In occasione di Cartoomics, grazie allo spazio concessoci da J-Pop Manga, abbiamo intervistato Hiroyuki Eto, autore dell'amatissimo Guru Guru - Il girotondo della magia (qui trovate le nostre impressioni). Ricordiamo che l'editore milanese ha pubblicato da qualche mese una nuova edizione dell'opera in formato Deluxe, sia in box che in volumi singoli a cadenza mensile.
 



Scopriamo quindi insieme la genesi ed altre piccole curiosità su un'opera che è rimasta nel cuore di un'intera generazione di appassionati.


Animeclick: innanzitutto buongiorno e grazie per il tempo che ci sta dedicando.

È sempre stato un appassionato di manga? C'è qualche autore che ha fatto nascere in lei l'idea di diventare mangaka?
Hiroyuki Eto:
Gran parte della mia ispirazione viene dai mangaka anni '80, in particolare dagli shōjo manga e da Yumiko Ōshima.

AC: Che tipo di influenze ha subìto?
H.E:
Gli shōjo manga mi hanno influenzato molto perché erano famosi per essere molto "filosofici", molto profondi. Li leggevano sia i ragazzi, che le ragazze, che gli adulti. Li ho letti durante il periodo universitario.

AC: Quindi possiamo considerare Kukuri un'eroina shōjo?
H.E.:
Sì, anche sul personaggio di Kukuri si nota l'influenza proveniente da questo tipo di manga. Non ho subìto influenze dai manga shōnen, ho imparato a disegnare con lo stile degli shōjo.

AC: Guru Guru ci riporta immediatamente ai videogiochi di ruolo giapponesi, ma com'è nata l'idea di un manga strutturato proprio come un GDR?
H.E.:
Originariamente lavoravo in un'azienda di videogiochi e mi era stato commissionato un manga yonkoma (fumetti a 4 vignette) su Dragon Quest. Da lì è nata l'idea di creare un manga che potesse piacere ai fan dei videogiochi; intendevo scrivere un'opera a cui i gamer potessero dedicarsi nei momenti in cui non erano impegnati a giocare.

AC: Da quì la domanda successiva: il Sensei è Team Final Fantasy o Dragon Quest? 
H.E.:
Adoro entrambi ma sono più per Dragon Quest, anche perché ci ho lavorato.

AC: Gioca ancora adesso?
H.E:
Sì, mi piacciono Dark Souls ed Elden Ring, adesso sta per uscire il remake di Dragon Quest 3, quindi ci giocherò sicuramente!

AC: Il suo capitolo preferito di Dragon Quest?
H.E.:
Il secondo, anche perché ci ho sofferto parecchio, le copie disponibili sparivano velocemente, era difficile riuscire a compralo, andava a ruba!

AC: In occidente amiamo molto il capitolo 8.
H.E.:
Anche l'otto è molto bello!

AC: C'è qualche personaggio all'interno del manga in cui si riflette un po'?
H.E.:
Kukuri. Mi sento simile a lei, ovviamente non a livello estetico ma essendo un grande amante degli shōjo manga, ci sono molti elementi del personaggio che mi sono familiari, c'è una parte di me in lei. Dall'altra parte invece Nike è un personaggio che ancora adesso fatico a capire.

AC: Come si sente all'idea che il suo manga, con relativa trasposizione animata, abbia lasciato una traccia nel cuore di un'intera generazione di giovani occidentali? Anche la riedizione del manga era richiestissima da anni.
H.E.:
 Ne sono davvero felice. All'inizio ero molto incredulo, adesso sono semplicemente molto felice.

 



AC: Nike e Kukuri si impegnano molto l'uno per l'altra sin dall'inizio. Tra di loro nasce e cresce un forte legame di affetto. In mezzo a tante risate quest'atmosfera dolce e romantica è piaciuta davvero tanto ai lettori. Come ha costruito il rapporto tra loro due? Cosa voleva evidenziare?
H.E.:
Sicuramente tra i due personaggi c'è qualcosa che va oltre l'amicizia ma non è una cosa che voglio descrivere in maniera palese. Secondo me il bello è proprio chiedersi "Ma prima o poi nascerà l'amore?". Quindi voglio sì descrivere il primo amore di gioventù, ma senza andare troppo nel dettaglio.

AC: Questo è un po' un classico del fumetto giapponese, noi occidentali desideriamo più la concretezza di un sentimento. Ma questa differenza di vedute è anche quello che ci piace dei manga.
H.E:
Secondo me è molto bello descrivere le piccolezze di un sentimento, le parti "piccole", anche i minimi dettagli del movimento di una mano. Sarebbe bello se i lettori si immedesimassero leggendo queste storie; è vero, sono lente, ma danno il tempo di immedesimarsi nei personaggi.

AC: Come le vengono in mente i folletti Negazione, Gipple, i Mekemeke e tutte le altre buffe creature del mondo di Guru Guru?
H.E.:
Nascono dai miei scarabocchi, da quei disegni fatti per istinto, senza pensarci troppo. Disegno quello che mi viene in mente. Non si capisce se questi personaggi siano carini o meno. Non prendo spunto da nulla in particolare. Non è proprio tutta opera di fantasia, perché nella mia testa c'è già tutto il "materiale" da utilizzare; possono essere dipinti, illustrazioni ecc..

AC: Il suo stile di disegno è molto buffo e particolare, ci ha già detto che è stato molto influenzato dai manga shōjo, quindi anche questo stile molto tondo, morbido e dolce nasce da lì?
H.E:
Per i disegni non ho preso solo spunto dagli shōjo manga, altrimenti diventerebbero troppo "morbidi", ho voluto aggiungere un po' di rigidità per dare un impatto più "pop".

AC: Nel mondo di Guru Guru gli adulti sono tutti personaggi inaffidabili, stupidi o di cattivo gusto, mentre la salvezza del mondo è affidata ai bambini. C'è qualche ragione particolare?
H.E.:
Diciamo che è una tendenza dei manga quella di dare i ruoli da cattivi agli adulti e quelli degli eroi ai bambini. Si tratta di un mondo impossibile ma volevo ricreare un piccolo universo in cui i bambini sono i veri protagonisti, anche perché il target dei lettori era molto giovane e avrebbero potuto immedesimarsi.

AC: Qual è il suo incantesimo preferito, fra tutte le strambe magie di Kukuri?
H.E.:
Il gatto dalla lunga voce, perché quello è letteralmente il mio gatto. Aveva un miagolio molto "lungo", ogni volta dovevo aspettare che finisse, sembrava davvero un incantesimo. Segno che nella vita quotidiana la magia esiste.

AC: Il personaggio più popolare della sua opera, tanto che ha ricevuto un manga spin off tutto suo, è un vecchio mezzo nudo, calvo, con baffi, gambe pelose e un gonnellino, che persiste nonostante si trovi in mezzo a mostri e pericoli, a ballare la sua stramba danza. Si aspettava tutto questo successo per lui?
H.E.:
Non me lo aspettavo! In Giappone, quando ci sono i matsuri e le danze, c'è sempre qualche vecchietto che compare all'improvviso per ballare e rallegrare un po' l'atmosfera; lui è un po' uno di loro. Decisamente non mi aspettavo tutto questo successo, non avevo intenzione di disegnarlo così a lungo e invece è diventato un personaggio importante. È vero che si mette a ballare dal nulla ma forse il suo ruolo è davvero importante, ha qualcosa che gli altri non hanno, qualcosa di necessario.




AC: Abbiamo notato che, nei momenti del manga in cui i personaggi danzano, nei testi sono spesso citati titoli di canzoni dance occidentali, come "Everybody dance no", "Pump up the volume" o "Can you feel the passion". Le piace forse la musica occidentale?
H.E.:
Diciamo che era un mio brutto vizio quello di citare le canzoni che più mi piacevano in quel periodo, perché le ascoltavo mentre disegnavo. Ora sto cercando di farlo meno.

AC: Guru Guru è un manga fresco e allegro, agli occhi di noi lettori è un'avventura felice e frizzante, ma durante la serializzazione ha mai incontrato particolari momenti di difficoltà?
H.E.:
Ci sono stati dei periodi difficili, ad esempio quando pensavo di aver raccontato tutto e non mi venivano in mente altre storie. È stato faticoso.

AC: Come è venuto a conoscenza della sigla italiana di Guru Guru?
H.E.:
Mi è stato inviato un sample dall'Italia e mi è piaciuta talmente tanto da voler comprare il CD del singolo. Purtroppo in Giappone non si trovava, quindi ho contattato dei giapponesi residenti in Italia per farmelo spedire. Vorrei aggiungere un'ultima cosa: sono molto onorato di avere avuto così tanto successo. Amo molto la cultura europea, è ciò da cui ho iniziato, quindi venire riconosciuto ad un tale livello, se davvero è così, è davvero un onore per me.

AC: Grazie Sensei per il tempo concessoci.
H.E.:
Grazie a voi.

A seguire vi riportiamo alcune domande e risposte dello showcase di Hiroyuki Eto tenutosi domenica 24 novembre. Mentre rispondeva alle domande, il Sensei ha creato una simpaticissima illustrazione originale.

J-Pop Manga: Come costruisce un personaggio? Sia dal punto di vista del design che della personalità. Da cosa parte?
Hiroyuki Eto: Generalmente il lavoro si divide in 3 parti: nella prima parte penso al ruolo del personaggio, al suo compito all'interno della storia. Nella seconda parte penso al suo mood, se sarà un tipo figo o freddo. Nella terza parte inizio infine a disegnare. Ogni tanto succede anche che da uno scarabocchio inizio a pensare: "Chissà cosa potrebbe fare questo personaggio che ho appena disegnato?!". In questo caso il procedimento è inverso, è come se avessi davanti un attore e io fossi il regista che deve pensare a che ruolo affidargli.

J-Pop: Per noi lettori è sempre stato molto interessante vedere scorci della vita da mangaka; da anime e manga abbiamo imparato che ci sono autori che vivono rincorrendo le scadenze, altri un po' più liberi, altri ancora che si svegliano la mattina e disegnano per tutto il giorno, altri che lavorano di notte. Durante il periodo di serializzazione di Guru Guru, qual era la sua routine giornaliera?
H.E.: Sono sempre stato abbastanza irregolare. Se sono stanco dormo, quando mi sveglio magari mi metto a giocare e se mi stanco mi riaddormento di nuovo. Do molta importanza a come mi sento in quel momento. Se ho quella particolare carica allora lavoro tanto. Dipende sempre da come mi sento.

J-Pop: Abbiamo imparato quanto sia importante la figura dell'editor, colui che accompagna il mangaka durante la serializzazione. A volte lo guida, lo consiglia. Lei come lavora con il suo editor sui capitoli di Guru Guru? E questo modo di lavorare negli anni è cambiato?
H.E.: Per prima cosa disegno lo storyboard, in una maniera piuttosto grezza, e glielo mostro; quando l'editor mi dà l'ok parto con il disegno vero e proprio. Ultimamente però salto questo passaggio, non mostro lo storyboard, glielo racconto solo a voce, perché non c'è nemmeno più il tempo di fare tutti questi passaggi.

J-Pop: Guru Guru va avanti da tanti anni, magari ormai c'è una conoscenza reciproca tale che il Sensei riesce a lavorare in maniera spedita.
H.E.:
Proprio così, ormai ci conosciamo talmente bene che non dico che non sia più necessario farlo, ma la conoscenza è tale che magari possiamo anche evitare questo passaggio.

J-Pop: Quando disegna quali sono le cose che le piace di più fare e quali trova più difficili o meno piacevoli da disegnare?
H.E.: Adoro disegnare i personaggi come Nike ma non mi piace disegnare i mostri.

J-Pop: Eppure sono la parte più particolare e comica!
H.E.: È faticoso disegnare i mostri perché ci vuole tanta ricerca, tanto tempo per crearli. Quando arrivo al risultato finale ne sono felicissimo, ma lo sforzo che c'è dietro, rispetto ai personaggi umani, è ben diverso.

J-Pop: Guru Guru è un'opera che per noi è perfetta, anche perché è parte della nostra infanzia, e ciò che è nostalgico è perfetto a prescindere e non toccheremmo niente, ma da autore, se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa di Guru Guru o rifarebbe tutto esattamente uguale?
H.E.: 
Anche per me è un'opera completa, quindi non avrei nulla da modificare. Però ora che la tecnologia è andata avanti, magari grazie al digitale aggiungerei qualcosa ai paesaggi, rendendoli ancora più fantastici. Qualche piccola modifica grafica la farei.

J-Pop: Lavora principalmente da solo o si serve di assistenti che lo aiutano?
H.E.:
Ho un assistente, anche adesso.

Le domande passano poi al pubblico, poiché il Sensei Eto, avendo assaporato in questi giorni la gentilezza e la passione del pubblico italiano, ha deciso di rispondere anche alle domande del pubblico nonostante inizialmente non fossero previste.
 



Pubblico: Il setting iniziale di Guru Guru è molto classico fantasy medioevale, poi però cambia e inizia a diventare quasi mediorientale. È un processo nato da una sua preferenza o c'è qualche ispirazione specifica?
H.E.: Anche nei videogiochi succede spesso che il protagonista viaggi per il mondo; esce dal suo mondo, dal bosco, e scopre il deserto, il mare. Vive un'avventura intorno a tutto il mondo, scopre nuovi luoghi e nuove culture, come può essere ad esempio la cultura araba.

P: Hiromu Arakawa, autrice di Fullmetal Alchemist, è stata una sua assistente, può raccontarci qualcosa di quel periodo?
H.E.: Sì, è stata mia assistente per meno di un anno. Era davvero brava, qualsiasi cosa le chiedessi di fare lo faceva benissimo. Mi metteva quasi in imbarazzo la cosa!

P: Riguardo la progettazione degli archi narrativi. Una volta finito un arco, il successivo sarà sempre progettato in maniera sistematica o magari va anche a braccio, seguendo l'istinto del momento?
H.E.: 
Inizialmente avevo sempre uno schema predefinito, soprattutto per gli archi più complessi. Ultimamente però non lo faccio più, voglio dare più importanza all'istinto, all'emozione del momento. Se una storia diventasse troppo sistematica e calcolata perderebbe quella parte più "selvatica" che per me è molto importante. Anche per le parti umoristiche seguo il flusso ma le ho sempre archiviate nella mia testa, pronte per essere usate al momento giusto, come se giocassi a riempire un puzzle con i pezzi che ho già a disposizione.

Lo showcase si chiude con il disegno completo che viene mostrato al pubblico e i ringraziamenti da parte di J-Pop Manga, del Sensei Eto e di tutto il pubblico di Cartoomics.