Buondì amici dell'Italian Indie Comics Award! Ormai alle ultime battute di questa nostra rassegna vi presentiamo una delle sorprese del nostro concorso, ovvero le opere del Dayjob studio, un collettivo di 4 autori che scambiandosi ruoli e parti hanno prodotto opere dei generi più variegati. In questa notizia vi presenteremo le loro opere più filo-manga, ovvero Training Quest e The Leaderboard (realizzate da Riccardo Gamba, Maurizio Furini e Federico Chemello), siete pronti?
 
Il Dayjob Studio è un gruppo di quattro autori di fumetti che vivono in Veneto e che nel 2013 hanno aperto la loro pagina Facebook iniziando a pubblicare i loro primi webcomic. L’anno successivo hanno iniziato a collaborare con Devolver Digital, un editore di videogiochi statunitense, e insieme hanno realizzato i fumetti legati ai videogiochi di Hotline Miami 2, Gods Will Be Watching e Ronin. Nel 2015 hanno invece iniziato a pubblicare in Francia la serie per bambini Rosaviola, edita da Clair de lune, e ad autoprodurre in italiano alcuni dei loro fumetti, partendo con i primi volumi dei webcomic Training Quest e The Leaderboard, la graphic novel I Am Spank e l'edizione italiana dei fumetti di Hotline Miami 2. A inizio 2016 hanno inoltre pubblicato, in collaborazione con Lo Spazio Bianco, il webcomic Restiamo sdraiati qui per sempre, ma i loro progetti per l’anno non sono finiti certamente qui ed hanno infatti in cantiere due nuove opere per Devolver Digital, gli ultimi due volumi di Rosaviola, la continuazione di Training Quest e The Leaderboard e qualche altra succosa novità ancora da svelare!
 
Riccardo Gamba, classe 1982, vive da sempre in provincia di Padova. Ha iniziato a disegnare da bambino copiando le cover delle cartucce del Sega Mega Drive (non stupisce quindi che tra i suoi soggetti preferiti all’epoca ci fossero Sonic e Mickey Mouse) per poi passare a riempire interi quadernoni di storie a fumetti disegnate a penna durante il periodo elementari/medie e a disegnare le prime vere e proprie tavole durante il liceo. Successivamente però a causa dell’insistenza dei familiari, che lo avevano convinto che per fare fumetti prima doveva riuscire a fare soldi in altri modi, ha perso circa dieci anni a capire che strada prendere tra università e lavoro nel ristorante di famiglia. Raggiunta quindi l’indipendenza verso i trent'anni ha deciso di mettersi seriamente a fare fumetti a tempo pieno iniziando la sua avventura con il Dayjob Studio.
 
Maurizio Furini è il vecchio saggio (ma non troppo) del Dayjob Studio. Nato nel lontano 1968 in Piemonte, ad Alessandria, vive da circa 13 anni in Veneto. Non ricorda un momento della sua vita in cui non abbia trovato nella scrittura un rifugio, ma è solo da quando si è trasferito in Veneto che ha cominciato seriamente a pensare di scrivere cose anche per gli altri. Per farlo ha fatto alcuni corsi di scrittura creativa e ha frequentato il corso di sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Padova. Ha quindi cominciato scrivendo narrativa per l'infanzia, partecipando e vincendo alcuni concorsi nazionali, da solo e in coppia con Gigliola Alvisi (una sua amica scrittrice che abita nel padovano). Successivamente ha pubblicato, sempre in coppia con lei, un paio di romanzi per l'infanzia, per poi dedicarsi esclusivamente ai fumetti. Ha conosciuto gli altri ragazzi del Dayjob alla Scuola Internazionale di Comics e in fumetteria, e da lì è nato il loro percorso condiviso.
 
Federico Chemello è nato nell'87 a Padova e ha una grandissima passione per i fumetti nata ancora prima di imparare a leggere, grazie alla madre che gli comprava Topolino già quando andava all'asilo. Ha sempre amato scrivere, ma per qualche motivo che sfugge anche a lui non ha mai pensato alla possibilità di sceneggiare fumetti fino a poco dopo i 20 anni. Ha quindi deciso di iniziare a sceneggiare più o meno nello stesso periodo in cui ha deciso di farlo Maurizio, così si sono messi a scrivere insieme e da allora non hanno più smesso.
 
Ecco di seguito la trama delle due opere di oggi:
 
Training Quest (->) parla di un ragazzino ingenuo e inconsapevolmente crudele che ha come unico scopo quello di allenarsi per diventare sufficientemente forte da sconfiggere Pilates, il terribile demone-­elefante che ha distrutto il suo villaggio e ucciso suo nonno...
 
The Leaderboard (<-) è una trasmissione televisiva in cui ogni settimana viene trasmessa la classifica dei video dei migliori cacciatori di mostri del pianeta. Sean, il protagonista della storia, è un ragazzino di 16 anni che da grande fan della trasmissione (e senza alcuna preparazione) decide di diventare un cacciatore di mostri con tutte le disavventure e difficoltà che ne conseguiranno..

Fin dalle sue prima pagine Training Quest si rivela essere un'opera divertente e spensierata il cui unico scopo è sorprendere il lettore con il simpatico cinismo del suo protagonista, un cast di personaggi pazzi ed originali e delle situazioni spesso al limite del reale (che molte volte sfociano addirittura sul paradossale/demenziale, in stile Gintama), senza prendersi mai troppo sul serio. Un fattore questo che permette all'ignaro lettore di godersi l'opera senza troppi patemi, accettando tutto quello che arriva ed anzi aspettando con curiosità le successive pagine in attesa di poter leggere le prossime brillanti trovate degli autori, capaci veramente di tirarne fuori di tutti i colori. Una storia valorizzata anche da un ottimo stile grafico che ricalcando gli yonkoma giapponesi (ed unendoli ad uno stile a colori più occidentale) riduce la narrazione a sole 4 vignette mantenendo un buon ritmo comico unito ad una svolgimento semplice e veloce che non annoia mai, ma anzi incentiva la lettura.. provare per credere!
 

Esattamente come l'opera precedente, The Leaderboard parte da una trama relativamente semplice, quella classica del giovane che vuole realizzare i propri sogni diventando un eroe/cacciatore di mostri, rielaborata secondo temi ed ambientazioni molto più legati alla cultura attuale. Questo permette agli autori di lavorare con più libertà (ed incoscienza) evitando di ricadere immediatamente nei classici stereotipi, senza però perdere le caratteristiche del genere di riferimento ottenendo così un buon ibrido che strizza l'occhio al normale lettore di manga cercando al contempo di fornire qualche contenuto in più tipico della cultura occidentale. Questo particolare stile narrativo trova il suo giusto completamento nel comparto grafico, che pur mantenendo un'impostazione visiva simile a quello manga riesce a rielaborarla inserendoci elementi tipicamente occidentali (il design dei personaggi ne è un ottimo esempio) rendendo The Leaderboard un ottimo esempio di come poter sfruttare le influenze orientali senza perdere la propria identità di fumettisti europei. Un'esempio interessante da seguire che vi invitiamo a leggere almeno una volta, così da apprezzare il buon lavoro compiuto dagli autori.

Ecco infine l'intervista a Maurizio e Riccardo:

Ciao ragazzi, benvenuti all'IICA! Siete pronti per la nostra intervista?
 
Riccardo: Se dovessi fare solo le cose per cui mi sento pronto non farei praticamente nulla o quasi!
 
Maurizio: Quoto!

 
Qual’è il vostro maggiore riferimento artistico? Quali sono le vostre opere a fumetti preferite?
 
Riccardo: Inutile negare che ho sempre amato i manga e soprattutto quelli più “leggeri”. Ho iniziato leggendo/copiando Akira Toriyama, Rumiko Takahashi e Masakazu Katsura per poi passare un po' a tutti gli altri. A un certo punto ho avuto una fase in cui puntavo a qualcosa di più realistico per cui mi sono ispirato un po' a Takehiko Inoue e Tsukasa Hojo. Poi ho avuto una fase più cartoonosa per cui sono tornato agli occhioni grandi e ho scoperto Barbucci. Di opere me ne piacciono un sacco ma le mie preferite rimangono i grandi shonen manga e su tutti ovviamente Dragonball.
 
Maurizio: Sarò onesto, non c'è un autore preferito. Sono un lettore onnivoro, e leggo senza problemi autori francofoni, anglofoni o giapponesi. A volte la scelta ricade su di un autore solo perché il mio umore dice così, altre volte le letture mi servono come studio per quello che sto scrivendo in quel momento. Ma se proprio dovessi trovare un paio di storie alle quali sostituire il nome dell'autore con il mio sceglierei probabilmente Promethea di Moore e Lone wolf & cub di Koike. Ma di sicuro sto dimenticando qualcosa e quando rileggerò questa risposta me la prenderò con me stesso...
 
Con che stile preferisci disegnare Riccardo? Quali tecniche usi?
 
Riccardo: Ecco, a tal proposito sono abbastanza schizofrenico, nel senso che non mi so decidere e vorrei disegnare in tanti modi diversi. Alla fine sono tutte declinazione di quello che ormai sta diventando il mio stile, una specie di orrendo ibrido tra manga e altre influenze random che o si raffinerà presto in qualcosa di unico o dovrò cominciare da capo una nuova ricerca. La tecnica che uso principalmente negli ultimi anni è il pennello ma anche in questo caso ultimamente mi stuzzica l'idea di provare altro e tornare al pennino.
 

Cosa significa per voi fare fumetti? Che cosa differenzia per voi i fumetti da tutto il resto?
 
Riccardo: Per me fare fumetti significa fare quello che ho scelto di fare. Chi mi conosce sa che non mi piace scegliere se non sono costretto, il fumetto è invece una delle poche cose su cui non ho dubbi ed è un campo in cui sono sicuro di poter fare qualcosa di molto buono, a differenza di tutto il resto, per cui magari potrei fare altrettanto bene ma non lo scopriremo mai perché non mi interessa abbastanza.
 
Maurizio: Io adoro raccontare storie alla gente e il fumetto è uno dei mezzi più potenti che conosco per poterlo fare. Se si trova la giusta intesa con il disegnatore questo è un mezzo che non ha limiti.

 

Cosa vi piace del vostro lavoro come fumettisti? E cosa no? Raccontateci una cosa che amate e una cosa che odiate del mondo dei fumetti e del vostro lavoro.
 
Riccardo: Di sicuro dal lato creativo mi piace la possibilità di dar vita a mondi, storie e personaggi, sia dal punto di vista narrativo che visivo. Poi è molto bello sapere che la gente legge quello che fai e a volte lo apprezza pure! Ma la cosa che più amo e più odio di questo lavoro è che sotto sotto si regge esclusivamente sulla fiducia che hai in te stesso. Quindi l'unico modo che hai per continuare a farlo è rinforzare te stesso sempre di più, che è una cosa molto positiva, ma per farlo devi affrontare dei momenti di profonda solitudine e indifferenza. Cosa? Mi dite che la vita di tutti è così? Vabbe' allora non so cosa rispondere!
 
Maurizio: Fare fumetto non è ancora il mio primo lavoro, ma è la mia più grande passione. Cosa amo del fare fumetti? La libertà che ho nella testa quando scrivo. Cosa non mi piace? Il fatto che ancora non posso dedicargli tutto il tempo che vorrei.
 Com’è nato Training Quest? Quali sono i vostri piani per esso?
 
Riccardo: Training Quest è nata come striscia umoristica per la pagina facebook del Dayjob Studio. L'idea era di prendere in giro le classiche situazioni degli shonen manga ma in pratica è un'avventura umoristica composta da mini­episodi che ormai da due anni portiamo avanti più o meno regolarmente. Il piano per Training Quest è che non ci sono piani! Dal principio abbiamo pensato di portarla avanti abbastanza liberamente senza troppi calcoli. Ormai siamo molto avanti quindi una certa tendenza narrativa si è consolidata e siamo curiosi di portarla avanti per capire se avrà il successo che pensiamo potrebbe meritare o se finirà per essere qualcosa di strano e incompreso.
 

Visto che non avete piani precisi a lungo termine per TQ, come fate con la trama generale? Avete un’idea generale che seguite pian piano oppure lo progettate man mano che il racconto va avanti?

Riccardo: In Training Quest abbiamo sempre voluto improvvisare, senza porci in principio una particolare direzione per quanto riguarda gli avvenimenti della trama, visto che l’importante è sempre stato far sorridere il lettore. Questo ha di sicuro contribuito a renderla un po' folle e a tratti imprevedibile, anche per il solo fatto che nemmeno noi sappiamo dove andrà a finire (ci siamo trovati a raccontare le cose più strambe come sette di assistenti sociali, barboni schiavizzati da ragazzini, allenamenti con gladiatori e molto altro.. solo leggendolo potrete misurare il livello della nostra follia!). Per certi versi ci piace e desideriamo che TQ rimanga così il più a lungo possibile, ma il fatto che ormai abbiamo raggiunto i 100 episodi ci costringe un minimo a prevedere un minimo lo svolgimento degli avvenimenti di volume in volume per evitare di entrare in contraddizione con quanto è già stato raccontato.
 

Come mai la scelta del formato quadrato a colori per Training Quest e non quello della striscia tradizionale?

Riccardo: Il formato quadrato nasce dalle esigenze di instagram su cui inizialmente volevamo integrarlo come pubblicazione complementare a facebook. Ormai questo formato è diventato parte integrante dell'identità di quest'opera, quindi non abbiamo mai davvero pensato di cambiarlo. Poi c'è da dire che una volta visto il primo volume stampato a colori in quel formato CD tascabile abbiamo capito che, magari per puro caso, siamo riusciti a rendere il prodotto bizzarro in tutti i modi possibili!
 

Com’è nato The Leaderboard? Quali sono i vostri piani per esso?

Riccardo: The Leaderboard è un po' un inno alla libertà. E' nato per poter raccontare una storia che ci piace in un modo che ci piace. E' un'opera che richiede molto lavoro e impegno e che vogliamo portare avanti possibilmente per molti anni. Difficilmente avremmo potuto fare una serie del genere con un editore (non senza essere degli autori molto affermati) quindi abbiamo deciso di farla uscire come webcomic per poter convincere nel tempo sempre più persone del valore di questa storia.
 

The Leaderboard è una storia di ampio respiro che conta di strutturarsi in una serie molto più lunga ed articolata di tutte le vostre altre produzioni (che sono usualmente oneshot) come mai questa scelta?

Riccardo: La dimensione dei vari progetti dipende molto dalla disponibilità e dalle scelte degli autori coinvolti. Nel caso di The Leaderboard di sicuro non è mancato coraggio (e forse un po' di follia) soprattutto da parte del disegnatore (il sottoscritto) che comunque si è assunto un impegno non poco oneroso visto che dovrà produrre  parecchi volumi da 140-150 pagine ciascuno. Ogni nostro progetto si sviluppa in base alle esigenze degli autori e della storia che essi vogliono narrare e The Leaderboard nasce dall'esigenza di fare qualcosa che si ispirasse ai manga classici, e di voler quindi lavorare su un formato di ampio respiro con cui è possibile narrare una storia molto articolata che ci permette di approfondire i personaggi e le vicende con certi tempi narrativi molto lontani da quelli di altre nostre produzioni. Una scelta molto ambiziosa, se vogliamo dirla tutta, che speriamo possa dare frutti soprattutto nel lungo termine... Dopotutto nel primo volume abbiamo trattato solo una vicenda introduttiva che per ora è molto lontana da quello che sarà il cuore vero e proprio della serie e speriamo che il nostro pubblico possa continuare a seguire la nostra opera apprezzandola sempre di più!
 

Con TQ criticate gli stereotipi dei manga per farne una commedia divertente mentre con TL li usate a vostro vantaggio per creare una storia appassionante e coinvolgente.. cosa vi affascina tanto della cultura manga?

Riccardo: Per quanto mi riguarda dei manga mi affascina molto il tipo di storie che ho avuto modo di leggere fin da piccolo e le scelte visive che vi si possono trovare (che il mio lato di disegnatore apprezza molto). In ogni caso crescendo ho ampliato la mia concezione del fumetto, quindi quello che faccio ha come imprinting iniziale quello del manga ma lascio che venga poi contaminato sia narrativamente che visivamente da spunti provenienti da un po' tutto quello che leggo e mi piace. Diciamo che per me ora esiste solo il “fumetto” e le varie distinzioni di nomi e culture contano relativamente poco.
 

Cosa ne pensate invece del mondo dell’autoproduzione?

Riccardo: L’autoproduzione è uno strumento molto utile. Un progetto come The Leaderboard difficilmente sarebbe potuto approdare da subito in una casa editrice sia per il tipo di struttura sia per il fatto che gli autori non sono ancora molto conosciuti. In questi casi l’autoproduzione è un (primo) passo quasi indispensabile. All'inizio però è un po’ un limbo, in cui bisogna perseverare finchè non si ottengono risultati. Serve parecchia motivazione ma per me è sicuramente una cosa positiva.
Maurizio: Il mondo dell’autoproduzione in Italia, in questo momento, è forse quello dove nascono le cose più interessanti da leggere. E’ un trampolino... non è facile, perchè gli autori normalmente vorrebbero fare gli autori, ma quando vuoi autoprodurti devi riuscire a fare l’autore, l’editore, l’ufficio stampa, il venditore.. insomma fare molto di più. Diciamo che anche nel nostro caso l’idea è di dedicarci alle autoproduzioni per farci notare dagli editori, sperando di spiccare nel mare magnum degli autori emergenti.
Cosa amate delle vostre opere? Perché i nostri lettori dovrebbero votarle al nostro Award?
 
Riccardo: Training Quest è una vicenda strana con un umorismo strano. Potrebbe piacervi molto o potreste odiarlo da subito, ma anche solo per questo non varrebbe la pena di provare almeno a leggerne qualche manciata di episodi? Di quest'opera amo il lavoro che devo fare per realizzarla, che è molto difficile perché cercare di far ridere è estremamente difficile. Amo il fatto che seppur possa sembrare una storia molto semplice, è una cosa che non tutti potrebbero fare agevolmente. Quindi se leggendola vi è piaciuta e apprezzate il lavoro che c'è dietro, allora mi pare una buona ragione per dedicarle il vostro voto.
 
Quello che amiamo invece di The Leaderboard è soprattutto il tipo di storia che abbiamo la possibilità di raccontare. Al momento abbiamo prodotto un primo volume introduttivo di più di 150 pagine e stiamo già pubblicando i primi capitoli del secondo volume online. Materiale per farsi un'idea del nostro lavoro ce n'è, ma questo è solo l'inizio. Noi siamo molto convinti di quello che stiamo facendo e andremo avanti con questa convinzione ma se questo Award potesse aiutarci in qualche modo a raggiungere altri lettori sarebbe già per noi una grande vittoria: tutto quello di cui abbiamo bisogno in questo momento è che i lettori ci diano fiducia e provino a leggere il nostro lavoro.

 
 
Ringraziandovi per la disponibilità nel rispondere a questa intervista: salutate il vostro pubblico!
 
Riccardo: Grazie a tutti coloro che sono riusciti a leggere fino a qui e anche a quelli che hanno saltato direttamente all'ultima domanda!
 
Maurizio: Ciao e grazie a tutti!

 
 
Che cos'è l'IICA?

L'Italian Indie Comics Award è un concorso nato per promuovere le autoproduzioni partecipanti e cercare di far conoscere loro ed i loro autori ad un pubblico più vasto, stabilendo nel frattempo quali sono le migliori per diverse categorie di genere e di stile (qui l'elenco completo e tutti i dettagli) in maniera da mettere le opere più meritevoli in risalto secondo divisioni il più possibili omogenee e pertinenti. Il concorso è strutturato in due fasi: la prima di rassegna, che si sta svolgendo attualmente, per presentare le opere partecipanti e la seconda di voto pubblico, che sarà effettuata verso giugno, dove tutti gli interessati saranno chiamati a votare ed esprimere le proprie preferenze (tale voto pubblico si unirà a quello della giuria di settore per dar vita al giudizio finale per ogni categoria).

Questa rassegna quindi è un'occasione di festa dove poter ammirare e commentare gli autori partecipanti, rammentando che sono esordienti, molte volte autodidatti, e che in quanto tali non sono perfetti, ma hanno tantissima voglia di mettersi in gioco, crescere e migliorare. Ci auguriamo quindi che possiate leggere le loro opere ed apprezzare i loro sforzi in quanto tali, promuovendo quelle opere che considerate meritevoli dando loro il vostro supporto. La maggior parte di loro lavora solo per passione nutrendosi dei commenti del proprio pubblico ed anche un piccolo parere positivo può fare la differenza e sostenerli nel loro sogno, non deludiamoli!