C'erano una volta tre manga che avevano così tanto successo da tenere in piedi una rivista da soli, i tre pilastri di Jump. One Piece, Naruto e Bleach sono stati titoli che, durante il loro periodo d'oro, era virtualmente impossibile non conoscere, persino i meno appassionati sapevano a grandi linee storie e personaggi ed era generalmente difficile trovare qualcuno che non conoscesse quanto meno i nomi. Come da sempre accade per le serie di successo, insieme alla trasposizione animata composta da ventordicimila episodi uscivano tutta una serie di merchandise vario tra cui gli immancabili videogiochi. Per qualche motivo, nonostante il loro grande numero e la qualità di alcuni titoli, i giochi di Bleach e One Piece non hanno mai fatto realmente breccia nel mondo dei videogiochi mentre i Naruto con la serie Ultimate Ninja Storm su PlayStation 2 stavano già creando la propria fanbase che sarebbe poi esplosa con i capitoli su PlayStation 3, in particolare con il primo dedicato a Naruto Shippuuden.
 
Bleach PS5 rece

Bleach è stato senza dubbio il più sfortunato dei tre da questo punto di vista. Nel periodo PlayStation 3 Naruto con CyberConnect2 ridefiniva il concetto di gioco su licenza portando i non-fan della serie ad avvicinarsi al mondo dei ninja proprio grazie ai giochi mentre One Piece ancora procedeva a tantoni con titoli a loro modo carini, ma ben lontani dall'incisività dei giochi di Naruto. Nello stesso periodo Bleach non ha visto nulla del genere, il suo unico approdo us PlayStation 3 sarebbe arrivato solo con il dimenticabile Bleach: Soul Resurreccion il cui più grande pregio era proprio quello di portare Ichigo su console casalinghe ma non riuscendo a catturare lo spirito della serie. La fame di giochi di Bleach è rimasta alta perché per quanto validi potessero essere i titoli su portatile la voglia di vedere i Bankai in alta definizione era comunque troppa... ed è uno degli aspetti che hanno contribuito a rendere J-Stars Victory Vs e Jump Force più interessanti di quanto non fossero.

Oggi, nel 2025, dopo anni dalla fine del manga e con l'arco finale che sta venendo coperto in forma animata, i fan della serie di Tite Kubo possono finalmente godersi un videogioco su console casalinghe che arriva in pompa magna con tutte le intenzioni di rendere il giusto onore alla serie e, diciamolo subito, Bleach: Rebirth of Souls raggiunge il suo obiettivo. Tantissimi battle shonen sono stati riprodotti sottoforma di picchiaduro 1v1 e, come suggerisce il nome, la cosa ha anche un certo senso visto che la battaglia è parte fondamentale dell'interessante della serie, ma Bleach è senza ombra di dubbio uno dei titoli più indicati per questo tipo di giochi.
 
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Nella serie, anche quando un gruppo è in superiorità numerica, i personaggi lottano sempre in tamarrissimi scontri 1 contro 1 a suon di spadate, frasi di sfottò sulla forza propria seguite da un susseguirsi di attacchi apparentemente fatali fino all'ultimo fatidico colpo speciale accompagnato da nomi kilometrici e altisonanti. A tutto questo si affiancano le immancabili trasformazioni che ribaltano le sorti dello scontro per un tipo di battaglia che, diciamo, ad oggi appare un po' fuori moda perché non è la fine strategia a portare alla vittoria, ma sostanzialmente chi è riuscito ad essere più tamarro.

Bleach: Rebirth of Souls aggiunge alla formula dei classici picchiaduro 3D anime quel tocco in più che rende il gioco non un semplice picchia-picchia con i personaggi di Tite Kubo bensì un'ottima ricostruzione di atmosfere e mood della serie, il tutto grazie ad un perfetta combinazione di grafica, musica e meccaniche. Alla base del fascino del gioco troviamo un battle system semplice, forse anche troppo, che con due tasti dedicati agli attacchi permette di mettere in atto scenografiche combo monotasto, più veloci con quadrato e più potenti con triangolo. A donare un pizzico di profondità in più al personaggio di turno ci pensano le immancabili mosse speciali, ovvero cerchio per una signature move che cambia in modo significativo a seconda del combattente. Per dire si passa da varianti di attacchi normali, come per Ichigo, a contrattacchi come nel caso di Hirako, a colpi ad area come Ishida o addirittura ad un caricamento di una barra extra per Grimmjow e così via per una serie di opzioni offensive/difensive che rendono i singoli combattenti più interessanti.
 
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Ogni personaggio ha poi altre due mosse speciali uniche eseguibili consumando una barra apposita premendo R2 più quadrato o triangolo e altre due opzioni, eseguibili con R2 e X o cerchio, quest'ultime più strategiche che vanno a consumare una seconda barra. Gli attacchi speciali sono quasi sempre colpi offensivi da usare come contrattacchi a sorpresa o finisher per qualche combo, la seconda coppia invece vede due azioni tra una ristretta cerchia. La prima azione, comune a tutti, porta il nostro personaggio a posizionarsi alle spalle del nemico e se tale mossa viene effettuata con il giusto tempismo rispetto ad un attacco nemico otterremo un boost temporaneo all'attacco preceduto da una cutscene estremamente cool dove il nostro personaggio sogghignerà, sbeffeggiando l'avversario stupito, come da tradizione nella serie. La seconda "azione strategica" può essere un'esplosione di energia per allontare l'avversario o una carica temporanea che potenzierà l'attacco kikon.

A proposito degli attacchi kikon, questi sono il cuore del battle system: colpire l'avversario con attacchi normali diminuirà la sua barra della vita, ma per vincere è necessario distruggere l'anima colpendolo con gli attacchi kikon, scenografiche mosse speciali lanciabili solo dopo aver ridotto notevolmente la vita dell'avversario. A rendere estremamente coerente il gioco con lo spirito della serie è proprio questo peculiare sistema di vittoria non solo perché più vicini saremo alla sconfitta più potenti saremo, ma anche perché è possibile ribaltare le sorti dello scontro con il giusto tempismo di trasformazione+colpo kikon. In altre parole è più importante colpire al momento giusto che non semplicemente infliggere tanti colpi... dopotutto quando mai Ichigo ha vinto una battaglia senza prima venire massacrato di botte?
 
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Le bellissime trasformazioni (qualcuno ha detto BANKAI?!) non migliorano solo le statistiche di base ma possono modificare i movimenti, gli attacchi, le mosse speciali e altro ancora, il tutto recuperando vita (vita, non anima) così da dare maggior respiro al combattente. Anche gli attacchi kikon vengono potenziati dalle trasformazioni, rendendo più letali i colpi finali e lasciando spazio ad un inaspettato recupero, proprio come da tradizione della serie. Gli scontri non sono solo una battaglia a chi colpisce di più bensì è importante anche capire quando portare a segno un attacco kikon: colpire subito per essere sicuri di infliggere danni o portare a zero la barra della vita, rischiando ua trasformazione, per infliggere un danno più grande all'anima?

Questo sistema rispecchia l'anima della serie e se si aggiungono le musiche, le parole inglesi usate a sproposito, l'ottima grafica colorata, l'attenta e precisa riproduzione di mosse, costumi e azioni dei personaggi si ottiene la miglior Bleach-experience mai vista in formato videogiochi. Come non citare poi l'ottima modalità storia che riproduce fedelmente la storia della serie dal principio fino allo scontro finale con Aizen nello Hueco Mundo, ricreando scene e situazioni con ottime cutscene animate (realizzate con la grafica di gioco) che danno l'impressione di seguire una versione ridotta dell'anime. Unico difetto? Sarebbe stato bello vedere anche i due archi finali invece di chiudere con Aizen, ma considerando che è il primo gioco di Bleach di un certo spessore nulla vieta che un seocndo capitolo possa ovviare a questa, diciamo, mancanza.

GIUDIZIO FINALE

Bleach: Rebirth of Souls è il gioco che i fan della serie avrebbero meritato anni fa. I fan della serie hanno dovuto aspettare parecchio prima di un titolo che rendesse onore allo spirito di Bleach, ma finalmente una software house ha preso in mano la situazione ed è un vero piacere poter essere qui a giocarlo con mano. Se si guarda a Rebirth of Souls come ad un normale picchiaduro il gioco non ne esce troppo bene, la sua eccessiva semplicità non lo rende il più interessante dei titoli per i veterani mentre il suo sistema atipico potrebbe non convicere i meno avvezzi al genere, troppo impegnati a premere tasti per notare l'elegante gestione degli attacchi kikon, ma i fan della serie e chi è in cerca di un action un po' diverso, magari incuriosito dal nome Bleach, può trovare in Rebirth of Souls un'esperienza intrigante il giusto nonché un ottima introduzione al folle e tamarro mondo di Tite Kubo.

Gioco testato su PlayStation 5.