Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Psycho-Pass, Pandora Hearts e Paranoia Agent.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Psycho-Pass
9.0/10
"Psycho-Pass" è un anime di ventidue episodi, creato nel 2012 dallo studio Production I.G.
La storia si svolge in un prossimo futuro, 2112 circa, in cui lo stato mentale e il coefficiente di criminalità della gente vengono determinati da un dispositivo detto Psycho-Pass, in base al giudizio del misterioso Sibyl System. L'anime segue le vicende della prima divisione della pubblica sicurezza, che ha il compito di arrestare i criminali latenti o, eventualmente, giustiziarli tramite una speciale arma detta Dominator.
Premetto che, di solito, sono abituata a vedere anime ben diversi da "Psycho-Pass": quindi, mentre visionavo il primo episodio, non potevo che restare molto incuriosita da questa nuova serie. Al dire il vero, all'inizio ero un po' restia nel proseguirla, poiché, già dalle prime battute, vengono mostrate scene abbastanza cruente, ricche di splatter, proprio a causa del "particolare" modo in cui il Dominator uccide il bersaglio designato. Tuttavia, se non avessi deciso di continuare, avrei fatto una pessima scelta, perché non avrei mai conosciuto le bellezze, le emozioni, gli spunti di riflessione che questa serie è stata capace di regalarmi.
Quando ripenso ai primi episodi di "Psycho-Pass", la prima parola che mi viene in mente è "adrenalina": ogni minuto è pura azione, tanto da far rimanere lo spettatore profondamente coinvolto nelle operazioni dei nostri ispettori ed esecutori. A molto contribuisce la colonna sonora, ma soprattutto la spietatezza, l'originalità dei crimini perpetrati. Questo lavoro iniziale, denso, come detto prima, di sangue e violenza, sarà in seguito affiancato dal lato, a mio avviso, più affascinante e più caratteristico di "Psycho-Pass". Dopo la comparsa, infatti, dell'antagonista della serie, Shogo Makishima, l'anime si arricchirà di citazioni filosofiche e letterarie, ma soprattutto riflessioni sulla società del tempo, comunque individuabili già dalle prime puntate. Ecco quindi che il genere "poliziesco" verrà perfettamente integrato con il genere "psicologico", che ovviamente non poteva mancare, vista la trama di fondo dell'opera. Molte volte sono rimasta affascinata dai tanti riferimenti a passi di libri o a correnti di pensiero filosofico, elogiando, oltre ovviamente ai personaggi che li pronunciavano, lo splendido lavoro di sceneggiatura compiuto da Gen Urobuchi. Quello che più ho apprezzato, però, sono proprio i vari messaggi che "Psycho-Pass" vuole comunicare, veicolati non solo dalla storia, dai suoi sviluppi in sé e per sé, ma anche dai vari pensieri dei personaggi. Terminata la visione dell'anime, infatti, non si fa che rimuginare su quale sia il modo più corretto di vedere le cose: il mondo creato dal Sibyl System, posto ogni giorno sotto il controllo del suo vigile occhio, dovrebbe essere una sorta di idillio, in cui la disoccupazione è completamente scomparsa, ogni persona è assegnata al lavoro a cui è più adatta, e in cui è possibile individuare coloro che un giorno potrebbero diventare criminali con un semplice scan, sottoporli a delle cure e reintrodurli nella società. Ma allora perché le violenze non sono diminuite, sono anzi diventate più atroci, e coloro che entrano nelle case di cura finiscono per impazzire e non uscirne più? Il Sibyl System, anche se ha portato a un sottile equilibrio, potrebbe essere definito ingiusto, poiché ha quasi annullato ogni forma di libero arbitrio, impedendo alla singola persona di decidere autonomamente della propria vita. Una volta scoperta, poi, la vera natura di questo sistema, risulterà ancor più difficile accettarlo, e soprattutto decidere se sia corretto o meno proteggere quella realtà.
Molti dei personaggi di "Psycho-Pass" si sono posti queste domande, e un aspetto che ho molto apprezzato è che ognuno è giunto a risposte diverse, in linea con il proprio ideale di giustizia. I due protagonisti, infatti, sono entrambi poliziotti, ma hanno modi di operare e pensare sostanzialmente differenti. Akane, da classica novellina ingenua e un po' sentimentale, ha affrontato una splendida crescita, divenendo sempre più forte e decisa, mantenendosi salda, però, a quei valori a cui era fedele sin dall'inizio. Kougami, invece, è uno di quelli che sono stati giudicati criminali latenti dal Sibyl, cosa che l'ha portato, forse, a iniziare a dubitare della correttezza del sistema. Nel corso della serie, tra l'altro, non farà altro che confermare i suoi dubbi, arrivando a prendere decisioni da un lato discutibili dal punto di vista dalla legge, ma dall'altro pienamente appoggiabili, se pensiamo alla forza di volontà di ogni persona. Il personaggio, però, che spicca di più su tutti è Shogo Makishima, che incarna una figura di villain abbastanza nuova e originale. Non mi era mai capitato, nemmeno con Light di "Death Note", di trovarmi, almeno in parte, d'accordo con i pensieri dell'antagonista. Makishima, pur compiendo atti deplorevoli, è spinto da motivazioni che sembrano più che giuste: non si possono quindi contraddire le sue idee, che derivano tra l'altro da una situazione abbastanza complessa, quanto forse il modo di operare. Aggiungete poi la grande quantità di massime da lui proferite, la sua vasta cultura in quasi tutti i campi, ed ecco che il carisma di Shogo Makishima vi colpirà e vi attrarrà a sé.
Ho trattato soprattutto questi tre personaggi perché sono quelli meglio caratterizzati, secondo me, ma non significa che gli altri non siano degni di nota: Masaoka e Ginoza sono stati magnificamente approfonditi, anche se non posso dire la stessa cosa di Kagari e Shion. Il primo, in particolare, è quello che nella squadra porta una ventata di allegria, quindi non si può non sviluppare una certa simpatia nei suoi confronti. É stato un peccato, dunque, aver avuto davvero poche informazioni su di lui.
Per quel che riguarda il comparto tecnico, è eccelso su tutti i fronti: una sublime regia, fluide e spettacolari animazioni, character design curato (anche se vacilla in qualche episodio) e a tratti molto realistico. Come già detto, le musiche fanno la loro parte nel rendere dinamica l'azione: da ascoltare, in particolare, l'OST "Dominator" e "PSYCHO-PASS". Stupende anche le sigle, la seconda opening "Out of Control" e la prima ending "Namae no nai Kaibutsu" sono le mie preferite. La serie è stata acquistata anche in Italia, e trovo che tutti i doppiatori abbiano fatto un ottimo lavoro.
In conclusione, "Psycho-Pass" ha dalla sua personaggi principali affascinanti e ben caratterizzati, una storia accattivante e che fa riflettere, e un lato tecnico che non fa mica brutta figura. Tra i piccoli difetti, alcuni personaggi secondari lasciati un po' in disparte e qualche scena splatter che si poteva evitare. Un 9 è d'obbligo.
La storia si svolge in un prossimo futuro, 2112 circa, in cui lo stato mentale e il coefficiente di criminalità della gente vengono determinati da un dispositivo detto Psycho-Pass, in base al giudizio del misterioso Sibyl System. L'anime segue le vicende della prima divisione della pubblica sicurezza, che ha il compito di arrestare i criminali latenti o, eventualmente, giustiziarli tramite una speciale arma detta Dominator.
Premetto che, di solito, sono abituata a vedere anime ben diversi da "Psycho-Pass": quindi, mentre visionavo il primo episodio, non potevo che restare molto incuriosita da questa nuova serie. Al dire il vero, all'inizio ero un po' restia nel proseguirla, poiché, già dalle prime battute, vengono mostrate scene abbastanza cruente, ricche di splatter, proprio a causa del "particolare" modo in cui il Dominator uccide il bersaglio designato. Tuttavia, se non avessi deciso di continuare, avrei fatto una pessima scelta, perché non avrei mai conosciuto le bellezze, le emozioni, gli spunti di riflessione che questa serie è stata capace di regalarmi.
Quando ripenso ai primi episodi di "Psycho-Pass", la prima parola che mi viene in mente è "adrenalina": ogni minuto è pura azione, tanto da far rimanere lo spettatore profondamente coinvolto nelle operazioni dei nostri ispettori ed esecutori. A molto contribuisce la colonna sonora, ma soprattutto la spietatezza, l'originalità dei crimini perpetrati. Questo lavoro iniziale, denso, come detto prima, di sangue e violenza, sarà in seguito affiancato dal lato, a mio avviso, più affascinante e più caratteristico di "Psycho-Pass". Dopo la comparsa, infatti, dell'antagonista della serie, Shogo Makishima, l'anime si arricchirà di citazioni filosofiche e letterarie, ma soprattutto riflessioni sulla società del tempo, comunque individuabili già dalle prime puntate. Ecco quindi che il genere "poliziesco" verrà perfettamente integrato con il genere "psicologico", che ovviamente non poteva mancare, vista la trama di fondo dell'opera. Molte volte sono rimasta affascinata dai tanti riferimenti a passi di libri o a correnti di pensiero filosofico, elogiando, oltre ovviamente ai personaggi che li pronunciavano, lo splendido lavoro di sceneggiatura compiuto da Gen Urobuchi. Quello che più ho apprezzato, però, sono proprio i vari messaggi che "Psycho-Pass" vuole comunicare, veicolati non solo dalla storia, dai suoi sviluppi in sé e per sé, ma anche dai vari pensieri dei personaggi. Terminata la visione dell'anime, infatti, non si fa che rimuginare su quale sia il modo più corretto di vedere le cose: il mondo creato dal Sibyl System, posto ogni giorno sotto il controllo del suo vigile occhio, dovrebbe essere una sorta di idillio, in cui la disoccupazione è completamente scomparsa, ogni persona è assegnata al lavoro a cui è più adatta, e in cui è possibile individuare coloro che un giorno potrebbero diventare criminali con un semplice scan, sottoporli a delle cure e reintrodurli nella società. Ma allora perché le violenze non sono diminuite, sono anzi diventate più atroci, e coloro che entrano nelle case di cura finiscono per impazzire e non uscirne più? Il Sibyl System, anche se ha portato a un sottile equilibrio, potrebbe essere definito ingiusto, poiché ha quasi annullato ogni forma di libero arbitrio, impedendo alla singola persona di decidere autonomamente della propria vita. Una volta scoperta, poi, la vera natura di questo sistema, risulterà ancor più difficile accettarlo, e soprattutto decidere se sia corretto o meno proteggere quella realtà.
Molti dei personaggi di "Psycho-Pass" si sono posti queste domande, e un aspetto che ho molto apprezzato è che ognuno è giunto a risposte diverse, in linea con il proprio ideale di giustizia. I due protagonisti, infatti, sono entrambi poliziotti, ma hanno modi di operare e pensare sostanzialmente differenti. Akane, da classica novellina ingenua e un po' sentimentale, ha affrontato una splendida crescita, divenendo sempre più forte e decisa, mantenendosi salda, però, a quei valori a cui era fedele sin dall'inizio. Kougami, invece, è uno di quelli che sono stati giudicati criminali latenti dal Sibyl, cosa che l'ha portato, forse, a iniziare a dubitare della correttezza del sistema. Nel corso della serie, tra l'altro, non farà altro che confermare i suoi dubbi, arrivando a prendere decisioni da un lato discutibili dal punto di vista dalla legge, ma dall'altro pienamente appoggiabili, se pensiamo alla forza di volontà di ogni persona. Il personaggio, però, che spicca di più su tutti è Shogo Makishima, che incarna una figura di villain abbastanza nuova e originale. Non mi era mai capitato, nemmeno con Light di "Death Note", di trovarmi, almeno in parte, d'accordo con i pensieri dell'antagonista. Makishima, pur compiendo atti deplorevoli, è spinto da motivazioni che sembrano più che giuste: non si possono quindi contraddire le sue idee, che derivano tra l'altro da una situazione abbastanza complessa, quanto forse il modo di operare. Aggiungete poi la grande quantità di massime da lui proferite, la sua vasta cultura in quasi tutti i campi, ed ecco che il carisma di Shogo Makishima vi colpirà e vi attrarrà a sé.
Ho trattato soprattutto questi tre personaggi perché sono quelli meglio caratterizzati, secondo me, ma non significa che gli altri non siano degni di nota: Masaoka e Ginoza sono stati magnificamente approfonditi, anche se non posso dire la stessa cosa di Kagari e Shion. Il primo, in particolare, è quello che nella squadra porta una ventata di allegria, quindi non si può non sviluppare una certa simpatia nei suoi confronti. É stato un peccato, dunque, aver avuto davvero poche informazioni su di lui.
Per quel che riguarda il comparto tecnico, è eccelso su tutti i fronti: una sublime regia, fluide e spettacolari animazioni, character design curato (anche se vacilla in qualche episodio) e a tratti molto realistico. Come già detto, le musiche fanno la loro parte nel rendere dinamica l'azione: da ascoltare, in particolare, l'OST "Dominator" e "PSYCHO-PASS". Stupende anche le sigle, la seconda opening "Out of Control" e la prima ending "Namae no nai Kaibutsu" sono le mie preferite. La serie è stata acquistata anche in Italia, e trovo che tutti i doppiatori abbiano fatto un ottimo lavoro.
In conclusione, "Psycho-Pass" ha dalla sua personaggi principali affascinanti e ben caratterizzati, una storia accattivante e che fa riflettere, e un lato tecnico che non fa mica brutta figura. Tra i piccoli difetti, alcuni personaggi secondari lasciati un po' in disparte e qualche scena splatter che si poteva evitare. Un 9 è d'obbligo.
Pandora Hearts
8.0/10
Recensione di npepataecozz
-
"Pandora Hearts" è un anime prodotto nel 2009 la cui trama copre i primi volumi dell'omonimo manga; fino ad oggi (agosto 2015) non è stata prodotta né, a quanto ne so, è in programma una seconda stagione. Ciò significa che, proprio per una storia che fa della componente "mistero" il suo punto di forza, non c'è un finale, e le milioni di domande poste all'attenzione dello spettatore in questa serie non riceveranno mai alcuna risposta. Chi fosse interessato ad andare fino in fondo dovrà, quindi, mettersi per forza alla ricerca dei volumetti del relativo manga.
Non è la prima volta che accade una cosa del genere e quindi non dovrei esserne meravigliato; in questo caso, però, ciò è particolarmente irritante, in quanto, data la natura della storia, è per me inconcepibile lasciare le cose a metà. Per cui ciò ha stimolato un momento di profonda riflessione che cercherò di riassumere in poche righe.
"Pandora Hearts" è una delle migliore testimonianze della debolezza dell'industria degli anime, resa schiava e del tutto dipendente dalle esigenze dell'industria dei manga. Dal mio punto di vista, se si eccettuano quei titoli clamorosamente brutti e di scarso successo di pubblico (ma questo non è assolutamente il caso di "Pandora Hearts"), tutto ciò che si inizia deve necessariamente essere portato a compimento, pena la svalutazione del valore complessivo dell'opera. Invece, troppo spesso gli anime vengono utilizzati come spot atto a incentivare la vendita del manga e, una volta raggiunto l'obiettivo, la versione animata viene abbandonata al suo destino, lasciando il pubblico a bocca asciutta. Come si può allora ancora considerare l'anime come una forma d'arte e non come un semplice veicolo commerciale?
Personalmente, se l'avessi saputo dall'inizio, non avrei mai cominciato la visione di questa serie; se ero interessato a questa storia, al massimo mi sarei dato da fare per reperire i vari volumetti che compongono il manga. Anche in sede di valutazione queste considerazioni rappresentano per me un problema; dovrò tenerne conto oppure no? Dopo aver attentamente ponderato i pro e i contro, sono giunto alla conclusione che non dovevo; il motivo è piuttosto semplice: in passato per altre opere non l'ho fatto e quindi non sarebbe giusto farlo adesso. Mi limiterò allo sfogo esposto nelle precedenti righe e recensirò questo anime come sono abituato a fare di solito.
Il protagonista, Oz, è il legittimo discendente della casata ducale dei Vessalius e sta per prendere parte alla cerimonia per il raggiungimento della maggiore età. Durante la cerimonia, però, viene aggredito da un gruppo di persone incappucciate che, considerandolo come una minaccia, riescono a spedirlo nell'abisso. Proprio qui Oz fa la conoscenza di Alice, una ragazza che si rivelerà essere un chain, ossia uno degli abitanti dell'abisso dotato di grandi poteri. Stringendo un contratto con lei, il ragazzo riuscirà ad uscire dall'abisso; ben presto, però, scoprirà che nel frattempo nel suo mondo son passati dieci anni dalla sua scomparsa.
La sceneggiatura è davvero ottima, piena zeppa di misteri che riusciranno a catturare l'attenzione dello spettatore come raramente è successo in passato. La sua ispirazione ad "Alice nel paese delle meraviglie" è evidente: molti personaggi hanno nomi tratti dall'opera di Lewis Carrol (Alice, lo stregatto, il cappellaio matto eccetera) e l'abisso ricorda spesso il mondo descritto nella fiaba. Un tributo viene dedicato dall'autore anche ai "Libri di Oz", dato il nome del protagonista; c'è da dire però che, a parte questo, la sceneggiatura non ha niente in comune con quella delle due fiabe.
Il vero punto di forza di questo anime, però, sono i suoi personaggi: tutti, da quelli principali a quelli secondari, sono stati costruiti in modo eccellente. La loro profondità psicologica, l'aura di mistero che li avvolge, il forte carisma emanato da ognuno di essi sono elementi che difficilmente si potranno ritrovare tutti assieme in un'altra storia; perfino gli oggetti e gli ambienti spesso sembrano avere una vita propria.
Per essere un anime del 2009 l'aspetto grafico può ritenersi soddisfacente; le musiche, poi, sono assolutamente adatte a un anime di questo tipo.
Insomma, "Pandora Hearts" è, nel complesso, proprio un bel titolo; in virtù di questo la mia valutazione è buona. Se poi vi interessa sapere pure la soluzione a tutti gli enigmi proposti, andate a procurarvi i volumetti del manga.
Non è la prima volta che accade una cosa del genere e quindi non dovrei esserne meravigliato; in questo caso, però, ciò è particolarmente irritante, in quanto, data la natura della storia, è per me inconcepibile lasciare le cose a metà. Per cui ciò ha stimolato un momento di profonda riflessione che cercherò di riassumere in poche righe.
"Pandora Hearts" è una delle migliore testimonianze della debolezza dell'industria degli anime, resa schiava e del tutto dipendente dalle esigenze dell'industria dei manga. Dal mio punto di vista, se si eccettuano quei titoli clamorosamente brutti e di scarso successo di pubblico (ma questo non è assolutamente il caso di "Pandora Hearts"), tutto ciò che si inizia deve necessariamente essere portato a compimento, pena la svalutazione del valore complessivo dell'opera. Invece, troppo spesso gli anime vengono utilizzati come spot atto a incentivare la vendita del manga e, una volta raggiunto l'obiettivo, la versione animata viene abbandonata al suo destino, lasciando il pubblico a bocca asciutta. Come si può allora ancora considerare l'anime come una forma d'arte e non come un semplice veicolo commerciale?
Personalmente, se l'avessi saputo dall'inizio, non avrei mai cominciato la visione di questa serie; se ero interessato a questa storia, al massimo mi sarei dato da fare per reperire i vari volumetti che compongono il manga. Anche in sede di valutazione queste considerazioni rappresentano per me un problema; dovrò tenerne conto oppure no? Dopo aver attentamente ponderato i pro e i contro, sono giunto alla conclusione che non dovevo; il motivo è piuttosto semplice: in passato per altre opere non l'ho fatto e quindi non sarebbe giusto farlo adesso. Mi limiterò allo sfogo esposto nelle precedenti righe e recensirò questo anime come sono abituato a fare di solito.
Il protagonista, Oz, è il legittimo discendente della casata ducale dei Vessalius e sta per prendere parte alla cerimonia per il raggiungimento della maggiore età. Durante la cerimonia, però, viene aggredito da un gruppo di persone incappucciate che, considerandolo come una minaccia, riescono a spedirlo nell'abisso. Proprio qui Oz fa la conoscenza di Alice, una ragazza che si rivelerà essere un chain, ossia uno degli abitanti dell'abisso dotato di grandi poteri. Stringendo un contratto con lei, il ragazzo riuscirà ad uscire dall'abisso; ben presto, però, scoprirà che nel frattempo nel suo mondo son passati dieci anni dalla sua scomparsa.
La sceneggiatura è davvero ottima, piena zeppa di misteri che riusciranno a catturare l'attenzione dello spettatore come raramente è successo in passato. La sua ispirazione ad "Alice nel paese delle meraviglie" è evidente: molti personaggi hanno nomi tratti dall'opera di Lewis Carrol (Alice, lo stregatto, il cappellaio matto eccetera) e l'abisso ricorda spesso il mondo descritto nella fiaba. Un tributo viene dedicato dall'autore anche ai "Libri di Oz", dato il nome del protagonista; c'è da dire però che, a parte questo, la sceneggiatura non ha niente in comune con quella delle due fiabe.
Il vero punto di forza di questo anime, però, sono i suoi personaggi: tutti, da quelli principali a quelli secondari, sono stati costruiti in modo eccellente. La loro profondità psicologica, l'aura di mistero che li avvolge, il forte carisma emanato da ognuno di essi sono elementi che difficilmente si potranno ritrovare tutti assieme in un'altra storia; perfino gli oggetti e gli ambienti spesso sembrano avere una vita propria.
Per essere un anime del 2009 l'aspetto grafico può ritenersi soddisfacente; le musiche, poi, sono assolutamente adatte a un anime di questo tipo.
Insomma, "Pandora Hearts" è, nel complesso, proprio un bel titolo; in virtù di questo la mia valutazione è buona. Se poi vi interessa sapere pure la soluzione a tutti gli enigmi proposti, andate a procurarvi i volumetti del manga.
Paranoia Agent
10.0/10
"Paranoia Agent" è tutto quello che un bell'anime dovrebbe essere, uno di quei prodotti che in mezzo a un mare di produzioni mediocri, sciatte, commerciali e di dubbia qualità, innalza vertiginosamente l'asticella di qualità, regalandoci un'opera indimenticabile, un vero e proprio capolavoro.
E' inutile negarlo, Satoshi Kon era un genio al pari di Miyazaki e di altri grandissimi registi, uno di quelli che nasce solamente una volta ogni tanto, e infatti in "Paranoia Agent" mette in mostra tutta la girandola di sentimenti umani possibili, il tutto unito da un filo conduttore ben preciso.
Non esiste un protagonista ben preciso, in quanto è un racconto corale, ma l'anime si apre con Tsukiko, una designer inventrice di una popolarissima mascotte, attualmente in una profonda crisi professionale: la ragazza infatti è malvista e invidiata dalle colleghe ed è messa sotto pressione dal capo che vuole assolutamente che crei qualcosa di successo superiore alla vecchia mascotte. Un giorno, al culmine della disperazione, per strada viene aggredita da un misterioso ragazzino con dei pattini d'oro e una mazza da baseball in mano.
Il filo conduttore delle vicende è questo ragazzino, che si fa chiamare "Shonen Bat", che tutte le volte che qualcuno è in difficoltà, sull'orlo del precipizio, arriva e lo colpisce con la sua mazza da baseball, senza un motivo apparente. Gli altri protagonisti sono le altre vittime: un ragazzino delle elementari che vede la sua vita crollare da un giorno all'altro proprio perché viene accusato di essere questo "Shonen Bat", un poliziotto corrotto, una ragazza dalla doppia personalità e così via, oltre ovviamente ai due poliziotti incaricati di portare avanti le indagini.
Ogni puntata ha come soggetto una delle vittime e la sua storia, tutte in qualche modo collegate tra loro.
Gli aspetti fondamentali di "Paranoia Agent" sono più o meno i seguenti.
E' una spietata critica alla società giapponese sotto tutti i suoi aspetti e soprattutto le sue pazzie più strane e nascoste: Kon, senza mai essere fastidioso o banale, mostra una società allo sbando, ossessionata dall'apparenza, sola, corrotta, e che non riesce più a distinguere il mondo reale dalla fantasia (tema assai caro a Kon), come il ragazzino che non distingue più tra i videogiochi e la realtà, e trascina nel suo mondo anche le persone che gli stanno accanto. Da piccoli accorgimenti e dettagli, Kon fa passare lo spettatore da una dimensione all'altra.
Ma "Paranoia Agent" non è solo una sterile critica alla società o una bella storia, è un giallo, un thriller, un anime psicologico, ma fondamentalmente un capolavoro della regia.
Nonostante qualche episodio abbia dei momenti "poco animati" (probabilmente a causa dei problemi di budget), Kon ha fatto un lavoro eccellente nel gestire la regia e rendere la sceneggiatura in maniera impeccabile. Non è solo una "buona" regia, è un modo di gestire la telecamera e le inquadrature da fuoriclasse, quello che solo in pochi sanno fare. Quello che il regista fa per tutta la serie sono due operazioni, contemporaneamente: in ogni episodio costruisce nuovi elementi e demolisce qualcuno di quelli creati in precedenza, creando una storia dinamica e in continua evoluzione.
Quando sta per arrivare il colpo di scena, per quanto sia dura la rivelazione, lo spettatore non può fare altro che attendere col cuore in gola, provando emozioni contrastanti, cosa che succede solo e soltanto quando il regista è bravo a creare e mantenere la tensione: cosa in cui Kon era insuperabile.
I personaggi sono, nel loro essere grotteschi, al tempo stesso talmente realistici da fare paura.
Per quanto riguarda l'edizione italiana, a rendere "Paranoia Agent" un prodotto d'eccellenza ci pensa anche lo strepitoso doppiaggio italiano in cui ritroviamo tutti doppiatori che lavorano principalmente nel mondo del cinema, e che contribuiscono a dare un taglio di recitazione maturo all'opera. Ci sono veramente grandi nomi del doppiaggio che hanno fatto un lavoro davvero di qualità, di cui cito solo Laura Boccanera. Impeccabili tutti, nient'altro da aggiungere.
Che "Paranoia Agent" sia un capolavoro è chiaro già dalla sigla: bella, misteriosa, inquietante ed energica al tempo stesso. Pochi secondi indimenticabili, che sono tutto quello che una sigla dovrebbe essere, perché già fanno capire di che pasta è fatto l'anime.
Vorrei sottolineare (da molti commenti inquietanti che ho letto qua e là) che "Paranoia Agent" non è un anime per tutti, parlando di tematiche mature e introspettive. Penso che chiunque potrebbe apprezzare la regia e il modo di raccontare del mai abbastanza compianto Kon, ma seguire il filo conduttore della trama e cogliere appieno tutti gli indizi veri e falsi disseminati per i vari episodi senza dubbio richiede un certo grado di maturità.
Probabilmente è uno degli anime per adulti più bello mai creato dall'industria dell'intrattenimento giapponese.
E' inutile negarlo, Satoshi Kon era un genio al pari di Miyazaki e di altri grandissimi registi, uno di quelli che nasce solamente una volta ogni tanto, e infatti in "Paranoia Agent" mette in mostra tutta la girandola di sentimenti umani possibili, il tutto unito da un filo conduttore ben preciso.
Non esiste un protagonista ben preciso, in quanto è un racconto corale, ma l'anime si apre con Tsukiko, una designer inventrice di una popolarissima mascotte, attualmente in una profonda crisi professionale: la ragazza infatti è malvista e invidiata dalle colleghe ed è messa sotto pressione dal capo che vuole assolutamente che crei qualcosa di successo superiore alla vecchia mascotte. Un giorno, al culmine della disperazione, per strada viene aggredita da un misterioso ragazzino con dei pattini d'oro e una mazza da baseball in mano.
Il filo conduttore delle vicende è questo ragazzino, che si fa chiamare "Shonen Bat", che tutte le volte che qualcuno è in difficoltà, sull'orlo del precipizio, arriva e lo colpisce con la sua mazza da baseball, senza un motivo apparente. Gli altri protagonisti sono le altre vittime: un ragazzino delle elementari che vede la sua vita crollare da un giorno all'altro proprio perché viene accusato di essere questo "Shonen Bat", un poliziotto corrotto, una ragazza dalla doppia personalità e così via, oltre ovviamente ai due poliziotti incaricati di portare avanti le indagini.
Ogni puntata ha come soggetto una delle vittime e la sua storia, tutte in qualche modo collegate tra loro.
Gli aspetti fondamentali di "Paranoia Agent" sono più o meno i seguenti.
E' una spietata critica alla società giapponese sotto tutti i suoi aspetti e soprattutto le sue pazzie più strane e nascoste: Kon, senza mai essere fastidioso o banale, mostra una società allo sbando, ossessionata dall'apparenza, sola, corrotta, e che non riesce più a distinguere il mondo reale dalla fantasia (tema assai caro a Kon), come il ragazzino che non distingue più tra i videogiochi e la realtà, e trascina nel suo mondo anche le persone che gli stanno accanto. Da piccoli accorgimenti e dettagli, Kon fa passare lo spettatore da una dimensione all'altra.
Ma "Paranoia Agent" non è solo una sterile critica alla società o una bella storia, è un giallo, un thriller, un anime psicologico, ma fondamentalmente un capolavoro della regia.
Nonostante qualche episodio abbia dei momenti "poco animati" (probabilmente a causa dei problemi di budget), Kon ha fatto un lavoro eccellente nel gestire la regia e rendere la sceneggiatura in maniera impeccabile. Non è solo una "buona" regia, è un modo di gestire la telecamera e le inquadrature da fuoriclasse, quello che solo in pochi sanno fare. Quello che il regista fa per tutta la serie sono due operazioni, contemporaneamente: in ogni episodio costruisce nuovi elementi e demolisce qualcuno di quelli creati in precedenza, creando una storia dinamica e in continua evoluzione.
Quando sta per arrivare il colpo di scena, per quanto sia dura la rivelazione, lo spettatore non può fare altro che attendere col cuore in gola, provando emozioni contrastanti, cosa che succede solo e soltanto quando il regista è bravo a creare e mantenere la tensione: cosa in cui Kon era insuperabile.
I personaggi sono, nel loro essere grotteschi, al tempo stesso talmente realistici da fare paura.
Per quanto riguarda l'edizione italiana, a rendere "Paranoia Agent" un prodotto d'eccellenza ci pensa anche lo strepitoso doppiaggio italiano in cui ritroviamo tutti doppiatori che lavorano principalmente nel mondo del cinema, e che contribuiscono a dare un taglio di recitazione maturo all'opera. Ci sono veramente grandi nomi del doppiaggio che hanno fatto un lavoro davvero di qualità, di cui cito solo Laura Boccanera. Impeccabili tutti, nient'altro da aggiungere.
Che "Paranoia Agent" sia un capolavoro è chiaro già dalla sigla: bella, misteriosa, inquietante ed energica al tempo stesso. Pochi secondi indimenticabili, che sono tutto quello che una sigla dovrebbe essere, perché già fanno capire di che pasta è fatto l'anime.
Vorrei sottolineare (da molti commenti inquietanti che ho letto qua e là) che "Paranoia Agent" non è un anime per tutti, parlando di tematiche mature e introspettive. Penso che chiunque potrebbe apprezzare la regia e il modo di raccontare del mai abbastanza compianto Kon, ma seguire il filo conduttore della trama e cogliere appieno tutti gli indizi veri e falsi disseminati per i vari episodi senza dubbio richiede un certo grado di maturità.
Probabilmente è uno degli anime per adulti più bello mai creato dall'industria dell'intrattenimento giapponese.
Psycho - Pass è molto bello, peccato per la seconda stagione così così ed il deludente film, spero che concludano definitivamente la saga in un modo o nell'altro.
Pandora Hearts è caruccio ma il manga originale è molto meglio.
Paranoia Agent è un capolavoro, ma è scontato dato che l'ha curato Satoshi Kon (R.I.P.) che era un vero maestro dell'animazione.
I miei complimenti ai tre recensori e a presto.
Se penso che sono stata così scema da rimandare all'infinito di comprare l'edizione dvd che ora è introvabile ç_ç
Di "Psycho Pass" condivido pienamente la recensione, anche se a me lo splatter non ha dato fastidio.
L'anime di "Pandora Hearts" sarebbe stato bello se fosse andato avanti... peccato, aveva anche una bella colonna sonora.
Come sempre complimenti agli autori!
A me é sempre piaciuto lo splatter quindi non ho avuto problemi ad iniziare psycho pass, ma a differenza di altre serie, é riuscito a dosarlo bene e ad accompagnarlo con un tesissima e interessante trama.
Confermo anche la delusione nei confronti di Pandora hearts. É un peccato che abbiano deciso di fare di testa loro perché la storia originale era davvero interessante e ricca di colpi di scena.
Il 3° lo aggiungo subito in lista *.*
Di questi tre ho visto solo psycho pass che mi è piaciuto parecchio anche se personalmente lo reputo più da 7/8 che da 9.
Devo ancora recuperare la seconda stagione anche se ho letto pareri abbastanza deludenti a riguardo.
Paranoia Agent ce l' ho sulla lista degli anime da vedere da una vita, prima o poi dovrò decidermi a guardarlo, soprattutto dopo aver letto l' ottima recensione di Pannero che mi conferma la qualità del titolo in questione.
Ps: perfettamente d'accordo con le altre 2 recensioni.
Ribadisco che Paranoia Agent va visto assolutamente!!
Pandora Hearts l'ho in lista da anni, prima o poi l'ho incomincio.
Molto bella la recensione di Paranoia Agent... anime che mi intriga molto
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