Sono dieci anni dall'uscita della serie che si preparava ad aprire le danze per lo studio TRIGGER, il neonato studio che nel 2011 prese forma grazie anche alla volontà di Hiroyuki Imaishi. Stiamo ovviamente parlando di Kill la Kill e di seguito ne approfittiamo per fare un passo indietro per guardare più da vicino questa serie.
Innanzitutto partiamo dai suoi creatori: Hiroyuki Imaishi e la sceneggiatura di Kazuki Nakashima, entrambi noti per aver lavorato insieme a Gurren Lagann nel 2007 sotto l'egida dello Studio Gainax.
Ma per andare in ordine, partiamo dal 2004, quando Anno curò la regia del live action di Cutie Honey da cui sono nati gli OVA Re: Cutie Honey. Di questi Imaishi curò la regia del primo episodio e Nakashima si occupò invece della sceneggiatura di tutti e tre. I due si incontrarono in questo frangente e si trovarono subito in sinergia, pieni di desiderio di voler sperimentare di più insieme.
Dopodiché Imaishi andò a lavorare a Gurren Lagann, opera che rappresentò il suo esordio alla regia di una serie intera, ma fu agevolato dalla forte intesa con Nakashima. Quest'ultimo sapeva dei piani per Gurren Lagann sin da prima della produzione e saltò immediatamente sul progetto anche se al momento lavorava come editor per una casa editrice e nel mentre faceva lo sceneggiatore part time. La sua velocità di scrittura e qualità, nonché la sinergia tra i due era tale che divenne il fulcro della serie.
Dopo Gurren Lagann, serie che riprende alcune tematiche ereditate da Evangelion e le declina in maniera del tutto personale e totalmente aderente anche alle estetiche neo-Kanada di Imaishi, i due iniziarono a lavorare insieme a Kill la Kill nel 2013.
La serie risultava per loro estremamente importante perché avrebbe fatto da apripista, da biglietto da visita, per le future opere targate Studio TRIGGER, fondato da Imaishi stesso nel 2011, e conteneva molti artisti dell'ex team Gainax che con i due avevano lavorato a Gurren Lagann. Subito vennero investiti dalla responsabilità e dallo zelo e puntarono a sorpassare la serie precedente ma poi capirono che l'atteggiamento caricava il progetto di rischi. Dopo essersi ridimensinati nelle aspettative, iniziarono a delineare la bozza della serie unendo alcune loro grandi passioni: per Nakashima erano i manga “contro il sistema scolastico” e la Pinky Violence* prodotta da Toei degli anni ‘70, per creare una sorta di versione femminile del manga Otokogumi di Tetsu Kariya e Ryoichi Ikegami. E i punti di contatto ci sono eccome, soprattutto a livello di trama: Otokogumi racconta la storia di uno studente che controlla la scuola e i suoi traffici e viene chiesto ad un altro ragazzo, "un poco di buono" esperto di arti marziali, di porre fine al dominio del liceale. Insomma, i due figuri che si scontrano ricordano molto Ryuuko e Satsuki, le due rivali in Kill la Kill, considerabili a questo punto una versione femminile deli protagonisti del manga.
Nel frattempo Imaishi aveva in testa altre cose, delle narrative sulla falsa riga di Sukeban Deka, una serie anime incentrata sulle figure delle Sukeban, le gang di teppistelle, e Ken il Guerriero. Cronologicamente le opere prese ad esempio non si incrociavano, ma c'era un fil rouge ad unirle.
In sostanza Kill la Kill nacque dall’idea era di avere due eroine una contro l’altra che si sfidano in uniforme. Prima nacque Ryuuko grazie alla mano del character designer e direttore delle animazioni, Sushio, e una volta avuta la sua versione definitiva su carta, stava tutto nel farla vivere nell’ambientazione e crearle un compendio di personaggi e narrative interessanti e tematicamente coerenti.
La prima puntata inizia con una lezione sul fascismo non a caso: fascismo, in giapponese, si dice “fassho”, che suona molto come “fashon”, moda. Ecco che nella serie i vestiti diventano fondamentali. E non è l’unico gioco di parole che mischia i regimi violenti con la il mondo del cucito: per esempio anche “Kill” si pronuncia “Kiru”, esattamente come tagliare in giapponese o anche "indossare dalle spalle in giù" (着る), oppure l’uniforme alla marinaretta e il verbo per “conquistare” si dicono alla stessa maniera, “Seifuku”, ma scritti con ideogrammi differenti (制服 e 征服).
La trama, quindi, gioca con l'unione assurda di dittatura e abbigliamento, finendo per risultare una parodia dal sottotesto critico non indifferente, soprattutto considerando quanto il tema dell'oppressione sia spesso oggetto di narrazioni nell'animazione giapponese.
Registicamente ci sono tante immagini e inquadrature in Kill la Kill che riprendono i concetti della coercizione, per esempio una di queste è la pressante presenza di un'inquadratura dal basso che cerca inutilmente di imbrigliare nello schermo l'altissima torre dell'istituto Onmouji. Questo tipo di metodologia comunicativa è ciò che esprime l’immaginario scaturìto dalla visione di Imaishi e la sceneggiatura di Nakashima, fino a concretizzarsi in un anime che omaggia in maniera singolare due grandi artisti e maestri di Imaishi, per quanto molto diversi tra loro. Da un lato la corrente dell'animazione giapponese che fa capo a Yoshinori Kanada**, ripresa e personalizzata da Imaishi stesso. Dall'altro la visione artistica di Osamu Dezaki, che l'anime riprende molto soprattutto nelle luci e nelle cosiddette "harmony", le immagini fisse poste in momenti particolarmente drammatici, ma colorate in modo da scimmiottare la pittura ad olio.
Alla direzione delle animazioni, come detto, c'era Sushio che riesce perfettamente a comprendere e integrare una modulazione del framerate (cioè l'intervallo e il numero con cui si susseguono i disegni in un secondo d'animazione) non per scopi puramente sensazionalistici o drammatici, ma per comunicare informazioni sui personaggi: un personaggio, ad esempio, che si muove in maniera "scattosa" risulterà quindi più comico, come se fosse uscito da uno yonkoma. Infatti lo scivolo comico è dietro l'angolo, proprio per il tipo di narrazione, tempistica e declinazione del tema che Imaishi e Nishimura riescono a dare. Registicamente, infatti, Kill la Kill si trova nelle mani di chi è perfettamente a suo agio con le parodie, tanto che molte delle sue opere sono piene di narrazioni e scene fuori dagli schemi, decisamente extra. Kill la Kill, inoltre, da brava serie che guarda con attenzione alle gesta kanadiane riempie i suoi episodi di citazioni narrative e visive alla cultura giovanile del fumetto e l'animazione. Ecco uno dei motivi perché Kill la Kill, a volte, pare una parodia di Rocky Joe.
Curioso come i due abbiano deciso di creare un'opera che guarda al passato per dare il volto ad un nuovo studio, ma sicuramente non è da reputarsi strano o sconsiderato. Kill la Kill dimostra che la neonata realtà produttiva è formata da un solido staff di artisti che hanno assimilato e compreso le lezioni dei grandi prima di loro, e sono (e saranno) in grado di introiettarle e rimodularle su uno storytelling narrativo e visivo estremamente personale e moderno.
* con "Pinky Violence" si intende un genere cinematografico degli anni '70 caratterizzato da forti tinte violente ed erotiche con protagoniste ribelli, teppiste e in cerca di vendetta.
** animatore spartiacque che ha guadagnato le lodi di molti artisti. Si distacca dal realismo della rappresentazione animata, prediligendo il moto e l'esagerazione delle forme, le linee dinamiche e ondulate. Uno dei suoi tratti caratteristici sta nell'accostamento di forti contrasti cromatici.
Fonti consultate:
Art-eater
Crunchyroll
Animetudes
Si ringrazia Terre Illustrate per le correzioni e curiosità aggiuntive.
Ma scherzano.. non è possibile...
Dieci anni fa ero tra quelli che lo seguivano in simulcast sull'ormai defunto Daisuki e mi ricordo ancora l'attesa spasmodica ogni settimana per il nuovo episodio in uscita il giovedì sera. Già ai tempi avevo il sentore che quello che stavo guardando sarebbe passato alla storia del media.
E poi arrivò quel periodo di tre anni dove ad ad ogni singola conferenza Dynit si chiedeva costantemente a Cavazzoni se Kill la Kill potesse venire doppiato e pubblicato in home video qui da noi. Ciò perdurò fino alla leggendaria conferenza di Lucca 2017 (a mio parere il miglior momento nella storia dell'editore).
Per la cronaca quello che urla "CAVAZZONI SANTO SUBITO" in sottofondo è il sottoscritto. Ad oggi me ne vergogno ma quel giorno, nella foga del momento, il sentimento d'esaltazione e liberazione fu impagabile.
Per carità, meglio se non fanno sequel o remake (prima del 2063 almeno). Non tutte le serie hanno bisogno di seguiti, molte sono perfette così come sono.
Old man, Senketsu.
Peccato.
Si non c'è più sfortunatamente.
Continuo ad amare lo staff, nonostante non rilasci più opere truzzamente epiche come una volta(Promare non ce la fa a far provare le stesse sensazioni secondo me, sa più di tentativo di tornare alle origini ma senza più essere originali). In generale, comunque, Trigger è lo studio che quando fa uscire qualcosa, fa candidare immediatamente la sua serie come miglior opera originale dell'anno o di quegli anni.
Mi sembra ieri...
ma davvero!
una delle serie più folli che abbia mai visto, la adoro! ringrazio sempre di aver trovato il cofanetto a poco più di 10 euro
Kill la Kill è meraviglioso!!
Mio anime preferito in assoluto insieme a Gurren Lagann!
Ne rimasi stregato sin dall'annuncio, con quel nome particolare che portava e quella locandina con le due protagoniste.
Lode e gloria a KlK, ai suoi personaggi e e al Maestro Imaishi. Grazie TRIGGER! <3
È normale è solo un modo di fare una serie fancervice senza essere insultati
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.