Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo ai manga con Limit, Una lama vestita di fiori e Hadashi de Bara o Fume.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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9.0/10
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Un mondo paradisiaco che diviene, a causa di uno scherzo del destino, l'inferno sceso in terra. Una situazione da cui è inutile tentare di fuggire, da cui è impossibile evadere e dove bisogna contare soprattutto sulle proprie forze. Questo è "Limit". In un mondo frivolo, normale all'apparenza, dove la semplicità d'animo, la poca bellezza e i voti bassi a scuola non sono ammessi, la classe della protagonista Konno e delle sue amiche sembra essere lo stereotipo di una società in miniatura. "Il mondo è freddo con le stupide e con le racchie" afferma Sakura, la migliore amica di Konno, come se tale frase fosse la regola di vita più importante del mondo. Ma tutte quelle frivolezze, l'apparente normalità e l'ottenere tutto ciò di cui si necessita senza alcuno sforzo diventeranno presto sogni lontani; il giorno della gita scolastica, tanto attesa da ogni studente, da piccolo momento di convivenza tra i compagni e di allontanamento dagli impegni scolastici si trasforma in un incubo. La corriera su cui gli alunni viaggiano si ribalta e finisce in un dirupo. Il mondo perfetto, futile e paziente si frantuma in mille pezzi, come una lastra di vetro sottile che crolla in mille frammenti. Rivelando ciò che stava al di là di essa, ossia la freddezza e la crudeltà delle persone che abitavano quel piccolo e falso mondo perfetto. Konno è una delle pochissime sopravvissute e dovrà presto confrontarsi con questa dura realtà che andrà a ribaltarle la vita, da rosea e spensierata a terrificante e malvagia. Tra le pochissime sopravvissute, vi sono Konno, la protagonista della serie, e Haru, un ragazza amica di Konno e Sakura che però riserva parecchio rancore nei confronti della prima; Usui, l'ingenua ansiosa terrorizzata dalla situazione in cui è finita; Morishige, l'emarginata che dopo l'incidente instaurerà un vero e proprio regime di terrore all'interno del ristretto gruppo di studentesse sopravvissute; Kamiya, fredda e riflessiva che non ha alcuna pietà nei confronti di nessuno. Cinque ragazze costrette a convivere in una situazione al limite. Ma il manga non si incentra prevalentemente sulla loro sopravvivenza; parla più che altro di come la psiche umana possa vacillare in situazioni estreme come questa, di come le persone siano in realtà, senza che portino addosso quella maschera chiamata "quotidianità".
Il tratto dell'autrice nelle prime pagine del primo capitolo è fine e delicato, tante linee leggere che danno alle tavole un aspetto fresco e leggero. Peccato che da un certo punto in poi qui esse vengano usate in una maniera totalmente diversa: dalla scena dell'incidente in poi, le linee diventano fredde, distaccate, trasmettendo l'angoscia che le ragazze provano col passare del tempo, suggeriscono un senso di schiacciamento, di inquietudine. Trasmettono orrore, sfiducia nei confronti delle altre persone costrette a convivere con te, a sopportare gli stessi attimi di terrore che stai vivendo anche tu. E' questo il nocciolo, il fulcro della serie: disegni e trama si sposano alla perfezione in un miscuglio di ansia, crudeltà e agitazione.
Sono stata molto timorosa, alla sua uscita, di prendere il primo volume: conosco Keiko Suenobu di fama (giusto recentemente ho letto il suo volume unico "Vitamin") , e temevo di ritrovarmi di fronte a qualcosa di poco adatto a me. Fortunatamente sono rimasta piacevolmente sorpresa, in quando "Limit" è un piccolo gioiellino davvero riflessivo, che si gioca, non tanto sulla parte macabra delle vicende, ma su quella psicologica delle sopravvissute. Ecco perché "Limit" è "consigliato a un pubblico maturo" secondo la Panini: perché non si incentra sulla freddezza crudele della trama ma della psicologia, che è mutante e inquietante (non poco) nel corso dei capitoli. Interessante è il punto di vista di quelle che sono le dominanti nella classe, e non delle sottomesse.
Punto di vista che non sempre è più roseo e delicato di quello delle vittime.
Il manga vanta una buonissima ed efficace capacità di stupire durante la lettura tramite un colpo di scena dopo l'altro: mai bisogna dar qualcosa per scontato, durante la lettura, perché ogni più piccola cosa all'apparenza irrilevante è in realtà di grande rilevanza per il susseguirsi delle vicende.
Il manga ha un'edizione abbastanza buona, tenendo conto della sovraccoperta e del numero di pagine. La qualità della carta sembra lievemente migliorata ma l'inchiostro rimane ancora sulle dita. In sostanza il rapporto qualità-prezzo non è eccelso.



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Con il volumetto monografico "Una lama vestita di fiori" avviene il debutto sul suolo italico di Hina Sakurada, autrice di shoujo manga - con una particolare tendenza verso il genere "Smut" - diventata apprezzata sia per lo stile di disegno ricco che per l'atipica vena di amore morboso che permea diverse delle sue opere.

Per vincere una scommessa tra amiche, Saeki era andata a scuola con un vestito da Gothic Lolita ed in quell'occasione il professor Enjo le chiese di farle da modella per un quadro. Dopo un anno il quadro è quasi terminato, così come l'ultimo anno scolastico, e la ragazza decide di voler rivelare il sentimento che è sbocciato in lei prima che sia troppo tardi.
La storia parte con un incipit piuttosto classico e dall'atmosfera leggera, con una inattesa impronta comica, per poi virare bruscamente verso tinte più fosche e morbose, quasi malate, dove l'autrice esprime al massimo la sua idea di un amore talmente intenso da portare le persone a gesti folli ed inattesi.
Questo cambiamento avviene in modo repentino, e potrebbe risultare fastidioso per la sua brusca virata; lo stesso avviene anche nei personaggi dell'opera, i quali mostrano improvvisamente le loro sfaccettature più cupe, colpendo così sia il lettore che la protagonista, fornendo una motivazione sufficiente all'autrice per i seguenti sviluppi.
La storia si rivela quindi incredibilmente fedele al suo titolo e ben strutturata, poiché sia l'evoluzione della stessa che i personaggi si mostrano sotto un vestito piuttosto banale e leggero per poi rivelare un'affilata lama di cupa originalità.
Anche vedendo l'opera sotto quest'ottica interpretativa non si può comunque sopperire, o scusare, le evidenti pecche che offre. Davanti ai volumetti autoconclusivi è preventivabile una storia povera di dettagli e caratterizzazioni poco approfondite, tuttavia in "Una lama vestita di fiori" la storia presenta diversi buchi e spiegazioni fumose, mentre i personaggi non offrono alcuno spunto interessante, rivelandosi superficiali e prettamente funzionali per lo sviluppo della storia, il che è un peccato perché alcuni, se sfruttati meglio, potevano risultare figure ciniche ma interessanti e realistiche (come l'amica e la sorella di Saeki).
Malgrado l'idea concettuale di base, dal buon potenziale, l'autrice non riesce a dare una storia particolarmente appetibile, risultando così una lettura scorrevole e godibile ma povera e quasi immorale, visto l'andamento degli eventi con l'approssimarsi del finale, soprattutto se si pensa al pubblico, facilmente influenzabile, al quale dovrebbe essere indirizzata.
Fortunatamente a rimpolpare il tutto ci pensano due extra inseriti per riempire il volumetto, regalando una piccola storia cupa di stampo fantasy (in linea con l'amore morboso che l'autrice ama mostrare) e una breve ma profonda - ed interessante - divagazione sulla sorella della protagonista della storia principale.

Graficamente l'opera risulta un'atipica commistione di generi.
In diverse occasioni il volto dei personaggi rivela un chiaro e prevedibile collegamento con lo stile degli shoujo moderni - compresi i volti maschili affilati e androgini - ma più evidente è l'affinità con i manga Smut degli anni '90, sia per l'impostazione delle tavole che per le caratterizzazioni, con una notevole accentuazione dell'espressività dei volti che viene esaltata in modo esagerato, con un risultato che potrebbe anche risultare fastidioso.
Il tutto è arricchito da sfondi particolareggiati e un'abbondante uso di ombreggiature, retini e soprattutto abbondanti neri, che ricordano i manga più cupi e dallo stile gotico (Kaori Yuki docet).
Complessivamente, malgrado alcune imperfezioni e imprecisioni, Hina Sakurada rivela una chiara e riuscita impronta stilistica che ben sottolinea le storie e le loro sfumature.

L'albo in questione, edito dalla Planet Manga, è piuttosto costoso. Perlomeno riesce ad offre, sotto una vistosa sovraccoperta, della carta di ottima grammatura - senza quindi fastidiose trasparenze - e una eccellente qualità di stampa. Peccato per la rilegatura piuttosto rigida e il formato leggermente inferiore agli standard, poco maneggevole e che comprime, e talvolta ritaglia, i disegni.

Benché pubblicato su una rivista per ragazze adolescenti, "Una lama vestita di fiori" è indubbiamente un'opera che trascende tale genere, con i suoi aspetti cupi e maturi, ed è quindi maggiormente indirizzata ad un pubblico più maturo di tale target.
Tuttavia l'opera si rivela piuttosto pretenziosa, ma povera e con numerose carenze narrative, diventando così una lettura godibile e scorrevole ma che si scorda facilmente, in grado di mostrare solo alcune delle qualità che hanno reso celebre l'autrice. Uno shoujo Smut consigliato a chi cerca uno shoujo manga atipico ed originale.



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Hadashi de Bara wo Fume, altresì noto come Stepping on Roses, è un manga dal tema fortemente storico, che illustra la storia della squattrinata Sumi Kitamura, costretta ad un matrimonio di convenienza con il riccone Soichiro Ashida... ma corteggiata da tutt'altro pretendente. Il succo della storia è questo; a prima vista, può sembrare una trama già vista e rivista... ma ormai, quale trama non è già vista e rivista, al giorno d'oggi?

Stepping on Roses, nonostante questo, ha un suo fascino del tutto particolare. L'idea dell'autrice, a mio avviso geniale, è stata quella di collocare la vicenda in un periodo estremamente delicato per il Giappone: l'età della Restaurazione Meiji. Piccola divagazione storica, per chi non avesse idea di cosa stiamo parlando: il Periodo Meiji inizia perlopiù verso la seconda metà del 19mo secolo, più o meno quando nacque il Regno d'Italia, per intenderci. Si trattò di un periodo storico che sconvolse totalmente la cultura, l'economia e gli usi del Giappone, poiché fu proprio in quell'era che il paese del Sol Levante ruppe l'isolamento che si era autoimposto e permise alla cultura occidentale di penetrare all'interno dei confini nipponici. In pochissimi anni, il Giappone si trasformò da stato feudale a paese industrializzato, imponendosi come una delle grandi superpotenze mondiali.

Chiuso il capitolo storico, passiamo ad illustrare in che modo i turbolenti eventi di allora hanno a che fare con la trama di Stepping on Roses: Sumi Kitamura, in quanto di estrazione a dir poco infima, si ritrova catapultata nel mondo dell'alta società giapponese che cerca di uniformarsi agli usi e ai costumi occidentali. Per lei, poco più che mendicante, si apre un mondo totalmente nuovo, e dovrà fare i conti con la sua inesperienza, imparando a poco a poco i trucchi per sopravvivere in quella dimensione completamente estranea. Questo non solo ci dà un assaggio, un "glimpse" di ciò che ha significato per la cultura nipponica l'improvvisa irruzione del Vecchio Mondo, ma offre un numero pressoché infinito di spunti comici: sì, perché neanche le risate mancano, in questo bellissimo manga. E non mancano, pensate un po', neanche i riferimenti al grande cinema: alcuni capitoli strizzano chiaramente l'occhio a capolavori come "Shining", o "La Ricerca della Felicità" di Muccino. La trama è sempre intensa, e difficilmente scontata: cala solo verso l'ultimo capitolo, ma su questo tornerò dopo. Il mio plauso va all'autrice, capace di realizzare una storia con gli attributi, che si uniforma ben poche volte allo stile Shojo, e narra gli eventi in maniera spassionata e cruda.

Un 8 è stato il voto finale, e ben meritato. Ho dovuto operare la sottrazione di un voto poiché due particolari mi hanno lasciato decisamente poco convinto: prima di tutto, com'è possibile che un riccone, pur privato del lavoro e della prestigiosa posizione, si ritrovi in mezzo ad una strada, senza più una lira? Come si fa a perdere, assieme al lavoro, un'intera proprietà e i risparmi di una vita? E' esattamente quanto accade ad uno dei personaggi, e si tratta di un'incongruenza piuttosto grave. In secondo luogo, il finale della storia è sì velato di scontatezza, ma sopra ogni altra cosa, è inverosimile; senza scendere nei dettagli, è sì soddisfacente, ma totalmente inverosimile. In più, ma questo ha influito di meno sul voto, verso gli ultimi capitoli viene a galla una rivelazione che, secondo me, era assolutamente inutile ai fini della storia, una rivelazione gettata lì, che probabilmente doveva servire ad evidenziare quanto fosse schizzato uno dei personaggi (ma questo era chiaro sin dai primi capitoli), e che invece ha stonato terribilmente.

Per il resto, i disegni sono abbastanza studiati e accurati, soprattutto quando si arriva ai paesaggi e agli scenari. Certo, non si tratta di un capolavoro da quel punto di vista, ma sicuramente ti fa sentire più coinvolto nella vicenda.

Consigliato a chiunque cerca una storia diversa e appassionante. Sono sicuro che, quando uscirà anche in Italia, questo manga non terrà incollate solo le shojoiste più incallite. Correte a comprarlo, se mai lo vedrete sullo scaffale di una fumetteria del Bel Paese.