale abbastanza prevedibile. È comunque discreto. A strange gene è un buon racconto sulle tematiche del disturbo mentale e della donna in carriera, apprezzabile per la sceneggiatura a sorpresa. Il pesce Arcobaleno mostra cosa significa diventare adulti raccontando la vita di una illustratrice professionista dall'infanzia alla maturità; Uomini a scadenza è il mio racconto preferito e quello a mio parere dotato di maggiore profondità e originalità.
I disegni sono buoni e soprattutto adatti alle storie narrate, nella loro semplicità e nell'assenza completa di fronzoli. Sono vite nude che ci vengono narrate,e a queste si accompagnano vignette nude, senza sfondi, incentrate sui volti delle protagoniste. Non assegno 9 o 10 perché personalmente mi sento lontano da tutte le storie narrate e dalle atmosfere dell'opera, però ne riconosco la qualità. Lo consiglio agli over 25.
Sole maledetto è il racconto che dà il titolo alla raccolta. È quello che mi è piaciuto di meno, è un girl meets boy con atmosfere esistenziali, il tema del suicidio e un finale abbastanza prevedibile. È comunque discreto. A strange gene è un buon racconto sulle tematiche del disturbo mentale e della donna in carriera, apprezzabile per la sceneggiatura a sorpresa. Il pesce Arcobaleno mostra cosa significa diventare adulti raccontando la vita di una illustratrice professionista dall'infanzia alla maturità; Uomini a scadenza è il mio racconto preferito e quello a mio parere dotato di maggiore profondità e originalità.
I disegni sono buoni e soprattutto adatti alle storie narrate, nella loro semplicità e nell'assenza completa di fronzoli. Sono vite nude che ci vengono narrate,e a queste si accompagnano vignette nude, senza sfondi, incentrate sui volti delle protagoniste. Non assegno 9 o 10 perché personalmente mi sento lontano da tutte le storie narrate e dalle atmosfere dell'opera, però ne riconosco la qualità. Lo consiglio agli over 25.
Volume unico con 4 storie di donne. In Sole Maledetto troviamo: l'incredibile intesa ottenuta con lo sconosciuto incontrato per caso, la delusione di scoprire che la persona eccezionale da sempre ammirata abbia in realtà le sue debolezze e meschinerie, la difficoltà di corrispondere le aspettative altrui e di poter essere se stessi. Sono storie dallo stile asciutto che narrano senza fronzoli cosa può voler dire essere donna nella società moderna ma tuttora maschilista. Questi racconti sono semplici, privi di trame mozzafiato e per questo così credibili, un viaggio nella realtà che consiglio.
Quattro donne oltre il limite è il sottotitolo del volume. Onestamente, mi ci è voluto un po' per capire in che modo tutte e quattro le storie narrino di donne "oltre il limite". Mi sfugge ancora quale sia il significato di quell'espressione per quanto riguarda il terzo racconto, che secondo me è di una qualità assai inferiore agli altre tre, ma de gustibus non disputandum...
Credo si possa dire che tutte le opere parlano di cose che si perdono e si ritrovano o, se si preferisce, del perdersi e del ritrovarsi che non sono necessariamente eventi conseguenti: infatti, alcune cose si perdono ma non si ritrovano più. Queste storie parlano anche di donne (qualcuno potrebbe dire piuttosto "ragazze"), ma non sembra essere il tema centrale. A meno che, naturalmente, perdersi e ritrovarsi non sia un tema sottilmente collegato all'essere donna, argomento che non mi ritengo attrezzato a sindacare più di tanto.
Il volume merita senz'altro. Leggendolo mi è sorto istintivo un vago paragone con una scrittrice giapponese, Banana Yoshimoto, che solita trattare temi alquanto simili. I motivi per cui non mi sento di dare il massimo sono essenzialmente due: la presenza del terzo racconto, che mi è sembrato banalotto, e molte tavole che sono un po' troppo spartane per i miei gusti. Quest'ultimo difetto, in particolare, a qualcuno potrebbe sembrare un pregio: le opere hanno una loro poeticità e il lo stile dell'autrice è decisamente adatto. Vero, tuttavia viene da domandarsi dove finisca la scelta artistica ed inizi invece la pigrizia o l'inesperienza. Se è vero che un disegno scarno si adatta molto bene ad un racconto introspettivo e un po' sognante, è anche vero che alcune tavole come si deve ci sono, e la loro pregevolezza sta nell'aggiunta di qualche tocco veramente minimale qua e là. Piccoli dettagli a prima vista insignificanti avrebbero cioè fatto una grande differenza. Comunque, qui si cerca il pelo nell'uovo. Bello davvero.
Credo si possa dire che tutte le opere parlano di cose che si perdono e si ritrovano o, se si preferisce, del perdersi e del ritrovarsi che non sono necessariamente eventi conseguenti: infatti, alcune cose si perdono ma non si ritrovano più. Queste storie parlano anche di donne (qualcuno potrebbe dire piuttosto "ragazze"), ma non sembra essere il tema centrale. A meno che, naturalmente, perdersi e ritrovarsi non sia un tema sottilmente collegato all'essere donna, argomento che non mi ritengo attrezzato a sindacare più di tanto.
Il volume merita senz'altro. Leggendolo mi è sorto istintivo un vago paragone con una scrittrice giapponese, Banana Yoshimoto, che solita trattare temi alquanto simili. I motivi per cui non mi sento di dare il massimo sono essenzialmente due: la presenza del terzo racconto, che mi è sembrato banalotto, e molte tavole che sono un po' troppo spartane per i miei gusti. Quest'ultimo difetto, in particolare, a qualcuno potrebbe sembrare un pregio: le opere hanno una loro poeticità e il lo stile dell'autrice è decisamente adatto. Vero, tuttavia viene da domandarsi dove finisca la scelta artistica ed inizi invece la pigrizia o l'inesperienza. Se è vero che un disegno scarno si adatta molto bene ad un racconto introspettivo e un po' sognante, è anche vero che alcune tavole come si deve ci sono, e la loro pregevolezza sta nell'aggiunta di qualche tocco veramente minimale qua e là. Piccoli dettagli a prima vista insignificanti avrebbero cioè fatto una grande differenza. Comunque, qui si cerca il pelo nell'uovo. Bello davvero.
Una raccolta di quattro racconti che restano davvero impressi. I temi trattati sono diversi e, nonostante il fatto che ogni storia abbia solo 50 pagine per sé, essi non vengono affatto trascurati, ma piuttosto presi in esame con una certa attenzione. I racconti sono tutti molto belli: ciò che ho apprezzato di più è il modo di produrre suspance con il quale l'autrice riesce a far scaturire un senso di ineccepibile curiosità quasi ad ogni sfogliata di pagina. Fra l'altro i racconti terminano ciascuno con una frase d'effetto che fa rimanere di stucco il lettore, forse la più significativa e quella che termina il primo racconto e che fra l'altro dà il titolo al manga.
Insomma, non posso far altro che consigliarmi questo semplice, ma profondo volume di Fuyumi Soryo.
Insomma, non posso far altro che consigliarmi questo semplice, ma profondo volume di Fuyumi Soryo.
I quattro racconti brevi che compongono quest’opera sono densi di significato, eppure decisamente semplici nelle loro trame. E’ una semplicità positiva, che rende plausibili in maniera disarmante le storie narrate e ci fa apparire estremamente vere e vicine le protagoniste delle vicende. Esse infatti non sono delle eroine, delle persone famose o di encomiabile carattere: non sono perfette. Sono delle normalissime donne inserite in contesti tutto sommato ordinari. Proprio per questo i loro sentimenti e le loro emozioni risultano tanto più coinvolgenti: perché sono anche i nostri o quelli che potrebbero essere nostri, perché sono estremamente reali e nel loro lottare possiamo intravedere il coraggio di ogni donna, di qualsiasi donna.
Il disegno pulito e curato senza tanti fronzoli rispecchia bene la natura dei racconti: squarci di vite di ragazze e donne qualunque, più o meno drammatici, più o meno poetici, tutti dipinti con tratti essenziali, dialoghi giusti, a formare un equilibrio ben congegnato.
Il filo conduttore è quello dell’io femminile alla ricerca dell’affermazione di sé nella società moderna, che si snoda fra i vari contesti sociali e si esplica in forme diverse. Ne scaturisce un ritratto molto sottile e sensibile della donna contemporanea, con le sue paure e le sue sicurezze, le sue enormi capacità e gli ostacoli sociali, culturali ma anche psicologici e personali a cui va incontro.
E’ un manga fatto di piccoli gesti importanti, di espressioni che valgono tanto quanto parole e di parole che anche da sole posseggono in sé una grande forza. La carica emotiva che trasmettono le pagine può essere apprezzata soprattutto da chi abbia voglia di cogliere il non detto e di guardare alle atmosfere nel loro insieme invece di seguire soltanto il susseguirsi degli eventi. E’ infatti il contesto prima ancora della trama in sé a trasmettere le sensazioni che rendono piacevole e significativa la lettura.
Alla fine resta dentro qualcosa, un sentimento indefinibile a metà fra il dolce e l’amaro, la nostalgia e il disincanto. L’autrice si è rivelata perfettamente all’altezza di queste storie josei, raggiungendo un livello contenutistico e stilistico decisamente alto.
Il disegno pulito e curato senza tanti fronzoli rispecchia bene la natura dei racconti: squarci di vite di ragazze e donne qualunque, più o meno drammatici, più o meno poetici, tutti dipinti con tratti essenziali, dialoghi giusti, a formare un equilibrio ben congegnato.
Il filo conduttore è quello dell’io femminile alla ricerca dell’affermazione di sé nella società moderna, che si snoda fra i vari contesti sociali e si esplica in forme diverse. Ne scaturisce un ritratto molto sottile e sensibile della donna contemporanea, con le sue paure e le sue sicurezze, le sue enormi capacità e gli ostacoli sociali, culturali ma anche psicologici e personali a cui va incontro.
E’ un manga fatto di piccoli gesti importanti, di espressioni che valgono tanto quanto parole e di parole che anche da sole posseggono in sé una grande forza. La carica emotiva che trasmettono le pagine può essere apprezzata soprattutto da chi abbia voglia di cogliere il non detto e di guardare alle atmosfere nel loro insieme invece di seguire soltanto il susseguirsi degli eventi. E’ infatti il contesto prima ancora della trama in sé a trasmettere le sensazioni che rendono piacevole e significativa la lettura.
Alla fine resta dentro qualcosa, un sentimento indefinibile a metà fra il dolce e l’amaro, la nostalgia e il disincanto. L’autrice si è rivelata perfettamente all’altezza di queste storie josei, raggiungendo un livello contenutistico e stilistico decisamente alto.
Come sempre, la semplicità del tratto dell'autrice si scontra con tematiche abbastanza forti e complesse.
Le storie si alternano tra casi di semplice vita vissuta e piccoli drammi quotidiani con storie un po' più forti, con tematiche e problemi ben più gravi. Ogni storia però può anche essere parecchio distante dalla precedente ma non si ha mai la sensazione che sia fuori luogo in questa raccolta: tutte e quattro si collocano alla perfezione tra le pagine dello stesso volumetto, rendendo questa mini-raccolta un vero capolavoro che non può mancare nella libreria di ogni appassionato... appassionato di qualunque genere!
Le storie si alternano tra casi di semplice vita vissuta e piccoli drammi quotidiani con storie un po' più forti, con tematiche e problemi ben più gravi. Ogni storia però può anche essere parecchio distante dalla precedente ma non si ha mai la sensazione che sia fuori luogo in questa raccolta: tutte e quattro si collocano alla perfezione tra le pagine dello stesso volumetto, rendendo questa mini-raccolta un vero capolavoro che non può mancare nella libreria di ogni appassionato... appassionato di qualunque genere!
<b>ATTENZIONE SPOILER</b>. La Soryo è un'altra mangaka, insieme alla sensei Yuki, che tratta temi adulti e complessi, difficili e scomodi. la storia che dà il titolo alla raccolta è di una semplicità accecante, e di una tristezza che lascia senza fiato. Il disagio giovanile, la noia (Spleen) di vivere, l'oppressione di una società che ti pretende perfetto in ogni sfumatura, sono da lei raccontate con freschezza e intelligenza, e sono sottolineate dal suo tratto pulito e delicato, che addolcisce ogni viso, ogni espressione. Da leggere e rileggere.
La Soryo non delude neanche questa volta, offrendoci un'opera di raro spessore psicologico, che pur nella sua brevità colpisce. Consiglio quest'autrice a chiunque desideri leggere opere "adulte", con personaggi a tutto tondo e personalità ricche di sfumature. In questi manga, il tema del disagio psichico è spesso è presente e trattato con tatto, delicatezza e profonda immedesimazione. Leggete, leggete...