Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento a tematica libera con gli anime La rivoluzione di Utena e Kino no tabi ed il manga Annarasumanara.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi appuntamento a tematica libera con gli anime La rivoluzione di Utena e Kino no tabi ed il manga Annarasumanara.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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La rivoluzione di Utena
5.0/10
Recensione di Evangelion0189
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Tra gli anime considerati veri e propri cult degli Anni Novanta si annovera La rivoluzione di Utena, in originale Utena - La fillette révolutionnaire, serie in trentanove episodi facente parte di un progetto multimediale inaugurato nel 1996 da un manga in cinque volumi e proseguito nel 1999 con un film conclusivo e una one-shot a fumetti ad esso collegata. Autori di quest'opera esplorata su più livelli sono i membri del gruppo conosciuto come "Be-Papas", il cui elemento più rappresentativo è Kunihiko Ikuhara, regista ormai famoso di due serie e mezzo della trasposizione animata di Sailor Moon e del più recente e controverso Mawaru Penguin Drum. Credo che il termine "controverso" si adatti perfettamente allo stile di Ikuhara: le sue opere sono ricche di simbolismi e colte citazioni, e anche Utena non fa eccezione in proposito. Cerchiamo di fare un breve sunto della trama.
Tutto ruota attorno alla Sposa della Rosa Anthy Himemiya e ai duelli di un gruppo di studenti che se la contendono uno dopo l'altro: le cose cambiano nell'istante in cui anche Utena, una ragazza atipica dall'oscuro passato e che indossa una divisa scolastica maschile, decide di prendere parte ai duelli, ma, a differenza degli altri, lo scopo di Utena è quello di liberare Himemiya dalle prepotenze dei vincitori. Una volta ottenuta anche lei la Sposa della Rosa si troverà immersa in un turbine di scontri al fine di difendere la sua posizione e la sua amica. Non appena entra in scena il fratello di Himemiya, l'ambiguo e affascinante Akio, il passato di Utena torna a riecheggiare nella sua mente, e in particolare i ricordi legati al misterioso principe che l'ha tratta in salvo dalla disperazione quando era solo una bambina. Ma non è tutto oro ciò che brilla e anche dietro la figura quasi "sacra" di Himemiya si celano torbidi e inquietanti segreti...
Di per sé la trama è semplice, ma Ikuhara la infarcisce di riferimenti simbolici, riti reiterati (come quello che anticipa praticamente tutti i duelli, con la caratteristica canzone heavy metal corale Zettai unmei mokushiroku, o anche il costante alternarsi dei medesimi duellanti) e misteri criptici e di difficile risoluzione (ancora non riesco a capire cosa siano i "teatrini" con le ombre femminili che discorrono per mezzo di enigmatici giri di parole in merito a quanto succede nell'animo dei personaggi), rendendo l'intreccio narrativo alquanto complesso. Gli ultimi episodi forniscono la maggior parte delle risposte, ma personalmente, sebbene colpito da alcune sequenze drammatiche e ben girate, ho provato una certa insoddisfazione. Da un punto di vista tecnico, il character design non è dei miei preferiti, ma in fin dei conti è gradevole a modo suo; inoltre la colonna sonora è particolarmente curata e unica nel suo genere. Senza dubbio La rivoluzione di Utena è un anime maturo in cui vengono affrontate, quasi sempre in modo estremamente sottile, tematiche piuttosto scottanti: l'omosessualità di entrambi i sessi, l'incesto, la violenza sessuale. Ad ogni modo l'ho trovato un po' tedioso in certi punti e persino irritante in alcune puntate auto-conclusive (mi riferisco alle assurde disavventure di Nanami, il cui scopo è certamente quello di strappare un sorriso allo spettatore, ma a me non sono andate proprio giù), nonché eccessivamente ermetico in determinati risvolti della narrazione. Per tutti questi motivi non riesco a dare alla La rivoluzione di Utena un voto sufficiente.
Tutto ruota attorno alla Sposa della Rosa Anthy Himemiya e ai duelli di un gruppo di studenti che se la contendono uno dopo l'altro: le cose cambiano nell'istante in cui anche Utena, una ragazza atipica dall'oscuro passato e che indossa una divisa scolastica maschile, decide di prendere parte ai duelli, ma, a differenza degli altri, lo scopo di Utena è quello di liberare Himemiya dalle prepotenze dei vincitori. Una volta ottenuta anche lei la Sposa della Rosa si troverà immersa in un turbine di scontri al fine di difendere la sua posizione e la sua amica. Non appena entra in scena il fratello di Himemiya, l'ambiguo e affascinante Akio, il passato di Utena torna a riecheggiare nella sua mente, e in particolare i ricordi legati al misterioso principe che l'ha tratta in salvo dalla disperazione quando era solo una bambina. Ma non è tutto oro ciò che brilla e anche dietro la figura quasi "sacra" di Himemiya si celano torbidi e inquietanti segreti...
Di per sé la trama è semplice, ma Ikuhara la infarcisce di riferimenti simbolici, riti reiterati (come quello che anticipa praticamente tutti i duelli, con la caratteristica canzone heavy metal corale Zettai unmei mokushiroku, o anche il costante alternarsi dei medesimi duellanti) e misteri criptici e di difficile risoluzione (ancora non riesco a capire cosa siano i "teatrini" con le ombre femminili che discorrono per mezzo di enigmatici giri di parole in merito a quanto succede nell'animo dei personaggi), rendendo l'intreccio narrativo alquanto complesso. Gli ultimi episodi forniscono la maggior parte delle risposte, ma personalmente, sebbene colpito da alcune sequenze drammatiche e ben girate, ho provato una certa insoddisfazione. Da un punto di vista tecnico, il character design non è dei miei preferiti, ma in fin dei conti è gradevole a modo suo; inoltre la colonna sonora è particolarmente curata e unica nel suo genere. Senza dubbio La rivoluzione di Utena è un anime maturo in cui vengono affrontate, quasi sempre in modo estremamente sottile, tematiche piuttosto scottanti: l'omosessualità di entrambi i sessi, l'incesto, la violenza sessuale. Ad ogni modo l'ho trovato un po' tedioso in certi punti e persino irritante in alcune puntate auto-conclusive (mi riferisco alle assurde disavventure di Nanami, il cui scopo è certamente quello di strappare un sorriso allo spettatore, ma a me non sono andate proprio giù), nonché eccessivamente ermetico in determinati risvolti della narrazione. Per tutti questi motivi non riesco a dare alla La rivoluzione di Utena un voto sufficiente.
Annarasumanara
8.0/10
Recensione di dawnraptor
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Trattasi di un web-manhwa dai disegni abbastanza particolari. Ambientato in parte in una scuola e in parte in un luna park abbandonato, non manca di rappresentazioni anche abbastanza oniriche. Del resto, si esprime anche per mezzo di metafore piuttosto evidenti. C'è per esempio la raffigurazione di Na-Il-Deung e della sua famiglia; vengono disegnati con una testa lunghissima, senza collo, e ci si domanda per tre quarti dell'opera come il ragazzo possa essere definito bello… Ma egli e la sua famiglia sono il simbolo di un certo modo di essere e, cambiando tale modo di essere, cambierà anche il disegno.
Ho apprezzato molto i piccoli tocchi di colore piazzati strategicamente qua e là, a sottolineare qualche particolare di maggiore importanza, e le raffigurazioni distorte di alcune persone o ambienti, che descrivono, senza bisogno di molte parole, la quasi deviante estremizzazione di alcuni pensieri e comportamenti.
Essere adulti anagraficamente non significa esserlo automaticamente anche nei pensieri e nelle azioni. Ben lo sa Yonn-Ah-ee, una ragazzina lasciata nei pasticci da un padre che vede come infantile ed irresponsabile. Egli l'ha abbandonata assieme alla sorellina dopo aver contratto forti debiti nella gestione della sua piccola fabbrica di giocattoli, ed ora è costretta ad andare a scuola e a fare piccoli lavoretti per tentare almeno di sopravvivere.
La magia era una cosa creduta e meravigliosa, quando era bambina e andava con la madre al luna park, sognando di diventare una maga. Ora che è cresciuta, senza una madre ed obbligata ogni giorno alla solitaria lotta per la sopravvivenza, il suo pensiero fisso è diventato il denaro: quello che serve per comprare un paio di calze per rimpiazzare le sue bucate, il riso per sfamare se stessa e la sorellina, pagare l'affitto e i debiti lasciati dal padre.
C'è un mago che vive nel vecchio luna park ormai chiuso, un giovane bellissimo che si dice faccia veri incantesimi, e forse è vero, visto che continua a chiederle se crede nella magia e la difende, la aiuta e fa apparire denaro dal nulla. Yonn-Ah-ee non può, non vuole più credere alla magia, che per lei è l'incarnazione dell'infantilismo degli adulti che l'ha messa nei guai, ma se il mago, pronunciando la sua parola magica "Annarasumanara", riesce ogni volta ad aiutarla, forse allora la magia esiste davvero? Si potrebbe conviverci?
Ma non sempre la magia è reale, anzi, potrebbe essere davvero solo un'illusione, e allora la soluzione dei problemi di Yonn-Ah-ee potrebbe invece trovarsi nel migliore studente della scuola , suo compagno di banco, il ricco Na-Il-Deung, con cui lotta invano per avere i migliori voti e che pare interessarsi a lei.
Il sogno contro la realtà, potrebbe definirsi il tema di questo manhwa. Il povero che sogna sollievo dai propri problemi economici, il ricco che, per la prima volta nella sua vita, non riesce ad ottenere quello che vuole.
Per contro, si tratta anche e soprattutto di una storia di passaggio all'età adulta, che ci mostra i pensieri di chi, con fatica e dolore, cerca di passare dalle illusioni dell'età bambina alla dura realtà di quella adulta, che ci viene presentata come una lunghissima strada asfaltata, su cui si corre guardando sempre avanti, spinti alle spalle a velocità folle dalle aspettative e dalle pressioni della famiglia, della classe, della propria città, del mondo intero. L'età adulta, ci viene detto, non ha posto per sogni e illusioni, è l'estremizzazione della meritocrazia, incarnazione della realtà che si forgia col duro impegno, e l'unica degna di essere riconosciuta. La magia non esiste, così grida la realtà.
Chi devia dalla strada asfaltata camminerà sì in un prato fiorito, ma dovrà pagarne il prezzo: sospetto, pettegolezzo, riprovazione, esclusione. Sostanzialmente, diventerà non-esistente. Eppure, potrebbe essere la stessa pressione a farci impazzire, spingerci fuori dal sentiero tracciato.
Ma sarà proprio vero che diventare adulti significhi rinunciare ai propri sogni? Non è possibile coltivarne almeno qualcuno, senza per questo diventare un fallimento agli occhi di se stessi e del mondo?
E voi, credete alla magia?
Ho apprezzato molto i piccoli tocchi di colore piazzati strategicamente qua e là, a sottolineare qualche particolare di maggiore importanza, e le raffigurazioni distorte di alcune persone o ambienti, che descrivono, senza bisogno di molte parole, la quasi deviante estremizzazione di alcuni pensieri e comportamenti.
Essere adulti anagraficamente non significa esserlo automaticamente anche nei pensieri e nelle azioni. Ben lo sa Yonn-Ah-ee, una ragazzina lasciata nei pasticci da un padre che vede come infantile ed irresponsabile. Egli l'ha abbandonata assieme alla sorellina dopo aver contratto forti debiti nella gestione della sua piccola fabbrica di giocattoli, ed ora è costretta ad andare a scuola e a fare piccoli lavoretti per tentare almeno di sopravvivere.
La magia era una cosa creduta e meravigliosa, quando era bambina e andava con la madre al luna park, sognando di diventare una maga. Ora che è cresciuta, senza una madre ed obbligata ogni giorno alla solitaria lotta per la sopravvivenza, il suo pensiero fisso è diventato il denaro: quello che serve per comprare un paio di calze per rimpiazzare le sue bucate, il riso per sfamare se stessa e la sorellina, pagare l'affitto e i debiti lasciati dal padre.
C'è un mago che vive nel vecchio luna park ormai chiuso, un giovane bellissimo che si dice faccia veri incantesimi, e forse è vero, visto che continua a chiederle se crede nella magia e la difende, la aiuta e fa apparire denaro dal nulla. Yonn-Ah-ee non può, non vuole più credere alla magia, che per lei è l'incarnazione dell'infantilismo degli adulti che l'ha messa nei guai, ma se il mago, pronunciando la sua parola magica "Annarasumanara", riesce ogni volta ad aiutarla, forse allora la magia esiste davvero? Si potrebbe conviverci?
Ma non sempre la magia è reale, anzi, potrebbe essere davvero solo un'illusione, e allora la soluzione dei problemi di Yonn-Ah-ee potrebbe invece trovarsi nel migliore studente della scuola , suo compagno di banco, il ricco Na-Il-Deung, con cui lotta invano per avere i migliori voti e che pare interessarsi a lei.
Il sogno contro la realtà, potrebbe definirsi il tema di questo manhwa. Il povero che sogna sollievo dai propri problemi economici, il ricco che, per la prima volta nella sua vita, non riesce ad ottenere quello che vuole.
Per contro, si tratta anche e soprattutto di una storia di passaggio all'età adulta, che ci mostra i pensieri di chi, con fatica e dolore, cerca di passare dalle illusioni dell'età bambina alla dura realtà di quella adulta, che ci viene presentata come una lunghissima strada asfaltata, su cui si corre guardando sempre avanti, spinti alle spalle a velocità folle dalle aspettative e dalle pressioni della famiglia, della classe, della propria città, del mondo intero. L'età adulta, ci viene detto, non ha posto per sogni e illusioni, è l'estremizzazione della meritocrazia, incarnazione della realtà che si forgia col duro impegno, e l'unica degna di essere riconosciuta. La magia non esiste, così grida la realtà.
Chi devia dalla strada asfaltata camminerà sì in un prato fiorito, ma dovrà pagarne il prezzo: sospetto, pettegolezzo, riprovazione, esclusione. Sostanzialmente, diventerà non-esistente. Eppure, potrebbe essere la stessa pressione a farci impazzire, spingerci fuori dal sentiero tracciato.
Ma sarà proprio vero che diventare adulti significhi rinunciare ai propri sogni? Non è possibile coltivarne almeno qualcuno, senza per questo diventare un fallimento agli occhi di se stessi e del mondo?
E voi, credete alla magia?
Recensione di AkiraSakura
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Mi sono avvicinato a "Kino no tabi" in quanto avevo aprezzato molto lo stile registico di Nakamura nel classico cyberpunk degli anni '90 "Serial experiments Lain", e per poter vedere una delle sue ultime opere essendo venuto a conoscenza della sua prematura morte. Devo ammettere che a visione conclusa ero abbastanza soddisfatto, ma non troppo, in quanto questo anime presenta dei difetti abbastanza marcati, come ad esempio la mancanza di una vera e propria trama (e quindi di un vero e proprio finale), di una colonna sonora incisiva e del "sense of wonder" tipico delle fiabe. Quest'ultima cosa è la più grave, in quanto "Kino no tabi" si atteggia da fiaba non avendo (o non avendo abbastanza) quel tocco di "magia" tipico del genere, la cui assenza lo rende eccessivamente freddo e a tratti prolisso.
Per ammissione stessa del regista, "Kino no tabi" è ispirato al "Galaxy express 999" Matsumotiano, con cui condivide gli episodi autoconclusivi, il tema del viaggio, il concetto dell'uomo-macchina, la critica alla guerra e all'alienazione dell'uomo moderno. Tuttavia sono presenti marcate differenze tra le due opere che fanno sì che "Kino no tabi" possa assumere una identità propria.
"Kino no tabi" non è un viaggio di formazione, in quanto il/la protagonista, Kino, volutamente androgino/a, rimarrà sempre neutrale e non giudicherà mai le stramberie umane a cui assisterà, contrariamente al suo collega Tetsuro di "Galaxy Express 999". L'unica cosa che sembrerà in qualche modo scuoterne la coscienza è la sua cinica moto parlante, Hermes, forse la vera e propria protagonista della storia in quanto veicolo del viaggio in sé. Quest'ultimo tema, unito a quello della mancanza di radici e del "distacco assoluto" è l'anima dell'opera, che strizza l'occhio alla filosofia Zen e alla mistica medievale di Meister Eckhart.
Le prime puntate dell'anime sono molto incisive e dai molteplici significati, seppure regnino una freddezza ed un silenzio molto marcati. In particolare ho aprezzato molto quella del poeta, quella della fuga dal mondo degli adulti e quella degli schiavisti, che consiglio a tutti quelli che cercano cose filosofeggianti e simboliche. Il problema è che dopo una partenza a bomba la serie subisce un calo progressivo di contenuti e originalità, il cui apice sono le puntate del colosseo, piene di combattimenti tra la nostra pucciosa (ma armata fino ai denti!) protagonista e il nemico di turno, che fanno sembrare molto "Kino no tabi" uno shonen di bassa fattura. Verso la fine, la serie si riprende un po' e ci propone il tema del volo come libertà dai vincoli materiali e altre tematiche abbastanza interessanti, molte volte mutuate da "Galaxy Express 999" (uomini meccanici, suicidio, guerra come intrattenimento di un'umanità malata, sadica e senza speranza di redenzione). La mancanza di un vero e proprio finale si fa sentire parecchio, per quanto l'ultimo episodio sia cinico e (in un certo senso) aprezzabile.
In conclusione, consiglio questo anime a tutti quelli che amano filosofeggiare e accendere il cervello, anche mentre sono spaparanzati sul divano. Questo prodotto è di nicchia e quindi non adatto a tutti, e la sua prolissità e staticità potrebbero scoraggiarne la visione. Dovete essere nello stato d'animo giusto per vedere "Kino no tabi", altrimenti lasciate stare. Voto: 7,5.
Per ammissione stessa del regista, "Kino no tabi" è ispirato al "Galaxy express 999" Matsumotiano, con cui condivide gli episodi autoconclusivi, il tema del viaggio, il concetto dell'uomo-macchina, la critica alla guerra e all'alienazione dell'uomo moderno. Tuttavia sono presenti marcate differenze tra le due opere che fanno sì che "Kino no tabi" possa assumere una identità propria.
"Kino no tabi" non è un viaggio di formazione, in quanto il/la protagonista, Kino, volutamente androgino/a, rimarrà sempre neutrale e non giudicherà mai le stramberie umane a cui assisterà, contrariamente al suo collega Tetsuro di "Galaxy Express 999". L'unica cosa che sembrerà in qualche modo scuoterne la coscienza è la sua cinica moto parlante, Hermes, forse la vera e propria protagonista della storia in quanto veicolo del viaggio in sé. Quest'ultimo tema, unito a quello della mancanza di radici e del "distacco assoluto" è l'anima dell'opera, che strizza l'occhio alla filosofia Zen e alla mistica medievale di Meister Eckhart.
Le prime puntate dell'anime sono molto incisive e dai molteplici significati, seppure regnino una freddezza ed un silenzio molto marcati. In particolare ho aprezzato molto quella del poeta, quella della fuga dal mondo degli adulti e quella degli schiavisti, che consiglio a tutti quelli che cercano cose filosofeggianti e simboliche. Il problema è che dopo una partenza a bomba la serie subisce un calo progressivo di contenuti e originalità, il cui apice sono le puntate del colosseo, piene di combattimenti tra la nostra pucciosa (ma armata fino ai denti!) protagonista e il nemico di turno, che fanno sembrare molto "Kino no tabi" uno shonen di bassa fattura. Verso la fine, la serie si riprende un po' e ci propone il tema del volo come libertà dai vincoli materiali e altre tematiche abbastanza interessanti, molte volte mutuate da "Galaxy Express 999" (uomini meccanici, suicidio, guerra come intrattenimento di un'umanità malata, sadica e senza speranza di redenzione). La mancanza di un vero e proprio finale si fa sentire parecchio, per quanto l'ultimo episodio sia cinico e (in un certo senso) aprezzabile.
In conclusione, consiglio questo anime a tutti quelli che amano filosofeggiare e accendere il cervello, anche mentre sono spaparanzati sul divano. Questo prodotto è di nicchia e quindi non adatto a tutti, e la sua prolissità e staticità potrebbero scoraggiarne la visione. Dovete essere nello stato d'animo giusto per vedere "Kino no tabi", altrimenti lasciate stare. Voto: 7,5.
Su Kino no tabi sono parzialmente d'accordo. Non penso ci sia stato un vero e proprio calo ma ha avuto semplicemente alti e meno alti. Darei un 8 anche a lui.
Il secondo non lo conosco ma potrebbe interessarmi.
Gli altri due sono entrambi tra i "da vedere", in particolare La rivoluzione di Utena.
Ma non voglio fare l'ipocrita, Ikuhara lo conobbi con Mawaru che alla prima visione detestai, fondamentalmente l'ho nettamente rivalutato ad una seconda visione e prima o poi farò una terza visione. In sostanza è une regista che può benissimo non piacere, ma bisogna riconoscerne l'incontestabile bravura, anche se il finale di Utena, sarà un rebus che ognuno potrà decifrare a modo suo.
Comunque la noia è cosa soggettiva, non dovrebbe essere un parametro per dire se una cosa è bella o e brutta. Per dire i Transformers mi hanno annoiato, ma non li demolisco certo per questo anzi…ci sono ottimi film che pure mi hanno provocato tedio, ma oggettivamente hanno elementi che devono essere considerati.
Comunque sia il 5 è fuori luogo, la regia non la contiamo? La colonna sonora? Evangelion la cita giustamente e la loda, ma ciò poi non fa corrispondere con un voto adeguato…
Strano comunque che non gli sia piaciuto Utena e Mawaru, quando poi vedo che Tenshi No Tamago di Oshii che è 200 volte più ermetico e criptico (forse aggettivo più adatto) l'ha gradito…bohXD.
Kino no Tabi per me è da 10 assoluto, il mio secondo anime preferito... da studiare nelle scuole, altro che i promessi sposi, questa è arte!
Utena.....quanti mal di testa e sbadigli mi ha strappato: da perdercene il conto!
Ottima colonna sonora e regia più che buona, ma questo non può giustificare un voto alto se chi guarda si annoia per la maggior parte del tempo...come è successo a me.
"Comunque sia il 5 è fuori luogo, la regia non la contiamo? La colonna sonora? Evangelion la cita giustamente e la loda, ma ciò poi non fa corrispondere con un voto adeguato…
Strano comunque che non gli sia piaciuto Utena e Mawaru, quando poi vedo che Tenshi No Tamago di Oshii che è 200 volte più ermetico e criptico (forse aggettivo più adatto) l'ha gradito…bohXD."
I latini dicevano "de gustibus non disputandum est" e per il voto che dire...la noia sminuisce tutto!
Per la cronaca: non mi è piaciuto nemmeno Mawaru Penguin Drum.
"C'è chi ha dato voti bassissimi a Evangelion o Nadia (a ciascuno dei quali ho dato personalmente 10) e c'è chi come me vota negativamente Ikuhara. "
Voglio venirti in contro, si può discutere se è un capolavoro o no, se uno gli da 8 anche un 7 va, non ho niente da dirgli, cavolicchio però 5…come se l'anime presentasse problemi di sceneggiatura, regia, messa in scena etc…
Vabbè, ho un mio metodo, quindi non voglio sindacare niente, visto che ho una coerenza interna tutta mia.
"I latini dicevano "de gustibus non disputandum est" e per il voto che dire...la noia sminuisce tutto!
Per la cronaca: non mi è piaciuto nemmeno Mawaru Penguin Drum."
Assolutamente no, la noia è un sentimento personale che non dovrebbe assolutamente influire sul giudizio di una serie. Comunque sia, non voglio fare polemiche, ho promesso di fare il bravo.
Non è un tuo metodo, è il metodo che chiunque dovrebbe utilizzare quando recensisce qualcosa. A me personalmente Evangelion fa cagare ma non potrei mai dare all'anime meno di 8 perchè ha oggettivamente dei meriti indiscutibili.
Io gli ho dato pollice verde, è stato pacifico nel controbattere al mio post, quando probabilmente al suo posto non sarei riuscito a fare altrettanto, lode ad Evangelion0189.
" A me personalmente Evangelion fa cagare ma non potrei mai dare all'anime meno di 8 perchè ha oggettivamente dei meriti indiscutibili.
"
Un metodo molto vicino al mio, ottimo ^^.
Vabbè, ho un mio metodo, quindi non voglio sindacare niente, visto che ho una coerenza interna tutta mia."
Capisco cosa intendi dire... E cerco di spiegare perché ho valutato così positivamente un'opera ermetica come Tenshi no Tamago al contrario dello stile di Ikuhara: l'ermetismo di quel film mi ha ricordato quello kubrickiano di 2001: Odissea nello spazio, pellicola per cui vado letteralmente matto. Inoltre, il film di Oshii mi ha dato sensazioni ed emozioni che le opere di Ikuhara non mi hanno mai trasmesso. Tutto qua.
- L'ermetismo di Ikuhara si avvicina a quello di Lynch?
- Le macchina in Utena sono una citazione derivante da qualche film di Lynch?
"Capisco cosa intendi dire... E cerco di spiegare perché ho valutato così positivamente un'opera ermetica come Tenshi no Tamago al contrario dello stile di Ikuhara: l'ermetismo di quel film mi ha ricordato quello kubrickiano di 2001: Odissea nello spazio, pellicola per cui vado letteralmente matto. Inoltre, il film di Oshii mi ha dato sensazioni ed emozioni che le opere di Ikuhara non mi hanno mai trasmesso. Tutto qua. "
Bene, ti ringrazio per la risposta, che dire…chiarito tutto^^. Tenshi No Tamago è molto più angosciante e ha una regia superiore oltre che ad essere talmente ermetico (si il paragone con 2001 è azzeccato, in quanto ad ermetismo), che ognuno ci potrebbe trovare ciò che vuole e neanche conoscere la poetica di Oshii aiuta a decifrarlo, ma un giorno lo vedrò una seconda volta vedrò di decriptarlo.
- L'ermetismo di Ikuhara si avvicina a quello di Lynch?
- Le macchina in Utena sono una citazione derivante da qualche film di Lynch?
Sul primo punto assolutamente sì. L'abitudine di lasciare indizi velati a volte pure incomprensibili ai più è un punto che li accomuna. Tra tutti i film di Lynch direi che quello più Ikuhariano è Mullholland Drive.
Sul secondo punto, non vi è nessuna citazione a Lynch.
Idem per Kino no Tabi che ho iniziato e non continuato la visione da un bel po'... Tempo di riprenderlo appena potrò
Il mio {ipotetico, giacché non ho mai avuto il coraggio di recensirlo...} voto a Utena è un 8,5 che probabilmente arrotonderei a 8 per via del canovaccio un po' troppo statico. Non condivido alcune scelte narrative e/o stilistiche ivi presenti, ma lo ritengo un anime di indubbio valore.
E in che altro modo si fanno le recensioni se non secondo un giudizio soggettivo?
E' fisicamente impossibile essere oggettivi al 100% ! A questo punto tanto varrebbe dare votazioni disgiunte dei vari aspetti e alla fine un giudizio prettamente personale che comunque influirebbe anche con gli altri...è questo il bello dell'essere umani: siamo tutti diversi!
Per quanto riguarda la recensione su "La rivoluzione di Utena", come Evangelion0189 ha anche giustamente scritto non ha afferrato molte delle tematiche trattate e di conseguenza l'essenza dell'opera. Di sicuro Kunihiko Ikuhara non aiuta, è fin troppo criptico nelle sue opere e per capirle appieno bisogna avere chiavi di lettura che vanno dalla mitologia e filosofia greca fino alla letteratura di inizio novecento. Basti vedere il più recente "Mawaru Penguindrum" che ha scatenato lodi insensate e critiche altrettanto insensate (entrambe partorite da persone che non hanno capito minimamente l'opera). Cosa dire, Ikuhara è pur sempre giapponese e di cose semplici e dirette neanche a parlarne, scrivere recensioni su di una sua opera non è mai semplice.
Per la recensione di "Kino no tabi" non ho nulla da dire, AkiraSakura ha la mia piena approvazione. Al contrario di Ikuhara, Nakamura creava (pace all'anima sua) delle opere molto dirette, tanto da "costringere" lo spettatore a capire ciò che vedeva.
Ho scritto troppo soggettiva, non soggettiva. C'e' una gradazione in tutte le cose, anche nella soggettivita', e quella di Eva e' una recensione troppo soggettiva, troppo parziale.
Semplicemente si può essere d'accordo o meno con una recensione, non vedo dove stia il problema.
Troppo soggettivo è mettere un 5 ad un'anime di indubbia qualità perchè personalmente non è affine ai proprio gusti, soggettivo è dare che so, un voto in più ad un buon anime perchè questo tocca le sue corde. Soggettiva sono ad esempio io quando per mio stile personale abbono degli errori ai novellini mentre stango chi ha esperienza. Ho dunque dato un 8 ad Utena nonostante chiari difetti che ho abbonato poichè era il primo lavoro in solista di Ikuhara. Ho tolto parecchi voti a Kill la Kill perchè certi errori non li tollero da chi è già navigato.
Tu hai dato 8 ad Utena e hai tolto parecchi voti a Kill la Kill. E se per me fosse vero il contrario? I voti che tu hai dato non sono soggettivi? E se io ti dicessi che sono "troppo soggettivi" secondo me? Credo non se ne uscirebbe più
Ognuno giudica un'opera secondo i propri criteri, valori, gusti, e un altro centinaio di variabili. Ripeto, si può essere d'accordo o meno, ed è giusto che sia così, così come è giusto argomentare la propria disapprovazione. Ma dire che un giudizio è troppo soggettivo è una contraddizione in termini.
Ognuno giudica un'opera secondo i propri criteri, valori, gusti, e un altro centinaio di variabili. Ripeto, si può essere d'accordo o meno, ed è giusto che sia così, così come è giusto argomentare la propria disapprovazione. Ma dire che un giudizio è troppo soggettivo è una contraddizione in termini.
No, non puoi dire il contrario perchè nelle mie recensioni ho descritto difetti oggettivi riscontrabili da chiunque. La soggettività sta unicamente nel pesare i difetti e i pregi. Ci sono dei criteri oggettivi che ogni persona non può esimersi dal giudicare. Un disegno sproporzionato ( salvo scelte stilistiche) sarà sempre un difetto. I filler non giustificati da che so, da un approfondimento di tematiche e/o personaggi saranno sempre un difetto così come lo snaturare i personaggi ( esempio calzante Kill la Kill). La soggettività è quella che ti fa dare 9 ad un anime da 8, l'eccessiva soggettività è quella che ti fa dare 9 ad un anime da 5.
"La soggettività sta unicamente nel pesare i difetti e i pregi."
Chapeau fma35.
Non avrei saputo esprimerlo meglio Ais... Mi fa piacere che quanto affermi traspaia almeno un po' dalla mia recensione. All'inizio Utena mi aveva preso in positivo; proseguendo con le puntate è successo il contrario...
Mi sembra il caso di fare un esempio esplicativo: forse sono stato "troppo" soggettivo, seguendo quanto affermato da AkiraSakura (un utente che stimo molto e con il quale non ho il benché minimo problema), eppure credo che non ci penserei due volte a bocciare "Casablanca", un vero e proprio classico del cinema. Pur riconoscendo la bravura degli attori e l'importanza storica del film, non vedo perché dovrei dargli 7 o 8 solo perché si tratta di un classico. La trama del film è pesante, intricata e non ha avuto per me alcuna attrattiva. In tal senso, si potrebbe applicare il concetto appena illustrato anche alla mia recensione su Utena... Un altro esempio: se voto Evangelion con 10 non lo faccio perché è un cult, bensì perché mi è piaciuto tutto di quella serie. E' il mio modo di fare e naturalmente non tutti lo condividono, è normale che sia così. Però una cosa è certa: cerco di fare del mio meglio per esprimere le mie impressioni senza troppi giri di parole (e, anzi, c'è chi mi ha fatto notare che sono troppo prolisso) e soprattutto senza ferire pesantemente nessuno. Forse non ci riesco, ma ce la metto tutta...
E'proprio qui il tuo problema, anteponi i tuoi gusti personali all'effettiva ( o meno) qualità dell'opera. Come ho già detto a me Evangelion fa schifo ma non ne discuto la qualità e in ipotetica recensione non darei mai meno di 8/9 ( dovrei rivederlo per dare un voto effettivo). Un recensore dovrebbe sviscerare l'opera per quel che è e non per quel che ci si aspettava. Certo, poi ovviamente nel voto peseranno le preferenze, esempio lampante il mio 9 a Sailor moon S che per soggettività ho fatto pesare più le qualità dell'anime rispetto alle oggettive pecche. Se qualcun altro desse un 8, un 7 se per lui i difetti non sono giustificabili o sorvolabili in alcuna maniera lo accetterei comunque,ma se vedessi un voto dal 6 in giù o 10 qui è ovvio che o gioca l'inesperienza o è un voto con troppa soggettività.
Inizio a pensare che abbia davvero ragione chi dice che le recensioni non dovrebbero essere valutate numericamente...
Evangelion0189 non ha scritto: "La rivoluzione di Utena mi fa schifo perché è bruttissimo e orripilante, quindi voto 1"
Evangelion ha valutato con una minima insufficienza un'opera che lo ha annoiato, motivando ampliamente il suo giudizio, manco poi si dovesse davvero giustificare con qualcuno...
E poi sembra che qui siate tutti professionisti del settore: "questo è oggettivamente bello, e quest'altro è oggettivcamente brutto" "mi fa schifo ma devo dargli un voto alto lo stesso".
Ma chi stabilisce se un anime è oggettivamente bello, e anche se fosse chi stabilisce che io gli debba attribuire per forza un voto alto, nonostante non mi sia piaciuto per nulla? AC è un sito "amatoriale" dove sono gli utenti stessi a contribuire a popolare il sito e dove chiunque è libero di recensire e valutare un'opera come vuole, purché lo faccia scrivendo in italiano corretto e motivando il suo punto di vista.
Se a scrivere le recensioni degli anime/manga fossero solo i membri dello staff, magari pure pagati per farlo, allora il discorso potrebbe anche essere diverso ma non è questo il caso. Nessuno di noi è un critico professionista e dovrebbe avere la pretesa di esserlo. Certo quando si scrive una recensione non bisogna farlo con leggerezza (non è sicuramente il caso di Evangelion) perchè bisogna sempre pensare che tanti altri utenti le leggeranno ed è per questo che ci sono i moderatori
Complimenti agli autori!
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