Riyoko Ikeda (Le rose di Versailles, Caro fratello, Eroica, Orpheus) è sicuramente una delle mangaka più importanti di sempre, campione d'incassi con Le rose di Versailles (Lady Oscar), spesso citata in saggi storici sul fumetto giapponese e addirittura insignita della Legione d'onore di grado Cavaliere dal Governo francese per il suo impegno nella diffusione della storia e cultura francese nel mondo.
Insomma, una delle poche mangaka a saper coniugare un grandissimo successo di pubblico e vendite al riconoscimento qualitativo da parte della critica e degli appassionati.
Ma è sempre stato così?
Sembrerebbe di no, ma prima di rispondere dettagliatamente a questa domanda è necessario fare una breve digressione storica su un noto gruppo di mangaka.
Il Gruppo del '24 è un gruppo di fumettiste accomunate dall'essere quasi tutte nate nel 24° anno dell'era Showa (1949) divenuto iconico per l'apporto imprescindibile all'evoluzione e alla crescita del fumetto per ragazze (shoujo). In un periodo in cui le pubblicazioni per ragazze erano ancora realizzate da uomini, incapaci di andare incontro ai gusti del pubblico femminile, questo gruppo rivoluzionò completamente il genere, introducendo tematiche di una profondità prima impensabile e dando vita a nuovi filoni e sottogeneri. Sebbene non esista un vero e proprio elenco ufficiale di artiste appartenenti al gruppo, vi vengono solitamente inserite Moto Hagio, Keiko Takemiya, Yumiko Ooshima e Ryoko Yamagishi. A questo quartetto, alcuni saggisti e scrittori tendono però ad aggiungere anche Riyoko Ikeda; la cosa appare oltremodo curiosa se si va ad indagare il rapporto che c'era tra queste autrici negli anni '70, all'epoca in cui stavano scrivendo alcune delle opere che le avrebbero fatte entrare nella storia del fumetto giapponese.
Se da un lato Riyoko Ikeda era una delle autrici più famose e apprezzate dal grande pubblico, Moto Hagio o Keiko Takemiya arrancavano da una storia all'altra, con lo spettro dell'interruzione a causa dello scarso successo nei sondaggi sulle riviste.
Le autrici del Gruppo del '24 potevano però contare su un piccolo zoccolo duro di fan, che permise anche alla prima stampa di Poe no ichizoku di andare esaurita in un solo giorno. Questa tipologia di fan era molto nota nel mondo editoriale dell'epoca col nome di "maniaci": le lettere che inviano alle loro autrici preferite erano soprannominate lettere d'amore (anzichè lettere dei fan come tutte le altre) e solitamente contenevano apprezzamenti ed elogi alle opere più sperimentali e di nicchia e un forte disprezzo per tutto ciò che era di successo e mainstream. "Non dovete scrivere commedie, le commedie sono il male, i manga devono essere arte" erano le frasi che si potevano leggere in queste lettere. Tuttavia, queste fan non si limitavano a mandare "lettere d'amore" alle autrici che apprezzavano, ma inviavano anche vere e proprie "lettere d'odio" alle mangaka più famose, che disprezzavano. Riyoko Ikeda, Satonaka Machiko e Yukari Ichijo, tra le autrici di maggior successo dell'epoca, hanno raccontato di aver ricevuto molte di queste lettere, in cui si chiedeva loro di smettere di scrivere e pubblicare manga.
Su una delle riviste rivolte a questo gruppo di fan, Ducks, vennero pubblicati alcuni sondaggio sui migliori e peggiori manga e autori secondo i lettori.
Come migliori mangaka vennero votati Moto Hagio, Yumiko Oshima, Osamu Tezuka, Keiko Takemiya e Leiji Matsumoto, mentre tra le migliori opere erano presenti Thomas no shinzo, Poe no ichizoku e Siamo in 11! di Moto Hagio, Wata no kunihoshi by Yumiko Oshima, e Kaze to ki no uta di Keiko Takemiya.
Nella classifica dei peggiori manga vennero invece inseriti alcuni dei titoli all'epoca più famosi e apprezzati dal grande pubblico:
Fonte consultata:
things we lost at dusk
Insomma, una delle poche mangaka a saper coniugare un grandissimo successo di pubblico e vendite al riconoscimento qualitativo da parte della critica e degli appassionati.
Ma è sempre stato così?
Sembrerebbe di no, ma prima di rispondere dettagliatamente a questa domanda è necessario fare una breve digressione storica su un noto gruppo di mangaka.
Il Gruppo del '24 è un gruppo di fumettiste accomunate dall'essere quasi tutte nate nel 24° anno dell'era Showa (1949) divenuto iconico per l'apporto imprescindibile all'evoluzione e alla crescita del fumetto per ragazze (shoujo). In un periodo in cui le pubblicazioni per ragazze erano ancora realizzate da uomini, incapaci di andare incontro ai gusti del pubblico femminile, questo gruppo rivoluzionò completamente il genere, introducendo tematiche di una profondità prima impensabile e dando vita a nuovi filoni e sottogeneri. Sebbene non esista un vero e proprio elenco ufficiale di artiste appartenenti al gruppo, vi vengono solitamente inserite Moto Hagio, Keiko Takemiya, Yumiko Ooshima e Ryoko Yamagishi. A questo quartetto, alcuni saggisti e scrittori tendono però ad aggiungere anche Riyoko Ikeda; la cosa appare oltremodo curiosa se si va ad indagare il rapporto che c'era tra queste autrici negli anni '70, all'epoca in cui stavano scrivendo alcune delle opere che le avrebbero fatte entrare nella storia del fumetto giapponese.
Se da un lato Riyoko Ikeda era una delle autrici più famose e apprezzate dal grande pubblico, Moto Hagio o Keiko Takemiya arrancavano da una storia all'altra, con lo spettro dell'interruzione a causa dello scarso successo nei sondaggi sulle riviste.
Le autrici del Gruppo del '24 potevano però contare su un piccolo zoccolo duro di fan, che permise anche alla prima stampa di Poe no ichizoku di andare esaurita in un solo giorno. Questa tipologia di fan era molto nota nel mondo editoriale dell'epoca col nome di "maniaci": le lettere che inviano alle loro autrici preferite erano soprannominate lettere d'amore (anzichè lettere dei fan come tutte le altre) e solitamente contenevano apprezzamenti ed elogi alle opere più sperimentali e di nicchia e un forte disprezzo per tutto ciò che era di successo e mainstream. "Non dovete scrivere commedie, le commedie sono il male, i manga devono essere arte" erano le frasi che si potevano leggere in queste lettere. Tuttavia, queste fan non si limitavano a mandare "lettere d'amore" alle autrici che apprezzavano, ma inviavano anche vere e proprie "lettere d'odio" alle mangaka più famose, che disprezzavano. Riyoko Ikeda, Satonaka Machiko e Yukari Ichijo, tra le autrici di maggior successo dell'epoca, hanno raccontato di aver ricevuto molte di queste lettere, in cui si chiedeva loro di smettere di scrivere e pubblicare manga.
Su una delle riviste rivolte a questo gruppo di fan, Ducks, vennero pubblicati alcuni sondaggio sui migliori e peggiori manga e autori secondo i lettori.
Come migliori mangaka vennero votati Moto Hagio, Yumiko Oshima, Osamu Tezuka, Keiko Takemiya e Leiji Matsumoto, mentre tra le migliori opere erano presenti Thomas no shinzo, Poe no ichizoku e Siamo in 11! di Moto Hagio, Wata no kunihoshi by Yumiko Oshima, e Kaze to ki no uta di Keiko Takemiya.
Nella classifica dei peggiori manga vennero invece inseriti alcuni dei titoli all'epoca più famosi e apprezzati dal grande pubblico:
- Gaki deka di Tatsuhiko Yamagami
- Circuit no ookami di Satoshi Ikezawa
- Candy Candy di Yumiko Igarashi e Kyoko Mizuki
- La stella dei Giants di Ikki Kajiwara e Noboru Kawasaki
- Toudai icchokusen di Yoshinori Kobayashi
- Makoto-chan di Kazuo Umezu
- Kaze to ki no uta di Keiko Takemiya*
- Macaroni horenso di Tsubame Kamokawa
- Ai to Makoto di Ikki Kajiwara e Takumi Nagayasu
- La corazzata spaziale Yamato di Leiji Matsumoto
Fonte consultata:
things we lost at dusk
Non avevo idea dell'esistenza di questa storia, interessante leggere questi articoli.
1) Originariamente l'Ikeda in VnB voleva dare più spazio a Maria Antonietta, ma le lettere delle fan l'hanno spinta a mettere in risalto Lady Oscar.
2) Le fan incarognite di VnB avevano mandato via posta delle lamette di rasoio con minacce allegate a Osamu Dezaki, reo di non aver reso la sua trasposizione animata completamente fedele al manga.
PS: è un peccato che il Poema del Vento e degli Alberi non sia mai uscito in Italia.
Esistono e ce li dobbiamo tenere.
Tanta fama vuol dire tanti fan ma anche tanti detrattori, è così per ogni cosa però non sapevo nulla di questa storia e degli inquietanti retroscena (parlo delle lettere minatorie agli autori) articolo molto interessante.
In entrambi i casi si lascia che sia il successo di un'opera e l'opinione del grande pubblico a decidere i propri gusti e le proprie opinioni.
momento, così sembra che tutte le opere mainstream siano effettivamente capolavori, quando in realtà non è così, a volte le critiche sono più che legittime (non era il caso di Lady Oscar, ovviamente)
Volevo precisarlo, perché altrimenti dagli interventi di alcuni utenti sembrava che uscisse fuori che successo di vendite o di pubblico = opera di qualità.
Non è così, per lo meno nell' 80% dei casi.
"Di successo" non sempre è indice di qualità, e questo lo sappiamo tutti, però, sinceramente, avendo letto opere di tutte e quattro le autrici, io non è che trovi tutte queste differenze: quello della Ikeda non è uno shoujetto cretino come se ne vedono molti oggi, e storicamente abbastanza fedele.
Poi, oh, è pur vero che sono opere figlie del loro tempo, quindi è solo vivendo il loro tempo e la loro cultura che si può capire appeno la cosa (anche se i fan che mandano lettere d'odio a me tanto normali non paiono); per quanto mi riguarda, io so solo che, grazie alla Ikeda, studiare la rivoluzione francese non è mai stato un problema per me. XD
Concordo con Naco, anche a me paiono solo invidiosi e gelosi del successo della Ikeda.
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