La scintilla creativa non è una cosa di tutti i giorni nel mondo del gaming, creare opere uniche che riescano a fare breccia nel cuore dei videogiocatori senza preoccuparsi troppo del successo commerciale è una sfida che non molti si sentono di accogliere, eppure quando succede si riesce a lasciare una macchia indelebile nella storia, titoli che vengono ricordati per le loro peculiarità e a distanza di anni rimangono per molti un "guilty pleasure", le opere di Goichi Suda, meglio conosciuto nell'industria come Suda51, sono sicuramente un esempio eccellente in tal senso e dopo aver dato il via alla sua ascesa grazie a Killer7 ed alla saga di No More Heroes l'eccentrico developer ha voluto sviluppare altri titoli su questa falsariga, uno tra questi è stato Lollipop Chainsaw, uscito originariamente nel 2012 per Playstation 3 ed Xbox 360 e nato dalla collaborazione con il regista James Gunn (si, proprio quello dei Guardiani della Galassia dell'MCU) il titolo vendette circa 1,24 milioni di copie a livello globale, tanto da spingere il publisher Kadokawa Games a produrne una versione rimasterizzata, rinominata RePop, ma avrà saputo catturare il fascino di allora o risulterà una mera operazione commerciale?
Abbiamo falciato zombie per diverse ore e siamo pronti a raccontarvelo nella nostra recensione
 
La cacciatrice di zombie Juliet Starling torna dopo 12 anni, purtroppo non nella sua forma migliore

Un elemento molto forte delle opere di Suda è la premessa narrativa e Lollipop Chainsaw non è da meno: la nostra protagonista è Juliet Starling, liceale neo-diciottenne nonché capitana della squadra di cheerleader alla San Romero High, la ragazza non vede l'ora di trascorrere il suo compleanno con il fidanzato Nick e la propria famiglia, un piano perfetto se non fosse che proprio quel giorno la scuola viene misteriosamente invasa da un'orda di zombie, inoltre il povero Nick nel tentativo di salvare la sua bella finisce morsicato e rischia la trasformazione, un finale decisamente tragico e degno dei migliori B-movie... se non fosse che la nostra eroina nasconde un segreto: la ragazza fa infatti parte di una famiglia di esperti cacciatori di zombie da generazioni, alla vista della situazione della scuola dunque non esita a tirare fuori la sua fida motosega per fare una strage e salvare i suoi compagni, inoltre nel disperativo tentativo di impedire il destino peggiore per il suo ragazzo decide di tagliargli la testa ed eseguire un incantesimo per tenerla in vita, portandoselo attaccato alla cintola come un portachiavi esageratamente grande; come se l'assurdità della situazione non bastasse grazie all'aiuto del suo maestro (nonché bidello della scuola), il sensei Morikawa, la ragazza scopre che l'invasione è causata dalla fuoriuscita di gas del cosiddetto "mondo putrido" (dimensione alternativa adiacente alla terra costituita da orrori di ogni sorta), che hanno trasformato i suoi compagni e gli abitanti della città in zombie, tale disastro è stato causato da Swan, un emo deriso e bullizzato dall'intera scuola che stufo della sua situazione ha deciso di eseguire un rituale per evocare da quel mondo cinque zombie dagli incredibili poteri per far provare a chi lo aveva umiliato la stessa sorte; sarà dunque compito di Juliet (con l'improbabile aiuto di un decapitato Nick) e della sua famiglia fermare gli invasori prima che la città sia totalmente irrecuperabile.
 
Juliet è la tipica cheerleader americana tutta pon-pon, brillantini ed ovviamente adorabili motoseghe

Dal punto di vista del gameplay il titolo si pone come un hack'n'slash piuttosto all'acqua di rose, che punta tutto sull'assurdità e la spettacolarità piuttosto che i tecnicismi, le combo per quanto presenti infatti sono molto basiche e si limitano all'uso consecutivo o a volte alternato del tasto quadrato per i colpi standard atti a stordire i nemici, triangolo per quelli di motosega per decapitarli e croce per le spazzate per menomarli o finire gli avversari a terra, a ciò si aggiungono inoltre delle supermosse che coinvolgono la testa di Nick (e richiedono speciali biglietti per eseguirle), una modifica che renderà la nostra motosega un fucile improvvisato (vagamente op considerato che un colpo alla testa è in grado di eliminare all'istante uno zombie comune ed infliggere ingenti danni agli élite) ed una sorta di "super mode", da riempire a suon di uccisioni e che renderà Juliet in grado di decapitare ogni nemico con un colpo solo (oltre a vantare una canzoncina pop che non riuscirete a scollarvi dalla testa); ogni stage inoltre è soggetto ad un sistema di punteggio influenzato da vari fattori come tempo impiegato, zombie eliminati ecc. ed il segreto per fare cifre da record sarà tentare di attivare il più possibile la caccia scintillante, uno slow-motion che si attiverà qualora riuscissimo a decapitare tre o più zombie in un colpo solo e ci fornirà medaglie extra, tali medaglie (divise tra d'oro e di platino) potranno essere usate per apprendere nuove mosse, potenziare i parametri di Juliet tramite l'acquisto di appositi oggetti e soprattutto acquistare nuovi vestiti; una volta terminata la campagna inoltre si sbloccherà una modalità a tempo dove tentare di battere i punteggi del padre della nostra protagonista (giusto per lo sblocco di qualche trofeo).
 
Questo non è decisamente il gioco più indicato per persone soggette ad attacchi epilettici

Sulle questione di quanto il titolo abbia retto il passare degli anni ci sarebbe decisamente da dibattere, il combat system del gioco appare infatti davvero molto legnoso e rimanere bloccati nelle combo fino alla loro fine senza poterle cancellare è risultato parecchie volte in danni non necessari (per quanto il poter portare con noi cinque lecca lecca curativi abbia praticamente trivializzato la difficoltà del titolo), a ciò inoltre si aggiunge come dicevamo poco sopra l'indiscutibile potenza del fucile, che rende qualsiasi scontro risolvibile in pochi secondi (considerato che si ottiene già dal secondo livello poi), se come ciliegina sulla torta ci mettiamo il fatto che le boss fight sono davvero noiose e risolvibili in pochi minuti diciamo che il titolo non brilla di certo per la qualità in tal senso (anzi a dirla tutta ci ha ricordato non poco Devil May Cry 2, chi vuol capire capisca), ma come abbiamo detto in sede di apertura la qualità sta tutta nella presentazione scenica e da questo punto di vista siamo su livelli altissimi: l'alternanza di situazioni surreali ed esagerate ed il costante confronto tra la putrefazione degli zombie e l'ammontare smodato di arcobaleni e brillantini rilasciati dalla nostra protagonista è quasi poetico, per non parlare del costante scambio di battute tra Juliet e Nick, la prima sognatrice e tenerona ed il secondo ormai rassegnato al suo destino e sempre pronto ad evidenziare la normalizzazione dell'assurdo quotidiano della ragazza e la sua famiglia.

Insomma siamo di fronte ad un'opera che va fiera della sua identità e non lo nasconde, ma in questa sede dobbiamo valutare soprattutto la qualità dell'operazione di rimasterizzazione ed in tal senso purtroppo non ci siamo affatto, più che una remastered infatti sembra di guardare un porting, in quanto la qualità delle texture è rimasta davvero all'epoca di rilascio ed il framerate sbloccato come allora, non riuscendo mai ad assestarsi sui 60fps stabili ed anzi cascando a volte anche sotto i 30, inoltre si denotano anche leggeri problemi con la risoluzione, in quanto perfino durante i caricamenti con immagini statiche si può chiaramente vedere un cambio in tempo reale della stessa; le uniche vere novità di questa edizione risultano la cosiddetta "Modalità RePop" (ossia una revisione del gioco che rimuove completamente la violenza ed i brani su licenza, aggiunta quindi abbastanza inutile) e diversi nuovi costumi rispetto all'originale, che per quanto siano carini non giustificano davvero il prezzo di ben 45€, soprattutto considerato che l'avventura dura appena 6 ore (marchio di fabbrica delle opere di Suda purtroppo) e la prossima rimasterizzazione che arriverà di un titolo del developer (ossia quella di Shadows of the Damned) ne costerà appena 25, non riusciamo davvero a spiegarci questa differenza.

Lollipop Chainsaw fa parte di quella categoria di titoli che andrebbero giocati "per fare curriculum", un gioco talmente surreale e sopra le righe che riesce a divertire e catturare con il suo carisma, tuttavia da un'operazione di proclamata rimasterizzazione come quella di RePop ci si aspettava un lavoro decisamente fatto meglio, invece questa riedizione pecca totalmente sia dal lato tecnico sia da quello contenutistico, mancanze che, a distanza di 12 anni dalla release originale, evidenziano ancora di più la rigidità del combat system; insomma un recupero che possiamo consigliare solamente di fare (previo sconto) a chi non ha mai giocato l'opera originale, mentre per tutti gli appassionati sarebbe decisamente meglio vivere con il felice ricordo del tempo che fu.