Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).
I titoli al momento disponibili sono:
[ANIME] Sally la maga (Scadenza: 9/9/2015)
[ANIME] Kaleido Star (Scadenza: 13/9/2015)
[ANIME] Natsu no Arashi (Scadenza: 16/9/2015)
[ANIME] Softenni (Scadenza: 20/9/2015)
[MANGA] L'impero Romano (Scadenza: 9/9/2015)
[MANGA] Porompompin (Scadenza: 13/9/2015)
[MANGA] Crimson Wolf (Scadenza: 16/9/2015)
[LIVE] Rough (Scadenza: 9/9/2015)
[LIVE] Thermae Romae II (Scadenza: 13/9/2015)
[LIVE] Megaloman (Scadenza: 16/9/2015)
[GAME] Clannad (Visual Novel) (Scadenza: 9/9/2015)
[GAME] Mario Kart 8 (Scadenza: 13/9/2015)
[SERIAL] Xena, principessa guerriera (Scadenza: 9/9/2015)
[SERIAL] Tutto in famiglia (Scadenza: 13/9/2015)
Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con i manga L'emblema di Roto, Kuragehime - La principessa delle meduse e Il nome in codice è Sailor V.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Recensione di Franzelion
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Mi ero avvicinato a questo titolo cercando quel fantasy, quella storia appassionante che mancava alla mia libreria, qualcosa che soddisfacesse il mio palato da appassionato di fantasy, laddove manga come Warcraft o Zelda non erano riusciti; e Dragon Quest ha fortunatamente mantenuto e soddisfatto tutte le mie aspettative, né più né meno.
Essendo datata 1992, non aspettatevi una trama o un'ambientazione particolarmente originali, anche perché se conoscete il marchio <i>Dragon quest</i> sapete bene che "il classico" è all'ordine del giorno. Personalmente comunque questo "classicismo" di Dragon quest non mi dà affatto fastidio, anzi, mi trova contento di leggere qualcosa che si mantiene fedele al suo nome e alle sue origini, al contrario di altri marchi dove tra cyberpunk o età moderna di fantasy non c'è rimasto quasi più nulla, pur continuando a portare la dicitura "Fantasy" nel proprio nome.
La natura "vecchio stile" di Dragon quest ha comunque anche qualche lato negativo oltre i vari aspetti positivi: la sceneggiatura e certi dialoghi sono alquanto stereotipati, ma non affatto sterili o banali, anzi i colpi di scena e l'imprevedibilità di un combattimento sono dietro l'angolo, per fortuna negli scontri non si sente quell'odore di già visto e di "ora va a finire così" che si avverte negli shounen più moderni; e questo aspetto rende onore al titolo, sebbene i combattimenti non siano proprio eccezionali per coinvolgimento o per "tecnica". Anzi, se devo essere sincero, trovo che essi siano - almeno nella parte centrale del manga - a volte noiosetti o eccessivamente lunghi, anche dove non ce n'è bisogno, e appunto in certi casi possono dare un po' di fastidio.
La storia è sicuramente l'aspetto più importante di un fantasy, e <i>Dragon quest - L'emblema di Roto</i> sotto questo punto di vista è davvero impeccabile, con una trama che si evolve e si dipana fin nei dettagli sempre più, fino all'ultimo numero dove non smette di rivelare sorprese e ulteriori approfondimenti; tutti i dettagli di cui è infarcita la storia (Albero della vita, Seirei Rubis, Origini di Imajin ecc...) verranno chiariti a suo tempo, lasciando alla fine una sensazione di "amaro in bocca" assolutamente nullo e anzi molto dolce, come un buon bignè alla crema. Se devo fare il pignolo però, dovrei dire che alcuni passaggi e collegamenti non sono chiarissimi, ma più volte sono dovuto tornare a leggere indietro per capire cosa mi ero perso, e in un paio di occasioni ho constatato che si trattava unicamente di un errore di stampa, quindi questo difetto può essere riconducibile esclusivamente all'edizione italiana, dovrei leggerlo in giapponese per saperlo.
Poi ci sono i personaggi, e qui ci sono alti e bassi, sebbene il livello generale si appresta comunque a buoni livelli.
Ad esempio Arus e Jagan sono caratterizzati ottimamente, soprattutto il secondo lo trovo un personaggio davvero fantastico e profondo, forse il migliore della serie. Poi ci sono delle "vide di mezzo", approfonditi cioè quanto basta, come Poron e qualche nemico; infine ce ne sono alcuni fin troppo piatti, come Yao, il saggio Kadal e soprattutto Astea, personaggio praticamente senza personalità, caratterizzato in maniera ridicola. La cosa buona però è che nessuno viene completamente trascurato, ognuno ha i suoi "ma" e i suoi "perché", anche il semplice nemico di turno.
Graficamente è senza dubbio eccellente, sia nello stile che si rifà molto al grande Toriyama (che rimane comunque superiore e dal tratto più "pulito", solido e coerente), sia che - soprattutto - per i fondali, spesso e volentieri presenti e pieni di dettagli, davvero lodevole per le pubblicazioni di allora, in particolare la saga del Re Bestia avrà richiesto una cura e dei tempi massacranti, per la splendide tavole rappresentanti grandi eserciti.
Insomma, questo manga non sarà il capolavoro dell'anno per alcuni elementi che sanno di già visto, altri che potevano essere approfonditi meglio o altri ancora addirittura eliminati (essendo quasi degli allunga-brodo), ma rimane una perla come fantasy, che non dovrebbe mancare a nessun appassionato del genere.
Essendo datata 1992, non aspettatevi una trama o un'ambientazione particolarmente originali, anche perché se conoscete il marchio <i>Dragon quest</i> sapete bene che "il classico" è all'ordine del giorno. Personalmente comunque questo "classicismo" di Dragon quest non mi dà affatto fastidio, anzi, mi trova contento di leggere qualcosa che si mantiene fedele al suo nome e alle sue origini, al contrario di altri marchi dove tra cyberpunk o età moderna di fantasy non c'è rimasto quasi più nulla, pur continuando a portare la dicitura "Fantasy" nel proprio nome.
La natura "vecchio stile" di Dragon quest ha comunque anche qualche lato negativo oltre i vari aspetti positivi: la sceneggiatura e certi dialoghi sono alquanto stereotipati, ma non affatto sterili o banali, anzi i colpi di scena e l'imprevedibilità di un combattimento sono dietro l'angolo, per fortuna negli scontri non si sente quell'odore di già visto e di "ora va a finire così" che si avverte negli shounen più moderni; e questo aspetto rende onore al titolo, sebbene i combattimenti non siano proprio eccezionali per coinvolgimento o per "tecnica". Anzi, se devo essere sincero, trovo che essi siano - almeno nella parte centrale del manga - a volte noiosetti o eccessivamente lunghi, anche dove non ce n'è bisogno, e appunto in certi casi possono dare un po' di fastidio.
La storia è sicuramente l'aspetto più importante di un fantasy, e <i>Dragon quest - L'emblema di Roto</i> sotto questo punto di vista è davvero impeccabile, con una trama che si evolve e si dipana fin nei dettagli sempre più, fino all'ultimo numero dove non smette di rivelare sorprese e ulteriori approfondimenti; tutti i dettagli di cui è infarcita la storia (Albero della vita, Seirei Rubis, Origini di Imajin ecc...) verranno chiariti a suo tempo, lasciando alla fine una sensazione di "amaro in bocca" assolutamente nullo e anzi molto dolce, come un buon bignè alla crema. Se devo fare il pignolo però, dovrei dire che alcuni passaggi e collegamenti non sono chiarissimi, ma più volte sono dovuto tornare a leggere indietro per capire cosa mi ero perso, e in un paio di occasioni ho constatato che si trattava unicamente di un errore di stampa, quindi questo difetto può essere riconducibile esclusivamente all'edizione italiana, dovrei leggerlo in giapponese per saperlo.
Poi ci sono i personaggi, e qui ci sono alti e bassi, sebbene il livello generale si appresta comunque a buoni livelli.
Ad esempio Arus e Jagan sono caratterizzati ottimamente, soprattutto il secondo lo trovo un personaggio davvero fantastico e profondo, forse il migliore della serie. Poi ci sono delle "vide di mezzo", approfonditi cioè quanto basta, come Poron e qualche nemico; infine ce ne sono alcuni fin troppo piatti, come Yao, il saggio Kadal e soprattutto Astea, personaggio praticamente senza personalità, caratterizzato in maniera ridicola. La cosa buona però è che nessuno viene completamente trascurato, ognuno ha i suoi "ma" e i suoi "perché", anche il semplice nemico di turno.
Graficamente è senza dubbio eccellente, sia nello stile che si rifà molto al grande Toriyama (che rimane comunque superiore e dal tratto più "pulito", solido e coerente), sia che - soprattutto - per i fondali, spesso e volentieri presenti e pieni di dettagli, davvero lodevole per le pubblicazioni di allora, in particolare la saga del Re Bestia avrà richiesto una cura e dei tempi massacranti, per la splendide tavole rappresentanti grandi eserciti.
Insomma, questo manga non sarà il capolavoro dell'anno per alcuni elementi che sanno di già visto, altri che potevano essere approfonditi meglio o altri ancora addirittura eliminati (essendo quasi degli allunga-brodo), ma rimane una perla come fantasy, che non dovrebbe mancare a nessun appassionato del genere.
Mettiamo subito le cose in chiaro: le opere che trattano di otaku, come Genshiken, Oreimo o La figlia dell'otaku, mi piacciono. Mi piacciono molto. Non sorprende quindi che mi piaccia anche Kuragehime, che è un manga sul mondo degli otaku da un punto di vista femminile. Le protagoniste di Kuragehime, le Amars ("monache"), sono delle ragazze/giovani donne che vivono in un vecchio pensionato ispirato a Maison Ikkoku, anche se non in maniera così palese come in Musume-san. Ognuna di loro ha la propria mania particolare:
- Tsukimi, la protagonista principale, è un'otaku delle meduse
- Chieko, l'amministratrice del pensionato, è un'otaku di bambole e kimono
- Mayaya è una fanatica dei Tre Regni
- Banba è un'appassionata di treni
- Jiji è una fukuoshi con un debole per gli anziani.
Tutte loro lavorano come assistenti della sensei Mejiro, che è una disegnatrice di manga Yaoi piuttosto quotata. Mejiro è anche l'otaku più estrema di tutte, tanto che non si fa mai vedere neppure dalle sue collaboratrici e comunica solo per iscritto tramite messaggi scritti su fogli di carta passati sotto la porta. Le sue collaboratrici la chiamano oracolo e la venerano come una sacerdotessa. Il pensionato viene da loro chiamato monastero perché tutte le Amars, come si conviene a delle vere otaku, sono vergini e totalmente negate per i rapporti interpersonali con il sesso opposto. Ovviamente queste ragazze sono completamente negate anche per la moda, il loro abbigliamento è terrificante e il loro aspetto fisico non è certo dei migliori. La loro vita viene sconvolta quando Kuranosuke, una "ragazza" alla moda, si intromette di forza nel loro gruppo, cercando di fare amicizia con loro e soprattutto di cambiarne il look. Tsukimi ben vestita e senza occhiali fa la sua figura e di lei si innamora a prima vista Shu, il fratello maggiore di Kuranosuke, che secondo me è il personaggio maschile più indovinato di Kuragihime. Shu non ha strani interessi otaku, ma è ugualmente simpatico perché a più di trent'anni è vergine e totalmente incapace con la donne. Sfortunatamente però si trova sulla strada di una vera e propria mangiatrice di uomini, Shoko Inari, che non si fa scrupolo a drogarlo per approfittarsi di lui. Impagabile la scena in cui torna a casa tutto sconvolto e Kuranosuke gli dice "sembri una di quelle donne che si vedono nei film scampate da una violenza sessuale!"
Lo scopo delle Amars è quello di salvare il loro pensionato dalla speculazione edilizia: questo può essere fatto soltanto comprando l'edificio in cui vivono; per raccogliere i fondi decidono di fondare una casa di moda specializzati in abiti con design ispirato alle meduse. La trama si sviluppa in molti volumi: io sono arrivato all'inizio del settimo, quando le ragazze organizzano la loro prima sfilata di moda. I volumi sono infarciti di ironia e di situazioni paradossali che fanno letteralmente scompisciare dalle risate: lo raccomando caldamente a tutti gli otaku, maschi e femmine, e a chi cerca un manga umoristico ma anche sentimentale sotto la superficie comica.
Kuragehime mi è piaciuto moltissimo fin da subito, probabilmente per la simpatia dei personaggi e per lo stile dei disegni, veramente dolce e delicato, nonché molto originale. Il manga comunque è in continua crescita e più numeri leggo più mi piace. Faccio davvero i complimenti all'autrice, veramente in gamba. Il manga è divertentissimo. Ho visto anche l'anime corrispondente che non è affatto male, anche se non arriva alla conclusione del manga e quindi ne inventa una che non mi è piaciuta affatto. Spero vivamente che il manga si concluda diversamente.
Voto: 9+ in crescita.
- Tsukimi, la protagonista principale, è un'otaku delle meduse
- Chieko, l'amministratrice del pensionato, è un'otaku di bambole e kimono
- Mayaya è una fanatica dei Tre Regni
- Banba è un'appassionata di treni
- Jiji è una fukuoshi con un debole per gli anziani.
Tutte loro lavorano come assistenti della sensei Mejiro, che è una disegnatrice di manga Yaoi piuttosto quotata. Mejiro è anche l'otaku più estrema di tutte, tanto che non si fa mai vedere neppure dalle sue collaboratrici e comunica solo per iscritto tramite messaggi scritti su fogli di carta passati sotto la porta. Le sue collaboratrici la chiamano oracolo e la venerano come una sacerdotessa. Il pensionato viene da loro chiamato monastero perché tutte le Amars, come si conviene a delle vere otaku, sono vergini e totalmente negate per i rapporti interpersonali con il sesso opposto. Ovviamente queste ragazze sono completamente negate anche per la moda, il loro abbigliamento è terrificante e il loro aspetto fisico non è certo dei migliori. La loro vita viene sconvolta quando Kuranosuke, una "ragazza" alla moda, si intromette di forza nel loro gruppo, cercando di fare amicizia con loro e soprattutto di cambiarne il look. Tsukimi ben vestita e senza occhiali fa la sua figura e di lei si innamora a prima vista Shu, il fratello maggiore di Kuranosuke, che secondo me è il personaggio maschile più indovinato di Kuragihime. Shu non ha strani interessi otaku, ma è ugualmente simpatico perché a più di trent'anni è vergine e totalmente incapace con la donne. Sfortunatamente però si trova sulla strada di una vera e propria mangiatrice di uomini, Shoko Inari, che non si fa scrupolo a drogarlo per approfittarsi di lui. Impagabile la scena in cui torna a casa tutto sconvolto e Kuranosuke gli dice "sembri una di quelle donne che si vedono nei film scampate da una violenza sessuale!"
Lo scopo delle Amars è quello di salvare il loro pensionato dalla speculazione edilizia: questo può essere fatto soltanto comprando l'edificio in cui vivono; per raccogliere i fondi decidono di fondare una casa di moda specializzati in abiti con design ispirato alle meduse. La trama si sviluppa in molti volumi: io sono arrivato all'inizio del settimo, quando le ragazze organizzano la loro prima sfilata di moda. I volumi sono infarciti di ironia e di situazioni paradossali che fanno letteralmente scompisciare dalle risate: lo raccomando caldamente a tutti gli otaku, maschi e femmine, e a chi cerca un manga umoristico ma anche sentimentale sotto la superficie comica.
Kuragehime mi è piaciuto moltissimo fin da subito, probabilmente per la simpatia dei personaggi e per lo stile dei disegni, veramente dolce e delicato, nonché molto originale. Il manga comunque è in continua crescita e più numeri leggo più mi piace. Faccio davvero i complimenti all'autrice, veramente in gamba. Il manga è divertentissimo. Ho visto anche l'anime corrispondente che non è affatto male, anche se non arriva alla conclusione del manga e quindi ne inventa una che non mi è piaciuta affatto. Spero vivamente che il manga si concluda diversamente.
Voto: 9+ in crescita.
Codename Sailor V
7.0/10
Si ha la sensazione di leggere "insert coin" nel momento in cui apriremo il volume: 1991, sale giochi, "Fatal Fury" e "Final Fight", mazzate bidimensionali insomma. Poco importa se la protagonista è una stupida, Minako è la rappresentazione dell'otaku tipo anni '90, inserisci gettone e gioca senza pensarci, guarda la tv generalista e sbava sugli idol, ascolta musica j-pop e dance di bassa qualità. Questo in sintesi è "Codename: Sailor V", ma non solo.
Naoko Takeuchi non inventa nulla con questo manga, abbiamo la giustiziera mascherata dalla doppia identità, il poliziotto stupido, i mostri della settimana e Artemis, il gatto che dona i poteri alla nostra scolaretta, predicatore e rompiscatole come pochi - Mina fai questo, Mina non fare quest'altro, Mina sei una scansafatiche - allo scopo di rendere Sailor V una valente combattente che combatte un nemico dall'oscura identità e provenienza. Una normale ragazza che all'età di tredici anni (anche se con un fisico da sballo ma questo è lo stile Takeuchi, prendere o lasciare) deve rinunciare ai comuni divertimenti, scusate se è poco.
Nato come opera autonoma e successivamente divenuto prequel e spin-off del celebre "Pretty Guardian Sailor Moon", oltre al suo essere "origine del mito" Sailor V affronta il tema della maturazione di una guerriera Sailor appena accennato nella serie maggiore; laddove il risveglio delle future compagne di Usagi si può sintetizzare in "ah, quindi sono una guerriera Sailor? Ok!", a Minako invece divisa e maschera stanno strette (non per le sue forme), è uno spirito libero e ribelle piena di sogni con tutte le manie e le voglie di una ragazza "normale", dovrà però fare i conti con il suo destino e uno stramaledetto gatto saccente, dovrà maturare e dimostrare di essere all'altezza delle sue responsabilità e fare da guida alle future guerriere Sailor essendo lei la prima. Ma allo stesso tempo in "Sailor Moon" sarà Minako a rappresentare i sogni di fanciulla e di normalità tra viaggi temporali e lunari, quasi come ad esorcizzare la sua vera natura di guerriera Sailor con i suoi discorsi materialistici sul principe azzurro e gli idol, un rimasuglio di quotidianità in un'esistenza folle e ultraterrena consapevole però nel suo profondo che quei giorni sono ormai lontani, ma sto dilagando.
Tornando al manga, abbiamo un insieme di episodi autoconclusivi attaccati alla meno peggio. Sailor V infatti non ebbe una pubblicazione costante, lo si può capire anche dal fatto che all'inizio di ogni capitolo le identità di Minako e Artemis vengono spiegate nuovamente. Le storie si basano sul solito canovaccio dei mostri che succhiano l'energia vitale agli esseri umani, sfruttando le loro manie e le loro debolezze - mass-media, musica, dolci - in modo del tutto simile a quanto accade nelle prime stagioni di "Sailor Moon" (per alcuni filler dell'anime pescano a piene mani da qui). Non mancheranno storie sentimentali destinate a non durare, dialoghi semplici e comicità innocua, grazie anche a personaggi secondari di vario genere come il già citato poliziotto imbranato, il suo supervisore femmina fan sfegatata di Sailor V e i soliti compagni di classe della protagonista (veri e propri cloni di Ami e Umino).
Il tratto della Takeuchi è già quello caratteristico apprezzato/odiato nella sua opera più famosa, il costume di Sailor V è leggermente diverso da quello delle guerriere Sailor, addobbato da strani copri spalla, con più colori e con il vestito staccato dalla gonna che lascia scoperto l'ombelico, oltre ovviamente alla caratteristica maschera rossa.
Nulla da dire sull'edizione GP Publishing, praticamente identica nelle sue due versioni a quella apprezzata con la serie di Usagi, con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
"Sailor V" soffre del suo essere un "Sailor Moon" mancato, iniziato con una certa passione dall'autrice per poi essere messo da parte nel momento in cui l'altro manga stava prendendo la via del successo commerciale ben al di sopra delle aspettative. Nonostante questo e una certa ripetitività nelle storie la lettura di "Sailor V" è consigliata a tutti gli appassionati dell'universo creato da Naoko Takeuchi che ancora oggi attira nuovi appassionati, privo della profondità della storia di Usagi ma con questa aggiunta di divertimento videoludico accennato all'inizio.
Naoko Takeuchi non inventa nulla con questo manga, abbiamo la giustiziera mascherata dalla doppia identità, il poliziotto stupido, i mostri della settimana e Artemis, il gatto che dona i poteri alla nostra scolaretta, predicatore e rompiscatole come pochi - Mina fai questo, Mina non fare quest'altro, Mina sei una scansafatiche - allo scopo di rendere Sailor V una valente combattente che combatte un nemico dall'oscura identità e provenienza. Una normale ragazza che all'età di tredici anni (anche se con un fisico da sballo ma questo è lo stile Takeuchi, prendere o lasciare) deve rinunciare ai comuni divertimenti, scusate se è poco.
Nato come opera autonoma e successivamente divenuto prequel e spin-off del celebre "Pretty Guardian Sailor Moon", oltre al suo essere "origine del mito" Sailor V affronta il tema della maturazione di una guerriera Sailor appena accennato nella serie maggiore; laddove il risveglio delle future compagne di Usagi si può sintetizzare in "ah, quindi sono una guerriera Sailor? Ok!", a Minako invece divisa e maschera stanno strette (non per le sue forme), è uno spirito libero e ribelle piena di sogni con tutte le manie e le voglie di una ragazza "normale", dovrà però fare i conti con il suo destino e uno stramaledetto gatto saccente, dovrà maturare e dimostrare di essere all'altezza delle sue responsabilità e fare da guida alle future guerriere Sailor essendo lei la prima. Ma allo stesso tempo in "Sailor Moon" sarà Minako a rappresentare i sogni di fanciulla e di normalità tra viaggi temporali e lunari, quasi come ad esorcizzare la sua vera natura di guerriera Sailor con i suoi discorsi materialistici sul principe azzurro e gli idol, un rimasuglio di quotidianità in un'esistenza folle e ultraterrena consapevole però nel suo profondo che quei giorni sono ormai lontani, ma sto dilagando.
Tornando al manga, abbiamo un insieme di episodi autoconclusivi attaccati alla meno peggio. Sailor V infatti non ebbe una pubblicazione costante, lo si può capire anche dal fatto che all'inizio di ogni capitolo le identità di Minako e Artemis vengono spiegate nuovamente. Le storie si basano sul solito canovaccio dei mostri che succhiano l'energia vitale agli esseri umani, sfruttando le loro manie e le loro debolezze - mass-media, musica, dolci - in modo del tutto simile a quanto accade nelle prime stagioni di "Sailor Moon" (per alcuni filler dell'anime pescano a piene mani da qui). Non mancheranno storie sentimentali destinate a non durare, dialoghi semplici e comicità innocua, grazie anche a personaggi secondari di vario genere come il già citato poliziotto imbranato, il suo supervisore femmina fan sfegatata di Sailor V e i soliti compagni di classe della protagonista (veri e propri cloni di Ami e Umino).
Il tratto della Takeuchi è già quello caratteristico apprezzato/odiato nella sua opera più famosa, il costume di Sailor V è leggermente diverso da quello delle guerriere Sailor, addobbato da strani copri spalla, con più colori e con il vestito staccato dalla gonna che lascia scoperto l'ombelico, oltre ovviamente alla caratteristica maschera rossa.
Nulla da dire sull'edizione GP Publishing, praticamente identica nelle sue due versioni a quella apprezzata con la serie di Usagi, con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
"Sailor V" soffre del suo essere un "Sailor Moon" mancato, iniziato con una certa passione dall'autrice per poi essere messo da parte nel momento in cui l'altro manga stava prendendo la via del successo commerciale ben al di sopra delle aspettative. Nonostante questo e una certa ripetitività nelle storie la lettura di "Sailor V" è consigliata a tutti gli appassionati dell'universo creato da Naoko Takeuchi che ancora oggi attira nuovi appassionati, privo della profondità della storia di Usagi ma con questa aggiunta di divertimento videoludico accennato all'inizio.
Seguo Kuragehime e lo trovo uno dei manga più interessanti e divertenti che abbia mai letto, perfetto sotto ogni punto di vista.
Mi ha colpito molto la rece di Twinkle su Sailor V, è così carina che mi fa venire voglia di rileggerlo! Ammetto che alla prima lettura non ho molto amato questa miniserie (parliamo dei tempi in cui veniva pubblicato su Amici) ma rileggendola in seguito l'ho rivalutata in positivo, anche se non sono una grande fan di Minako.
Quale occasione migliore per recuperarlo?
Eh già, lo so, però le perfect costano e io devo far quadrare i conti del mio portafogli! XD Vedremo se sarà possibile, magari mi lascerò tentare sul momento da Lucca!
Kuragehime lo seguo in prestito e sicuramente sono indietro ma mi piace parecchio, la coppia protagonista è molto dolce e originale e tutti i personaggi di contorno fuori di testa li adoro.
Nulla da aggiungere alla recensione su Sailor V con cui concordo al 100%. Non è un manga perfetto, per vari motivi, ed è inferiore a Sailor Moon che è più completo e maturo, ma la simpatia della protagonista, la freschezza dell'ambientazione anni '90 e la crescita della protagonista e del manga che da comico e scanzonato diventa poi romantico e profondo ne fanno una lettura molto gradevole.
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