Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[MANGA] Full Swing (Scadenza: 1/10/2014)
[ANIME] Harmonie (Scadenza: 1/10/2014)
[ANIME] Maria-sama ga miteru: Haru (Scadenza: 5/10/2014)
[MANGA] Legend of Lemnear (Scadenza: 8/10/2014)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Megazone 23 e Sakasama no Patema ed il manga Old Boy.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Megazone 23
9.0/10
Recensione di AkiraSakura
-
La prima parola che mi viene in mente quando ripenso al primo episodio di "Megazone 23" è molto usata nel gergo comune. Eh sì, quest'opera di Noboru Ishigoro è proprio una "figata": il character design di Toshihiro Hirano, la idol virtuale anni '80 disegnata da Haruhiko Mikimoto che canta brani j-pop da paura, la moto che si trasforma in un robot, la guerra intergalattica e il suggestivo supercomputer gigante che illude il genere umano, confinato nell'illusoria "Megazona 23" che ispirerà la triologia di "Matrix"...
In sostanza, questo piccolo capolavoro riprende gli elementi che fecero il successo di "Macross" e li porta all'estremo, arrivando anche a proporre, molto coraggiosamente, alcune scene di violenza e sesso (cosa inaudita nel lontano 1985!). Non manca comunque una sfumatura più prettamente romantica e sci-fi, resa grandiosa delle musiche di un Shiro Sagisu al massimo dell'ispirazione e in grado di mescolare, con successo, le varie tendenze pop/rock di moda negli anni '80, dando origine ad una folgorante alchimia di incursioni di tastiere, sintetizzatori e assoli di chitarra elettrica.
La regia perfetta di Ishigoro (che undici anni prima aveva diretto il classico senza tempo "Corazzata spaziale Yamato") sincronizza la devastante colonna sonora a scene d'azione spettacolari e coreografie mozzafiato. Tutto questo senza disdegnare l'aspetto più rilassato e "slice of life" che caratterizzò il precedente "Macross", altra opera seminale con Ishigoro alla regia e Mikimoto al character design.
Purtroppo non posso assegnare il massimo dei voti perché la sceneggiatura soffre di tempi dosati in modo assai poco omogeneo: la parte iniziale è troppo lenta, quella finale troppo frettolosa. Infatti nella prima mezz'ora ci sembrerà di vedere una commedia sentimentale standard, che si trasformerà nell'acclamata "figata" sci-fi in modo alquanto repentino a circa metà film. Ho comunque apprezzato la prima parte, in quanto in essa si sviluppa il rapporto romantico tra i due protagonisti, che fornisce quel "tocco in più" all'accattivante storia. Il finale è abbastanza aperto, e per conoscere la vera conclusione della vicenda è necessario passare al secondo film del 1986.
In conclusione, devo ammettere che questo "Megazone 23" è il migliore della triologia; un prodotto creato da uno staff di prim'ordine e dall'impatto devastante. L'edizione dvd della Yamato è stra-consigliata: la qualità video è ottima e il doppiaggio veramente all'altezza.
Non aspettatevi un'opera complessa e intellettuale, ma un mix duro e puro di fantascienza e sentimenti che, personalmente, mi ha letteralmente conquistato.
Non sarà che, in fondo, gli anni '80 siano stati veramente "i migliori anni possibili"? Per quanto riguarda l'animazione giapponese, senza dimenticare la seconda metà dei '70, penso proprio di sì.
In sostanza, questo piccolo capolavoro riprende gli elementi che fecero il successo di "Macross" e li porta all'estremo, arrivando anche a proporre, molto coraggiosamente, alcune scene di violenza e sesso (cosa inaudita nel lontano 1985!). Non manca comunque una sfumatura più prettamente romantica e sci-fi, resa grandiosa delle musiche di un Shiro Sagisu al massimo dell'ispirazione e in grado di mescolare, con successo, le varie tendenze pop/rock di moda negli anni '80, dando origine ad una folgorante alchimia di incursioni di tastiere, sintetizzatori e assoli di chitarra elettrica.
La regia perfetta di Ishigoro (che undici anni prima aveva diretto il classico senza tempo "Corazzata spaziale Yamato") sincronizza la devastante colonna sonora a scene d'azione spettacolari e coreografie mozzafiato. Tutto questo senza disdegnare l'aspetto più rilassato e "slice of life" che caratterizzò il precedente "Macross", altra opera seminale con Ishigoro alla regia e Mikimoto al character design.
Purtroppo non posso assegnare il massimo dei voti perché la sceneggiatura soffre di tempi dosati in modo assai poco omogeneo: la parte iniziale è troppo lenta, quella finale troppo frettolosa. Infatti nella prima mezz'ora ci sembrerà di vedere una commedia sentimentale standard, che si trasformerà nell'acclamata "figata" sci-fi in modo alquanto repentino a circa metà film. Ho comunque apprezzato la prima parte, in quanto in essa si sviluppa il rapporto romantico tra i due protagonisti, che fornisce quel "tocco in più" all'accattivante storia. Il finale è abbastanza aperto, e per conoscere la vera conclusione della vicenda è necessario passare al secondo film del 1986.
In conclusione, devo ammettere che questo "Megazone 23" è il migliore della triologia; un prodotto creato da uno staff di prim'ordine e dall'impatto devastante. L'edizione dvd della Yamato è stra-consigliata: la qualità video è ottima e il doppiaggio veramente all'altezza.
Non aspettatevi un'opera complessa e intellettuale, ma un mix duro e puro di fantascienza e sentimenti che, personalmente, mi ha letteralmente conquistato.
Non sarà che, in fondo, gli anni '80 siano stati veramente "i migliori anni possibili"? Per quanto riguarda l'animazione giapponese, senza dimenticare la seconda metà dei '70, penso proprio di sì.
Old Boy
8.0/10
Recensione di TheRolandDeschain
-
La vendetta è un piatto che va servito freddo.
E se l'attesa si protraesse per ben dieci anni, quale tipo di sentimento vendicativo potrebbe scaturirne?
E soprattutto con quanta forza e irruenza si scatenerebbe sugli attori della macchinazione?
Ma la vendetta, come insegna un celeberrimo film, non è mai una strada dritta. È una foresta. E in una foresta è facile smarrirsi. Non sai dove sei, né da dove sei partito.
Rinchiuso per dieci anni in una prigione senza alcun apparente motivo, Goto viene improvvisamente liberato. Ma nemmeno il tempo di riassaporare la vita da uomo libero che Goto si ritrova a indagare su chi lo abbia imprigionato e per quale motivo.
Va da se che il passo successivo alla scoperta del mandante della sua reclusione forzata consisterà nello scatenarsi della vendetta da parte di Goto.
Dieci anni, centoventi mesi, tremilaseicentocinquanta giorni...perché?
Qual è stato il fattore capace di scatenare un rancore tanto vivido e folle? La foresta di ipotesi, binari morti e soffiate che Goto si ritrova a districare per comprendere il complicato dilemma prende le mosse di una affascinante partita di scacchi tra lui medesimo e il suo persecutore. E quella che all'inizio pare una vendetta in direzione lineare si rivela essere ben presto un doppio sentimento vendicativo, complicando qualsiasi possibile soluzione ipotizzata dal lettore.
Solo che ci sono altre pedine oltre Goto e la sua nemesi: la dolce e inconsapevole Eri, l'ambiguo e sfuggente Dojima, la conturbante Suzanne, la maestra Kusama, il gioviale Tsukamoto. Tutti pedine perlopiù inconsapevoli di quello che pian piano si va definendo come un vero e proprio gioco. Ed è affascinante comprendere come la componente fondamentale di questa vendetta sia ludica. Tragedia e gioco, due assoluti apparentemente impenetrabili tra loro, vengono in quest'opera unificati.
La partita a scacchi, frutto di mosse azzardate, ritorno sui passi precedenti e finte, procede coerentemente sino al climax finale purtroppo troppo rapido e troppo poco approfondito - tra le poche pecche dell'opera.
Ma passiamo ai punti forti: sicuramente la caratterizzazione dei personaggi. Se attori come Tsukamoto ed Erin vengono lasciati volutamente poco definiti per la loro incidenza marginale ai fini della trama, non si può dire così di Goto, di K. e di Kusama per i quali l'esplorazione delle rispettive interiorità raggiunge una profondità quasi maniacale. Menzione particolare per K., forse il vero protagonista della serie: l'acme dell'opera viene infatti raggiunto proprio durante il suo flusso di coscienza, tramite cui si arriva alla soluzione (seppur parziale) del caso.
Grazie all'utilizzo magistrale del flusso di coscienza e di scambi serrati di battute seguiti da numerose tavole "nuff said" l'autore mantiene ben alti i livelli di tensione e la caratura drammatica dei dialoghi, oltre che a semplificare notevolmente lo scorrere della trama, rendendo l'opera godibilissima e facile nella fruizione.
Eccezionali, per la parte grafica, le tavole che evocano nostalgicamente gli spleen notturni di una Tokyo ebbra, misteriosa, ubriaca di sentimenti. Il lettore non può resistere a questa forza evocativa e giocoforza ne risulta, affascinato, ammaliato, inevitabilmente attratto. Tale è appunto il livello di coinvolgimento sia spaziale sia umano.
Connubio felice tra sceneggiatura e grafica, "Old Boy" è una delle opere hard boiled da non perdere per gli amanti del genere. Consigliatissima sopratutto per la nuova edizione da cinque volumi che la Jpop ha da poco ultimato con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
E se l'attesa si protraesse per ben dieci anni, quale tipo di sentimento vendicativo potrebbe scaturirne?
E soprattutto con quanta forza e irruenza si scatenerebbe sugli attori della macchinazione?
Ma la vendetta, come insegna un celeberrimo film, non è mai una strada dritta. È una foresta. E in una foresta è facile smarrirsi. Non sai dove sei, né da dove sei partito.
Rinchiuso per dieci anni in una prigione senza alcun apparente motivo, Goto viene improvvisamente liberato. Ma nemmeno il tempo di riassaporare la vita da uomo libero che Goto si ritrova a indagare su chi lo abbia imprigionato e per quale motivo.
Va da se che il passo successivo alla scoperta del mandante della sua reclusione forzata consisterà nello scatenarsi della vendetta da parte di Goto.
Dieci anni, centoventi mesi, tremilaseicentocinquanta giorni...perché?
Qual è stato il fattore capace di scatenare un rancore tanto vivido e folle? La foresta di ipotesi, binari morti e soffiate che Goto si ritrova a districare per comprendere il complicato dilemma prende le mosse di una affascinante partita di scacchi tra lui medesimo e il suo persecutore. E quella che all'inizio pare una vendetta in direzione lineare si rivela essere ben presto un doppio sentimento vendicativo, complicando qualsiasi possibile soluzione ipotizzata dal lettore.
Solo che ci sono altre pedine oltre Goto e la sua nemesi: la dolce e inconsapevole Eri, l'ambiguo e sfuggente Dojima, la conturbante Suzanne, la maestra Kusama, il gioviale Tsukamoto. Tutti pedine perlopiù inconsapevoli di quello che pian piano si va definendo come un vero e proprio gioco. Ed è affascinante comprendere come la componente fondamentale di questa vendetta sia ludica. Tragedia e gioco, due assoluti apparentemente impenetrabili tra loro, vengono in quest'opera unificati.
La partita a scacchi, frutto di mosse azzardate, ritorno sui passi precedenti e finte, procede coerentemente sino al climax finale purtroppo troppo rapido e troppo poco approfondito - tra le poche pecche dell'opera.
Ma passiamo ai punti forti: sicuramente la caratterizzazione dei personaggi. Se attori come Tsukamoto ed Erin vengono lasciati volutamente poco definiti per la loro incidenza marginale ai fini della trama, non si può dire così di Goto, di K. e di Kusama per i quali l'esplorazione delle rispettive interiorità raggiunge una profondità quasi maniacale. Menzione particolare per K., forse il vero protagonista della serie: l'acme dell'opera viene infatti raggiunto proprio durante il suo flusso di coscienza, tramite cui si arriva alla soluzione (seppur parziale) del caso.
Grazie all'utilizzo magistrale del flusso di coscienza e di scambi serrati di battute seguiti da numerose tavole "nuff said" l'autore mantiene ben alti i livelli di tensione e la caratura drammatica dei dialoghi, oltre che a semplificare notevolmente lo scorrere della trama, rendendo l'opera godibilissima e facile nella fruizione.
Eccezionali, per la parte grafica, le tavole che evocano nostalgicamente gli spleen notturni di una Tokyo ebbra, misteriosa, ubriaca di sentimenti. Il lettore non può resistere a questa forza evocativa e giocoforza ne risulta, affascinato, ammaliato, inevitabilmente attratto. Tale è appunto il livello di coinvolgimento sia spaziale sia umano.
Connubio felice tra sceneggiatura e grafica, "Old Boy" è una delle opere hard boiled da non perdere per gli amanti del genere. Consigliatissima sopratutto per la nuova edizione da cinque volumi che la Jpop ha da poco ultimato con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Patema Inverted
8.0/10
Recensione di Vagabond90
-
Sakasama no Patema è un lungometraggio scritto e diretto Yasujiro Yoshiura, che ha un'esperienza decennale nel genere di anime fantascientifici/sperimentali. Il film porta a compimento quanto iniziato con una serie di quattro episodi prodotti e lanciati sul web nel 2012, anche se in pratica i primi 25 minuti del lungometraggio reintegrano fedelmente le animazioni originarie di questi 4 corti episodi da 6 minuti.
Il regista/sceneggiatore a fronte di un ambientazione futuribile in un mondo fittizio, si è cimentato con un tipo di storia del tutto originale, secondo me riuscita fino ad un certo punto nei suoi approdi finali, perché concettualmente un po tirata per i capelli:
In un passato non troppo lontano l'umanità ha condotto degli esperimenti sulla gravità e durante uno di questi parte delle metropoli terrestri sono state rapite dal cielo con conseguenti danni catastrofici. Gli uomini contrari a tali esperimenti hanno bollato come peccatori coloro che li stavano svolgendo, come se stessero superando con tracotanza un limite dettato dal creato, come se stessero tendendo di raggiungere una conoscenza che non era alla portata dell'uomo. Da quel momento in poi i discendenti di coloro che hanno svolto gli esperimenti sono degli uomini a gravità invertita, che perciò vivono nel sottosuolo come unico espediente possibile alla sopravvivenza, perché sarebbero altrimenti rapiti verso il cielo e portati a morte sicura. Patema (che vuol dire letteralmente "sottosopra") è una "principessa" dai capelli argentei di questo mondo sotterraneo, ma spinta dall'entusiasmo dell'esploratore di Lagos vuole sapere cosa c'è al di sopra del sottosuolo: difatti la comunità in cui vive nasconde ai bambini la verità sul mondo fin tanto che non divengano adulti. In un diramarsi di tubi, impianti, architetture rovinose e grandi altezze multiple si collocano gli alloggi di questo brulicante mondo sotterraneo.
Il mondo di Aiga, quello al di sopra, con cui Patema di lì a poco dovrà venire a confrontarsi, è un mondo ovattato, in cui le persone sono controllate da un sistema massimalista dittatoriale che impone una visione storica estremamente orientata riguardo gli uomini rapiti dal cielo, appunto peccatori per aver osato sfidare la natura: la censura non consente di pensare con il proprio cervello, gli uomini ma soprattutto i ragazzi adolescenti non sono che dei burattini plagiati dal volere di pochi oligarchi. Qui vive Eiji, un ragazzo che per una serie di vicende personali riesce a non farsi piegare dal volere del regime, e si incontrerà fortuitamente con Patema.
Il tutto è realizzato da un connubio perfetto in questo senso tra linguaggio propagandistico e linguaggio architettonico del potere, come ahimè storicamente si è già visto anche nel nostro passato recente: le architetture dei servizi collettivi sono realizzate ottimamente, in cemento a faccia vista, di stile brutalista, si ergono a terra da giochi d'acqua, i palazzi dirigenziali assomigliano molto a quelli che Le Corbusier aveva progettato per la città di Chandigar, da cui si sarà presa di sicuro libera ispirazione; quindi le forme pacate e razionaliste dell'architettura hanno il loro intento psicologico sulle grandi masse, per dimostrare il potere del regime nelle sue strutture così da annientare le coscienze, che rimangono quasi anestetizzate dall'ambiente circostante.
L'espediente dell'invertimento, del capovolgimento, diventa anche un tema registico perchè di volta in volta con l'incontro tra Eiji e Patema cambia l'inquadratura della telecamera e vediamo il punto di vista dell'uno o dell'altra. L'altro tema forte è il valore dei giovani, delle nuove leve, che riescono ad andare oltre gli errori delle vecchie generazioni e con la forza dell'amore e della reciproca tolleranza riescono ad appianare le differenze. Una visione certamente utopica, se raffrontata al nostro mondo , ma possibile se le coscienze dei giovani appunto non venissero quotidianamente bombardate ed influenzate da una serie di messaggi che poi rimangono nell 'inconscio.
Graficamente molto bello, Il chara design ricorda già altre opere di Yoshiura, la cosa che mi ha colpito di più sono state le ambientazioni, sempre molto fedeli e dettagliate. Le animazioni sono buone ma in certi momenti un po troppo macchinose, ci sono dei punti in cui lo stesso fotogramma rimane fermo per una manciata di secondo e non è proprio una cosa piacevole da vedere. E' anche vero però che ci sono stati un paio di momenti letteralmente spettacolari, in cui la giusta coordinazione tra animazioni, scenari e musiche mi ha fatto rimanere a bocca aperta come sinceramente non me lo sarei aspettato.
L'espediente originale di questa inversione gravitazionale però non mi ha convinto mai al 100%, e neanche le conclusioni, dopo una serie di capovolgimenti di inquadrature ho sinceramente avuto un po di confusione sul finire. Il messaggio mandato comunque è che l'uomo dovrebbe essere unito nonostante le contraddizioni e le differenze che si generano tra diverse culture, ma solo gli occhi scopritori e non ottenebrati dei giovani sono capaci di apportare questo cambiamento, impossibile agli adulti perchè già inseriti in mondo che ragiona secondo altre logiche.
Il regista/sceneggiatore a fronte di un ambientazione futuribile in un mondo fittizio, si è cimentato con un tipo di storia del tutto originale, secondo me riuscita fino ad un certo punto nei suoi approdi finali, perché concettualmente un po tirata per i capelli:
In un passato non troppo lontano l'umanità ha condotto degli esperimenti sulla gravità e durante uno di questi parte delle metropoli terrestri sono state rapite dal cielo con conseguenti danni catastrofici. Gli uomini contrari a tali esperimenti hanno bollato come peccatori coloro che li stavano svolgendo, come se stessero superando con tracotanza un limite dettato dal creato, come se stessero tendendo di raggiungere una conoscenza che non era alla portata dell'uomo. Da quel momento in poi i discendenti di coloro che hanno svolto gli esperimenti sono degli uomini a gravità invertita, che perciò vivono nel sottosuolo come unico espediente possibile alla sopravvivenza, perché sarebbero altrimenti rapiti verso il cielo e portati a morte sicura. Patema (che vuol dire letteralmente "sottosopra") è una "principessa" dai capelli argentei di questo mondo sotterraneo, ma spinta dall'entusiasmo dell'esploratore di Lagos vuole sapere cosa c'è al di sopra del sottosuolo: difatti la comunità in cui vive nasconde ai bambini la verità sul mondo fin tanto che non divengano adulti. In un diramarsi di tubi, impianti, architetture rovinose e grandi altezze multiple si collocano gli alloggi di questo brulicante mondo sotterraneo.
Il mondo di Aiga, quello al di sopra, con cui Patema di lì a poco dovrà venire a confrontarsi, è un mondo ovattato, in cui le persone sono controllate da un sistema massimalista dittatoriale che impone una visione storica estremamente orientata riguardo gli uomini rapiti dal cielo, appunto peccatori per aver osato sfidare la natura: la censura non consente di pensare con il proprio cervello, gli uomini ma soprattutto i ragazzi adolescenti non sono che dei burattini plagiati dal volere di pochi oligarchi. Qui vive Eiji, un ragazzo che per una serie di vicende personali riesce a non farsi piegare dal volere del regime, e si incontrerà fortuitamente con Patema.
Il tutto è realizzato da un connubio perfetto in questo senso tra linguaggio propagandistico e linguaggio architettonico del potere, come ahimè storicamente si è già visto anche nel nostro passato recente: le architetture dei servizi collettivi sono realizzate ottimamente, in cemento a faccia vista, di stile brutalista, si ergono a terra da giochi d'acqua, i palazzi dirigenziali assomigliano molto a quelli che Le Corbusier aveva progettato per la città di Chandigar, da cui si sarà presa di sicuro libera ispirazione; quindi le forme pacate e razionaliste dell'architettura hanno il loro intento psicologico sulle grandi masse, per dimostrare il potere del regime nelle sue strutture così da annientare le coscienze, che rimangono quasi anestetizzate dall'ambiente circostante.
L'espediente dell'invertimento, del capovolgimento, diventa anche un tema registico perchè di volta in volta con l'incontro tra Eiji e Patema cambia l'inquadratura della telecamera e vediamo il punto di vista dell'uno o dell'altra. L'altro tema forte è il valore dei giovani, delle nuove leve, che riescono ad andare oltre gli errori delle vecchie generazioni e con la forza dell'amore e della reciproca tolleranza riescono ad appianare le differenze. Una visione certamente utopica, se raffrontata al nostro mondo , ma possibile se le coscienze dei giovani appunto non venissero quotidianamente bombardate ed influenzate da una serie di messaggi che poi rimangono nell 'inconscio.
Graficamente molto bello, Il chara design ricorda già altre opere di Yoshiura, la cosa che mi ha colpito di più sono state le ambientazioni, sempre molto fedeli e dettagliate. Le animazioni sono buone ma in certi momenti un po troppo macchinose, ci sono dei punti in cui lo stesso fotogramma rimane fermo per una manciata di secondo e non è proprio una cosa piacevole da vedere. E' anche vero però che ci sono stati un paio di momenti letteralmente spettacolari, in cui la giusta coordinazione tra animazioni, scenari e musiche mi ha fatto rimanere a bocca aperta come sinceramente non me lo sarei aspettato.
L'espediente originale di questa inversione gravitazionale però non mi ha convinto mai al 100%, e neanche le conclusioni, dopo una serie di capovolgimenti di inquadrature ho sinceramente avuto un po di confusione sul finire. Il messaggio mandato comunque è che l'uomo dovrebbe essere unito nonostante le contraddizioni e le differenze che si generano tra diverse culture, ma solo gli occhi scopritori e non ottenebrati dei giovani sono capaci di apportare questo cambiamento, impossibile agli adulti perchè già inseriti in mondo che ragiona secondo altre logiche.
per gli altri non posso dire nulla perchè non li ho visti sorry
Ma vabé posso capire i gusti personali, specie nei confronti di quel periodo.
Old Boy prima o poi lo devo leggere, il terzo non lo conosco.
Per quanto riguarda Old Boy condivido quanto detto dal recensore, anche io ho assegnato lo stesso voto all'opera quando la recensii e ho più o meno fatto le stesse considerazioni! un amalgama di thriller e psicologia in una Tokyo per nottambuli da genere noir e decadente. Mi sono piaciuti molto i disegni così esuli dagli standard dei manga di oggi.
Anche per quanto riguarda Megazone 23 concordo con il recensore: in effetti il primo episodio qui recensito è l'unico episodio dei 3 Oav che meriti per davvero una menzione, io magari gli avrei assegnato un 8, ma è piaciuto abbastanza anche a me, mi ricordo che viene messa parecchia carne al fuoco ma essendo di durata limitata chiaramente è difficile condensare tutte le tematiche senza essere un pochino dispersivi. Portatore fino all'osso di tutti i retaggi degli anni '80, mischia caratteri punk ad elementi tecnologici ed ha il tipico character design di quegli anni.
Il finale è stato frettoloso, con una spiegazione che risulta banale e poco approfondita, non parliamo poi dell'epilogo che dovrebbe fare da apripista ad una possibile prosecuzione, anche solo ipotetica per via di un certo fatto e che comunque risulta esser fatta in malo modo, come se avessero le pagine più contate del solito per poterlo sviluppare.
Consigliatissimo perciò, complimenti al recensore !
Non ci credo che sia venuta in mente un' idea cosi' "particolare" a dua persone diverse nello stesso momento..
Spero un sequel che spiega certe cose, perchè lasciato cosi e tutto raffozzato e incompleto.
@Jollyroger Upside Down parti la produzione nel 2009, un film sempre tre anni occupa la lavorazione prima dell'uscità, non so quanto parti la lavorazione di PI
Nel 2012 ce stato anche un terzo film dall'ambientazione simile
http://en.wikipedia.org/wiki/Head_over_Heels_(2012_film)
Per quanto riguarda Sakasama Patema mi era piaciuto fin dall'epoca dei 4 oav quindi... Il voto se lo merita tutto.
Complimenti ai 3
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