In occasione dell’uscita nei cinema italiani il 24, 25 e 26 febbraio de I colori dell'anima - The Colors Within grazie ad Anime Factory, vogliamo condividere con voi due interessantissimi video sui dietro le quinte della produzione dell’ultimo film di Naoko Yamada, regista de La forma della voce.
Mentre il primo è un' "osservazione silenziosa" del lavoro della regista, il secondo contenente l'intervista è stato tradotto per voi da Prisco Oliva, che ci teniamo infinitamente a ringraziare.





Naoko Yamada nasce come animatrice ma la sua vocazione la porta a spostarsi in ambiti più autoriali e dedicarsi alla regia di opere animate, sia serie che film. Non significa che abbia totalmente abbandonato il mestiere di animatrice, come possono attestare le sue partecipazioni come animatrice chiave allo special Hibike! Euphonium e, sotto pseudonimo ha anche fatto una comparsa in Do It Yourself!
Proprio per la sua prima natura e sensibilità di animatrice, Yamada ha uno stile estremamente riconoscibile in quanto esprime tutti i sentimenti dei personaggi tramite i loro movimenti, portando agli estremi il cosiddetto "character acting", cioè quelle sequenze anche impercettibili di animazione in cui a muoversi sono i personaggi e ciò che li caratterizza: arti, viso, capelli ma anche vestiti e accessori. Pensiamo, ad esempio, un'inquadratura su le dita di una mano che giocano nervosamente con una penna; piccoli gesti, movimenti leggeri oppure dettagli sul corpo e le sue parti come se fossero dei dispositivi attraverso i quali gli esseri umani non possono mentire. Mentre la voce può parlare e dire falsità, il movimento incontrollato di una caviglia o l’incertezza di una mano sono la via principale per scoprire la verità che si cela nel cuore dei suoi giovani personaggi.

In questo video abbiamo modo di vedere come Naoko Yamada si sia adoperata per compilare l’e-konte (una specie di storyboard ma più dettagliato) del film I colori dell’anima e ci racconta dei particolari decisamente interessanti.
Innanzitutto la regista commenta le scelte cromatiche.
 
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Per un film che si chiama “I colori dell’anima” va da sé che il lavoro cromatico è decisamente importante, tanto che lo storyboard stesso, che Yamada è solita disegnare in bianco e nero, si è colorato per comunicare le sue sensazioni a tutto lo staff. Per far trasparire i sentimenti e le proprie impressioni su uno storyboard con questo livello di dettaglio è chiaro che la regista debba avere un’immagine estremamente cristallina di ciò che vuole trasmettere. Ma soprattutto deve avere un grande controllo della propria immaginazione e di come questa si tramuti in scene concrete, realizzabili nel concreto.
L'e-konte diventa così accessorio fondamentale e la colorazione si piega al servizio delle sue esigenze. Tuttavia è difficile in generale staccare lo stile di Naoko Yamada dall’uso dei colori, soprattutto della pittura, se consideriamo alcune sequenze che ha animato in alcune opere precedenti, come la sequenza in decalcomania realizzata per Liz e l’uccellino azzurro.
Ovviamente Yamada non ha fatto tutto da sola perché si è fatta sostenere da un'artista del calibro di Yuko Kobari, la color designer dietro Garden of remembrance, altro cortometraggio della regista, ma anche Inu-Oh di Masaaki Yuasa e Skip and Loafer, nonché un’artista che ha avuto modo di cimentarsi anche con metodiche di lavoro più tradizionali, che utilizzavano ancora i colori in forma pittorica, sui fogli di acetato, dandole una maggiore consapevolezza della loro resa finale. Con Inu-Oh il film condivide anche lo studio di animazione, cioè Science SARU, studio dietro i famosi Devilman Crybaby e DanDaDan!, al quale la regista è passata sin dalla lavorazione per Heike Monogatari. Science SARU intesse con il colore un rapporto simbiotico la cui resa sul grande schermo risulta sempre d'impatto.

Non si può tralasciare, a questo punto, un concetto importante quando si tratta del suo stile, che è quello della sinestesia. Con sinestesia s’intende la percezione di uno stimolo con uno dei cinque sensi che non è immediatamente riconducibile al senso che lo stimolo dovrebbe sollecitare: ad esempio ascoltare i colori. Di solito diremmo “ascoltare i suoni”, o “vedere i colori”, ma il lavoro di Yamada è di tipo sinestesico, vuole far ascoltare, oltre che vedere, le luci e i colori. Nel video la regista ci dice che questo è il suo modo di pensare, di ragionare, usare il visivo per tradurre le parole del copione scritto da Reiko Yoshida, un copione che percepisce subito per immagini, e perché no, anche attraverso suoni, sentimenti e colori.

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Tramite la collaborazione storica con Kensuke Ushio, compositore delle colonne sonore, Naoko Yamada comunica gli intrecci tra i protagonisti del film in maniera molto specifica sfruttando il ritmo nella sua accezione più ampia.
Nel video la regista commenta una scena di performance musicale dei tre giovani e si sofferma a raccontare di come volesse evitare il montaggio sincopato che ci si potrebbe aspettare da un video musicale. Ci sarebbe stato alto coinvolgimento ma poca empatia perché i personaggi non avrebbero avuto modo di far trasparire il loro trasporto e il loro personale armonia nel creare: Yamada sceglie di tenere la telecamera fissa, lascia che il corpo dei personaggi emetta la musica al proprio tempo.

Come possiamo vedere c’è tanto studio, tanto controllo e tanta sensibilità sia emotiva che espressiva nei lavori di Naoko Yamada e questo video di dietro le quinte ci ha dato modo di essere ancora più vicini all’autrice nelle fasi più importanti del suo lavoro.

Vi lasciamo al trailer italiano, locandina e sinossi del film, invitandovi a non perdervelo al cinema solo il 24, 25 e 26 febbraio, grazie ad Anime Factory. Le prevendite sono già aperte!
 
 
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Totsuko è una studentessa delle superiori con la capacità di vedere i “colori” degli altri. I colori della gioia, dell’eccitazione e della serenità, oltre al suo colore preferito. Kimi, una compagna di classe della sua scuola, emana il colore più bello di tutti. Anche se non suona uno strumento, Totsuko forma una band con Kimi e Rui, un tranquillo ragazzo appassionato di musica che incontra in una libreria di libri usati ai margini della città. Mentre si esercitano in una vecchia chiesa su un’isola remota, la musica li unisce, formando amicizie e creando legami. Riusciranno a scoprire i loro veri “colori”?

Fonti consultate:
Sakugablog
Tamako Love Story