Grazie a una serie di concause, gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale furono carichi di innovazioni e cambiamenti per il mondo dei manga, e in particolar modo per quello degli shoujo. La necessità di realizzare opere più lunghe ed articolate, data dall'affermarsi dello story manga, sancì l'abbandono delle strisce umoristiche che avevano caratterizzato la narrativa shoujo per tutta la prima metà del ventesimo secolo a favore di storie di stampo drammatico incentrate su ragazzine preadolescenti. Si trattava, tuttavia, di storie ancora frivole e la giovane età delle eroine precludeva l'inserimento di tematiche sentimentali, impedendo alle lettrici di immedesimarsi nella vicenda. Insomma, il pubblico chiedeva altro, e i disegnatori, quasi tutti uomini, non erano in grado di darglielo. La prima a dare al pubblico ciò che chiedeva fu Yoshiko Nishitani, una delle primissime mangaka donne che, a metà degli anni '60, introdusse la tematica dell'amore adolescenziale con opere come Mary♥Lou e Lemon to sakurambo. Pochi anni dopo, a cavallo tra anni '60 e '70, la diffusione della televisione, il passaggio da una serializzazione mensile ad una settimanale e la nascita di nuove riviste necessitarono l'innesto di una nuova generazione di mangaka, prevalentemente donne che, stimolate dall'esempio della Nishitani tentarono nuove strade sia grafiche che narrative. Vennero sdoganati il fantasy e la fantascienza, Yumiko Ooshima introdusse i temi dell'aborto e le problematiche di un parto adolescenziale in Tanjo mentre in Kaze to ki no uta di Keiko Takemiya vennero per la prima volta rappresentati due ragazzi a letto. Era arrivato il Gruppo del 24, insomma, e lo shoujo stava acquisendo, per la prima volta da che era nato, rilevanza artistica; ora non erano più solo le bambine a leggerlo, ma anche liceali e studenti di college di ambo i sessi.
All'incirca nello stesso periodo anche il panorama sportivo giapponese era in subbuglio, grazie a un evento che avrebbe segnato profondamente l'immaginario e l'economia nipponici: le Olimpiadi di Tokyo del 1964. Queste sancirono il punto più alto della storia sportiva del Giappone, che si piazzò, per la prima volta, al terzo posto del medagliere complessivo, dietro solo a colossi quali Stati Uniti d'America e U.R.S.S. Tra i tanti risultati ottenuti in tale occasione, particolarmente significativo fu l'oro conquistato dalla nazionale femminile di pallavolo, traguardo ultimo di una squadra che aveva vinto tutto sia a livello nazionale che internazionale, tanto che i suoi membri erano noti come le Streghe d'Oriente (Toyo no majo). E i successi non si esaurirono qui, dato che quella nipponica fu, per tutto il periodo 1960-80, la nazionale più forte al mondo assieme a quella sovietica, arrivando sempre nelle prime due posizioni di ogni competizione internazionale (si parla di 6 ori e 6 argenti totali distribuiti tra olimpiadi, campionati mondiali e coppa del mondo) e regnando incontrastata nei giochi asiatici.
Non stupisce, quindi, che tale dimostrazione di forza avesse segnato pesantemente anche l'opinione pubblica, e in particolar modo le giovani ragazze giapponesi, che iniziarono ad appassionarsi come non mai alla pallavolo e allo sport più in generale. Fu quindi naturale che anche lo shoujo manga, che proprio in quegli anni si stava rivoluzionando cercando di dare alle giovani lettrici ciò che desideravano, si interessasse allo sport. Ovviamente qualche fumetto sportivo per ragazze già esisteva, ma si trattava solo di qualche rara ed isolata eccezione, finchè nel 1968, quattro anni dopo l'oro olimpico e l'anno successivo alla vittoria del campionato del mondo anch'esso svoltosi a Tokyo, videro la luce ben tre manga sulla pallavolo: Viva Volleyball di Chikae Ide, Sign wa V di Shirou Jinbou e Akira Mochizuki e Attack No.1 di Chikako Urano, da noi meglio conosciuto come Mimi e la nazionale di pallavolo.
HIROMI, PUNTA ALL'ACE!
Anche molti altri sport si videro dedicare alcuni shoujo, tra cui il tennis; il più noto di questi vide la luce nel 1972 quando Shueisha pubblicò, sulla sua rivista shoujo Margaret, una delle prime opere di Sumika Yamamoto, Ace wo nerae (letteralmente “Punta all'ace”). L'eroina della storia è Hiromi Oka, una normalissima quindicenne senza particolari qualità iscrittasi al liceo Nishi, famoso per la grande abilità dei suoi tennisti, tanto da essere conosciuto come il “Regno del tennis”. Anche Hiromi frequenta il club di tennis, ma non certo per amore di tale sport; lei prova infatti una grandissima ammirazione per Reyka Ryuzaki, stella del club femminile soprannominata, per l'abilità e la leggiadria dei suoi movimenti, Madame Butterfly. La vita scorre tranquilla e felice per Hiromi, essendo riuscita addirittura ad entrare nelle simpatie della Butterfly, finchè l'arrivo di un nuovo allenatore sconvolge tutti gli equilibri del club. Jin Munakata, questo il nome del nuovo coach, avverte del potenziale in Hiromi e decide di selezionarla per il campionato distrettuale interscolastico. Inizia così l'inferno per Hiromi, isolata dal resto delle compagnie del club che ritengono che abbia approfittato di un'amicizia segreta con l'allenatore per farsi selezionare; non si spiegherebbe altrimenti come una novellina che sa a malapena ribattere una palla lenta possa venire scelta per rappresentare il prestigioso Regno del tennis in una competizione ufficiale. Le uniche a restare accanto ad Hiromi sono l'amica del cuore Maki e Madame Butterfly che, dopo lo smarrimento iniziale, capisce che Hiromi è innocente. A rendere le cose ancora più difficili, Munakata decide di sottoporre Hiromi a degli estenuanti allenamenti speciali, in modo da meglio prepararla al torneo imminente.
Il manga ottenne subito un discreto successo, tanto che il 5 ottobre 1973 i telespettatori giapponesi poterono assistere al primo episodio della serie animata di Ace wo nerae, intitolato “Tennis oukoku no Cinderella” (La Cenerentola del regno del tennis). Per curare la trasposizione televisiva del manga della Yamamoto venne scelto un duo d'eccezione: Osamu Dezaki (Shin Tarakajima, Dororo, Lupin III) alla regia e Akio Sugino (Jungle taitei) al character design, che già avevano lavorato in coppia in Tetsuwan Atom e Ashita no Joe. Ad occuparsi delle animazioni fu la stessa casa che si era precedentemente occupata della trasposizione di Attack No.1, Tokyo Movie Shinsha, la quale si avvalse della collaborazione di uno studio fondato solo l'anno prima dallo stesso Dezaki e per cui Ace wo nerae rappresentava il primo lavoro di un certo peso: Madhouse.
Essendo passato solo un anno dall'inizio del fumetto il materiale cartaceo disponibile non era certo molto, obbligando gli sceneggiatori ad ampliare la storia originale focalizzandosi su aspetti tralasciati dalla Yamamoto o aggiungendo vicende del tutto inedite. Se l'evoluzione principale della vicenda è la medesima, nella serie televisiva viene dato maggior spazio alle vicende scolastiche e quotidiane del liceo Nishi e vengono approfonditi i personaggi dell'amica Maki, i compagni del club ed in particolare Otowa, la tennista a cui Hiromi ruba il posto nel torneo a squadre e che ne diventa la rivale dei primi volumi. Altro aspetto che acquista maggior spazio rispetto all'originale cartaceo è quello sportivo. Non solo le varie partite di tennis, che nel manga erano state solo abbozzate e duravano poche pagine se non addirittura poche vignette, vengono allungate e approfondite, ma si va a perdere il completo realismo con cui la Yamamoto aveva deciso di narrarle a favore di una spettacolarizzazione dei tiri e delle azioni. Vengono introdotti colpi speciali come il servizio tornado, mentre i servizi dell'Orchidea diventano talmente potenti da far scoppiare la pallina al contatto col suolo – mentre nel manga si diceva semplicemente che grazie alla sua altezza aveva un servizio forte quasi quanto quello di un uomo. L'anime, tuttavia, non incontrava i gusti del pubblico, spingendo Tokyo Movie Shinsha a tagliare i fondi e interrompere la serie al 26° episodio (la metà di quanto preventivato originariamente), col torneo di selezione della nazionale juniores. L'anime, dunque, finì per coprire solamente i primi 3-4 volumi originali, sempre più discostandosi dall'originale ed eliminando alcuni personaggi importati quali Saeko Horiki, Hanabusa e Kozuki.
L'anno dopo giunse a conclusione anche il manga; il volume conclusivo, il decimo, fu pubblicato il 20 agosto 1975.
Questa prima serie televisiva di Hiromi giunse anche in Italia nei primi anni '80 col titolo Jenny la tennista. In linea con la moda dell'epoca, tutti i nomi vennero occidentalizzati: Hiromi Oka divenne Jenny Noland, Jin Munakata divenne Jeremy O' Connors, Reyka Ryuzaki divenne Reyka Ross, Ranko Midorikawa divenne Rosy O' Connors, Takashi Chiba divenne Thomas Welton, Daigo Katsura divenne Robin Andrews, Todo Takayuki divenne Teddy Parker, Yu Ozaki divenne Norman Lennons, Kyoko Otowa divenne Evelyn e Goemon divenne Gedeone. La serie venne successivamente ridoppiata interamente da Mediaset e trasmessa col titolo Jenny Jenny e i medesimi nomi occidentalizzati.
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All'incirca nello stesso periodo anche il panorama sportivo giapponese era in subbuglio, grazie a un evento che avrebbe segnato profondamente l'immaginario e l'economia nipponici: le Olimpiadi di Tokyo del 1964. Queste sancirono il punto più alto della storia sportiva del Giappone, che si piazzò, per la prima volta, al terzo posto del medagliere complessivo, dietro solo a colossi quali Stati Uniti d'America e U.R.S.S. Tra i tanti risultati ottenuti in tale occasione, particolarmente significativo fu l'oro conquistato dalla nazionale femminile di pallavolo, traguardo ultimo di una squadra che aveva vinto tutto sia a livello nazionale che internazionale, tanto che i suoi membri erano noti come le Streghe d'Oriente (Toyo no majo). E i successi non si esaurirono qui, dato che quella nipponica fu, per tutto il periodo 1960-80, la nazionale più forte al mondo assieme a quella sovietica, arrivando sempre nelle prime due posizioni di ogni competizione internazionale (si parla di 6 ori e 6 argenti totali distribuiti tra olimpiadi, campionati mondiali e coppa del mondo) e regnando incontrastata nei giochi asiatici.
Non stupisce, quindi, che tale dimostrazione di forza avesse segnato pesantemente anche l'opinione pubblica, e in particolar modo le giovani ragazze giapponesi, che iniziarono ad appassionarsi come non mai alla pallavolo e allo sport più in generale. Fu quindi naturale che anche lo shoujo manga, che proprio in quegli anni si stava rivoluzionando cercando di dare alle giovani lettrici ciò che desideravano, si interessasse allo sport. Ovviamente qualche fumetto sportivo per ragazze già esisteva, ma si trattava solo di qualche rara ed isolata eccezione, finchè nel 1968, quattro anni dopo l'oro olimpico e l'anno successivo alla vittoria del campionato del mondo anch'esso svoltosi a Tokyo, videro la luce ben tre manga sulla pallavolo: Viva Volleyball di Chikae Ide, Sign wa V di Shirou Jinbou e Akira Mochizuki e Attack No.1 di Chikako Urano, da noi meglio conosciuto come Mimi e la nazionale di pallavolo.
HIROMI, PUNTA ALL'ACE!
Anche molti altri sport si videro dedicare alcuni shoujo, tra cui il tennis; il più noto di questi vide la luce nel 1972 quando Shueisha pubblicò, sulla sua rivista shoujo Margaret, una delle prime opere di Sumika Yamamoto, Ace wo nerae (letteralmente “Punta all'ace”). L'eroina della storia è Hiromi Oka, una normalissima quindicenne senza particolari qualità iscrittasi al liceo Nishi, famoso per la grande abilità dei suoi tennisti, tanto da essere conosciuto come il “Regno del tennis”. Anche Hiromi frequenta il club di tennis, ma non certo per amore di tale sport; lei prova infatti una grandissima ammirazione per Reyka Ryuzaki, stella del club femminile soprannominata, per l'abilità e la leggiadria dei suoi movimenti, Madame Butterfly. La vita scorre tranquilla e felice per Hiromi, essendo riuscita addirittura ad entrare nelle simpatie della Butterfly, finchè l'arrivo di un nuovo allenatore sconvolge tutti gli equilibri del club. Jin Munakata, questo il nome del nuovo coach, avverte del potenziale in Hiromi e decide di selezionarla per il campionato distrettuale interscolastico. Inizia così l'inferno per Hiromi, isolata dal resto delle compagnie del club che ritengono che abbia approfittato di un'amicizia segreta con l'allenatore per farsi selezionare; non si spiegherebbe altrimenti come una novellina che sa a malapena ribattere una palla lenta possa venire scelta per rappresentare il prestigioso Regno del tennis in una competizione ufficiale. Le uniche a restare accanto ad Hiromi sono l'amica del cuore Maki e Madame Butterfly che, dopo lo smarrimento iniziale, capisce che Hiromi è innocente. A rendere le cose ancora più difficili, Munakata decide di sottoporre Hiromi a degli estenuanti allenamenti speciali, in modo da meglio prepararla al torneo imminente.
Il manga ottenne subito un discreto successo, tanto che il 5 ottobre 1973 i telespettatori giapponesi poterono assistere al primo episodio della serie animata di Ace wo nerae, intitolato “Tennis oukoku no Cinderella” (La Cenerentola del regno del tennis). Per curare la trasposizione televisiva del manga della Yamamoto venne scelto un duo d'eccezione: Osamu Dezaki (Shin Tarakajima, Dororo, Lupin III) alla regia e Akio Sugino (Jungle taitei) al character design, che già avevano lavorato in coppia in Tetsuwan Atom e Ashita no Joe. Ad occuparsi delle animazioni fu la stessa casa che si era precedentemente occupata della trasposizione di Attack No.1, Tokyo Movie Shinsha, la quale si avvalse della collaborazione di uno studio fondato solo l'anno prima dallo stesso Dezaki e per cui Ace wo nerae rappresentava il primo lavoro di un certo peso: Madhouse.
Essendo passato solo un anno dall'inizio del fumetto il materiale cartaceo disponibile non era certo molto, obbligando gli sceneggiatori ad ampliare la storia originale focalizzandosi su aspetti tralasciati dalla Yamamoto o aggiungendo vicende del tutto inedite. Se l'evoluzione principale della vicenda è la medesima, nella serie televisiva viene dato maggior spazio alle vicende scolastiche e quotidiane del liceo Nishi e vengono approfonditi i personaggi dell'amica Maki, i compagni del club ed in particolare Otowa, la tennista a cui Hiromi ruba il posto nel torneo a squadre e che ne diventa la rivale dei primi volumi. Altro aspetto che acquista maggior spazio rispetto all'originale cartaceo è quello sportivo. Non solo le varie partite di tennis, che nel manga erano state solo abbozzate e duravano poche pagine se non addirittura poche vignette, vengono allungate e approfondite, ma si va a perdere il completo realismo con cui la Yamamoto aveva deciso di narrarle a favore di una spettacolarizzazione dei tiri e delle azioni. Vengono introdotti colpi speciali come il servizio tornado, mentre i servizi dell'Orchidea diventano talmente potenti da far scoppiare la pallina al contatto col suolo – mentre nel manga si diceva semplicemente che grazie alla sua altezza aveva un servizio forte quasi quanto quello di un uomo. L'anime, tuttavia, non incontrava i gusti del pubblico, spingendo Tokyo Movie Shinsha a tagliare i fondi e interrompere la serie al 26° episodio (la metà di quanto preventivato originariamente), col torneo di selezione della nazionale juniores. L'anime, dunque, finì per coprire solamente i primi 3-4 volumi originali, sempre più discostandosi dall'originale ed eliminando alcuni personaggi importati quali Saeko Horiki, Hanabusa e Kozuki.
L'anno dopo giunse a conclusione anche il manga; il volume conclusivo, il decimo, fu pubblicato il 20 agosto 1975.
Questa prima serie televisiva di Hiromi giunse anche in Italia nei primi anni '80 col titolo Jenny la tennista. In linea con la moda dell'epoca, tutti i nomi vennero occidentalizzati: Hiromi Oka divenne Jenny Noland, Jin Munakata divenne Jeremy O' Connors, Reyka Ryuzaki divenne Reyka Ross, Ranko Midorikawa divenne Rosy O' Connors, Takashi Chiba divenne Thomas Welton, Daigo Katsura divenne Robin Andrews, Todo Takayuki divenne Teddy Parker, Yu Ozaki divenne Norman Lennons, Kyoko Otowa divenne Evelyn e Goemon divenne Gedeone. La serie venne successivamente ridoppiata interamente da Mediaset e trasmessa col titolo Jenny Jenny e i medesimi nomi occidentalizzati.
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è sempre un piacere leggere un dossier, soprattutto su un argomento di cui sono a digiuno.. jenny la tennista non l'ho mai beccato in tv e ho ricordi sbiaditissimi dei primi volumetti del manga che leggevo in prestito.
visto che viene citato il gruppo del 24, il prossimo dossier è su di loro, vero?
Notevole aver immagazzinato così tante informazioni e averle spalmate così bene, devi averci impegato un sacco di tempo!!!
Leggo sempre con piacere i dossier approfonditi di AC, soprattutto quando rivangano vecchi miti del passato..vecchi, ma non passati di moda: a mio avviso "Jenny" presenteràanche gli estremismi lacrime e sangue dell'epoca e una moda anni 70 oggi inguardabile ma dal punto di vista del ritmo e dell'approfondimento psicologico dei personaggi è ancora attualissimo, guardatelo!!!
E poi è di Dezaki, il regista di Lady Oscar e Rocky Joe, mica bruscolini, eh???
...ricorda Lady Miya di Caro Fratello? XD
P.S. interessante l'associazione Jenny - Gunbuster, e bravo Slanzard!
P.S. W Madama Butterfly!
Un dossier che ha davvero gratificato il mio animo!!! Grande!!
Interessantissimo anche il parallelo con Gunbuster, di cui ho sempre sentito parlare, ma adesso ho capito che cos'hanno in comune le due serie.
Complimenti vivissimi a Slanzard!
Credo che il confronto con Gunbuster sia nella quasi uguaglianza del titolo (visto che quest'ultimo ha Toppu al posto di Ace).
BTW, per fortuna che non c'era Serena Williams in quegli anni: altrimenti avremmo avuto colpi speciali con inerente pompaggio muscolare.
No, e' molto piu' di questo, come spiega esaurientemente Slanzard. Infatti mi sono sempre chiesto come mai la prima puntata di Gunbuster fosse cosi' diversa in stile dal resto della serie.
@Hammy: sì, il chara della Yamamoto è davvero molto simile a quello della prima Ikeda. Non è raro trovare personaggi che sembrano stati disegnati dall'altra (in Ace più volte si vedono maschi che paiono una fusione di Fersen e Andrè).
Sul confronto anime/manga, se qualcuno vuole approcciarsi per la prima volta all'opera consiglio senza ombra di dubbio il manga, che reputo uno dei più belli che abbia mai letto. Le varie incarnazioni animate, oltre ad aver fatto un casino immenso, non concludersi, concludersi in modo approssimativo, perdersi pezzi per strada e modificare eventi e personaggi finendo anche in incoerenze narrative, non sono invece niente di memorabile. La prima serie del '73 è guardabile solo all'inizio, perchè dopo aver letto il manga ho fatto molta fatica a rivederla. Inoltre ho trovato frustrante la spettacolarizzazione delle partite. Questo non è Capitan Tsubasa o Attack No.1, nel manga il tennis è sempre descritto con garbo e realismo, e snaturarlo in quel modo solo per far vedere un servizio tornado o una pallina che esplode è estremamente svilente nei confronti della Yamamoto.
Discorso diverso per Shin Ace o nerae, il cui principale problema è il doverselo vedere in giapponese non subbato. Resta cmq l'anime più fedele alla storia originale, tuttavia non posso dire di più in quanto, avendolo visto in giapponese e abbastanza velocemente, non posso sapere nulla di come risulti ad una visione approfondita. Una cosa è certa però: il chara, senza Sugino, è tremendamente banale ed approssimativo.
Consiglio invece il film, che oltre ad essere tecnicamente ben fatto (è pur sempre del '79) adatta abbastanza bene la storia, sebbene sia consigliato a chi conosce la storia in quanto spoilera la fine della prima parte dopo aver saltato almeno 6 volumi di storia.
Le due serie OVA sono un problema. Si configurano come un sequel della prima serie tuttavia passando dalla prima serie ad esse ci sono un sacco di incongruenze che confondono il lettore (prima Hiromi amava Todo, e ora Munakata... WTF?). C'è da dire che è fatta bene, a livello di disegni, animazioni e regia, se fosse rimasto fedele avrebbe potuto essere un discreto sostituto del manga. Ma poi prende una strada tutta sua, con sicuramente dei bei momenti ma anche alcune scelte estremamente discutibili. Anche lui, lo posso consigliare solo dopo la lettura del manga.
Un buon sostituto del manga è invece, a mio avviso, il drama. Molto fedele al manga, e anche quando se ne discosta è in grado di restare allineato all'ideologia di fondo e alla psicologia dei protagonisti. Gli attori scelti sono molto adatti, tranne un paio di particolari (la Butterfly con i capelli scuri e Midorikawa che è alta 160 cm...) e in alcuni punti diventa anche estremamente appassionante. Il punto più alto è tuttavia lo special conclusivo, con entrambi gli episodi pressochè agli stessi livelli del manga.
Insomma, se non si fosse capito, se non conoscete Ace o nerae leggete il manga, se lo conoscete per alcune delle sue incarnazioni animate, leggete il manga, se già avete letto il manga... rileggetelo!
Ho conosciuto finalmente l'intera storia grazie al manga, ma sinceramente ho trovato la parte ambientata negli USA troppo noiosa, e soprattutto ci ho trovato troppi personaggi-clone per i miei gusti! Senza contare che l'edizione, inizialmente in formato sottiletta e poi velocizzata (per scarse vendite?) era bruttina...
P.S. ecco il mio primo dossier,devo dire che ho voglia di leggere anche gl'altri per farmi una "cultura" su cose che ancora non so!!!Ora so dove cercare!!
"Jenny la tennista"..... e chi non la conosce? La mia generazione sicuramente sì, così come tutti gli altri anime sportivi nati in quell'epoca, compresi i "meno conosciuti" come "Pat la ragazza del baseball" o "Mimì e le ragazze della pallavolo" (che non è quella "Mimì", ma una serie precedente e diversa).
SPOILER
Devo però dire che la serie di Jenny aveva toccato vette di tristezza estrema: sbaglio o l'allenatore (Jeremy o Jin, che dir si voglia), di cui Jenny si innamora, non muore di leucemia???? Me lo sono sognata? E te pareva, gli anni '70-'80 erano anche gli anni delle eroine alquanto sfigatelle... e su questo si potrebbe aprire un vastissimo capitolo.
FINE SPOILER
@Hammy: i disegni di Shin Ace wo nerae sembrano quelli di Versailles no bara (Lady Oscar), è vero... tant'è che prima della recensione di Slanzard francamente pensavo che l'autrice fosse la stessa..... che vergogna... non si finisce mai di imparare.
@Kotaro: e come dimenticare la prima sigla??? DD Esilarante. E non dimentichiamoci che Nico Fidenco ha scritto anche la sigla di "Bem il mostro umano", decisamente migliore, nonostante un'altra chicca come: "dell'impaccato lui fa un fagotto, lo pesta a sangue con un cazzotto". ... però il "notte bianca di spavento, notte nera di terrore, acqua pioggia neve e vento, lampi e tuoni di furore" era fantastico. OK, mi fermo perchè sono abbondantemente fuori tema.
PS
Nell'infoextra c'è un errore. Non è coach, ma coccì Ota à_à
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