La Tomba delle Lucciole: impressioni e domande a G. Cannarsi

Molto interessante questo articolo, in cui si evince una volta di più la passione e l'attenzione che Cannarsi mette nel suo lavoro...

...ma tanto i suoi detrattori neanche lo leggeranno e commenteranno dicendo che i suoi adattamenti fanno schifo, deve cambiare lavoro ecc. :/

C'è un errore La Tomba delle Lucciole non è di Lucky Red, ma di Yamato/Koch Media

L'adattamento deve basarsi sulla struttura della frase italiana e non su quella giapponese. Non è questione di detrattori o meno, ma di prospettive e sopratutto di lingua italiana.

Va bene usare termini desueti o aulici, ma almeno fosse capace di inserirli in una struttura sintattica adeguata che richiamasse l'italiano…ed invece modella i termini tradotti, sulla struttura della frase giapponese, con il risultato di essere legnoso e loggorico.

PS: ma Io sono un gatto di Soseki non è un libro di inizio 900?

Purtroppo come al solito non sono riuscito ad andare al cinema quindi passerà qulche mese prima che possa esprimermi sul nuovo doppiaggio. In compenso oggi vado a ritirare la steelbox di Nausicaa :3
@Kabutomaru il "problema" è che ormai c'è una frangia che passa più il suo tempo a soffermarsi su singole frasi piuttosto che sui film in sé, ai significati e alle sue sfumature, e personalmente trovo la cosa di una stupidità disarmante. Quindi sì, penso che ormai sia ANCHE una questione di detrattori intesi come tali. Poi per carità ognuno può pensarla come vuole, un acquirente ne è leggittimato e a volte leggo anche critiche sensate, mentre molte altre mi sembra più di assistere ad una 'caccia alla frase strana' piuttosto che a delle vere critiche e analisi con cognizione sull'adattamento.

Io penso che ci sia un limite alla fedeltà all'originale 1:1. Se il risultato dell'adattamento è una frase che sintatticamente nella lingua di destinazione non sta in piedi o è troppo contorta allora bisogna adoperare qualche cambiamento. Mi riferisco alla frase "A dire che ti spiace tanto se poi verrai spazzata via dalle bombe non vorrò saperne". In questo caso mi pare che si sia usata la sintassi giapponese al posto di quella italiana. Andiamo, se un ragazzo scrivesse una frase del genere in un tema, verrebbe subito segnata come errore; e anche nella lingua parlata nessuno userebbe quel costrutto. Praticamente pur di rispettare l'originale al 100% si è creato qualcosa che non sta in piedi sintatticamente. Mantenendo il lessico fedele , sarebbe bastato un "Non ne vorrò sapere di sentirti dire che ti spiace tanto se poi verrai spazzata via dalle bombe". Ok , il senso si capisce lo stesso anche l'adattamento di Cannarsi, ma non è questo il punto, il punto è che non ci si può inventare un italiano ad hoc ogni volta che la lingua originale e quella di destinazione sono inconciliabili. Insomma mi pare che si sia passati da un estremo all'altro , ovvero dagli adattamenti totalmente inventati degli anni passati a un adattamento troppo legato alla fedeltà all'originale.

Cannarsi ha fatto più interviste sul film del regista stesso. E' una novità, un record, una peculiarità solo italiana? Nell'altro forum, studioghibli.org, il Cannarsi scrisse: "Ma non c'è bisogno di usare l'opera altrui come specchio del proprio ego." (topic: Hotaru no haha). Desidero chiedere: è un concetto che vale solo per i detrattori del Cannarsi oppure ogni tanto vale anche per lui? Perdonate l'insistenza, ma non era proprio Cannarsi su quello stesso forum a dire: "Sai, ci sono persone che per sentirsi bene devono sentirsi migliori di qualcun altro. E' un triste destino. Ma Internet è pieno di simili ego."
Parlava di se stesso o dei suoi detrattori? Cioè, vorrei capire: Cannarsi non traduce, adatta con più draft quindi - in teoria - facendo parlare il suo "io", quindi fornisce interpretazioni a posteriori dell'opera... Oppure è Takahata in persona ad averlo delegato a parlare del film? Qualcuno cortesemente vorrebbe dare delucidazioni in merito?

@Giuseppes93
Puoi anche metterci tutta la passione che vuoi, ma se prepari gli spaghetti con la marmellata, sempre spaghetti con la marmellata restano.

"Quindi io non cerco di usare le parole con cui lo spettatore potrebbe trovarsi più a proprio agio, perché questa sarebbe da parte mia una presunzione troppo forte; d'altro canto, io non sono l'autore che esattamente in quel dato modo aveva pensato quelle esatte parole, pertanto io non alcuna autorità per modificarle a mio o vostro piacimento.
Ovviamente tutto questo costa uno sforzo, e inevitabilmente la lingua che ne uscirà non sarà usuale quanto la lingua italiana di tutti i giorni."

Vuole dire, insomma: non è che solo perchè siete stupidi voi, devo danneggiare chi vuole un prodotto fedele all'originale.
E ha ragione da vendere...

E certo siamo stupidi noi…infatti chi critica Cannarsi ha una conoscenza approssimativa dell'italiano.
Ma ti rendi conto che in Italia nessuno parla così (e neanche scrive così…) !!! Dopo la traduzione esiste la fase di adattamento, cioè adattare la traduzione fatta in precedenza, alla lingua con cui il film dovrà essere fruito.

Questo è il vero hipsterismo…altro che vedere film/ Serie Tv o leggere fumetti di nicchia…

Io film come Mononoke, Città incantata e Si Alza il Vento, ho vergogna a vederli con altre persone ed infatti me li vedo sempre da solo. Immagino i commenti per l'adattamento…eh no! Qua non c'entrano niente i termini desueti o quant'altro, ma proprio per la loggoricità e la legnosità della costruzione delle frasi.

Tutti i film sono adattati in una lingua italiana comprensibile a tutti, mentre quelli a cui mette mano lui no. E naturalmente ha ragione Cannarsi…
Recentemente ho visto una retrospettiva di film di Ozu, eppure i sottotitoli erano scritti in un italiano corretto e non erano legnosi…ma immagino che l'adattamento sia stato pessimo, perché la frase italiana non è stata modellata su quella giapponese.
Oppure per restare in campo animazione, i film d'animazione portatrici della Dynit…gli adattatori evidentemente erano tutti incapaci e stupidi.

Il senso dei dialoghi si capisce pure (alla fine qualche film di Miyazaki, me lo sono preso in BD), ma comunque non posso esimermi dall'esclamare "che peccato!".

A parole tutto giustissimo, ed è incredibile la passione e precisione che Cannarsi mette nel suo lavoro, peccato che il risultato finale quasi lo contraddica. Non ci credo che in originale i dialoghi di quei film, per quanto complessi, ad un giapponese "suonino" in quel modo. Sia chiaro, cento volte meglio lui che i suoi colleghi che si inventano i dialoghi credendosi artisti, ma io nel suo lavoro un certo "narcisismo stilistico" ce lo vedo comunque. Io non lo conosco, ma da quello che ho potuto carpire dai suoi interventi sui forum, dal suo modo di esprimersi, ho come l'impressione che proietti il suo modo di essere nei dialoghi, e così facendo tutta la storiella del traduttore/adattatore come medium neutrale tra originale e localizzazione va a farsi benedire.

Tra l'altro la critica di tutto il mondo, loda i film Ghibli per la loro semplicità ed il saper parlare con parole semplici a una vasta platea di persone di tutte le età...

@Kabutomaru
Io ho visto solo la prima edizione del film e non questo ridoppiaggio che recupererò a breve (appena trovo il coraggio di rivedere il film!). Mi fai un esempio di qualche legnosità nella costruzione delle frasi adattate da Cannarsi? Dici che in Italia nessuno parla così. In che senso?

In realtà Takahata ha sembre messo in bocca ai bambini dei paroloni, tutt'altro che semplici e di uso comune, anche in Giappone è stato citato/criticato per questo (mi pare lo dissero anche nell'intervista post-produzione de la Principessa Splendente).

Quando vidi per la prima volta questo film, ricordo un incredibile tristezza e il pensiero che fosse una denuncia alla guerra e alla sofferenza che causa verso vittime "innocenti" come Seita e Setsuko.

Ora invece riesco a capire come mai, all'epoca della trasmissione giapponese, tutti i giapponesi che avevano vissuto la guerra in prima persona condannarono il comportamento di Seita, considerandolo un "colpevole" e non un "vittima".
Dalla morte della mamma, Seita si comporta come un bambino egoista e viziato: non cerca un lavoro per procurarsi cibo o denaro o un modo per aiutare gli sfollati nelle situazioni anti-incendio, è ingrato verso la zia che lo ospita, gli piace fare l'indipendente col suo nuovo fornello però poi lascia i piatti sporchi nel lavandino costringendo la zia a lavarli, fugge per "giocare" alla famiglia felice solo perchè Setsuko si lamenta che non gli piace la zuppa di riso (siamo in guerra e tu fai lo schizzinoso sul cibo?), ignora il consiglio del vecchio di chiedere scusa alla zia e tornare nonostante la sorella stia male, e finisce per condannare a morte sia la sorella che se stesso perchè non è in grado di accettare la realtà in cui si trova e preferisce fuggire da essa. Per non parlare poi di quando ruba il raccolto (prima) e direttamente dalle case (poi).
Ho trovato incredibilmente significativa la scena al mare. Seita è conscio che il cibo scarseggia, eppure che fa? Nuota, si stanca, trovandosi quindi affamato alla sera e consumando più cibo del necessario; e sullo sfondo, tutti gli altri che lavorano e faticano e guardano straniti il comportamento di Seita.

Come dice giustamente Takahata, Seita è un bambino degli anni '80 posto in una situazione da anni '50. Si comporta come probabilmente si comporterebbero molti di noi in una situazione del genere.

Sono contento di essere riuscito a cogliere quest'aspetto dell'opera che alla prima visione mi era completamente sfuggito, lo rende un film attualissimo oggi forse anche più di allora.
Proprio per questo, mi sono stupito di non aver minimamente pianto. Il realismo registico e narrativo di Takahata è stato completamente privo di patetismo, e l'eventuale tristezza (per la fine di Setsuko) è stata sostituita dalla rabbia verso il comportamento di Seita e il suo egoismo.

Chiudo ringraziando Gualtiero Cannarsi per il solito ottimo lavoro nella realizzazione della versione italiana di questo film, così come per tutte le precedenti fin dai tempi di Howl, che permette di apprezzare queste opere nel modo più puro e genuino possibile. Grazie!

Io vedo nel comportamento di Seita il non volersi piegare giustamente al sistema guerrafondaio nipponico, che annulla la coscienza individuale a favore di un collettivo alienate e spersonalizzante.
E' un film di ideali. La zia nazionalista (che vedeva i due come un peso) contrapposta al nipote.
Quella del rubare il racconto, credo sia una realtà abbastanza diffusa. Il denaro valeva poco e niente, ed il baratto era l'unico mezzo per sostentarsi.

Poi Seita comunque aveva un lavoro in precedenza, solo che la fabbrica è stata distrutta dai bombardamenti americani e trovare un lavoro nel Giappone del 45, con l'economia allo scartafaccio, beh…penso fosse cosa difficile.
Che poi Seita e Sestuko siano vittime innocenti della guerra, è un dato di fatto.

è Takahata stesso che ha criticato il comportamento di Seita:

"quando eravamo piccoli in guerra non esisteva il concetto di rifiutare la realtà perché si doveva sopravvivere, e quindi accettavi tutto"

"ma questo ragazzo cosa ha combinato, come si è comportato, che gli è venuto in mente?"

e come lui tutti quelli che la guerra l'hanno vissuta in prima persona, che hanno sofferto le stesse privazioni di Seita.

A vedere Seita come una vittima sono i giovani, che la guerra la conoscono solo dai libri di storia.

Sentire Cannarsi dire che non vuole peccare di presunzione fa davvero ridere.
Anzi, scusate, altrimenti non capisce...
Mi provoca sonore risate, del non voler peccar di presunzione, sentir parlarne Cannarsi.
E il veder tanti che dan lui spanne di corda, egualmente mi rallegra.

Ciò che più mi disturba nei suoi lavori, è che portano la sua "firma". Ascoltando un suo adattamento (recente), si capisce subito che è il SUO. E questo anche con titoli ambientati in epoche differenti, di registi diversi e con personaggi di diverse classi sociali, capirai subito dal costrutto delle frasi se è un suo lavoro di adattamento. Questo secondo me non va bene in quanto l'adattatore dovrebbe essere "invisibile", infatti in un qualsiasi altro film d'animazione che non sia il suo non mi è mai capitato di notare un particolare "stile" di adattamento da parte di altri adattatori.
Oltre a questo sarà il quinto articolo su di lui che trovo in rete nel giro di due settimane in vari siti. Io vorrei un approfondimento sul film in questione, di come lo ha adattato lui non può importarmene di meno.

Pensa che se ci parli lui invece sostiene che l'adattatore deve essere asettico e non metterci niente del suo...

Purtroppo non ho potuto vederlo al cinema, dovrò aspettare il DVD (ho letto da qualche parte che dovrebbe uscire il 10 dicembre, spero sia così).
Però ho già visto La tomba delle lucciole col vecchio adattamento e l'ho recensito, ovviamente mi è piaciuto moltissimo!
E' vero, da questa intervista si comprende con quanta passione Cannarsi svolga il suo lavoro, ma comunque non riesco a non approvarlo completamente: la sua maniacale fedeltà alla costruzione delle frasi ed alle particolarità della lingua giapponese mi sembrano paragonabili ad un liceale che nel tradurre una frase dall'italiano al latino si ostina a non voler mettere il verbo alla fine semplicemente perché in italiano non si usa, senza considerare il fatto che spesso in latino la frase vuole il verbo alla fine... Posso comprendere il discorso di Cannarsi, quando in pratica dice che approfondire e scoprire alcuni dettagli sulla lingua giapponese può essere molto stimolante, ma resto del parere che nel tradurre ci si debba attenere alla lingua in cui una frase è tradotta, anche se a chi ha realizzato il testo nella lingua originale la lingua tradotta può sembrare poco elegante. Ma è poco probabile che questo sia vero, perché se Takahata avesse considerato l'italiano troppo cafone, troppo da ignoranti, avrebbe potuto semplicemente negare l'autorizzazione a tradurre in italiano le sue opere!
Ma ovviamente ora sto parlando in generale, riferendomi solo alle altre traduzioni cannarsiane che ho avuto modo di visionare (dovendo per forza di cose rimandare i riferimenti a questo film in particolare a quando riuscirò finalmente a vederlo), e resta il grande merito di Cannarsi per averci dato la possibilità di recuperare tutti i capolavori Ghibli, ormai introvabili!
Comunque ha ragione anche rosemary: è un po' noioso il fatto che che tutti questi articoli sui Ghibli che giungono al cinema si trasformino sistematicamente in una discussione fra cannarsisti ed anti-cannarsisti!

Kabutomaru, ti quoto in tutto e per tutto.
Mi ricordo ancora, tristemente, i commenti al cinema durante la visione di Arietty. Persone che chiedevano allo spettatore accanto: "Ma che ha detto?".
(Una delle frasi era: "Quel che gli umani faranno da qui innanzi, per sondarlo approfonditamente, non sarà troppo tardi!")
Io sono per la fedeltà all'originale (mi stanno bene anche termini "meno facili", è giusto che non venga "sminuito" il linguaggio), ma in lingua italiana e con dialoghi scorrevoli;
"A dire che ti spiace tanto se poi verrai spazzata via dalle bombe non vorrò saperne!" non è in italiano e non è nemmeno scorrevole.

Non sono riuscito ad andarlo a vedere al cinema, e dai pochi commenti che ho potuto leggere quindi non tutti, mi sa che mi sono perso qualcosa....

@Giuseppes93
Pirla io che pensavo che per guardarsi un prodotto "fedele all'originale" fosse più pratico guardarselo sottotitolato, e invece no, la soluzione è chiaramente guardarselo doppiato in un italiano che è un misto tra il finto-medievale dell'Armata Brancalone, la traduzione letterale di un neofita in una lingua straniera, ed il risultato di una frase messa su Babelfish prima versione.
In effetti, come non sentire tutta la fedeltà al giapponese nel doppiatore di Seita che, per poter dire in tempi ragionevoli "A dire che ti spiace tanto se poi verrai spazzata via dalle bombe non vorrò saperne" ha rischiato di rimetterci la lingua, con un'accelerata degna della cantante degli Angela.

Non vedo l'ora che Shito si cimenti anche in un'opera inglese, così da assaporare tutto il gusto e le raffinatezze della lingua albionica sentendo i personaggi parlare come i Britanni di Astérix.

Con tutto il rispetto per il lavoro certosino di Cannarsi, il doppiaggio deve essere comprensibile e non dovrebbero proprio esistere quelle frasi assurde eincomprensibili, anche perche' in ogni caso la traduzione distorce gia' tutto di per se'.
Tutte le sottigliezze, invece, andrebbero confinate nei sottotitoli.
Va be', forse alla terza iterazione ce la faremo...

@Messer Azzone. In una riga hai sintetizzato tutto! Grande! A dirla tutta, se poi verremo spazzati via dalla lingua di Cannarsi, il mio EGO non ne vorrà sapere. Tanto è chiaro che da quella posizione là, nessuno si smuove.
Io però attendo ancora risposte alle mie domande... Ma oramai sembra chiaro a molti che Cannarsi è uno a cui piace avere il proscenio tutto per sé, alla faccia dei film. Avete notato che si parla sempre meno dei film, e tantissimo del doppiaggio? Mai vista cosa simile nei Ghibli esteri. Mai. Altra domanda: l'Italia ha particolarità d'adattamento "fedeltà all'originale" mentre gli Americani e i Francesi... che fanno? Per loro il "trattato di sicurezza della lingua giapponese" non ha uguale trattamento? Come a dire: il Ghibli fa distinzioni?

Sono d'accordo col commento di Slanzard. Per quanto la zia sia una persona sgradevole , la responsabilità ultima della morte dei due bambini sta nella scelta di Seita (che pure non ha lesinato gesti maleducati nei confronti della zia) di andare a vivere nella caverna portando con sé Setsuko. D'altro canto, non riesco nemmeno a non provare un senso di pena per lui, perché ai giorni nostri da un ragazzo di quell'età non si pretende una responsabilità grande quanto quella che ha dovuto prendersi. Seita, insomma, è uno stupido viziato, ma ai giorni nostri avrebbe un'età ancora tale da poterlo essere.
Sono stato anch'io contento di tornare in sala per questa nuova visione perché, al di là del nuovo adattamento (grazie, Gualtiero e Yamato!) ho colto aspetti che al tempo della prima visione non sono stato in grado di cogliere.

"PS: ma Io sono un gatto di Soseki non è un libro di inizio 900?"

Sì. Del 1905, se non ricordo male.

Ah bene grazie, ricordavo bene. Allora qualcuno lo riferisca a Cannarsi…pure una persona ignorante in letteratura Giapponese come il sottoscritto, sà che non è un libro degli anni '70, come lui invece ha detto.

Quoto flanders. Non è possibile che 'sto qui (Cannarsi) sia OVUNQUE. È un adattatore (almeno, dovrebbe esserlo) e fa più comparsate lui in pubblico (che non è nessuno) di Takahata e Miyazaki messi insieme, che sono gli autori (senza considerare gli altri VERI adattatori anche di cose MOLTO più famose che mai si sentono o hanno la presunzione di tenere conferenze o sostituirsi all'autore per spiegare le loro scelte di adattamento). Questo la dice lunga sul suo ego esagerato (già il fatto che lui si sia scritto la pagina personale su wikipedia a mo' di curriculum, auto-incensandosi ovunque, fa ben capire con chi abbiamo a che fare).
Ogni volta si mette a sciorinare le sue cazzabubbole, le sue assurde scelte di dis-adattamento e tutti i giappominchia se ne stanno lì a sbavare e pendere dalle sue labbra come fosse il messia.
Erano (perché ormai li ha rovinati praticamente tutti) film per famiglie e per la massa e si sono ridotti a film per nerd e otaku. Bisogna conoscere i modi di fare giapponesi per capire come si può spegnere una lampada "a dovere" (?) oppure come ci si reca "un pochino" dalla nonnina (??).
Dichiara che non deve sentirsi la mano dell'adattatore ma, chissà come mai, i suoi dis-adattamenti si scovano immediatamente, già dalle prime battute di un film. E il problema non è Takahata o Miyazaki. I suoi dis-adattamenti si riconoscono anche in film di altri registi (tipo Marnie che è un lavoro di Yonebayashi).
Doppiatori che leggono le battute come se fossero la pubblicità finale di un farmaco (tipo: "questo medicinale può avere effetti collaterali anche gravi, leggere attentamente il foglio illustrativo", detto in 1 secondo), col risultato di sembrare una supercazzola prematurata con scappellamento a destra come fosse antani. E la cosa più assurda è che Koch e Lucky Red continuano a far lavorare questo individuo proprio perché i giappominchia sono felici di ascoltare i suoi dis-adattamenti, perché fedelisssssimi al giapponese (della serie: "non c'ho capito niente, ma fa troppo giappo perciò è kakkoiiii!!).

@Messer Azzone
Ti rallegra... ma con riguardo, eh! Mmh!

L'errore riportato sull'anno del libro di Natsume Soseki è mio e non di Cannarsi, lo correggo subito.
La trascrizione del dibattito qui presentato si basa sui miei soli appunti cartacei, la parte relativa alla teoria genetica di cui si parla all'interno di quel libro può pertanto essere più vaga di quanto Cannarsi non abbia raccontato.

A parte questo, personalmente faccio fatica ancora adesso ad avere un pensiero mio su questo film. La prima volta che lo vidi, molti anni fa, anch'io non ne compresi bene le dinamiche, ma nemmeno ricordo l'adattamento. Piansi e basta.
Ad averlo rivisto ora, mi sembra tutto un altro film, sotto ogni punto di vista. Credo che comunque ci sia talmente tanto da dire che non trovo nessuna parola giusta per farlo.

Io non l'ho visto troppo tempo fa e perciò lo compresi abbastanza, anche perché ho trovato anche il live action con i sottotitoli in inglese che mi ha offerto un'altra interessante prospettiva. Nell'anime mi ero soffermata poco sulla colpevolezza o meno di Seita: certo, la scena in cui si divertiva a sguazzare in mare mentre gli altri lavoravano ed il fatto che si sia intestardito a restare solo con la sorellina a giocare alla famiglia in quell'ambiente inospitale mi avevano fatto storcere il naso, ma avevo preso troppo in antipatia la figura della zia e questo mi aveva alquanto fuorviata. Grazie al live action invece ho potuto comprendere meglio quest'ultima, che appariva molto più umana, ed ho capito che dopotutto nemmeno nel film era così terribile: in fondo aveva accolto i due ragazzini a casa sua e nemmeno li schiavizzava!
Seita per quanto viziato era pur sempre un ragazzino, e certi atteggiamenti sono in parte giustificati dalla sua età; ho trovato più odioso il vecchio che quando lui si apprestava a bruciare le ceneri di Setsuko si metteva a parlare del tempo ed a dargli consigli pratici!

Non entro nel merito delle polemiche sulla qualità della traduzione che poi ha portato un adattamento dei dialoghi che a molti non è piaciuto, personalmente ho apprezzato questo nuovo adattamento. Forse Cannarsi vuole essere più realista del re, e cerca la fedeltà a tutti i costi al testo giapponese così crea dialoghi in un italiano strano? Può darsi, però io l'ho trovato comunque del tutto comprensibile, e anzi ho potuto apprezzare dettagli che nella prima versione non comprendevo.
@Slanzard: Concordo in pieno con te! Pure io quando vidi questo film per la prima volta, e anche nelle successive avevo le tue stesse sensazioni: in pratica i due fratellini sono solo vittime della crudeltà della guerra e dell'egoismo degli adulti, e la zia di Seita e Setsuko sembra davvero essere una persona insensibile e grama. Rivedendolo invece i questa nuova versione ho invece cambiato, almeno in parte, il mio giudizio sui personaggi, e pur restando la ferma condanna della guerra, del militarismo e del nazionalismo nipponico, stupido ed autodistruttivo, che traspare evidente sin dalle prime scene, alla fine molta della responsabilità del tragico destino ci vanno incontro i due fratellini ricade proprio su Seita, il quale è decisamente troppo immaturo ed egoista per rendersi conto della situazione in cui sta vivendo con la sorellina. L'idea che mi sono fatto è che il suo appartenere ad una famiglia di rango elevato alla fine sia risultato uno svantaggio, poiché era abituato ad una vita agiata, spensierata e totalmente dipendente dai suoi genitori; in pratica è cresciuto nella bambagia ed era completamente impreparato ad affrontare le durezze della vita nel bel mezzo di una feroce guerra. Noi forse ci siamo troppo abituati a vedere negli anime storie di bambini sfortunati che perdono i genitori e finiscono per affrontare difficoltà enormi, ma che alla fine maturano rapidamente e risolvono tutti i loro problemi e alla fine l'happy ending è assicurato, beh, in questo film invece non avviene nulla di tutto questo, e forse per qualcuno è inaccettabile, ma io invece penso che sia ciò che rende questa pellicola una delle più realistiche mai realizzate in animazione. Seita non matura assolutamente, non affronta l'amara realtà, gira il suo sguardo dall'altra parte, non vuole farsi coinvolgere dagli eventi, si isola e si auto emargina dalla comunità, e la Zia, coi suoi rimproveri cerca di scuoterlo e fargli capire che non è possibile vivere assieme ad altre persone se non ci si rende minimamente utili, e lo fa con un tono energico, ma non sgarbato (come si sentiva nella prima versione). In qualche modo Seita sembra essere quasi un "hikikomori" ante litteram, una persona che si rifugia in un mondo tutto suo e che no si rende assolutamente conto di quanto questo lo danneggi, ma soprattutto quanto possa danneggiare la sua sorellina. Una situazione simile al giorno d'oggi è sì grave, ma non per forza fatale, ma in quel periodo invece non poteva che diventare esiziale per i due protagonisti. Al netto di questo però Seita vuole veramente bene a Setsuko, e quando poi ella spirerà, il rimorso per per averla condotta a tale fine farà sì che, una volta cremato il suo corpicino, il ragazzo perderà ogni desiderio di vivere e lascerà volontariamente spegnere la propria vita. Questo film è davvero toccante, tragico e soprattutto realistico, perché non vuole dare nessun messaggio consolatorio al pubblico: se la vita non è mai rosa e fiori, in tempo di guerra essa è ancora più spietata verso i deboli, chi non ce la fa non ha nessuna consolazione, questo è l'amarissimo messaggio di questo film, non va visto per piangere, ma per riflettere e far riflettere su quanto siano crudeli, ingiuste e stupide tutte le guerre!
Infine vorrei fare una riflessione ed un parallelo con un'altra stupenda pellicola ambientata nel medesimo periodo, in un'altra parte di quello che allora era il Giappone, ed oggi invece fa parte della Russia, e che anche in questo caso parla di due fratellini colpiti duramente dalle conseguenze della guerra: Giovanni no shima.
In realtà due film non potrebbero essere più diversi, perché se nel caso di Hotaru no haka la storia parte dalla pluralità delle persone alla fine si restringe solo ai due protagonisti e al loro "giocare alla famiglia" isolandosi dal mondo che li circonda, in Giovanni no Shima i piccoli Junpei e Kanta partendo dalla loro reltà di un piccolo e povero villaggio di pescatori sull'isola di Shikotan si troveranno poi, senza poterlo immaginare prima, ad intrecciare relazioni ed amicizie con persone diversissime da loro per cultura ed etnia (i figli dei soldati russi che hanno invaso, al termine della Seconda Guerra Mondiale, la loro isola), e soprattutto riusciranno a farlo in una situazione drammatica in cui gli adulti invece fanno di tutto per creare ostacoli, muri di odio e divisioni, che però la loro ingenua spontaneità e voglia di vivere riusciranno, almeno temporaneamente ad abbattere; anche se poi gli eventi prenderanno una piega tragica e resterà poi nel protagonista il rimpianto per un malinteso che lo allontanerà per sempre dalla persona di cui si era infatuato. Un film commovente, pure se a tratti anche divertente, ma soprattutto con un messaggio veramente positivo: se si ha la volontà di relazionarsi, comprendersi e condividere esperienze, gioie e dolori non esistono ostacoli di sorta (ideologia, etnia, lingua, etc...) che non possano essere superati! Sarebbe davvero bello che entrambi i film venissero promossi nell'ambito delle scuole perché ritengo che i valori che esprimono siano altamente educativi e positivi, specialmente in un'epoca come la nostra dove non si fa altro che esaltare l'egoismo, il cinismo, l'irresponsabilità, l'avidità ed il disprezzo per chi è diverso da noi (qualsiasi sia la diversità) e si creano sacche di esclusione, il messaggio di queste due pellicole sarebbe davvero propedeutico per combattere tutte quelle storture della nostra società!

Leggendo alcuni dei post di questa discussione, non posso non constatare che alcuni individui non riescono a comprendere il significato di una spiegazione facile come questa:
«Se studi il giapponese sai che la dislocazioni di quella lingua non sono queste. Senz'altro se dico "questo gelato è veramente buono", esso può diventare "è veramente buono questo gelato!", ma questa non è una variazione del giapponese bensì tipica dell'italiano parlato, che mette il Rema (ciò che del tema viene detto) prima del Tema (ciò di cui si parla).»
Nelle frasi sopraccitate, viene chiaramente spiegato che le dislocazioni utilizzate nei dialoghi in italiano dei doppiaggi di Gualtiero Cannarsi, non sono affatto quelle proprie della lingua giapponese. Quindi, non corrisponde al vero la tesi di alcuni, secondo la quale Gualtiero Cannarsi utilizzerebbe la sintassi giapponese nei dialoghi in italiano dei doppiaggi da lui lavorati.
Forse qualcuno replicherà affermando di aver capito perfettamente il senso della spiegazione succitata, ma che Gualtiero Cannarsi ha mentito e che in realtà i dialoghi italiani in questione ricalcano davvero la sintassi giapponese. Ma in questo caso, chi si prendesse la responsabilità di propugnare questa tesi, non potrebbe limitarsi a teorizzarla, ma dovrebbe provarla, portando prove concrete che dimostrino, in modo inoppugnabile, che, davvero, nei dialoghi in italiano scritti da Gualtiero Cannarsi venga ricalcata la sintassi giapponese dei dialoghi in lingua originale.

Quindi mi vuoi dire che, per esempio, la frase riportata qui sopra:
"Quel che gli umani faranno da qui innanzi, per sondarlo approfonditamente, non sarà troppo tardi!"
non ricalca la struttura giapponese con le subordinate prima della principale?
Suvvia...

E comunque, struttura giapponese o no, se nelle frasi originali non c'è una dislocazione, perché ci tocca sentire dislocazioni ovunque come se stesse parlando Yoda?
Oppure doverci sorbire un linguaggio aulico giustificato dall'uso di un "watakushi" o altri termini non così desueti come lui sostiene che mi è capitato di sentire anche in anime harem?
Ci ho discusso a lungo con Cannarsi, non cado dal pero adesso.
Sono anche andato apposta a vedermi Mononoke in giapponese (anche se non mi piace Miyazaki) per provare a capire se c'era qualche giustificazione nell'adattamento cannarsiano, e non ne ho trovate. Anzi, spesso le frasi sono risultate comprensibili anche a me che sono un totale neofita nella lingua. Ne ho discusso anche con insegnanti di giapponese e traduttori professionisti, per confermare i miei dubbi.
Le sue risposte sono state che il suo adattamento è giustificato per l'uso di qualche termine desueto (tra l'altro che suona semplicissimo a qualsiasi giapponese), che se ne sbatte dei doppisensi quando localizza le sue traduzioni in italiano (olé, facciamo passare al cinema anche le bestemmie allora) e soprattutto che il suo NON E' UN ADATTAMENTO, ma una traduzione. E se è davvero un intervento asettico come lui sostiene, chissà come mai, quando mette mano lui a qualcosa, si capisce subito...
Si finge disposto al dialogo, ma poi quando osi andare contro alle sue idee ti dà del flamer, del bimbominkia o del malato di protagonismo.

Ma sono contento che esista, dato che è il prodotto del giappominkiismo estremo che ha seguito il periodo degli anime censurati da Mediaset. Come dicono i saggi, "in medio stat virtus". Le posizioni estreme portano sempre e solo ad aberrazioni.
L'unica cosa che mi spiace è che questa mentalità "cannarsiana" si sta diffondendo anche tra molti dei nuovi laureati in lingua, che sono talmente abituati a ragionare in giapponese, da non risultare capaci nemmeno più di usare il semplice trucco dell'inversione tra soggetto e complemento oggetto per rendere più scorrevole e comprensibile una frase.
O vuoi forse dirmi che è più gradevole e diretto per le tue orecchie sentire "Gianni sta venendo picchiato da Antonio" anziché "Antonio sta picchiando Gianni"?

E poi, 'sta storia dell'adattatore invisibile. Una panzana. Un adattatore non potrà mai essere del tutto invisibile. Così come non lo è un doppiatore. Mi viene in mente la famosa frase di Woody Allen su Oreste Lionello: "Oreste Lionello mi ha reso per anni un attore molto migliore di quanto non fossi veramente".

Vado off topic. Ho appena visto Nausicaa in b-ray. Nulla da dire sull'adattamento e il doppiaggio ma, come ha scritto qualcuno prima di me, sotto le mani di Cannarsi i film Ghibli perdono ogni fascino "universale" in quanto film. O diventano roba per otaku o troppo presuntuosi. Il vecchio Nausicaa sarà stato anche errato, ma perdinci ti lasciava un fascino, una magia nell'assistervi. Ora: cosa mai avrà di sbagliato "Mostrotarlo"? Perché uno spettatore non-otaku deve chiedersi che caspita è un Ohmu?? Un film NON è un trattato di linguistica, a volte qualche piccola licenza occorrerà pur prendersela. Beh, il nuovo Nausicaa a me ha tolto quella magia. Spero non lo faccia anche Hotaru no haka.
Quanto al presenzialismo esasperato di Cannarsi: s'è risposto da solo in quelle dichiarazioni che ho citato. Se vuole trovar casa tra i suoi adorati giapponesi, mi pare che si sia fabbricato un ottimo biglietto da visita...

Purtroppo, anch'io la so come Messer_Amazzone nell'ambito grammaticale giapponese. Ovvero che, per quanto ne so io, quelle non sono dislocazioni in originale. Sto approfondendo la cosa facendo ulteriori riscontri (il mio giapponese è elementare), per cui, prima di far luce in modo perfettamente oggettivo sulla cosa, le mie possono effettivamente essere considerate illazioni e non mi pronuncerò ulteriormente.

C'è da dire che io non trovo Cannarsi COSI' narcisista, ma ben venga che rilasci delle interviste! Magari tutti fossero aperti alle dichiarazioni pubbliche quanto lui che, con un'ottima buona disposizione, ha pure il tempo e il diletto di rispondere a tutti i dubbi in merito in cui si imbatte in internet, dialogando eloquentemente ed argomentando tutte le sue scelte. Se se ne lavasse le mani sarebbe un caso perduto, invece prova ad esporre a tutti il suo pensiero cercando di farsi valere. E poi andiamo, TUTTI sono convinti delle proprie idee e tentano di convincere gli altri del contrario, il grado di "apertura" alla critica è sempre relativo, soprattutto quando una persona ha ragionato talmente tanto sulle sue idee da convincersi completamente, Cannarsi chiama bimbiminkia e flamer quelli che criticano in tono allusivo, sarcastico e aggressivo.

Riguardo alla "scomparsa" dell'adattatore nei dialoghi, ovviamente è una linea di tendenza, ma sì, certo che è impossibile. Una cosa che ritengo che Cannarsi non abbia capito appieno è che il GIUDIZIO PERSONALE (e, estremizzando la dicitura, il GUSTO) gioca un ruolo fondamentale nelle scelte che si fanno, pertanto si finirà sempre con l'imprimere una parte di sé in ciò che si realizza. Lui tenta di far diventare tutto il più "matematico" possibile, per cui si avvale in modo sbagliato anche dei dizionari, che considera il metro più oggettivo possibile per operare una scelta, quando in realtà, purtroppo (veramente, PURTROPPO) le persone e la società cambiano le parole. "Fradicio" ha assunto il significato di "Imbevuto di liquido" come significato primario. Certo, nel suo caso non è morto il significato "marcio". Persino "aberrante" è una parola che in origine non ha la benché minima sfumatura negativa, vuol dire solo "diverso". La società l'ha trasformata in una parola negativa.
Da un altro lato si può dire che un dialogo di Cannarsi si riconosce immediatamente semplicemente perché lui è l'unico adattatore italiano che usa quel particolare metodo. Quindi grazie mille, è come definire riconoscibile un fotografo che fa le fotografie col grandangolo in bianco e nero in un mondo in cui tutti gli altri fotografi fanno le fotografie con un obbiettivo stretto e a colori.

Dalle mie ancora sparute conoscenze di lingua giapponese, so che la particella は evidenzia il tema; tale tema verrà trasporto secondo la sintassi italiana con una dislocazione a sinistra (che non è un espediente inventato da Shito; da Wikipedia:
"La dislocazione a sinistra (soprattutto quella con la ripresa del pronome) è, in italiano, uno dei mezzi più efficaci per mettere in evidenza una parte dell'enunciato (negli esempi: la mela; a lui). Questa parte del costrutto costituisce, secondo Gaetano Berruto, il "centro di interesse comunicativo della frase". Il complemento anteposto può, ad esempio,indicare il tema della conversazione."
).
Versione breve: non è che ci sia una corrispondenza a livello sintattico; nella frase giapponese il tema è individuato da は, e tale tema viene trasposto in italiano con la dislocazione a sinistra. Se il tema è complesso/lungo, la frase in italiano potrà suonare complicata a sentirsi (annidamento di temi -> doppia dislocazione). Alcune frasi rese in italiano "suonano strane" anche a me, ma sono sintatticamente corrette e va bene così. Meglio che mi suoni male piuttosto che perdere il dettaglio di quale sia il tema della frase.

Leggendo alcuni dei post di questa discussione, non posso non constatare che alcuni individui non riescono a comprendere il significato di una spiegazione facile come questa:
«Se studi il giapponese sai che la dislocazioni di quella lingua non sono queste. Senz'altro se dico "questo gelato è veramente buono", esso può diventare "è veramente buono questo gelato!", ma questa non è una variazione del giapponese bensì tipica dell'italiano parlato, che mette il Rema (ciò che del tema viene detto) prima del Tema (ciò di cui si parla).

L'utente non registrato del quale ho riportato qui un pezzo di post forse non sa che chi contesta il linguaggio cannarsiano non si riferisce esclusivamente alla costruzione di una frase (in certi casi è vero, nell'italiano parlato la costruzione della frase può cambiare), ma anche a certe espressioni che in italiano risultano goffe, ridicole se non addirittura errate: in Kiki consegne a domicilio ad un certo punto Ursula dice a Kiki: "sono venuta io dato che a trovarmi tu non ci venivi nemmeno un po'", mentre nel vecchio adattamento diceva qualcosa tipo: "dato che non sei mai venuta a trovarmi sono venuta io". C'è forse da discutere su come ci si esprimerebbe in italiano?


"Si finge disposto al dialogo, ma poi quando osi andare contro alle sue idee ti dà del flamer, del bimbominkia o del malato di protagonismo"
Purtroppo nel forum dove lui scrive abitualmente l'atteggiamento della maggior parte dei frequentatori (o dello staff, non saprei dirlo con certezza perché non sono mai riuscita a capire nemmeno chi fossero i moderatori) è quello... Io scrivo in rete per rilassarmi, per discutere serenamente di argomenti che mi piacciono con altri appassionati, invece lì c'era un clima orribile, con tutti quegli intellettuali molto pieni di sé che rispondevano con una saccenza impressionante (e talvolta con maleducazione) squadrandoti dall'alto in basso (per quanto sia possibile in un forum, ovviamente! ), pronti a criticarti ed a ridicolizzarti anche per un palese errore di battitura!
Non ho mai avuto modo di conoscere lui in persona, ma magari lì deve solo conformarsi all'ambiente!

In genere la particella はwa non è all'origine di quelle dislocazioni.

Per dire, la tanto contestata frase della Tomba delle Lucciole:

そないなこと言うとって、爆弾でぶっ飛ばされても知らんで！
"Sonaina koto iu to tte, bakudan de buttobasaretemo shirahen de!"
"A dire che ti spiace tanto se poi verrai spazzata via dalle bombe non vorrò saperne!"

Tuttavia, in giapponese il verbo va a fine frase e MI RISULTA (p.s. - se sto sbagliando ditemelo!) che la proposizione principale debba stare generalmente a fine frase preceduta dalle subordinate (sì, anch'io la sapevo così).
Non può esistere:
"Sonaina koto iu to tte, shirahen de bakudan de buttobasaretemo!"

Pertanto, se in italiano pongo in ordine:
"A dire che ti spiace tanto, poi non vorrò saperne se ti farai spazzare via dalle bombe."
Quest'ordine non può essere ripreso in giapponese, non è una scelta originale, semplicemente non è quello l'ordine giapponese. Ma in italiano l'ordine è questo. In originale non è una dislocazione, è l'ordine base, il che andrebbe considerato.
FORSE si può usare la frase originale in modo dislocato mettendo una particella e separando la proposizione del "bakudan de buttobasaretemo". Ma non è questo il caso.

@Lonelywolf: il tuo discorso filerebbe se il tema della frase giapponese avesse la stessa valenza di quello italiano. È vero che "HA" (pronuncia "WA") introduce il tema della frase, ma è anche vero che nella lingua giapponese è la quasi normalità (perlomeno parlando di linguaggio formale standard) assegnare un tema alla frase e porlo all'inizio della frase stessa, per cui non sottolinea nessuna accentuazione particolare di questo tema che giustifichi una dislocazione in italiano.
Anzi, è l'esatto opposto: sarebbe corretto dislocare in italiano proprio se il tema della frase fosse messo alla fine, non all'inizio. In quel caso è corretto dire che nella frase originale si sta sottolineando in maniera particolare il tema.
E occhio a non confondere il tema col soggetto. E anche nel caso il tema dovesse corrispondere col soggetto, va sempre valutato insieme alla forma verbale.

@Saibankan: per l'appunto quella frase in giapponese non ha nulla di dislocato, pertanto non vedo perché debba essere dislocata in italiano.
Probabilmente solo per il personale gusto (pessimo) di Cannarsi.

Io credo che il problema più grosso di Cannarsi è che non ha interesse a confrontarsi con altre opere (certo, magari anche più frivole) al di fuori della sua cerchia di gusti personali. Ho l'impressione che non abbia assolutamente il polso della situazione linguistica generale nell'ambiente dell'animazione attuale (e anche fuori). E questo gliel'ho scritto senza troppi giri di parole.
Quando tendi a isolarti nel tuo orticello, ti convinci che solo lì crescono un certo tipo di pomodori, solo lì le carote hanno un dato sapore, e così via. E giudichi tutto come l'eccezione, quando invece magari è la regola. L'esempio che ho fatto del "watakushi" credo sia abbastanza calzante.

Non ho ancora visto Nausicaa e la TOmba delle lucciole, ma per quanto riguarda tutti i precedenti film non ho avuto nessun tipo di difficoltà di comprensione dell'italiano, né mi è parso legnoso. E lì dove c'e stato qualche elemento straniante (ad esempio "secondo fratello" in Si alza il vento) sono contento di averlo sentito, perché poi son andato a fare ricerche e ho scoperto qualcosa di nuovo.

D'altro canto, sopra è stato riportato una frase che aveva a che fare con le bombe: ecco, lì do ragione al pubblico, perché effettivamente quella era contorta.

Cannarsi non opera nel "gusto personale", si è stabilito delle regole. Ha un codice operativo per la lingua giapponese e, per ogni nuova opera che adatta, si pone un "Vocabolario delle Codifiche". Per cui fa corrispondere ad A - X, salvo eccezioni in cui l'uso di X è impossibile.
Piuttosto Cannarsi ha un "giudizio personale" nel valutare il grado delle codifiche: cosa codificare e cosa no, e che termini o forme scegliere nella codifica. Dà molta più importanza al contenuto che alla formamezzo, e, per il contenuto, si avvale unicamente delle definizioni oggettive fornite dai dizionari, unico metro, a suo giudizio, per stabilire l'oggettività di una definizione nel modo più oggettivo possibile.
Quello che cerca di fare è "deviare dalla possibilità delle variabili".

Se si chiede la mia opinione, no, trovo che codificare sia in assoluto una delle cose più sbagliate, per quanto l'intento sia buono e "potenzialmente" metodico. Credo proprio che l'adattatore abbia il DOVERE di mettersi nei panni dell'autore originale e avere la presunzione di esserlo. Perché l'autore originale ha dei fini specifici. Il parodosso è che Cannarsi avrebbe la competenza necessaria per "fare le veci dell'autore".

Sarà anche come dici, ma essendo il giapponese una lingua molto contestuale, non la si può codificare in maniera assoluta. Una parola o una frase non ha sempre lo stesso significato alla variazione del contesto.

Riguardo alla figura dell'adattatore, concordo con te. L'adattatore non deve fermarsi alla semplice valutazione linguistica, ma cercare di interpretare le intenzioni dell'autore, la reazione del pubblico e mediare anche sui difetti di localizzazione (doppi sensi compresi).

Proprio per questo dico che sono CONTRO la codifica.

Quando ci sarà un adattatore che metterà lo stesso impegno, cura e precisione che ci mette Cannarsi nel suo lavoro, ne sarò ben felice, ma per ora è l'unico che mi dà la certezza di non inventarsi niente e di non appartenere alla allegra tradizione italiana di smanacciamenti, rimaneggiamenti ed invenzioni.

Purtroppo sta diventando più "realista del re" ed il metodo giusto che segue nel cercare di mantenere le sfumature giapponesi a volte porta a risultati discutibili.

Ma da qui a dire che un intero film diventa inascoltabile ce ne passa.

Niente da dire sull'adattamento, che a parte la frase delle bombe non ho trovato particolarmente bizzarro (si vede che mi sto abituando allo stile di Cannarsi); però permettetemi di dire che il nuovo doppiaggio è un po' "stonato". Conforti & Liberatori mi erano piaciuti di più.

@Godai: allora chiamalo traduttore (il che non è neanche vero, visto che si fa supportare da traduttori madrelingua), non adattatore. Tra le due cose c'è un abisso.

È vero che quel che fa Cannarsi è approfondire la corretta traduzione, in modo principale, ma non è vero che non attua il processo di adattamento, fa comunque delle SCELTE. Fa un adattamento molto letterale, questo sì, ma lo filtra. Poi, certo, è un processo che è inevitabilmente chiamato a fare chiunque debba rendere definitivo il dialogo di un film, quand'anche fosse operato già dal traduttore in principio.
Poi Cannarsi dice che il suo lavoro non tenta di limarlo per la comprensione del pubblico, ma lo fa per l'opera stessa in sé e per sé e per la sua esistenza finalizzata in tal senso, ma anche questo non è completamente vero. Lo dice per far capire il principio che sta alla base, ma nella realtà dei fatti cerca comunque un minimo approccio col pubblico (com'è giusto che sia).
Qui uno potrebbe accusarlo di essere contradditorio. Infatti il problema è: a chi interessa la fedeltà? A chi interessa il tipo di metodo che mette in atto? Ha un senso che un'opera venga doppiata, se questi sono i presupposti?

Per fortuna ho la vecchia edizione e me la tengo stretta

Consiglio di leggere le nuove autoconsacrazioni del vostro amico Cannarsi sul forum studioghibli.org. Ora c'è pure la professoressa emerita della Waseda University.