Durante l'AnimeJapan 2025 è stato proiettato il trailer della seconda stagione di Kaiju No. 8, adattamento animato dell'omonimo manga di Naoya Matsumoto. Il video presenta anche sottotitoli in inglese attivabili tramite le impostazioni. La seconda stagione debutterà a luglio e sarà disponibile su Crunchyroll.

Vi ricordiamo che dal 14 a 16 aprile verrà proiettato nei cinema italiani Kaiju No. 8: Mission Recon, film recap della prima stagione dell'anime che includerà anche l'episodio extra Kaiju No.8: Hoshina's Day Off con una nuova ending intitolata "Invincible" cantata dalla band OneRepublic.
Il video promo giapponese
Tra i componenti del cast della prima stagione troviamo:
Per quanto riguarda lo staff, invece, Shigeyuki Miya (Onihei) ha diretto la prima stagione per Production I.G., con Ichiro Okochi (Code Geass: Lelouch of the Rebellion) a seguire series composition e sceneggiatura, Tetsuya Nishio (Naruto) al character design e alla direzione generale delle animazioni, e Mahiro Maeda al design dei mostri, con Shinji Kimura (Tekkonkinkreet) alla direzione artistica e Yuta Bando (BELLE) a comporre le musiche.
La serie animata è disponibile su Crunchyroll anche doppiata in italiano. Matsumoto ha iniziato la serializzazione del manga a luglio 2020 sul sito Shonen Jump+ di Shueisha, e in Italia è pubblicato da Star Comics.
Fonte consultata:
AnimeNewsNetwork
Trama della prima stagione: Il trentaduenne Kafka Hibino fa parte di una squadra speciale addetta allo smantellamento dei resti dei Kaiju, che vengono uccisi dalle forze di difesa. Kafka è amico d'infanzia di Mina Ashiro. I due, tempo addietro, si promisero di entrare nel corpo delle forze di difesa e proteggere il Giappone dai Kaiju. Hibino non riuscì a superare l'esame di ammissione, abbandonando i suoi sogni. Mina, mantenendo la promessa, divenne invece il capitano della III divisione del corpo delle forze di difesa. Un giorno, Kafka affronta uno strano Kaiju con il quale si fonde. Da quel momento il giovane acquisisce la capacità di trasformarsi nel Kaiju numero 8, ottenendo particolari abilità.

Vi ricordiamo che dal 14 a 16 aprile verrà proiettato nei cinema italiani Kaiju No. 8: Mission Recon, film recap della prima stagione dell'anime che includerà anche l'episodio extra Kaiju No.8: Hoshina's Day Off con una nuova ending intitolata "Invincible" cantata dalla band OneRepublic.
Il video promo giapponese
Tra i componenti del cast della prima stagione troviamo:
- Masaya Fukunishi nel ruolo di Kafka Hibino / Kaiju No. 8
- Wataru Kato nel ruolo di Reno Ichikawa
- Asami Seto nel ruolo di Mina Ashiro
- Ai Fairouz nel ruolo di Kikoru Shinomiya
- Kengo Kawanishi nel ruolo di Soshiro Hoshina
Per quanto riguarda lo staff, invece, Shigeyuki Miya (Onihei) ha diretto la prima stagione per Production I.G., con Ichiro Okochi (Code Geass: Lelouch of the Rebellion) a seguire series composition e sceneggiatura, Tetsuya Nishio (Naruto) al character design e alla direzione generale delle animazioni, e Mahiro Maeda al design dei mostri, con Shinji Kimura (Tekkonkinkreet) alla direzione artistica e Yuta Bando (BELLE) a comporre le musiche.
La serie animata è disponibile su Crunchyroll anche doppiata in italiano. Matsumoto ha iniziato la serializzazione del manga a luglio 2020 sul sito Shonen Jump+ di Shueisha, e in Italia è pubblicato da Star Comics.
Fonte consultata:
AnimeNewsNetwork
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A fine prima serie aveva fatto un'apparizione terribile, a livello estetico intendo, spero che stavolta me lo sistemino per bene! 😡
Capisco il bisogno di difendere quello che ti piace, ma se per farlo devi attaccare un’opera completamente diversa (che peraltro non è il tema del thread), forse stai solo cercando una scusa per spalare su qualcosa che ha più successo.
Il fatto che Jujutsu Kaisen sia derivativo è un’opinione che sentiamo spesso, ma che ignora completamente come l’opera riesca a distinguersi nella messa in scena, nella costruzione tematica e nella gestione del trauma nei personaggi.
Dire che “non esistono opere originali da anni” è una scusa comoda per non analizzare davvero cosa rende un'opera riuscita: non l’idea in sé, ma come viene raccontata, e JJK su questo ha una marcia in più rispetto a tante altre.
Detto ciò, qui si parlava di Kaiju No. 8, non di fare paragoni a caso per buttar giù altri titoli. Se per te “buon intrattenimento” basta, ottimo, goditelo. Ma non serve usare Jujutsu Kaisen come sacco da boxe per far sembrare Kaiju 8 meglio di quello che (attualmente) è.
Capisco che volessi “portarmi lì”, ma ti sei contraddetto da solo. Hai usato la mia critica a Kaiju No. 8 come trampolino per un attacco generalizzato, ma poi ti sei rifugiato nella frase “va tutto a gusti”. Quindi fammi capire: o le opere si analizzano per contenuti, struttura e qualità della scrittura, oppure ci limitiamo a dire “mi piace/non mi piace” e chiudiamo lì? Perché mescolare le due cose, a convenienza, non rende una posizione solida.
Il punto è che riconoscere i limiti di un’opera non implica automaticamente l’esaltazione di un’altra. Ma se mi citi JJK, MHA e Demon Slayer come se fossero intercambiabili, stai facendo un confronto superficiale basato sulla presenza di poteri e combattimenti, ignorando completamente tono, scrittura, sviluppo tematico e regia narrativa.
Dire che “sono tutti derivativi” non è un’analisi: è una scorciatoia. Se davvero vogliamo ridurre tutto a “nulla è originale dagli anni ’80”, allora tanto vale smettere di parlare di manga, perché ogni cosa sarà sempre una copia di qualcos’altro. Ma la verità è che la forza di un’opera sta nel come rielabora ciò che eredita, non nel fingere di essere nata dal nulla.
Per questo ho criticato Kaiju No. 8: perché prende spunti già visti senza riuscire a dare una voce propria. Al contrario, Jujutsu Kaisen, pur partendo da archetipi, riesce a distinguersi grazie a scelte narrative rischiose, gestione del trauma, costruzione tematica e stile visivo. Il fatto che tu metta tutto nello stesso sacco dimostra una lettura molto orizzontale delle opere, più che una riflessione approfondita.
Non è questione di “fanboy”, ma di prospettiva critica. Se non si vuole affrontare un’analisi, va benissimo, basta dirlo. Ma usare commenti generici come scudo per attacchi vaghi è un modo elegante per non voler argomentare davvero.
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