Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Oregairu 2 e Kannazuki no miko e il manga Samurai Deeper Kyo.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
"Yahari Ore no Seishun Lovecome wa Machigatte Iru. Zoku", letteralmente "La mia giovane commedia romantica non va come mi aspettavo. Continua", è un anime della stagione primaverile 2015, composto da tredici episodi di durata canonica e tratto dalla light novel di Wataru Watari. Dato il successo e l'apprezzamento ottenuto dalla prima stagione, e dalla novel stessa, questo sequel era probabilmente una delle serie più attese dell'intero 2015.
La storia inizia esattamente dov'era rimasta in sospeso per lungo tempo: Hachiman Hikigaya ancora una volta si era sacrificato per risolvere i problemi, passando per il cattivo di turno. Dopo tutte le sue fatiche e i suoi sacrifici, il protagonista otterrà un po' di gratificazione e magari qualche ringraziamento? Ovviamente no, e l'ultimo a preoccuparsene sarà prorpio Hachiman stesso, che continuerà imperterrito a rimanere impassibile nei confronti del mondo che lo circonda. Le attività del club di volontariato riprenderanno come di consueto, ma forse nel trio dei protagonisti inizierà a smuoversi un sentimento nuovo...
"Oregairu. Zoku" non è una serie completamente esente da difetti, tuttavia questi ultimi diventano insignificanti di fronte alle innumerevoli e innegabili qualità dimostrate.
Come per la precedente stagione, anche in questo caso i personaggi si dimostrano esserne il vero punto forte, fra i meglio caratterizzati e analizzati di sempre. Hachiman non si smentisce, continua a regalare piccole perle che riescono puntualmente a spiazzare lo spettatore, a farlo riflettere, e a fargli guardare il tutto da una prospettiva diversa. Sicuramente uno dei personaggi più carismatici e particolari in assoluto, che sarebbe in grado di sostenere la serie da solo, semplicemente mettendosi seduto in una stanza vuota a parlare con sé stesso del nulla. Ad affiancarlo troviamo nuovamente Yukinoshita Yukino e Yuigahama Yui, le quali continuano imperterrite a vivere incatenate dalle loro convinzioni, dettate da una società crudele e menefreghista. In questa seconda stagione è stato inoltre introdotto un nuovo personaggio, Isshiki Iroha, una ragazza di un anno più giovane dei tre protagonisti, che causerà non pochi problemi al club di volontariato, ad Hachiman in particolare.
L'analisi dei personaggi, del loro carattere e del loro modo di approcciarsi ai problemi che devono affrontare è sicuramente la parte maggiormente curata. Ciò che vuole presentare "Oregairu" è proprio questo alla fine, ragion per cui è un'opera che riesce a differenziarsi nettamente dalle classiche commedie a sfondo scolastico e sentimentale che puntualmente vengono propinate.
La trama si sviluppa bene, senza fretta e senza forzature di alcun tipo. I rapporti che intercorrono fra i personaggi progrediscono ottimamente, in maniera spontanea e naturale, e il cambiamento è lampante.
Come per la prima stagione, anche in questo caso si è deciso di trasporre fedelmente la light novel di riferimento, saltando ovviamente alcune parti ritenute meno importanti; l'ovvia conseguenza è che il finale rimane ancora una volta aperto, e per fortuna! In questo modo la speranza per una terza stagione rimane viva, soprattutto considerando il successo ottenuto.
Tecnicamente è un lavoro che rasenta la perfezione. Ottimo il nuovo character design, anche se inizialmente bisognerà farci l'abitudine, ottime le ambientazioni, varie e dettagliate, e altrettanto si può dire per le animazioni molto fluide. Il comparto sonoro ripropone un doppiaggio impeccabile, una nuova opening melodiosa e delle OST adeguate. Le atmosfere ricreate sono incredibili, di una sensibilità e profondità immensa, impossibile non rimanerne coinvolti ed emozionati. La regia riesce a trasformare i momenti divertenti in attimi di riflessione nel giro di pochissimi istanti, spiazzando puntualmente lo spettatore.
Impossibile anche non elogiare la qualità e la profondità dei dialoghi contenuti in queste tredici puntate, in particolar modo quelli tra Hachiman e Yukino, due pessimisti estremamente riservati e indisponenti, costretti a collaborare e a dover andare d'accordo.
"Oregairu. Zoku" è, secondo la mia opinione, una di quelle opere che si devono guardare obbligatoriamente, senza scusanti. Una serie riflessiva e a tratti anche divertente, curata nei minimi dettagli, dotata di una trama tutt'altro che banale e di personaggi spettacolari. Una serie che si assume la responsabilità di trattare in maniera seria e non demenziale una fase della vita che tutti abbiamo vissuto, anche se ognuno in modo differente, e che per alcuni potrebbe essere stata tremendamente infelice, probabilmente a causa di una società ferma alle apparenze e alle banalità. Meglio portare una maschera, diventare popolari ed essere visti di buon occhio, oppure essere sinceri con sé stessi e rischiare di essere emarginati e giudicati male? A voi la risposta.
Per me "Oregairu" è un capolavoro.
La storia inizia esattamente dov'era rimasta in sospeso per lungo tempo: Hachiman Hikigaya ancora una volta si era sacrificato per risolvere i problemi, passando per il cattivo di turno. Dopo tutte le sue fatiche e i suoi sacrifici, il protagonista otterrà un po' di gratificazione e magari qualche ringraziamento? Ovviamente no, e l'ultimo a preoccuparsene sarà prorpio Hachiman stesso, che continuerà imperterrito a rimanere impassibile nei confronti del mondo che lo circonda. Le attività del club di volontariato riprenderanno come di consueto, ma forse nel trio dei protagonisti inizierà a smuoversi un sentimento nuovo...
"Oregairu. Zoku" non è una serie completamente esente da difetti, tuttavia questi ultimi diventano insignificanti di fronte alle innumerevoli e innegabili qualità dimostrate.
Come per la precedente stagione, anche in questo caso i personaggi si dimostrano esserne il vero punto forte, fra i meglio caratterizzati e analizzati di sempre. Hachiman non si smentisce, continua a regalare piccole perle che riescono puntualmente a spiazzare lo spettatore, a farlo riflettere, e a fargli guardare il tutto da una prospettiva diversa. Sicuramente uno dei personaggi più carismatici e particolari in assoluto, che sarebbe in grado di sostenere la serie da solo, semplicemente mettendosi seduto in una stanza vuota a parlare con sé stesso del nulla. Ad affiancarlo troviamo nuovamente Yukinoshita Yukino e Yuigahama Yui, le quali continuano imperterrite a vivere incatenate dalle loro convinzioni, dettate da una società crudele e menefreghista. In questa seconda stagione è stato inoltre introdotto un nuovo personaggio, Isshiki Iroha, una ragazza di un anno più giovane dei tre protagonisti, che causerà non pochi problemi al club di volontariato, ad Hachiman in particolare.
L'analisi dei personaggi, del loro carattere e del loro modo di approcciarsi ai problemi che devono affrontare è sicuramente la parte maggiormente curata. Ciò che vuole presentare "Oregairu" è proprio questo alla fine, ragion per cui è un'opera che riesce a differenziarsi nettamente dalle classiche commedie a sfondo scolastico e sentimentale che puntualmente vengono propinate.
La trama si sviluppa bene, senza fretta e senza forzature di alcun tipo. I rapporti che intercorrono fra i personaggi progrediscono ottimamente, in maniera spontanea e naturale, e il cambiamento è lampante.
Come per la prima stagione, anche in questo caso si è deciso di trasporre fedelmente la light novel di riferimento, saltando ovviamente alcune parti ritenute meno importanti; l'ovvia conseguenza è che il finale rimane ancora una volta aperto, e per fortuna! In questo modo la speranza per una terza stagione rimane viva, soprattutto considerando il successo ottenuto.
Tecnicamente è un lavoro che rasenta la perfezione. Ottimo il nuovo character design, anche se inizialmente bisognerà farci l'abitudine, ottime le ambientazioni, varie e dettagliate, e altrettanto si può dire per le animazioni molto fluide. Il comparto sonoro ripropone un doppiaggio impeccabile, una nuova opening melodiosa e delle OST adeguate. Le atmosfere ricreate sono incredibili, di una sensibilità e profondità immensa, impossibile non rimanerne coinvolti ed emozionati. La regia riesce a trasformare i momenti divertenti in attimi di riflessione nel giro di pochissimi istanti, spiazzando puntualmente lo spettatore.
Impossibile anche non elogiare la qualità e la profondità dei dialoghi contenuti in queste tredici puntate, in particolar modo quelli tra Hachiman e Yukino, due pessimisti estremamente riservati e indisponenti, costretti a collaborare e a dover andare d'accordo.
"Oregairu. Zoku" è, secondo la mia opinione, una di quelle opere che si devono guardare obbligatoriamente, senza scusanti. Una serie riflessiva e a tratti anche divertente, curata nei minimi dettagli, dotata di una trama tutt'altro che banale e di personaggi spettacolari. Una serie che si assume la responsabilità di trattare in maniera seria e non demenziale una fase della vita che tutti abbiamo vissuto, anche se ognuno in modo differente, e che per alcuni potrebbe essere stata tremendamente infelice, probabilmente a causa di una società ferma alle apparenze e alle banalità. Meglio portare una maschera, diventare popolari ed essere visti di buon occhio, oppure essere sinceri con sé stessi e rischiare di essere emarginati e giudicati male? A voi la risposta.
Per me "Oregairu" è un capolavoro.
Samurai Deeper Kyo
5.0/10
Recensione di GianniGreed
-
"Samurai Deeper Kyo" di Akimine Kamijyo è un manga shonen lungo la bellezza di 38 volumi, che come si capisce dal titolo, ha per protagonista un samurai.
Ambientato nel tanto caro ai mangaka periodo "Sengoku" o giù di lì, la storia ha per protagonista un ragazzo di nome Kyoshiro Mibu. Dall'aspetto mite, Kyoshiro è un farmacista girovago, e mentre viaggia per curare chi è malato, incontra la bella Yuya, una cacciatrice di taglie alla ricerca di Kyo dagli occhi di demone, uno spietato samurai che ha ucciso oltre 1000 uomini.
A causa di alcune circostanze, Yuya e Kyoshiro iniziano a viaggiare insieme, ma i due vengono attaccati, e in Kyoshiro si risveglia una seconda personalità, proprio quella del sanguinario Kyo dagli occhi di demone.
Da qui in poi, il manga svela la sue carte, proponendo una storia discretamente interessante, incentrata sulla doppia personalità di Kyoshiro / Kyo, che non è solo un disturbo psicologico, ma qualcosa di più.
Kyoshiro e Kyo erano due persone distinte, ma per qualche misterioso motivo, adesso nel corpo di Kyoshiro ci sono due anime in conflitto tra loro.
Man mano che i misteri riguardanti i due Kyo vengono svelati, se ne aggiungono di altri, e i personaggi, nella più classica tradizione degli shonen incontrano sempre nuovi alleati e avversari via via più forti.
Ma non di soli combattimenti procede il manga: ben presto la vera trama viene svelata, ed è ovviamente qualcosa che ha a che fare con la vera natura dei due Kyo.
Essendo il manga, come detto, ambientato in quel particolare periodo storico, anche l'autore di "Samurai Deeper Kyo" ha usato per la sua storia i vari Sanada, Date, Oda, Togukawa, ecc, e tutta l'allegra combriccola di generali giapponesi, che ben si integrano a quelli che sono i personaggi originali della storia.
E questi personaggi sono davvero tanti.
Questo è purtroppo uno dei difetti di questo manga, a mio parere.
L'autore ha dedicato molto spazio a tutti, di questo gli va dato atto. Di tutti i personaggi protagonisti, nonché anche degli antagonisti più importanti, viene raccontata la personalità, il carattere, e il passato, necessari a capire perché fanno determinate azioni nel momento in cui appaiono nella storia. Purtroppo dicevo, i personaggi sono davvero tanti e non tutti sono ben riusciti o interessanti, e alcuni flashback, alcune battaglie, pesano sulla storia, facendola rallentare parecchio.
Il fatto che il manga duri 38 volumi è una conseguenza di questo. I personaggi e la trama procedono lenti perché ce ne sono troppi e ci sono troppi combattimenti. Per dire, il gruppo di protagonisti arriva in quello che se fosse un gioco di ruolo sarebbe il "dungeon finale" molto presto, circa a metà storia. Da lì in poi però, inizia una lunghissima sequela di battaglie contro tutti gli sgherri del boss finale che vede coinvolti di volta in volta i vari personaggi. Oltre alle battaglie ci sono i vari capitoli con flashback, che allungano enormemente la durata della storia.
Questo è il difetto più grave di tutto il manga, anche se non è certo l'unico.
Per gli altri comunque, non mi sento tanto in vena di critiche. Si, è vero, c'è qualche clichè e diversi personaggi stereotipati, ma ci si può passare sopra, e se il manga fosse durato meno, non avrebbero pesato più di tanto.
Lunghezza a parte, il manga è pieno di combattimenti tra samurai, ninja e demoni, con più di qualche colpo di scena, nonché attacchi speciali ed elementi sovrannaturali. Di questo non ci si può lamentare, l'autore è riuscito a rendere gli scontri sempre abbastanza avvincenti e interessanti, anche quando a combattere sono personaggi di terza categoria. Ma di battaglie davvero necessarie se ne contano poco meno della metà.
Per quel che riguarda i disegni, il tratto dell'autore durante il corso dell'opera è cambiato e migliorato, del resto il manga è durato sette anni, e la differenza di abilità confrontando il primo volume con l'ultimo è lampante. Non che i disegni dei primi volumi fossero brutti, anzi, erano già di alto livello, ma gli ultimi volumi sono disegnati molto meglio. Purtroppo anche sul fattore grafico comunque qualche difetto c'è: i personaggi sono molto stereotipati nell'aspetto, ancora di più che caratterialmente. Lo stesso Kyo dagli occhi di demone è un personaggio fin troppo banale nel design.
I combattimenti invece sono sempre ben gestiti e abbastanza chiari da seguire, tranne in qualche caso dove i personaggi lanciano attacchi speciali che fanno molti danni, e l'autore inserisce illustrazioni a due pagine con cose che volano via, personaggi a quasi a gambe all'aria, ecc, senza che effettivamente si riesca a capire bene la portata dei colpi lanciati.
In conclusione, "Samurai Deeper Kyo" è un manga discreto, ma non eccelle in nessun aspetto.
La storia che sembra iniziare in modo interessante finisce presto ad essere la solita lunga serie di battaglie contro avversari sempre più forti, scadendo presto in una ripetitività da non sottovalutare.
La fase finale è la peggiore di tutta la storia dato che è evidente che il tanto atteso scontro finale viene rimandato più e più volte in favore di battaglie tra personaggi secondari. Il finale ripaga solo in minima parte la pazienza di chi è arrivato alla fine.
Il manga dunque, non riesce ad imporsi come un prodotto di spicco tra i tanti fumetti simili che sono usciti e continuano ad uscire, aventi per protagonisti ronin e samurai vari.
Ambientato nel tanto caro ai mangaka periodo "Sengoku" o giù di lì, la storia ha per protagonista un ragazzo di nome Kyoshiro Mibu. Dall'aspetto mite, Kyoshiro è un farmacista girovago, e mentre viaggia per curare chi è malato, incontra la bella Yuya, una cacciatrice di taglie alla ricerca di Kyo dagli occhi di demone, uno spietato samurai che ha ucciso oltre 1000 uomini.
A causa di alcune circostanze, Yuya e Kyoshiro iniziano a viaggiare insieme, ma i due vengono attaccati, e in Kyoshiro si risveglia una seconda personalità, proprio quella del sanguinario Kyo dagli occhi di demone.
Da qui in poi, il manga svela la sue carte, proponendo una storia discretamente interessante, incentrata sulla doppia personalità di Kyoshiro / Kyo, che non è solo un disturbo psicologico, ma qualcosa di più.
Kyoshiro e Kyo erano due persone distinte, ma per qualche misterioso motivo, adesso nel corpo di Kyoshiro ci sono due anime in conflitto tra loro.
Man mano che i misteri riguardanti i due Kyo vengono svelati, se ne aggiungono di altri, e i personaggi, nella più classica tradizione degli shonen incontrano sempre nuovi alleati e avversari via via più forti.
Ma non di soli combattimenti procede il manga: ben presto la vera trama viene svelata, ed è ovviamente qualcosa che ha a che fare con la vera natura dei due Kyo.
Essendo il manga, come detto, ambientato in quel particolare periodo storico, anche l'autore di "Samurai Deeper Kyo" ha usato per la sua storia i vari Sanada, Date, Oda, Togukawa, ecc, e tutta l'allegra combriccola di generali giapponesi, che ben si integrano a quelli che sono i personaggi originali della storia.
E questi personaggi sono davvero tanti.
Questo è purtroppo uno dei difetti di questo manga, a mio parere.
L'autore ha dedicato molto spazio a tutti, di questo gli va dato atto. Di tutti i personaggi protagonisti, nonché anche degli antagonisti più importanti, viene raccontata la personalità, il carattere, e il passato, necessari a capire perché fanno determinate azioni nel momento in cui appaiono nella storia. Purtroppo dicevo, i personaggi sono davvero tanti e non tutti sono ben riusciti o interessanti, e alcuni flashback, alcune battaglie, pesano sulla storia, facendola rallentare parecchio.
Il fatto che il manga duri 38 volumi è una conseguenza di questo. I personaggi e la trama procedono lenti perché ce ne sono troppi e ci sono troppi combattimenti. Per dire, il gruppo di protagonisti arriva in quello che se fosse un gioco di ruolo sarebbe il "dungeon finale" molto presto, circa a metà storia. Da lì in poi però, inizia una lunghissima sequela di battaglie contro tutti gli sgherri del boss finale che vede coinvolti di volta in volta i vari personaggi. Oltre alle battaglie ci sono i vari capitoli con flashback, che allungano enormemente la durata della storia.
Questo è il difetto più grave di tutto il manga, anche se non è certo l'unico.
Per gli altri comunque, non mi sento tanto in vena di critiche. Si, è vero, c'è qualche clichè e diversi personaggi stereotipati, ma ci si può passare sopra, e se il manga fosse durato meno, non avrebbero pesato più di tanto.
Lunghezza a parte, il manga è pieno di combattimenti tra samurai, ninja e demoni, con più di qualche colpo di scena, nonché attacchi speciali ed elementi sovrannaturali. Di questo non ci si può lamentare, l'autore è riuscito a rendere gli scontri sempre abbastanza avvincenti e interessanti, anche quando a combattere sono personaggi di terza categoria. Ma di battaglie davvero necessarie se ne contano poco meno della metà.
Per quel che riguarda i disegni, il tratto dell'autore durante il corso dell'opera è cambiato e migliorato, del resto il manga è durato sette anni, e la differenza di abilità confrontando il primo volume con l'ultimo è lampante. Non che i disegni dei primi volumi fossero brutti, anzi, erano già di alto livello, ma gli ultimi volumi sono disegnati molto meglio. Purtroppo anche sul fattore grafico comunque qualche difetto c'è: i personaggi sono molto stereotipati nell'aspetto, ancora di più che caratterialmente. Lo stesso Kyo dagli occhi di demone è un personaggio fin troppo banale nel design.
I combattimenti invece sono sempre ben gestiti e abbastanza chiari da seguire, tranne in qualche caso dove i personaggi lanciano attacchi speciali che fanno molti danni, e l'autore inserisce illustrazioni a due pagine con cose che volano via, personaggi a quasi a gambe all'aria, ecc, senza che effettivamente si riesca a capire bene la portata dei colpi lanciati.
In conclusione, "Samurai Deeper Kyo" è un manga discreto, ma non eccelle in nessun aspetto.
La storia che sembra iniziare in modo interessante finisce presto ad essere la solita lunga serie di battaglie contro avversari sempre più forti, scadendo presto in una ripetitività da non sottovalutare.
La fase finale è la peggiore di tutta la storia dato che è evidente che il tanto atteso scontro finale viene rimandato più e più volte in favore di battaglie tra personaggi secondari. Il finale ripaga solo in minima parte la pazienza di chi è arrivato alla fine.
Il manga dunque, non riesce ad imporsi come un prodotto di spicco tra i tanti fumetti simili che sono usciti e continuano ad uscire, aventi per protagonisti ronin e samurai vari.
Kannazuki no Miko
6.0/10
"Kannazuki no Miko" è un anime di dodici episodi prodotto nel 2004 dallo studio TNK e basato sull'omonimo manga del duo Kaishaku.
La trama vede come protagoniste Himeko Kurusugawa e Chikane Himemiya, rispettivamente le reincarnazioni della Sacerdotessa del Sole e della Luna. Le due ragazze hanno il compito di risvegliare il dio Ama no Murakumo per sconfiggere il demone Yamata no Orochi.
"Kannazuki no Miko" presenta non pochi difetti. Innanzitutto, parliamo della storia: casualmente ho scoperto che Yamata no Orochi è effettivamente un mostro, dalle sembianze di un serpente/dragone a otto teste, facente parte della mitologia shintoista giapponese. In maniera analoga, Ama no Murakumo è una spada leggendaria collegata alla figura del suddetto demone. Detto ciò, non c'è nulla di male nel voler rappresentare in un anime o un manga dei personaggi mitologici (del resto molti lo hanno fatto): il problema è che in "Kannazuki no Miko" assumono la forma di robot da combattimento. La cosa, anche se volessimo considerarla originale, è abbastanza assurda e fuori luogo, soprattutto se ci soffermiamo sull'elemento cardine dell'opera, che è la relazione sentimentale tra le due protagoniste. Non credo che yuri e mecha vadano molto d'accordo, senza contare che quest'ultimo genere sia stato trattato in una maniera superficiale e che lascia molto a desiderare, pur non essendo un'esperta in tale campo. Tralasciando i combattimenti, lo sviluppo della trama principale segue un filo logico, è abbastanza lineare, tuttavia non riesce ad essere accattivante al punto giusto, poiché passa in secondo piano se paragonato al motivo che spinge la maggior parte degli spettatori a guardare "Kannazuki no Miko", che è, appunto, la tematica shoujo-ai. Su di essa non ho nulla da ridire: la coppia Himeko-Chikane è una delle più apprezzate dagli amanti del genere, me compresa. Il rapporto tra le due ragazze è vero, profondo, appassionante, e riesce a rendere ognuno partecipe dei genuini sentimenti che legano le sacerdotesse. Non si può dire che gli elementi un po' più spinti - sebbene non completamente espliciti - siano pochi. Inoltre, il più delle volte, mi hanno dato fastidio, visto che era palese che erano stati messi lì apposta per darci un po' di fanservice. Tuttavia non si può certo affermare che l'amore tra le due sia strettamente carnale, se è stato capace di farmi soffrire assieme a Chikane, o di farmi provare una sorta di malinconia ogniqualvolta iniziava l'ending.
Passando ai personaggi, credo che quello meglio caratterizzato sia la Sacerdotessa della Luna. Chikane rispecchia perfettamente uno degli stereotipi del mondo yuri: bella, intelligente, raffinata, di buona famiglia, la classica "onee-sama". In fondo al cuore, però, nasconde un'irrefrenabile gelosia, prova odio per chi tenta di portarle via la sua amata, cerca di possedere a tutti i costi quest'ultima. Tuttavia, a differenza di una Shizuma Hanazono, per esempio, il suo lato più "cattivo" è semplice apparenza, poiché è spinta esclusivamente dall'amore puro e sincero per Himeko, non dal mero desiderio. La Sacerdotessa del Sole, invece, lascia molto a desiderare: la prima cosa che mi viene in mente pensando a lei è la sua vocina stridula che grida: "Chikane-chan!". Per quasi tutto l'anime la vediamo impegnata a piangere, lodare o chiamare a gran voce la sua compagna, e non basta neanche la risolutezza che dimostrerà a un certo punto della serie a salvare questo personaggio da una caratterizzazione scadente (di Himeko, in pratica, apprezzo solo i sentimenti per l'anima gemella). Per quanto riguarda Souma, sebbene sia solo un pretesto per inserire un ragazzo che piloti il robot, non è completamente da buttare. Penso che il suo amore per Himeko sia grande quasi quanto quello di Chikane, e trovo anche sia pure più approfondito a livello psicologico della protagonista bionda. La lista si conclude qui: gli altri personaggi non hanno molto spazio, tant'è che mi verrebbe da dire che, a parte uno o due, sembrano proprio delle comparse. Un peccato è che non si siano concentrati sui componenti dell'Orochi, delle cui vite abbiamo visto solo due secondi per ciascuno. Un vero spreco, contando che tre di loro sono completamente anonimi.
Altra falla di "Kannazuki no Miko" è presente nel lato tecnico: il character design è molto carino (forse solo gli occhi sono poco espressivi), ma il più delle volte va a braccetto con animazioni di pessima qualità. Positivo, invece, è il giudizio sul comparto sonoro: le OST sono molto adatte e più che orecchiabili, per non parlare dell'opening "Re-sublimity" e dell'ending "Agony", di cui non riesco a descrivere a parole la bellezza, in particolare della seconda.
Tirando le somme, "Kannazuki no Miko" va guardato solo per lo yuri (e le sigle). Se la storia è praticamente irrilevante, sarebbe stato meglio creare una serie esclusivamente a sfondo sentimentale. Il mio voto è 6 e mezzo.
La trama vede come protagoniste Himeko Kurusugawa e Chikane Himemiya, rispettivamente le reincarnazioni della Sacerdotessa del Sole e della Luna. Le due ragazze hanno il compito di risvegliare il dio Ama no Murakumo per sconfiggere il demone Yamata no Orochi.
"Kannazuki no Miko" presenta non pochi difetti. Innanzitutto, parliamo della storia: casualmente ho scoperto che Yamata no Orochi è effettivamente un mostro, dalle sembianze di un serpente/dragone a otto teste, facente parte della mitologia shintoista giapponese. In maniera analoga, Ama no Murakumo è una spada leggendaria collegata alla figura del suddetto demone. Detto ciò, non c'è nulla di male nel voler rappresentare in un anime o un manga dei personaggi mitologici (del resto molti lo hanno fatto): il problema è che in "Kannazuki no Miko" assumono la forma di robot da combattimento. La cosa, anche se volessimo considerarla originale, è abbastanza assurda e fuori luogo, soprattutto se ci soffermiamo sull'elemento cardine dell'opera, che è la relazione sentimentale tra le due protagoniste. Non credo che yuri e mecha vadano molto d'accordo, senza contare che quest'ultimo genere sia stato trattato in una maniera superficiale e che lascia molto a desiderare, pur non essendo un'esperta in tale campo. Tralasciando i combattimenti, lo sviluppo della trama principale segue un filo logico, è abbastanza lineare, tuttavia non riesce ad essere accattivante al punto giusto, poiché passa in secondo piano se paragonato al motivo che spinge la maggior parte degli spettatori a guardare "Kannazuki no Miko", che è, appunto, la tematica shoujo-ai. Su di essa non ho nulla da ridire: la coppia Himeko-Chikane è una delle più apprezzate dagli amanti del genere, me compresa. Il rapporto tra le due ragazze è vero, profondo, appassionante, e riesce a rendere ognuno partecipe dei genuini sentimenti che legano le sacerdotesse. Non si può dire che gli elementi un po' più spinti - sebbene non completamente espliciti - siano pochi. Inoltre, il più delle volte, mi hanno dato fastidio, visto che era palese che erano stati messi lì apposta per darci un po' di fanservice. Tuttavia non si può certo affermare che l'amore tra le due sia strettamente carnale, se è stato capace di farmi soffrire assieme a Chikane, o di farmi provare una sorta di malinconia ogniqualvolta iniziava l'ending.
Passando ai personaggi, credo che quello meglio caratterizzato sia la Sacerdotessa della Luna. Chikane rispecchia perfettamente uno degli stereotipi del mondo yuri: bella, intelligente, raffinata, di buona famiglia, la classica "onee-sama". In fondo al cuore, però, nasconde un'irrefrenabile gelosia, prova odio per chi tenta di portarle via la sua amata, cerca di possedere a tutti i costi quest'ultima. Tuttavia, a differenza di una Shizuma Hanazono, per esempio, il suo lato più "cattivo" è semplice apparenza, poiché è spinta esclusivamente dall'amore puro e sincero per Himeko, non dal mero desiderio. La Sacerdotessa del Sole, invece, lascia molto a desiderare: la prima cosa che mi viene in mente pensando a lei è la sua vocina stridula che grida: "Chikane-chan!". Per quasi tutto l'anime la vediamo impegnata a piangere, lodare o chiamare a gran voce la sua compagna, e non basta neanche la risolutezza che dimostrerà a un certo punto della serie a salvare questo personaggio da una caratterizzazione scadente (di Himeko, in pratica, apprezzo solo i sentimenti per l'anima gemella). Per quanto riguarda Souma, sebbene sia solo un pretesto per inserire un ragazzo che piloti il robot, non è completamente da buttare. Penso che il suo amore per Himeko sia grande quasi quanto quello di Chikane, e trovo anche sia pure più approfondito a livello psicologico della protagonista bionda. La lista si conclude qui: gli altri personaggi non hanno molto spazio, tant'è che mi verrebbe da dire che, a parte uno o due, sembrano proprio delle comparse. Un peccato è che non si siano concentrati sui componenti dell'Orochi, delle cui vite abbiamo visto solo due secondi per ciascuno. Un vero spreco, contando che tre di loro sono completamente anonimi.
Altra falla di "Kannazuki no Miko" è presente nel lato tecnico: il character design è molto carino (forse solo gli occhi sono poco espressivi), ma il più delle volte va a braccetto con animazioni di pessima qualità. Positivo, invece, è il giudizio sul comparto sonoro: le OST sono molto adatte e più che orecchiabili, per non parlare dell'opening "Re-sublimity" e dell'ending "Agony", di cui non riesco a descrivere a parole la bellezza, in particolare della seconda.
Tirando le somme, "Kannazuki no Miko" va guardato solo per lo yuri (e le sigle). Se la storia è praticamente irrilevante, sarebbe stato meglio creare una serie esclusivamente a sfondo sentimentale. Il mio voto è 6 e mezzo.
Per quanto la grafica e i dialoghi fossero superbi, rimane un'opera slice of life che può più o meno piacere, penso che il voto dell'opera sia leggermente alto dato che, le parti che sono importanti hanno il difetto di far passare lo spettatore diversi minuti incollato ad uno schermo senza che ci sia un dialogo.
Personalmente rispetto alla prima serie l'ho trovata un po' sottotono, benché essenziale ai fini della trama, tuttavia è per lo più un arco narrativo di transito, non l'ho trovato adatto come blocco unico di episodi.
P.S. nonostante le critiche, la serie mi piace
Questione di gusti comunque; la recensione é scritta bene, quindi anche se non condivido il giudizio complimenti!
Molto belle anche le altre due recensioni, sebbene non le conosca direttamente.
Si spera in un film conclusivo. Non credo riescano a fare un'intera serie
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